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Alessandro Soddu - Paolo

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I PÁPEROS (“POVERI”) NELLA SARDEGNA GIUDICALE (XI-XII SECOLO) ...<br />

e Salvennor 184 , con un sostanziale accoglimento della tesi di Giulio Paulis, pur<br />

permanendo i dubbi sull’interpretazione di queste controverse fi gure della società<br />

giudicale 185 .<br />

3. CONCLUSIONI<br />

Gli autori che in oltre un secolo di studi hanno affrontato il tema dei paperos<br />

si sono limitati ad isolare i documenti, o i brani di questi in cui vi ricorre il<br />

termine, spesso senza considerare adeguatamente il contesto e soprattutto gli altri<br />

documenti dove i paperos, pur non apparendo citati come tali, sono ampiamente<br />

attestati 186 . Rispetto alla letteratura precedente, in questa sede è stato condotto uno<br />

studio onomastico allargato, col risultato di un sensibile incremento quantitativo<br />

e qualitativo dei dati, che potrebbe essere ulteriormente ritoccato attraverso una<br />

schedatura sistematica del patrimonio antroponimico dei condaghes e delle altre<br />

fonti del periodo giudicale 187 .<br />

pauperum a tollerende custos homines dave servitiu de sancta Maria de Bonarcatu 131.13; essa pare<br />

qui individuare delle persone all’interno della famiglia giudicale: G. Paulis (ivi, p. l08) ipotizza che<br />

i Sardi, già facenti parte della classe dei ptokoi o ‘deboli’ in epoca bizantina, mentre i ‘potenti’ erano<br />

proprio i Bizantini, i Sardi dunque, una volta allentatosi il legame con Bisanzio, avrebbero assunto,<br />

nelle famiglie di maggiore spicco, un rango sociale superiore, ma il nome pauperu sarebbe loro rimasto<br />

sia pure con signifi cato opposto a quello di partenza.».<br />

184. CSMS, Glossario, p. 222: Antonello Murtas defi nisce il pauperile «terra appartenente ai pauperos<br />

successivamente passata a designare genericamente pascolo, maggese, DES s.v. paperu» e pauperos<br />

«uomini liberi, distinti dai liberi propriamente detti, che agiscono come ceto sociale organizzato, designati<br />

come ‘poveri’ non perché realmente indigenti (dispongono, infatti, anche di loro servi) ma perché privi di<br />

potere, cfr. DES s.v. paperu; G. Paulis, Lingua e cultura nella Sardegna bizantina. Testimonianze linguistiche<br />

dell’infl usso greco, L’Asfodelo, Sassari 1983, pp. 99-108».<br />

185. Cfr. F.C. CASULA, Dizionario Storico Sardo, Sassari 2001, voce paperu, paperos, pp. 1161-<br />

1162: «Il problema non risolto è quello di stabilire se si trattava di poveri ideali, evangelici – i donnos<br />

paperos, come per esempio i monaci del monastero turritano di San Pietro di Silki o, come affermano<br />

alcuni storici, i Templari –, oppure di poveri reali che, in qualità di oblati, benefi ciavano dei saltus de<br />

Rennu dati loro dal sovrano in secatura, in modo da coltivarli (terras de paperu) e così procurarsi un<br />

minimo di sostentamento»; cfr. anche G.G. ORTU, La Sardegna dei giudici cit., pp. 87-88.<br />

186. Sono 6 le fonti che attestano l’esistenza dei paperos, anche se all’interno di due di queste,<br />

CSPS e CSMS, le “schede” relative ai paperos sono rispettivamente 20 e 3; il totale assurge così a<br />

27 fonti, così distribuite: CSPS (20 schede, di cui 4 del condaghe di S. Maria di Codrongianus e 4<br />

di quello di S. Quirico di Sauren), CSMS (3 schede), CSMB (1 scheda), 1 carta arborense, 1 carta<br />

cagliaritana, 1 carta gallurese; operando una suddivisione per giudicati, 23 fonti riguardano Torres,<br />

2 Arborea, 1 Cagliari, 1 Gallura; la lingua è in prevalenza il sardo: fanno eccezione il “sardo-latino”<br />

della carta cagliaritana ed il “sardo-castigliano” delle schede del CSMS.<br />

187. In questo senso il settore medievistico della Facoltà di Lettere e Filosofi a di Sassari ha<br />

avviato l’informatizzazione dei dati contenuti nei condaghes, con il primo obiettivo della realizzazione<br />

di una banca dati antroponimica relativamente al condaghe di S. Pietro di Silki. Cfr. S. DERIU,<br />

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