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scenari distribuzione<br />
Dall’alto: l’esterno di San Carlo dal 1973, lo store<br />
S<strong>il</strong>lo e la vetrina di Broch<br />
con l’ossessione, sul reta<strong>il</strong> diretto da parte<br />
delle grandi griffe e delle buonuscite stellari<br />
che le aziende della moda sono disposte<br />
a pagare pur di guadagnarsi una vetrina<br />
importante. Giganti del lusso come<br />
Prada e Gucci hanno di fatto sostituito la<br />
propria distribuzione diretta alla presenza<br />
nelle boutique multimarca, andando spesso,<br />
ironia della sorte, a prendere <strong>il</strong> posto<br />
di queste ultime sulla cartina geografica<br />
delle vie del lusso. Giorgina Siviero, per<br />
esempio, titolare di San Carlo dal 1973 di<br />
Torino, dichiarava alla stampa locale qualche<br />
mese fa, di essere in trattativa proprio<br />
con le due griffe italiane, oltre che con<br />
la grande catena giapponese di abbigliamento<br />
Uniqlo, per vendere gli oltre 3.000<br />
metri quadrati di area commerciale nella<br />
piazza-salotto della città. “Meglio prevenire<br />
che curare”, afferma oggi la Siviero<br />
a Pambianco Magazine, che si è detta<br />
“intenzionata a continuare nella ricerca,<br />
ancora più di prima, ma impossib<strong>il</strong>itata a<br />
dare lavoro a 100 persone”. Nella nuova<br />
era, dunque, tocca ridimensionarsi, e <strong>il</strong><br />
tempio torinese delle borse griffate riaprirà<br />
in un’altra veste, drasticamente rimpicciolita<br />
(i nuovi spazi ammonteranno a 1/3<br />
di quelli attuali).<br />
I NOMI DELLA CRISI<br />
L’elenco delle attività storiche che hanno<br />
abbassato la saracinesca è piuttosto lungo.<br />
Un destino sim<strong>il</strong>e a quello di San Carlo<br />
sembra aver coinvolto anche Raspini di<br />
Firenze. Lo storico negozio toscano, dopo<br />
i saldi estivi, chiuderà i battenti di una<br />
delle sue due sedi, quella più prestigiosa<br />
di via Roma. Anche in questo caso, come<br />
per i “colleghi” torinesi, i titolare cederanno<br />
<strong>il</strong> passo a una supergriffe: Prada.<br />
C’è poi chi, come Gerard, ha chiuso lo<br />
storico negozio per lasciare <strong>il</strong> posto al<br />
brand di Sportswear Company Stone<br />
Island e riaprire una nuova boutique,<br />
questa volta esclusivamente dedicata alle<br />
proprie collezioni. E poi c’è anche chi,<br />
al contrario, ha deciso di non avventurarsi<br />
nuovamente nel reta<strong>il</strong> chiudendo<br />
per sempre i battenti, come nel caso di<br />
Papete di Riccione (la cui attività è cessata<br />
nel 2011 per far posto a Geox). Altro<br />
esempio, la chiusura delle due sedi del<br />
Passatempo, catena di abbigliamento del<br />
gruppo cui fa capo anche Carnevali, <strong>il</strong><br />
celebre plurimarca di Brescia.<br />
La stretta tra gli outlet, le catene di fast<br />
fashion e i monomarca non ha risparmiato<br />
nemmeno S<strong>il</strong>lo, boutique di alta moda<br />
in provincia di Verona, che in quattro anni<br />
è passata da tre negozi a un unico spazio<br />
di vendita e che, come spiega <strong>il</strong> figlio del<br />
proprietario Roberto S<strong>il</strong>lo, sta vivendo in<br />
questi ultimi tempi una “ristrutturazione<br />
seguita al forte calo delle vendite”. E in<br />
zona non è certo l’unica boutique a risentire<br />
della crisi: d’altra parte, è impensab<strong>il</strong>e<br />
che la presenza di numerose catene di<br />
outlet in Veneto, McArthur Glen in primis,<br />
non abbia inciso qui come altrove (ad<br />
esempio, la Toscana) sullo stato di salute<br />
dei multibrand.<br />
A far precipitare la situazione, in ogni<br />
caso, non va dimenticata la diffic<strong>il</strong>e fase<br />
congiunturale. La diminuzione della clientela<br />
facoltosa italiana, sempre più selettiva<br />
e attenta ai prezzi, secondo i dati<br />
di Confcommercio, ha inciso sul settore<br />
abbigliamento per un -2,2% nel valore<br />
degli acquisti e un -3,6% nelle quantità<br />
acquistate.<br />
TATTICHE OPPOSTE<br />
Di fronte a questa serie di potenziali<br />
cause di chiusura, come detto, le vittime<br />
sono state piuttosto eterogenee. Lo<br />
stesso complesso quadro si ha nel tentare<br />
di individuare le strategie vincenti. In<br />
generale, a essere premiata pare essere<br />
la flessib<strong>il</strong>ità e la snellezza delle gestioni,<br />
un riassortimento più veloce del normale,<br />
una shopping experience più pervasiva<br />
che sappia andare oltre <strong>il</strong> momento<br />
dell’acquisto. “È importante saper cogliere<br />
la novità, curare <strong>il</strong> visual e le vetrine,<br />
conservare un’immagine accattivante<br />
senza lasciare nulla al caso”, spiega Vinicio<br />
Ravagnani, titolare di Vinicio, boutique<br />
di Legnano che a settembre compirà<br />
30 anni. Per festeggiare, riunirà i quattro<br />
punti vendita in un unico spazio di 1.500<br />
26 pambianco magazine 11 marzo 2013