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Alessandro Soddu - Paolo

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I PÁPEROS (“POVERI”) NELLA SARDEGNA GIUDICALE (XI-XII SECOLO) ...<br />

di Pisa 219 ; o, infi ne, alla donazione della villa di S. Basilio di Montis al vescovo di<br />

Dolia da parte della giudicessa di Cagliari Benedetta nel 1226 220 .<br />

Occorrerebbe, dunque, indagare più a fondo la dialettica tra il centro e la periferia<br />

delle istituzioni giudicali, a partire proprio dall’analisi delle strutture amministrative<br />

della villa, in cui coesistono fi gure imposte probabilmente dall’alto (majore de villa<br />

e majore de iscolca) con altre espresse dalla stessa collettività rurale (bonos homines,<br />

mandatore de liberos) 221 . Si entrerebbe così nel complesso problema dell’origine delle<br />

istituzioni giudicali, al quale rinvia evidentemente anche l’interpretazione della<br />

fi gura dei paperos 222 .<br />

I magistrali studi di Karl Bosl, Michel Mollat ed Evelyne Patlagean dimostrano<br />

come il termine pauper rechi con sé fi n dai primi secoli del medioevo una notevole<br />

carica di ambiguità, che si manifesta anche nelle opzioni lessicali 223 . Nell’impero<br />

bizantino del VI secolo, scrive Mollat, «la distinzione tra poveri validi ed invalidi<br />

si esprime con i termini pénēs (πένης) che equivale a lavoratore povero, e ptōchós<br />

(πτωός) che è l’indigente ridotto alla mendicità» 224 , mentre in Europa «il povero è un<br />

contadino, giuridicamente libero, a volte ancora proprietario di un bene sotto il sole.<br />

219. Cfr. anche il caso della chiesa di S. Pietro di Scano, donata nel 1112 ai Camaldolesi insieme<br />

alle decime del villaggio: G. ZANETTI, I Camaldolesi in Sardegna cit., Appendice, docc. I-II.<br />

220. A. SOLMI, Le carte volgari dell’Archivio arcivescovile di Cagliari cit., doc. XXI (1226, giugno<br />

22), pp. 316-318. Cfr. G. PAULIS, Studi sul sardo medioevale cit., p. 76.<br />

221. Sui bonos homines cfr. CSPS, schede 203, 358, 372; CSMS, scheda 227; CSMB, schede 4,<br />

210. Sui mandatores de liberos cfr. CSPS, schede 147, 159, 178, 196, 198, 200, 220, 222, 224, 226,<br />

241, 274, 322, 326; CSMS: schede 8, 37, 48, 58, 65, 71, 74, 75, 95, 101, 141, 142, 149, 186, 189,<br />

225, 226, 230, 240, 261, 262, 263, 265, 271, 286, 288, 296, 297; CSNT, schede 1, 2, 4, 54, 57, 77,<br />

113, 128, 151, 193, 222, 224, 226, 227, 255, 269, 271, 283. Cfr. anche M.T. ATZORI, Glossario di<br />

sardo antico cit., voce mandatore, pp. 225-226.<br />

222. Per questo motivo la rassegna delle fonti è stata aperta dalle due testimonianze della fi ne<br />

del VI secolo, nel contesto di quella Sardegna bizantina in cui vanno ricercate le radici del fenomeno,<br />

come ha dimostrato Giulio Paulis, per quanto quest’ultimo faccia riferimento ad un momento più<br />

tardo (il X secolo).<br />

223. Cfr. M. MOLLAT, Etudes sur l’histoire de la pauvreté, I-II, Paris 1974; ID., “Il concetto della<br />

povertà nel Medioevo: problematica”, in La concezione della povertà nel Medioevo. Antologia di scritti<br />

a cura di Ovidio Capitani, III rist. della I ed. (1974), Bologna 1983, pp. 1-34; ID., I poveri nel Medioevo,<br />

Bari 1987 (ed. or. Paris 1978); G. SEVERINO POLICA, “Storia della povertà e storia dei poveri.<br />

A proposito di una iniziativa di Michel Mollat”, in Studi medievali, n.s., XVII (1976), Fasc. I, pp.<br />

363-391; K. BOSL, “Potens” e “pauper” cit.; E. PATLAGEAN, Povertà ed emarginazione a Bisanzio. IV-VII<br />

secolo, Roma-Bari 1986 (trad. ed. orig. Pauvreté économique et pauvreté sociale à Byzance, 4 e -7 e siècle,<br />

Paris 1977); EAD., “Il povero”, in L’uomo bizantino, a cura di G. Cavallo, Roma-Bari 1992, pp. 3-44;<br />

M. MAZZA, “Poveri e povertà nel mondo bizantino (IV-VII secolo)”, in Studi Storici, 22, aprile-giugno<br />

1982, pp. 283-315.<br />

224. M. MOLLAT, I poveri nel Medioevo cit., pp. 21-22. Cfr. anche E. PATLAGEAN, Il povero cit.,<br />

p. 5: penes è colui che ha «un’attività, ma i cui sforzi non bastano a garantirgli una sussistenza soddisfacente<br />

e sicura»; ptochos designa un individuo «ridotto a uno stato di prostrazione passiva, che lo<br />

rende in tutto dipendente dagli altri»; M. KAPLAN, Les hommes et la terre à Bysance du VI e au XI e siècle.<br />

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