coverstory - Aidp
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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE E CULTURA DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA DIREZIONE DEL PERSONALE<br />
Dp<br />
dal 1980<br />
NUMERO<br />
d<br />
MARZO 2012 16 0<br />
Direzione<br />
del<br />
Personale<br />
44<br />
64<br />
72<br />
STRUMENTI<br />
IN ATTESA DI UNA RIFORMA<br />
CHE CAMBI GLI SCENARI<br />
STORIE<br />
UN DIALOGO NEL BUIO<br />
PER VINCERE LE PAURE<br />
IDEE<br />
IL DIRETTORE DEL PERSONALE<br />
TRA PASSATO E FUTURO<br />
Adattarsi al contesto<br />
in evoluzione. Sfruttare<br />
le nuove opportunità<br />
offerte dalla tecnologia.<br />
Ecco alcune delle sfide<br />
che dobbiamo affrontare<br />
METTIAMO<br />
A FUOCO LA<br />
SELEZIONE<br />
{ }<br />
53 SPECIALE Congresso AIDP 2012 Badesi
sommario<br />
editoriale<br />
02. 2012 un anno selettivo di Maria Emanuela Salati<br />
<strong>coverstory</strong><br />
06. Selezione flessibile di Piergiorgio Argentero<br />
10. La vita segreta delle parole al lavoro di Francesco Varanini<br />
11. Alla ricerca della qualità perduta di Roberto Ferrari<br />
14. Le regole per un buon inizio di Rafaella Mazzoli<br />
18. Neolaureati cercasi da testare sul campo di Marina Pastorelli<br />
21. Cacciatori sì, ma anche consulenti di Paolo Calori<br />
22. Paura di volare di Enrico Cazzulani<br />
24. L'assessment da sfogliare di Andrea Castiello d’Antonio<br />
26. Quando la crescita passa dall'ascolto di Paolo Augugliaro<br />
27. Signori, in carrozza di Luca Mori<br />
strumenti<br />
32. MONDO LEGALE/1 Work in progress di Franco Toffoletto<br />
36. MONDO LEGALE/2 Pensioni, si cambia di Pietro Gremigni<br />
41. Un impegno da non sottovalutare di Maurizio Manicastri e David Trotti<br />
42. Una pratica diffusa da gestire con attenzione di Bernardina Calafiori<br />
44. In carcere per imparare di Maurizio Bertoli e Stefano Bertolina<br />
47. La sfida della bellezza, oggi di Massimiliano Santoro<br />
48. Le differenze che ci rendono uguali di Duilio Cau<br />
50. Il gruppo nasce in armonia di Patrizia Farnetti e Ira Orsini<br />
53. SPECIALE Congresso AIDP 2012 Badesi<br />
storie<br />
62. Non sei felice? È anche colpa tua di Alessio De Santa<br />
64. Un dialogo nel buio per vincere le paure di Roberto Monti<br />
idee<br />
68. SGUARDI SUL PERSONALE<br />
HR: la trappola dorata di Maria Emanuela Salati, Julio Gonzalez e Giancarlo Traini<br />
71. 2011, odissea nel lavoro di Francesco Caggio<br />
72. Tra passato e futuro di Giuseppe Varchetta<br />
75. A ognuno il suo mestiere di Marco Lombardi<br />
lettera del Presidente<br />
76. Un contributo concreto di Filippo Abramo<br />
Dp d<br />
Direzione<br />
del<br />
Personale<br />
Direttore Responsabile Maria Emanuela Salati - Direttore Scientifico Paolo Iacci - Coordinamento Redazionale Sonia Rausa<br />
Rubrica Mondo Legale a cura di Paola De Gori - Comitato di Redazione Filippo Abramo • Domenico Butera • Andrea Camera • Lara Carrese • Enrico<br />
Cazzulani • Isabella Covili Faggioli • Paola De Gori • Massimo Ferrario • Julio Gonzalez • Marco Lombardi • Ernesto Longo • Ezio Nardini • Marina Pastorelli • Pietro<br />
Santi • Massimiliano Santoro • Gilda Serafini • Giancarlo Traini • Dario Tripodo • Claudio Tronconi • Giuseppe Varchetta • Cristina Volpi • Elio Vera • Danilo Villa<br />
Proprietà AIDP Associazione Italiana per la Direzione del Personale<br />
Direzione Redazione Pubblicità Via Cornalia, 26 - 20124 Milano tel. 02 6709558 - 02 67071293 Fax 02 66716588 - email aidp@aidp.it<br />
Registrazione Tribunale di Milano n. 386 del 17 ottobre 1981 - Periodicità trimestrale<br />
Progetto grafico e impaginazione Pub - www.pubcreativepublishing.it - Stampa Rubbettino industrie grafiche ed editoriali - Soveria Mannelli (Cz)<br />
Abbonamenti<br />
Rinnovo Italia 60 euro - Estero 70 euro - Nuova sottoscrizione Italia 70 euro - Estero 80 euro<br />
Arretrati (a copia) Italia 20 Euro - Estero 30 Euro - Gratuita ai soci AIDP<br />
IN COPERTINA Along the Wall. Berlin 2009 (particolare) di Alessandro Vicario - www.alessandrovicario.eu
editoriale<br />
Direttore selezione,<br />
formazione<br />
e comunicazione<br />
interna di ATM<br />
di Maria Emanuela Salati<br />
{<br />
aidp@aidp.it<br />
2012<br />
un anno<br />
SELETT<br />
è appena iniziato<br />
un anno che si preannuncia<br />
difficile. Ma è il momento<br />
giusto per far tornare ai<br />
giovani la fiducia nel lavoro.<br />
Come? Riscoprendo<br />
la valenza educativa<br />
della selezione,<br />
un momento decisivo<br />
ma spesso trascurato<br />
02
« Comprendo e sento molto, in questo<br />
momento, le difficoltà di chi lavora e di chi<br />
rischia di perdere il lavoro, come quelle di chi<br />
ha concluso o sta per concludere la sua vita<br />
lavorativa<br />
Giorgio Napolitano,<br />
»<br />
discorso di fine anno, 31 dicembre 2011<br />
« Ieri mi sono comportata male nel cosmo.<br />
Ho passato tutto il giorno senza fare domande,<br />
senza stupirmi di niente. Ho svolto attività<br />
quotidiane come se ciò fosse tutto il dovuto<br />
Wislawa Szymborska<br />
»<br />
IVO<br />
All’inizio di un anno che, se possibile,<br />
si annuncia ancor più pesante per l’economia<br />
rispetto a quelli che lo hanno<br />
preceduto, abbiamo scelto come tema<br />
del giorno uno strumento che sta alla base del mercato<br />
del lavoro: la selezione.<br />
Selezione è una parola chiave del management,<br />
che tuttavia sembrava ormai dimenticata (la nostra<br />
stessa rivista non ne parla da anni): quasi un lusso,<br />
in una fase di stagnazione del mercato. Ma è proprio<br />
ora che questo processo, se svolto al meglio, potrà<br />
rivelarsi decisivo per superare la crisi. La qualità del<br />
reclutamento sarà un elemento decisivo per guadagnare<br />
vantaggio, per scegliere persone che rimangano<br />
nel tempo, senza sprechi e investimenti a perdere.<br />
Ma non solo.<br />
Giovani senza sogni<br />
Il tema del lavoro e di come trovarlo è il vero problema<br />
di oggi e del prossimo futuro, soprattutto per i<br />
giovani. Ci troviamo di fronte non solo a una domanda<br />
debole e senza garanzie, ma anche a un’offerta di<br />
giovani sfiduciati che non credono nel lavoro. Ormai<br />
chiedere a un candidato in sede di colloquio quali<br />
Cari<br />
lettori<br />
La rivista che avete<br />
in mano - lo avrete<br />
notato - è una rivista<br />
nuova. È stata ridisegnata<br />
e ricalibrata per<br />
renderla più leggibile,<br />
più immediata nella<br />
consultazione, più<br />
semplice nella lettura.<br />
Inoltre con questo<br />
primo numero del<br />
2012 Direzione del<br />
Personale torna ad<br />
avere una distribuzione<br />
indipendente, dopo anni<br />
di sinergia con l’Impresa.<br />
Questo cambiamento<br />
ci consente di consolidare<br />
quell’autonomia che ci<br />
ha sempre contraddistinto<br />
e che da più di trent’anni<br />
fa di Direzione del<br />
Personale un riferimento<br />
per il mondo delle risorse<br />
umane. Tante novità,<br />
insomma, ma non fini a<br />
se stesse. La nuova veste<br />
di Direzione del Personale,<br />
che peraltro non intende<br />
rinunciare al suo stile<br />
sobrio e di sostanza,<br />
rispecchia la scelta<br />
di una maggiore praticità<br />
per i suoi lettori:<br />
ad esempio attraverso<br />
sezioni chiaramente<br />
distinte, o una maggiore<br />
attenzione alla titolazione,<br />
che consentono<br />
di individuare<br />
immediatamente<br />
i contenuti salienti<br />
dell’articolo.<br />
Il tutto per accompagnare<br />
al meglio il ruolo che<br />
la nostra organizzazione<br />
vuole continuare<br />
a interpretare.<br />
sono i suoi progetti per il futuro è una domanda che<br />
genera sconforto per l’assenza di risposta. I giovani<br />
non sentono di potersi permettere più un progetto<br />
e tanto meno un sogno, e non credono più alle promesse<br />
delle aziende. Il 38% dei giovani trova ancora<br />
lavoro attraverso le conoscenze, il che non agevola<br />
né il merito né la mobilità sociale.<br />
Selezionatori più attenti<br />
Per questo riparlare di selezione oggi può voler dire<br />
parlare di un’etica della selezione che ha un fine più<br />
alto del mero “reclutamento”. Forse i selezionatori<br />
dovrebbero sentirsi responsabilizzati di una nuova<br />
e più alta missione, quella di far rinascere la fiducia<br />
nei loro candidati, di ricostruire quel filo spezzato<br />
tra giovani generazioni, mercato professionale e<br />
azienda. La ricerca di un lavoro (e non di un impiego,<br />
come dice Pierluigi Celli) è un momento molto<br />
delicato e denso di aspettative per tutti. Un momento<br />
di passaggio in cui ci si espone con più fragilità ma<br />
che può essere anche un momento importante di<br />
apprendimento. La vera sconfitta, se un colloquio<br />
“va male”, non è perdere il posto di lavoro, ma perdere<br />
l’occasione di imparare da questo evento. E<br />
noi selezionatori possiamo fare qualcosa: possiamo<br />
riscoprire una valenza educativa del momento di<br />
selezione in cui non vale solo la logica astratta di<br />
ciò che è utile all’organizzazione in quel momento,<br />
ma il saper “riconoscere” un candidato e mettergli<br />
a disposizione ciò che abbiamo potuto vedere di lui<br />
(così decisivo per il suo futuro) e ciò che possiamo<br />
osservare del mercato. Se servono competenze per<br />
misurarsi con la sfida di un mercato “mobile” come<br />
l’attuale (come la capacità di leggere i “segnali deboli”<br />
o di interpretare i sistemi relazionali complessi)<br />
abbiamo il dovere di informarne i nostri candidati,<br />
specie i giovani che non sono certo preparati dalla<br />
scuola ad affrontare il contesto lavorativo. E allo<br />
stesso modo occorre interrogarci su quali saranno<br />
le competenze chiave per il mondo di domani per<br />
il quale, ad esempio, i nativi digitali saranno molto<br />
meglio preparati di noi.<br />
Insomma: servono più aiuto, più autoconsapevolezza,<br />
più informazioni per orientarsi nel mercato<br />
del lavoro, più “tenuta antropologica” nell’incertezza.<br />
Per noi questo comporta qualche rischio in più,<br />
meno business, meno specialismo di facciata e più<br />
generosità.<br />
n<br />
03
Partner in law.<br />
Davvero era necessario un nuovo studio legale? Uno dei tanti specializzati nel diritto del lavoro?<br />
Ma noi non siamo uno dei tanti. Siamo Lexellent. Di nome e di fatto. E non siamo nati ieri.<br />
In 4 soci sommiamo 216 anni di età, dei quali 116 di esperienza nel settore, iniziata nel 1975.<br />
La nostra forza di partner delle aziende, oltre alla competenza, oggi internazionale e completa,<br />
è sempre stata quella di aver voglia di ricominciare. Con l’entusiasmo degli esordienti.<br />
‘Esordienti’ tra virgolette, naturalmente.<br />
Lexellent nasce da un’idea e dall’esperienza degli avvocati Benvenuto, Bergamaschi, Barozzi e Scherini.<br />
«<br />
La nostra sede è in Via della Moscova 10, a Milano, MM Turati.<br />
A Roma siamo a Palazzo Valadier, Piazza del Popolo 18, M Flaminio.<br />
Tel. 02 8725171 | lexellent@lexellent.it | www.lexellent.it
<strong>coverstory</strong><br />
{06. Selezione flessibile di Piergiorgio Argentero}<br />
{10. La vita segreta delle parole al lavoro di Francesco Varanini}<br />
{11. Alla ricerca della qualità perduta di Roberto Ferrari}<br />
{14. Le regole per un buon inizio di Rafaella Mazzoli}<br />
{18. Neolaureati cercasi da testare sul campo<br />
di Marina Pastorelli}<br />
{21. Cacciatori sì, ma anche consulenti di Paolo Calori}<br />
{22. Paura di volare di Enrico Cazzulani}<br />
{24. L'assessment da sfogliare di Andrea Castiello d’Antonio}<br />
{26. Quando la crescita passa dall'ascolto di Paolo Augugliaro}<br />
{27. Signori in carrozza di Luca Mori}<br />
«L’uomo giusto al posto giusto: focus<br />
sul posto. / L’uomo giusto al posto<br />
che gli è giusto: focus sull’uomo.<br />
/ Un pronome: / e cambia tutto»<br />
di Massimo Ferrario
<strong>coverstory</strong> la globalizzazione e i cambiamenti<br />
SELEZIONE<br />
FLES<br />
Docente<br />
di Psicologia<br />
del lavoro e delle<br />
organizzazioni<br />
Università di Pavia<br />
La sua attività<br />
di ricerca si è sviluppata<br />
principalmente<br />
su selezione, orientamento<br />
professionale, motivazione<br />
e soddisfazione<br />
sul lavoro. è inoltre autore<br />
di nove monografie<br />
e oltre 120 articoli.<br />
di Piergiorgio Argentero<br />
piergiorgio.argentero@unipv.it<br />
Lattuale momento economico porta con sé anche conseguenze, oggi<br />
molto evidenti e discusse in varie sedi, che si riflettono sulla gestione<br />
del personale. Per limitare le considerazioni sulle attività di selezione e<br />
assessment, e volendo approfondire in particolare alcuni problemi metodologici, è<br />
‘<br />
{<br />
lizzazione delle attività economiche e industriali,<br />
all’utilizzo di strumenti valutativi online, alle<br />
problematiche etiche che ne possono derivare.<br />
1. Mercati globali, strumenti locali<br />
Le organizzazioni che si muovono oltre i loro<br />
confini nazionali affrontano la necessità di implementare<br />
pratiche di gestione delle risorse umane,<br />
maturate in un contesto nazionale specifico, su<br />
scala mondiale. Alcune procedure e metodologie<br />
di selezione del personale sono state progettate e<br />
ideate per uno specifico contesto socio-culturale<br />
o per un certo gruppo di individui; ma strumenti<br />
sviluppati in un determinato Paese non possono<br />
essere utilizzati in altri senza essere sottoposti<br />
a un processo di verifica e adattamento locale.<br />
In generale, si dovrebbe migliorare la comprensione<br />
di cosa comporti l’impiego di metodi di<br />
selezione in contesti internazionali diversi da<br />
quello originario. È infatti necessario riuscire a<br />
sviluppare sistemi HR che possano essere utilizzati<br />
nei diversi Paesi riuscendo però, al contempo,<br />
a riconoscere le specificità delle singole<br />
realtà locali, valutando la reale trasferibilità delle<br />
possibile individuare tre nuclei tematici principali, che si riferiscono alla globaprocedure<br />
adottate.<br />
In effetti, molte esperienze indicano che la<br />
validità di una determinata procedura di selezione<br />
non è generalizzabile a situazioni diverse<br />
(per attività lavorative, gruppi professionali, organizzazioni<br />
e Paesi). Applicato a un contesto<br />
internazionale, questo significa che le procedure<br />
di selezione potrebbero essere valide in un certo<br />
Paese ma non in un altro, per più di una ragione.<br />
Possono essere innanzitutto presenti differenze<br />
nei quadri giuridico-normativi, per cui ciò che<br />
è consentito o praticato, in un certo paese, non<br />
lo è in altri. Per esempio, in Nord America viene<br />
posta grande attenzione nei processi di selezione<br />
per evitare discriminazioni su base razziale, di<br />
06
Le aziende multinazionali possono utilizzare le stesse procedure<br />
in tutti i Paesi? Gli strumenti di valutazione professionale<br />
presenti online sono affidabili? Due domande a cui è importante<br />
dare una risposta. Perché un errore può costare caro<br />
SIBILE<br />
“Sono da tenere<br />
in considerazione<br />
i valori culturali<br />
caratteristici<br />
di uno specifico<br />
Paese e come questi<br />
possano determinare,<br />
nei candidati,<br />
l’accettazione dell’iter<br />
selettivo al quale sono<br />
sottoposti”<br />
etnia o di genere; una sensibilità, questa, che<br />
ha contribuito a sviluppare procedure obiettive<br />
di assessment come ad esempio, nel campo<br />
delle interviste di selezione, quelle strutturate.<br />
In altri Paesi, invece, le attività di selezione e<br />
assessment risentono di minori vincoli normativi:<br />
ad esempio in Giappone o in molti Paesi<br />
europei dove, anche se sono presenti degli standard<br />
“professionali”, questi non rappresentano<br />
obbligo di legge e, dunque, spesso non vengono<br />
adeguatamente osservati.<br />
Un secondo aspetto riguarda il grado di familiarità<br />
con i diversi metodi di selezione: la<br />
conoscenza di determinate procedure può determinarne<br />
l’utilizzo, a sfavore di strumenti<br />
alternativi e magari più rilevanti nel nuovo<br />
contesto. Naturalmente l’utilizzo di una metodologia<br />
poco familiare in un certo Paese implica<br />
una maggiore attenzione nella formazione di chi<br />
deve impiegarla.<br />
Inoltre, sono da tenere in considerazione i valori<br />
culturali caratteristici di uno specifico Paese<br />
e come questi possano determinare, nei candidati,<br />
l’accettazione dell’iter selettivo al quale<br />
sono sottoposti. Nei Paesi in cui è presente una<br />
mentalità individualistica e orientata al successo<br />
personale, è possibile impiegare procedure di<br />
selezione altamente competitive e focalizzate<br />
sui risultati individuali, che non apparirebbero<br />
giustificate in altri Paesi in cui sia presente<br />
una cultura collettivistica volta a privilegiare<br />
comportamenti più cooperativi e collaborativi.<br />
Infine, l’utilizzo in Paesi diversi di strumenti<br />
sviluppati all’interno di un contesto specifico<br />
pone il doppio problema del contenuto di ciò che<br />
viene valutato e delle modalità di valutazione<br />
utilizzate. Mentre è ormai assodato che le seconde<br />
debbano subire un processo di adattamento<br />
locale, non è ancora del tutto noto se i costrutti<br />
misurati nei candidati di un certo paese possano<br />
anche essere ricercati e valutati in soggetti di<br />
Paesi culturalmente e socialmente molto diversi.<br />
Quando si fa riferimento in un certo ambito<br />
ad aspetti quali, ad esempio, l’”estroversione” o<br />
la “coscienziosità”, occorre essere consapevoli<br />
del rischio di darne una definizione particolare,<br />
“nazionale”, culturalmente determinata, e che<br />
per Paesi diversi può rendersi necessaria una<br />
sua ridefinizione, quanto meno in riferimento<br />
agli indicatori comportamentali che la contraddistinguono.<br />
<br />
➤<br />
07
<strong>coverstory</strong> la globalizzazione e i cambiamenti<br />
“Una cultura attenta agli aspetti<br />
tecnici dell’assessment potrebbe<br />
assicurare alle aziende un utilizzo<br />
di test e metodi adeguati”<br />
2. Strumenti tradizionali, strumenti online<br />
Secondo recenti stime, sul mercato internazionale<br />
sono presenti più di 2.500 strumenti per<br />
la selezione del personale, la maggior parte dei<br />
quali sono disponibili su internet e, spesso, non<br />
rispondono ai criteri di qualità (validità e affidabilità)<br />
richiesti a uno strumento professionale di<br />
valutazione. La possibilità di somministrare test<br />
e questionari via internet conferisce un aspetto<br />
di legittimità anche a quelli privi di una reale validità,<br />
permettendo a chi non possiede sufficienti<br />
competenze specifiche di impiegare strumenti valutativi<br />
che non garantiscono risultati accettabili;<br />
è stato notato che, oggi, l’uso errato o impreciso<br />
di strumenti valutativi, più che l’eccezione, è<br />
diventata la norma, con<br />
Un processo, tanti strumenti<br />
La selezione sta diventando un processo sempre più<br />
strutturato e articolato che richiede senza dubbio l’intervento<br />
di professionisti esperti. I quali si avvalgono di strumenti<br />
in grado di assicurare risultati obiettivi e facilmente<br />
monitorabili. Tra questi strumenti figurano, ad esempio,<br />
test per valutare le attitudini e le abilità dei candidati;<br />
questionari di personalità e motivazione per conoscere il<br />
candidato dal punto di vista del suo stile di pensiero, del suo<br />
rapporto con gli altri e sotto il profilo emotivo; esercizi di<br />
simulazione, individuali e di gruppo, finalizzati a misurare le<br />
specifiche competenze lavorative; colloqui e interviste che<br />
possono essere, ad esempio, di tipo motivazionale, mirati ad<br />
esempio a valutare la coerenza tra la posizione da ricoprire<br />
e le motivazioni e le esperienze del candidato, o strutturati<br />
sulle competenze, con l’obiettivo cioè di verificare se il<br />
candidato possiede le competenze necessarie per ricoprire<br />
con successo quel determinato ruolo.<br />
costi elevati (anche se<br />
difficili da quantificare)<br />
per le aziende in termini<br />
di decisioni errate sul<br />
personale. Solo la diffusione<br />
di una cultura<br />
valutativa attenta agli<br />
aspetti anche tecnici<br />
dell’assessment – ad<br />
opera di professionisti<br />
qualificati, società professionali,<br />
editori con<br />
esperienza nel settore<br />
– potrebbe assicurare<br />
alle aziende un utilizzo<br />
di test e metodi di valutazione<br />
più adeguato al<br />
loro specifico contesto<br />
lavorativo. Ovviamente<br />
alcune particolari tipologie di strumenti di valutazione<br />
saranno sempre destinati a professionisti<br />
con specifica formazione teorico-pratica;<br />
tuttavia, alcuni test e questionari sviluppati<br />
appositamente per chi è privo di una specifica<br />
formazione professionale, ad esempio quelli utilizzabili<br />
nelle situazioni di selezione su grandi<br />
numeri di persone, è importante che garantiscano<br />
un livello accettabile (e documentato) di<br />
risultati per le aziende che li utilizzano, magari<br />
anche attraverso un minimo di formazione per<br />
l’utilizzatore.<br />
3. Facilità d’utilizzo, standard etici<br />
La facile accessibilità a strumenti disponibili<br />
online implica anche alcune questioni etiche che<br />
interessano i professionisti qualificati che si avvalgono<br />
di internet nella loro pratica. Molte di<br />
queste questioni sono state definite in codici di<br />
condotta promossi da associazioni professionali<br />
presenti in diversi paesi del mondo, che hanno<br />
sottolineato alcuni importanti punti comuni e<br />
due elementi fondamentali.<br />
Un primo elemento è quello che limita l’utilizzo<br />
degli strumenti a chi effettivamente possiede i<br />
requisiti formativi necessari. Internet ha reso<br />
molto facile per chiunque pubblicare qualsiasi<br />
tipo di materiale. Questa possibilità ha portato<br />
molti a pensare in maniera errata che qualsiasi<br />
tool valutativo divulgato sul web abbia una sua<br />
validità, oppure che possa essere copiato e utilizzato<br />
a proprio piacimento, con il risultato che<br />
anche strumenti validi siano utilizzati in maniera<br />
erronea. È necessario dunque che gli editori e gli<br />
autori di strumenti per l’assessment aziendale<br />
08
LA SCHEDA<br />
mantengano i loro prodotti sotto stretto controllo<br />
e segnalino eventuali violazioni del copyright.<br />
Un secondo punto importante riguarda la necessità,<br />
per chi offre servizi di somministrazione,<br />
scoring e interpretazione di strumenti testistici, di<br />
descrivere accuratamente le finalità, le norme, la<br />
validità e l’affidabilità delle procedure impiegate,<br />
anche quando queste sono completamente automatizzate.<br />
Fornire, e richiedere, informazioni può<br />
essere fondamentale per superare la confusione<br />
che si osserva nella massa di proposte presente<br />
su internet (e non solo). Gli elementi di primaria<br />
importanza sono sicuramente quelli riferiti al<br />
processo di costruzione dello strumento, ai dati<br />
ottenuti, alla corrispondenza tra risultati del test/<br />
questionario e risultati sul lavoro, all’equivalenza<br />
tra i test automatizzati e gli strumenti originari<br />
di tipo tradizionale. Andrebbero anche chiariti i<br />
limiti e i problemi relativi a un utilizzo on-line<br />
di strumenti valutativi.<br />
Dai punti fin qui richiamati, possono derivare<br />
alcune implicazioni per il ruolo degli specialisti<br />
che agiscono come consulenti nella selezione e<br />
nell’assessment del personale. Innanzitutto possono<br />
svolgere una funzione più attiva nel partecipare<br />
alla progettazione e al miglioramento dei<br />
processi di selezione, dando un contributo alle<br />
organizzazioni per sviluppare procedure selettive<br />
efficaci, attente anche ai vantaggi economici<br />
che queste possono comportare nel breve-lungo<br />
periodo e non solo immediato. Secondariamente<br />
lo specialista di selezione, interno o esterno<br />
all’organizzazione, può essere un facilitatore<br />
dei processi di valutazione in cui intervengono<br />
numerosi attori aziendali, che possono essere<br />
La selezione<br />
che parla arabo<br />
Una testimonianza di come cambia il processo di selezione da Paese a Paese? Ce la fornisce<br />
ATM, l’azienda di trasporto pubblico milanese che già da qualche anno gestisce la metropolitana<br />
leggera di Copenhagen e, da marzo 2011, anche il sistema metropolitano automatico del nuovo<br />
campus Princess Noura University, prestigioso ateneo femminile della capitale dell’Arabia Saudita,<br />
Riyadh. Il primo compito di ATM era selezionare il personale che poi si sarebbe occupato del<br />
servizio. Un lavoro tutt’altro che semplice: in Arabia, infatti, maschi e femmine non possono<br />
frequentare gli stessi luoghi. E quindi, in un'università femminile il personale di servizio non<br />
poteva che essere composto da sole donne. Altra piccola difficoltà: vincere la diffidenza iniziale<br />
delle donne e delle famiglie, visto che il mestiere di conducente della metropolitana è svolto<br />
perlopiù da personale maschile. «Ai colloqui – racconta Carlo Bianco, Responsabile ATM del<br />
progetto Riyadh – si presentavano o donne saudite, ovviamente ricchissime, annoiate dalla<br />
routine quotidiana o donne di altre nazionalità, egiziane o indiane ad esempio, più bisognose di<br />
lavoro». Niente affatto semplice, però, valutare donne il cui volto era completamente coperto dal<br />
velo. «Ci siamo avvalsi – continua Bianco – di una società di consulenza locale per una prima<br />
scrematura dei curricula, e poi ci siamo basati sui pochi elementi a disposizione: la conoscenza<br />
della lingua inglese e l’attenzione al linguaggio non verbale».<br />
assistiti nella loro attività di valutazione sia nella<br />
fase di concettualizzazione del problema, sia<br />
nei momenti di scelta di procedure e strumenti.<br />
Sono molti, come si è visto, i problemi da tenere<br />
in considerazione che possono influenzare gli<br />
esiti della selezione, ed è opportuno presentarli<br />
agli attori coinvolti nel processo di selezione<br />
affinché ne siano consapevoli. Anche nella fase<br />
conclusiva della valutazione, in cui il processo<br />
di decisione finale viene normalmente condotto<br />
dal management, lo specialista può offrire un<br />
contributo di metodo utile per ridurre i rischi<br />
di una decisione errata. n<br />
09
<strong>coverstory</strong> LINGUAGGIO IN UFFICIO<br />
La vita segreta<br />
delle parole al lavoro<br />
Manager e dirigenti parlano in codice. Parole talvolta<br />
poco intellegibili ai non addetti, spesso prestiti<br />
dall’inglese. Ma non si tratta di semplici convenzioni<br />
Francesco Varanini<br />
fvaranini@gmail.com<br />
consulente, formatore,<br />
docente universitario,<br />
giornalista e critico<br />
letterario esperto<br />
di letteratura<br />
ispanoamericana<br />
Viaggio intorno all’azienda<br />
La vita in azienda è fatta<br />
di comunicazione. La comunicazione<br />
è fatta di parole. Termini oramai codificati,<br />
entrati nel gergo e nel clima<br />
di ogni organizzazione. Conoscere<br />
il significato delle parole che usiamo<br />
quotidianamente vuol dire riappropriarsi<br />
delle proprie azioni. E scoprire che ogni<br />
parola non corrisponde a una semplice<br />
convenzione, perché ha una sua storia,<br />
spesso sorprendente. «Ogni voce – scrive<br />
Francesco Varanini in Nuove parole<br />
del manager (Guerini e associati, euro<br />
16,50) – è una narrazione con un suo<br />
ritmo, un suo sviluppo».<br />
G<br />
« iovanotto, posso chiedere informazioni<br />
su di lei a chi di dovere?»,<br />
chiede il libraio. «No, signore»,<br />
risponde il ragazzo in cerca di lavoro, Simon,<br />
un trasparente alter ego di Robert Walser,<br />
eccentrico narratore svizzero, autore dei<br />
Fratelli Tanner (1907).<br />
«Le informazioni di regola non valgono<br />
un soldo bucato», continua Simon. «Se lei<br />
pensa di impiegarmi, la prego di dimostrare<br />
un po’ più di coraggio della maggior parte<br />
degli altri padroni coi quali ho avuto a che<br />
fare, e di assumermi semplicemente in base<br />
all’impressione che le faccio». Il datore di<br />
lavoro è sorpreso. Ma riflette. La proposta<br />
è strana, ma vantaggiosa. «La sua sincerità<br />
mi piace, la farò lavorare otto giorni in prova.<br />
Se lei vale qualcosa, se le andrà di rimanere<br />
ancora da me, ne riparleremo insieme».<br />
Simon sceglie, non subisce scelte altrui.<br />
Dall’idea espressa dall’indeuropeo leg-:<br />
“cose raccolte per uno scopo”, discendono<br />
lexis: “discorso”, logos, “parola”. E lignum:<br />
“legna da ardere”, in origine “ciò che viene<br />
raccolto”. Di qui legere, “raccogliere le parole”.<br />
E quindi eligere (ex legere), “scegliere<br />
tra”. E ancora seligere (sed ligere), “scegliere<br />
“Con il tempo abbiamo<br />
capito che Darwin, più<br />
che di scelta, ci parlava<br />
di adattamento. Sopravvive<br />
chi trova l’ambiente adatto,<br />
chi si adatta all’ambiente’’<br />
allontanandosi da”: da un esempio, da un<br />
modello.<br />
Di qui il latino selectio. Che riappare nelle<br />
lingue moderne come termine scientifico.<br />
è Darwin a coniare nel 1857 l’espressione<br />
natural selection, originariamente in italiano<br />
selezione naturale. Con il tempo abbiamo<br />
capito che Darwin, più che di “scelta”, ci parlava<br />
di “adattamento”. Sopravvive chi trova<br />
l’ambiente adatto, chi si adatta all’ambiente,<br />
e anche - per i neo-darwinisti del ventesimo<br />
secolo - chi meglio adatta l’ambiente a se<br />
stesso.<br />
Qualcosa in più ci dice il reclutamento.<br />
Poco importa se abbiamo relegato la parola<br />
italiana nel vecchio lessico militare, e preferiamo<br />
recruitment. Inglese e italiano derivano<br />
dal francese recrue, “ricrescita”, “ricrescita<br />
delle forze armate”, prima in senso collettivo<br />
(1550), e poi rivolta alla scelta attenta della<br />
singola persona (1824). Il recruitment, in<br />
fondo, conferma la selection intesa come<br />
adattamento: ci parla di alimentazione di<br />
un sistema aperto.<br />
Far continuamente ricrescere il gruppo di<br />
persone che lavorano in una organizzazione.<br />
Arare e concimare per favorire lo sviluppo.<br />
E potare magari, come quando si devono<br />
“tagliare” risorse. Crescere, non a caso,<br />
discende dalla radice indeuropea kre-, da<br />
cui cereale, ma anche creazione.<br />
La “ricrescita” porterà alla fioritura, e darà<br />
frutti solo al termine di un ciclo che ha i suoi<br />
tempi e le sue intrinseche leggi. Un ciclo che<br />
non può essere ignorato o contraddetto. n<br />
Tratto da: Nuove parole del manager.<br />
113 voci per capire l’azienda<br />
10
<strong>coverstory</strong> AZIENDE E CONSULENTI<br />
Alla ricerca<br />
della qualità perduta<br />
Gli specialisti aziendali della selezione potevano contare<br />
sull’aiuto di altri professionisti esterni. Oggi l’arrivo di<br />
nuovi strumenti (web) e una maggiore attenzione ai costi<br />
hanno cambiato le cose. Ma non sempre in meglio<br />
Responsabile Area<br />
Sistemi manageriali<br />
e servizio in<br />
outsourcing di Ismo<br />
Pluriennale esperienza<br />
prima come professional,<br />
poi come HR manager<br />
in multinazionali italiane,<br />
statunitensi e giapponesi.<br />
{ di Roberto Ferrari<br />
roberto.ferrari@ismo.org<br />
C<br />
era una volta… “l’uomo giusto al posto giusto”, motto della selezione<br />
nei manuali di gestione del personale, nei documenti dei<br />
corsi per selezionatori, nel comune dialogo tra HR e manager.<br />
Motto impreciso: il posto “giusto” non c’è, l’uomo “giusto” nemmeno. Ma la<br />
‘<br />
prassi di identificare il profilo ideale del ruolo professionale o manageriale da<br />
ricoprire, la ricerca di fonti e canali appropriati<br />
per reclutare candidati “in linea con il profilo”<br />
erano comportamenti ricorrenti dei recruiter<br />
delle funzioni risorse umane, che a volte si avvalevano<br />
di consulenti di selezione o head hunter.<br />
La relazione interfunzionale tra la linea (capo<br />
diretto del futuro neoassunto) e la funzione hr<br />
(specialisti della selezione) ha da sempre generato<br />
conflittualità sui tempi (la linea chiedeva candidati<br />
“per ieri”, la funzione hr voleva stanziare<br />
un tempo adeguato al processo), sui contenuti<br />
(la linea voleva il “più esperto”, quasi in valori<br />
assoluti, gli specialisti della funzione del personale<br />
cercavano un equilibrio tra domanda e<br />
offerta di lavoro), sulle retribuzioni (per la linea<br />
l’urgenza di inserimento giustificava stipendi più<br />
elevati del valore del ruolo ricoperto, per l’hr<br />
l’equità era un “vincolo” non superabile). I selezionatori<br />
della funzione del personale spesso si<br />
avvalevano di buoni rapporti di partnership con<br />
società specializzate in consulenza di selezione,<br />
che supportavano non solo il processo di selezione,<br />
ma anche l’integrazione interfunzionale<br />
della committenza. Gli specialisti aziendali di<br />
selezione potevano contare su un’ampia gamma<br />
di consulenti, a seconda dei profili di ricerca, del<br />
livello gerarchico, del settore merceologico di ➤<br />
“I selezionatori della<br />
funzione del personale<br />
spesso si avvalevano<br />
di buoni rapporti<br />
di partnership con<br />
società specializzate<br />
in consulenza di<br />
selezione, che<br />
supportavano non solo<br />
il processo di selezione,<br />
ma anche l’integrazione<br />
interfunzionale della<br />
committenza”<br />
11
<strong>coverstory</strong><br />
<strong>coverstory</strong> AZIENDA E CONSULENTI<br />
“La quantità di ricerche di personale<br />
è diminuita negli ultimi anni per<br />
le difficoltà economico-finanziarie<br />
delle imprese, ma ciò che appare<br />
maggiormente in crisi è la qualità”<br />
riferimento, dei costi fissi e variabili della consulenza<br />
stessa. La funzione hr poteva contare su<br />
una molteplicità di consulenti di selezione che<br />
garantiva notevole specializzazione ed evitava<br />
monopoli di fornitura. Spesso tra committenza<br />
e consulenza si consolidava una relazione professionale<br />
di una certa stabilità, basata sulla<br />
conoscenza reciproca e sulla fiducia.<br />
La situazione attuale<br />
Nel recente passato l’attenzione delle funzioni hr<br />
e della linea manageriale è stata posta innanzitutto<br />
sulla sostenibilità di poter avviare ricerche<br />
di personale in momenti di crisi. La quantità di<br />
ricerche di personale è diminuita negli ultimi<br />
anni per le difficoltà economico-finanziarie delle<br />
imprese, ma ciò che appare<br />
maggiormente in<br />
In aiuto delle imprese<br />
Negli ultimi anni, vista la complessità del processo<br />
di selezione e le minori risorse a disposizione delle aziende,<br />
sono diventate sempre più protagoniste le agenzie<br />
per il lavoro, che affiancano le imprese alla ricerca di nuovo<br />
personale, anche per quanto riguarda i profili medio-alti.<br />
Fino a pochissimi anni fa il core business delle agenzie<br />
per il lavoro era quasi esclusivamente la somministrazione,<br />
un contratto che prevede l’assunzione del lavoratore presso<br />
l’agenzia, che poi lo “impiegava” presso un’azienda che<br />
lo richiedeva e con cui l’agenzia stipulava un contratto<br />
di lavoro. Oggi queste agenzie hanno allargato il proprio<br />
portfolio di servizi e sono molto attive – oltre alla<br />
somministrazione di lavoro – anche nel servizio di ricerca<br />
e selezione finalizzato all’assunzione, a tempo determinato<br />
o indeterminato, del candidato in azienda.<br />
crisi è la qualità dei processi,<br />
dei sistemi e degli<br />
strumenti di selezione.<br />
Numerose criticità caratterizzano<br />
questa valutazione.<br />
Innanzitutto<br />
le fonti. Molte società di<br />
somministrazione di lavoro<br />
hanno sostituito i<br />
consulenti di selezione,<br />
specie per le tipologie di<br />
ricerca di profili mediobassi.<br />
A volte vengono<br />
fornite candidature che<br />
per uno, due, tre mesi<br />
lavorano presso il committente.<br />
Se la prestazione è ok, l’azienda assume<br />
direttamente. Lo screening avviene “sul<br />
campo”. Infatti a volte si inseriscono due o tre<br />
persone. Chi performa meglio viene “stabilizzato”.<br />
La consulenza è gratuita (o quasi). Numerosi<br />
professional aziendali di selezione si rivolgono<br />
alle major companies di somministrazione, anche<br />
per risparmiare tempo e prevedere budget<br />
molto contenuti per realizzare processi di recruitment<br />
che possono basarsi sull’enorme quantità<br />
di candidature. Grandi velocità, qualche volta<br />
sbrigatività: «tanto… se non va, è prevista la<br />
sostituzione».<br />
La non esclusività dell’incarico<br />
Alcuni committenti hanno convinto certi consulenti<br />
di selezione che a volte l’incarico non possa<br />
essere assegnato in esclusiva. La motivazione<br />
risiede nella volontà di percorrere più strade,<br />
più conoscenze, più canali con tempestività,<br />
contestualmente e con ampia copertura del<br />
mercato del lavoro. Nei casi di questa natura<br />
si generano potenziali conflitti concorrenziali tra<br />
i consulenti e precarietà nella relazione con la<br />
committenza. Ma ciò che non appare è il problema<br />
più grave. Numerosi manager e professional<br />
ci hanno raccontato di recente di essere stati<br />
contattati da tre società di consulenza quasi<br />
contestualmente e dall’azienda stessa direttamente!<br />
Le conseguenze generano negatività<br />
nella relazione istituzionale, incomprensioni<br />
sui punti di riferimento, qualche aggressività<br />
in caso di insuccesso e qualche dubbio sull’etica<br />
professionale.<br />
12
Il problema del success fee<br />
Con una certa frequenza accade di incontrare richieste<br />
di collaborazione consulenziale per il recruitment<br />
subordinate all’accettazione del “compenso<br />
a risultato”. è noto che in una certa misura<br />
quasi tutti i contratti di consulenza di selezione<br />
hanno previsto e prevedono step graduali di riconoscimento<br />
dei compensi alla società incaricata<br />
di supportare la committenza. Come è noto, di<br />
solito gli step sono: 33% all’assegnazione dell’incarico,<br />
33% alla presentazione della “rosa finale”,<br />
34% all’assunzione del candidato prescelto. Vi è<br />
inoltre l’impegno a effettuare, senza altri oneri per<br />
il committente, una nuova ricerca nel caso in cui la<br />
persona assunta risultasse inadeguata o lasciasse<br />
la società durante il periodo di prova. Il success<br />
fee cui tendono sovente i committenti oggi intende<br />
invece riconoscere il compenso solo se il candidato<br />
presentato dalla consulenza verrà assunto, senza<br />
acconti intermedi. A volte non viene concessa l’esclusiva.<br />
è opinione diffusa tra parecchi consulenti<br />
di selezione che tale formula “deresponsabilizzi” il<br />
committente, che si sente relativamente poco impegnato<br />
nel favorire le condizioni più appropriate<br />
per attuare un processo di selezione organico, ben<br />
tempificato, efficace. è tra l’altro possibile che tale<br />
formula “deresponsabilizzi” anche il consulente, il<br />
quale al momento dell’acquisizione della commessa<br />
di selezione accetta l’incarico per ampliare potenzialmente<br />
il volume di affari e successivamente<br />
disinveste sui progetti a maggior rischio (quelli a<br />
success fee appunto) per concentrare le attenzioni<br />
su quelli a “valore”.<br />
L’e-recruitment: croce e delizia<br />
Da molti anni i selezionatori (aziendali e non)<br />
possono beneficiare di strumenti di supporto<br />
web-based che hanno consentito di velocizzare<br />
il processo di comunicazione della domanda di<br />
lavoro, di intercettare tempestivamente l’offerta,<br />
di ridurre significativamente i costi e gli investimenti<br />
per le notorietà della ricerca, per la<br />
Al lavoro vince...<br />
l’amore<br />
Attitudini. Conoscenze.<br />
Professionalità.<br />
Sono tanti gli aspetti<br />
che un selezionatore deve<br />
tenere in considerazione<br />
quando si appresta<br />
a scegliere un candidato.<br />
Ma sapere se una persona<br />
è produttiva pare sia<br />
molto più semplice: basta<br />
chiedere se è innamorata.<br />
Così, almeno, sostiene una<br />
ricerca condotta da una<br />
nota agenzia per il lavoro<br />
francese su oltre 1.100<br />
impiegati e candidati<br />
italiani e 100 responsabili<br />
hr di aziende clienti.<br />
L’85% degli impiegati<br />
intervistati e l’87%<br />
dei responsabili hr, infatti,<br />
è certo che l’amore abbia<br />
un effetto positivo sulla<br />
produttività lavorativa,<br />
perché la serenità<br />
favorisce la produttività.<br />
Però le stesse persone<br />
dichiarano che<br />
i single hanno più<br />
possibilità di fare carriera<br />
rispetto agli altri.<br />
L’amore fa bene<br />
alla produttività<br />
e non alla carriera?<br />
raccolta e la gestione delle candidature. Tutto<br />
ciò rappresenta un punto forte del recruitment<br />
grazie all’uso delle tecnologie informatiche. Non<br />
mancano però alcune criticità che influenzano<br />
l’efficacia del processo di selezione con l’uso di<br />
tale strumento:<br />
1. l’acquisizione delle candidature è quantitativamente<br />
rilevante e lo screening è assai oneroso,<br />
in quanto una prima selezione dei cv è fortemente<br />
time consuming;<br />
2. l’enorme facilità di risposta genera risposte<br />
multiple dei candidati che, spesso, in occasione<br />
di un primo contatto con la committenza o<br />
la consulenza non ricordano di aver risposto<br />
all’annuncio;<br />
3. l’e-recruitment in virtù di un costo contenuto<br />
e di una velocità di contatto rischia di diventare<br />
“il canale” del recruitment, cioè la “moda” di riferimento<br />
cui non ci si può sottrarre, limitando<br />
quindi la ricerca diretta, le relazioni professionali,<br />
altre forme di placement.<br />
Possiamo migliorare in futuro?<br />
è quasi certo che non ci ritroveremo nelle situazioni<br />
espansive del mercato del lavoro che<br />
abbiamo vissuto negli anni ‘70 e ‘90 dello scorso<br />
millennio. è altrettanto indubitabile che le imprese<br />
avranno sempre bisogno di inserire nuove<br />
risorse nel proprio organico per un naturale<br />
ricambio e per situazioni in crescita.<br />
Il miglioramento necessario nella definizione<br />
e gestione dei processi di selezione rispetto alla<br />
situazione attuale sarà possibile, a mio parere, se<br />
i vari ruoli coinvolti sapranno ricercare “maggiore<br />
parità”. Cioè meno subalternità tra selezionatore<br />
e candidato (reciproca, peraltro), tra committenza<br />
e consulenza, tra linea manageriale e funzione<br />
hr. Saper costruire una nuova relazione di interdipendenza<br />
e di fiducia potrà restituire alla<br />
selezione del personale quel ruolo relazionale, di<br />
scambio, di “misurazione reciproca” che recenti<br />
eventi hanno fatto un (bel) po’ svanire. n<br />
13
<strong>coverstory</strong><br />
Integrazione di risorse manageriali<br />
le regole<br />
per un buon inizio<br />
L’inserimento di un nuovo professionista<br />
in azienda è un momento delicato.<br />
Sia per la persona, sia per l’impresa. Strumenti<br />
idonei aiutano tuttavia a gestire efficacemente<br />
di Rafaella Mazzoli<br />
{<br />
rafaella.mazzoli@ezi.net<br />
Executive Search<br />
Consultant<br />
di Egon Zendher<br />
International<br />
Egon Zendher International<br />
è una società fondata<br />
del 1964 con una chiara<br />
visione: mettere al primo<br />
posto gli interessi<br />
dei propri clienti,<br />
consentendo loro<br />
di accrescere il proprio<br />
valore attraverso<br />
il reclutamento<br />
di management di alto<br />
livello. Oggi può contare<br />
su 410 consulenti dislocati<br />
in 38 paesi.<br />
forte cambiamento; l’ingresso in un’azienda in<br />
evoluzione; l’inserimento in un’azienda familiare<br />
per chi ha operato in aziende multinazionali.<br />
In tutte queste situazioni, gli obiettivi cui puntano<br />
sia l’azienda sia il manager inserito sono la<br />
piena efficacia nel ruolo nel minor tempo possibile.<br />
Il manager dovrà dimostrare da subito<br />
la capacità di focalizzarsi sulle giuste priorità<br />
dando prova del suo potenziale e ripagando l’investimento<br />
che l’azienda ha fatto su di lui. Ciò<br />
vale ancora di più per le posizioni senior.<br />
Ottenere questi benefici in modo rapido è<br />
l’obiettivo di tutti, ma nella pratica può rivelarsi<br />
difficile.<br />
Abbiamo esperienza diretta del problema:<br />
ricerchiamo sul mercato risorse da inserire in<br />
azienda, e, in molti casi, assumiamo anche l’incarico<br />
specifico di supportare l’inserimento. I casi<br />
di maggior successo sono quelli in cui riusciamo<br />
ad applicare un processo rigoroso che consente<br />
di accelerare l’integrazione della persona nella<br />
nuova situazione lavorativa.<br />
Ogni integrazione è a suo modo unica, però<br />
possono essere individuati alcuni momenti chia-<br />
Lintegrazione di risorse manageriali in azienda dall’esterno è un momento<br />
delicato sia per la persona che entra nella nuova realtà aziendale sia<br />
per la società che la accoglie. I fattori concreti che aumentano la complessità<br />
dell’inserimento – e il livello delle aspettative – possono essere diversi:<br />
‘<br />
un nuovo incarico che copre geografie non conosciute; il mandato di portare<br />
ve e, in parallelo, strumenti idonei per gestire<br />
efficacemente ogni fase.<br />
Iniziamo dal definire il successo: un’integrazione<br />
ben riuscita si misura attraverso la velocità<br />
con cui il manager inserito riesce a impadronirsi<br />
di cinque aspetti fondamentali:<br />
1. assumere la leadership operativa: mostrare<br />
di essere padrone delle leve operative del ruolo,<br />
attribuendo, in modo graduale, le giuste priorità.<br />
Nei casi migliori, il manager si concentra da<br />
subito sulle priorità e mostra in questo modo<br />
padronanza del ruolo e credibilità;<br />
2. prendere la guida del team: conoscere il team<br />
e guidarlo. Nei casi migliori, il manager in breve<br />
tempo sviluppa una connessione personale con il<br />
team, ne padroneggia le dinamiche e interviene<br />
quasi da subito per introdurre miglioramenti;<br />
3. allinearsi con gli stakeholder: accertarsi che<br />
14
i propri obiettivi di business e personali siano<br />
allineati con le aspettative dei decisori chiave,<br />
costruendo progressivamente l’allineamento. Nei<br />
casi migliori, il manager dedica attenzione a questo<br />
aspetto anche prima di entrare in azienda,<br />
ne fa oggetto di indagine esplicita, ed è in grado<br />
di posizionarsi correttamente da subito;<br />
4. inserirsi nella cultura: capire le regole – scritte<br />
e non scritte – di “come ci si comporta” in quella<br />
azienda. Nei casi migliori, il manager entra in<br />
azienda avendo già sviluppato una sensazione di<br />
come comportarsi, quindi è percepito da subito<br />
come un elemento costruttivo e integrato con<br />
la cultura;<br />
5. definire una strategia di lungo termine: capire<br />
e comunicare quali saranno le azioni da realizzare<br />
per portare risultati nel medio-lungo termine.<br />
Nei casi migliori, il manager ha già una visione<br />
strategica sul lungo termine fin dai primi giorni<br />
in azienda, e la usa esplicitamente per dare forma<br />
al proprio comportamento.<br />
Prima del debutto<br />
La strada per il successo passa da azioni che<br />
partono già prima dell’inserimento del manager.<br />
Quando interveniamo per accelerare l’integrazione<br />
di un manager che abbiamo selezionato,<br />
raggruppiamo le attività in tre fasi distinte:<br />
1. la preparazione dell’inserimento: investire<br />
ex ante sul successo. In questa fase il manager<br />
ha l’unica chance di riflettere, prima di trovarsi<br />
travolto dal day-by-day, su aspetti chiave come<br />
l’allineamento con gli stakeholder, le specificità<br />
della cultura e la strategia di lungo termine;<br />
“La diagnosi della<br />
cultura aziendale<br />
e il confronto con<br />
la cultura di provenienza<br />
consentono<br />
di evidenziare<br />
le possibili trappole<br />
comportamentali da<br />
evitare e i comportamenti<br />
che saranno apprezzati<br />
dall’organizzazione”<br />
Manager in rosa?<br />
Quanta strada<br />
da fare...<br />
Lo chiamano “tetto<br />
di vetro”. È il fenomeno<br />
per cui, a parità di<br />
competenze e potenziale,<br />
le donne manager<br />
non riescono ancora oggi<br />
a raggiungere gli stessi<br />
livelli gerarchici dei<br />
colleghi uomini. Il motivo?<br />
Fondamentalmente<br />
culturale. Perché<br />
l’integrazione delle<br />
risorse manageriali<br />
in una nuova azienda<br />
passa anche attraverso il<br />
riconoscimento del valore<br />
specifico che le donne<br />
dirigenti possono offrire.<br />
Lo scorso novembre<br />
il quinto Forum Cultura<br />
d’impresa organizzato<br />
dal Sole 24 Ore ha<br />
fatto luce sul tema della<br />
leadership femminile.<br />
Ricordando come, a fronte<br />
di un tasso di occupazione<br />
che distanzia le donne<br />
dagli uomini di 13 punti<br />
percentuali e di retribuzioni<br />
nettamente inferiori<br />
per le signore a parità<br />
di mansioni dei colleghi<br />
di sesso maschile,<br />
la redditività delle aziende<br />
con un miglior equilibrio<br />
tra donne e uomini<br />
nel top management<br />
sia statisticamente<br />
migliore. La leva<br />
da azionare? Costruire<br />
nuovi paradigmi di gestione<br />
delle risorse umane,<br />
hanno spiegato i relatori.<br />
2. i primi trenta giorni: massimizzare l’impatto<br />
iniziale. Le prime azioni che il manager realizza<br />
avranno un’influenza sproporzionata su come la<br />
persona sarà percepita, quindi sono un elemento<br />
cardine per l’integrazione;<br />
3. dai 30 ai 90 giorni: dimostrare la capacità di<br />
ottenere risultati. Il manager deve mostrare di<br />
aver individuato azioni che impattano sui risultati<br />
di business. Le fasi precedenti servono a ridurre<br />
il tempo per arrivare a questa fase.<br />
Mappare i collaboratori<br />
Nella fase di preparazione dell’inserimento, sono<br />
consigliati strumenti idonei a rendere esplicite<br />
e trasferibili al manager informazioni normalmente<br />
“nascoste” nelle pieghe del funzionamento<br />
aziendale.<br />
Ad esempio la “diagnosi” della cultura aziendale<br />
e il confronto con la cultura di provenienza<br />
della persona consentono di evidenziare le<br />
possibili trappole comportamentali da evitare e<br />
i comportamenti che saranno apprezzati dall’organizzazione.<br />
In molti casi, l’organizzazione che<br />
riceve il manager vuole utilizzare l’inserimento<br />
anche per far evolvere la propria cultura: in<br />
questi casi, è utile descrivere anche la cultura<br />
“obiettivo”, per individuare e condividere gli<br />
elementi su cui il nuovo manager può incidere<br />
positivamente.<br />
Suggeriamo di utilizzare strumenti di “mappatura”<br />
sia degli stakeholder chiave e delle loro<br />
attese, sia del gruppo dei collaboratori e delle sue<br />
dinamiche. Questi strumenti consentono di esplicitare<br />
una serie di elementi “soft” preziosissimi<br />
per il manager, permettendogli di posizionarsi<br />
in modo rapido e coerente verso gli stakeholder,<br />
di acquisire credibilità con i collaboratori<br />
e padronanza delle dinamiche del proprio team.<br />
Inoltre, è opportuna una tempestiva riflessione<br />
sull’impostazione dell’agenda dei primi<br />
giorni, per iniziare velocemente a concentrarsi<br />
sugli interlocutori e sulle attività essenziali per<br />
conseguire gli obiettivi del ruolo e rassicurare<br />
l’organizzazione mediante comportamenti coerenti<br />
e focalizzati.<br />
Nei primi trenta giorni, il manager inserito inizia<br />
a gestire il business, ma contemporaneamente<br />
continua il suo percorso di apprendimento. In<br />
questa fase suggeriamo strumenti che consentono<br />
al manager di acquisire efficacia sugli aspetti<br />
chiave della gestione, in particolare:<br />
1. analisi degli early wins, ovvero una riflessione<br />
sull’identificazione di azioni che possono essere ➤<br />
15
<strong>coverstory</strong> integrazione di risorse manageriali<br />
INTERVENTO IN TRE FASI PER ACCELERARE L’INTEGRAZIONE NEL NUOVO RUOLO<br />
1<br />
2<br />
Leadership<br />
operativa<br />
Guida<br />
del team<br />
FASE 1 PReparazione<br />
Investire<br />
sul successo<br />
analisi della situazione<br />
FASE 2 30 giorni<br />
Massimizzare<br />
l’impatto iniziale<br />
check a 30 giorni<br />
FASE 3 90 giorni<br />
Dimostrare la capacità<br />
di ottenere risultati<br />
review a 90 giorni<br />
3<br />
4<br />
5<br />
Allineamento con<br />
gli stakeholders<br />
Integrazione<br />
nella cultura<br />
Focus sul<br />
lungo termine<br />
diagnosi culturale<br />
mappatura degli<br />
stakeholder<br />
analisi del team<br />
priorità e decisioni<br />
dei “primi giorni”<br />
primi successi<br />
workshop con il team<br />
Veloci.<br />
Ma con metodo<br />
Cosa si chiede a un<br />
manager appena arrivato<br />
in azienda? Di integrarsi<br />
nel nuovo ruolo il più<br />
velocemente possibile,<br />
individuando subito<br />
le priorità sulle quali<br />
focalizzarsi. Una missione<br />
davvero difficile.<br />
Però è possibile ottenere<br />
un buon risultato basando<br />
le proprie azioni<br />
su un processo rigoroso<br />
in grado di individuare<br />
e definire i momenti chiave<br />
dell’integrazione e fornire<br />
gli strumenti idonei<br />
per gestire in maniera<br />
efficace ogni fase.<br />
messe in campo da subito per ottenere risultati<br />
e allo stesso tempo consolidare la credibilità<br />
del manager, in quanto chiare e coerenti con le<br />
aspettative degli stakeholder;<br />
2. analisi e miglioramento delle dinamiche di<br />
team, tramite ad esempio interviste ai principali<br />
collaboratori e un workshop di discussione tra<br />
collaboratori e manager, per rendere esplicito ciò<br />
che funziona e ciò che va messo a punto.<br />
A valle dei primi 90 giorni, l’attività che consideriamo<br />
fondamentale è raccogliere un feedback<br />
approfondito sui primi tre mesi di attività del<br />
manager per capire quali sono stati i risultati<br />
ottenuti, sia per quanto concerne il business, sia<br />
per le dimensioni soft, quali la guida del team,<br />
l’allineamento con gli stakeholder e l’integrazione<br />
con la cultura aziendale.<br />
Tutti questi strumenti si basano sulla stretta<br />
collaborazione tra manager inserito, hiring manager<br />
e HR manager, che devono essere disposti a<br />
discutere apertamente e genuinamente su temi a<br />
“Spesso in azienda è difficile<br />
rendere esplicite le dimensioni<br />
soft che tutti danno per scontate;<br />
per farle emergere è necessario<br />
un rapporto di stretta fiducia<br />
tra tutti gli interlocutori”<br />
volte delicati. Peraltro, l’investimento fatto dall’azienda<br />
in questa fase si ripaga immediatamente<br />
in termini di rapido return on investment. In<br />
questa fase, il nostro ruolo è quello di facilitatori<br />
di questo sensibile dialogo, grazie alla fiducia che<br />
ci concedono sia l’azienda, sia il manager che<br />
abbiamo selezionato.<br />
Integrazione: serve il facilitatore<br />
In conclusione: le nostre osservazioni sul campo<br />
ci portano a ritenere che adottare un approccio<br />
strutturato come quello che abbiamo descritto<br />
consente una riduzione drastica nei tempi di integrazione,<br />
fino a dimezzarli rispetto alla norma.<br />
Talvolta l’importanza del processo di integrazione<br />
è sottovalutato, sottostimando i benefici<br />
derivanti da una rapida integrazione. Spesso in<br />
azienda è difficile rendere esplicite le dimensioni<br />
soft che tutti danno per scontate; per farle emergere<br />
è necessario un rapporto di stretta fiducia tra<br />
tutti gli interlocutori. Inoltre, nella maggior parte<br />
delle aziende – non solo italiane – è difficile trovare<br />
una solida “cultura del feedback” che consente<br />
di fornire esplicite indicazioni su aree di forza e<br />
di sviluppo senza che ciò venga percepito come<br />
una “aggressione” all’individuo. A volte, molto<br />
semplicemente, c’è difficoltà nel trovare il tempo<br />
di allineare tutte le parti coinvolte.<br />
Un ruolo chiave è quello dell’HR manager, che<br />
in questi interventi può esercitare un ruolo critico<br />
ponendosi come “facilitatore” tra il manager<br />
inserito e l’azienda. Affiancando la linea manageriale<br />
in questa fase, l’HR può garantire la riuscita<br />
dell’inserimento e contribuire in modo visibile al<br />
successo del business. n<br />
16
Se pensi ad una Soluzione<br />
per il Personale,<br />
stai pensando a noi.<br />
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<strong>coverstory</strong> aziende che assumono<br />
Neolaureati cercasi<br />
da testare sul campo<br />
La revisione, core business di KPMG, è per sua natura<br />
un’attività anticiclica. Ma basta questo a spiegare<br />
perché una delle aziende più appetibili per i giovani<br />
laureati è alla continua ricerca di candidati?<br />
Principal Executive<br />
Search<br />
di KPMG Advisory<br />
di Marina Pastorelli<br />
{<br />
mpastorelli@kpmg.it<br />
In uno scenario generale caratterizzato da dati drammatici sulla disoccupazione<br />
giovanile in Italia e in particolare in alcune aree del Paese,<br />
abbiamo voluto approcciare una realtà che, nonostante la crisi, non<br />
ha rallentato il suo processo di assunzione di neolaureati ma, invece, intende<br />
proseguire massicciamente la campagna di recruiting anche nel 2012.<br />
Francesco Spadaro<br />
Partner Responsabile<br />
Risorse Umane<br />
di KPMG Italia<br />
fspadaro@kpmg.it<br />
Abbiamo affrontato il tema con Francesco Spadaro,<br />
Partner Responsabile Risorse Umane di<br />
KPMG, network internazionale di servizi professionali<br />
alle imprese, presente in Italia con 28<br />
uffici e oltre 3mila dipendenti.<br />
In un contesto macroeconomico così complesso,<br />
KPMG continua a offrire opportunità professionali<br />
ai giovani?<br />
«Vorrei partire sul tema della selezione con un<br />
commento positivo. In KPMG abbiamo chiuso<br />
il 2011 inserendo circa mille nuove risorse e ci<br />
attendiamo di ripetere questo risultato anche<br />
nel 2012.<br />
Un ulteriore spunto positivo: il trend di crescita<br />
o almeno di mantenimento del flusso di ingressi<br />
rispetto al 2011 è presente su tutto il territorio<br />
nazionale, visibile quindi in tutti i 28 uffici dove<br />
KPMG opera in Italia. Noi facciamo selezione su<br />
tutto il territorio, in moltissime università italiane,<br />
cercando il potenziale non solo negli istituti<br />
più blasonati. Questo ci permette di entrare in<br />
contatto con la componente più dinamica del<br />
Paese qualunque sia l’area di provenienza. Un<br />
grande numero di inserimenti riguarda anche<br />
giovani laureati del sud».<br />
Perché, nonostante lo scenario recessivo, KPMG<br />
continua ad assumere un numero così significativo<br />
di risorse?<br />
«Occorre premettere che uno dei caratteri distintivi<br />
del servizio professionale di KPMG deriva<br />
dalla multidisciplinarietà che si esplica nelle<br />
quattro maggiori aree disciplinari della revisione,<br />
dell’advisory, dell’accounting e della consulenza<br />
fiscale e societaria. Proprio per mantenere e<br />
rafforzare tale componente multidisciplinare,<br />
gli ingressi del 2012 sono previsti in tutte le discipline<br />
indicate. Peraltro ci sono alcuni fattori<br />
specifici che vanno considerati: la revisione, che<br />
rappresenta la nostra principale area disciplinare,<br />
è un’attività di tipo contabile, pubblicistica, per<br />
18
I MESTIERI DI KPMG<br />
SPECIALIZZAZIONE PER SETTORE<br />
FINANCAL<br />
SERVICES<br />
Consumer<br />
Markets<br />
Industrial<br />
Markets<br />
Information<br />
Communications<br />
Infrastructure<br />
Government<br />
ATTIVITà<br />
Audit<br />
Tax & Legal<br />
Advisory Services<br />
Banking<br />
Consumer Finance<br />
Insurance<br />
Investment<br />
Management<br />
Leasing<br />
Apparel/Textiles<br />
Consumer<br />
Products<br />
Food, Beverages<br />
& Tobacco<br />
Paper/Packaging<br />
Retail<br />
Catering<br />
Automotive<br />
Aerospace/Defence<br />
Chemicals<br />
Electronics<br />
Engineering<br />
Pharmaceutical<br />
Healthcare<br />
Oil & Gas/Mining<br />
Printing/<br />
Publishing<br />
Advertising<br />
Hotels/Travel<br />
Leisure/Tourism<br />
Media/Marketing<br />
Software/<br />
Computer Services<br />
Building<br />
Construction<br />
Property<br />
Outsourcing<br />
Support services<br />
Transportation/<br />
Logistics<br />
Steel/Other metals<br />
Telecommunications<br />
Utilities<br />
sua natura anticiclico; la nostra offerta così ampia<br />
di servizi riesce inoltre a intercettare fabbisogni<br />
emergenti legati a momenti congiunturali, come<br />
ristrutturazioni, internazionalizzazione, gestione<br />
del rischio per citarne alcuni».<br />
Vi è comunque qualche disciplina che esigerà<br />
nel 2012 una maggiore alimentazione di nuove<br />
risorse?<br />
«Il risk and compliance e l’information risk management<br />
nell’advisory, il trasfer pricing e il<br />
custom duty nella consulenza fiscale certamente<br />
rappresenteranno alcune delle priorità di ricerca<br />
nel 2012. Teniamo comunque presente che la<br />
revisione continuerà a rappresentare il maggiore<br />
canale di ingresso e quindi di priorità di ricerca<br />
e selezione per il nostro network».<br />
Quali caratteristiche vengono selezionate nei<br />
candidati a queste posizioni?<br />
«Per quanto concerne la formazione, cerchiamo<br />
prevalentemente laureati in economia e in<br />
ingegneria con un ottimo curriculum scolastico<br />
e con una buona conoscenza dell’inglese. Relativamente<br />
alle soft skills, testiamo le capacità<br />
analitiche e di problem solving, le doti relazionali,<br />
la predisposizione a lavorare in team. Non<br />
Una storia lunga<br />
più 50 anni<br />
KPMG è uno dei principali<br />
network di servizi<br />
professionali alle imprese,<br />
leader nella revisione<br />
e organizzazione<br />
contabile, nella consulenza<br />
manageriale e nei<br />
servizi fiscali, legali e<br />
amministrativi. Il network<br />
KPMG è attivo in 150<br />
Paesi del mondo con oltre<br />
138mila professionisti.<br />
L’obiettivo di KPMG è<br />
trasformare la conoscenza<br />
in valore per i clienti, per<br />
la propria comunità e per<br />
i mercati finanziari. Le<br />
società aderenti a KPMG<br />
forniscono alle aziende<br />
clienti una vasta gamma<br />
di servizi multidisciplinari<br />
secondo standard<br />
d’eccellenza omogenei<br />
a livello internazionale.<br />
Presente in Italia da oltre<br />
50 anni, KPMG conta più<br />
di 3mila professionisti,<br />
166 partner e 28 sedi<br />
sul territorio nazionale.<br />
ultimo, cerchiamo anche un imprinting eticovaloriale<br />
della persona, in grado di recepire in<br />
tempi rapidi la nostra cultura».<br />
Vengono messe in atto particolari prassi di<br />
selezione?<br />
«A questo proposito vorrei citare un’iniziativa<br />
particolare, a cui teniamo molto, che ha come<br />
target gli studenti del primo e secondo anno della<br />
laurea specialistica. Si tratta di un concorso<br />
internazionale, l’International case competition,<br />
che KPMG ha ideato per far competere giovani<br />
preparati di tutte le nazionalità su Business Cases.<br />
In Italia selezioniamo ogni anno venti studenti<br />
che vanno a comporre cinque squadre che si<br />
sfidano a livello nazionale. La squadra vincente<br />
rappresenterà poi KPMG Italia nella finale internazionale<br />
che si svolgerà a Hong Kong. La case<br />
competition consente di testare efficacemente le<br />
capacità dei candidati di lavorare su situazioni<br />
reali, immaginando soluzioni e mettendo alla<br />
prova l’agilità di pensiero».<br />
Per garantire obiettivi di selezione così ambiziosi,<br />
quali sono i principali fattori di attrazione che<br />
vengono messi in campo?<br />
«Innanzitutto proponiamo un’immediata of- ➤<br />
19
<strong>coverstory</strong> aziende che assumono<br />
ASSUNZIONI KPMG<br />
584 614 1081<br />
FY2008-09<br />
FY2009-10<br />
ferta formativa professionale di grande portata<br />
e interesse per i neolaureati, che si sostanzia in<br />
tre settimane di formazione in aula nel primo<br />
semestre dall’ingresso in KPMG. Nel secondo<br />
semestre la formazione si completa con ulteriori<br />
due settimane in aula e alcune sessioni di<br />
e-learning focalizzate su competenza linguistica<br />
e temi di compliance normativa.<br />
A questo si accompagna una proposta contrattuale,<br />
quella dell’apprendistato professionalizzante,<br />
solida e motivante, con vincolo di<br />
assunzione minima del 95% al termine del periodo<br />
di apprendistato.<br />
In termini più generali, una realtà come la<br />
nostra viene percepita comunque come una palestra,<br />
un’ottima opportunità di acquisire quella<br />
strumentazione di base tecnica, organizzativa<br />
e relazionale che diventa bagaglio di valore del<br />
proprio percorso professionale. Entrando in un<br />
network multidisciplinare, il mestiere scelto<br />
all’ingresso può essere anche solo una prima<br />
esperienza professionale dalla quale partire per<br />
ulteriori frontiere di competenza».<br />
Quali sono i canali che vengono privilegiati<br />
per avvicinare i candidati?<br />
«L’inserimento di 600 neolaureati all’anno presuppone<br />
la messa a punto di una macchina organizzativa<br />
in grado di valutare circa 10mila potenziali<br />
FY2010-11<br />
Le Big Four<br />
Kpmg è a oggi, insieme<br />
a Pricewaterhouse<br />
Coopers, Deloitte &<br />
Touche e Ernst & Young,<br />
una delle più importanti<br />
società di revisione<br />
e consulenza al mondo.<br />
I risultati collocano<br />
la multinazionale olandese<br />
al vertice di queste grandi<br />
realtà: secondo una<br />
recente analisi del Sole<br />
24 Ore è infatti KPMG<br />
a guidare la classifica<br />
con un 28,1%<br />
di quota di mercato.<br />
candidati. In questa ottica i canali sempre attivi<br />
sono molteplici e vanno dagli incontri organizzati<br />
da università e altre istituzioni per promuovere<br />
la conoscenza tra studenti e mondo del lavoro<br />
(job meeting, career days, off campus ecc.) all’attuazione<br />
di stage curriculari capaci di avvicinare<br />
lo studente prossimo al completamento del suo<br />
percorso di studi alla sperimentazione di differenti<br />
discipline per aiutarlo nel suo orientamento.<br />
Un’efficace azione di recruiting deriva anche<br />
dalla presenza di partner e manager KPMG in<br />
seminari e corsi di laurea nelle materie affini alle<br />
proprie esperienze professionali, in grado quindi<br />
di svolgere un’attività continua di informazione<br />
sui nostri mestieri. Siamo poi attivi sui principali<br />
social network di natura professionale o privati.<br />
Adottiamo quindi una strategia integrata multicanale,<br />
proponendoci comunque sempre al target<br />
di ricerca come l’azienda dell’eccellenza tecnicoprofessionale.<br />
Questo impegno peraltro sembra<br />
confermato dai risultati del recente sondaggio<br />
internazionale condotto dalla società Universum<br />
che, su un campione di 83mila studenti di 12 Paesi,<br />
posiziona KPMG al secondo posto nel mondo,<br />
dopo Google, tra le società migliori dove iniziare<br />
la propria carriera lavorativa».<br />
Quali sono le eventuali difficoltà che si incontrano<br />
nel processo di recruiting?<br />
«Momento congiunturale e di incertezza come<br />
l’attuale rappresenta comunque una sfida di rilievo<br />
per l’azienda che assume. Da un lato infatti<br />
la minor competizione presente sul mercato del<br />
lavoro rende più facile il compito per effetto di<br />
una crescente numerosità di candidature. D’altro<br />
canto tuttavia risulta più difficile valutare la<br />
vera motivazione del candidato che si rivolge<br />
a una determinata professione anche a causa<br />
della scarsità di offerte alternative sul mercato<br />
del lavoro.<br />
In questo momento si gioca quindi un’ulteriore<br />
sfida di qualità: c’è infatti la possibilità di<br />
attrarre risorse di livello e competenze differenziate<br />
che in altri momenti congiunturali si<br />
sarebbero rivolte ad altre professionalità. Sta<br />
quindi all’azienda sostanziare e valorizzare con<br />
formazione, esperienza, contenuti professionali,<br />
prospettive di carriera e di crescita personale<br />
la scelta del candidato. Con la crisi si entra in<br />
una nuova fase dove il valore della competenza<br />
torna centrale. KPMG in questa prospettiva vuole<br />
posizionarsi come una delle realtà di riferimento<br />
per il terziario avanzato». <br />
n<br />
20
<strong>coverstory</strong> scenari<br />
STRUMENTI<br />
Cacciatori sì<br />
ma anche consulenti<br />
Le società di selezione, in particolare quelle di head<br />
hunting, si stanno evolvendo per offrire alle aziende<br />
un servizio più ampio. In una parola: consulenza<br />
Paolo Calori<br />
paolo.calori@gmail.com<br />
Senior Consultant<br />
di People Directions<br />
I<br />
l processo di ricerca e selezione<br />
affidato, in particolare,<br />
alle società di head hunting è<br />
strutturato in sei fasi principali.<br />
1. Analisi della posizione<br />
e del contesto organizzativo<br />
in cui è inserita<br />
Raccolta delle informazioni relative all’azienda<br />
cliente, al contesto organizzativo<br />
e alla posizione da ricercare. Definizione<br />
del profilo ideale e del “branding” della<br />
posizione.<br />
2. Definizione della strategia<br />
di ricerca e avvio della ricerca<br />
Individuazione degli strumenti/metodi di<br />
ricerca: database e sito internet della società,<br />
annunci, “caccia diretta” e network<br />
dei consulenti. Individuazione delle aziende<br />
di riferimento e delle posizioni organizzative<br />
per la “caccia diretta”.<br />
3. Valutazione dei candidati<br />
e presentazione della posizione<br />
e dell’azienda cliente<br />
Selezione delle candidature: screening dei<br />
curricula, interviste telefoniche, colloqui<br />
personali, individuali e/o di gruppo, test<br />
psicologici. Analisi delle competenze professionali,<br />
delle caratteristiche personali e<br />
delle motivazioni per valutare l’alternativa<br />
professionale proposta.<br />
4. Presentazione della “rosa” dei<br />
candidati e scelta del candidato<br />
Scelta dei candidati da presentare al cliente<br />
e predisposizione di schede di presentazione<br />
per ogni candidatura. Individuazione<br />
della candidatura preferita dal cliente.<br />
5. Assistenza per l’illustrazione<br />
e l’eventuale negoziazione<br />
del pacchetto retributivo<br />
con la candidatura prescelta<br />
6. Supporto al cliente e al<br />
candidato nei primi sei mesi<br />
dall’ingresso nell’organizzazione<br />
aziendale<br />
Alcune società di selezione e, in particolare,<br />
quelle di head hunting, sono evolute<br />
o stanno evolvendo verso la fornitura<br />
alle organizzazioni clienti di un servizio<br />
più ampio, che va al di là della ricerca e<br />
selezione: un servizio consulenziale. La<br />
motivazione principale di questa evoluzione<br />
è da ricercare nella volontà di fornire<br />
un valore aggiunto maggiore al cliente<br />
o di differenziarsi rispetto ai concorrenti.<br />
Il servizio di consulenza si articola nelle<br />
seguenti tipologie principali:<br />
a) Analisi e valutazioni organizzative.<br />
Partendo da una ricerca di personale è<br />
possibile approfondire aspetti organizzativi<br />
sul ruolo da ricoprire e sulle funzioni organizzative<br />
coinvolte. Si possono dare risposte,<br />
per esempio, alle seguenti domande:<br />
esiste il ruolo da ricercare o è preferibile<br />
modificarlo? Quali sono le caratteristiche<br />
del ruolo presso le organizzazioni concorrenti?<br />
Come sono organizzate le funzioni<br />
aziendali coinvolte nell’ambito della struttura<br />
organizzativa della concorrenza? Possiamo<br />
modificare il ruolo organizzativo per inserire<br />
nell’organizzazione un talento?<br />
b) Analisi e valutazione<br />
del mercato di riferimento per<br />
specifiche posizioni organizzative.<br />
Le organizzazioni possono avere l’esigenza<br />
di comprendere meglio – per esempio prima<br />
di un’eventuale ricerca di personale – quale<br />
sia la situazione del mercato del lavoro<br />
riguardo a una o più posizioni organizzative<br />
specifiche. In questo caso la società di selezione<br />
è chiamata a realizzare una mappatura<br />
del “bacino” di riferimento. <br />
n<br />
“Con i servizi di<br />
consulenza la società<br />
di selezione vogliono<br />
fornire valore aggiunto<br />
o differenziarsi<br />
dalla concorrenza”<br />
21
<strong>coverstory</strong> situazioni e paradossi<br />
Paura<br />
di volare<br />
In molti si dichiarano insoddisfatti della propria<br />
situazione lavorativa. Dicono di voler cambiare aria.<br />
Ma poi si tirano indietro. I motivi? Il timore<br />
di andare incontro a incertezze dovute anche<br />
a un comportamento non sempre etico delle aziende<br />
{<br />
di Enrico Cazzulani<br />
enrico.cazzulani@arethusa.it<br />
Partner<br />
di Arethusa<br />
Dirigente aziendale<br />
dal 1978, ha ricoperto<br />
la carica di responsabile<br />
del personale in importanti<br />
imprese multinazionali.<br />
Oggi è segretario<br />
nazionale AIDP e partner<br />
di Arethusa, società<br />
specializzata in ricerca,<br />
consulenza e selezione.<br />
Misurarsi con la realtà concreta, avere a che fare con i problemi<br />
quotidiani, spesso ti fa toccare con mano l’esistenza di paradossi<br />
insospettati e insospettabili per chi non li vive da vicino.<br />
Prendiamo il mercato del lavoro di cui tanto si parla in questi giorni. Il problema<br />
all’attenzione generale è la mancanza di occasioni di lavoro, ma che cosa accade<br />
quando le occasioni ci sono? Qui entra in gioco,<br />
spesso, una situazione paradossale. Infatti da un<br />
lato sempre più persone esprimono la propria<br />
insoddisfazione, il desiderio di cambiare aria e<br />
ambiente, la voglia di crescere e di affrontare<br />
nuove sfide. Ma poi, al dunque, molti si tirano<br />
indietro.<br />
Nella mia esperienza professionale mi è capitato<br />
e sempre più spesso mi capita di avere a<br />
che fare con questo problema: come convincere<br />
i candidati ad accettare le sfide implicite nelle<br />
nuove opportunità. Il tema non è la posizione,<br />
non è la retribuzione, ma è la paura del cambiamento,<br />
la paura di spiccare il volo.<br />
Sembra incomprensibile. Ma è davvero incomprensibile?<br />
Davvero le persone di questa generazione<br />
hanno meno confidenza in se stessi e più<br />
paura del nuovo rispetto al passato?<br />
In realtà, se solo cerchiamo di andare dentro<br />
al fenomeno e di comprenderne le ragioni, vediamo<br />
che tali comportamenti spesso non sono<br />
infondati, non derivano da blocchi psicologici<br />
o da irrazionali paure, ma sono una risposta<br />
difensiva a problemi reali.<br />
Innanzitutto, la situazione di incertezza generale<br />
che, oramai da diversi anni, pervade la<br />
nostra società, non può non generare un atteggiamento<br />
difensivo e conservatore. Crisi economica,<br />
ristrutturazioni aziendali, alto livello<br />
di disoccupazione, difficoltà di trovare valide<br />
opportunità occupazionali in caso di necessità,<br />
insicurezza economica, timori per il futuro, sono<br />
tutti elementi che creano un senso di precarietà<br />
cui si tende a rispondere tenendosi stretto quanto<br />
già si ha e si conosce bene (il mio lavoro, la<br />
mia azienda, i miei capi, i miei colleghi). Meglio<br />
stare in un ambiente noto e, pur con tutti i suoi<br />
difetti, percepito come sicuro che affrontare il<br />
mare aperto.<br />
A questa ragione derivante dalla situazione<br />
22
Talent Management<br />
come cultura aziendale<br />
generale di scenario, se ne aggiunge un‘altra di<br />
cui è responsabile il comportamento di alcune<br />
aziende, spesso non molto etico. Mi riferisco ai<br />
casi di modifica dei contenuti della posizione rispetto<br />
a quanto prospettato in sede di assunzione,<br />
ai cambiamenti organizzativi che intervengono<br />
prima del completamento del periodo di prova<br />
(merger, acquisizioni, fusioni, ristrutturazioni)<br />
che impattano direttamente sulle persone<br />
neoassunte, fino ai licenziamenti “ad nutum”<br />
che intervengono in periodo di prova e che non<br />
derivano da un oggettiva analisi delle capacità<br />
professionali, ma da tutt’altre considerazioni,<br />
comprese le esigenze di contenimento costi.<br />
Anche questi elementi, spesso derivanti non<br />
da esperienze dirette ma da racconti di amici e<br />
colleghi (e quindi forse un po’ enfatizzati), naturalmente<br />
contribuiscono a generare e rafforzare<br />
la “paura di volare”.<br />
Questa sindrome, oramai abbastanza diffusa,<br />
non rappresenta solo un problema per gli head<br />
hunter, o un fastidio per i responsabili della selezione,<br />
spesso alle prese con spiacevoli rinunce<br />
dell’ultima ora. Viceversa, questo fenomeno<br />
pone un problema più ampio ai responsabili<br />
del personale in termini di motivazione: come<br />
motivare chi è in azienda affinché vi rimanga<br />
per scelta e non per timore dell’ignoto e come<br />
motivare i candidati a “comprare” la nuova sfida<br />
e la propria azienda.<br />
La risposta può essere data, a mio parere, soltanto<br />
costruendo una forte credibilità aziendale<br />
fondata su principi etici solidi e condivisi che<br />
siano la base di un nuovo contratto sociale. n<br />
I<br />
Vittorio Maffei<br />
vmaffei@infojobs.it<br />
Managing Director<br />
di InfoJobs.it<br />
l Talent Management sta emergendo<br />
anche nel nostro Paese come strumento<br />
fondamentale per il successo<br />
e per la stessa sopravvivenza delle aziende<br />
nei prossimi anni.<br />
Per comprendere l’importanza del fenomeno,<br />
InfoJobs.it, in collaborazione con<br />
la MIB School of Management ha realizzato<br />
un’indagine conoscitiva (settembre/<br />
ottobre 2011) su un campione di aziende<br />
di medio-grandi dimensioni. L’intero report è consultabile al link<br />
www.infojobs.it/aziende/indagine-gestione-dei-talenti.<br />
L’indagine rileva che il livello di sviluppo delle pratiche di gestione dei<br />
talenti in Italia è ancora molto legato alle competenze e alla creatività<br />
delle persone che in azienda hanno la responsabilità su tali processi,<br />
mentre non appare ancora incidere in modo significativo sulle pratiche<br />
aziendali il lavoro di sistematizzazione e ricerca svolto delle fonti esterne<br />
quali le università, i centri di ricerca e le grandi società di consulenza.<br />
Al di là del segnale chiaro emerso riguardo alla correlazione positiva<br />
tra l'utilizzo di pratiche esplicite di Talent Management e le performance<br />
dell'impresa in termini di tassi di crescita sui mercati, dai dati possono<br />
essere estrapolate alcune tendenze, ancor più interessanti se confrontate<br />
con i dati della survey Mercer (http://dld.bz/mercer2010) relativi<br />
ai trend europei e mondiali del Talent Management.<br />
L’HRM in Italia pare ancora<br />
piuttosto conservativo<br />
Solo il 25% delle imprese straniere si dichiara ancora in recessione,<br />
contro il 40% di quelle italiane. Questo farebbe pensare che le imprese<br />
italiane abbiano maggiori necessità di far evolvere i loro sistemi<br />
di gestione dei talenti verso soluzioni innovative. Eppure, sorprendentemente,<br />
mentre le imprese straniere che giudicano adeguati i loro<br />
attuali sistemi sono il 20%, quelle italiane sono tra il 40 e il 60% del<br />
nostro campione.<br />
Se comparato a quello delle imprese dei Paesi occidentali più evoluti,<br />
l'approccio italiano al Talent Management è ancora un passo indietro.<br />
La ricerca però ha evidenziato che il 42% delle imprese intervistate<br />
sta pianificando di introdurre a breve questo processo e la previsione<br />
è di un ulteriore incremento di priorità nei prossimi 3-5 anni.<br />
Il Talent Management non riguarda solo l’élite ma anche i blue e white<br />
collars. Da un lato la pressione della crisi spinge verso la regressione<br />
del rapporto impresa-lavoratore che torna in molte realtà a diventare<br />
un mero costo da minimizzare, dall'altro lo skill shortage e talent gap<br />
mettono le imprese di fronte all’evidente necessità di considerare tutti<br />
i lavoratori delle risorse su cui investire per garantirsi operatività e<br />
crescita nel futuro. Questo dualismo, che vivono molte direzioni del<br />
personale, è destinato sempre più a creare tensioni e spinte innovative<br />
i cui risultati vedremo nei prossimi anni.<br />
23
<strong>coverstory</strong> psicologia del lavoro<br />
L’assessment<br />
da sfogliare<br />
Pilastri della capacità decisionale, approcci psicometrici,<br />
valutazione e metodi applicativi. Un libro da non<br />
perdere per chi si occupa di selezione del personale<br />
di Andrea Castiello d’Antonio<br />
{<br />
casti.a@tiscali.it<br />
Psicologo<br />
del lavoro e delle<br />
organizzazioni,<br />
consulente di<br />
gestione & sviluppo<br />
delle risorse umane<br />
e coach<br />
èda poco uscita la seconda edizione di un testo che ha visto originariamente<br />
la luce nel 1997, mai tradotto in italiano. L’autore, che è<br />
uno dei maggiori esponenti internazionali della psicologia applicata<br />
al lavoro, è professore emerito presso la Bowling Green State University (Dipartimento<br />
di Psicologia): questo è il suo terzo volume specificatamente dedicato<br />
alle questioni della selezione e della valutazione<br />
delle risorse umane e ha diverse caratteristiche<br />
di interesse. I quindici capitoli che compongono<br />
Assessment, Measurement, and Prediction for Personnel<br />
Decisions di Robert M. Guion sono suddivisi<br />
in tre sezioni dedicate ai “fondamentali” della presa<br />
di decisione nell’ambito degli staff delle risorse<br />
umane, agli approcci psicometrici alla valutazione,<br />
e ai metodi applicativi. Oltre cinquanta pagine di<br />
bibliografia e un utilissimo indice analitico completano<br />
quest’opera che probabilmente diverrà<br />
uno dei testi di riferimento per i prossimi anni nel<br />
campo dell’assessment psicologico del personale.<br />
Detto ciò, conviene ricollegarsi a quanto sopra<br />
accennato, cioè alle caratteristiche di interesse<br />
e di utilità che un testo ampio come questo (630<br />
pagine) può avere agli occhi di coloro che si occupano<br />
di selezione e valutazione.<br />
L’importanza di saper decidere<br />
Innanzitutto va evidenziato un aspetto inconsueto<br />
che lo rende originale rispetto alla gran parte di<br />
volumi sull’argomento, e cioè l’enfasi sulla presa<br />
di decisione. Tutti sappiamo che “l’ultimo atto”,<br />
per così dire, di ogni processo di assessment è<br />
costituito dalla presa di decisione finale che, il<br />
più delle volte, è di carattere binario: il soggetto<br />
selezionato entra o non entra nell’organizzazione,<br />
e il soggetto valutato – tipicamente in valutazione<br />
del potenziale – è inserito in un percorso di<br />
mobilità, sviluppo e quant’altro, oppure è indirizzato<br />
verso altri iter, come il consolidamento<br />
o la ricollocazione su ruoli meno impegnativi.<br />
Il problema è dunque quello di giungere a tale,<br />
ultima fase avendo compiuto una serie di passi<br />
affidabili, metodologicamente fondati, che diano<br />
– nella sostanza – una ragionevole sicurezza di<br />
compiere la scelta giusta. Non si tratta di un problema<br />
da poco (anche se è spesso affrontato nella<br />
pratica con poca attenzione) e Guion si sofferma a<br />
sottolineare la necessità di unire tecnica e teoria,<br />
azione concreta e ipotesi verificabili: in una parola,<br />
unire lo spirito “scientifico” con l’orientamento<br />
“applicativo”. Si tratta di un buon suggerimento,<br />
da non trascurare, dato che nel nostro Paese è da<br />
sempre presente la dannosa dicotomia che vede<br />
24
da un lato lo spirito “accademico”, tutto rivolto<br />
a tecnicalità che sono perlopiù percepite come<br />
astruse da chi opera nelle Direzioni del Personale<br />
e, all’estremo opposto, lo spirito “pragmatico”<br />
di coloro che nulla sanno, ma fanno, applicando<br />
pseudo-teorie e approcci inventati sul momento,<br />
funzionali a cogliere lo spirito dei tempi: velocità<br />
di attuazione e costi bassi. è consigliabile diffidare<br />
delle scoperte e delle grandi innovazioni declamate<br />
e ingigantite come l’ultima novità nel campo<br />
dell’assessment. Come afferma Guion, il più delle<br />
volte si tratta di pseudo-novità, di rivisitazioni di<br />
cose ampiamente conosciute o, peggio, di vere e<br />
proprie invenzioni che nulla hanno di scientifico,<br />
da tradurre operativamente con: non garantiscono<br />
alcuna affidabilità nei risultati.<br />
Aggiornarsi sempre<br />
A tutto ciò aggiungerei il doppio aspetto problematico<br />
delle “mode”, da un lato, e dei “prodotti<br />
da vendere”, dall’altro: l’insieme di tali variabili<br />
altamente inquinanti ha fatto slittare il campo<br />
della psicologia applicata all’assessment delle<br />
risorse umane in una sorta di terra di nessuno,<br />
ove chiunque può proporre ciò che vuole, con<br />
qualche speranza di essere ascoltato e seguito.<br />
Da tale punto di vista è da rilevare la necessità<br />
di un aggiornamento professionale continuo per<br />
tutti coloro che si occupano di personale in ottica<br />
valutativa, soprattutto se si tratta di risorse che<br />
“Sarebbe davvero utile<br />
che i professionisti<br />
e i responsabili delle<br />
risorse umane nelle<br />
organizzazioni avessero<br />
chiare nella loro mente<br />
le differenze sostanziali<br />
dei vari approcci e,<br />
soprattutto, le loro<br />
ricadute pratiche”<br />
Psicologia<br />
a stelle e strisce<br />
Assessment,<br />
Measurement, and<br />
Prediction for Personnel<br />
Decisions<br />
di Robert M. Guion<br />
(Routledge, Taylor &<br />
Francis Group, 2011).<br />
Seconda edizione<br />
di un testo scritto<br />
nel 1997 e mai tradotto<br />
in italiano. si tratta<br />
di un libro dedicato alla<br />
selezione e alla valutazione<br />
delle risorse umane.<br />
Il suo autore, Robert M.<br />
Guion, è docente<br />
alla Bowling Green State<br />
University (Usa).<br />
non possiedono, di base, una conoscenza e una<br />
competenza di stampo psicologico applicato alla<br />
vita organizzativa.<br />
Passaggi “frettolosi”<br />
Tornando al testo di Guion, in alcuni casi si ha<br />
la sensazione che l’autore avrebbe potuto essere<br />
più specifico nel formulare le proprie opinioni<br />
su particolari aspetti: ad esempio, il Modello<br />
delle Competenze è trattato sbrigativamente e<br />
con l’unico riferimento al suo fondatore, David<br />
McClelland, ignorando tutto ciò che dopo di lui è<br />
stato sviluppato, mentre una critica interessante<br />
è indirizzata verso la Teoria dei Big Five che,<br />
applicata in selezione e valutazione del personale<br />
per mezzo dei test e questionari oggi in commercio,<br />
rivela non pochi problemi (a cui l’autore fa<br />
solo alcuni cenni). In ultimo, una nota un poco<br />
più tecnica. Ciò che Guion accenna di sfuggita<br />
(ed è noto solo ad alcuni specialisti dell’assessment)<br />
è il suo posizionamento teorico: egli, infatti,<br />
è esponente dell’approccio “psicometrico”<br />
che rappresenta uno degli approcci di base della<br />
psicologia e che si concretizza – in pratica, nel<br />
mondo del lavoro – nel dare maggiore credibilità<br />
ai “sistemi di misura” e quindi alle tecniche di<br />
assessment considerate oggettive.<br />
Tanti approcci, tutti legittimi<br />
Altri approcci enfatizzano con identica legittimità<br />
gli aspetti psicosociali o psicodinamici, rivolgendosi<br />
verso metodologie e tecniche differenti oppure<br />
utilizzate in modo molto diverso. Sarebbe davvero<br />
utile che i professionisti e i responsabili delle risorse<br />
umane nelle organizzazioni avessero chiare<br />
nella loro mente le differenze sostanziali dei vari<br />
approcci e, soprattutto, le loro ricadute pratiche. Ad<br />
esempio, troppo spesso le direzioni del personale<br />
accettano di effettuare un behavioral assessment<br />
(valutazione del comportamento organizzativo)<br />
invece di un personality assessment (valutazione<br />
della personalità organizzativa), o viceversa, senza<br />
rendersi conto di ciò che significa una simile scelta,<br />
sia in fase applicativa e tecnica che nell’ottenimento<br />
dei risultati di valutazione. Risultati sui quali, come<br />
Guion sempre sottolinea, è basata la decisione del<br />
responsabile delle risorse umane. <br />
n<br />
25
<strong>coverstory</strong> development center<br />
Quando la crescita<br />
passa dall’ascolto<br />
Laboratori e seminari sono alla base di una<br />
tecnica di gestione delle risorse umane focalizzata<br />
sullo sviluppo invece che sulla valutazione<br />
Paolo Augugliaro<br />
augugliaro@studio-am.it<br />
Laureato in Psicologia,<br />
è partner dello studio a&m<br />
che opera nella consulenza<br />
alla direzione del personale.<br />
N<br />
onostante il Development Center<br />
sia oggi una metodologia piuttosto<br />
diffusa in ambito aziendale,<br />
ricca di testimonianze circa la sua applicazione<br />
e il suo utilizzo, non sempre il senso<br />
attribuito risulta univoco. Partendo dalla disamina<br />
di alcune delle più rilevanti pubblicazioni<br />
apparse sull’argomento, proveremo a<br />
tracciare una classificazione delle forme e dei<br />
tipi di Development sperimentati negli ultimi<br />
vent’anni, ben consapevoli della difficoltà di<br />
annoverare tutte le pratiche che rientrano<br />
in questa categoria di strumenti.<br />
Le tipologie<br />
Una ormai tipica classificazione delle tipologie<br />
di Development Center è quella di<br />
Griffith e Goodge che, adottando un criterio<br />
cronologico di apparizione sul mercato,<br />
propongono la divisione tra Development<br />
Center di prima, seconda e terza generazione.<br />
Considerando la difficoltà di far rientrare<br />
tutte le applicazioni che si trovano in<br />
letteratura nella classificazione degli autori,<br />
proponiamo nei Development Center di seconda<br />
generazione tre diverse formule, che<br />
descriveremo di seguito.<br />
I Development Center di prima<br />
generazione o “diagnostici”<br />
Rientrano nel primo tipo i Development<br />
Center caratterizzati da un assessment di<br />
forma classica, composti da una sessione<br />
di valutazione della durata variabile di una o<br />
due giornate e da una successiva sessione<br />
di feedback, immediatamente dopo l’evento.<br />
La gestione del processo è totalmente di<br />
responsabilità dell’azienda: tanto la valutazione<br />
che l’elaborazione del Piano di Sviluppo<br />
sono infatti appannaggio dell’azienda che<br />
26<br />
rimane la detentrice dei dati e l’ultimo arbitro<br />
della loro applicazione.<br />
I Development Center di seconda<br />
generazione o “di sviluppo”<br />
Distingueremo, in questo ambito, tre forme:<br />
i Development Center intesi come Laboratorio,<br />
come seminario e come work trial.<br />
1. Laboratorio. è forse la forma più vicina<br />
al concetto di development, in cui l’evento<br />
cessa di essere una prova per divenire esso<br />
stesso un momento di training e di sviluppo.<br />
Un primo elemento che lo distingue è<br />
l’uso delle prove non come test ma come<br />
occasioni in cui sperimentare se stessi.<br />
La restituzione del feedback subito dopo<br />
la prova e la possibilità di risperimentare<br />
se stessi in prove similari o parallele è ciò<br />
che nel particolare caratterizza tale formula,<br />
rendendo l’evento una palestra o laboratorio<br />
più che una situazione di esame.<br />
“Tanto la valutazione<br />
che l’elaborazione<br />
del Piano<br />
di Sviluppo sono<br />
appannaggio<br />
dell’azienda che<br />
rimane la detentrice<br />
dei dati e l’ultimo<br />
arbitro della loro<br />
applicazione”<br />
2. Seminari. Sono tipologie di eventi costruite<br />
sulla formula di un seminario o workshop,<br />
finalizzate alla definizione di un piano di sviluppo.<br />
Sono caratterizzati da un momento di<br />
assessment classico (prima giornata) seguito<br />
da un momento di feedback (seconda giornata)<br />
e di preparazione/formazione all’impostazione<br />
di un Personal development plan<br />
(Pdp). Quello successivo (terza giornata) è<br />
un momento di sintesi in cui i partecipanti<br />
vengono invitati a formulare il Pdp e a condividerlo<br />
con gli osservatori.<br />
3. Work Trial. Tali forme di Development<br />
Center, se pur rappresentano una parte<br />
residuale delle applicazioni, hanno una<br />
notevole rilevanza sul piano dell’efficacia e<br />
dell’originalità, in queste situazioni di lavoro<br />
vere e proprie utilizzate a fini di sviluppo. In<br />
tali formule i partecipanti vengono inseriti<br />
in ambienti di lavoro virtuali o reali, con la<br />
videoregistrazione delle performance tenute<br />
dai soggetti e la successiva discussione<br />
con un assessor/trainer.<br />
I Development Center di terza<br />
generazione o “di autosviluppo”<br />
Sono Development Center in tutto e per<br />
tutto simili a quelli di laboratorio già descritti,<br />
salvo l’assenza degli assessor e la gestione<br />
in autonomia dell’evento da parte dei<br />
partecipanti. Rari nella loro diffusione, sono<br />
caratterizzati da una durata in genere non<br />
inferiore ai cinque giorni e dalla presenza di<br />
un assessor nel ruolo di facilitatore. Sono<br />
chiamati di autosviluppo poichè la decisione<br />
sulle dimensioni da sviluppare e il modo in<br />
cui sperimentarsi sono a carico dei partecipanti.<br />
Così l’azienda gioca un ruolo del tutto<br />
accessorio quale “sponsor” dell’evento. n
<strong>coverstory</strong> costruire un'azienda<br />
signori<br />
in carrozza<br />
Sono in partenza i treni di NTV,<br />
azienda che in meno di quattro<br />
anni ha inserito più di 500<br />
persone nelle diverse direzioni<br />
Senior Consultant<br />
di Hdu (Human<br />
development unit),<br />
divisione<br />
di consulenza hr<br />
di Giunti O.S.<br />
La partenza<br />
«La nostra è stata, ed è tutt’ora, una sfida nella<br />
sfida. Come è facilmente immaginabile, costruire<br />
una nuova realtà di così grande rilevanza<br />
e impatto è un qualcosa di molto stimolante e<br />
complesso. Ci siamo mossi da subito con l’idea<br />
di ricercare persone in grado di coniugare competenze<br />
tecnico-specialistiche con competenze<br />
comportamentali, privilegiando tutte quelle risorse<br />
che avessero lavorato in contesti differenti<br />
e d’eccellenza, per creare un’azienda eterogenea,<br />
dove la diversità di esperienze e provenienze<br />
diventasse un forte valore aggiunto per la realizzazione<br />
di nuovi modelli di servizio.<br />
Grazie anche all’aiuto di alcuni partner fra<br />
i quali Studio Staff e Giunti O.S., abbiamo implementato,<br />
per tutte le figure professionali che<br />
stavamo ricercando, un iter di selezione mi-<br />
➤<br />
{ di Luca Mori<br />
l.mori@giuntios.it<br />
S<br />
e siete viaggiatori abituali “ad alta velocità”, non vi sarà sicuramente<br />
sfuggita la novità di questo inizio d'anno: parte Italo, il treno veloce<br />
di NTV. Per far muovere i treni è stato necessario un grande lavoro,<br />
creando da zero tutta la struttura della nuova società. In questa sfida la funzione<br />
risorse umane ha avuto un ruolo fondamentale, rispondendo alle esigenze dei<br />
clienti interni con un’attività di selezione continua<br />
e intensa che a partire dal 2008 fino a oggi<br />
ha portato all’inserimento di oltre 500 persone<br />
distribuite in tutte le direzioni aziendali.<br />
Abbiamo chiesto a Ilaria Alfonso, Responsabile<br />
Selezione e Sviluppo di NTV, di raccontare<br />
in esclusiva a Direzione del Personale questa<br />
esperienza. Ecco la sua testimonianza.<br />
“Ci siamo mossi<br />
da subito con l’idea<br />
di ricercare persone<br />
in grado di coniugare<br />
competenze<br />
tecnico-specialistiche<br />
con competenze<br />
comportamentali,<br />
privilegiando tutte<br />
quelle risorse che<br />
avessero lavorato<br />
in contesti differenti<br />
e d’eccellenza”<br />
27
<strong>coverstory</strong> costruire un'azienda<br />
1 2<br />
L'ultimo treno<br />
Italo rappresenta l'ultima<br />
frontiera del treno.<br />
Realizzato nelle officine<br />
Alstom AGV, ha una<br />
motorizzazione distribuita<br />
su tutto il convoglio:<br />
non ci sono le motrici<br />
di testa e di coda e questo<br />
consente un aumento<br />
della capienza di bordo<br />
del 20%. Più spazio,<br />
quindi, ma anche più<br />
comfort (foto 1 e 3)<br />
e sicurezza: ampi corridoi,<br />
grande luminosità,<br />
una Carrozza cinema<br />
(foto 2) e consumi<br />
energetici ridotti del 30%.<br />
Il comfort non è solo<br />
sui treni, ma anche<br />
a terra: in ogni stazione<br />
infatti ci sarà una Casa<br />
Italo in cui acquistare<br />
biglietti, lavorare in wi-fi,<br />
informarsi sui servizi<br />
o semplicemente rilassarsi<br />
(foto 4).<br />
rato a valutare le caratteristiche individuali in<br />
un’ottica sistemica, al fine di comprendere come<br />
queste potessero essere compatibili con il contesto,<br />
il gruppo e i valori aziendali. Per ciascun<br />
ruolo siamo partiti dalla costruzione del profilo<br />
ideale (un vero e proprio identikit del candidato)<br />
per poi passare alla pubblicazione della ricerca,<br />
allo screening dei curricula, alle convocazioni e<br />
alla selezione in sede.<br />
Il percorso<br />
Colloqui, dinamiche e test sono solo alcune delle<br />
attività che hanno fatto parte del processo,<br />
basato su una metodologia che punta sul lavoro<br />
congiunto di più valutatori per limitare il più<br />
possibile la soggettività a vantaggio dell’organizzazione.<br />
Abbiamo infatti creato un team che<br />
fosse in grado di valutare le candidature su diversi<br />
aspetti, cercando di individuare il potenziale, soffermandoci<br />
su caratteristiche che potessero farci<br />
scegliere le migliori candidature immaginandole<br />
in un contesto di lavoro fortemente dinamico,<br />
dove la crescita personale sarà il miglior riconoscimento<br />
dei risultati che ciascuno conseguirà.<br />
Il welfare aziendale sarà personalizzabile<br />
secondo le esigenze di ciascuno e l’ambiente di<br />
lavoro sarà sicuramente coinvolgente e tecnologicamente<br />
all’avanguardia.<br />
Due grandi progetti<br />
1. La selezione Allievi macchinisti, condotta dalle<br />
Direzioni Produzione e Personale da aprile a<br />
settembre 2010, ha permesso di individuare 100<br />
candidati tra le 13mila candidature. Responsabilità<br />
e capacità di intervento sono i requisiti<br />
fondamentali richiesti a questa figura professionale<br />
in cui le caratteristiche personologiche e<br />
comportamentali giocano un ruolo fondamentale<br />
accanto a competenze cognitive (problem solving<br />
operativo e flessibilità), realizzative (orientamento<br />
al risultato e iniziativa) e relazionali (capacità<br />
comunicative, relazionali e gestione dei conflitti).<br />
Le metodologie utilizzate (test psicoattitudinali,<br />
di personalità e assessment center), unite alle<br />
differenti competenze dei selezionatori (tecniche<br />
e psicologiche), hanno portato al risultato sperato:<br />
comprendere l’attitudine al ruolo di giovani<br />
neodiplomati senza esperienza specifica e individuare<br />
le loro potenzialità. In questo caso test<br />
attitudinali creati ad hoc e test di valutazione<br />
della personalità quali il 16PF e il BFQ (Big Five<br />
“Per ciascun<br />
ruolo siamo partiti<br />
dalla costruzione<br />
del profilo ideale,<br />
un vero e proprio<br />
identikit del candidato,<br />
per poi passare<br />
alla pubblicazione<br />
della ricerca,<br />
allo screening<br />
dei curricula, alle<br />
convocazioni e alla<br />
selezione in sede”<br />
28
L'azienda ai raggi X<br />
Partito grazie all'iniziativa di quattro soci<br />
e a ingenti investimenti, il progetto NTV<br />
ha grandi ambizioni. All'insegna della qualità<br />
3 4<br />
Questionnaire) hanno contribuito a rendere il<br />
processo più veloce e oggettivo.<br />
2. La selezione del Personale operativo viaggiatori,<br />
in tutto 650 persone da dedicare ai servizi<br />
in stazione e bordo treno, è un progetto ancora<br />
in corso. Le Direzioni Personale e Viaggiatori<br />
hanno definito i profili ideali delle figure ricercate<br />
(hostess e steward, train manager, station manager,<br />
train specialist) che costituiscono l’elemento<br />
guida per l’individuazione dell’equipaggio e del<br />
modello di servizio da erogare. In questo caso<br />
le competenze ricercate variano in funzione<br />
del ruolo e vanno dalle capacità comunicative<br />
all’orientamento al cliente, dalla capacità di<br />
gestione dei reclami all’orientamento al risultato,<br />
dall’iniziativa alla capacità di leadership<br />
e di negoziazione. Il processo prevede l’invio<br />
della propria candidatura esclusivamente online<br />
(compilando un cv form e il test di inglese<br />
nell’area Opportunità di lavoro del sito aziendale)<br />
e la successiva fase di recruiting e di screening<br />
gestita interamente via web con l’ausilio di un<br />
applicativo software che effettua un match tra<br />
profilo ideale e candidature pervenute. I candidati<br />
idonei sono poi convocati per effettuare le<br />
diverse prove selettive previste: test psicoattitudinali<br />
e di indagine comportamentale quali<br />
il Cst (Customer support test), test di inglese,<br />
assessment center, colloqui con psicologi esperti<br />
e con i responsabili NTV.<br />
"Non perdere questo treno" è stato il primo<br />
slogan utilizzato da NTV nel 2008 per lanciare<br />
le selezioni: a distanza di quasi quattri anni possiamo<br />
dire che siamo pronti a ripetere l’invito,<br />
stavolta diretto a tutti coloro che vorranno fare<br />
di Italo il loro treno».<br />
n<br />
Formazione<br />
vincente<br />
Per lavorare in NTV<br />
non basta essere bravi.<br />
Bisogna imparare l'arte<br />
dell'ospitalità. Per questo<br />
l'azienda ha dato vita<br />
alla Scuola di ospitalità<br />
per preparare e formare<br />
figure professionali come<br />
train manager, train<br />
specialist, station manager,<br />
station specialist, hostess<br />
e steward di bordo.<br />
Un ingente investimento<br />
iniziale per 40 corsi che<br />
hanno l'obiettivo di creare<br />
una vera e propria cultura<br />
di servizio e un solido<br />
spirito di squadra.<br />
È<br />
il primo operatore privato italiano sulla<br />
rete ferroviaria ad alta velocità, ed è il<br />
primo operatore al mondo a utilizzare<br />
il nuovissimo e super tecnologico treno Alstom<br />
AGV, detentore del primato di velocità ferroviaria.<br />
Ai quattro soci fondatori (Luca Cordero di<br />
Montezemolo, Gianni Punzo, Diego Della Valle<br />
e Giuseppe Sciarrone), che detengono complessivamente<br />
il 33,5% del capitale, si sono<br />
aggiunti successivamente Intesa Sanpaolo<br />
(20%), Assicurazioni Generali (15%), Alberto<br />
Bombassei (5%), la famiglia Seragnoli (5%) e<br />
infine SNCF (20%). Il servizio, che partirà entro<br />
qualche mese, collegherà a regime, con la sua<br />
flotta di 25 treni chiamati Italo, nove città (Torino,<br />
Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Salerno,<br />
Venezia e Padova) e 12 stazioni, offrendo viaggi di<br />
grandissima qualità, massimo comfort, tecnologia<br />
innovativa e grande varietà di intrattenimento. In<br />
ogni stazione, NTV sarà presente con una Casa<br />
Italo, un centro di servizio multifunzionale in cui i<br />
viaggiatori, assistiti da personale NTV, potranno<br />
acquistare i biglietti, informarsi sui servizi Italo,<br />
rilassarsi o lavorare con il wi-fi.<br />
Un miliardo di opportunità<br />
Al centro di questo progetto, che ha richiesto<br />
un investimento privato di un miliardo di euro,<br />
c'è il sogno di una mobilità ecologica e veloce<br />
e la volontà di offrire un servizio di grandissima<br />
qualità, in cui siano valorizzati il passeggero e il<br />
tempo del suo viaggio. Le tecnologie permettono<br />
infatti al cliente business di lavorare sul<br />
pc portatile, proprio come se fosse in ufficio,<br />
grazie alla connessione internet sempre fluida,<br />
garantita da tre differenti sistemi: satellite, wi-fi<br />
e Umts. Chi invece desidera rilassarsi può scegliere<br />
la Carrozza cinema e assaporare un film<br />
in prima visione sugli schermi HD con impianto<br />
sonoro di ultima generazione. L’offerta interattiva<br />
comprende anche un portale di bordo, con<br />
oltre 250 ore di contenuti audio e video, e un<br />
canale tv live. Insomma, a ciascuno il suo. Che<br />
è poi lo spirito con il quale Italo si presenta sul<br />
mercato: un treno per tutte le esigenze e per<br />
tutti i tipi di viaggiatori.<br />
29
www.infojobs.it
strumenti<br />
{32. MONDO LEGALE/1 Work in progress di Franco Toffoletto}<br />
{36. MONDO LEGALE/2 Pensioni, si cambia di Pietro Gremigni}<br />
{41. Un impegno da non sottovalutare di Maurizio Manicastri e David Trotti}<br />
{42. Una pratica diffusa da gestire con attenzione di Bernardina Calafiori}<br />
{44. In carcere per imparare di Maurizio Bertoli e Stefano Bertolina}<br />
{47. La sfida della bellezza oggi di Massimiliano Santoro}<br />
{48. Le differenze che ci rendono uguali di Duilio Cau}<br />
{50. Il gruppo nasce in armonia di Patrizia Farnetti e Ira Orsini}<br />
{53. SPECIALE Congresso AIDP 2012 Badesi}<br />
«Aprì la riunione di autopresentazione<br />
dicendo ai nuovi collaboratori:<br />
/ l’obbedienza non è più una virtù.<br />
/ Loro sorrisero: / finalmente un capo<br />
col quale si poteva collaborare.<br />
/ Poi aggiunse: purtroppo»<br />
di Massimo Ferrario
strumenti mondo legale/1<br />
Work in<br />
progress<br />
Il contesto normativo attuale<br />
Anzitutto, una delle tipologie contrattuali istituite<br />
dal legislatore per agevolare l’ingresso dei giovani<br />
nel mondo del lavoro è costituita dal contratto<br />
di apprendistato.<br />
Esso costituisce un contratto di lavoro a tempo<br />
indeterminato ed è finalizzato alla formazione e<br />
all’occupazione dei giovani. Infatti, al termine del<br />
periodo di apprendistato, le parti possono recedere<br />
con preavviso dal contratto, ai sensi dell’articolo<br />
2118 del Codice civile Se, invece, nessuna delle<br />
parti dà disdetta, il rapporto prosegue automa-<br />
Contratto unico, articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, salario<br />
minimo, apprendistato e riorganizzazione degli ammortizzatori<br />
sociali. Sono questi i temi intorno a cui gravita il dibattito<br />
relativo alla riforma del lavoro al fine di fronteggiare la situazione di crisi<br />
attuale e agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro soprattutto dei giovani.<br />
Nel nostro Paese, infatti, la percentuale di giovani<br />
fra i disoccupati è pari al 30,1% (novembre 2011), di<br />
gran lunga superiore alla media europea: in Italia,<br />
2 milioni di giovani sono, infatti, senza lavoro.<br />
Per far fronte a tale situazione, il Governo ha<br />
intenzione di approvare al più presto una riforma<br />
del diritto del lavoro per rilanciare la crescita e<br />
l’occupazione.<br />
Ma prima di procedere alla valutazione delle<br />
proposte di riforma, è opportuno analizzare<br />
gli strumenti offerti dall’ordinamento giuridico<br />
vigente.<br />
ticamente come un ordinario rapporto di lavoro<br />
subordinato a tempo indeterminato.<br />
Tale contratto ha subito nel nostro ordinamento<br />
una lunga evoluzione a partire dalla legge n. 25<br />
del 1955 fino ad arrivare al Testo unico dell’apprendistato,<br />
approvato con il dlgs n. 167 del 2011.<br />
Questo recente intervento legislativo ha razionalizzato<br />
tutte le disposizioni normative in<br />
materia di apprendistato ed ha introdotto alcuni<br />
elementi innovativi.<br />
Il Testo unico conferma la tripartizione dell’apprendistato<br />
nelle tre tipologie: apprendistato per la<br />
qualifica e per il diploma professionale, apprendistato<br />
professionalizzante o contratto di mestiere e,<br />
infine, apprendistato di alta formazione e ricerca.<br />
Il contratto di apprendistato ha da sempre<br />
previsto condizioni favorevoli per il datore di<br />
lavoro, in cambio di obblighi formativi. Anche<br />
in quest’ambito, i recenti interventi legislativi<br />
32
Proseguono le contrattazioni per<br />
la riforma del lavoro. L’obiettivo?<br />
Un contratto unico che agevoli<br />
l’inserimento dei giovani. Sarà<br />
questa la soluzione alla crisi del<br />
mercato e dell’occupazione?<br />
Perché non puntare sugli<br />
strumenti giuridici già esistenti?<br />
Franco Toffoletto<br />
sft@toffolettodeluca.it<br />
Studio Toffoletto,<br />
De Luca, Tamajo e soci<br />
Ha ricevuto dal mensile TopLegal<br />
il premio come Professionista<br />
labour dell’anno 2011.<br />
hanno introdotto alcune novità.<br />
Anzitutto, è stato previsto l’azzeramento, per<br />
i primi tre anni, della quota di contribuzione a<br />
carico del datore di lavoro che occupi fino a nove<br />
dipendenti, per i contratti di apprendistato stipulati<br />
tra il 2012 e il 2016. Inoltre, gli apprendisti non<br />
rientrano nella base di calcolo per l’applicazione<br />
di particolari istituti previsti dalla legge o dalla<br />
contrattazione collettiva. Quanto al trattamento<br />
economico, l’apprendista può essere retribuito<br />
per tutta la durata del rapporto e fino alla trasformazione<br />
in contratto a tempo indeterminato<br />
in base a un inquadramento fino a due livelli al<br />
di sotto della categoria spettante. Infine, sotto il<br />
profilo degli incentivi fiscali, le spese sostenute<br />
per la formazione degli apprendisti sono escluse<br />
dalla base di calcolo IRAP.<br />
Accanto all’apprendistato, l’altra tipologia<br />
contrattuale idonea a consentire l’ingresso, soprattutto<br />
dei giovani, nel mondo del lavoro è<br />
rappresentata dal contratto di inserimento. Un<br />
contratto a termine, senza necessità di motivazione,<br />
diretto a realizzare l’inserimento o il reinserimento<br />
di una serie di categorie di persone<br />
considerate particolarmente deboli dal legislatore,<br />
tra i quali i giovani tra i 18 e i 29 anni. Inoltre,<br />
tale disciplina contrattuale può applicarsi ai disoccupati<br />
di lunga durata dai 29 ai 32 anni, ai<br />
lavoratori che desiderino riprendere un’attività<br />
lavorativa e che non abbiano lavorato per almeno<br />
due anni, nonché alle donne, di qualunque età,<br />
residenti nelle aree geografiche a elevato tasso di<br />
disoccupazione femminile.<br />
È necessaria, oltre alla forma scritta, la definizione<br />
di un progetto individuale di inserimento,<br />
allo scopo di garantire l’adeguamento delle<br />
competenze professionali del lavoratore stesso<br />
al contesto lavorativo.<br />
La durata può variare da un minimo di nove<br />
a un massimo di diciotto mesi (a eccezione dei<br />
lavoratori disabili). La formazione non costituisce<br />
un elemento essenziale, in quanto può anche<br />
essere effettuata durante l’esecuzione del lavoro.<br />
Anche per tale contratto, il legislatore ha stabilito<br />
alcuni incentivi di carattere economico e<br />
normativo: anzitutto, i lavoratori così assunti<br />
sono esclusi dal computo dei limiti numerici ai<br />
fini dell’applicazione delle diverse discipline;<br />
inoltre, come per l’apprendistato, è prevista la<br />
possibilità di inquadrare il lavoratore sino a due<br />
livelli inferiori alla categoria spettante ai lavoratori<br />
addetti alle mansioni corrispondenti a quelle<br />
conseguibili con il contratto di inserimento. Sono<br />
altresì previsti alcuni incentivi contributivi e fiscali<br />
che si applicano, tuttavia, solo ad alcune<br />
categorie specifiche fra i beneficiari del contratto<br />
di inserimento.<br />
Apprendistato e contratto di inserimento rappresentano,<br />
dunque, i principali strumenti istituiti<br />
dal legislatore per agevolare l’entrata nel mercato<br />
del lavoro soprattutto dei giovani. In tale contesto<br />
si inseriscono le recenti proposte di riforma del<br />
mercato del lavoro.<br />
Le proposte di riforma<br />
In materia di riforma del lavoro, oggi si parla<br />
diffusamente del cosiddetto contratto unico, proposto<br />
nel 2008 da Tito Boeri e Pietro Garibaldi.<br />
Sulla proposta dei due economisti sono state<br />
redatte diverse proposte di legge, tra cui il pro- ➤<br />
33
strumenti mondo legale/1<br />
getto di legge Madia (Proposta di legge n. 2630/09)<br />
ed il progetto Nerozzi (Disegno di legge n. 2000/10).<br />
Prima di capire in che cosa consista il contratto<br />
unico, è opportuno sgombrare il campo da alcuni<br />
equivoci. Secondo alcuni, ci sarebbero ben 46<br />
tipi di contratti di lavoro. In realtà i sotto-tipi<br />
contrattuali tipici di lavoro subordinato nell’impresa<br />
sono solo cinque: il contratto a termine,<br />
che comprende anche il contratto di inserimento<br />
e reinserimento, il part-time, l’apprendistato, il<br />
lavoro intermittente e condiviso. È, infatti, improprio<br />
considerare come due diversi contratti il<br />
part-time verticale e quello orizzontale, oppure<br />
il contratto a chiamata con e senza obbligo di risposta.<br />
Neppure il contratto di somministrazione<br />
è un sotto-tipo autonomo, trattandosi nei due<br />
casi o di un contratto a termine o di un normale<br />
rapporto di lavoro a tempo indeterminato.<br />
Semplicemente i diversi sottotipi contrattuali<br />
(che sono sempre esistiti, anche se non regolati<br />
dalla legge) presentano una disciplina variabile<br />
e articolata, al fine di consentire una maggiore<br />
aderenza a quelle che sono le esigenze delle parti:<br />
tornando all’esempio sopra citato, un lavoratore<br />
part-time può decidere di prestare la propria<br />
attività per un tempo ridotto rispetto all’orario<br />
normale giornaliero (ad esempio quattro ore tutti<br />
i giorni) oppure per periodi predeterminati della<br />
settimana, del mese o dell’anno (ad esempio<br />
contratti stagionali). Si tratta della stessa fattispecie;<br />
quello che cambia è solo la modalità di<br />
esecuzione della prestazione lavorativa.<br />
Occorre, inoltre, precisare che il legislatore<br />
non ha introdotto dal nulla i differenti sottotipi<br />
di contratti di lavoro, ma è intervenuto a<br />
disciplinare situazioni di fatto già esistenti che<br />
si sono sviluppate nella pratica per soddisfare<br />
specifiche esigenze. E così è accaduto, per esempio,<br />
con il part-time, diffuso nelle aziende già<br />
dagli anni '60 (seppur con l’opposizione fortissima<br />
dei sindacati), ma che è stato regolamentato dal<br />
legislatore soltanto nel 1984 con la legge n. 863<br />
e poi, successivamente, nel 2001 e nel 2003. Ma<br />
lo stesso vale per le collaborazioni coordinate e<br />
continuative (già presenti nella legge nel 1959,<br />
nel 1972 e nel 1973), il job sharing, il job on call<br />
ecc. In questi ultimi casi, la disciplina legale<br />
ha anche consentito l’emersione di lavoro nero.<br />
In ogni caso nessuna norma può vietare né il<br />
part-time né il contratto a termine né il lavoro<br />
intermittente o condiviso. E poi quale sarebbe<br />
il vantaggio?<br />
Ciò premesso, il cosiddetto contratto unico<br />
dovrebbe essere un contratto a tempo indeterminato,<br />
caratterizzato da due fasi: la prima di<br />
inserimento, con durata variabile fino a un massimo<br />
di tre anni e con una tutela “allentata”; la<br />
seconda, caratterizzata da una maggiore stabilità,<br />
successiva al termine del terzo anno.<br />
La fase di inserimento prevederebbe la possibilità<br />
per l’azienda di licenziare senza che il<br />
lavoratore possa chiedere la reintegrazione. Ciò<br />
tuttavia avverrebbe solo in caso di licenziamento<br />
per giustificato motivo oggettivo («ragioni inerenti<br />
all’attività produttiva, all’organizzazione<br />
del lavoro e al regolare funzionamento di essa»<br />
ai sensi dell’articolo 3 della legge n. 604 del 1966)<br />
per il quale sarebbe prevista la corresponsione<br />
da parte del datore di un’indennità economica.<br />
La determinazione dell’importo da corrispondere<br />
al lavoratore si effettua calcolando cinque giorni<br />
di retribuzione per ogni mese lavorato. E così, ad<br />
esempio, nel caso di recesso dal contratto unico<br />
dopo sei mesi dalla stipulazione, l’indennità sarà<br />
pari a un mese di retribuzione; dopo tre anni,<br />
l’indennità sarà pari a sei mesi di retribuzione.<br />
Nel caso, invece, di licenziamento per giusta<br />
causa o per giustificato motivo soggettivo (licenziamento<br />
disciplinare) nulla cambierebbe: in<br />
tal caso trova, infatti, applicazione la disciplina<br />
vigente. Analoghe garanzie sono assicurate in<br />
caso di licenziamento discriminatorio.<br />
Superata la fase di inserimento, il rapporto<br />
prosegue secondo la disciplina dei licenziamenti<br />
attualmente in vigore: e così per le aziende con<br />
più di 15 dipendenti troverà applicazione la tutela<br />
reale di cui all’articolo 18 dello Statuto dei<br />
“La soluzione all’attuale<br />
crisi del mercato e<br />
dell’occupazione<br />
non può certamente<br />
essere individuata<br />
nell’introduzione di un<br />
contratto che, di fatto, non<br />
comporta alcun beneficio<br />
per le aziende”<br />
34
lavoratori, mentre per le aziende con meno di<br />
quindici si applicherà la tutela obbligatoria di<br />
cui alla legge n. 604/1966.<br />
Altre ipotesi di riforma che alimentano la discussione<br />
riguardano il contratto a tempo determinato:<br />
quest’ultimo potrebbe, infatti, essere<br />
stipulato solo per i dipendenti con una retribuzione<br />
annua superiore ai 25mila euro lordi (o<br />
proporzionalmente inferiore se il contratto ha<br />
una durata inferiore di dodici mesi), fatta salva<br />
l’eccezione dei lavori stagionali.<br />
Inoltre è stata proposta la modifica dell’articolo<br />
18 dello Statuto dei lavoratori, rendendolo<br />
applicabile soltanto ad aziende che occupino più<br />
di 50/100 dipendenti o comunque sempre inapplicabile<br />
(Ichino) ai licenziamenti per giustificato<br />
motivo oggettivo.<br />
Conclusioni<br />
Il contesto normativo sopra descritto evidenzia<br />
innanzitutto che il nostro ordinamento dispone<br />
già di strumenti giuridici idonei ad accompagnare<br />
l’ingresso di giovani e non nel mercato del lavoro.<br />
La soluzione all’attuale crisi del mercato<br />
e dell’occupazione non può certamente essere<br />
individuata nell’introduzione di un contratto<br />
che, di fatto, non comporta alcun beneficio per le<br />
aziende. Il licenziamento per giustificato motivo<br />
oggettivo, se correttamente eseguito, può essere<br />
effettuato già oggi a costo più basso.<br />
Se si vuole veramente intervenire, forse, non<br />
resta che modificare l’articolo 18 dello Statuto dei<br />
lavoratori, aumentando la soglia di applicazione<br />
a 100 dipendenti e consentendo il recesso, con<br />
le sole garanzie economiche dell’articolo 8 della<br />
legge n. 604 del 1966 (da 2,5 a 6 mesi di risarcimento<br />
del danno) in ogni caso di licenziamento,<br />
durante i primi tre anni, anche senza motivazione.<br />
Esclusi sempre i licenziamenti discriminatori.<br />
In realtà, quello di cui hanno veramente bisogno<br />
le aziende è di poter selezionare i propri dipendenti<br />
su un tempo più lungo rispetto all’attuale<br />
periodo di prova, e poter recedere dal contratto<br />
nel caso di lavoratori che non svolgono la prestazione<br />
come richiesto. Ma sarà ben difficile<br />
ottenere questo risultato. Certo è che il rimedio<br />
della reintegrazione esiste soltanto in pochissimi<br />
paesi in Europa. Oltre alla Germania, seppure<br />
con qualche differenza, solo Italia, Portogallo,<br />
Austria e Lettonia hanno la reintegrazione come<br />
unico rimedio a un licenziamento non motivato.<br />
Forse bisognerebbe chiedersi perché. n<br />
Un occhio ai licenziamenti<br />
come si comportano i paesi europei?<br />
Anno<br />
AUSTRIA<br />
BELGIO<br />
Bulgaria<br />
Cipro<br />
Danimarca<br />
Estonia<br />
Finlandia<br />
francia<br />
germania<br />
grecia<br />
Irlanda<br />
italia<br />
Lettonia<br />
lituania<br />
LUSSEMBURGO<br />
malta<br />
olanda<br />
polonia<br />
portogallo<br />
Regno Unito<br />
rep. ceca<br />
rep. slovacca<br />
romania<br />
slovenia<br />
spagna<br />
SVEzia<br />
UNGHERIA<br />
Periodo<br />
di prova<br />
1 mese<br />
6-12 mesi per<br />
Ral>33.677 c<br />
-<br />
2 anni<br />
-<br />
4 mesi<br />
4 mesi<br />
-<br />
6 mesi<br />
-<br />
-<br />
6 mesi<br />
3 mesi<br />
3-6 mesi<br />
-<br />
6 mesi<br />
2 mesi<br />
3 mesi<br />
240 giorni<br />
-<br />
3 mesi<br />
3 mesi<br />
30 giorni<br />
3 mesi<br />
2-6 mesi<br />
6 mesi<br />
3 mesi<br />
Reintegrazione<br />
Si<br />
No<br />
Si, su richiesta del lavoratore<br />
No<br />
No<br />
Si, su richiesta<br />
del lavoratore<br />
No<br />
No<br />
Si, ma il giudice su<br />
richiesta può non disporla<br />
No<br />
No<br />
Si<br />
Si<br />
Si, il giudice può condannare<br />
al solo risarcimento<br />
No<br />
Si, solo su richiesta<br />
del dipendente<br />
Si, su richiesta del<br />
lavoratore ma<br />
raramente disposta<br />
Si, il giudice può condannare<br />
al solo risarcimento<br />
Si<br />
Si, ma il datore di lavoro può<br />
rifiutare la reintegrazione<br />
pagando un compenso<br />
Si, su richiesta del lavoratore<br />
Si, ma il giudice può<br />
ritenerla non opportuna<br />
Su richiesta del lavoratore<br />
Si, ma il giudice può<br />
ritenerla non opportuna<br />
No<br />
No, ma sospensione<br />
del licenziamento<br />
Si, il giudice può condannare<br />
al solo risarcimento<br />
Risarcimento<br />
alternativo alla<br />
reintegrazione<br />
-<br />
6 mesi<br />
-<br />
24 mesi<br />
1-6 mesi<br />
6 mesi<br />
3-24 mesi<br />
6 mesi + 1/10 o 2/10 della<br />
retribuzione mensile per ogni<br />
anno + 1/15 o 2/15 oltre<br />
il decimo anno<br />
-<br />
-<br />
2 anni<br />
15 mesi alternativi alla<br />
reintegrazione a scelta<br />
del solo dipendente<br />
-<br />
-<br />
5-25 mesi, danno non<br />
patrimoniale 500-12.500 c<br />
34.940 c ma non vi è<br />
un limite di legge<br />
Formula Cantonal Court: anzianità<br />
x retribuzione mensile<br />
lorda x fattore di correzione<br />
3 mesi<br />
15-45 giorni di retribuzione<br />
per ciascun anno di servizio<br />
Indennità per le ipotesi di esubero<br />
e un’indennità risarcitoria pari nel<br />
massimo a circa 90mila c<br />
-<br />
-<br />
-<br />
-<br />
1-45 giorni per ciascun anno<br />
di anzianità. Massimo 42 mesi<br />
16-32 mesi o 24-48 mesi<br />
se il lavoratore ha 60 anni<br />
o più. In aggiunta danno non<br />
patrimoniale di importo<br />
da 5.400 e 10.800 c<br />
2-12 mesi<br />
35
strumenti mondo legale/2<br />
Pensioni<br />
si cambia<br />
L<br />
a riforma del sistema pensionistico prevista dall’articolo 24 della legge<br />
214/2011 ha determinato rilevanti ripercussioni non solo sugli assicurati,<br />
ma anche sullo stesso rapporto di lavoro, influenzandone la<br />
durata e le modalità di recesso in prossimità del compimento dell’età pensionabile.<br />
sionistico in relazione soprattutto ai seguenti<br />
aspetti principali:<br />
• il calcolo della pensione;<br />
• i requisiti per andare in pensione;<br />
• la salvaguardia di alcune categorie<br />
non coinvolte dalle nuove regole;<br />
• i lavori usuranti.<br />
Calcolo della pensione<br />
Dal primo gennaio 2012 anche per i lavoratori<br />
già iscritti alle forme di previdenza obbligatorie,<br />
che alla data del 31 dicembre 1995 potevano far<br />
valere un’anzianità contributiva di almeno diciotto<br />
anni e per i quali la pensione sarà calcolata<br />
fino al 31 dicembre 2011 col sistema retributivo,<br />
verrà applicato il sistema di calcolo contributivo<br />
in relazione alle anzianità maturate da tale data<br />
in avanti.<br />
Il nuovo sistema di calcolo complessivo che<br />
risulta dalla Riforma è il seguente:<br />
1. sistema contributivo applicabile ai neoassunti<br />
dal primo gennaio 1996, privi di contributi riferiti<br />
al periodo precedente il primo gennaio 1996;<br />
2. sistema misto applicabile alle seguenti due<br />
situazioni:<br />
a) per quei lavoratori che al 31 dicembre1995 potevano<br />
far valere un’anzianità contributiva inferiore<br />
a 18 anni; per questa anzianità contributiva si<br />
La norma in vigore dal 6 dicembre 2012 contiene le modifiche al sistema penavrà<br />
la liquidazione della quota di pensione con il<br />
sistema retributivo, cioè secondo la normativa in<br />
vigore anteriormente al 31 dicembre1995, mentre<br />
per i contributi successivi al 31 dicembre1995 il<br />
calcolo sarà contributivo;<br />
b) per i lavoratori con un’anzianità contributiva<br />
pari o superiore a 18 anni alla data del 31 dicembre<br />
1995 per i quali la pensione sarà calcolata col<br />
sistema retributivo per le anzianità maturate fino<br />
al 31 dicembre 2011 e col sistema contributivo<br />
per le anzianità maturate dal primo gennaio 2012.<br />
La riforma conferma il meccanismo dell’opzione<br />
per il sistema di calcolo contributivo limitatamente<br />
ai lavoratori interessati al sistema misto per il<br />
calcolo, purché abbiano maturato un’anzianità<br />
contributiva pari o superiore a quindici anni, di<br />
cui almeno cinque nel sistema contributivo. In<br />
questo caso, dopo l’opzione l’intera pensione viene<br />
calcolata col sistema contributivo.<br />
I nuovi requisiti<br />
per andare in pensione<br />
Il sistema pensionistico dal 2012 sarà basato su<br />
36
Calcolo dell’importo, requisiti, età<br />
pensionabile e salvaguardia di<br />
alcune categorie. Ecco tutto quello<br />
che c’è da sapere sulla nuova<br />
norma che regola i contributi<br />
previdenziali, in vigore dallo scorso<br />
6 dicembre. E i riflessi sul rapporto<br />
di lavoro non sono da poco<br />
Pietro Gremigni<br />
gremignip@tiscali.it<br />
Consulente aziendale<br />
Ha pubblicato diversi libri su temi<br />
relativi al diritto del lavoro.<br />
due tipologie di trattamenti principali:<br />
1. le pensioni di vecchiaia basate su una certa<br />
età e con un minimo di anzianità contributiva;<br />
2. le pensioni anticipate che sostituiscono le<br />
pensioni di anzianità nella versione della sola<br />
anzianità contributiva massima pari a 40 anni<br />
e in quella mista basate cioè su un mix tra età e<br />
anzianità contributiva.<br />
Al di là dei requisiti anagrafici e contributivi di<br />
partenza dal 2012 che indicheremo poi, il sistema<br />
è imperniato sull’innalzamento degli stessi requisiti<br />
in funzione dell’incremento della speranza di<br />
vita. Gli incrementi inizieranno nel 2013 con tre<br />
mesi in più, per essere poi adeguati ogni triennio<br />
con un incremento “stimato” di altri quattro<br />
mesi, per passare infine a un adeguamento non<br />
più triennale, ma biennale dal 2019.<br />
Anche tutti i requisiti contributivi che indicheremo<br />
saranno soggetti, al pari di quelli anagrafici,<br />
alla loro revisione in funzione dell’incremento<br />
della speranza di vita.<br />
Pensione di vecchiaia<br />
Viene abolito il precedente limite di età anagrafica<br />
vigente fino al 31 dicembre 2011 pari a 65 anni per<br />
gli uomini e 60 per le donne del settore privato.<br />
Pertanto nel 2012 l’età anagrafica sarà la seguente:<br />
1. lavoratori uomini dipendenti e autonomi: 66<br />
anni;<br />
2. lavoratrici dipendenti del settore privato: 62<br />
anni;<br />
3. lavoratrici del pubblico impiego: 66 anni;<br />
4. lavoratrici autonome: 63 anni e 6 mesi.<br />
Tali requisiti aumenteranno per le donne in<br />
funzione del raggiungimento di quelli previsti per<br />
gli uomini e dal 2013 in relazione dell’incremento<br />
della speranza di vita (vedi grafico in basso). ➤<br />
PENSIONE DI VECCHIAIA<br />
Anno Lavoratori<br />
dipendenti<br />
e autonomi<br />
Lavoratrici<br />
settore<br />
privato<br />
Lavoratrici<br />
settore<br />
pubblico<br />
Lavoratrici<br />
autonome<br />
2012 66 62 66 63 e 6 mesi<br />
2013 66 e 3 mesi 62 e 3 mesi 66 e 3 mesi 63 e 9 mesi<br />
2014 66 e 3 mesi 63 e 9 mesi 66 e 3 mesi 64 e 9 mesi<br />
2015 66 e 3 mesi 63 e 9 mesi 66 e 3 mesi 64 e 9 mesi<br />
2016 66 e 7 mesi 65 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e un mese<br />
2017 66 e 7 mesi 65 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e un mese<br />
2018 66 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e 7 mesi<br />
2019 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi<br />
2020 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi<br />
2021 67 e 2 mesi 67 e 2 mesi 67 e 2 mesi 67 e 2 mesi<br />
37
strumenti mondo legale/2<br />
L’altra condizione per il diritto alla pensione<br />
di vecchiaia è avere maturato almeno 20 anni<br />
di anzianità contributiva.<br />
Oltre ai due predetti requisiti anagrafici e contributivi<br />
per i lavoratori con riferimento ai quali<br />
il primo accredito contributivo decorre successivamente<br />
al primo gennaio 1996 (sistema contributivo),<br />
l’importo della pensione deve risultare<br />
non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno<br />
sociale rivalutato annualmente.<br />
In deroga ai predetti requisiti di età, le lavoratrici<br />
possono conseguire il trattamento di<br />
vecchiaia oltre che, se più favorevole, in base ai<br />
requisiti indicati prima, con un’età anagrafica<br />
non inferiore a 64 anni qualora maturino entro<br />
il 31 dicembre 2012 un’anzianità contributiva di<br />
almeno 20 anni e alla medesima data conseguano<br />
un’età anagrafica di almeno 60 anni.<br />
Età pensionabile e recesso<br />
Nei confronti dei lavoratori dipendenti il limite<br />
di età entro il quale è garantita la tutela del<br />
posto di lavoro mediante le garanzie delle leggi<br />
sui licenziamenti individuali e in particolare la<br />
tutela reale dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori<br />
è fissato a 70 anni, limite fino al quale<br />
la legge incentiva il proseguimento dell’attività<br />
lavorativa grazie all’erogazione di una pensione<br />
contributiva più elevata in virtù dell’azione di<br />
nuovi coefficienti di trasformazione dei montanti<br />
di calcolo.<br />
Solo dopo il proseguimento oltre i 70 anni di<br />
età (più l’incremento per la speranza di vita) il<br />
recesso dal rapporto potrà essere effettuato ad nutum<br />
con il rispetto del solo periodo di preavviso.<br />
Pensione anticipata<br />
La pensione anticipata sostituisce quella di anzianità<br />
e dal 2012 spetta in presenza delle seguenti<br />
condizioni agli iscritti in tutti i regimi previdenziali<br />
obbligatori che abbiano un’età inferiore ai<br />
limiti di età indicati sopra per avere diritto alla<br />
pensione di vecchiaia:<br />
• dal 2012 almeno 42 anni e un mese per gli uomini<br />
e 41 e un mese per le donne;<br />
• dal 2013 almeno 42 anni e 2 mesi per gli uomini<br />
e 41 e 2 mesi per le donne;<br />
• dal 2014 almeno 42 anni e 3 mesi per gli uomini<br />
e 41 e 3 mesi per le donne.<br />
Tuttavia per coloro che accederanno al pensionamento<br />
anticipato e il cui trattamento risulterà<br />
liquidato con il sistema misto sulla quota di<br />
trattamento relativa alle anzianità contributive<br />
maturate prima del 10 gennaio 2012 sarà applicata<br />
una riduzione percentuale dell’1% per ogni<br />
anno di anticipo nell’accesso al pensionamento<br />
rispetto all’età di 62 anni; tale percentuale annua<br />
è elevata al 2% per ogni anno ulteriore di<br />
anticipo rispetto a due anni.<br />
Ecco l’evoluzione dell’anzianità contributiva in<br />
funzione dell’incremento stimato della speranza<br />
di vita (vedi grafico in basso).<br />
PENSIONE ANTICIPATA<br />
Anno<br />
Lavoratori uomini<br />
dipendenti pubblici,<br />
privati e autonomi<br />
Lavoratrici donne<br />
dipendenti pubbliche,<br />
private e autonome<br />
2012 42 anni e un mese 41 anni e un mese<br />
2013 42 anni e 5 mesi 41 anni e 5 mesi<br />
2014 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi<br />
2015 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi<br />
2016 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi<br />
2017 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi<br />
2018 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi<br />
2019 43 anni e 2 mesi 42 anni e 2 mesi<br />
2020 43 anni e 2 mesi 42 anni e 2 mesi<br />
2021 43 anni e 5 mesi 42 anni e 5 mesi<br />
38
Pensione anticipata<br />
col sistema contributivo<br />
Per i lavoratori che hanno effettuato il primo<br />
accredito contributivo successivamente al primo<br />
gennaio 1996, il diritto alla pensione anticipata<br />
può essere conseguito non solo ricorrendo ai<br />
requisiti indicati in precedenza ma anche al<br />
compimento del requisito anagrafico di 63 anni,<br />
a condizione che:<br />
• risultino versati e accreditati in favore dell’assicurato<br />
almeno 20 anni di contribuzione effettiva;<br />
• l’ammontare mensile della prima rata di pensione<br />
risulti essere non inferiore a un importosoglia<br />
mensile pari, per l’anno 2012, a 2,8 volte<br />
l’importo mensile dell’assegno sociale rivalutato.<br />
In relazione alla pensione anticipata è ammessa<br />
una deroga nei confronti di quei lavoratori e<br />
lavoratrici che, senza l’entrata in vigore della<br />
Riforma, sarebbero andati in pensione di anzianità<br />
dal 2012 in poi col sistema (abolito) delle<br />
quote. In via eccezionale per tali lavoratori che<br />
maturino un’anzianità contributiva di almeno<br />
35 anni entro il 31 dicembre 2012 sarà possibile<br />
conseguire il trattamento della pensione anticipata<br />
al compimento di un’età anagrafica non<br />
inferiore a 64 anni.<br />
Deroghe<br />
Nei confronti dei lavoratori indicati successivamente<br />
continuano ad applicarsi le regole previgenti<br />
sia in materia di requisiti di accesso che<br />
di decorrenza della pensione:<br />
• lavoratori che hanno maturato i requisiti sulla<br />
base delle regole previgenti entro il 31 dicembre<br />
2011;<br />
• alle lavoratrici dipendenti con almeno 57 anni<br />
e autonome con 58 anni con almeno 35 anni<br />
di contributi che vanno in pensione anticipata<br />
fino al 31 dicembre 2015 optando però per il<br />
sistema di calcolo contributivo.<br />
Nei confronti di una serie di lavoratori in mobilità,<br />
in esodo con l’aiuto dei Fondi di solidarietà<br />
settoriali (ad aesempio banche) e che hanno ottenuto<br />
l’autorizzazione ai versamenti volontari,<br />
sarà possibile andare in pensione con le regole<br />
previgenti anche se la pensione verrà maturata<br />
dal 2012 in poi, a condizione che gli stessi rientrino<br />
nel numero massimo di beneficiari che il<br />
Ministero del lavoro dovrà individuare anno per<br />
anno in base alle risorse stanziate e in funzione<br />
della data di cessazione del rapporto di lavoro.<br />
Lavori usuranti<br />
Per i lavoratori addetti ai lavori usuranti, tra<br />
cui coloro che a certe condizioni hanno effettuato<br />
lavoro notturno, rimane fermo il diritto<br />
ad andare in pensione prima della maturazione<br />
dei requisiti ordinari. I requisiti continuano a<br />
maturarsi applicando il sistema delle quote (mix<br />
di anzianità contributiva e età anagrafica).<br />
Pertanto i lavoratori usurati potranno accedere<br />
al pensionamento anticipato in base ai seguenti<br />
requisiti:<br />
1. nel 2012: con quota 96 basata sulla somma<br />
dell’età di almeno 60 anni e un’anzianità contributiva<br />
minima di 35 anni;<br />
2. dal 2013 in poi: con quota 97 e un’età anagrafica<br />
minima di 61 anni (fermo restando almeno<br />
35 anni di anzianità contributiva).<br />
Totalizzazione<br />
Viene infine confermato il sistema della totalizzazione<br />
con il quale si permette di sommare<br />
gratuitamente i diversi periodi di attività svolti<br />
in regimi previdenziali differenti ai fini del pagamento<br />
di un’unica pensione da parte dell’Inps.<br />
Dal 2012 pertanto i lavoratori con diversi periodi<br />
di anzianità contributiva maturati in fondi<br />
previdenziali diversi potranno totalizzarli ai fini<br />
di percepire un’unica pensione, a prescindere<br />
dall’anzianità contributiva minima maturata<br />
in ciascuno di essi. Viene eliminato pertanto il<br />
requisito di almeno tre anni di anzianità contributiva<br />
in ciascun Fondo. <br />
n<br />
“Per i lavoratori addetti<br />
ai lavori usuranti,<br />
tra i quali chi, a certe<br />
condizioni, ha<br />
effettuato lavoro notturno,<br />
rimane fermo il diritto ad<br />
andare in pensione prima<br />
della maturazione<br />
dei requisiti ordinari”<br />
39
La ricerca Top Employers certifi ca e promuove le aziende più meritevoli nella<br />
valorizzazione del capitale umano e virtuose per le loro best practices nel campo<br />
HR. Sono aziende che dimostrano un impegno sempre maggiore nell’attrarre,<br />
trattenere e motivare il talento. La preziosa collaborazione con AIDP nel team di<br />
esperti di supporto apporta background professionale ed accresce il valore aggiunto<br />
di questo importante riconoscimento. Ecco quindi una lista di eccellenze, aziende che rappresentano un coraggioso esempio da seguire e uno stimolo per<br />
coltivare la fi ducia nel futuro, che ritroverete nella pubblicazione annuale Top Employer Italia 2012 (ed. Franco Angeli) in libreria a partire da marzo 2012.<br />
Maggiori informazioni sulla collaborazione, sul progetto e sulla metodologia della ricerca nella sezione progetti del sito www.aidp.it.<br />
Top Employers Italia 2012<br />
3M Italia<br />
Abbott<br />
Accenture<br />
adidas<br />
Autostrade per l‘Italia<br />
avanade<br />
Birra Peroni<br />
BNL Gruppo BNP Paribas<br />
British American Tobacco Italia<br />
Cariparma<br />
Chiesi Farmaceutici<br />
Conforama Italia<br />
Datalogic<br />
Dedagroup ICT Network<br />
Electrolux<br />
Elica<br />
Enel<br />
Ernst & Young<br />
Finmeccanica<br />
Gruppo Hera<br />
IEO<br />
JT International Italia<br />
Kimberly-Clark<br />
Merck Serono<br />
PepsiCo<br />
Philip Morris Italia<br />
Prysmian Group<br />
Rittal<br />
SAS<br />
SIA<br />
Sigma-Aldrich<br />
Starwood Hotels and Resorts<br />
Technip Italia<br />
Tetra Pak<br />
TNT Express Italy<br />
UniCredit<br />
Valeo<br />
Volkswagen Group Italia<br />
Politiche<br />
retributive<br />
Condizioni di<br />
lavoro e benefit<br />
Cultura aziendale<br />
P<br />
Formazione<br />
e sviluppo<br />
Opportunità<br />
di carriera
strumenti<br />
IL CENTRO STUDI RISPONDE<br />
Un impegno da<br />
non sottovalutare<br />
Nell’assunzione, se non possono sottoscrivere<br />
subito un contratto, le parti hanno la<br />
possibilità di vincolarsi. Ma attenzione ai rischi<br />
Maurizio<br />
Manicastri<br />
Avvocato e giuslavorista,<br />
oggi è consulente<br />
nell’ambito Hr e<br />
vicepresidente AIDP Lazio<br />
David<br />
Trotti<br />
Fondatore dello studio<br />
di consulenza del lavoro<br />
Trotti, è vicepresidente<br />
esecutivo AIDP Lazio<br />
Stiamo selezionando del personale e molti dei candidati sono già impiegati<br />
e chiedono una lettera d’impegno. di cosa si tratta?<br />
<br />
Azienda che applica il ccnl commercio<br />
L<br />
a lettera di impegno all’assunzione<br />
viene utilizzata quando<br />
una o entrambe le parti (datore<br />
di lavoro o lavoratore), non potendo o volendo<br />
stipulare un contratto di lavoro con<br />
efficacia immediata, decidono di vincolarsi<br />
con decorrenza futura.<br />
Il caso più frequente è proprio quello<br />
sottopostoci in questo quesito in cui il<br />
lavoratore, già occupato presso altro datore<br />
di lavoro, non è disponibile da subito<br />
poiché vincolato dal periodo di preavviso<br />
che, per alte professionalità, può essere<br />
molto lungo.<br />
L’obbligazione alla futura formalizzazione<br />
del contratto di lavoro può essere unilaterale<br />
e irrevocabile oppure contrattuale.<br />
Nel caso di inadempimento le conseguenze<br />
possono:<br />
a) essere meramente risarcitorie a fronte<br />
di una generica lettera di intenti, oppure<br />
concretizzare una fattispecie di responsabilità<br />
precontrattuale laddove le trattative,<br />
pur non formalizzate in un’obbligazione,<br />
abbiano ingenerato un legittimo affidamento<br />
sulla conclusione del contratto e<br />
siano state ingiustificatamente interrotte;<br />
b) comportare anche la possibilità di ottenere<br />
giudizialmente la costituzione di<br />
un rapporto di lavoro in forza dell’articolo<br />
2932 del Codice civile qualora l’impegno,<br />
contenendo gli elementi essenziali<br />
del contratto di lavoro e cioè la tipologia,<br />
l’inquadramento, la retribuzione e la data<br />
entro la quale è prevista l’assunzione, concretizzi<br />
un contratto preliminare.<br />
Va evidenziato che il contratto preliminare<br />
deve avere la stessa forma che la<br />
legge prescrive per il contratto definitivo<br />
(ai sensi dell’articolo 1351 del Codice<br />
“Le parti sono<br />
sempre libere<br />
in ogni momento<br />
di modificare quanto<br />
concordato<br />
nel momento<br />
in cui è stato<br />
stilato il contratto<br />
di assunzione”<br />
civile) e comunque, anche se per il contratto<br />
a tempo indeterminato la legge non<br />
prevede la forma scritta, questa è sempre<br />
opportuna e solitamente prevista dai<br />
Ccnl. Per tutelarsi poi nel caso in cui sia<br />
il lavoratore a non rispettare l’impegno è<br />
bene che la lettera contenga la previsione<br />
di una penale (anche facendo salvo il<br />
maggior danno) perché altrimenti sarà<br />
difficile, anche se possibile, ottenere il<br />
risarcimento da parte del lavoratore.<br />
Queste conseguenze possono essere<br />
diversamente disciplinate o anche impedite<br />
dalle parti tramite apposite clausole,<br />
riserve o condizioni sospensive al cui verificarsi<br />
venga subordinata l’efficacia della<br />
lettera quali: la consegna di documenti<br />
necessari all’assunzione o l’esito positivo<br />
della visita medica di preassunzione.<br />
Le parti sono sempre libere in ogni momento<br />
di modificare quanto concordato nel<br />
momento in cui viene stilato il contratto di<br />
assunzione. In questo caso è consigliabile<br />
indicare nel contratto definitivo (soprattutto<br />
se peggiorativo per il lavoratore) che le<br />
parti hanno di comune accordo modificato<br />
le condizioni della lettera di impegno.<br />
Ulteriore cautela è quella di indicare in<br />
maniera espressa il periodo di prova, in<br />
quanto c’è il rischio che l’assenza della sua<br />
indicazione ne permetta il rifiuto in sede di<br />
firma della lettera di assunzione. n<br />
41
strumenti cessione del quinto<br />
Una pratica diffusa da<br />
gestire con attenzione<br />
Molte eccezioni, casi personali molto diversi tra loro<br />
e rischi concreti per le aziende. Ecco perché questa<br />
situazione va affrontata con particolare cautela<br />
di Bernardina Calafiori<br />
{<br />
studiolegale@daverioflorio.com<br />
Socio fondatore<br />
dello Studio<br />
Daverio & Florio<br />
È membro della<br />
Commissione Lavoro<br />
presso l’Ordine dei<br />
Commercialisti ed Esperti<br />
Contabili di Milano<br />
e propone, all’interno<br />
della Commissione,<br />
il piano formativo<br />
e gli eventi formativi<br />
su materie di diritto<br />
del lavoro. Nel giugno<br />
2009 ha tenuto il corso<br />
su “Cessione del quinto<br />
e trattamenti spettanti<br />
al coniuge in caso<br />
di divorzio” presso l’Ordine<br />
dei Dottori Commercialisti<br />
ed Esperti Contabili<br />
di Milano.<br />
È socia dell’AGI,<br />
Associazione<br />
Giuslavoristi Italiani.<br />
Il fenomeno dei prestiti personali ha dimensioni di massa, tanto più in<br />
momenti di crisi come gli attuali. Questi finanziamenti sono spesso alimentati<br />
da uno strumento specifico, noto come “cessione del quinto”,<br />
che per gli uffici del personale e uffici paghe delle aziende implica ricadute<br />
significative dal punto di vista della gestione delle procedure che ne derivano.<br />
Gli istituti di credito e gli intermediari finanziari<br />
autorizzati erogano prestiti personali ai lavoratori<br />
e, a garanzia della restituzione del capitale e degli<br />
interessi, chiedono la cessione di parte della retribuzione<br />
del lavoratore stesso, ottenendo così<br />
che il datore di lavoro paghi la quota ceduta della<br />
retribuzione direttamente al finanziatore.<br />
Questa richiesta da parte del lavoratore è assolutamente<br />
legittima e sancita dalla legge.<br />
Ogni credito infatti può essere ceduto, salvo che<br />
esso non abbia “carattere strettamente personale”<br />
o “il trasferimento […] sia vietato dalla legge” (articolo<br />
1260, primo comma, del Codice civile) e nella<br />
fattispecie la retribuzione rientra nella categoria<br />
dei crediti “non strettamente personali”.<br />
Il caposaldo normativo che regola la cessione<br />
della retribuzione afferma che i lavoratori «possono<br />
contrarre prestiti da estinguersi con cessione di<br />
quote dello stipendio o del salario fino al quinto<br />
dell’ammontare di tali emolumenti valutato al netto<br />
di ritenute e per periodi non superiori a dieci anni»<br />
(articolo 5, primo comma, Dpr n. 180/1950).<br />
Un obbligo dal quale il datore di lavoro non può<br />
esimersi, come stabilisce l’articolo 1264 del Codice<br />
civile. Una volta che la cessione viene notificata<br />
all’azienda, la titolarità della retribuzione si trasferisce<br />
dal lavoratore al finanziatore e il datore<br />
di lavoro si libera dall’obbligazione retributiva nei<br />
confronti del primo, pagando il debito al finanziatore<br />
cessionario. Un eventuale pagamento al lavoratore<br />
cedente, non libererebbe dall’obbligazione il<br />
datore di lavoro e lo esporrebbe al rischio, se non<br />
alla certezza, di dover pagare due volte. Un problema<br />
molto delicato è se il datore di lavoro possa,<br />
all’atto della stipulazione del contratto di lavoro<br />
o successivamente pattuire con il dipendente la<br />
rinuncia di quest’ultimo alla possibilità di cedere<br />
la quota del proprio trattamento retributivo. Un<br />
simile patto non risulta espressamente vietato, ma<br />
si presta a dubbi di legittimità, anche se il tema<br />
non risulta oggetto di precedenti giudiziali.<br />
Inoltre, la pratica solleva una serie di questioni<br />
particolari, spesso difficili da risolvere.<br />
Ad esempio, capita frequentemente che un lavoratore<br />
esposto a tensioni o esigenze finanziarie<br />
pressanti stipuli più di una cessione del credito<br />
42
etributivo. Se la seconda cessione non supera il<br />
limite del quinto essa risulta valida; nel caso in cui<br />
il limite del quinto venga superato ogni successiva<br />
cessione risulta incompatibile con la prima stipulata,<br />
che rimarrà l’unica ad essere pagata tramite<br />
cessione della retribuzione.<br />
“Capita frequentemente<br />
che un lavoratore esposto<br />
a tensioni o esigenze<br />
finanziarie stipuli<br />
più di una cessione<br />
del credito retributivo.<br />
La seconda cessione<br />
risulta valida se non<br />
supera il limite del quinto;<br />
nel caso in cui il limite<br />
del quinto venga superato,<br />
ogni successiva cessione<br />
risulta incompatibile<br />
con la prima stipulata”<br />
La cessione del<br />
quinto perde terreno<br />
Flessione per la cessione<br />
del quinto nei primi<br />
dieci mesi del 2011.<br />
Secondo i dati Assofin,<br />
infatti, tra gennaio<br />
e ottobre dello scorso anno<br />
per questo prodotto<br />
si è verificato un calo<br />
del 5,4%.<br />
I motivi?<br />
Da un lato, la stretta<br />
sul credito attuata dalle<br />
principali compagnie<br />
assicurative, che hanno<br />
inasprito i criteri<br />
per la concessione<br />
del credito ai dipendenti<br />
delle aziende private.<br />
Dall’altro, il divieto<br />
di rinnovare le polizze<br />
prima della scadenza<br />
imposto dalla Banca<br />
d’Italia.<br />
In controtendenza,<br />
invece, i Prestiti personali,<br />
che nel corso dei dieci<br />
mesi in esame hanno<br />
avuto un incremento<br />
del 6%.<br />
In caso di pignoramento...<br />
Caso altrettanto frequente è quello in cui la retribuzione<br />
del dipendente sia colpita da atti di sequestro<br />
o pignoramento. Se la cessione del quinto viene<br />
notificata al datore di lavoro dopo un eventuale<br />
provvedimento di sequestro o pignoramento, l’articolo<br />
68 del Dpr n. 180/1950 prevede al primo comma<br />
che: «la cessione […] non può essere fatta se non<br />
limitatamente alla differenza tra i due quinti dello<br />
stipendio o salario valutati al netto delle ritenute<br />
e la quota colpita da sequestri o pignoramenti».<br />
Ovvero, ipotizzando una retribuzione al netto<br />
delle trattenute pari a 100 e il pignoramento<br />
nel limite del quinto (20), la quota di retribuzione<br />
cedibile sarà pari alla differenza tra i 2/5 di 100<br />
(40) e la quota pignorata (20) e sarà cioè pari a 20.<br />
Viceversa, se la cessione del quinto viene notificata<br />
al datore di lavoro prima di un eventuale<br />
provvedimento di sequestro o pignoramento,<br />
allora lo stesso articolo decreta che: «non si può<br />
sequestrare o pignorare se non la differenza fra<br />
la metà dello stipendio o salario valutati al netto<br />
di ritenute e la quota ceduta». Ipotizzando, in tal<br />
caso, una retribuzione al netto delle trattenute pari<br />
a 100 e una cessione nei limiti del quinto (20), il<br />
pignoramento successivo non potrà superare 30,<br />
pari alla differenza tra 50 (metà dello stipendio<br />
netto) e 20 (cessione pari a un quinto).<br />
...e di riduzione<br />
Si può verificare inoltre il caso in cui lo stipendio<br />
subisca una riduzione in virtù del cambio del<br />
rapporto di lavoro in essere come ad esempio il<br />
passaggio a un part-time, sanzioni disciplinari,<br />
sospensioni del rapporto dovuti alla cassa integrazione<br />
o malattia. Se la riduzione è in misura<br />
inferiore o pari a 1/3 dello stipendio, la quota da<br />
trattenere resterà invariata; se invece lo stipendio<br />
subisce una riduzione maggiore di 1/3, il datore di<br />
lavoro è tenuto a ricalcolare la trattenuta di un 1/5<br />
sul nuovo stipendio netto e, sarebbe opportuno, che<br />
comunicasse per iscritto al finanziatore l’evento che<br />
ha modificato la retribuzione e l’eventuale nuova<br />
quota da trattenere.<br />
Oltre allo stipendio, il Ministero del lavoro ha<br />
chiarito che la cessione del quinto può interessare<br />
anche il Tfr e non impedisce la relativa devoluzione<br />
alla Previdenza complementare (o all’Inps), fermo<br />
restando che gli enti previdenziali dovranno tener<br />
conto della cessione e pagare il debito al creditore<br />
cessionario. Sarà prudente, da parte del datore<br />
di lavoro, dare debita notizia della cessione a tali<br />
soggetti.<br />
Il tema della cessione del quinto non va mai<br />
sottovalutato dall’azienda, soprattutto quando più<br />
soggetti (società finanziarie, istituti di credito, mogli<br />
separate o divorziate) si presentano al datore di<br />
lavoro in veste di creditori insoddisfatti che vanno<br />
gestiti caso per caso, richiedendo talora anche<br />
l’ausilio di un legale.<br />
Per tutti questi motivi, la cessione del quinto<br />
della retribuzione rappresenta per le aziende una<br />
situazione da gestire con molta attenzione date le<br />
molteplici complessità delle condizioni lavorative<br />
e personali dei dipendenti.<br />
n<br />
43
strumenti situazioni insolite<br />
In carcere<br />
per imparare<br />
Le porte della casa di reclusione di Opera<br />
si sono aperte alle aziende. L'obiettivo? Capire<br />
come si lavora in un ambiente pieno di difficoltà<br />
e (solo) all'apparenza poco motivante<br />
di Maurizio Bertoli e Stefano Bertolina<br />
{<br />
bertoli@slosrl.it - bertolina@galdus.it<br />
Partner<br />
e Responsabile<br />
Formazione<br />
Aziende di SLO<br />
Un percorso di formazione che porti i manager detenuti, nella Casa di<br />
reclusione di Opera ad ascoltare come se la cavano Direttore e Ispettori<br />
di Polizia penitenziaria nel tenere insieme vincoli ed esigenze anche<br />
drammatiche in un panorama di scarsissime risorse: una nuova follia dell’outdoor<br />
o un progetto unico?<br />
Direzione Settore<br />
Formazione<br />
Persona e Imprese<br />
di Galdus<br />
Intanto è un’idea che ha radici e una storia. Nasce<br />
da una collaborazione fra la Casa di reclusione e<br />
due società di formazione e consulenza milanesi:<br />
SLO e Galdus, che hanno realizzato percorsi di<br />
consulenza e formazione accompagnando la Direzione<br />
alla creazione di nuove prassi organizzative.<br />
L’intervento è stato riproposto anche alla squadra<br />
degli Ispettori, così da uniformare le prassi a livello<br />
intermedio. Gli Ispettori sono le figure professionali<br />
che gestiscono i reparti (circa 600 detenuti) e una<br />
squadra di agenti di 80 unità, di fatto assimilabili<br />
a dirigenti intermedi, snodi organizzativi fondamentali.<br />
Senza il loro contributo il carcere non<br />
funziona. L’idea di aprire il carcere alle aziende<br />
ha preso corpo all’interno di questo intervento,<br />
come progetto di continuità con ricadute positive<br />
sia per il carcere sia per le imprese.<br />
Da una parte infatti la proposta si incastona in<br />
una riflessione condotta dai formatori sulle modalità<br />
offerte più frequentemente dal mercato di settore<br />
che privilegiano l’esperienza "diversa" e "forte"<br />
attraverso outdoor sempre più lontani, e anche<br />
più estremi, con il rischio di allontanarsi troppo<br />
dal contesto lavorativo e diventare una vacanza,<br />
nel senso latino del termine, una discontinuità, in<br />
cui si può anche fare esperienza di rapporti diversi<br />
e positivi, difficili però da trasferire nel contesto<br />
organizzativo al ritorno e quindi da spendere realmente.<br />
Anche in questo modello, è vero, ci si allontana<br />
dal proprio contesto, ma si rimane in un’organizzazione<br />
molto strutturata, in cui gestione del tempo<br />
e delle emergenze, vincoli organizzativi, sistema<br />
delle regole, gerarchie, autonomia dei singoli si<br />
presentano con molta chiarezza, quasi amplificati.<br />
Si tratta quindi di una modalità formativa che,<br />
pur decontestualizzando, suscitando emozione,<br />
mettendo in gioco le persone, conduce a una riflessione<br />
su tematiche proprie di ogni azienda.<br />
Inserita in un percorso di formazione strutturato<br />
e costruito su misura, permette al gruppo che vi<br />
partecipa di cogliere gli aspetti più interessanti e<br />
di farne materiale efficace per il proprio progetto<br />
di apprendimento o di cambiamento.<br />
Abbiamo concepito un setting formativo come<br />
44
spazio di narrazione, luogo di diverse storie, dove<br />
poter oscillare fra il "qui e ora" e il "là e allora". In<br />
gioco è la possibilità di riconnettere le esperienze e<br />
le storie lavorative e organizzative dei partecipanti<br />
a una prospettiva di costruzione di significati orientati<br />
a processi di crescita personale e professionale<br />
(il concetto di sensemaking elaborato da Weick).<br />
Intervistando tre manager HR che hanno partecipato<br />
alle diverse edizioni fino a oggi tenute, è<br />
emerso il fatto che ognuno ha colto e sviluppato<br />
aspetti diversi, sebbene connessi.<br />
Barbara Lorenzin sottolinea la riflessione<br />
sulle capacità e professionalità del manager come<br />
gestore della complessità: «In questo caso governare<br />
una popolazione numerosa, con tutte le sue<br />
complessità, e quali complessità, da coniugare<br />
con la parte organizzativa (uscite, interrogatori,<br />
servizi riabilitativi, visite) in una cornice di<br />
codici rigidi è una sfida quotidiana che richiede<br />
grande flessibilità e capacità creativa, nel senso<br />
di individuare soluzioni ogni giorno diverse, a<br />
volte anche in situazioni di emergenza. Dietro<br />
c’è un vero spessore professionale, legato alla<br />
capacità di essere un manager oltre che un profondo<br />
conoscitore delle regole».<br />
Mario Perego, Direttore risorse umane Heineken<br />
Italia, ritiene interessante che in un contesto<br />
poverissimo, «in contrasto con le molte<br />
risorse tecnologiche dell’azienda, si incontrino<br />
persone che fanno le cose bene semplicemente<br />
perché vanno fatte bene, senza le leve motivazionali<br />
classiche e nemmeno un sistema di<br />
Non solo<br />
detenuti<br />
Costruita negli anni '80,<br />
la Casa di reclusione<br />
di Opera è il carcere più<br />
grande d'Europa e ospita<br />
1.400 detenuti. Nonostante<br />
la situazione difficile<br />
dei penitenziari italiani,<br />
sono numerose le attività<br />
organizzate: laboratori<br />
di pittura, lettura<br />
e scrittura creativa.<br />
C'è anche un teatro<br />
e nel carcere si è formata<br />
anche una banda musicale:<br />
gli Opera House.<br />
valutazione. È l’occasione per aprire un filone<br />
di riflessione interessante: cosa fa sì che in una<br />
situazione così faticosa e apparentemente poco<br />
motivante le persone reggano e lavorino bene?<br />
Non si può certo pensare a una gratificazione<br />
classica, in termini di guadagno. E allora cosa<br />
le motiva: un fortissimo senso di appartenenza?<br />
Una cultura organizzativa che porta ad aderire<br />
al proprio mandato?».<br />
Marzia Segato, HR manager di Electrolux<br />
Group, confessa di aver avuto un'iniziale preoccupazione<br />
prima di proporre l’esperienza al<br />
management team dello stabilimento di Solaro:<br />
«Temevo che ci fossero troppe similitudini, come<br />
quando ci si lamenta dicendo che si è "imprigionati"<br />
da eccessivi legami e condizionamenti…<br />
In realtà la visita alla Casa di reclusione e il<br />
confronto con il Direttore e gli Ispettori hanno<br />
avuto un effetto ridimensionante. Abbiamo visto<br />
che c’è chi si muove in ambiti più difficili<br />
del nostro, più rigidi, eppure riesce a muoversi.<br />
Quindi impariamo da loro e andiamo oltre le<br />
lamentele».<br />
In molte altre interviste appare come nell’accettare<br />
la sfida costituita da un ambiente difficile,<br />
nel mettersi in gioco in questa dimensione<br />
di innovazione, si possa intravedere anche la<br />
possibilità di gestire lo stress in modo positivo.<br />
Un altro tema di non poco peso.<br />
Ma per il carcere che ritorno c’è? «La nostra<br />
immagine è legata a eventi negativi, questa è<br />
un’occasione per vederla da un altro punto di<br />
vista: anche le aziende hanno qualcosa da imparare<br />
da noi. E questa lettura positiva, a ricaduta,<br />
si riversa su tutta l’organizzazione», spiega<br />
il Direttore della Casa di reclusione Giacinto<br />
Siciliano.<br />
E cosa può insegnare il carcere alle aziende?<br />
«Noi – continua il Direttore – siamo un ottimo<br />
esempio di come si possa "fare" anche con poche<br />
risorse: perché noi non possiamo fermarci,<br />
dimettere i detenuti nascondendoci dietro una<br />
mancanza di risorse. Abbiamo imparato a reggere<br />
anche in situazioni di tensione, adattandoci.<br />
Inoltre c’è una sfida da raccogliere: trovare il<br />
modo per organizzare e gestire questa attività in<br />
un’istituzione molto rigida e molto grande», aggiunge<br />
il Direttore. Uno che di sfide se ne intende.<br />
In conclusione, dunque, tornando alla domanda<br />
iniziale: è follia o unicità? Certamente nel<br />
progetto un pizzico di follia c’è, quanto basta<br />
per accettare una sfida innovativa e unica, che<br />
le aziende potrebbero raccogliere, soprattutto<br />
in questo periodo di crisi e di sfiducia. n<br />
45
“Ho sentito dire che…”<br />
P<br />
Numero20<br />
Se la tua azienda non comunica, lo farà qualcun altro.<br />
All’interno di un’azienda i processi di comunicazione sono sempre in atto, che lo vogliamo o no.<br />
Se l’azienda non comunica, il silenzio sarà interpretato come la prova di un problema. Se la comunicazione<br />
è reticente, qualcuno inventerà le informazioni mancanti. Se la visione strategica non viene spiegata,<br />
si penserà che non esiste. Per questo la comunicazione interna è importante, più che mai nei momenti<br />
diffi cili. Per unire e motivare. Per indicare gli obiettivi prioritari. Per attrarre e trattenere i migliori talenti.<br />
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STRUMENTI <strong>coverstory</strong> recensioni<br />
La sfida della<br />
bellezza, oggi<br />
Il libro di Giuseppe Varchetta offre la possibilità<br />
di riflettere su una delle virtù più discusse, molto<br />
presente nelle nostre vite. Anche in azienda<br />
Massimiliano Santoro<br />
massimiliano.santoro@<br />
gruppoprospecta.it<br />
Antropologo e Senior Partner<br />
di Gruppo Prospecta<br />
D<br />
LA SCHEDA<br />
ella difficile sfida della bellezza<br />
tratta l’ultimo, affascinante saggio<br />
di Giuseppe Varchetta, Trame<br />
di bellezza (Guerini e Associati, 2011).<br />
Un percorso acronico e inusuale che ci<br />
conduce, sotto la guida del maestro Gino<br />
Pagliarani, alla scoperta di tratti poetici e<br />
non solo, di una vicenda umana e manageriale<br />
di indubbia sensibilità.<br />
Le trame di bellezza sono frammenti,<br />
pezzi di magia estrapolate da un manifesto<br />
strappato dai muri (come quello in copertina),<br />
testi distanti nel tempo e nello spazio:<br />
un epitaffio artistico di Fabio Mauri, un<br />
appunto di Ettore Sotsass, un paragrafo<br />
delle lettere a Lucillo e la sua immagine<br />
speculare ritrovata, duemila anni dopo,<br />
in Camus, per una di quelle coincidenze<br />
impossibili che tanto affascinavano il<br />
vecchio Pagliarani. Una raccolta preziosa<br />
che si configura come una sorta di<br />
«dono, un rimandare a territori misteriosi,<br />
inesplorati, necessariamente a [...] radici<br />
molto lontane».<br />
TITOLO Trame di bellezza. Individuo, organizzazione,<br />
progettualità<br />
AUTORE Giuseppe Varchetta<br />
ANNO 2011<br />
CASA EDITRICE Guerini e Associati<br />
COLLANA Libri di Ariele<br />
PAGINE 125<br />
PREZZO 16,50 euro<br />
Sono pezzi di una storia intellettuale<br />
che si confonde continuamente tra quella<br />
dell'autore e quella del suo homo faber, che<br />
può essere di volta in volta poeta, manager,<br />
artista, uomo di mondo, ma che è sempre<br />
l'esploratore di una dimensione infantile mai<br />
rinnegata. Per questa ragione del tutto<br />
diverso dall'uomo mancato, da colui che<br />
non ha osato inseguire la propria bellezza<br />
nel timore di un fallimento possibile e per<br />
questo si è condannato a vivere di continuo<br />
l'inevitabile confronto tra quanto realizzato<br />
e le potenzialità continuamente percepite<br />
di quello che avrebbe potuto essere<br />
ma che non ha neppure osato pensare.<br />
A chi si rivolge allora questa raccolta di<br />
trame invisibili che ci richiamano costantemente<br />
a questa bellezza agita e mancata,<br />
vissuta e temuta? A noi tutti, immagino.<br />
Certamente anche alle donne e agli uomini<br />
che vivono le organizzazioni e che, troppo<br />
spesso, si nascondono, negandosela, questa<br />
opportunità di bellezza. Una bellezza che<br />
stupisce e affascina, testimonianza possibile<br />
di un saper essere che continua a sfuggire<br />
ai grandi testi manageriali e di cui invece si<br />
trovano tracce chiarissime nel linguaggio<br />
poetico, dal John Keats delle lettere sulla<br />
poesia al Philip Roth di Nemesi che attribuisce<br />
al piccolo Alan la capacità di vivere<br />
ogni giorno della sua vita meravigliandosi di<br />
ogni cosa e traendo diletto da tutto.<br />
Forse è questo il senso del libro, al<br />
tempo stesso una promessa e un monito.<br />
Ma anche la speranza sobria di un<br />
uomo che assapora ogni giorno la vita e<br />
ne conosce il valore. Queste, in fondo,<br />
sono le trame di bellezza che Varchetta<br />
ha appuntato con puntigliosa precisione<br />
per una vita, sapendo restituircele intatte<br />
in questo breve e illuminante libro. n<br />
“La speranza sobria di un uomo<br />
che assapora ogni giorno la vita<br />
e ne conosce il valore: questo<br />
il senso del libro di Varchetta”<br />
47
strumenti COACHING INTEGRATIVO<br />
le differenze<br />
che ci rendono uguali<br />
I contrasti sono una ricchezza per tutti. Qualcosa<br />
che ci unisce c'è sempre: una sorta di alfabeto<br />
comune che è alla base di ogni organizzazione<br />
la psichiatria a essere cura e non segregazione,<br />
partiva sempre da una sola considerazione: «Visto<br />
da vicino, nessuno è normale». Voleva porre<br />
in evidenza che ciascuno di noi dimostra la sua<br />
anormalità, intesa come non riducibilità a uno<br />
standard, la sua specificità e, soprattutto, che<br />
questo nostro essere ciascuno specifico rispetto<br />
agli altri ci rende tutti uguali.<br />
La forma di conoscenza più autentica è il riconoscimento<br />
di questo nostro essere tutti uguali<br />
e tutti specifici.<br />
E il riconoscimento avviene sempre "a priori".<br />
È come dirsi tra sé e sé: «Io penso che tu sei come<br />
me indipendentemente da quello che pensi, da<br />
quello che vuoi, dal ruolo che occupi, dal contesto<br />
in cui siamo, da quello che succederà».<br />
Niente di diverso, in fondo, da quello che avviene<br />
tra i tuareg.<br />
Quante volte succede questo nelle nostre organizzazioni?<br />
Quante volte invece, anziché unirsi, ci si didi<br />
Duilio Cau<br />
{<br />
cau@duiliocau.com<br />
Comunicatore<br />
e formatore<br />
Quando un Tuareg nel deserto incontra un altro Tuareg, lo saluta.<br />
I Tuareg partono dal presupposto che è di gran lunga più difficile<br />
uccidere una persona con la quale hai già stretto conoscenza. È<br />
più difficile uccidere e, conseguentemente, è più difficile essere uccisi. In termini<br />
sistemici si tratta di un tipico approccio strategico.<br />
L’approccio tattico considererebbe quale è la<br />
mia forza rispetto a quella della persona che incontro.<br />
Se sono apparentemente più forte, non<br />
accetterò il saluto per essere libero di prevalere<br />
sul mio interlocutore. Se sono apparentemente più<br />
debole cercherò il saluto per evitare di soccombere.<br />
I Tuareg scommettono sul fatto che una relazione<br />
nella quale nessuno rischia di essere ucciso<br />
può portare benefici a entrambe le parti. E per loro<br />
non ha nessuna importanza se chi incontrano è<br />
una persona o un gruppo di persone, se è un capo<br />
tuareg o meno, se non è un tuareg o un membro<br />
della stessa tribù.<br />
Poi litigano, se è il caso, e anche tanto. Per<br />
certi aspetti sono più litigiosi perché sanno che,<br />
a qualunque livello arrivi, la loro divergenza non<br />
avrà mai conseguenze disgregative, sarà pura dialettica<br />
senza rischi.<br />
Nelle nostre organizzazioni, nelle aziende, il<br />
saluto ha ormai perso questa funzione scivolando<br />
progressivamente verso una ritualità fine a<br />
se stessa.<br />
Ma la reciproca conoscenza può ancora fare<br />
miracoli.<br />
Franco Basaglia, lo psichiatra che ha riportato<br />
48
“Questo qualcosa<br />
che ci rende uguali<br />
e ci unisce esiste e si può<br />
trovare e mettere<br />
in luce in modo tale<br />
che non sia a rischio<br />
il legame organizzativo<br />
e la libertà di ricercare<br />
le soluzioni<br />
e i comportamenti migliori”<br />
vide “a priori” prima ancora che siano le vere e<br />
concrete divergenze a dividerci?<br />
E quante volte si adottano comportamenti e<br />
procedure volti a circoscrivere e limitare i momenti<br />
dialettici solo perché se ne teme il rischio<br />
disgregativo?<br />
Tutti concordano sul fatto che le differenze<br />
sono una ricchezza. Ebbene, anche i contrasti e<br />
le contrapposizioni sono una ricchezza perché<br />
apportano nuova linfa, idee e soluzioni imprevedibili<br />
e, quindi, ad alto valore aggiunto.<br />
Perché spesso succede che, pur di evitare un<br />
potenziale conflitto, si tende a evitare di affrontare<br />
un reale problema, con risorse che si impegnano<br />
per limitare e risorse che non si liberano per creare.<br />
Già, ma cosa ci rende fondamentalmente uguali<br />
gli uni agli altri al di là della nostra specificità?<br />
Jung lo chiamava “inconscio collettivo”, l’idea<br />
che ognuno di noi contenesse al suo interno degli<br />
archetipi, degli schemi di ragionamento e comportamento<br />
come fossero le lettere di un alfabeto<br />
uguale per tutti, con le quali ciascuno di noi può<br />
scrivere ciò che vuole.<br />
Non è importante definirlo adesso e non è neanche<br />
il mio compito. È importante sapere che<br />
questo qualcosa che ci rende uguali e ci unisce<br />
esiste, e si può trovare e mettere in luce in modo<br />
tale che non sia a rischio né il legame organizzativo<br />
né la libertà di ricercare le soluzioni e i<br />
comportamenti migliori.<br />
Sappiamo che esiste e vogliamo metterlo in<br />
luce. Ma dove si trova?<br />
Per dirla con la similitudine precedente, se abbiamo<br />
lo stesso alfabeto dobbiamo parlare sempre<br />
la stessa lingua, anche se diciamo cose diverse.<br />
Dove si trova questo “alfabeto umano”?<br />
Si trova dentro ciascuno e si trova in profondità,<br />
non occorre portarlo dentro, ma è sufficiente<br />
farlo venire alla luce. Come se ogni persona<br />
Alla testa<br />
dell'umanità<br />
Secondo Jung l'inconscio<br />
collettivo appartiene a tutti<br />
gli uomini. Si tratta di una<br />
sorta di “alfabeto comune”<br />
che racchiude in sé le<br />
forme e i simboli presenti<br />
in tutti i popoli di tutte<br />
le culture. La sfida,<br />
nelle nostre organizzazioni,<br />
è far venire alla luce<br />
questo linguaggio condiviso<br />
in modo da facilitare<br />
l'integrazione all'interno<br />
di un gruppo. In fondo,<br />
basta prendere esempio<br />
dai Tuareg che, quando<br />
si incontrano nel deserto,<br />
si salutano anche<br />
se non si conoscono.<br />
desse e ricevesse simultaneamente il saluto dei<br />
tuareg, così è possibile spolverare ogni individuo<br />
e ritrovare le condizioni preliminari perché<br />
un’organizzazione acquisisca solide dinamiche<br />
integrative.<br />
La tecnica di spolvero esiste e si chiama coaching<br />
integrativo, una modalità articolata che ho<br />
sviluppato cercando di conciliare la peculiarità del<br />
coaching individuale con le necessità di sviluppo<br />
organizzativo.<br />
Il suo fondamento è che, in termini di coesione<br />
e integrazione organizzativa, le tattiche<br />
sono molte ma la strategia è una sola, e che le<br />
tattiche si possono imparare mentre la strategia<br />
è già dentro di noi.<br />
Il coaching integrativo sviluppa un percorso di<br />
integrazione a vari livelli aziendali, indipendentemente<br />
tanto dai contesti economici che da quelli<br />
relazionali, massimizzando il potenziale integrativo<br />
in ogni circostanza proprio perché lavora a priori<br />
sulle condizioni che generano integrazione. n<br />
49
strumenti qualità autentiche<br />
Il gruppo nasce<br />
in armonia<br />
I punti di forza di una persona, se portati<br />
all'eccesso, rischiano di rivelarsi una trappola.<br />
È fondamentale quindi trovare un equilibrio<br />
di Patrizia Farnetti e Ira Orsini<br />
{<br />
patrizia.farnetti@reissromoli.com<br />
ira.orsini@hrs.telecomitalia.it<br />
Executive Consultant<br />
& Coach<br />
di Reiss Romoli<br />
HR-Services di Telecom Italia, per un team composto<br />
da 16 persone della struttura NWS della<br />
stessa azienda, costituisce un esempio di risposta<br />
a questo interrogativo.<br />
Il team presenta alcune peculiarità:<br />
1. le attività portate avanti dalla funzione sono<br />
sostanzialmente riconducibili a due diversi filoni e<br />
la tipologia di job non richiede interazioni particolarmente<br />
“spinte” tra le persone. Si tratta di attività<br />
contrassegnate da un alto livello di specializzazione<br />
e autonomia;<br />
2. la composizione della funzione nell’attuale<br />
“formazione” è recente, come anche il cambio di<br />
leadership intervenuto.<br />
L’esigenza della committenza era quella di creare<br />
un’identità di team forte e riconoscibile anche<br />
all’esterno e di costruire una prospettiva comune<br />
attraverso il confronto e l’adozione di modelli<br />
condivisi.<br />
L’intento che è stato rappresentato al team di<br />
progetto era quello di lavorare su queste finalità<br />
partendo dal rafforzamento delle identità personali,<br />
attraverso l’emersione e la valorizzazione delle<br />
potenzialità individuali.<br />
Il modello delle core qualities sviluppato da Da-<br />
Squadra, senso d’appartenenza, identità di gruppo. È possibile raggiungere<br />
questi obiettivi senza parlare di culture organizzative da<br />
un lato e di consapevolezza individuale dall’altro? La risposta è no,<br />
non è possibile. Il tema semmai è un altro: come coniugare la rappresentazione<br />
del singolo con la mappa della collettività? L’intervento formativo realizzato con<br />
Progettista<br />
e Docente<br />
Area Comportamenti<br />
Organizzativi Service<br />
Unite Formazione<br />
di Telecom Italia<br />
niel Ofman ci è sembrato lo strumento adeguato per<br />
rispondere coerentemente alle finalità dichiarate e<br />
attivare processi di consapevolezza a diversi livelli.<br />
Il modello, infatti, fornisce una prospettiva di<br />
analisi e comprensione delle eccellenze e dei punti<br />
di caduta delle persone, dei gruppi e delle culture<br />
organizzative e può essere utilizzato con successo<br />
in programmi di sviluppo dei comportamenti organizzativi<br />
quando l’obiettivo è proprio quello di<br />
agire su tre dimensioni: prospettiva individuale,<br />
relazioni tra i membri, prospettiva organizzativa.<br />
Equilibrio cercasi<br />
Ofman parte dal presupposto che persone, gruppi<br />
e aziende siano connotati dalle loro "qualità autentiche"<br />
che, diversamente da capacità apprese,<br />
ne caratterizzano il nucleo, l’essenza. Esempi di<br />
Qualità autentiche personali sono la flessibilità,<br />
la determinazione, il coraggio. Ma ogni qualità<br />
autentica è accompagnata dalla sua ombra, dalla<br />
50
sua distorsione che altro non è che l’eccesso della<br />
qualità stessa. La distorsione della qualità autentica<br />
di una persona è anche la sua trappola. E così chi<br />
è flessibile rischia di diventare incoerente, chi è<br />
risoluto rischia di diventare insistente e così via.<br />
Cosa fare per evitare la trappola? Il modello offre<br />
una soluzione: sviluppare la sfida, la qualità positiva<br />
diametralmente opposta alla trappola. Ad<br />
esempio, la trappola dell’insistenza potrebbe offrire<br />
la pazienza come sfida. Quello che conta è trovare<br />
il giusto equilibrio tra risolutezza e pazienza. Non<br />
si tratta di diventare meno risoluti per il timore di<br />
essere insistenti, ma di sviluppare una risolutezza<br />
paziente.<br />
Ma attenzione, le persone sembrano perdere la<br />
calma quando entrano in contatto con l’eccesso<br />
della propria sfida. Quanto più un’altra persona ci<br />
mette a contatto con la nostra allergia, tanto più<br />
sarà probabile che cadiamo nella nostra trappola.<br />
Nel progetto Dal perimetro al centro: percorso<br />
di sviluppo del team abbiamo utilizzato il modello<br />
di Ofman, affiancando al quadrante delle qualità<br />
autentiche un'esperienza che consentisse ai partecipanti<br />
di cogliere – non solo dal punto di vista<br />
cognitivo, ma anche da quello emotivo – il rapporto<br />
tra qualità individuali e identità del team: l’esperienza<br />
proposta consisteva nella realizzazione di<br />
una mostra pittorica.<br />
Siamo partiti dalla presentazione e dalla condivisione<br />
del modello, abbiamo lavorato sull’individuazione<br />
delle qualità autentiche personali.<br />
Sono emerse le qualità autentiche personali dei<br />
16 membri della funzione quali la flessibilità, la<br />
determinazione, il coraggio, la pazienza. Questa<br />
partenza ha creato un prezioso cambio di paradigma<br />
in quanto ha costretto tutti a ragionare sui<br />
punti di forza.<br />
Il lavoro sui quadranti individuali si è anche<br />
dimostrato uno strumento potente per creare, in<br />
Anima e arte<br />
Una specie di<br />
rivoluzionario. Così può<br />
essere definito Daniel<br />
Ofman, fondatore di Core<br />
Quality, agenzia che<br />
si occupa di sviluppo<br />
organizzativo. In un<br />
ambiente dominato<br />
da un approccio<br />
tecnocratico, Ofman<br />
ha concentrato la sua<br />
attenzione sull'importanza<br />
delle "qualità autentiche"<br />
che ciascuno possiede,<br />
accompagnate dal loro<br />
opposto che rischia<br />
di diventare una trappola.<br />
In questo progetto,<br />
realizzato per Telecom,<br />
è stato utilizzato il modello<br />
di Ofman per l'allestimento<br />
di una mostra pittorica: i<br />
partecipanti hanno prodotto<br />
alcune tele (nelle foto)<br />
a dimostrazione che<br />
il gruppo, quando funziona,<br />
produce cose concrete.<br />
un tempo relativamente breve, un forte senso di<br />
intimità e profondità. Ciò ha consentito di passare<br />
facilmente a ragionare sulle relazioni tra i membri<br />
del gruppo e, attraverso il doppio quadrante, a evidenziare<br />
il ruolo della fiducia e della collaborazione<br />
nella costruzione di un clima autentico di squadra.<br />
Il tema dell’equilibrio è stato il fil rouge con<br />
cui si è intrapresa l’attività di painting: l’arte è<br />
un prezioso gioco di equilibri e armonia. Quali<br />
sono le qualità autentiche che caratterizzano i due<br />
filoni di attività della funzione? Quali le trappole,<br />
le allergie e le sfide? I partecipanti, divisi in due<br />
gruppi, hanno realizzato due tele: la propria qualità<br />
autentica (l’eccellenza) e la propria sfida (l’attesa<br />
degli stakeholder).<br />
Un quadro della situazione<br />
Sono stati proprio gli stakeholder più significativi (i<br />
responsabili delle altre funzioni) a raggiungerci nel<br />
pomeriggio della seconda giornata e ad assistere<br />
alla presentazione delle opere e del loro significato<br />
da parte dei partecipanti.<br />
È stata un’esperienza intensa, emozionante,<br />
densa di significati. Ci siamo aperti all’esterno<br />
interrogandoci su come siamo percepiti dai nostri<br />
interlocutori, ci siamo chiusi e guardati dentro in<br />
un gioco di specchi intimo. Abbiamo effettuato<br />
un percorso che è andato dal centro al perimetro<br />
e di nuovo dal perimetro al centro nella preziosa<br />
scoperta di un potenziale personale e di gruppo.<br />
Le tele infine hanno rappresentato un manufatto<br />
concreto, qualcosa che il gruppo ha prodotto e<br />
che, appeso alle pareti della Funzione, continuerà<br />
a costituire nel tempo un potente simbolo di identificazione<br />
e appartenenza. <br />
n<br />
Si ringrazia Nunzia Puglisi (Referente HR National<br />
Wholesales di Telecom Italia) per l’effettivo<br />
contributo all’iniziativa.<br />
51
congressoAIDP2012 Badesi<br />
Competitività<br />
e Persone<br />
In Italia stiamo facendo i conti<br />
con un sistema definito poco<br />
competitivo. In questo contesto,<br />
il capitale umano sarà sempre<br />
più determinante e unire<br />
produttività e sviluppo<br />
delle persone sarà<br />
la sfida più ambiziosa.<br />
Quindi la competitività<br />
rappresenta per la nostra<br />
associazione, per le<br />
imprese e per il sistema<br />
Italia il tema centrale<br />
a cui è dedicata<br />
questa edizione<br />
53
congressoAIDP2012 Badesi<br />
DEDICATO A: Top manager, Direttori del Personale, Professionisti HR, Professionisti d’azienda,<br />
VENERDÌ 8 giugno 2012<br />
8.00<br />
REGISTRAZIONE PARTECIPANTI<br />
8.45<br />
APERTURA LAVORI<br />
BENVENUTO E INTRODUZIONE<br />
Andrea Sorgia<br />
Presidente AIDP Sardegna<br />
Filippo Abramo<br />
Presidente Nazionale AIDP<br />
9.15<br />
COMPETITIVITÁ E PERSONE NELLE TESI CONGRESSUALI<br />
Paolo Iacci Comitato Scientifico Sardegna 2012<br />
Giorgio Sangiorgi Coordinatore Scientifico Sardegna 2012<br />
9.45<br />
MEGA TREND GLOBALI<br />
SFIDE E IMPLICAZIONI SULLE RISORSE UMANE<br />
Gennaro Casale<br />
Vice President Managing Director, Boston Consulting Group<br />
10.30<br />
coffee break<br />
11.00<br />
ORGANIZZAZIONI, COMPETENZE E MOTIVAZIONI<br />
Dino Ruta SDA Bocconi School of Management,<br />
Professore Area Organizzazione e Personale<br />
11.45<br />
TAVOLA ROTONDA - IL LAVORO DEL FUTURO<br />
Federica Dallanoce<br />
Amministratore Delegato Ferrari Ventilatori Industriali<br />
Graziella Gavezotti<br />
Presidente e Amministratore Delegato Edenred Italia<br />
Mauro Sirani Fornasini<br />
Amministratore Delegato Intertaba Philip Morris<br />
Francesca Pasinelli<br />
Direttore Generale Telethon<br />
Coordina<br />
Severino Salvemini<br />
SDA Bocconi School of Management,<br />
Professore Area Organizzazione e Personale<br />
13.00<br />
QUESTION TIME<br />
a cura di Andrea Sorgia<br />
Presidente AIDP Sardegna<br />
13.30<br />
CHIUSURA LAVORI<br />
13.45<br />
LUNCH<br />
17.00<br />
PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DEL “GIRO D’ITALIA”<br />
CAPRI COMPETERE VALORIZZANDO LE PERSONE<br />
Franco Cipriano Presidente AIDP Campania<br />
Severino Nappi Assessore Formazione & Lavoro Regione Campania<br />
ORVIETO LA GESTIONE DEL PERSONALE NELLE PMI<br />
Approcci e testimonianze tra normativa e fattori competitivi<br />
Michele Tripaldi Presidente AIDP Lazio<br />
Marina Scatena Direttore Risorse Umane Braccialini<br />
GENOVA HR E NUOVE TECNOLOGIE<br />
L’impatto delle tecnologie sull’organizzazione del lavoro<br />
Stefano Ferraro Presidente AIDP Liguria<br />
Bianca Falcidieno Presidente Area Ricerca CNR Genova<br />
Partner AIDP 2012<br />
54
imprenditori e studiosi dell’area risorse umane di organizzazioni pubbliche e private<br />
CERVIA PERSONE: VALORE, SPRECO, COMPETITIVITÁ<br />
Isabella Covili Faggioli Presidente AIDP Emilia Romagna<br />
Enzo Spaltro Fondatore Università delle Persone<br />
Coordina<br />
Giorgio Sangiorgi<br />
Università di Cagliari, Professore Psicologia delle Organizzazioni<br />
18.45<br />
Presentazione dell'International Positive Business Forum<br />
Marco Masella Presidente Scuola di Palo Alto<br />
21.00<br />
CENA DI GALA<br />
PREMIAZIONE CONCORSI<br />
SABATO 9 giugno 2012<br />
8.30<br />
Incontri in area sponsor<br />
9.30<br />
VIDEO PRESENTATO DA SEVERINO SALVEMINI<br />
10.00<br />
TAVOLA ROTONDA<br />
IL FUTURO DEL LAVORO SECONDO I RESPONSABILI<br />
DELLE RISORSE UMANE: LE STRUTTURE E LE REGOLE<br />
Gustavo Bracco<br />
Senior Advisor Human Resources Pirelli<br />
Fernando Ferri Direttore Risorse Umane Saras<br />
e Presidente Sartec<br />
Danilo Villa Direttore Risorse Umane Coop Italia<br />
Coordina<br />
Massimo Giuliberti<br />
Direttore del Personale e Organizzazione Martini & Rossi<br />
11.00<br />
coffee break<br />
11.30<br />
TAVOLA ROTONDA<br />
LA COMPETITIVITÁ SECONDO I RESPONSABILI<br />
DELLE RISORSE UMANE: LE PERSONE E I COMPORTAMENTI<br />
Patrizia Bonometti<br />
HR Regional Director Europe Tenaris Dalmine<br />
Angelo Maria Manzi<br />
Capo Risorse Umane Agenzia delle Entrate Direzione RAS<br />
Luca Vignaga<br />
Direttore Risorse Umane Marzotto Group<br />
Alexandra Young<br />
Direttore Risorse Umane Mediobanca<br />
Coordina<br />
Paolo Iacci<br />
Presidente di BCC Credito al Consumo<br />
12.30<br />
SINTESI DEI LAVORI DEL CONGRESSO E DEI GRUPPI REGIONALI<br />
Giorgio Sangiorgi<br />
Coordinatore Scientifico Sardegna 2012<br />
12.45<br />
CHIUSURA LAVORI<br />
Filippo Abramo Presidente Nazionale AIDP<br />
13.00<br />
ASSEMBLEA NAZIONALE AIDP<br />
13.45<br />
LIGHT LUNCH<br />
55
congressoAIDP2012 Badesi<br />
«<br />
DEDICATO A: Top manager, Direttori del Personale, Professionisti HR, Professionisti d’azienda,<br />
Il lavoro del futuro<br />
AIDP, nell'ambito del proprio congresso, lancia due iniziative rivolte ai giovani: un concorso nazionale<br />
per laureati e laureandi sul tema della funzione HR e uno rivolto a potenziali nuovi imprenditori sardi<br />
C<br />
hi si affaccia al lavoro rischia di non<br />
riuscire a esprimere le proprie capacità<br />
prima di lunghi anni. Contemporaneamente,<br />
l’ascensore della mobilità<br />
sociale rallenta o si ferma del tutto, finendo per<br />
consolidare un sistema nel quale le opportunità<br />
di crescita sembrano più legate alle risorse della<br />
famiglia che alla professionalità individuale. Tutto<br />
questo nuoce sia all’impresa, che si priva di potenzialità<br />
eccellenti, sia agli individui, soprattutto ai<br />
migliori, che nel livellamento vedono compromessa<br />
la propria possibilità di crescita e di carriera.<br />
Occorre adottare strategie che valorizzino le caratteristiche<br />
individuali attraverso l’affermazione<br />
di criteri gestionali di tipo meritocratico».<br />
Come diventare un paese per giovani? Il<br />
41 ° Congresso Nazionale AIDP nasce con una<br />
visione ottimistica del futuro. Perché il nostro<br />
Paese dispone delle risorse, delle competenze<br />
e della creatività necessarie per costruirlo in<br />
maniera attenta alle sfide che abbiamo davanti<br />
e alle esigenze di coloro che vivono, con ruoli<br />
diversi, la quotidiana realtà del lavoro.<br />
Per costruire il lavoro del futuro, tuttavia,<br />
occorre incominciare a immaginarlo partendo<br />
anche dalle attese, dalle visioni e dai talenti<br />
di coloro che saranno impegnati presto ad<br />
accompagnare i processi di cambiamento e<br />
la sfida della crescente competitività.<br />
Il concorso Nazionale Giovani 2012 Pensando<br />
al futuro è un piccolo tassello per costruire<br />
il futuro del lavoro di domani.<br />
Partecipanti<br />
Laureati e laureandi dell’ultimo anno in tutte le<br />
discipline di età inferiore ai 28 anni al momento<br />
della pubblicazione del Bando.<br />
La Sardegna<br />
fa l'impresa<br />
Per agevolare i giovani<br />
sardi di non oltre 28 anni<br />
con idee e progetti che<br />
coniugano visione del<br />
futuro e senso pratico,<br />
AIDP bandisce il concorso<br />
"Progetto di nuova PMI<br />
innovativa", che premierà<br />
e sosterrà lo spirito<br />
imprenditoriale di chi vuole<br />
fare ingresso nel mondo<br />
del lavoro con una propria<br />
idea di impresa. Il concorso,<br />
inserito nell’ambito delle<br />
attività del congresso AIDP<br />
2012, ha l’obiettivo di<br />
sostenere l’avvio di un’idea<br />
imprenditoriale connotata<br />
da fattori di R&S di forte<br />
innovazione e compatibile<br />
con le prospettive di nuovo<br />
sviluppo della Sardegna.<br />
Per partecipare, occorrerà<br />
inviare il proprio progetto<br />
descritto in sei cartelle<br />
entro il 30 aprile 2012<br />
ad aidp@aidp.it citando<br />
il titolo del concorso nonché<br />
i propri riferimenti. Una<br />
giuria nominata da AIDP<br />
valuterà il miglior progetto.<br />
Il premio è una borsa di<br />
studio che coprirà i costi<br />
di accompagnamento,<br />
tutoraggio e consulenza<br />
specializzata, per l’avvio<br />
dell’attività di impresa.<br />
Il premio è subordinato<br />
al finanziamento<br />
dello stesso da parte<br />
del partner individuato.<br />
56<br />
Oggetto del Bando<br />
Il lavoro consiste in un elaborato originale composto<br />
da un massimo di 10 cartelle (1.800 battute<br />
spazi inclusi a cartella) o slide che illustri il tema<br />
del Congresso (Pensando al futuro, Competitività<br />
e Persone) sotto il profilo scientifico o<br />
professionale. Potrà consistere in una riflessione<br />
scientifica, in uno studio tematico, in un progetto<br />
comunque riferiti alla problematica della gestione<br />
e dello sviluppo delle Risorse Umane, con<br />
particolare riferimento alla funzione HR.<br />
Modalità<br />
di partecipazione<br />
Gli elaborati dovranno essere inviati alla Segreteria<br />
Nazionale AIDP entro e non oltre il 20<br />
aprile 2012.<br />
Registrazione e invio materiale, compilando<br />
il form al sito www.aidp.it.<br />
Il form, di semplice compilazione, richiede informazioni<br />
anagrafiche, titolo del lavoro proposto,<br />
sintesi/abstract (massimo una cartella/slide) ed<br />
elaborato completo.<br />
Premio<br />
Le tesi prescelte dalla Commissione Scientifica<br />
saranno premiate con un master in ambito HR<br />
a completamento del percorso di studi e/o uno<br />
stage in azienda.<br />
Commissione di Selezione<br />
Un’apposita commissione di valutazione composta<br />
da AIDP, dai partner e dagli enti promotori<br />
dell’iniziativa valuterà i lavori proposti e procederà<br />
alla designazione dei vincitori.<br />
Premiazione<br />
La premiazione pubblica avrà luogo a Badesi<br />
(Ot) l’8 giugno 2012 durante la Cena di Gala.<br />
La tesi vincitrice e i migliori elaborati verranno<br />
pubblicati nei Quaderni del Congresso, sul sito<br />
nazionale dell’Associazione e verranno segnalati<br />
alle aziende del network AIDP.<br />
Tutte le informazioni su modalità di partecipazione,<br />
commissione di valutazione, partner<br />
ed enti promotori sul sito www.aidp.it alla voce<br />
Pensando al futuro, Concorso giovani 2012. n
imprenditori e studiosi dell’area risorse umane di organizzazioni pubbliche e private<br />
Storie (positive) di tutti i giorni<br />
Concorso nazionale aziende: buone pratiche HR per competere<br />
C '<br />
per saperne<br />
di più<br />
Dettagli<br />
e informazioni<br />
sul sito<br />
www.aidp.it<br />
o contattando<br />
la Segreteria<br />
Nazionale AIDP<br />
02 6709558<br />
02 67071293<br />
è un Paese non raccontato che<br />
insegue e raggiunge risultati<br />
positivi, composto da tantissime<br />
aziende, anche di piccole e medie dimensioni,<br />
che esprimono un’instancabile voglia di<br />
crescere.<br />
Si tratta di voci di esperienze imprenditoriali<br />
e gestionali di grande vitalità che raramente<br />
cadono sotto i riflettori dei media. AIDP ha<br />
deciso di raccogliere queste storie e di raccontare<br />
e premiare quelle più rappresentative in<br />
occasione del suo 41° Congresso Nazionale.<br />
Con un obiettivo: capire come si può consolidare<br />
un successo in anni difficili e come<br />
nonostante la crisi si possa continuare a<br />
offrire ai propri collaboratori rinnovati motivi<br />
per tenere alto l’impegno e forti i legami<br />
all’azienda, all’insegna di una filosofia manageriale<br />
che decide di puntare sulle persone.<br />
AIDP, da sempre, si pone l’obiettivo di<br />
contribuire, anche attraverso lo scambio e<br />
la contaminazione di esperienze diverse, al<br />
continuo miglioramento di politiche, strumenti,<br />
pratiche di gestione delle risorse umane. Il<br />
Congresso Nazionale rappresenta un’occasione<br />
unica di condivisione e diffusione delle<br />
migliori esperienze.<br />
Il premio Buone pratiche HR per competere<br />
intende riconoscere e portare all’attenzione<br />
quelle aziende che si sono distinte,<br />
nel corso dell’anno, per avere implementato<br />
politiche, approcci o strumenti innovativi o di<br />
particolare efficacia nell’ambito del personale.<br />
Partecipare è semplice: le imprese interessate<br />
dovranno trasmettere entro il 20 aprile<br />
2012 una sintetica descrizione di un caso o<br />
di un'esperienza realizzata nell’ambito della<br />
gestione del personale. Inviare il materiale all’indirizzo<br />
aidp@aidp.it specificando nell’oggetto:<br />
nome azienda - HR per competere. Un’apposita<br />
commissione, composta da AIDP e dai Partner<br />
dell’iniziativa, valuterà gli elaborati.<br />
Le buone pratiche selezionate saranno pubblicate<br />
nei Quaderni del Congresso e sul sito<br />
nazionale dell’associazione. Negli spazi del<br />
Congresso sarà allestita un’area apposita con<br />
pannelli descrittivi dell’esperienza.<br />
La premiazione pubblica avrà luogo durante<br />
la cena di gala del Congresso, il giorno 8<br />
giugno, a Badesi. <br />
n<br />
Sostenitori AIDP 2012<br />
Media Partner<br />
Dpd<br />
Direzione<br />
del<br />
Personale<br />
by GIUNTI O.S.<br />
57
congressoAIDP2012 Badesi<br />
DEDICATO A: Top manager, Direttori del Personale, Professionisti HR, Professionisti d’azienda,<br />
Il nostro<br />
giro d'Italia<br />
Il Congresso Nazionale AIDP 2012 rappresenta<br />
il momento di sintesi e di confronto di<br />
un anno fatto di relazioni, approfondimenti<br />
e convegni preparatori. Segna la tappa conclusiva<br />
di un giro d'Italia che mobilita le principali<br />
aree territoriali del Paese su alcuni specifici<br />
argomenti che contribuiranno ad arricchire il<br />
dibattito generale promosso da AIDP sul tema<br />
Competitività e Persone.<br />
1 a TAPPA Capri 14-15 ottobre 2011<br />
Organizzazioni che competono, valorizzando<br />
le persone<br />
2 a TAPPA Milano 10 novembre 2011<br />
Dialogo tra HR e Linea: idee e azioni per essere<br />
(più) strategici<br />
3 a TAPPA Orvieto 13 marzo 2012<br />
La gestione del personale nelle Pmi<br />
4 a TAPPA Genova 30 marzo 2012<br />
HR e nuove tecnologie: l’impatto delle tecnologie<br />
sull’organizzazione del lavoro<br />
Intervengono: Stefano Ferraro Presidente<br />
AIDP Liguria; Bianca Falcidieno Presidente<br />
dell’area della ricerca del Cnr di<br />
Genova; Filippo Abramo Presidente<br />
Nazionale AIDP; Roberto Ferrari Senior<br />
Partner ISMO; Pietro Manenti Product<br />
Manager Monster Italia; Sergio Raimondi<br />
Presidente F.IRE; Massimo Solari Ad<br />
Network Integration & Solutions.<br />
L’evento, rivolto a tutti i Soci, è organizzato<br />
dai Gruppi Regionali AIDP Liguria<br />
& AIDP Piemonte.<br />
La partecipazione è gratuita, previa<br />
registrazione alla Segreteria AIDP Liguria:<br />
aidp.liguria@aidp.it.<br />
Il convegno si terrà presso il Cnr di Genova<br />
(Torre di Francia, via De Marini 6, 11° piano),<br />
dalle 17 alle 20.<br />
PROGRAMMI<br />
Agenda lavori<br />
e informazioni<br />
dettagliate sulle<br />
singole tappe<br />
del Giro nel<br />
calendario eventi<br />
al sito<br />
www.aidp.it<br />
5 a TAPPA Cervia 21 e 22 aprile 2012<br />
Persona: il valore, lo spreco, la competitività<br />
Intervengono tra gli altri: Enzo Spaltro Fondatore<br />
Università delle Persone; Filippo Abramo<br />
Presidente Nazionale AIDP; Isabella Covili Faggioli<br />
Vicepresidente Nazionale AIDP e Presidente<br />
Università delle Persone; Nerio Bentivogli<br />
Presidente Ober; Davide Cervellin Presidente<br />
Tiflosystem; Federica Dallanoce Ad Ferrari Ventilatori<br />
Industriali; Paolo Dal Lago Presidente<br />
Liquigas; Renzo Libenzi Ad Gruppo Loccioni;<br />
Andrea Pontremoli Ad Dallara; Mauro Sirani<br />
Fornasini Ad Intertaba Philip Morris; Luisella<br />
Traversi Guerra pittrice e socia Robur; Lauro<br />
Venturi Ceo Cna Milano; Sebastiano Zanolli<br />
Ad 55DSL gruppo Diesel.<br />
Il convegno si terrà presso il Club Hotel Dante<br />
in via Milazzo, 81 a Cervia (Ra).<br />
La quota di partecipazione al Convegno iva<br />
inclusa è di 300 euro (200 euro per i soci<br />
AIDP).<br />
La quota comprende: partecipazione al<br />
convegno, pranzo, cena, spettacolo serale,<br />
coffee break e merende.<br />
Per informazioni e iscrizioni contattare<br />
l’Università delle Persone:<br />
segreteria@universitadellepersone.com,<br />
telefono: 331 3345048. <br />
n<br />
58
imprenditori e studiosi dell’area risorse umane di organizzazioni pubbliche e private<br />
Appunti per il congresso<br />
Formazione finanziata. Convenzioni. Trasferimenti. Ecco altre informazioni importanti rivolte<br />
a coloro che hanno intenzione di partecipare all'evento in programma a giugno in Sardegna<br />
Formazione finanziata. Una grande opportunità per partecipare al Congresso AIDP, un momento di alta formazione<br />
e aggiornamento professionale largamente riconosciuto in ambito HR. Per questo motivo può rientrare<br />
tra le opportunità di formazione finanziabili dai Fondi interprofessionali. Se la tua azienda è iscritta a un Fondo<br />
interprofessionale (Fondimpresa, Forte, Fondirigenti, Fondo Banche e Assicurazioni, Fondir e altri ancora) puoi utilizzarli<br />
facilmente per finanziare la tua partecipazione al Congresso. <br />
n<br />
Telefona allo 079 292787, i referenti di Consorzio Edugov sono a tua disposizione.<br />
CONVENZIONI<br />
transfer<br />
Per chi sceglie<br />
Meridiana & Air Italy<br />
C<br />
ondizioni esclusive dai principali<br />
aeroporti nazionali e Olbia sui voli<br />
Meridiana e Air Italy.<br />
Un ufficio booking dedicato è già attivo<br />
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle<br />
14 alle 16.30. Presso l’aeroporto di Olbia,<br />
inoltre, sarà previsto un servizio di accoglienza<br />
riservato agli ospiti AIDP.<br />
La convenzione, valida per voli diretti o<br />
via Cagliari in transito (escluse tasse aeroportuali),<br />
prevede a tratta:<br />
• 80 euro per adesioni pervenute entro<br />
e non oltre il 31 marzo 2012;<br />
• 80, 100, 130 euro per adesioni pervenute<br />
successivamente al 31 marzo 2012.<br />
Sul sito www.aidp.it, nella sezione<br />
Arrivi e Partenze del Congresso, trovi i<br />
riferimenti dell’ufficio booking, tutti i dettagli<br />
e le clausole della convenzione, le modalità<br />
di prenotazione e pagamento.<br />
Le quote<br />
di partecipazione<br />
Socio AIDP<br />
250 euro<br />
200 euro per<br />
adesioni entro<br />
il 31 marzo 2012<br />
Non Socio<br />
350 euro<br />
300 euro per<br />
adesioni entro<br />
il 31 marzo 2012<br />
Accompagnatore<br />
50 euro<br />
La quota accompagnatore<br />
include la sola cena di<br />
gala di venerdì 8 giugno<br />
e non comprende la<br />
partecipazione alle attività<br />
Navette gratuite<br />
per il resort<br />
A<br />
IDP mette a disposizione<br />
un servizio di navette bus<br />
– gratuito per i partecipanti e<br />
gli accompagnatori – per i transfer Olbia<br />
- Resort Badesi Le Dune per arrivi<br />
previsti il 7 giugno 2012 e partenze nel<br />
pomeriggio del 9 e il 10 giugno 2012.<br />
Per arrivi e partenze non compresi<br />
nelle date sopra indicate, l’organizzazione<br />
ha previsto convenzioni agevolate per<br />
noleggi auto e/o transfer con autista per<br />
singoli e gruppi con Gruppo Turmotravel<br />
(telefono: 0789 21487, email: congress.<br />
olbia@gruppoturmotravel.com, referente<br />
Gill Heywood; informazioni complete su<br />
www.aidp.it, sezione Arrivi e Partenze<br />
del Congresso).<br />
Per usufruire del servizio transfer<br />
offerto da AIDP per le giornate sopra<br />
indicate far riferimento all’aeroporto<br />
di Olbia.<br />
L’organizzazione valuterà inoltre –<br />
su eventuali richieste per gruppi numerosi<br />
– se mettere a disposizione<br />
servizi aggiuntivi da e per l’aeroporto<br />
di Alghero.<br />
59
Vi aspettiamo a Badesi per il 41° Congresso Nazionale AIDP
storie<br />
{62. Non sei felice? È anche colpa tua di Alessio De Santa}<br />
{64. Un dialogo nel buio per vincere le paure di Roberto Monti}<br />
«Cacciava teste. / Le voleva lucide.<br />
Brillanti. Quadrate. / Godeva quando<br />
trovava cervelli intelligenti. / L’anima?<br />
/ Non si può avere tutto»<br />
di Massimo Ferrario
storie psicologia positiva<br />
NON SEI FELICE?<br />
È anche COLPA TUA<br />
Secondo il professor Tal Ben-Shahar la felicità dipende<br />
in larga parte dal nostro atteggiamento. Il segreto?<br />
Concentrarsi di più su ciò che sappiamo fare bene<br />
di Alessio De Santa<br />
{<br />
alessio.desanta@atm.it<br />
Specialista<br />
Comunicazione<br />
Interna di ATM<br />
Se non sei felice è tutta colpa tua”, recitava un famoso detto tibetano<br />
che ci lascia doppiamente sconfortati: oltre a non essere felici, abbiamo<br />
anche il peso della colpa da portare. Ma come funziona la felicità?<br />
Perché alcuni sembrano sempre placidamente baciati dal buonumore, mentre altri<br />
sempre preoccupati e tesi? Il professor Tal Ben-Shahar dell’università di Harvard ha<br />
studiato per diversi anni questo tema, nell’ambito<br />
di quella che viene chiamata psicologia positiva.<br />
In questo campo si è cercato di capire innanzitutto<br />
come mai ci sono luoghi dove i livelli di<br />
felicità e soddisfazione della vita sono alti nonostante<br />
l’evidente mancanza di risorse, e da qui si<br />
è proceduto ad analizzare come le persone vivono<br />
momenti difficili, scoprendo importanti differenze.<br />
Ho avuto occasione di parlare con il professor<br />
Shahar durante un incontro svoltosi nell’ambito<br />
di un progetto di The European House Ambrosetti<br />
al Campus ATM di Milano, in cui il professore<br />
ha incontrato alcuni giovani del gruppo Leader<br />
del Futuro, oltre che dipendenti ATM scelti tra le<br />
nuove leve.<br />
«Siamo abituati all’idea che per fare andare<br />
bene le cose dobbiamo concentrarci su quali siano<br />
i problemi, per cercare di risolverli – sostiene Shahar<br />
–. Spesso otteniamo l’opposto, li ingigantiamo<br />
e ci lasciamo abbattere. In campo accademico<br />
succede lo stesso: per ogni articolo che tratti il<br />
tema della felicità se ne trovano ben ventuno su<br />
temi opposti come ansia, depressione, problemi<br />
sul posto di lavoro». Dobbiamo ricordarci che «le<br />
domande creano la realtà, poiché la definiscono»,<br />
e se non vogliamo trovarci a vivere in una realtà<br />
fatta di sole preoccupazioni, è bene che cominciamo<br />
col chiedere a noi stessi in cosa siamo bravi<br />
e di cosa dobbiamo essere riconoscenti. Non si<br />
tratta di ignorare i problemi, semplicemente di<br />
lavorare su due versanti: quello dei problemi da<br />
risolvere e quello di “ciò che funziona”, che ha<br />
il potere di darci energia e forza ottimistica per<br />
andare avanti.<br />
Nel corso dell’incontro, Shahar ha esposto diverse<br />
ricerche, tra cui una in particolare, condotta<br />
su bambini capaci di risultati sopra la media in<br />
diversi campi. «Questi bambini – racconta – non<br />
hanno abilità speciali, ma semplicemente riescono<br />
a produrre da caratteristiche ordinarie risultati<br />
straordinari». La caratteristica fondante per il<br />
successo è la resilienza, la capacità di adattarsi.<br />
Essa si basa, secondo questi studi, su accorgimenti<br />
pratici: la capacità di porsi obiettivi, uno sguardo<br />
62
concretamente ottimistico, la scelta di modelli da<br />
imitare facilmente identificabili, la focalizzazione<br />
sugli aspetti positivi e, ultimo, l’attività fisica.<br />
È facile comprendere, dunque, come la felicità<br />
sia importantissima per la vita lavorativa: alcuni<br />
studi recenti hanno dimostrato infatti come le<br />
persone più felici siano anche quelle più produttive<br />
e più capaci di affrontare e superare momenti<br />
difficili. Comunemente tendiamo a pensare che la<br />
felicità venga dal successo, mentre Shahar sostiene<br />
proprio il contrario, cioè che ne sia la causa.<br />
Alla ricerca della semplicità<br />
Interessante anche un altro concetto che Shahar<br />
non ha esposto dal vivo, ma presente in alcuni<br />
suoi scritti, che in realtà è una rielaborazione<br />
della teoria dello studioso americano Peter Senge.<br />
Il concetto è semplice: i migliori docenti in<br />
momenti di cambiamento sono i manager stessi.<br />
È risaputo infatti che, mentre come semplice<br />
ascoltatore l’apprendimento è piuttosto basso,<br />
quando ci si prepara a tenere una lezione le informazioni<br />
vengono immagazzinate in maniera<br />
più profonda. Ed è anche provato che, secondo la<br />
teoria della dissonanza cognitiva, dire una cosa<br />
e fare l’opposto ci mette in uno stato d’animo<br />
difficile da sopportare. Dunque, far tenere direttamente<br />
ai manager la formazione, li obbliga a<br />
diventare loro stessi il motore del cambiamento<br />
aziendale. Nell’ottica di una “learning organization”,<br />
l'organizzazione capace di imparare è<br />
fondamentale. Ovviamente anche l’approccio<br />
del consulente è diverso: si passa dall’essere un<br />
insegnante, all'essere un professionista che deve<br />
preparare un manager.<br />
Mi rimane solo un dubbio e, per spiegarlo, devo<br />
partire da lontano. Un’amica americana, quando<br />
“È facile comprendere<br />
come la felicità sia<br />
importantissima per la<br />
vita lavorativa: alcuni<br />
studi hanno dimostrato<br />
che le più felici sono<br />
anche quelle più<br />
produttive e più capaci<br />
di affrontare e superare<br />
momenti difficili ”<br />
Professore<br />
e consulente<br />
Tal Ben Shahar<br />
è Professore<br />
e consulente aziendale<br />
nel campo della psicologia<br />
positiva e della leadership.<br />
Ha ottenuto il PhD<br />
in Organizational Behavior<br />
all’università di Harvard.<br />
Nello stesso ateneo<br />
ha tenuto i corsi<br />
sulla psicologia positiva<br />
che hanno suscitato<br />
una grande attenzione<br />
anche da parte<br />
dei media in quanto hanno<br />
superato, per numero<br />
di iscritti, i corsi<br />
introduttivi di economia.<br />
Ha pubblicato diversi<br />
bestseller che sono<br />
stati tradotti in 25 lingue.<br />
Ad oggi Tal insegna<br />
presso l’Interdisciplinary<br />
Center di Herzliya,<br />
in Israele.<br />
www.talbenshahar.com<br />
le ho chiesto di spiegarmi la sua tesi in biologia<br />
molecolare delle superfici, l’ha fatto velocemente<br />
e in modo incisivo. L’ha fatto portando esempi,<br />
allestendo piccoli esercizi pratici, rendendoli<br />
dei giochi (memorabile lo studio di resistenza<br />
del panino imburrato sul piatto). Quando le ho<br />
fatto notare che non era da tutti esemplificare<br />
una teoria così complessa a un neo-fita quale ero<br />
io, mi ha risposto semplicemente: «We keep it<br />
simple, man», la facciamo semplice, si potrebbe<br />
tradurre. Nel frangente, il “noi” stava per tutti<br />
gli americani, ma anche gli uomini di scienza<br />
americani. E il “farla semplice” tradiva l’idea che<br />
fosse chiaro a tutti, lì, che le discipline hanno il<br />
difetto di complicarsi sempre di più con il passare<br />
del tempo, di staccarsi dalle evidenze e, mano a<br />
mano che si fanno più dettagliate, dimenticarsi<br />
che il loro scopo è farsi capire, diventando idiomi<br />
di ipertecnici che ormai si capiscono solo tra di<br />
loro, e magari neanche troppo spesso.<br />
Occhio<br />
a non banalizzare<br />
Chiaramente quello del “keeping it simple” è un<br />
metodo applicato dal professore, e neanche tacitamente.<br />
è anzi una dichiarazione di intenti<br />
che Shahar, abituato a lavorare nel ramo della<br />
consulenza per le aziende, si è posto come scopo.<br />
È indubitabile che questo sia un ottimo approccio.<br />
L’unico rischio è un’eccessiva semplificazione<br />
soprattutto laddove il tema è particolarmente<br />
complesso. Penso, ad esempio, all’abitudine tutta<br />
americana di collegare sempre la felicità alla realizzazione<br />
dei propri obiettivi, come a dire: felici<br />
perché di successo, o di successo perché felici,<br />
secondo la teoria appena esposta. Se qualcuno<br />
ha mai letto un libro di filosofia orientale o più<br />
banalmente ascoltato una canzone dei Nirvana,<br />
sa che la correlazione non è necessariamente<br />
così diretta. Attento a quello che desideri, dice<br />
il saggio, perché potrebbe avverarsi.<br />
Mi pare che, come diceva il sociologo della<br />
comunicazione Marshall McLuhan, il mezzo sia<br />
il messaggio. E se il mezzo è una lingua forzatamente<br />
semplice e semplificativa, può fare da<br />
collo di bottiglia per una teoria che ha invece<br />
una necessità di frastagliarsi, di diversificare<br />
prima di riassumere.<br />
Insomma, il concetto di fondo della psicologia<br />
positiva è intelligente e, ancora più importante,<br />
ci aiuta a trovare in noi risorse inattese, soprattutto<br />
nei momenti difficili. Poiché qui però<br />
di scienza si parla, restiamo in vigile attesa di<br />
approfondimenti e precisazioni.<br />
n<br />
63
storie percorsi<br />
Un Dialogo nel buio<br />
per vincere le paure<br />
È nata 23 anni fa come mostra in cui il visitatore<br />
si affida alla guida di un non vedente e si muove<br />
nella totale oscurità. Oggi questa esperienza<br />
ha ispirato workshop formativi per manager<br />
Sales Manager<br />
di VisionMind<br />
‘<br />
di Roberto Monti<br />
{<br />
roberto.monti@visionmind.it<br />
Cè un posto a Milano dove si impara a vedere oltre: si chiama Dialogo<br />
nel buio. Si tratta di un luogo in cui adolescenti, famiglie e<br />
organizzazioni aziendali vivono un'esperienza che li cambierà per<br />
sempre. Visitare Dialogo nel buio o partecipare ai suoi workshop non significa<br />
giocare a fare il cieco. Chi vive per qualche ora nel buio di Dialogo nel buio,<br />
potrà vedere di più, dentro di sé, dentro gli altri.<br />
Abbiamo chiesto a Franco Lisi, non vedente, direttore<br />
di Dialogo nel buio all'Istituto dei Ciechi<br />
di Milano, di spiegarci in cosa consiste questa<br />
esperienza e che cosa lascia in chi la vive.<br />
Ci può raccontare com'è nato Dialogo nel buio<br />
e di che cosa si tratta?<br />
«Questa mostra nasce dall'idea di Andreas Heinecke,<br />
un giornalista tedesco al quale nel 1986 venne<br />
richiesto di sviluppare un programma formativo<br />
per un collega che aveva perso la vista. Al primo<br />
incontro, Andreas si sentì turbato, ma rimase affascinato<br />
dal mondo dei non vedenti. Così nel 1986<br />
ideò Dialogue in the dark, mostra che, dal 1988,<br />
fa il giro del mondo presso i più famosi musei ed<br />
è diventata addirittura un marchio registrato.<br />
Nel 2003 Dialogo nel buio viene allestito a<br />
Palazzo Reale a Milano, dove riscuote un grandissimo<br />
successo grazie a un afflusso di 34mila<br />
visitatori in soli quattro mesi.<br />
Nel 2005 l'Istituto dei Ciechi di Milano apre<br />
Dialogo nel buio all'interno del proprio complesso<br />
destinando 700 metri quadri all’allestimento<br />
della mostra.<br />
Dopo ventitre anni di vita, Dialogo nel buio<br />
è presente in tutto il mondo con una ventina di<br />
location e ha dato vita a un network standard<br />
che ne fa un sistema collaudato».<br />
Come avviene la visita a questa mostra e quali<br />
sono gli aspetti che emergono?<br />
«Siamo nel buio totale, un buio tecnico, dove i<br />
visitatori in piccoli gruppi sono invitati a entrare<br />
muniti di bastone bianco. I partecipanti, in una<br />
situazione di privazione della vista, si affidano<br />
alla guida non vedente, primo e unico riferimento,<br />
e vengono aiutati a riscoprire e apprezzare,<br />
con i sensi extra visivi, una realtà comunque<br />
conosciuta e familiare.<br />
Il visitatore deve imparare a gestire il proprio<br />
stato d’animo e il proprio livello emotivo facendo<br />
leva proprio sull'intelligenza emotiva: il timore,<br />
l’ansia, l'adrenalina ma anche la curiosità e il<br />
coraggio, sono le reazioni più frequenti riscontrate<br />
nei visitatori».<br />
64
Cosa insegna vivere questa esperienza?<br />
«Incredibilmente, il buio si svela come un luogo<br />
in cui ci si sente liberi dalla emozioni negative e<br />
più propensi al dialogo verbale: il buio, come è<br />
nell’immaginario collettivo, non è più considerato<br />
come ciò che imprigiona, come ciò che nasconde<br />
e circoscrive, ma si rivela, sorprendentemente,<br />
una dimensione di assoluta libertà».<br />
In cosa si differenzia Dialogo nel buio dalle<br />
più diffuse esperienze formative aziendali?<br />
«Da diversi anni abbiamo sviluppato percorsi e<br />
workshop per le aziende dal potentissimo valore<br />
formativo. I workshop sono progettati appositamente<br />
per le aziende. Sono i risultati di anni<br />
di studio che hanno portato alla produzione di<br />
programmi formativi di altissimo valore.<br />
L'esperienza di Heinecke, la nostra esperienza<br />
in Italia e l'esperienza di tutti i Dialoghi nel buio<br />
presenti nel mondo, ci incora ggiano a proseguire<br />
su questa strada, in considerazione soprattutto<br />
del crescente interesse riscontrato dai partecipanti<br />
e dalla domanda del mercato».<br />
Ci racconti brevemente un format tipico di<br />
un workshop?<br />
«Innanzitutto proponiamo al management delle<br />
aziende di affrontare e superare le difficoltà che<br />
caratterizzano il buio, facendo vivere l’esperienza<br />
come metafora del cambiamento che inevitabilmente<br />
ogni azienda si trova di fronte.<br />
Noi sappiamo che il cambiamento oggi è qualcosa<br />
che può far paura, che può indurre a non<br />
decidere, a stare fermi, a fare le cose che si conoscono,<br />
a non assumere iniziative in nome di<br />
una sicurezza terribilmente limitante. Tuttavia,<br />
Un tuffo<br />
nell'incertezza<br />
Quali sono le cose<br />
che fanno più paura in<br />
azienda? I cambiamenti,<br />
senza dubbio. Ci sono<br />
molte persone, anche<br />
valide, che non assumono<br />
iniziative perché hanno<br />
paura di quello che<br />
può accadere. Così,<br />
l'esperienza formativa<br />
di Dialogo nel buio può<br />
aiutare le persone ad<br />
affrontare e a superare<br />
difficoltà impreviste, a<br />
muoversi nell'incertezza<br />
gestendo le proprie<br />
senzazioni e i propri stati<br />
d'animo, a lavorare in<br />
gruppo per un obiettivo<br />
comune. Perché una cosa<br />
è certa: non bisogna mai<br />
smettere di imparare.<br />
dobbiamo fare i conti con il cambiamento, che<br />
nostro malgrado esiste. Durante i workshop i<br />
nostri clienti sono chiamati a svolgere attività<br />
nell’incertezza, individualmente o in sinergia<br />
con i colleghi, imparando a gestire e riconoscere<br />
il proprio stato d’animo, ad assumersi responsabilità,<br />
a condividere informazioni e risultati, in<br />
una dimensione in cui il proprio portato emotivo<br />
e la fiducia reciproca possono fare la differenza.<br />
Nei nostri workshop, il dialogo costante costituisce<br />
le fondamenta della costruzione di un<br />
gruppo solido per il quale il rispetto reciproco e<br />
il senso di appartenenza conducono inesorabilmente<br />
al perseguimento di un obiettivo comune.<br />
I facilitatori che conducono il workshop sono<br />
soprattutto responsabili del fatto che le attività<br />
esperienziali avvengano nel modo corretto favorendo<br />
una loro concettualizzazione, creando<br />
in tal modo significative analogie con il proprio<br />
contesto aziendale».<br />
I workshop e i percorsi per le aziende sono<br />
standard?<br />
«I workshop che abbiamo a catalogo hanno più<br />
livelli di approfondimento, ma possono essere<br />
personalizzati consentendo lo sviluppo di una<br />
tematica piuttosto che un’altra: dalla gestione<br />
e riconoscimento del proprio stato d’animo, attività<br />
individuali che consentono di esprimere<br />
il proprio potenziale nascosto, alla costruzione<br />
del gruppo, da workshop tesi a valorizzare il<br />
significato di una comunicazione verbale e paraverbale<br />
chiara, efficace e inequivocabile, a quelli<br />
in cui ciascuno viene chiamato a decidere, ad<br />
assumersi responsabilità, a guidarsi, al fine di<br />
potersi proporre quale punto di riferimento, ➤<br />
65
storie percorsi<br />
“Questo tipo di esperienza aiuta<br />
a capire quanto è importante oggi<br />
sviluppare competenze sociali,<br />
quanto conti avere capacità<br />
e abilità emotive all'interno<br />
di un'organizzazione aziendale”<br />
leader per tutti gli altri. Contrariamente a quanto<br />
si possa immaginare, molte realtà aziendali ci<br />
chiedono di progettare workshop allo scopo di<br />
abituare i propri dipendenti a lavorare in situazioni<br />
di stress, creando volutamente situazioni<br />
impreviste, cambi repentini di task, chiedendo<br />
flessibilità, reattività, e capacità di problemsolving<br />
in tempi ristretti».<br />
Come vengono gestite queste situazioni?<br />
«I workshop di Dialogo nel buio generalmente<br />
hanno una durata complessiva di circa mezza<br />
giornata. Le attività possono essere individuali<br />
o di gruppo, al tavolo o in movimento e vengono<br />
individuate di volta in volta a seconda del tema<br />
prescelto. I conduttori del workshop lanciano<br />
le attività e invitano i partecipanti a svolgere<br />
i compiti osservando le regole di svolgimento.<br />
Al termine, vengono condotti debriefing per la<br />
valutazione dei risultati conseguiti.<br />
Il debriefer che ha osservato lo svolgimento<br />
dell’intero workshop coadiuvato dal personale<br />
non vedente, identifica quali strategie sono state<br />
messe in atto nella conduzione delle attività e<br />
stimola uno scambio di riflessioni sulle sensazioni<br />
provocate dal buio e su come sono state condotte<br />
le attività, fornendo analogie con ciò che accade<br />
quotidianamente in azienda».<br />
Possiamo dire che avete aperto un business che<br />
non esisteva, trovando un piccolo Oceano blu?<br />
«Non l’avevo mai considerato sotto questo profilo,<br />
ma sì, direi che di fatto è successo questo».<br />
Può raccontarci un suo episodio o una sua reazione<br />
emotiva particolarmente significativa?<br />
«È capitato di lavorare con manager che non<br />
sono riusciti a partecipare al workshop subendo<br />
esageratamente il buio. Ho personalmente riscontrato<br />
un timore derivato da episodi accaduti<br />
nell’infanzia come i castighi al buio, ad esempio.<br />
Una frequente reazione di stupore e sconforto<br />
si verifica in mancanza di risultati immaginati<br />
ma non raggiunti perché è venuta meno la fase<br />
di progettazione e di riflessione. Troppo spesso,<br />
oggi, nel mondo del lavoro, si deve fare i conti<br />
con la velocità e con i tempi ristretti per il raggiungimento<br />
degli obiettivi, imponendo immediatamente<br />
l’azione e riducendo notevolmente<br />
la fase preliminare di analisi».<br />
C'è un netto recupero della percezione del non<br />
dare nulla per scontato in queste esperienze?<br />
«In genere dall'esperienza si esce cambiati. La<br />
fase di debriefing aiuta i partecipanti a compiere<br />
il passaggio da un livello irrazionale a un livello<br />
di consapevolezza, ed è qui il valore dell'esperienza<br />
di formazione. Oggi, è altrettanto importante<br />
avere capacità e abilità emotiva all'interno<br />
di un'organizzazione aziendale. E allora anche<br />
questo tipo di esperienza aiuta a ragionare dal<br />
punto di vista umano, aiuta a capire quanto è<br />
importante oggi sviluppare competenze sociali.<br />
Quando mi presentano il curriculum non è più<br />
sufficiente chiedere cosa sai fare ma come lo<br />
fai, chi sei, chi c'è dietro questo profilo. Se c’è<br />
dialogo non c’è buio». <br />
n<br />
«<br />
66
idee<br />
{68. SGUARDI SUL PERSONALE<br />
HR: la trappola dorata di Maria Emanuela Salati, Julio Gonzalez e Giancarlo Traini}<br />
{71. 2011, odissea nel lavoro di Francesco Caggio}<br />
{72. Tra passato e futuro di Giuseppe Varchetta}<br />
{75. A ognuno il suo mestiere di Marco Lombardi}<br />
«Le persone creative non le compri.<br />
Si comprano. Da sé.<br />
Bastano un lavoro e un contesto:<br />
creativi»<br />
di Massimo Ferrario
idee SGUARDI sul personale<br />
HR: La trappola<br />
dorata<br />
direttori del personale<br />
I nostri interlocutori ci giudicano<br />
C<br />
hi lavora nel personale si pone molte domande relative al suo ruolo,<br />
al futuro della professione, alle competenze da sviluppare, alle<br />
migliori scelte di carriera da compiere.<br />
Abbiamo deciso di rivolgere le stesse domande a una serie di interlocutori<br />
tipici dei direttori del personale per verificare se le percezioni che noi viviamo<br />
dall'interno del nostro gruppo professionale coincidono con quelle di chi ci<br />
guarda dall'esterno.<br />
Una specie di Johari window collettiva (chi non se la ricorda faccia un<br />
salto su Wikipedia).<br />
Abbiamo iniziato con gli head hunter, proseguiremo con i capi azienda, gli<br />
avvocati del lavoro, i sindacalisti e i consulenti del lavoro e forse qualcun altro.<br />
A tutti rivolgiamo domande volte a definire quattro temi:<br />
• come cambia il contesto in cui le direzioni del personale debbono operare;<br />
• quali sono le competenze più apprezzate e quali quelle più carenti;<br />
• come funzionano i meccanismi di carriera per chi opera nelle direzioni<br />
del personale;<br />
• cosa si aspettano dal ruolo di direttore del personale e come evolveranno<br />
queste aspettative.<br />
Nessuna pretesa scientifica, nessun dato quantitativo: solo opinioni di addetti<br />
ai lavori, analizzate e sintetizzate da un piccolo gruppo redazionale (Maria<br />
Emanuela Salati, Julio Gonzalez e Giancarlo Traini).<br />
La sintesi ha imposto delle generalizzazioni, ma senza dubbio le considerazioni<br />
dei colleghi, che gentilmente si sono prestati alle interviste, ci hanno<br />
offerto molti spunti di riflessione che vi riproponiamo.<br />
Hanno offerto il loro contributo di idee: Luca Pacces e Pierluigi Fattori<br />
di Spencer Stuart, Luca Temellini di EXS, Alberto Amaglio<br />
di Russel Reynolds, Massimo Picca di Eric Salmon, Giordano Tamagni<br />
di K2People, Aldo Magnone di Arethusa.<br />
Rapidità e flessibilità nel<br />
supportare il business.<br />
Chi entra oggi nell'ufficio<br />
di una società di head<br />
hunting alla ricerca di un nuovo direttore<br />
del personale (Dp) sembra avere in<br />
mente solo questi due obiettivi.<br />
L'imperativo è muovere l'organizzazione,<br />
renderla più agile, più reattiva,<br />
pronta a muoversi in un mondo in cui<br />
l'imprevedibilità è la cifra delle attività<br />
quotidiane.<br />
Ricercare nuove opportunità: l'obiettivo<br />
di tutto il management non<br />
risparmia il Dp; anche a lui viene chiesto<br />
di muoversi con rapidità, di trovare<br />
nuovi modi, più flessibili (e spesso più<br />
economici) per far fronte ai bisogni di<br />
sempre: sostenere il cambiamento organizzativo,<br />
trovare le risorse giuste,<br />
dare il proprio contributo all'efficienza,<br />
alla produttività, alla riduzione<br />
dei costi.<br />
Da "business partner", il Dp si trasforma<br />
in "business player": esattamente<br />
come tutti i suoi colleghi si assume<br />
rischi, partecipa attivamente ai processi<br />
di business, si "sporca le mani" nei<br />
processi decisionali. La costruzione di<br />
sistemi di gestione, la pianificazione del<br />
personale a medio termine, l'attenzione<br />
agli equilibri formali interni restano<br />
sullo sfondo. In primo piano emergono<br />
le capacità personali di creazione di<br />
network: reti di rapporti utilizzate per<br />
trovare risorse, competenze, finanziamenti,<br />
per condividere buone pratiche,<br />
68
Così gli head hunter definiscono<br />
il ruolo di direttore del personale: oggi,<br />
infatti, sono rare le crescite verticali.<br />
Il suggerimento è anticipare le richieste<br />
degli imprenditori e porsi come<br />
operatori intelligenti di un network<br />
straordinario: le persone<br />
Maria Emanuela Salati<br />
mariaemanuela.<br />
salati@atm.it<br />
Direttore Formazione,<br />
Selezione<br />
e Comunicazione<br />
Interna di ATM<br />
Julio Gonzalez<br />
jgonzalez@tenaris.com<br />
HR Regional<br />
Director<br />
Asia Pacific<br />
di Tenaris<br />
Giancarlo Traini<br />
traini@studiotraini.it<br />
Amministratore<br />
dello studio<br />
di consulenza<br />
industriale Traini<br />
per risolvere problemi in maniera non<br />
convenzionale. In una parola, per poter<br />
navigare nella complessità.<br />
L'Amministratore delegato che entra<br />
nell'ufficio di un head hunter cerca un<br />
manager, che sappia giocare a tutto<br />
tondo insieme agli altri.<br />
Le competenze<br />
Le competenze tradizionali e tecniche<br />
sono date per scontate e perdono<br />
importanza a fronte di una domanda<br />
di maggiore capacità di comprensione<br />
e di partecipazione al business. Nel<br />
"make or buy" prevale decisamente il<br />
"buy", e la vera competenza sta proprio<br />
nel procurare rapidamente all'azienda<br />
gli strumenti e le competenze che<br />
servono davvero.<br />
«Il cliente, anche dell'azienda mediopiccola<br />
– sostiene un head hunter –<br />
vuole un Dp che non si spaventa se<br />
deve cercare un responsabile per la<br />
sede di Taipei, un'agenzia di lavoro<br />
temporaneo a Sofia e un sistema di<br />
company car a Dublino».<br />
Superando alcune sfumature, le<br />
persone intervistate convergono in<br />
modo significativo sulle competenze<br />
che vengono espresse in sede di ricerca<br />
di un nuovo Dp.<br />
Conoscere il business. Una delle<br />
abilità principali è la capacità di<br />
leggere il contesto e calarsi nella situazione<br />
specifica in cui si dovrà lavorare,<br />
avendo ben chiari i parametri<br />
economici di benchmark.<br />
Influenzare la cultura organizzativa.<br />
La capacità concreta di "change<br />
management" organizzativo è indicata<br />
da tutti gli intervistati come un punto<br />
chiave. Si cambia Dp spesso proprio per<br />
questo: «Abbiamo cambiato strategia ed<br />
obiettivi, ma lui (quello di prima) non<br />
è riuscito a far cambiare la mentalità».<br />
Muoversi in contesti internazionali.<br />
Per qualsiasi azienda ormai il<br />
riferimento è il mondo, e il Dp non si<br />
sottrae a questa regola. Il suo network<br />
deve dargli la possibilità di giungere<br />
rapidamente dove è necessario che sia,<br />
senza remore o timidezze. «Non ha idea<br />
di quanti dei Dp che incontriamo hanno<br />
ancora seri problemi con l'inglese», ➤<br />
“Le competenze tradizionali e<br />
tecniche sono date per scontate<br />
e perdono importanza a fronte<br />
di una domanda di maggiore<br />
capacità di comprensione<br />
e partecipazione al business”<br />
69
idee SGUARDI sul personale<br />
“Nel nuovo contesto economico<br />
e sociale sarà importante saper<br />
individuare tutti gli stakeholder<br />
e gli interlocutori necessari<br />
e utili all’azienda”<br />
osserva un po' malignamente un intervistato.<br />
Risolvere problemi e fornire servizi.<br />
Non è il tempo dei grandi sistemi,<br />
conta la capacità di rispondere alle<br />
richieste dell'organizzazione in modo<br />
efficiente, rapido ed anche con un pizzico<br />
di “creatività”, di pensiero laterale.<br />
Scovare e gestire potenziali. Da<br />
questo punto di vista la figura del Dp<br />
è insostituibile, ma deve estendersi,<br />
sempre attraverso il network, dall'interno<br />
dell'azienda all'esterno.<br />
Ecco un’osservazione stimolante da<br />
parte di uno degli head hunter intervistati:<br />
la capacità di creare e gestire<br />
il proprio network richiede due attitudini<br />
particolari come la generosità<br />
e la gratitudine.<br />
Sono le qualità necessarie al funzionamento<br />
delle reti professionali:<br />
generosità nel dare supporto e condividere<br />
know-how e gratitudine nel<br />
saper riconoscere il valore delle persone<br />
e quanto abbiamo ricevuto da loro.<br />
I network funzionano sullo scambio<br />
vantaggioso per tutti, non sulla negoziazione<br />
al ribasso.<br />
La carriera<br />
Oggi in azienda i Dp non fanno carriera.<br />
è scomodo dirlo, ma è la posizione<br />
unanime degli head hunter: i casi in<br />
cui un Dp viene nominato in posizione<br />
di vertice sono molto rari.<br />
Si ruota da un'azienda all'altra. A volte<br />
il mandato è a termine: creare sistemi<br />
e procedure che permettano di uscire<br />
da una situazione difficile, snellire le<br />
strutture e ridurre i costi, impostare lo<br />
sviluppo e accompagnare la crescita.<br />
Altre volte, quando scatta un alto<br />
livello di fiducia con un Dg, un Ad, un<br />
Presidente, il Direttore del personale<br />
segue il loro destino.<br />
In ogni caso, il raggiungimento del<br />
livello di Direttore del personale rassomiglia<br />
un po' a una trappola dorata,<br />
da cui si esce per pensionamento<br />
(ormai raro) o per carriera orizzontale<br />
(passaggio a un'altra azienda).<br />
Il forte investimento dei Dp su competenze<br />
tecniche specifiche (relazioni<br />
industriali, pianificazione e sviluppo<br />
del personale, compensations) oggi<br />
in calo di importanza o sottoposte a<br />
processi di outsourcing, mette gli head<br />
hunters in una situazione difficile: le<br />
caratteristiche dell'offerta professionale<br />
sono spesso discordanti da quelle<br />
della domanda evidenziate sopra e lo<br />
sviluppo complessivo della professione<br />
rischia di essere rallentato.<br />
Un broker relazionale<br />
Le opinioni dei cacciatori di teste sono<br />
piuttosto convergenti: il ruolo del Dp<br />
si avvicina sempre più a quello di un<br />
broker che lavora all'interno e all'esterno<br />
dell'azienda, gestendo un network<br />
di relazioni, risorse e fonti che<br />
lo mettono in grado di:<br />
1. prendere parte a un progetto strategico<br />
e operare per realizzarlo modificando<br />
l'organizzazione;<br />
2. fornire, attraverso il suo network,<br />
risorse a questo progetto (competenze,<br />
know-how, servizi, strumenti);<br />
3. garantire la qualità delle prestazioni<br />
e la continuità dei livelli di servizio.<br />
Questa competenza di “trading<br />
relazionale” appare determinante e<br />
non scontata nella sua declinazione.<br />
In particolare nel nuovo contesto economico<br />
e sociale, sarà importante saper<br />
individuare tutti gli stakeholder e gli<br />
interlocutori necessari e utili all’azienda,<br />
alcuni ancora quasi del tutto sconosciuti<br />
a livello di interazione, come<br />
ad esempio il settore no-profit e tutti i<br />
servizi offerti dall’impresa sociale, che<br />
risulteranno elemento imprescindibile<br />
nel nuovo mercato del lavoro.<br />
Gli head hunter, in conclusione,<br />
sembrano darci un consiglio: cambiare<br />
l'offerta per cambiare la domanda.<br />
Anticipare le richieste degli imprenditori<br />
proponendosi sempre meno come<br />
specialisti di sistemi e strumenti interni<br />
e sempre più come intelligenti<br />
operatori di uno straordinario network:<br />
le persone. <br />
n<br />
70
idee segnalibro<br />
2011, odissea<br />
nel lavoro<br />
Si chiama Alice senza niente ed è un piccolo caso editoriale<br />
che ripercorre le vicende di una ragazza come tante,<br />
alle prese con improduttivi e improbabili colloqui di lavoro<br />
Francesco Caggio<br />
effe.cg@libero.it<br />
Pedagogista, formatore<br />
e consulente, collabora<br />
con l’Università degli Studi<br />
Milano-Bicocca<br />
»<br />
Le dispiace seguirmi?», conclude<br />
la caposettore casse<br />
dell’ipermercato di Torino<br />
dopo una breve presentazione,<br />
sorridendo a bocca larga. «Si!», risponde<br />
Alice con «un sorriso più largo del suo,<br />
senza neanche rendermi conto di averle<br />
detto, non volendo, che... mi scoccia<br />
(grassetto e sottolineatura di chi scrive,<br />
ndr) questa cosa di doverla seguire. Lei<br />
non ha colto l’incertezza e ha continuato<br />
a sorridermi».<br />
Copione già scritto<br />
In questo passaggio si apre il gioco stereotipato<br />
e consunto della "sceneggiata", di<br />
un colloquio che segue un copione già prestabilito,<br />
a cui le due si attengono come<br />
burattine a cui non è permesso essere<br />
o muoversi come sarebbe vitale per chi<br />
chiede lavoro e per chi lo offre. Ognuna<br />
delle due (sarà chiesto dalla caposettore<br />
di darsi del "tu"; e come si potrebbe altrimenti<br />
in una società televisivamente<br />
friendly?) non potrà essere che scontatamente<br />
una maschera. L’una (Alice: ma in<br />
che paese vive?) mistificata e alienata, e<br />
pateticamente masochista, nella sua vana<br />
ricerca di un lavoro che o non c'è o non<br />
troverà, vista la biografia professionale<br />
che ha e tenuto conto del mercato del<br />
lavoro attuale (ma non si scrivono più<br />
luttuosi, ma salvifici romanzi tipo Le illusioni<br />
perdute e il tempo ritrovato?), l’altra<br />
– la caposettore – mistificata e alienata<br />
nella sua fede fittizia nel suo lavoro e<br />
ruolo (oh, i miserabili che diventano dei<br />
LA SCHEDA<br />
Titolo Alice senza niente<br />
Autore Pietro De Viola<br />
Anno 2011<br />
Casa editrice Terre di Mezzo editore<br />
Pagine 94<br />
Prezzo 10 euro<br />
veri sadici per non rischiare di vedere<br />
ciò che sono stati e ciò che ancora sono),<br />
negandosi di essere anch’essa sempre,<br />
come tutti noi, appesa a un filo e di star<br />
giocando una delle poche reali soddisfazioni<br />
che le dà il suo lavoro: prendere<br />
in giro gli altri, prendendosi in giro, per<br />
non vedersi ammalata.<br />
Esito previsto<br />
Infatti sottolinea e si complimenta<br />
per il 110 di Alice che ringrazia, e<br />
che, avendo – come tutti noi, compresa<br />
la caposettore – visto molta<br />
televisione, non solo è euforica, ma<br />
sorride, sorride, e la bocca e la dentatura,<br />
lo insegnano tutti i manuali<br />
per il successo, sono importanti (oh,<br />
benedetta etologia). Sorride in attesa<br />
di essere inchiodata da una domanda<br />
che la riporta alla realtà, alla nuda e<br />
cruda realtà della signora che le chiede<br />
perché è lì, proprio lì: Alice presa<br />
dal suo film casca sulla domanda che<br />
era già prevista dopo tre battute di<br />
messa a proprio agio della vittima,<br />
che dovrà (ma quale sarà mai l’esito<br />
in termini di comprensione di come<br />
gira il mondo nella testolina di Alice?)<br />
poi assentire a un già predisposto<br />
sermoncino pedagogico.<br />
Tempo buttato via, tempo perso,<br />
tempo di alienazione e di mistificazioni,<br />
tempo della disconferma delle<br />
reciproche esistenze sia questo e sia<br />
l’altro colloquio che segue, perché il<br />
mondo è fatto a quinte che bisogna<br />
schiudere con la risposta giusta a una<br />
domanda che rimanda sempre a un<br />
“doppio legame”.<br />
Quindi che l’azienda risparmi e che<br />
lavori con il “passaparola” e che Alice<br />
impari a fare bene l’orlatrice, che<br />
il fashion made in Italy ne ha molto<br />
bisogno. Meglio essere crudeli che<br />
inautentici. <br />
n<br />
71
idee recensioni<br />
tra passato<br />
e futuro<br />
Quando si dice della rilevanza<br />
e della carenza<br />
della ricerca sociale nel<br />
nostro Paese… La ricerca<br />
sociale nella cultura italiana vive<br />
da tempo una endemica, cronica crisi,<br />
sia rispetto alle potenzialità evase, sia<br />
rispetto alle concrete esigenze, ascrivibili<br />
a un Paese come il nostro, che dice<br />
di aver scelto un modello di sviluppo<br />
avanzato.<br />
Di ricerca sociale da noi se ne fa<br />
poca: i committenti sono rari, le istituzioni<br />
di ricerca che si possano dire tali<br />
per visione e competenza sono poche<br />
e, per assurdo, quando si arriva a fare<br />
ricerca, sovente gli agognati rapporti<br />
restano nelle mani élitarie di committenti<br />
che hanno della diffusione del<br />
dato di ricerca una visione a dir poco<br />
paranoide.<br />
Veniamo alle eccezioni, parlando di<br />
S3Studium, la società di formazione,<br />
sviluppo organizzativo e ricerca psicosociale,<br />
voluta e animata ormai da<br />
moltissimi anni da Domenico de Masi.<br />
La ricerca da sfogliare<br />
Il volume che presentiamo – che<br />
inaugura presso Guerini e Associati<br />
la collana “S3.Studium” – è il risultato<br />
di un ampio studio sul passato,<br />
il presente e il futuro della Direzione<br />
delle risorse umane in Italia. Lo scenario<br />
previsionale è stato realizzato<br />
avvalendosi di una ricerca condotta<br />
secondo il metodo Delphi, capace di<br />
LA SCHEDA<br />
Titolo HR 2020. Storia e prospettive<br />
Autore Domenico De Masi e Stefano<br />
Palumbo<br />
Anno 2011<br />
Casa editrice Guerini e associati<br />
Pagine 248<br />
Prezzo 19,50 euro<br />
Una ricerca condotta da S3.Studium secondo<br />
il metodo Delphi è lo spunto da cui nasce questo<br />
volume. L'obiettivo? Tracciare le top skill<br />
per le quali dovrà distinguersi il Direttore Risorse<br />
umane del futuro. Che dovrà essere sempre più<br />
in grado di interpretare le innumerevoli variabili<br />
dei sistemi socio-tecnici tipiche del nostro tempo.<br />
analizzare le prospettive probabili di<br />
sviluppo nel periodo 2011-2020. Il progetto<br />
di ricerca è stato realizzato dalla<br />
S3.Studium in stretta collaborazione<br />
con due istituzioni, Bosch-Tec e Carter<br />
& Benson, la prima operante nella formazione<br />
professionale-manageriale, la<br />
seconda nell’Executive Search.<br />
Il futuro nasce dal presente<br />
Il sottotitolo del volume è “storia e<br />
prospettive”: la visione delle cose di<br />
S3.Studium e del metodo Delphi – metodologia<br />
elettiva nella pratica di ricerca<br />
psicosociale di S3.Studium – indica<br />
il tempo presente come il riferimento<br />
fondamentale e indispensabile per poter<br />
lavorare in termini visionari e di<br />
prospettiva. Inoltre, sottolinea l’esigenza<br />
di avere una prospettiva storica,<br />
per non dimenticare e per coltivare<br />
nel presente i talenti che l’immediato<br />
passato ci ha donato come eredità<br />
dovuta e non sempre correttamente<br />
percepita.<br />
In altre parole, chi non sa vivere il<br />
presente è falsamente proiettato sul<br />
futuro e, come ha insegnato Albert<br />
Camus, «la vera generosità verso il<br />
futuro consiste nel donare tutto al<br />
presente». In altre parole – ammonisce<br />
S3.Studium attraverso anche quest’ultima<br />
ricerca – ancora più spesso le donne<br />
e gli uomini vivono di memoria e<br />
di speranza più che di attenzione e<br />
abitano nelle dimensioni immaginarie<br />
del passato e del futuro, piuttosto che<br />
72
Partendo da una ricerca di S3.Studium, Domenico<br />
De Masi propone un interessante libro dedicato alle<br />
risorse umane. Un viaggio nella storia delle organizzazioni,<br />
le opinioni di 15 Hr Director di tutto il mondo<br />
e un profilo del Direttore del personale del futuro<br />
Giuseppe Varchetta<br />
giuseppe.varchetta@tiscali.it<br />
psicosocioanalista, consulente<br />
di formazione, sviluppo organizzativo,<br />
direttore della rivista<br />
Educazione sentimentale<br />
in quell’unico vero appuntamento col<br />
reale che è il presente.<br />
La ricerca psicosociale, in quanto<br />
autentica pratica riflessiva, è la strada<br />
elettiva e unica per far sì che il rapporto<br />
tra passato, presente e futuro<br />
sia pensato e agito in maniera adulta e<br />
consapevolmente collegata, senza pericolose<br />
fughe né in avanti, né indietro.<br />
Il metodo Delphi, con la sua “tenace<br />
umiltà”, è la via elettiva per conseguire<br />
tale risultato e avere tra le mani dati<br />
autorevoli capaci di ricongiungerci nel<br />
nostro presente col nostro passato e<br />
con un futuro che possa essere genuinamente<br />
nostro.<br />
Il volume, fresco di stampa, è articolato<br />
in quattro densi capitoli.<br />
Un inizio "storico"<br />
I primi due, Dalla centralità al declino<br />
e Dal declino al disorientamento, attraverso<br />
l’attenta scrittura di Domenico De<br />
Masi prendono per mano il lettore per<br />
un viaggio di rivisitazione della storia<br />
e dell’esperienza delle organizzazioni,<br />
dall’avvio della rivoluzione industriale<br />
al postindustriale degli anni ’90 e alle<br />
prospettive di una riconquista della<br />
centralità, in questi anni diluita e<br />
persa, da parte della Direzione delle<br />
risorse umane. Le pagine di De Masi,<br />
contemporaneamente spesse e leggere,<br />
sono capaci di evocare l’iter teorico ed<br />
esperienziale dell’arco storico citato,<br />
con un aggancio costante alle esperienze<br />
di contesto politico, socio-economico da<br />
una parte e organizzativo dall’altra, che<br />
hanno interessato in tutti questi anni<br />
l’esperienza industriale e manageriale<br />
nel nostro Paese.<br />
Il risultato della lettura di questi primi<br />
due capitoli è un ricollocarsi all’interno<br />
di una cronaca e di una storia<br />
vorticosa, che può averci visto talvolta<br />
come protagonisti e spettatori disattenti:<br />
nell’ultima pagina si viene presi da<br />
un sentimento duplice di stupore e di<br />
attenzione; due categorie e prospettive<br />
mentali, queste ultime, indispensabili<br />
per una vera riflessione, che miri a fare<br />
esperienza di quello che si è vissuto,<br />
assistiti in questa operazione di sensemaking<br />
dall’autorevolezza delle pagine<br />
che ci hanno accompagnato. ➤<br />
“L'autore prende per mano i lettori<br />
per un viaggio di rivisitazione<br />
della storia e dell'esperienza<br />
delle organizzazioni dall'avvio<br />
della rivoluzione industriale”<br />
73
idee recensioni<br />
AIDP e S3.studium presentano HR2020<br />
Road Show sul futuro delle HR<br />
P<br />
adova, Catania, Napoli, Chieti, Torino e poi Firenze,<br />
Milano e Roma sono le otto tappe del Road<br />
Show con cui porteremo in tutta Italia il dibattito<br />
sul futuro delle HR.<br />
Come è cambiata la gestione del personale? Come evolverà<br />
il mercato del lavoro nel prossimo decennio? Come<br />
cambieranno i modelli gestionali e il ruolo di HR? Come<br />
saranno gestite le persone, i luoghi, i tempi, le culture, le<br />
diversità, le motivazioni in azienda? Quali saranno le nuove<br />
funzioni di HR? e i nuovi strumenti operativi? Quali saranno<br />
le competenze richieste al Capo del Personale e quali<br />
gratificazioni gli saranno riservate?<br />
Per rispondere a questi interrogativi, S3.Studium e AIDP<br />
con le sue articolazioni territoriali, in collaborazione con<br />
Carter&Benson e Bosch-TEC, presentano i risultati della<br />
ricerca previsionale con i manager interessati a questa<br />
problematica.<br />
Informazioni e programma sul sito www.aidp.it<br />
La parola agli Hr Director<br />
Il terzo capitolo, Le prospettive delle<br />
HR al 2020, curato da Stefano Palumbo,<br />
raccoglie i dati dei quindici esperti sollecitati<br />
nell’esprimere le loro opinioni prospettiche<br />
dalla metodologia del Delphi.<br />
Gli esperti interpellati sono quindici<br />
HR Director di aziende nazionali e<br />
multinazionali a cui è stato richiesto<br />
di riflettere sulle possibili evoluzioni<br />
future della Direzione risorse umane in<br />
Italia. La metodologia Delphi prevede<br />
che le risposte di ogni esperto siano<br />
sottoposte a tutti gli altri e che solo le<br />
opinioni che hanno ottenuto il consenso<br />
della maggioranza confluiscano nel<br />
rapporto conclusivo.<br />
I risultati<br />
Il materiale raccolto attraverso tale metodologia<br />
è stato riproposto nel quarto<br />
capitolo da Stefano Palumbo in sei “territori<br />
di ricerca”, altrettante direttrici di<br />
un possibile sviluppo della funzione HR<br />
nel nostro Paese nel prossimo decennio.<br />
I “territori di ricerca” proposti sono: il<br />
contesto esterno, l’evoluzione della forza<br />
lavoro, il ruolo delle HR in azienda,<br />
sfide e problemi emergenti per l’HR,<br />
funzioni e strumenti dell’HR, profilo<br />
e competenze dell’HR Director.<br />
Rimandando le lettrici e i lettori a<br />
un’analisi puntale – di grandissima utilità<br />
anche operativa – dei contenuti di<br />
queste sei agili esplorazioni territoriali,<br />
richiamiamo un’attenzione particolare<br />
sul profilo e competenze dell’HR Director,<br />
che per molti aspetti correggono<br />
le aggregazioni attualmente più<br />
autorevoli in tale area, derivanti dalla<br />
“fotocopiatura” passiva di modelli eteropervenuti<br />
e non declinati in relazione<br />
alla cultura del nostro Paese e alle sue<br />
problematiche più cogenti: le top skill<br />
indicate dalla ricerca, che nel prossimo<br />
decennio dovranno caratterizzare<br />
una efficace ed efficiente Direzione del<br />
Personale, sono in ordine decrescente<br />
quelle di natura empatica, comunicative<br />
e relazionali, la gestione del cambiamento,<br />
una capacità interpretativa del<br />
contesto socio-economico, l’employer<br />
branding strategy, quelle economiche,<br />
una capacità risolutiva in tempi velocissimi,<br />
capacità organizzative, project<br />
management, comunicazione interna,<br />
“Un direttore del<br />
personale per<br />
rimanere nelle alte<br />
stanze del potere<br />
aziendale deve<br />
riuscire a provare<br />
stupore, attenzione<br />
e empatia verso<br />
l'universo umano<br />
che lo circonda”<br />
capacità di sintesi, sia di dati che di<br />
sensazioni. In altre parole, un Direttore<br />
del Personale che possa restare<br />
nelle alte stanze del potere aziendale<br />
deve contemporaneamente riuscire a<br />
provare stupore, attenzione e empatia<br />
verso l’universo umano nel quale vive<br />
e che lo circonda e del cui agio e disagio<br />
deve rispondere all’alta direzione e<br />
alla società civile tutta. Senza parlare<br />
di rivoluzione dei modelli di ruolo del<br />
direttore del personale più attualmente<br />
seguiti si è, ci sembra, autorizzati a<br />
sottolineare la “raccomandazione” da<br />
parte di S3.Studium e dei suoi partner<br />
di ricerca a un’attenta rivisitazione del<br />
ruolo del Direttore del Personale verso<br />
una capacità più ampia nel contenere<br />
e interpretare le diverse variabili dei<br />
sistemi socio-tecnici, che attraversano<br />
la complessità industriale e organizzativa<br />
del nostro tempo.<br />
L'occhio vuole la sua parte<br />
E per finire, il primo volume della collana<br />
"S3.Studium" è anche un bell’oggetto: un<br />
formato tascabile, un publishing esteticamente<br />
raffinato, con una sovracopertina<br />
che non casualmente riproduce<br />
Vocazione di San Matteo del Caravaggio.<br />
Quasi a indicare che il mondo è sì reale,<br />
ma che le donne e gli uomini, come ricorda<br />
Robert Musil, sono anche e soprattutto<br />
dei possibili e che una Direzione del<br />
Personale che si possa dire tale si trova<br />
di fronte ai compiti e alle sfide più alte<br />
e più vere. <br />
n<br />
74
idee l’azienda è tutta un film<br />
A ognuno<br />
il suo mestiere<br />
Spesso, anche dopo un iter di selezione complesso,<br />
non si riescono a intuire le reali aspirazioni di una persona.<br />
E così ci sono manager che vorrebbero fare gli impiegati<br />
e viceversa. Proprio come accade in Benvenuti al nord<br />
Marco Lombardi<br />
info@grillofilm.it<br />
Dopo tanti anni di azienda,<br />
ha mollato tutto per fare il giornalista<br />
cinematografico, trasformando<br />
la sua passione in un lavoro.<br />
Una volta si facevano i test,<br />
poi colloqui su colloqui e<br />
anche delle prove psicoattitudinali.<br />
Poi il mondo è<br />
diventato più veloce e più povero, così<br />
a volte ci si accontenta di un cv e di<br />
qualche scambio (di pensieri virtuali)<br />
in Rete. Il risultato è sempre lo stesso:<br />
l’assunzione (si fa per dire, forse<br />
è meglio parlare di “collaborazione”),<br />
cioè capire se quella persona specifica<br />
possa andare bene per quel determinato<br />
lavoro. Se si trattasse di un mero<br />
discorso esperienziale, basterebbe davvero<br />
la semplice analisi del curriculum,<br />
appena condita da qualche telefonata<br />
giusto per verificare se quel candidato<br />
millanti credito oppure no, ma il<br />
problema è sapere se quella persona<br />
può sposarsi bene con quell’azienda<br />
e quella posizione, spesso anche con<br />
l’idea di quella gabbia chiamata ufficio<br />
dove ogni giorno bisogna rispettare<br />
orari, gerarchie e scrivanie. In effetti,<br />
a prescindere dalla profondità della<br />
selezione, ci si illude – e sempre ci si<br />
è illusi – di poter “capire”, sicché quasi<br />
tutto risulta “semi-inutile”. Ricordo, al<br />
proposito, una cara conoscente che,<br />
LA SCHEDA<br />
Titolo originale Benvenuti al Nord<br />
Nazione Italia Anno 2012<br />
Genere Commedia<br />
Durata 110’ Regia Luca Miniero<br />
Cast Claudio Bisio, Alessandro Siani,<br />
Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini,<br />
Nando Paone, Giacomo Rizzo, Nunzia<br />
Schiano, Fulvio Falzarano, Salvatore<br />
Misticone, Paolo Rossi, Ippolita Baldini<br />
Nella foto in alto i due protagonisti, da sinistra<br />
Alessandro Siani e Claudio Bisio, che nel film<br />
interpretano gli impiegati delle Poste Mattia Volpe<br />
e Alberto Colombo. In basso Paolo Rossi, nel ruolo<br />
dell'amministratore delegato Palmisan,<br />
e Valentina Lodovini, che interpreta la compagna<br />
di Alessandro Siani, Maria Flagello.<br />
reincontrata qualche anno fa, dopo<br />
che avevo lasciato l’azienda per il<br />
giornalismo, il cinema e la scrittura,<br />
mi guardò sinceramente preoccupata<br />
perché ai tempi, selezionandomi per<br />
una grande multinazionale, non capì –<br />
nonostante l’accuratezza del processo<br />
selettivo – che io volevo fare altro, nella<br />
vita professionale.<br />
Tutto questo succede mirabilmente<br />
in Benvenuti al nord, secondo capitolo<br />
(riuscito) della saga iniziata dal remake<br />
(Benvenuti al sud) del film francese<br />
Giù al nord. All’interno di un mega<br />
product placement di Poste italiane,<br />
che è il luogo in cui i due protagonisti<br />
– Claudio Bisio e Alessandro Siani<br />
– lavorano, si scopre in breve tempo<br />
che Bisio (il direttore) vorrebbe fare il<br />
semplice impiegato, così da avere più<br />
tempo per sé, mentre Siani (l’impiegato)<br />
avrebbe i numeri e le aspirazioni da<br />
mega manager, di quelli che affrontano<br />
le mission(s) impossible. Paolo<br />
Rossi, invece, è molto credibile nel<br />
ruolo dell’amministratore delegato.<br />
Mica avrà scoperto – pure lui – che è<br />
quello il mestiere della sua vita, invece<br />
di fare l’attore? <br />
n<br />
75
lettera del Presidente<br />
un contributo<br />
concreto<br />
<strong>Aidp</strong> è in prima linea nel dibattito sui temi relativi al mercato<br />
del lavoro. E il Congresso del prossimo giugno sarà una grande<br />
occasione per far emergere nuove idee e proposte<br />
Filippo Abramo<br />
presidente@aidp.it<br />
Siamo entrati in una fase cruciale della crisi del nostro Paese: tra le varie tematiche sul tappeto<br />
una delle più significative è quella relativa al mercato del lavoro. La nostra competitività sui<br />
mercati internazionali passa da una modernizzazione delle regole del lavoro che riesca<br />
a contemplare le esigenze di tutela del lavoratore con quelle della competitività della impresa:<br />
altri paesi europei sono riusciti a farlo, dovremmo assolutamente farlo anche noi.<br />
Come AIDP abbiamo dato il nostro contributo al dibattito sulla riforma preparando un documento che è stato<br />
presentato in un incontro tenuto a Milano lo scorso 6 febbraio, alla presenza di Pietro Ichino (giuslavorista e<br />
senatore) e diffuso a tutti i nostri Soci.<br />
Seguiremo gli sviluppi della trattativa in corso continuando come AIDP a esprimere il nostro punto di vista.<br />
Strettamente connesso con la riforma del mercato del lavoro è il tema della competitività.<br />
Questa parola rischia di diventare un po’ vuota, a forza di usarla, ma essa indica il vero problema italiano oggi:<br />
la scarsa competitività allontana gli investimenti dall’estero e le relative possibili ricadute economiche,<br />
occupazionali e di cultura manageriale.<br />
Anche a questa tematica chiara AIDP vuole dare un contributo di idee e di proposte con il suo prossimo<br />
Congresso Nazionale 2012 dedicato al futuro del lavoro, alla competitività e alle persone:<br />
lo sviluppo delle competenze e la formazione continua, anche in età matura, sono basilari in un mondo<br />
del lavoro in continuo cambiamento e con l’età pensionabile che si allontana sempre di più;<br />
l’impegno e la motivazione delle persone sono indispensabili per il successo: vincono le aziende che riescono<br />
a ottenere tutto ciò dai loro collaboratori;<br />
la questione dei talenti rimane uno dei punti chiave di una strategia competitiva: pur in un’epoca<br />
di alta disoccupazione giovanile, i talenti sono comunque difficili da trovare e, ancora di più, da trattenere;<br />
l’apertura mentale verso il nuovo e il diverso, sia in termini di mercati che di persone:<br />
nell’epoca della globalizzazione sono temi ineludibili e comunque da affrontare;<br />
la nostra sprovincializzazione è un altro obiettivo da porsi a tutti i livelli.<br />
Sono alcuni dei temi che AIDP tratterà nel suo Congresso 2012, che si svolgerà in Sardegna i prossimi<br />
8 e 9 giugno con il contributo di significativi relatori e testimoni aziendali: sarà un'occasione unica di<br />
aggiornamento, di riflessione e di networking per gli operatori delle risorse umane e per tutti coloro che<br />
gestiscono professionalmente persone e gruppi di lavoro. n<br />
76
Siamo lieti di annunciare che Toffoletto e Soci e lo Studio del Prof. Avv. De Luca Tamajo e Soci si uniscono.<br />
4 sedi, 90 professionisti e una nuova realtà per il diritto del lavoro italiano.