Alessandro Soddu - Paolo
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I PÁPEROS (“POVERI”) NELLA SARDEGNA GIUDICALE (XI-XII SECOLO) ...<br />
patrimonio della chiesa e il patrimonio della corona» 107 . E tuttavia in relazione al<br />
binomio donnos paperos l’Autore segnala che «paperos evidentemente non è nome<br />
di cosa e nemmeno di un ente giuridico, ma sibbene un aggettivo o un nome di<br />
persone reali e come tali presenti alla mente di chi scrive, di modo che vi premette<br />
la determinazione donnos ‘signori’» 108 . In conclusione Guarnerio manifesta tutta la<br />
sua incertezza sull’identifi cazione di queste fi gure e conclude che, data «l’equazione<br />
paperos = pauperes, che è certamente la più semplice e regolare foneticamente, il<br />
problema delle signifi cazioni resta non meno arruffato e spetta agli indagatori del<br />
diritto sardo medievale di trovarne il bandolo» 109 .<br />
Nel suo primo intervento nel dibattito storiografi co (1906), Max Leopold<br />
Wagner ritiene che nell’antico sardo logudorese il termine paperu avesse un duplice<br />
signifi cato, “povero” e “pascolo”, e traduce l’espressione haber paperu della scheda<br />
43 del condaghe di S. Pietro di Silki con “aver pascoli”, cioè “essere ricco, dominare”;<br />
ovvero, scrive Wagner, «per un mescolamento delle due parole omofone, i signifi cati<br />
originari si sarebbero confusi, di modo che “chi ha paperu” sarebbe divenuto ‘paperu’<br />
senza che, nella frase stereotipica di ‘donnos paperos, paperos’ si sia pensato più al<br />
senso primitivo, la qual cosa non impedisce che paperu abbia potuto continuarsi<br />
nel senso di ‘povero’» 110 .<br />
Contemporaneamente allo studio di Wagner, si registra un nuovo, laconico,<br />
contributo di Pier Enea Guarnerio, il quale accoglie l’equazione paperu = pascolo<br />
e sottolinea che «da donnos de paperos non si può essere venuto per mera elisione a<br />
donnos paperos e poi a paperos», non spiegandosi come «dal mescolamento delle due<br />
voci omofone paperu “povero” e paperu “pascolo” ne sia derivato paperu signore»,<br />
ma concludendo che «basta la frase haber paperos per spiegarci l’appellativo paperos;<br />
infatti se haber paperos signifi cava “essere ricco, signore, dominare” se ne poteva<br />
estrarre che il paperu era il “dominatore”, il “signore”» 111 .<br />
Sulla base di quanto contenuto nella carta arborense dei primi del XII secolo,<br />
Enrico Besta (1906) rigetta le interpretazioni dei paperos data da Bonazzi, Solmi<br />
e Guarnerio, mentre ipotizza che «il vederli considerati ad una stessa stregua coi<br />
fundamentales farebbe credere che fossero come questi dei detentori di terre spettanti<br />
107. Ivi, p. 595; il riferimento è a CSPS, schede 300, 304, 342.<br />
108. Ivi, pp. 595-596.<br />
109. Ivi, p. 596.<br />
110. M.L. WAGNER, “Intorno alla voce paperu degli antichi documenti sardi”, in Archivio Storico<br />
Sardo, II (1906), pp. 86-91, p. 91. Perciò Wagner traduce il sagu paperile del documento edito dal<br />
Tola (P. TOLA, Codex diplomaticus Sardiniae cit., I, sec. XI, doc. XIV, p. 159), con “panno da poveri”.<br />
Cfr. anche M.L. WAGNER, “Gli elementi del lessico sardo”, in Archivio Storico Sardo, III (1907), fasc.<br />
3-4, pp. 370-419, dove alle pp. 371-372 l’Autore fa delle considerazioni di tipo esclusivamente linguistico<br />
sulle varianti di “povero” nei dialetti sardi.<br />
111. P.E. GUARNERIO, “Ancora dell’antico logudorese paperos”, in Archivio Storico Sardo, II<br />
(1906), p. 325.<br />
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