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Appennino Ligure<br />
Le Torri a difesa di Genova<br />
Girovagando per Genova è impossibile non<br />
accorgersi dei numerosi resti <strong>del</strong>le varie cinte<br />
murarie che un tempo proteggevano la Repubblica<br />
Genovese e dei forti posti a sentinella <strong>del</strong>la città sui<br />
monti alle sue spalle.<br />
Tutte queste fortificazioni, ancora ben conservate,<br />
grazie alla tecnica costruttiva con la quale furono<br />
realizzate, risultano ben riconoscibili ed evidenti<br />
oltre che facilmente raggiungibili.<br />
Veduta di Genova, anno 1829 - Antonio Pittaluga, litografia acquarellata<br />
Ci sono però altre fortificazioni, meno conosciute e<br />
più difficilmente rintracciabili, che sono le torri<br />
ottocentesche realizzate dal Genio Militare Sabaudo<br />
allo scopo di potenziare la difesa <strong>del</strong>la città. È solo<br />
infatti a seguito <strong>del</strong>l’ annessione <strong>del</strong>la Repubblica di<br />
Genova al Regno di Sardegna che, sotto la direzione<br />
<strong>del</strong> Genio Militare Sabaudo ed in particolare <strong>del</strong><br />
colonnello De Andreis, viene iniziata la costruzione<br />
di quattro torri sulle alture <strong>del</strong>la Val Polcevera e di<br />
tre su quelle <strong>del</strong>la Val Bisagno.<br />
Sempre nello stesso periodo, furono inoltre iniziati i<br />
lavori per la realizzazione di altre tre torri nella zona<br />
di Quezzi in corrispondenza <strong>del</strong> forte di Monte<br />
Ratti, una <strong>del</strong>le quali eseguita proprio sul terrapieno<br />
a nord <strong>del</strong> forte. Quest’ultima fu l’unica portata a<br />
termine e venne demolita durante la seconda guerra<br />
mondiale, poichè occultava la visuale <strong>del</strong>le<br />
postazioni contraeree sistemate nella zona.<br />
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