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La storia siamo noi<br />
SUL CORNO STELLA IN PUNTA DI PIEDI<br />
Ho pensato parecchio ad un titolo adatto a queste<br />
righe. Così sono passati, in ordine sparso: Noi siamo<br />
la storia, Un sasso di storia, La storia di un sasso,<br />
La storia <strong>del</strong> Corno, Un Corno di storia, La Stella<br />
<strong>del</strong> Corno, Stella un Corno.<br />
Alla fine ho scelto quello che c’è ora. Vi prego solo<br />
di leggere fino in fondo, prima di uscire fuori con un<br />
[apparentemente] più che giustificato <br />
Allora, cominciamo dalla vetta e non dalla base<br />
<strong>del</strong>la parete. Siamo a quota 3050 mt., in cima al<br />
Corno Stella, montagna che rappresenta<br />
l’orografico prolungamento <strong>del</strong>la Serra<br />
<strong>del</strong>l’Argentera, Alpi Marittime che più Marittime<br />
non si può. La montagna è inaccessibile,<br />
imprendibile, inespugnabile, invitta. Generazioni di<br />
scalatori locals e stranieri si sono lambiccati il<br />
cervello, prima ancora di spellarsi le mani, per<br />
trovare la chiave che potesse consentirne la salita.<br />
La Cima Nord e la Cima Sud <strong>del</strong>l’Argentera, più alte<br />
di qualche centinaio di metri, sono già state<br />
"conquistate"; questo monte a forma di copricapo<br />
vescovile, che ha profonde analogie simboliche con<br />
il Triglav, il Tricorno sloveno, è invece ancora<br />
vergine, alpinisticamente parlando.<br />
Saranno Victor De Cessole, Jean Plent e Andrea<br />
Ghigo ad averne ragione nel 1903. O meglio, per<br />
rendere giustizia alle singole capacità: furono la<br />
guida Plent, la guida Ghigo ed il conte nizzardo De<br />
Cessole a risolvere un problema alpinistico di<br />
grande risonanza. Gli assalti alla parete sono<br />
concentrici, trasversali come le sue cenge erbose<br />
che la fasciano e che ne hanno costituito per anni<br />
obiettivo primario e limite invalicabile. Plent si<br />
impegna allo spasimo, torna a più riprese sul<br />
versante sud est; trova infine la soluzione, che gli<br />
consente di raggiungere e superare il tratto più<br />
difficile, il mauvais pas, fino a mettere le mani sulla<br />
caratteristica ed inconfondibile vena di quarzo che<br />
Alpi Liguri - Marittime - Cozie<br />
stria longitudinalmente il terzo superiore <strong>del</strong>la<br />
parete. Da lì sarà solo una trionfale marcia verticale<br />
fino al pianoro <strong>del</strong>la vetta.<br />
Passeranno vent’anni (e siamo quindi nel 1923)<br />
prima che un’altra via sia tracciata sul Corno, a<br />
testimonianza <strong>del</strong> timore reverenziale che la parete<br />
incute. Fino a quell’anno ci saranno solo ripetizioni<br />
<strong>del</strong>la via "De Cessole", unica aperta sul Corno fino a<br />
quel momento.<br />
Il rifugio Bozano è il punto di partenza per la salita.<br />
Anche questo avamposto <strong>del</strong>l’inutilità si raggiunge<br />
a piedi, attraversando dolci prati e severe morene<br />
dall’aspetto lunare. La ricompensa alla fatica è<br />
fermarsi, seduti sulla panca fuori dal rifugio, a<br />
guardare il gruppo <strong>del</strong>l’Argentera (la Serra, il cui<br />
nome pare derivi dal vocabolo spagnola Sierra,<br />
catena di montagne). Ci si può perdere tra le sue<br />
pareti, alla ricerca <strong>del</strong>le vie storiche e moderne.<br />
Oppure ci si può girare ad ore nove, per inquadrare il<br />
parallelogramma <strong>del</strong> Corno Stella, sorretto dallo<br />
zoccolo basale ormai segnato da una ragnatela di<br />
spit.<br />
Il Rifugio Bozano all'imbrunire (Foto Andreina<br />
Castello)<br />
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