PARte 2 Grammatica ut paedagogi vel magistri a Romanis adhibentur. Saepe dominus servos magnā clementiā tractat; sed, si servus culpam committit, ligno vel ferula a domino sine ulla clementia castigatur. Interdum servi a dominis manumittuntur: “liberti” vocantur; dominus, autem, “patronus” vocatur. Libertus liber vir est: tamen operas suas patrono praestare debet, et patrono magnā reverentiā et magno obsequio iungitur. Rispondi ora a queste domande. 1. Unde veniunt Romam captivi? 2. Quid faciunt servi? 3. Quomodo dominus servos suos tractat? 4. Quid accidit, si servus culpam committit? 5. Quis est “libertus”, et quid facere debet? 59 Traduci il seguente brano. Muzio Scevola Porsenna, Tuscorum rex (“re”, nom.), Romam obsidet. Mucius, vir Romanus mirā constantiā et magno animo, in Porsennae castra venit: Porsennam occidere cupit. Conferta turba ibi est: nam stipendium copiis datur. In turba Mucius consistit prope regium solium, ubi Porsenna cum scriba sedet. Mucius gladium e vagina educit; at scribam percutit et occidit: nam scribam pro Porsenna accipit. Iratus, Mucius dexteram in vicina flamma ponit: brachium ob magnum erratum punire debet. Flamma Mucii brachium consumitur: itaque abhinc Mucius “Scaevola” appellatur; nam Scaevola “sinister” significat. Rispondi ora a queste domande. 1. Quid Mucius facere cupit? 2. Ubi Mucius consistit? 3. Quare Mucius scribam occidit? 4. Utrum brachium Mucius in flamma ponit? 5. Quid “Scaevola” significat? 60 Traduci il seguente brano. Il ratto delle Sabine Romuli, primi Romanorum domini, saeculis 1 , paucae feminae Romae habitant, et incolae familias filiosque non habent. Itaque Romulus callidum dolum parat: magnum ludorum spectaculum instruit, et per nuntios ad ludos finitimum Sabinorum populum arcessit. Magna cum laetitia Sabini cum feminis suis Romam accurrunt et in rustico theatro considunt. Per 2 spectaculum, Romulus Romanis signum dat, et repente Romani feminas Sabinas rapiunt. Sic Sabinae Romae manent et a Romanis viris in matrimonium ducuntur. Sed per 2 multos annos magnum odium Sabinos a Romanis dissociat. 1. Ablativo di tempo determinato. 2. La preposizione per ha qui valore temporale (“durante”, “per”). Rispondi ora a queste domande. 1. Cur Romulus Sabinas feminas rapit? 2. Quid Romulus instruit? 3. Quid accidit Sabinis feminis? 80 • octoginta •
Lessico 1 Le parole della scuola A partire dai cinque anni, il bambino romano diventava discipulus, “allievo”: a quell’età, infatti, egli iniziava a discĕre, “imparare”, – osserva che disc-ipulus e disc-ere derivano dalla medesima radice – andando a scuola, ludus. Ludus, propriamente, significa “gioco”, ed è un termine che ci dice molto del modo in cui i Romani intendevano la scuola: si trattava di un’attività fine a se stessa, qual è per l’appunto anche il gioco, un’attività che era chiamata anche – con termine da cui è poi derivato quello italiano – schola, da una parola greca che indica il “tempo libero” che, appunto, si trascorreva lontano dalla vita e dagli affari pubblici. Ad accompagnare a scuola il bambino era il paedagogus, lo schiavo che, come già sappiamo, si preoccupava anche della sua educazione. L’istruzione di base del discipulus, corrispondente alla nostra “scuola elementare”, era affidata al ludi magister, “maestro di scuola”, che aveva il compito di docēre, “insegnare”. Il magister era chiamato anche, in modo più preciso, litterator: come rivela il suo stesso nome, il litterator insegnava ai suoi allievi le litterae, ossia propriamente le lettere dell’alfabeto e, più in generale, tutti i rudimenti dell’istruzione: legĕre, “leggere”; scribĕre, “scrivere”; e rationem ducĕre, “fare i conti”. Inoltre – poiché il termine litterae indica anche la “letteratura” – il litterator aveva anche il compito di far conoscere ai suoi discipuli alcune famose opere letterarie, e inoltre poesie, leggi, aforismi, che venivano in genere imparati ars, artis, f.: arte; abilità in qualcosa; professione codex, -ĭcis, m.: tronco d’albero; tavoletta per scrivere; libro discipulus, -i, m.: allievo disco, -is, didĭci, -ĕre: imparo doceo, -es, docui, doctum, -ēre: insegno eloquentia, -ae, f.: eloquenza, arte del parlare bene grammatica, -ae, f.: grammatica; il complesso dei testi letterari, nella loro forma e nel loro contenuto. grammaticus, -i, m.: maestro di grammatica ius, iuris, n.: diritto lego, -is, legi, lectum, -ĕre: leggo liber, -bri, m.: libro litterae, -arum, f. pl.: lettere dell’alfabeto; letteratura litterator, -ōris, m.: maestro; letterato ludi magister, -stri, m.: maestro di scuola ludus, -i, m.: scuola; gioco memoriae mandare: imparare a memoria oratoria, -ae: arte di comporre un discorso a memoria (memoriae mandare). La memoria serviva a tramandare un testo alle generazioni successive, dal momento che i libri erano rarissimi e molto costosi; l’unica cosa di cui i ragazzi disponevano per prendere appunti era il codex, propriamente “tronco d’albero” e più genericamente “tavoletta”, ricoperta da uno strato di cera (e per questo detta tabula cerata). Su di essa si scriveva con una specie di penna, lo stilus. Terminata a undici anni l’istruzione primaria, i figli maschi delle famiglie più benestanti (non le femmine, che iniziavano a prepararsi per il matrimonio) si recavano dal grammaticus, “maestro di grammatica”, che aveva il compito di insegnare loro la grammatica ossia – il termine latino ha un significato molto diverso dal suo corrispettivo italiano – il complesso dei testi letterari, nella loro forma e nel loro contenuto. Dopo i quindici anni, poi, i ragazzi avviati alla carriera politica frequentavano il rhetor, esperto di rhetorica; la rhetorica era una scienza complessa, che abbracciava tutto ciò che riguardava l’eloquentia, l’arte del parlare bene: un’ars che era evidentemente indispensabile al futuro uomo pubblico e politico, chiamato a persuadēre, “persuadere”, i suoi ascoltatori; e che si avvaleva pertanto anche di altre materie la cui conoscenza fosse indispensabile alla persuasione, come la philosophia, la oratoria, “arte di comporre un discorso”, e il ius, “diritto”. paedagogus, -i, m.: pedagogo persuadĕo, -es, suasi, suasum, -ēre: persuado, convinco philosophia, -ae, f.: filosofia rationem ducĕre: fare di conto rhetor, -ŏris, m.: retore, maestro di eloquenza rhetorica, -ae, f.: retorica, arte del dire schola, -ae, f.: scuola; tempo libero dedicato allo studio scribo, -is, scripsi, scriptum, -ĕre: scrivo stilus, -i, m.: stilo, cannuccia per scrivere tabula cerata: tavoletta per scrivere Tre delle quattro parole elencate per ciascun gruppo derivano dal medesimo verbo latino; aiutandoti eventualmente con un dizionario, individua questo verbo, specificando il valore di ciascuno dei termini da esso derivati, e cancella la parola intrusa. 1. dottore, dotato, dottrina, docente ………………………………………… 2. disciplina, discepolo, discorso, discente ………………………………………… 3. leggenda, leggero, lettura, lezione ………………………………………… 4. scrigno, scrivania, scrittore, scriba ………………………………………… • octoginta unus • 81 UNItà 3