44 ÜNSARNE LESAR Dar Foldjo Ci scusiamo per il ritardo con cui pubblichiamo questo racconto, avremmo voluto farlo appena pervenuto. Purtroppo non è stato possibile per motivi logistici di stampa. Ringraziamo Martina Palombo, tutti i bambini della 4ª classe e la maestra Maria “Moro” per aver proposto e fatto apprezzare ai bambini di una classe elementare di Trento una fiaba cimbra di <strong>Luserna</strong>. 20.12.2005 Alla Redazione Sono una bambina che frequenta la classe 4ª della scuola elementare Nicolodi di Trento. Vi invio una rielaborazione della fiaba cimbra “Tüsele Marüsele” svolta, in parte dalla mia classe e in parte da me personalmente, dopo aver ascoltato la fiaba originale raccontata dalla maestra Maria. A me e ai miei compagni questa fiaba è piaciuta un sacco, perché racconta la storia di una bambina che non si arrendeva di fronte alle difficoltà. Proprio oggi ho comperato anche il vostro libro appena uscito. È molto bello! Martina Palombo P.S. Il lavoro che vi invio fa parte dell’analisi del genere FIABA svolto l’anno scorso in classe 3ª RIELABORAZIONE DELLA FIABA CIMBRA “TÜSELE MARÜSELE” Trento, 19.05.2005 C’era una volta, in un paesino lontano lontano, una bambina molto furba che si chiamava Tüsele Marüsele. La bambina, poverina, era orfana di entrambi i genitori e, come se questo non bastasse, era anche molto povera. Trascorreva infatti le sue giornate bussando alle case del paese per chiedere l’elemosina. C’era chi le donava un tozzo di pane nero, chi una fetta di polenta, chi una minestra d’orzo, chi un bicchiere di latte, chi una fetta di focaccia di patate,… Un giorno Tüsele Marüsele, mentre cercava fragoline e mirtilli si inoltrò nel bosco. Cammina e cammina, ad un tratto la piccina scorse, nascosta tra gli alberi, una casetta di pietra. La bambina pensò subito di bussare a quella porta per chiedere la carità: «Toc! Toc!» Le aprì una vecchina che sembrava tanto gentile perché le offrì subito un pasto caldo. Questa era chiamata in paese “cara nonna” ma in realtà era una cattiva megera che spaventava i bambini minacciando di mangiarli. Dopo pochi minuti la vecchia rinchiuse Tüsele Marüsele in uno stanzino buio. Subito la bambina urlò forte per chiedere aiuto ma nessuno la sentì. Allora provò a battere forte sulla porta, ma la vecchiaccia non si lasciò intimorire. La poverina, disperata, pianse tutte le sue lacrime, per tutta la notte, fino a bagnarsi le lunghe trecce castane. Al mattino Tüsele Marüsele ebbe un’idea geniale: chiedere di uscire fingendo di dover andare in bagno. Chiamò la vecchia e le chiese: «Posso andare a fare la cacca?» «Falla in mano e buttala sul muro!» rispose la vecchia. La bambina ribatté: «Non voglio sporcare il tuo muro molto bianco!». A questo punto la “cara nonna” cedette ma, per il timore che la piccola scappasse, la legò ad una corda e la calò dalla finestra. Dopo un po’ la vecchia chiese: «Hai finito?» «Ancora una cacchetta» rispose la bimba. Più tardi la megera richiese «Hai finito?» «Ancora una cacchina…» precisò la bimba. Nel frattempo Tüsele Marüsele si era slegata e aveva legato alla corda un legno molto grosso. Poi scappò. Quando la vecchia si accorse dell’imbroglio, si arrabbiò molto e cercò la bimba, ma non la trovò. La bambina aveva visto un prato falciato con tanti mucchi di fieno e si era nascosta sotto il più piccolo. Arrivata in questo prato, la vecchiaccia rovesciò tutti i mucchi tranne il più piccolo, esclamando «Se non sei sotto quello grande non sei nemmeno sotto quello piccolo!». Quindi la megera lasciò la radura: nella fretta di inseguire la piccola era uscita con le ciabatte. Allora, appena arrivata a casa, si infilò gli zoccoli. Intanto Tüsele Marüsele uscì dal mucchietto di fieno e scappò verso il fiume; lì trovò le lavandaie, la bambina ebbe un lampo di genio e si nascose sotto la lunga gonna di Lucia, una giovane lavandaia. Dopo un po’ arrivò correndo la «cara nonna». «Sapete dove è scappata Tüsele Marüsele?» chiese la vecchia. Le lavandaie esitarono prima di rispondere, ma sapendo che la vecchiaccia era una donna cattiva, mentirono dicendo: «Ha saltato il fiume». «E come ha fatto?» chiese la vecchia. «Ha preso le misure ed ha saltato» risposero le donne. Allora la nonna prese le misure e saltò: saltò troppo corto e cadde nel bel mezzo del fiume. Tüsele Marüsele uscì dal suo nascondiglio gridando felice: «Cara nonna volevi farmi del male, ma sei caduta nel fiume, e, ora, dissetati bevendo più acqua che puoi! Ah, ah, ah, ah, ah, ah!». Tüsele Marüsele andò nella casa della vecchia e ci visse per sempre felice e contenta.
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