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coverstory - Aidp

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TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE E CULTURA DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA PER LA DIREZIONE DEL PERSONALE<br />

Dp<br />

dal 1980<br />

NUMERO<br />

d<br />

MARZO 2012 16 0<br />

Direzione<br />

del<br />

Personale<br />

44<br />

64<br />

72<br />

STRUMENTI<br />

IN ATTESA DI UNA RIFORMA<br />

CHE CAMBI GLI SCENARI<br />

STORIE<br />

UN DIALOGO NEL BUIO<br />

PER VINCERE LE PAURE<br />

IDEE<br />

IL DIRETTORE DEL PERSONALE<br />

TRA PASSATO E FUTURO<br />

Adattarsi al contesto<br />

in evoluzione. Sfruttare<br />

le nuove opportunità<br />

offerte dalla tecnologia.<br />

Ecco alcune delle sfide<br />

che dobbiamo affrontare<br />

METTIAMO<br />

A FUOCO LA<br />

SELEZIONE<br />

{ }<br />

53 SPECIALE Congresso AIDP 2012 Badesi


sommario<br />

editoriale<br />

02. 2012 un anno selettivo di Maria Emanuela Salati<br />

<strong>coverstory</strong><br />

06. Selezione flessibile di Piergiorgio Argentero<br />

10. La vita segreta delle parole al lavoro di Francesco Varanini<br />

11. Alla ricerca della qualità perduta di Roberto Ferrari<br />

14. Le regole per un buon inizio di Rafaella Mazzoli<br />

18. Neolaureati cercasi da testare sul campo di Marina Pastorelli<br />

21. Cacciatori sì, ma anche consulenti di Paolo Calori<br />

22. Paura di volare di Enrico Cazzulani<br />

24. L'assessment da sfogliare di Andrea Castiello d’Antonio<br />

26. Quando la crescita passa dall'ascolto di Paolo Augugliaro<br />

27. Signori, in carrozza di Luca Mori<br />

strumenti<br />

32. MONDO LEGALE/1 Work in progress di Franco Toffoletto<br />

36. MONDO LEGALE/2 Pensioni, si cambia di Pietro Gremigni<br />

41. Un impegno da non sottovalutare di Maurizio Manicastri e David Trotti<br />

42. Una pratica diffusa da gestire con attenzione di Bernardina Calafiori<br />

44. In carcere per imparare di Maurizio Bertoli e Stefano Bertolina<br />

47. La sfida della bellezza, oggi di Massimiliano Santoro<br />

48. Le differenze che ci rendono uguali di Duilio Cau<br />

50. Il gruppo nasce in armonia di Patrizia Farnetti e Ira Orsini<br />

53. SPECIALE Congresso AIDP 2012 Badesi<br />

storie<br />

62. Non sei felice? È anche colpa tua di Alessio De Santa<br />

64. Un dialogo nel buio per vincere le paure di Roberto Monti<br />

idee<br />

68. SGUARDI SUL PERSONALE<br />

HR: la trappola dorata di Maria Emanuela Salati, Julio Gonzalez e Giancarlo Traini<br />

71. 2011, odissea nel lavoro di Francesco Caggio<br />

72. Tra passato e futuro di Giuseppe Varchetta<br />

75. A ognuno il suo mestiere di Marco Lombardi<br />

lettera del Presidente<br />

76. Un contributo concreto di Filippo Abramo<br />

Dp d<br />

Direzione<br />

del<br />

Personale<br />

Direttore Responsabile Maria Emanuela Salati - Direttore Scientifico Paolo Iacci - Coordinamento Redazionale Sonia Rausa<br />

Rubrica Mondo Legale a cura di Paola De Gori - Comitato di Redazione Filippo Abramo • Domenico Butera • Andrea Camera • Lara Carrese • Enrico<br />

Cazzulani • Isabella Covili Faggioli • Paola De Gori • Massimo Ferrario • Julio Gonzalez • Marco Lombardi • Ernesto Longo • Ezio Nardini • Marina Pastorelli • Pietro<br />

Santi • Massimiliano Santoro • Gilda Serafini • Giancarlo Traini • Dario Tripodo • Claudio Tronconi • Giuseppe Varchetta • Cristina Volpi • Elio Vera • Danilo Villa<br />

Proprietà AIDP Associazione Italiana per la Direzione del Personale<br />

Direzione Redazione Pubblicità Via Cornalia, 26 - 20124 Milano tel. 02 6709558 - 02 67071293 Fax 02 66716588 - email aidp@aidp.it<br />

Registrazione Tribunale di Milano n. 386 del 17 ottobre 1981 - Periodicità trimestrale<br />

Progetto grafico e impaginazione Pub - www.pubcreativepublishing.it - Stampa Rubbettino industrie grafiche ed editoriali - Soveria Mannelli (Cz)<br />

Abbonamenti<br />

Rinnovo Italia 60 euro - Estero 70 euro - Nuova sottoscrizione Italia 70 euro - Estero 80 euro<br />

Arretrati (a copia) Italia 20 Euro - Estero 30 Euro - Gratuita ai soci AIDP<br />

IN COPERTINA Along the Wall. Berlin 2009 (particolare) di Alessandro Vicario - www.alessandrovicario.eu


editoriale<br />

Direttore selezione,<br />

formazione<br />

e comunicazione<br />

interna di ATM<br />

di Maria Emanuela Salati<br />

{<br />

aidp@aidp.it<br />

2012<br />

un anno<br />

SELETT<br />

è appena iniziato<br />

un anno che si preannuncia<br />

difficile. Ma è il momento<br />

giusto per far tornare ai<br />

giovani la fiducia nel lavoro.<br />

Come? Riscoprendo<br />

la valenza educativa<br />

della selezione,<br />

un momento decisivo<br />

ma spesso trascurato<br />

02


« Comprendo e sento molto, in questo<br />

momento, le difficoltà di chi lavora e di chi<br />

rischia di perdere il lavoro, come quelle di chi<br />

ha concluso o sta per concludere la sua vita<br />

lavorativa<br />

Giorgio Napolitano,<br />

»<br />

discorso di fine anno, 31 dicembre 2011<br />

« Ieri mi sono comportata male nel cosmo.<br />

Ho passato tutto il giorno senza fare domande,<br />

senza stupirmi di niente. Ho svolto attività<br />

quotidiane come se ciò fosse tutto il dovuto<br />

Wislawa Szymborska<br />

»<br />

IVO<br />

All’inizio di un anno che, se possibile,<br />

si annuncia ancor più pesante per l’economia<br />

rispetto a quelli che lo hanno<br />

preceduto, abbiamo scelto come tema<br />

del giorno uno strumento che sta alla base del mercato<br />

del lavoro: la selezione.<br />

Selezione è una parola chiave del management,<br />

che tuttavia sembrava ormai dimenticata (la nostra<br />

stessa rivista non ne parla da anni): quasi un lusso,<br />

in una fase di stagnazione del mercato. Ma è proprio<br />

ora che questo processo, se svolto al meglio, potrà<br />

rivelarsi decisivo per superare la crisi. La qualità del<br />

reclutamento sarà un elemento decisivo per guadagnare<br />

vantaggio, per scegliere persone che rimangano<br />

nel tempo, senza sprechi e investimenti a perdere.<br />

Ma non solo.<br />

Giovani senza sogni<br />

Il tema del lavoro e di come trovarlo è il vero problema<br />

di oggi e del prossimo futuro, soprattutto per i<br />

giovani. Ci troviamo di fronte non solo a una domanda<br />

debole e senza garanzie, ma anche a un’offerta di<br />

giovani sfiduciati che non credono nel lavoro. Ormai<br />

chiedere a un candidato in sede di colloquio quali<br />

Cari<br />

lettori<br />

La rivista che avete<br />

in mano - lo avrete<br />

notato - è una rivista<br />

nuova. È stata ridisegnata<br />

e ricalibrata per<br />

renderla più leggibile,<br />

più immediata nella<br />

consultazione, più<br />

semplice nella lettura.<br />

Inoltre con questo<br />

primo numero del<br />

2012 Direzione del<br />

Personale torna ad<br />

avere una distribuzione<br />

indipendente, dopo anni<br />

di sinergia con l’Impresa.<br />

Questo cambiamento<br />

ci consente di consolidare<br />

quell’autonomia che ci<br />

ha sempre contraddistinto<br />

e che da più di trent’anni<br />

fa di Direzione del<br />

Personale un riferimento<br />

per il mondo delle risorse<br />

umane. Tante novità,<br />

insomma, ma non fini a<br />

se stesse. La nuova veste<br />

di Direzione del Personale,<br />

che peraltro non intende<br />

rinunciare al suo stile<br />

sobrio e di sostanza,<br />

rispecchia la scelta<br />

di una maggiore praticità<br />

per i suoi lettori:<br />

ad esempio attraverso<br />

sezioni chiaramente<br />

distinte, o una maggiore<br />

attenzione alla titolazione,<br />

che consentono<br />

di individuare<br />

immediatamente<br />

i contenuti salienti<br />

dell’articolo.<br />

Il tutto per accompagnare<br />

al meglio il ruolo che<br />

la nostra organizzazione<br />

vuole continuare<br />

a interpretare.<br />

sono i suoi progetti per il futuro è una domanda che<br />

genera sconforto per l’assenza di risposta. I giovani<br />

non sentono di potersi permettere più un progetto<br />

e tanto meno un sogno, e non credono più alle promesse<br />

delle aziende. Il 38% dei giovani trova ancora<br />

lavoro attraverso le conoscenze, il che non agevola<br />

né il merito né la mobilità sociale.<br />

Selezionatori più attenti<br />

Per questo riparlare di selezione oggi può voler dire<br />

parlare di un’etica della selezione che ha un fine più<br />

alto del mero “reclutamento”. Forse i selezionatori<br />

dovrebbero sentirsi responsabilizzati di una nuova<br />

e più alta missione, quella di far rinascere la fiducia<br />

nei loro candidati, di ricostruire quel filo spezzato<br />

tra giovani generazioni, mercato professionale e<br />

azienda. La ricerca di un lavoro (e non di un impiego,<br />

come dice Pierluigi Celli) è un momento molto<br />

delicato e denso di aspettative per tutti. Un momento<br />

di passaggio in cui ci si espone con più fragilità ma<br />

che può essere anche un momento importante di<br />

apprendimento. La vera sconfitta, se un colloquio<br />

“va male”, non è perdere il posto di lavoro, ma perdere<br />

l’occasione di imparare da questo evento. E<br />

noi selezionatori possiamo fare qualcosa: possiamo<br />

riscoprire una valenza educativa del momento di<br />

selezione in cui non vale solo la logica astratta di<br />

ciò che è utile all’organizzazione in quel momento,<br />

ma il saper “riconoscere” un candidato e mettergli<br />

a disposizione ciò che abbiamo potuto vedere di lui<br />

(così decisivo per il suo futuro) e ciò che possiamo<br />

osservare del mercato. Se servono competenze per<br />

misurarsi con la sfida di un mercato “mobile” come<br />

l’attuale (come la capacità di leggere i “segnali deboli”<br />

o di interpretare i sistemi relazionali complessi)<br />

abbiamo il dovere di informarne i nostri candidati,<br />

specie i giovani che non sono certo preparati dalla<br />

scuola ad affrontare il contesto lavorativo. E allo<br />

stesso modo occorre interrogarci su quali saranno<br />

le competenze chiave per il mondo di domani per<br />

il quale, ad esempio, i nativi digitali saranno molto<br />

meglio preparati di noi.<br />

Insomma: servono più aiuto, più autoconsapevolezza,<br />

più informazioni per orientarsi nel mercato<br />

del lavoro, più “tenuta antropologica” nell’incertezza.<br />

Per noi questo comporta qualche rischio in più,<br />

meno business, meno specialismo di facciata e più<br />

generosità.<br />

n<br />

03


Partner in law.<br />

Davvero era necessario un nuovo studio legale? Uno dei tanti specializzati nel diritto del lavoro?<br />

Ma noi non siamo uno dei tanti. Siamo Lexellent. Di nome e di fatto. E non siamo nati ieri.<br />

In 4 soci sommiamo 216 anni di età, dei quali 116 di esperienza nel settore, iniziata nel 1975.<br />

La nostra forza di partner delle aziende, oltre alla competenza, oggi internazionale e completa,<br />

è sempre stata quella di aver voglia di ricominciare. Con l’entusiasmo degli esordienti.<br />

‘Esordienti’ tra virgolette, naturalmente.<br />

Lexellent nasce da un’idea e dall’esperienza degli avvocati Benvenuto, Bergamaschi, Barozzi e Scherini.<br />

«<br />

La nostra sede è in Via della Moscova 10, a Milano, MM Turati.<br />

A Roma siamo a Palazzo Valadier, Piazza del Popolo 18, M Flaminio.<br />

Tel. 02 8725171 | lexellent@lexellent.it | www.lexellent.it


<strong>coverstory</strong><br />

{06. Selezione flessibile di Piergiorgio Argentero}<br />

{10. La vita segreta delle parole al lavoro di Francesco Varanini}<br />

{11. Alla ricerca della qualità perduta di Roberto Ferrari}<br />

{14. Le regole per un buon inizio di Rafaella Mazzoli}<br />

{18. Neolaureati cercasi da testare sul campo<br />

di Marina Pastorelli}<br />

{21. Cacciatori sì, ma anche consulenti di Paolo Calori}<br />

{22. Paura di volare di Enrico Cazzulani}<br />

{24. L'assessment da sfogliare di Andrea Castiello d’Antonio}<br />

{26. Quando la crescita passa dall'ascolto di Paolo Augugliaro}<br />

{27. Signori in carrozza di Luca Mori}<br />

«L’uomo giusto al posto giusto: focus<br />

sul posto. / L’uomo giusto al posto<br />

che gli è giusto: focus sull’uomo.<br />

/ Un pronome: / e cambia tutto»<br />

di Massimo Ferrario


<strong>coverstory</strong> la globalizzazione e i cambiamenti<br />

SELEZIONE<br />

FLES<br />

Docente<br />

di Psicologia<br />

del lavoro e delle<br />

organizzazioni<br />

Università di Pavia<br />

La sua attività<br />

di ricerca si è sviluppata<br />

principalmente<br />

su selezione, orientamento<br />

professionale, motivazione<br />

e soddisfazione<br />

sul lavoro. è inoltre autore<br />

di nove monografie<br />

e oltre 120 articoli.<br />

di Piergiorgio Argentero<br />

piergiorgio.argentero@unipv.it<br />

Lattuale momento economico porta con sé anche conseguenze, oggi<br />

molto evidenti e discusse in varie sedi, che si riflettono sulla gestione<br />

del personale. Per limitare le considerazioni sulle attività di selezione e<br />

assessment, e volendo approfondire in particolare alcuni problemi metodologici, è<br />

‘<br />

{<br />

lizzazione delle attività economiche e industriali,<br />

all’utilizzo di strumenti valutativi online, alle<br />

problematiche etiche che ne possono derivare.<br />

1. Mercati globali, strumenti locali<br />

Le organizzazioni che si muovono oltre i loro<br />

confini nazionali affrontano la necessità di implementare<br />

pratiche di gestione delle risorse umane,<br />

maturate in un contesto nazionale specifico, su<br />

scala mondiale. Alcune procedure e metodologie<br />

di selezione del personale sono state progettate e<br />

ideate per uno specifico contesto socio-culturale<br />

o per un certo gruppo di individui; ma strumenti<br />

sviluppati in un determinato Paese non possono<br />

essere utilizzati in altri senza essere sottoposti<br />

a un processo di verifica e adattamento locale.<br />

In generale, si dovrebbe migliorare la comprensione<br />

di cosa comporti l’impiego di metodi di<br />

selezione in contesti internazionali diversi da<br />

quello originario. È infatti necessario riuscire a<br />

sviluppare sistemi HR che possano essere utilizzati<br />

nei diversi Paesi riuscendo però, al contempo,<br />

a riconoscere le specificità delle singole<br />

realtà locali, valutando la reale trasferibilità delle<br />

possibile individuare tre nuclei tematici principali, che si riferiscono alla globaprocedure<br />

adottate.<br />

In effetti, molte esperienze indicano che la<br />

validità di una determinata procedura di selezione<br />

non è generalizzabile a situazioni diverse<br />

(per attività lavorative, gruppi professionali, organizzazioni<br />

e Paesi). Applicato a un contesto<br />

internazionale, questo significa che le procedure<br />

di selezione potrebbero essere valide in un certo<br />

Paese ma non in un altro, per più di una ragione.<br />

Possono essere innanzitutto presenti differenze<br />

nei quadri giuridico-normativi, per cui ciò che<br />

è consentito o praticato, in un certo paese, non<br />

lo è in altri. Per esempio, in Nord America viene<br />

posta grande attenzione nei processi di selezione<br />

per evitare discriminazioni su base razziale, di<br />

06


Le aziende multinazionali possono utilizzare le stesse procedure<br />

in tutti i Paesi? Gli strumenti di valutazione professionale<br />

presenti online sono affidabili? Due domande a cui è importante<br />

dare una risposta. Perché un errore può costare caro<br />

SIBILE<br />

“Sono da tenere<br />

in considerazione<br />

i valori culturali<br />

caratteristici<br />

di uno specifico<br />

Paese e come questi<br />

possano determinare,<br />

nei candidati,<br />

l’accettazione dell’iter<br />

selettivo al quale sono<br />

sottoposti”<br />

etnia o di genere; una sensibilità, questa, che<br />

ha contribuito a sviluppare procedure obiettive<br />

di assessment come ad esempio, nel campo<br />

delle interviste di selezione, quelle strutturate.<br />

In altri Paesi, invece, le attività di selezione e<br />

assessment risentono di minori vincoli normativi:<br />

ad esempio in Giappone o in molti Paesi<br />

europei dove, anche se sono presenti degli standard<br />

“professionali”, questi non rappresentano<br />

obbligo di legge e, dunque, spesso non vengono<br />

adeguatamente osservati.<br />

Un secondo aspetto riguarda il grado di familiarità<br />

con i diversi metodi di selezione: la<br />

conoscenza di determinate procedure può determinarne<br />

l’utilizzo, a sfavore di strumenti<br />

alternativi e magari più rilevanti nel nuovo<br />

contesto. Naturalmente l’utilizzo di una metodologia<br />

poco familiare in un certo Paese implica<br />

una maggiore attenzione nella formazione di chi<br />

deve impiegarla.<br />

Inoltre, sono da tenere in considerazione i valori<br />

culturali caratteristici di uno specifico Paese<br />

e come questi possano determinare, nei candidati,<br />

l’accettazione dell’iter selettivo al quale<br />

sono sottoposti. Nei Paesi in cui è presente una<br />

mentalità individualistica e orientata al successo<br />

personale, è possibile impiegare procedure di<br />

selezione altamente competitive e focalizzate<br />

sui risultati individuali, che non apparirebbero<br />

giustificate in altri Paesi in cui sia presente<br />

una cultura collettivistica volta a privilegiare<br />

comportamenti più cooperativi e collaborativi.<br />

Infine, l’utilizzo in Paesi diversi di strumenti<br />

sviluppati all’interno di un contesto specifico<br />

pone il doppio problema del contenuto di ciò che<br />

viene valutato e delle modalità di valutazione<br />

utilizzate. Mentre è ormai assodato che le seconde<br />

debbano subire un processo di adattamento<br />

locale, non è ancora del tutto noto se i costrutti<br />

misurati nei candidati di un certo paese possano<br />

anche essere ricercati e valutati in soggetti di<br />

Paesi culturalmente e socialmente molto diversi.<br />

Quando si fa riferimento in un certo ambito<br />

ad aspetti quali, ad esempio, l’”estroversione” o<br />

la “coscienziosità”, occorre essere consapevoli<br />

del rischio di darne una definizione particolare,<br />

“nazionale”, culturalmente determinata, e che<br />

per Paesi diversi può rendersi necessaria una<br />

sua ridefinizione, quanto meno in riferimento<br />

agli indicatori comportamentali che la contraddistinguono.<br />

<br />

➤<br />

07


<strong>coverstory</strong> la globalizzazione e i cambiamenti<br />

“Una cultura attenta agli aspetti<br />

tecnici dell’assessment potrebbe<br />

assicurare alle aziende un utilizzo<br />

di test e metodi adeguati”<br />

2. Strumenti tradizionali, strumenti online<br />

Secondo recenti stime, sul mercato internazionale<br />

sono presenti più di 2.500 strumenti per<br />

la selezione del personale, la maggior parte dei<br />

quali sono disponibili su internet e, spesso, non<br />

rispondono ai criteri di qualità (validità e affidabilità)<br />

richiesti a uno strumento professionale di<br />

valutazione. La possibilità di somministrare test<br />

e questionari via internet conferisce un aspetto<br />

di legittimità anche a quelli privi di una reale validità,<br />

permettendo a chi non possiede sufficienti<br />

competenze specifiche di impiegare strumenti valutativi<br />

che non garantiscono risultati accettabili;<br />

è stato notato che, oggi, l’uso errato o impreciso<br />

di strumenti valutativi, più che l’eccezione, è<br />

diventata la norma, con<br />

Un processo, tanti strumenti<br />

La selezione sta diventando un processo sempre più<br />

strutturato e articolato che richiede senza dubbio l’intervento<br />

di professionisti esperti. I quali si avvalgono di strumenti<br />

in grado di assicurare risultati obiettivi e facilmente<br />

monitorabili. Tra questi strumenti figurano, ad esempio,<br />

test per valutare le attitudini e le abilità dei candidati;<br />

questionari di personalità e motivazione per conoscere il<br />

candidato dal punto di vista del suo stile di pensiero, del suo<br />

rapporto con gli altri e sotto il profilo emotivo; esercizi di<br />

simulazione, individuali e di gruppo, finalizzati a misurare le<br />

specifiche competenze lavorative; colloqui e interviste che<br />

possono essere, ad esempio, di tipo motivazionale, mirati ad<br />

esempio a valutare la coerenza tra la posizione da ricoprire<br />

e le motivazioni e le esperienze del candidato, o strutturati<br />

sulle competenze, con l’obiettivo cioè di verificare se il<br />

candidato possiede le competenze necessarie per ricoprire<br />

con successo quel determinato ruolo.<br />

costi elevati (anche se<br />

difficili da quantificare)<br />

per le aziende in termini<br />

di decisioni errate sul<br />

personale. Solo la diffusione<br />

di una cultura<br />

valutativa attenta agli<br />

aspetti anche tecnici<br />

dell’assessment – ad<br />

opera di professionisti<br />

qualificati, società professionali,<br />

editori con<br />

esperienza nel settore<br />

– potrebbe assicurare<br />

alle aziende un utilizzo<br />

di test e metodi di valutazione<br />

più adeguato al<br />

loro specifico contesto<br />

lavorativo. Ovviamente<br />

alcune particolari tipologie di strumenti di valutazione<br />

saranno sempre destinati a professionisti<br />

con specifica formazione teorico-pratica;<br />

tuttavia, alcuni test e questionari sviluppati<br />

appositamente per chi è privo di una specifica<br />

formazione professionale, ad esempio quelli utilizzabili<br />

nelle situazioni di selezione su grandi<br />

numeri di persone, è importante che garantiscano<br />

un livello accettabile (e documentato) di<br />

risultati per le aziende che li utilizzano, magari<br />

anche attraverso un minimo di formazione per<br />

l’utilizzatore.<br />

3. Facilità d’utilizzo, standard etici<br />

La facile accessibilità a strumenti disponibili<br />

online implica anche alcune questioni etiche che<br />

interessano i professionisti qualificati che si avvalgono<br />

di internet nella loro pratica. Molte di<br />

queste questioni sono state definite in codici di<br />

condotta promossi da associazioni professionali<br />

presenti in diversi paesi del mondo, che hanno<br />

sottolineato alcuni importanti punti comuni e<br />

due elementi fondamentali.<br />

Un primo elemento è quello che limita l’utilizzo<br />

degli strumenti a chi effettivamente possiede i<br />

requisiti formativi necessari. Internet ha reso<br />

molto facile per chiunque pubblicare qualsiasi<br />

tipo di materiale. Questa possibilità ha portato<br />

molti a pensare in maniera errata che qualsiasi<br />

tool valutativo divulgato sul web abbia una sua<br />

validità, oppure che possa essere copiato e utilizzato<br />

a proprio piacimento, con il risultato che<br />

anche strumenti validi siano utilizzati in maniera<br />

erronea. È necessario dunque che gli editori e gli<br />

autori di strumenti per l’assessment aziendale<br />

08


LA SCHEDA<br />

mantengano i loro prodotti sotto stretto controllo<br />

e segnalino eventuali violazioni del copyright.<br />

Un secondo punto importante riguarda la necessità,<br />

per chi offre servizi di somministrazione,<br />

scoring e interpretazione di strumenti testistici, di<br />

descrivere accuratamente le finalità, le norme, la<br />

validità e l’affidabilità delle procedure impiegate,<br />

anche quando queste sono completamente automatizzate.<br />

Fornire, e richiedere, informazioni può<br />

essere fondamentale per superare la confusione<br />

che si osserva nella massa di proposte presente<br />

su internet (e non solo). Gli elementi di primaria<br />

importanza sono sicuramente quelli riferiti al<br />

processo di costruzione dello strumento, ai dati<br />

ottenuti, alla corrispondenza tra risultati del test/<br />

questionario e risultati sul lavoro, all’equivalenza<br />

tra i test automatizzati e gli strumenti originari<br />

di tipo tradizionale. Andrebbero anche chiariti i<br />

limiti e i problemi relativi a un utilizzo on-line<br />

di strumenti valutativi.<br />

Dai punti fin qui richiamati, possono derivare<br />

alcune implicazioni per il ruolo degli specialisti<br />

che agiscono come consulenti nella selezione e<br />

nell’assessment del personale. Innanzitutto possono<br />

svolgere una funzione più attiva nel partecipare<br />

alla progettazione e al miglioramento dei<br />

processi di selezione, dando un contributo alle<br />

organizzazioni per sviluppare procedure selettive<br />

efficaci, attente anche ai vantaggi economici<br />

che queste possono comportare nel breve-lungo<br />

periodo e non solo immediato. Secondariamente<br />

lo specialista di selezione, interno o esterno<br />

all’organizzazione, può essere un facilitatore<br />

dei processi di valutazione in cui intervengono<br />

numerosi attori aziendali, che possono essere<br />

La selezione<br />

che parla arabo<br />

Una testimonianza di come cambia il processo di selezione da Paese a Paese? Ce la fornisce<br />

ATM, l’azienda di trasporto pubblico milanese che già da qualche anno gestisce la metropolitana<br />

leggera di Copenhagen e, da marzo 2011, anche il sistema metropolitano automatico del nuovo<br />

campus Princess Noura University, prestigioso ateneo femminile della capitale dell’Arabia Saudita,<br />

Riyadh. Il primo compito di ATM era selezionare il personale che poi si sarebbe occupato del<br />

servizio. Un lavoro tutt’altro che semplice: in Arabia, infatti, maschi e femmine non possono<br />

frequentare gli stessi luoghi. E quindi, in un'università femminile il personale di servizio non<br />

poteva che essere composto da sole donne. Altra piccola difficoltà: vincere la diffidenza iniziale<br />

delle donne e delle famiglie, visto che il mestiere di conducente della metropolitana è svolto<br />

perlopiù da personale maschile. «Ai colloqui – racconta Carlo Bianco, Responsabile ATM del<br />

progetto Riyadh – si presentavano o donne saudite, ovviamente ricchissime, annoiate dalla<br />

routine quotidiana o donne di altre nazionalità, egiziane o indiane ad esempio, più bisognose di<br />

lavoro». Niente affatto semplice, però, valutare donne il cui volto era completamente coperto dal<br />

velo. «Ci siamo avvalsi – continua Bianco – di una società di consulenza locale per una prima<br />

scrematura dei curricula, e poi ci siamo basati sui pochi elementi a disposizione: la conoscenza<br />

della lingua inglese e l’attenzione al linguaggio non verbale».<br />

assistiti nella loro attività di valutazione sia nella<br />

fase di concettualizzazione del problema, sia<br />

nei momenti di scelta di procedure e strumenti.<br />

Sono molti, come si è visto, i problemi da tenere<br />

in considerazione che possono influenzare gli<br />

esiti della selezione, ed è opportuno presentarli<br />

agli attori coinvolti nel processo di selezione<br />

affinché ne siano consapevoli. Anche nella fase<br />

conclusiva della valutazione, in cui il processo<br />

di decisione finale viene normalmente condotto<br />

dal management, lo specialista può offrire un<br />

contributo di metodo utile per ridurre i rischi<br />

di una decisione errata. n<br />

09


<strong>coverstory</strong> LINGUAGGIO IN UFFICIO<br />

La vita segreta<br />

delle parole al lavoro<br />

Manager e dirigenti parlano in codice. Parole talvolta<br />

poco intellegibili ai non addetti, spesso prestiti<br />

dall’inglese. Ma non si tratta di semplici convenzioni<br />

Francesco Varanini<br />

fvaranini@gmail.com<br />

consulente, formatore,<br />

docente universitario,<br />

giornalista e critico<br />

letterario esperto<br />

di letteratura<br />

ispanoamericana<br />

Viaggio intorno all’azienda<br />

La vita in azienda è fatta<br />

di comunicazione. La comunicazione<br />

è fatta di parole. Termini oramai codificati,<br />

entrati nel gergo e nel clima<br />

di ogni organizzazione. Conoscere<br />

il significato delle parole che usiamo<br />

quotidianamente vuol dire riappropriarsi<br />

delle proprie azioni. E scoprire che ogni<br />

parola non corrisponde a una semplice<br />

convenzione, perché ha una sua storia,<br />

spesso sorprendente. «Ogni voce – scrive<br />

Francesco Varanini in Nuove parole<br />

del manager (Guerini e associati, euro<br />

16,50) – è una narrazione con un suo<br />

ritmo, un suo sviluppo».<br />

G<br />

« iovanotto, posso chiedere informazioni<br />

su di lei a chi di dovere?»,<br />

chiede il libraio. «No, signore»,<br />

risponde il ragazzo in cerca di lavoro, Simon,<br />

un trasparente alter ego di Robert Walser,<br />

eccentrico narratore svizzero, autore dei<br />

Fratelli Tanner (1907).<br />

«Le informazioni di regola non valgono<br />

un soldo bucato», continua Simon. «Se lei<br />

pensa di impiegarmi, la prego di dimostrare<br />

un po’ più di coraggio della maggior parte<br />

degli altri padroni coi quali ho avuto a che<br />

fare, e di assumermi semplicemente in base<br />

all’impressione che le faccio». Il datore di<br />

lavoro è sorpreso. Ma riflette. La proposta<br />

è strana, ma vantaggiosa. «La sua sincerità<br />

mi piace, la farò lavorare otto giorni in prova.<br />

Se lei vale qualcosa, se le andrà di rimanere<br />

ancora da me, ne riparleremo insieme».<br />

Simon sceglie, non subisce scelte altrui.<br />

Dall’idea espressa dall’indeuropeo leg-:<br />

“cose raccolte per uno scopo”, discendono<br />

lexis: “discorso”, logos, “parola”. E lignum:<br />

“legna da ardere”, in origine “ciò che viene<br />

raccolto”. Di qui legere, “raccogliere le parole”.<br />

E quindi eligere (ex legere), “scegliere<br />

tra”. E ancora seligere (sed ligere), “scegliere<br />

“Con il tempo abbiamo<br />

capito che Darwin, più<br />

che di scelta, ci parlava<br />

di adattamento. Sopravvive<br />

chi trova l’ambiente adatto,<br />

chi si adatta all’ambiente’’<br />

allontanandosi da”: da un esempio, da un<br />

modello.<br />

Di qui il latino selectio. Che riappare nelle<br />

lingue moderne come termine scientifico.<br />

è Darwin a coniare nel 1857 l’espressione<br />

natural selection, originariamente in italiano<br />

selezione naturale. Con il tempo abbiamo<br />

capito che Darwin, più che di “scelta”, ci parlava<br />

di “adattamento”. Sopravvive chi trova<br />

l’ambiente adatto, chi si adatta all’ambiente,<br />

e anche - per i neo-darwinisti del ventesimo<br />

secolo - chi meglio adatta l’ambiente a se<br />

stesso.<br />

Qualcosa in più ci dice il reclutamento.<br />

Poco importa se abbiamo relegato la parola<br />

italiana nel vecchio lessico militare, e preferiamo<br />

recruitment. Inglese e italiano derivano<br />

dal francese recrue, “ricrescita”, “ricrescita<br />

delle forze armate”, prima in senso collettivo<br />

(1550), e poi rivolta alla scelta attenta della<br />

singola persona (1824). Il recruitment, in<br />

fondo, conferma la selection intesa come<br />

adattamento: ci parla di alimentazione di<br />

un sistema aperto.<br />

Far continuamente ricrescere il gruppo di<br />

persone che lavorano in una organizzazione.<br />

Arare e concimare per favorire lo sviluppo.<br />

E potare magari, come quando si devono<br />

“tagliare” risorse. Crescere, non a caso,<br />

discende dalla radice indeuropea kre-, da<br />

cui cereale, ma anche creazione.<br />

La “ricrescita” porterà alla fioritura, e darà<br />

frutti solo al termine di un ciclo che ha i suoi<br />

tempi e le sue intrinseche leggi. Un ciclo che<br />

non può essere ignorato o contraddetto. n<br />

Tratto da: Nuove parole del manager.<br />

113 voci per capire l’azienda<br />

10


<strong>coverstory</strong> AZIENDE E CONSULENTI<br />

Alla ricerca<br />

della qualità perduta<br />

Gli specialisti aziendali della selezione potevano contare<br />

sull’aiuto di altri professionisti esterni. Oggi l’arrivo di<br />

nuovi strumenti (web) e una maggiore attenzione ai costi<br />

hanno cambiato le cose. Ma non sempre in meglio<br />

Responsabile Area<br />

Sistemi manageriali<br />

e servizio in<br />

outsourcing di Ismo<br />

Pluriennale esperienza<br />

prima come professional,<br />

poi come HR manager<br />

in multinazionali italiane,<br />

statunitensi e giapponesi.<br />

{ di Roberto Ferrari<br />

roberto.ferrari@ismo.org<br />

C<br />

era una volta… “l’uomo giusto al posto giusto”, motto della selezione<br />

nei manuali di gestione del personale, nei documenti dei<br />

corsi per selezionatori, nel comune dialogo tra HR e manager.<br />

Motto impreciso: il posto “giusto” non c’è, l’uomo “giusto” nemmeno. Ma la<br />

‘<br />

prassi di identificare il profilo ideale del ruolo professionale o manageriale da<br />

ricoprire, la ricerca di fonti e canali appropriati<br />

per reclutare candidati “in linea con il profilo”<br />

erano comportamenti ricorrenti dei recruiter<br />

delle funzioni risorse umane, che a volte si avvalevano<br />

di consulenti di selezione o head hunter.<br />

La relazione interfunzionale tra la linea (capo<br />

diretto del futuro neoassunto) e la funzione hr<br />

(specialisti della selezione) ha da sempre generato<br />

conflittualità sui tempi (la linea chiedeva candidati<br />

“per ieri”, la funzione hr voleva stanziare<br />

un tempo adeguato al processo), sui contenuti<br />

(la linea voleva il “più esperto”, quasi in valori<br />

assoluti, gli specialisti della funzione del personale<br />

cercavano un equilibrio tra domanda e<br />

offerta di lavoro), sulle retribuzioni (per la linea<br />

l’urgenza di inserimento giustificava stipendi più<br />

elevati del valore del ruolo ricoperto, per l’hr<br />

l’equità era un “vincolo” non superabile). I selezionatori<br />

della funzione del personale spesso si<br />

avvalevano di buoni rapporti di partnership con<br />

società specializzate in consulenza di selezione,<br />

che supportavano non solo il processo di selezione,<br />

ma anche l’integrazione interfunzionale<br />

della committenza. Gli specialisti aziendali di<br />

selezione potevano contare su un’ampia gamma<br />

di consulenti, a seconda dei profili di ricerca, del<br />

livello gerarchico, del settore merceologico di ➤<br />

“I selezionatori della<br />

funzione del personale<br />

spesso si avvalevano<br />

di buoni rapporti<br />

di partnership con<br />

società specializzate<br />

in consulenza di<br />

selezione, che<br />

supportavano non solo<br />

il processo di selezione,<br />

ma anche l’integrazione<br />

interfunzionale della<br />

committenza”<br />

11


<strong>coverstory</strong><br />

<strong>coverstory</strong> AZIENDA E CONSULENTI<br />

“La quantità di ricerche di personale<br />

è diminuita negli ultimi anni per<br />

le difficoltà economico-finanziarie<br />

delle imprese, ma ciò che appare<br />

maggiormente in crisi è la qualità”<br />

riferimento, dei costi fissi e variabili della consulenza<br />

stessa. La funzione hr poteva contare su<br />

una molteplicità di consulenti di selezione che<br />

garantiva notevole specializzazione ed evitava<br />

monopoli di fornitura. Spesso tra committenza<br />

e consulenza si consolidava una relazione professionale<br />

di una certa stabilità, basata sulla<br />

conoscenza reciproca e sulla fiducia.<br />

La situazione attuale<br />

Nel recente passato l’attenzione delle funzioni hr<br />

e della linea manageriale è stata posta innanzitutto<br />

sulla sostenibilità di poter avviare ricerche<br />

di personale in momenti di crisi. La quantità di<br />

ricerche di personale è diminuita negli ultimi<br />

anni per le difficoltà economico-finanziarie delle<br />

imprese, ma ciò che appare<br />

maggiormente in<br />

In aiuto delle imprese<br />

Negli ultimi anni, vista la complessità del processo<br />

di selezione e le minori risorse a disposizione delle aziende,<br />

sono diventate sempre più protagoniste le agenzie<br />

per il lavoro, che affiancano le imprese alla ricerca di nuovo<br />

personale, anche per quanto riguarda i profili medio-alti.<br />

Fino a pochissimi anni fa il core business delle agenzie<br />

per il lavoro era quasi esclusivamente la somministrazione,<br />

un contratto che prevede l’assunzione del lavoratore presso<br />

l’agenzia, che poi lo “impiegava” presso un’azienda che<br />

lo richiedeva e con cui l’agenzia stipulava un contratto<br />

di lavoro. Oggi queste agenzie hanno allargato il proprio<br />

portfolio di servizi e sono molto attive – oltre alla<br />

somministrazione di lavoro – anche nel servizio di ricerca<br />

e selezione finalizzato all’assunzione, a tempo determinato<br />

o indeterminato, del candidato in azienda.<br />

crisi è la qualità dei processi,<br />

dei sistemi e degli<br />

strumenti di selezione.<br />

Numerose criticità caratterizzano<br />

questa valutazione.<br />

Innanzitutto<br />

le fonti. Molte società di<br />

somministrazione di lavoro<br />

hanno sostituito i<br />

consulenti di selezione,<br />

specie per le tipologie di<br />

ricerca di profili mediobassi.<br />

A volte vengono<br />

fornite candidature che<br />

per uno, due, tre mesi<br />

lavorano presso il committente.<br />

Se la prestazione è ok, l’azienda assume<br />

direttamente. Lo screening avviene “sul<br />

campo”. Infatti a volte si inseriscono due o tre<br />

persone. Chi performa meglio viene “stabilizzato”.<br />

La consulenza è gratuita (o quasi). Numerosi<br />

professional aziendali di selezione si rivolgono<br />

alle major companies di somministrazione, anche<br />

per risparmiare tempo e prevedere budget<br />

molto contenuti per realizzare processi di recruitment<br />

che possono basarsi sull’enorme quantità<br />

di candidature. Grandi velocità, qualche volta<br />

sbrigatività: «tanto… se non va, è prevista la<br />

sostituzione».<br />

La non esclusività dell’incarico<br />

Alcuni committenti hanno convinto certi consulenti<br />

di selezione che a volte l’incarico non possa<br />

essere assegnato in esclusiva. La motivazione<br />

risiede nella volontà di percorrere più strade,<br />

più conoscenze, più canali con tempestività,<br />

contestualmente e con ampia copertura del<br />

mercato del lavoro. Nei casi di questa natura<br />

si generano potenziali conflitti concorrenziali tra<br />

i consulenti e precarietà nella relazione con la<br />

committenza. Ma ciò che non appare è il problema<br />

più grave. Numerosi manager e professional<br />

ci hanno raccontato di recente di essere stati<br />

contattati da tre società di consulenza quasi<br />

contestualmente e dall’azienda stessa direttamente!<br />

Le conseguenze generano negatività<br />

nella relazione istituzionale, incomprensioni<br />

sui punti di riferimento, qualche aggressività<br />

in caso di insuccesso e qualche dubbio sull’etica<br />

professionale.<br />

12


Il problema del success fee<br />

Con una certa frequenza accade di incontrare richieste<br />

di collaborazione consulenziale per il recruitment<br />

subordinate all’accettazione del “compenso<br />

a risultato”. è noto che in una certa misura<br />

quasi tutti i contratti di consulenza di selezione<br />

hanno previsto e prevedono step graduali di riconoscimento<br />

dei compensi alla società incaricata<br />

di supportare la committenza. Come è noto, di<br />

solito gli step sono: 33% all’assegnazione dell’incarico,<br />

33% alla presentazione della “rosa finale”,<br />

34% all’assunzione del candidato prescelto. Vi è<br />

inoltre l’impegno a effettuare, senza altri oneri per<br />

il committente, una nuova ricerca nel caso in cui la<br />

persona assunta risultasse inadeguata o lasciasse<br />

la società durante il periodo di prova. Il success<br />

fee cui tendono sovente i committenti oggi intende<br />

invece riconoscere il compenso solo se il candidato<br />

presentato dalla consulenza verrà assunto, senza<br />

acconti intermedi. A volte non viene concessa l’esclusiva.<br />

è opinione diffusa tra parecchi consulenti<br />

di selezione che tale formula “deresponsabilizzi” il<br />

committente, che si sente relativamente poco impegnato<br />

nel favorire le condizioni più appropriate<br />

per attuare un processo di selezione organico, ben<br />

tempificato, efficace. è tra l’altro possibile che tale<br />

formula “deresponsabilizzi” anche il consulente, il<br />

quale al momento dell’acquisizione della commessa<br />

di selezione accetta l’incarico per ampliare potenzialmente<br />

il volume di affari e successivamente<br />

disinveste sui progetti a maggior rischio (quelli a<br />

success fee appunto) per concentrare le attenzioni<br />

su quelli a “valore”.<br />

L’e-recruitment: croce e delizia<br />

Da molti anni i selezionatori (aziendali e non)<br />

possono beneficiare di strumenti di supporto<br />

web-based che hanno consentito di velocizzare<br />

il processo di comunicazione della domanda di<br />

lavoro, di intercettare tempestivamente l’offerta,<br />

di ridurre significativamente i costi e gli investimenti<br />

per le notorietà della ricerca, per la<br />

Al lavoro vince...<br />

l’amore<br />

Attitudini. Conoscenze.<br />

Professionalità.<br />

Sono tanti gli aspetti<br />

che un selezionatore deve<br />

tenere in considerazione<br />

quando si appresta<br />

a scegliere un candidato.<br />

Ma sapere se una persona<br />

è produttiva pare sia<br />

molto più semplice: basta<br />

chiedere se è innamorata.<br />

Così, almeno, sostiene una<br />

ricerca condotta da una<br />

nota agenzia per il lavoro<br />

francese su oltre 1.100<br />

impiegati e candidati<br />

italiani e 100 responsabili<br />

hr di aziende clienti.<br />

L’85% degli impiegati<br />

intervistati e l’87%<br />

dei responsabili hr, infatti,<br />

è certo che l’amore abbia<br />

un effetto positivo sulla<br />

produttività lavorativa,<br />

perché la serenità<br />

favorisce la produttività.<br />

Però le stesse persone<br />

dichiarano che<br />

i single hanno più<br />

possibilità di fare carriera<br />

rispetto agli altri.<br />

L’amore fa bene<br />

alla produttività<br />

e non alla carriera?<br />

raccolta e la gestione delle candidature. Tutto<br />

ciò rappresenta un punto forte del recruitment<br />

grazie all’uso delle tecnologie informatiche. Non<br />

mancano però alcune criticità che influenzano<br />

l’efficacia del processo di selezione con l’uso di<br />

tale strumento:<br />

1. l’acquisizione delle candidature è quantitativamente<br />

rilevante e lo screening è assai oneroso,<br />

in quanto una prima selezione dei cv è fortemente<br />

time consuming;<br />

2. l’enorme facilità di risposta genera risposte<br />

multiple dei candidati che, spesso, in occasione<br />

di un primo contatto con la committenza o<br />

la consulenza non ricordano di aver risposto<br />

all’annuncio;<br />

3. l’e-recruitment in virtù di un costo contenuto<br />

e di una velocità di contatto rischia di diventare<br />

“il canale” del recruitment, cioè la “moda” di riferimento<br />

cui non ci si può sottrarre, limitando<br />

quindi la ricerca diretta, le relazioni professionali,<br />

altre forme di placement.<br />

Possiamo migliorare in futuro?<br />

è quasi certo che non ci ritroveremo nelle situazioni<br />

espansive del mercato del lavoro che<br />

abbiamo vissuto negli anni ‘70 e ‘90 dello scorso<br />

millennio. è altrettanto indubitabile che le imprese<br />

avranno sempre bisogno di inserire nuove<br />

risorse nel proprio organico per un naturale<br />

ricambio e per situazioni in crescita.<br />

Il miglioramento necessario nella definizione<br />

e gestione dei processi di selezione rispetto alla<br />

situazione attuale sarà possibile, a mio parere, se<br />

i vari ruoli coinvolti sapranno ricercare “maggiore<br />

parità”. Cioè meno subalternità tra selezionatore<br />

e candidato (reciproca, peraltro), tra committenza<br />

e consulenza, tra linea manageriale e funzione<br />

hr. Saper costruire una nuova relazione di interdipendenza<br />

e di fiducia potrà restituire alla<br />

selezione del personale quel ruolo relazionale, di<br />

scambio, di “misurazione reciproca” che recenti<br />

eventi hanno fatto un (bel) po’ svanire. n<br />

13


<strong>coverstory</strong><br />

Integrazione di risorse manageriali<br />

le regole<br />

per un buon inizio<br />

L’inserimento di un nuovo professionista<br />

in azienda è un momento delicato.<br />

Sia per la persona, sia per l’impresa. Strumenti<br />

idonei aiutano tuttavia a gestire efficacemente<br />

di Rafaella Mazzoli<br />

{<br />

rafaella.mazzoli@ezi.net<br />

Executive Search<br />

Consultant<br />

di Egon Zendher<br />

International<br />

Egon Zendher International<br />

è una società fondata<br />

del 1964 con una chiara<br />

visione: mettere al primo<br />

posto gli interessi<br />

dei propri clienti,<br />

consentendo loro<br />

di accrescere il proprio<br />

valore attraverso<br />

il reclutamento<br />

di management di alto<br />

livello. Oggi può contare<br />

su 410 consulenti dislocati<br />

in 38 paesi.<br />

forte cambiamento; l’ingresso in un’azienda in<br />

evoluzione; l’inserimento in un’azienda familiare<br />

per chi ha operato in aziende multinazionali.<br />

In tutte queste situazioni, gli obiettivi cui puntano<br />

sia l’azienda sia il manager inserito sono la<br />

piena efficacia nel ruolo nel minor tempo possibile.<br />

Il manager dovrà dimostrare da subito<br />

la capacità di focalizzarsi sulle giuste priorità<br />

dando prova del suo potenziale e ripagando l’investimento<br />

che l’azienda ha fatto su di lui. Ciò<br />

vale ancora di più per le posizioni senior.<br />

Ottenere questi benefici in modo rapido è<br />

l’obiettivo di tutti, ma nella pratica può rivelarsi<br />

difficile.<br />

Abbiamo esperienza diretta del problema:<br />

ricerchiamo sul mercato risorse da inserire in<br />

azienda, e, in molti casi, assumiamo anche l’incarico<br />

specifico di supportare l’inserimento. I casi<br />

di maggior successo sono quelli in cui riusciamo<br />

ad applicare un processo rigoroso che consente<br />

di accelerare l’integrazione della persona nella<br />

nuova situazione lavorativa.<br />

Ogni integrazione è a suo modo unica, però<br />

possono essere individuati alcuni momenti chia-<br />

Lintegrazione di risorse manageriali in azienda dall’esterno è un momento<br />

delicato sia per la persona che entra nella nuova realtà aziendale sia<br />

per la società che la accoglie. I fattori concreti che aumentano la complessità<br />

dell’inserimento – e il livello delle aspettative – possono essere diversi:<br />

‘<br />

un nuovo incarico che copre geografie non conosciute; il mandato di portare<br />

ve e, in parallelo, strumenti idonei per gestire<br />

efficacemente ogni fase.<br />

Iniziamo dal definire il successo: un’integrazione<br />

ben riuscita si misura attraverso la velocità<br />

con cui il manager inserito riesce a impadronirsi<br />

di cinque aspetti fondamentali:<br />

1. assumere la leadership operativa: mostrare<br />

di essere padrone delle leve operative del ruolo,<br />

attribuendo, in modo graduale, le giuste priorità.<br />

Nei casi migliori, il manager si concentra da<br />

subito sulle priorità e mostra in questo modo<br />

padronanza del ruolo e credibilità;<br />

2. prendere la guida del team: conoscere il team<br />

e guidarlo. Nei casi migliori, il manager in breve<br />

tempo sviluppa una connessione personale con il<br />

team, ne padroneggia le dinamiche e interviene<br />

quasi da subito per introdurre miglioramenti;<br />

3. allinearsi con gli stakeholder: accertarsi che<br />

14


i propri obiettivi di business e personali siano<br />

allineati con le aspettative dei decisori chiave,<br />

costruendo progressivamente l’allineamento. Nei<br />

casi migliori, il manager dedica attenzione a questo<br />

aspetto anche prima di entrare in azienda,<br />

ne fa oggetto di indagine esplicita, ed è in grado<br />

di posizionarsi correttamente da subito;<br />

4. inserirsi nella cultura: capire le regole – scritte<br />

e non scritte – di “come ci si comporta” in quella<br />

azienda. Nei casi migliori, il manager entra in<br />

azienda avendo già sviluppato una sensazione di<br />

come comportarsi, quindi è percepito da subito<br />

come un elemento costruttivo e integrato con<br />

la cultura;<br />

5. definire una strategia di lungo termine: capire<br />

e comunicare quali saranno le azioni da realizzare<br />

per portare risultati nel medio-lungo termine.<br />

Nei casi migliori, il manager ha già una visione<br />

strategica sul lungo termine fin dai primi giorni<br />

in azienda, e la usa esplicitamente per dare forma<br />

al proprio comportamento.<br />

Prima del debutto<br />

La strada per il successo passa da azioni che<br />

partono già prima dell’inserimento del manager.<br />

Quando interveniamo per accelerare l’integrazione<br />

di un manager che abbiamo selezionato,<br />

raggruppiamo le attività in tre fasi distinte:<br />

1. la preparazione dell’inserimento: investire<br />

ex ante sul successo. In questa fase il manager<br />

ha l’unica chance di riflettere, prima di trovarsi<br />

travolto dal day-by-day, su aspetti chiave come<br />

l’allineamento con gli stakeholder, le specificità<br />

della cultura e la strategia di lungo termine;<br />

“La diagnosi della<br />

cultura aziendale<br />

e il confronto con<br />

la cultura di provenienza<br />

consentono<br />

di evidenziare<br />

le possibili trappole<br />

comportamentali da<br />

evitare e i comportamenti<br />

che saranno apprezzati<br />

dall’organizzazione”<br />

Manager in rosa?<br />

Quanta strada<br />

da fare...<br />

Lo chiamano “tetto<br />

di vetro”. È il fenomeno<br />

per cui, a parità di<br />

competenze e potenziale,<br />

le donne manager<br />

non riescono ancora oggi<br />

a raggiungere gli stessi<br />

livelli gerarchici dei<br />

colleghi uomini. Il motivo?<br />

Fondamentalmente<br />

culturale. Perché<br />

l’integrazione delle<br />

risorse manageriali<br />

in una nuova azienda<br />

passa anche attraverso il<br />

riconoscimento del valore<br />

specifico che le donne<br />

dirigenti possono offrire.<br />

Lo scorso novembre<br />

il quinto Forum Cultura<br />

d’impresa organizzato<br />

dal Sole 24 Ore ha<br />

fatto luce sul tema della<br />

leadership femminile.<br />

Ricordando come, a fronte<br />

di un tasso di occupazione<br />

che distanzia le donne<br />

dagli uomini di 13 punti<br />

percentuali e di retribuzioni<br />

nettamente inferiori<br />

per le signore a parità<br />

di mansioni dei colleghi<br />

di sesso maschile,<br />

la redditività delle aziende<br />

con un miglior equilibrio<br />

tra donne e uomini<br />

nel top management<br />

sia statisticamente<br />

migliore. La leva<br />

da azionare? Costruire<br />

nuovi paradigmi di gestione<br />

delle risorse umane,<br />

hanno spiegato i relatori.<br />

2. i primi trenta giorni: massimizzare l’impatto<br />

iniziale. Le prime azioni che il manager realizza<br />

avranno un’influenza sproporzionata su come la<br />

persona sarà percepita, quindi sono un elemento<br />

cardine per l’integrazione;<br />

3. dai 30 ai 90 giorni: dimostrare la capacità di<br />

ottenere risultati. Il manager deve mostrare di<br />

aver individuato azioni che impattano sui risultati<br />

di business. Le fasi precedenti servono a ridurre<br />

il tempo per arrivare a questa fase.<br />

Mappare i collaboratori<br />

Nella fase di preparazione dell’inserimento, sono<br />

consigliati strumenti idonei a rendere esplicite<br />

e trasferibili al manager informazioni normalmente<br />

“nascoste” nelle pieghe del funzionamento<br />

aziendale.<br />

Ad esempio la “diagnosi” della cultura aziendale<br />

e il confronto con la cultura di provenienza<br />

della persona consentono di evidenziare le<br />

possibili trappole comportamentali da evitare e<br />

i comportamenti che saranno apprezzati dall’organizzazione.<br />

In molti casi, l’organizzazione che<br />

riceve il manager vuole utilizzare l’inserimento<br />

anche per far evolvere la propria cultura: in<br />

questi casi, è utile descrivere anche la cultura<br />

“obiettivo”, per individuare e condividere gli<br />

elementi su cui il nuovo manager può incidere<br />

positivamente.<br />

Suggeriamo di utilizzare strumenti di “mappatura”<br />

sia degli stakeholder chiave e delle loro<br />

attese, sia del gruppo dei collaboratori e delle sue<br />

dinamiche. Questi strumenti consentono di esplicitare<br />

una serie di elementi “soft” preziosissimi<br />

per il manager, permettendogli di posizionarsi<br />

in modo rapido e coerente verso gli stakeholder,<br />

di acquisire credibilità con i collaboratori<br />

e padronanza delle dinamiche del proprio team.<br />

Inoltre, è opportuna una tempestiva riflessione<br />

sull’impostazione dell’agenda dei primi<br />

giorni, per iniziare velocemente a concentrarsi<br />

sugli interlocutori e sulle attività essenziali per<br />

conseguire gli obiettivi del ruolo e rassicurare<br />

l’organizzazione mediante comportamenti coerenti<br />

e focalizzati.<br />

Nei primi trenta giorni, il manager inserito inizia<br />

a gestire il business, ma contemporaneamente<br />

continua il suo percorso di apprendimento. In<br />

questa fase suggeriamo strumenti che consentono<br />

al manager di acquisire efficacia sugli aspetti<br />

chiave della gestione, in particolare:<br />

1. analisi degli early wins, ovvero una riflessione<br />

sull’identificazione di azioni che possono essere ➤<br />

15


<strong>coverstory</strong> integrazione di risorse manageriali<br />

INTERVENTO IN TRE FASI PER ACCELERARE L’INTEGRAZIONE NEL NUOVO RUOLO<br />

1<br />

2<br />

Leadership<br />

operativa<br />

Guida<br />

del team<br />

FASE 1 PReparazione<br />

Investire<br />

sul successo<br />

analisi della situazione<br />

FASE 2 30 giorni<br />

Massimizzare<br />

l’impatto iniziale<br />

check a 30 giorni<br />

FASE 3 90 giorni<br />

Dimostrare la capacità<br />

di ottenere risultati<br />

review a 90 giorni<br />

3<br />

4<br />

5<br />

Allineamento con<br />

gli stakeholders<br />

Integrazione<br />

nella cultura<br />

Focus sul<br />

lungo termine<br />

diagnosi culturale<br />

mappatura degli<br />

stakeholder<br />

analisi del team<br />

priorità e decisioni<br />

dei “primi giorni”<br />

primi successi<br />

workshop con il team<br />

Veloci.<br />

Ma con metodo<br />

Cosa si chiede a un<br />

manager appena arrivato<br />

in azienda? Di integrarsi<br />

nel nuovo ruolo il più<br />

velocemente possibile,<br />

individuando subito<br />

le priorità sulle quali<br />

focalizzarsi. Una missione<br />

davvero difficile.<br />

Però è possibile ottenere<br />

un buon risultato basando<br />

le proprie azioni<br />

su un processo rigoroso<br />

in grado di individuare<br />

e definire i momenti chiave<br />

dell’integrazione e fornire<br />

gli strumenti idonei<br />

per gestire in maniera<br />

efficace ogni fase.<br />

messe in campo da subito per ottenere risultati<br />

e allo stesso tempo consolidare la credibilità<br />

del manager, in quanto chiare e coerenti con le<br />

aspettative degli stakeholder;<br />

2. analisi e miglioramento delle dinamiche di<br />

team, tramite ad esempio interviste ai principali<br />

collaboratori e un workshop di discussione tra<br />

collaboratori e manager, per rendere esplicito ciò<br />

che funziona e ciò che va messo a punto.<br />

A valle dei primi 90 giorni, l’attività che consideriamo<br />

fondamentale è raccogliere un feedback<br />

approfondito sui primi tre mesi di attività del<br />

manager per capire quali sono stati i risultati<br />

ottenuti, sia per quanto concerne il business, sia<br />

per le dimensioni soft, quali la guida del team,<br />

l’allineamento con gli stakeholder e l’integrazione<br />

con la cultura aziendale.<br />

Tutti questi strumenti si basano sulla stretta<br />

collaborazione tra manager inserito, hiring manager<br />

e HR manager, che devono essere disposti a<br />

discutere apertamente e genuinamente su temi a<br />

“Spesso in azienda è difficile<br />

rendere esplicite le dimensioni<br />

soft che tutti danno per scontate;<br />

per farle emergere è necessario<br />

un rapporto di stretta fiducia<br />

tra tutti gli interlocutori”<br />

volte delicati. Peraltro, l’investimento fatto dall’azienda<br />

in questa fase si ripaga immediatamente<br />

in termini di rapido return on investment. In<br />

questa fase, il nostro ruolo è quello di facilitatori<br />

di questo sensibile dialogo, grazie alla fiducia che<br />

ci concedono sia l’azienda, sia il manager che<br />

abbiamo selezionato.<br />

Integrazione: serve il facilitatore<br />

In conclusione: le nostre osservazioni sul campo<br />

ci portano a ritenere che adottare un approccio<br />

strutturato come quello che abbiamo descritto<br />

consente una riduzione drastica nei tempi di integrazione,<br />

fino a dimezzarli rispetto alla norma.<br />

Talvolta l’importanza del processo di integrazione<br />

è sottovalutato, sottostimando i benefici<br />

derivanti da una rapida integrazione. Spesso in<br />

azienda è difficile rendere esplicite le dimensioni<br />

soft che tutti danno per scontate; per farle emergere<br />

è necessario un rapporto di stretta fiducia tra<br />

tutti gli interlocutori. Inoltre, nella maggior parte<br />

delle aziende – non solo italiane – è difficile trovare<br />

una solida “cultura del feedback” che consente<br />

di fornire esplicite indicazioni su aree di forza e<br />

di sviluppo senza che ciò venga percepito come<br />

una “aggressione” all’individuo. A volte, molto<br />

semplicemente, c’è difficoltà nel trovare il tempo<br />

di allineare tutte le parti coinvolte.<br />

Un ruolo chiave è quello dell’HR manager, che<br />

in questi interventi può esercitare un ruolo critico<br />

ponendosi come “facilitatore” tra il manager<br />

inserito e l’azienda. Affiancando la linea manageriale<br />

in questa fase, l’HR può garantire la riuscita<br />

dell’inserimento e contribuire in modo visibile al<br />

successo del business. n<br />

16


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stai pensando a noi.<br />

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<strong>coverstory</strong> aziende che assumono<br />

Neolaureati cercasi<br />

da testare sul campo<br />

La revisione, core business di KPMG, è per sua natura<br />

un’attività anticiclica. Ma basta questo a spiegare<br />

perché una delle aziende più appetibili per i giovani<br />

laureati è alla continua ricerca di candidati?<br />

Principal Executive<br />

Search<br />

di KPMG Advisory<br />

di Marina Pastorelli<br />

{<br />

mpastorelli@kpmg.it<br />

In uno scenario generale caratterizzato da dati drammatici sulla disoccupazione<br />

giovanile in Italia e in particolare in alcune aree del Paese,<br />

abbiamo voluto approcciare una realtà che, nonostante la crisi, non<br />

ha rallentato il suo processo di assunzione di neolaureati ma, invece, intende<br />

proseguire massicciamente la campagna di recruiting anche nel 2012.<br />

Francesco Spadaro<br />

Partner Responsabile<br />

Risorse Umane<br />

di KPMG Italia<br />

fspadaro@kpmg.it<br />

Abbiamo affrontato il tema con Francesco Spadaro,<br />

Partner Responsabile Risorse Umane di<br />

KPMG, network internazionale di servizi professionali<br />

alle imprese, presente in Italia con 28<br />

uffici e oltre 3mila dipendenti.<br />

In un contesto macroeconomico così complesso,<br />

KPMG continua a offrire opportunità professionali<br />

ai giovani?<br />

«Vorrei partire sul tema della selezione con un<br />

commento positivo. In KPMG abbiamo chiuso<br />

il 2011 inserendo circa mille nuove risorse e ci<br />

attendiamo di ripetere questo risultato anche<br />

nel 2012.<br />

Un ulteriore spunto positivo: il trend di crescita<br />

o almeno di mantenimento del flusso di ingressi<br />

rispetto al 2011 è presente su tutto il territorio<br />

nazionale, visibile quindi in tutti i 28 uffici dove<br />

KPMG opera in Italia. Noi facciamo selezione su<br />

tutto il territorio, in moltissime università italiane,<br />

cercando il potenziale non solo negli istituti<br />

più blasonati. Questo ci permette di entrare in<br />

contatto con la componente più dinamica del<br />

Paese qualunque sia l’area di provenienza. Un<br />

grande numero di inserimenti riguarda anche<br />

giovani laureati del sud».<br />

Perché, nonostante lo scenario recessivo, KPMG<br />

continua ad assumere un numero così significativo<br />

di risorse?<br />

«Occorre premettere che uno dei caratteri distintivi<br />

del servizio professionale di KPMG deriva<br />

dalla multidisciplinarietà che si esplica nelle<br />

quattro maggiori aree disciplinari della revisione,<br />

dell’advisory, dell’accounting e della consulenza<br />

fiscale e societaria. Proprio per mantenere e<br />

rafforzare tale componente multidisciplinare,<br />

gli ingressi del 2012 sono previsti in tutte le discipline<br />

indicate. Peraltro ci sono alcuni fattori<br />

specifici che vanno considerati: la revisione, che<br />

rappresenta la nostra principale area disciplinare,<br />

è un’attività di tipo contabile, pubblicistica, per<br />

18


I MESTIERI DI KPMG<br />

SPECIALIZZAZIONE PER SETTORE<br />

FINANCAL<br />

SERVICES<br />

Consumer<br />

Markets<br />

Industrial<br />

Markets<br />

Information<br />

Communications<br />

Infrastructure<br />

Government<br />

ATTIVITà<br />

Audit<br />

Tax & Legal<br />

Advisory Services<br />

Banking<br />

Consumer Finance<br />

Insurance<br />

Investment<br />

Management<br />

Leasing<br />

Apparel/Textiles<br />

Consumer<br />

Products<br />

Food, Beverages<br />

& Tobacco<br />

Paper/Packaging<br />

Retail<br />

Catering<br />

Automotive<br />

Aerospace/Defence<br />

Chemicals<br />

Electronics<br />

Engineering<br />

Pharmaceutical<br />

Healthcare<br />

Oil & Gas/Mining<br />

Printing/<br />

Publishing<br />

Advertising<br />

Hotels/Travel<br />

Leisure/Tourism<br />

Media/Marketing<br />

Software/<br />

Computer Services<br />

Building<br />

Construction<br />

Property<br />

Outsourcing<br />

Support services<br />

Transportation/<br />

Logistics<br />

Steel/Other metals<br />

Telecommunications<br />

Utilities<br />

sua natura anticiclico; la nostra offerta così ampia<br />

di servizi riesce inoltre a intercettare fabbisogni<br />

emergenti legati a momenti congiunturali, come<br />

ristrutturazioni, internazionalizzazione, gestione<br />

del rischio per citarne alcuni».<br />

Vi è comunque qualche disciplina che esigerà<br />

nel 2012 una maggiore alimentazione di nuove<br />

risorse?<br />

«Il risk and compliance e l’information risk management<br />

nell’advisory, il trasfer pricing e il<br />

custom duty nella consulenza fiscale certamente<br />

rappresenteranno alcune delle priorità di ricerca<br />

nel 2012. Teniamo comunque presente che la<br />

revisione continuerà a rappresentare il maggiore<br />

canale di ingresso e quindi di priorità di ricerca<br />

e selezione per il nostro network».<br />

Quali caratteristiche vengono selezionate nei<br />

candidati a queste posizioni?<br />

«Per quanto concerne la formazione, cerchiamo<br />

prevalentemente laureati in economia e in<br />

ingegneria con un ottimo curriculum scolastico<br />

e con una buona conoscenza dell’inglese. Relativamente<br />

alle soft skills, testiamo le capacità<br />

analitiche e di problem solving, le doti relazionali,<br />

la predisposizione a lavorare in team. Non<br />

Una storia lunga<br />

più 50 anni<br />

KPMG è uno dei principali<br />

network di servizi<br />

professionali alle imprese,<br />

leader nella revisione<br />

e organizzazione<br />

contabile, nella consulenza<br />

manageriale e nei<br />

servizi fiscali, legali e<br />

amministrativi. Il network<br />

KPMG è attivo in 150<br />

Paesi del mondo con oltre<br />

138mila professionisti.<br />

L’obiettivo di KPMG è<br />

trasformare la conoscenza<br />

in valore per i clienti, per<br />

la propria comunità e per<br />

i mercati finanziari. Le<br />

società aderenti a KPMG<br />

forniscono alle aziende<br />

clienti una vasta gamma<br />

di servizi multidisciplinari<br />

secondo standard<br />

d’eccellenza omogenei<br />

a livello internazionale.<br />

Presente in Italia da oltre<br />

50 anni, KPMG conta più<br />

di 3mila professionisti,<br />

166 partner e 28 sedi<br />

sul territorio nazionale.<br />

ultimo, cerchiamo anche un imprinting eticovaloriale<br />

della persona, in grado di recepire in<br />

tempi rapidi la nostra cultura».<br />

Vengono messe in atto particolari prassi di<br />

selezione?<br />

«A questo proposito vorrei citare un’iniziativa<br />

particolare, a cui teniamo molto, che ha come<br />

target gli studenti del primo e secondo anno della<br />

laurea specialistica. Si tratta di un concorso<br />

internazionale, l’International case competition,<br />

che KPMG ha ideato per far competere giovani<br />

preparati di tutte le nazionalità su Business Cases.<br />

In Italia selezioniamo ogni anno venti studenti<br />

che vanno a comporre cinque squadre che si<br />

sfidano a livello nazionale. La squadra vincente<br />

rappresenterà poi KPMG Italia nella finale internazionale<br />

che si svolgerà a Hong Kong. La case<br />

competition consente di testare efficacemente le<br />

capacità dei candidati di lavorare su situazioni<br />

reali, immaginando soluzioni e mettendo alla<br />

prova l’agilità di pensiero».<br />

Per garantire obiettivi di selezione così ambiziosi,<br />

quali sono i principali fattori di attrazione che<br />

vengono messi in campo?<br />

«Innanzitutto proponiamo un’immediata of- ➤<br />

19


<strong>coverstory</strong> aziende che assumono<br />

ASSUNZIONI KPMG<br />

584 614 1081<br />

FY2008-09<br />

FY2009-10<br />

ferta formativa professionale di grande portata<br />

e interesse per i neolaureati, che si sostanzia in<br />

tre settimane di formazione in aula nel primo<br />

semestre dall’ingresso in KPMG. Nel secondo<br />

semestre la formazione si completa con ulteriori<br />

due settimane in aula e alcune sessioni di<br />

e-learning focalizzate su competenza linguistica<br />

e temi di compliance normativa.<br />

A questo si accompagna una proposta contrattuale,<br />

quella dell’apprendistato professionalizzante,<br />

solida e motivante, con vincolo di<br />

assunzione minima del 95% al termine del periodo<br />

di apprendistato.<br />

In termini più generali, una realtà come la<br />

nostra viene percepita comunque come una palestra,<br />

un’ottima opportunità di acquisire quella<br />

strumentazione di base tecnica, organizzativa<br />

e relazionale che diventa bagaglio di valore del<br />

proprio percorso professionale. Entrando in un<br />

network multidisciplinare, il mestiere scelto<br />

all’ingresso può essere anche solo una prima<br />

esperienza professionale dalla quale partire per<br />

ulteriori frontiere di competenza».<br />

Quali sono i canali che vengono privilegiati<br />

per avvicinare i candidati?<br />

«L’inserimento di 600 neolaureati all’anno presuppone<br />

la messa a punto di una macchina organizzativa<br />

in grado di valutare circa 10mila potenziali<br />

FY2010-11<br />

Le Big Four<br />

Kpmg è a oggi, insieme<br />

a Pricewaterhouse<br />

Coopers, Deloitte &<br />

Touche e Ernst & Young,<br />

una delle più importanti<br />

società di revisione<br />

e consulenza al mondo.<br />

I risultati collocano<br />

la multinazionale olandese<br />

al vertice di queste grandi<br />

realtà: secondo una<br />

recente analisi del Sole<br />

24 Ore è infatti KPMG<br />

a guidare la classifica<br />

con un 28,1%<br />

di quota di mercato.<br />

candidati. In questa ottica i canali sempre attivi<br />

sono molteplici e vanno dagli incontri organizzati<br />

da università e altre istituzioni per promuovere<br />

la conoscenza tra studenti e mondo del lavoro<br />

(job meeting, career days, off campus ecc.) all’attuazione<br />

di stage curriculari capaci di avvicinare<br />

lo studente prossimo al completamento del suo<br />

percorso di studi alla sperimentazione di differenti<br />

discipline per aiutarlo nel suo orientamento.<br />

Un’efficace azione di recruiting deriva anche<br />

dalla presenza di partner e manager KPMG in<br />

seminari e corsi di laurea nelle materie affini alle<br />

proprie esperienze professionali, in grado quindi<br />

di svolgere un’attività continua di informazione<br />

sui nostri mestieri. Siamo poi attivi sui principali<br />

social network di natura professionale o privati.<br />

Adottiamo quindi una strategia integrata multicanale,<br />

proponendoci comunque sempre al target<br />

di ricerca come l’azienda dell’eccellenza tecnicoprofessionale.<br />

Questo impegno peraltro sembra<br />

confermato dai risultati del recente sondaggio<br />

internazionale condotto dalla società Universum<br />

che, su un campione di 83mila studenti di 12 Paesi,<br />

posiziona KPMG al secondo posto nel mondo,<br />

dopo Google, tra le società migliori dove iniziare<br />

la propria carriera lavorativa».<br />

Quali sono le eventuali difficoltà che si incontrano<br />

nel processo di recruiting?<br />

«Momento congiunturale e di incertezza come<br />

l’attuale rappresenta comunque una sfida di rilievo<br />

per l’azienda che assume. Da un lato infatti<br />

la minor competizione presente sul mercato del<br />

lavoro rende più facile il compito per effetto di<br />

una crescente numerosità di candidature. D’altro<br />

canto tuttavia risulta più difficile valutare la<br />

vera motivazione del candidato che si rivolge<br />

a una determinata professione anche a causa<br />

della scarsità di offerte alternative sul mercato<br />

del lavoro.<br />

In questo momento si gioca quindi un’ulteriore<br />

sfida di qualità: c’è infatti la possibilità di<br />

attrarre risorse di livello e competenze differenziate<br />

che in altri momenti congiunturali si<br />

sarebbero rivolte ad altre professionalità. Sta<br />

quindi all’azienda sostanziare e valorizzare con<br />

formazione, esperienza, contenuti professionali,<br />

prospettive di carriera e di crescita personale<br />

la scelta del candidato. Con la crisi si entra in<br />

una nuova fase dove il valore della competenza<br />

torna centrale. KPMG in questa prospettiva vuole<br />

posizionarsi come una delle realtà di riferimento<br />

per il terziario avanzato». <br />

n<br />

20


<strong>coverstory</strong> scenari<br />

STRUMENTI<br />

Cacciatori sì<br />

ma anche consulenti<br />

Le società di selezione, in particolare quelle di head<br />

hunting, si stanno evolvendo per offrire alle aziende<br />

un servizio più ampio. In una parola: consulenza<br />

Paolo Calori<br />

paolo.calori@gmail.com<br />

Senior Consultant<br />

di People Directions<br />

I<br />

l processo di ricerca e selezione<br />

affidato, in particolare,<br />

alle società di head hunting è<br />

strutturato in sei fasi principali.<br />

1. Analisi della posizione<br />

e del contesto organizzativo<br />

in cui è inserita<br />

Raccolta delle informazioni relative all’azienda<br />

cliente, al contesto organizzativo<br />

e alla posizione da ricercare. Definizione<br />

del profilo ideale e del “branding” della<br />

posizione.<br />

2. Definizione della strategia<br />

di ricerca e avvio della ricerca<br />

Individuazione degli strumenti/metodi di<br />

ricerca: database e sito internet della società,<br />

annunci, “caccia diretta” e network<br />

dei consulenti. Individuazione delle aziende<br />

di riferimento e delle posizioni organizzative<br />

per la “caccia diretta”.<br />

3. Valutazione dei candidati<br />

e presentazione della posizione<br />

e dell’azienda cliente<br />

Selezione delle candidature: screening dei<br />

curricula, interviste telefoniche, colloqui<br />

personali, individuali e/o di gruppo, test<br />

psicologici. Analisi delle competenze professionali,<br />

delle caratteristiche personali e<br />

delle motivazioni per valutare l’alternativa<br />

professionale proposta.<br />

4. Presentazione della “rosa” dei<br />

candidati e scelta del candidato<br />

Scelta dei candidati da presentare al cliente<br />

e predisposizione di schede di presentazione<br />

per ogni candidatura. Individuazione<br />

della candidatura preferita dal cliente.<br />

5. Assistenza per l’illustrazione<br />

e l’eventuale negoziazione<br />

del pacchetto retributivo<br />

con la candidatura prescelta<br />

6. Supporto al cliente e al<br />

candidato nei primi sei mesi<br />

dall’ingresso nell’organizzazione<br />

aziendale<br />

Alcune società di selezione e, in particolare,<br />

quelle di head hunting, sono evolute<br />

o stanno evolvendo verso la fornitura<br />

alle organizzazioni clienti di un servizio<br />

più ampio, che va al di là della ricerca e<br />

selezione: un servizio consulenziale. La<br />

motivazione principale di questa evoluzione<br />

è da ricercare nella volontà di fornire<br />

un valore aggiunto maggiore al cliente<br />

o di differenziarsi rispetto ai concorrenti.<br />

Il servizio di consulenza si articola nelle<br />

seguenti tipologie principali:<br />

a) Analisi e valutazioni organizzative.<br />

Partendo da una ricerca di personale è<br />

possibile approfondire aspetti organizzativi<br />

sul ruolo da ricoprire e sulle funzioni organizzative<br />

coinvolte. Si possono dare risposte,<br />

per esempio, alle seguenti domande:<br />

esiste il ruolo da ricercare o è preferibile<br />

modificarlo? Quali sono le caratteristiche<br />

del ruolo presso le organizzazioni concorrenti?<br />

Come sono organizzate le funzioni<br />

aziendali coinvolte nell’ambito della struttura<br />

organizzativa della concorrenza? Possiamo<br />

modificare il ruolo organizzativo per inserire<br />

nell’organizzazione un talento?<br />

b) Analisi e valutazione<br />

del mercato di riferimento per<br />

specifiche posizioni organizzative.<br />

Le organizzazioni possono avere l’esigenza<br />

di comprendere meglio – per esempio prima<br />

di un’eventuale ricerca di personale – quale<br />

sia la situazione del mercato del lavoro<br />

riguardo a una o più posizioni organizzative<br />

specifiche. In questo caso la società di selezione<br />

è chiamata a realizzare una mappatura<br />

del “bacino” di riferimento. <br />

n<br />

“Con i servizi di<br />

consulenza la società<br />

di selezione vogliono<br />

fornire valore aggiunto<br />

o differenziarsi<br />

dalla concorrenza”<br />

21


<strong>coverstory</strong> situazioni e paradossi<br />

Paura<br />

di volare<br />

In molti si dichiarano insoddisfatti della propria<br />

situazione lavorativa. Dicono di voler cambiare aria.<br />

Ma poi si tirano indietro. I motivi? Il timore<br />

di andare incontro a incertezze dovute anche<br />

a un comportamento non sempre etico delle aziende<br />

{<br />

di Enrico Cazzulani<br />

enrico.cazzulani@arethusa.it<br />

Partner<br />

di Arethusa<br />

Dirigente aziendale<br />

dal 1978, ha ricoperto<br />

la carica di responsabile<br />

del personale in importanti<br />

imprese multinazionali.<br />

Oggi è segretario<br />

nazionale AIDP e partner<br />

di Arethusa, società<br />

specializzata in ricerca,<br />

consulenza e selezione.<br />

Misurarsi con la realtà concreta, avere a che fare con i problemi<br />

quotidiani, spesso ti fa toccare con mano l’esistenza di paradossi<br />

insospettati e insospettabili per chi non li vive da vicino.<br />

Prendiamo il mercato del lavoro di cui tanto si parla in questi giorni. Il problema<br />

all’attenzione generale è la mancanza di occasioni di lavoro, ma che cosa accade<br />

quando le occasioni ci sono? Qui entra in gioco,<br />

spesso, una situazione paradossale. Infatti da un<br />

lato sempre più persone esprimono la propria<br />

insoddisfazione, il desiderio di cambiare aria e<br />

ambiente, la voglia di crescere e di affrontare<br />

nuove sfide. Ma poi, al dunque, molti si tirano<br />

indietro.<br />

Nella mia esperienza professionale mi è capitato<br />

e sempre più spesso mi capita di avere a<br />

che fare con questo problema: come convincere<br />

i candidati ad accettare le sfide implicite nelle<br />

nuove opportunità. Il tema non è la posizione,<br />

non è la retribuzione, ma è la paura del cambiamento,<br />

la paura di spiccare il volo.<br />

Sembra incomprensibile. Ma è davvero incomprensibile?<br />

Davvero le persone di questa generazione<br />

hanno meno confidenza in se stessi e più<br />

paura del nuovo rispetto al passato?<br />

In realtà, se solo cerchiamo di andare dentro<br />

al fenomeno e di comprenderne le ragioni, vediamo<br />

che tali comportamenti spesso non sono<br />

infondati, non derivano da blocchi psicologici<br />

o da irrazionali paure, ma sono una risposta<br />

difensiva a problemi reali.<br />

Innanzitutto, la situazione di incertezza generale<br />

che, oramai da diversi anni, pervade la<br />

nostra società, non può non generare un atteggiamento<br />

difensivo e conservatore. Crisi economica,<br />

ristrutturazioni aziendali, alto livello<br />

di disoccupazione, difficoltà di trovare valide<br />

opportunità occupazionali in caso di necessità,<br />

insicurezza economica, timori per il futuro, sono<br />

tutti elementi che creano un senso di precarietà<br />

cui si tende a rispondere tenendosi stretto quanto<br />

già si ha e si conosce bene (il mio lavoro, la<br />

mia azienda, i miei capi, i miei colleghi). Meglio<br />

stare in un ambiente noto e, pur con tutti i suoi<br />

difetti, percepito come sicuro che affrontare il<br />

mare aperto.<br />

A questa ragione derivante dalla situazione<br />

22


Talent Management<br />

come cultura aziendale<br />

generale di scenario, se ne aggiunge un‘altra di<br />

cui è responsabile il comportamento di alcune<br />

aziende, spesso non molto etico. Mi riferisco ai<br />

casi di modifica dei contenuti della posizione rispetto<br />

a quanto prospettato in sede di assunzione,<br />

ai cambiamenti organizzativi che intervengono<br />

prima del completamento del periodo di prova<br />

(merger, acquisizioni, fusioni, ristrutturazioni)<br />

che impattano direttamente sulle persone<br />

neoassunte, fino ai licenziamenti “ad nutum”<br />

che intervengono in periodo di prova e che non<br />

derivano da un oggettiva analisi delle capacità<br />

professionali, ma da tutt’altre considerazioni,<br />

comprese le esigenze di contenimento costi.<br />

Anche questi elementi, spesso derivanti non<br />

da esperienze dirette ma da racconti di amici e<br />

colleghi (e quindi forse un po’ enfatizzati), naturalmente<br />

contribuiscono a generare e rafforzare<br />

la “paura di volare”.<br />

Questa sindrome, oramai abbastanza diffusa,<br />

non rappresenta solo un problema per gli head<br />

hunter, o un fastidio per i responsabili della selezione,<br />

spesso alle prese con spiacevoli rinunce<br />

dell’ultima ora. Viceversa, questo fenomeno<br />

pone un problema più ampio ai responsabili<br />

del personale in termini di motivazione: come<br />

motivare chi è in azienda affinché vi rimanga<br />

per scelta e non per timore dell’ignoto e come<br />

motivare i candidati a “comprare” la nuova sfida<br />

e la propria azienda.<br />

La risposta può essere data, a mio parere, soltanto<br />

costruendo una forte credibilità aziendale<br />

fondata su principi etici solidi e condivisi che<br />

siano la base di un nuovo contratto sociale. n<br />

I<br />

Vittorio Maffei<br />

vmaffei@infojobs.it<br />

Managing Director<br />

di InfoJobs.it<br />

l Talent Management sta emergendo<br />

anche nel nostro Paese come strumento<br />

fondamentale per il successo<br />

e per la stessa sopravvivenza delle aziende<br />

nei prossimi anni.<br />

Per comprendere l’importanza del fenomeno,<br />

InfoJobs.it, in collaborazione con<br />

la MIB School of Management ha realizzato<br />

un’indagine conoscitiva (settembre/<br />

ottobre 2011) su un campione di aziende<br />

di medio-grandi dimensioni. L’intero report è consultabile al link<br />

www.infojobs.it/aziende/indagine-gestione-dei-talenti.<br />

L’indagine rileva che il livello di sviluppo delle pratiche di gestione dei<br />

talenti in Italia è ancora molto legato alle competenze e alla creatività<br />

delle persone che in azienda hanno la responsabilità su tali processi,<br />

mentre non appare ancora incidere in modo significativo sulle pratiche<br />

aziendali il lavoro di sistematizzazione e ricerca svolto delle fonti esterne<br />

quali le università, i centri di ricerca e le grandi società di consulenza.<br />

Al di là del segnale chiaro emerso riguardo alla correlazione positiva<br />

tra l'utilizzo di pratiche esplicite di Talent Management e le performance<br />

dell'impresa in termini di tassi di crescita sui mercati, dai dati possono<br />

essere estrapolate alcune tendenze, ancor più interessanti se confrontate<br />

con i dati della survey Mercer (http://dld.bz/mercer2010) relativi<br />

ai trend europei e mondiali del Talent Management.<br />

L’HRM in Italia pare ancora<br />

piuttosto conservativo<br />

Solo il 25% delle imprese straniere si dichiara ancora in recessione,<br />

contro il 40% di quelle italiane. Questo farebbe pensare che le imprese<br />

italiane abbiano maggiori necessità di far evolvere i loro sistemi<br />

di gestione dei talenti verso soluzioni innovative. Eppure, sorprendentemente,<br />

mentre le imprese straniere che giudicano adeguati i loro<br />

attuali sistemi sono il 20%, quelle italiane sono tra il 40 e il 60% del<br />

nostro campione.<br />

Se comparato a quello delle imprese dei Paesi occidentali più evoluti,<br />

l'approccio italiano al Talent Management è ancora un passo indietro.<br />

La ricerca però ha evidenziato che il 42% delle imprese intervistate<br />

sta pianificando di introdurre a breve questo processo e la previsione<br />

è di un ulteriore incremento di priorità nei prossimi 3-5 anni.<br />

Il Talent Management non riguarda solo l’élite ma anche i blue e white<br />

collars. Da un lato la pressione della crisi spinge verso la regressione<br />

del rapporto impresa-lavoratore che torna in molte realtà a diventare<br />

un mero costo da minimizzare, dall'altro lo skill shortage e talent gap<br />

mettono le imprese di fronte all’evidente necessità di considerare tutti<br />

i lavoratori delle risorse su cui investire per garantirsi operatività e<br />

crescita nel futuro. Questo dualismo, che vivono molte direzioni del<br />

personale, è destinato sempre più a creare tensioni e spinte innovative<br />

i cui risultati vedremo nei prossimi anni.<br />

23


<strong>coverstory</strong> psicologia del lavoro<br />

L’assessment<br />

da sfogliare<br />

Pilastri della capacità decisionale, approcci psicometrici,<br />

valutazione e metodi applicativi. Un libro da non<br />

perdere per chi si occupa di selezione del personale<br />

di Andrea Castiello d’Antonio<br />

{<br />

casti.a@tiscali.it<br />

Psicologo<br />

del lavoro e delle<br />

organizzazioni,<br />

consulente di<br />

gestione & sviluppo<br />

delle risorse umane<br />

e coach<br />

èda poco uscita la seconda edizione di un testo che ha visto originariamente<br />

la luce nel 1997, mai tradotto in italiano. L’autore, che è<br />

uno dei maggiori esponenti internazionali della psicologia applicata<br />

al lavoro, è professore emerito presso la Bowling Green State University (Dipartimento<br />

di Psicologia): questo è il suo terzo volume specificatamente dedicato<br />

alle questioni della selezione e della valutazione<br />

delle risorse umane e ha diverse caratteristiche<br />

di interesse. I quindici capitoli che compongono<br />

Assessment, Measurement, and Prediction for Personnel<br />

Decisions di Robert M. Guion sono suddivisi<br />

in tre sezioni dedicate ai “fondamentali” della presa<br />

di decisione nell’ambito degli staff delle risorse<br />

umane, agli approcci psicometrici alla valutazione,<br />

e ai metodi applicativi. Oltre cinquanta pagine di<br />

bibliografia e un utilissimo indice analitico completano<br />

quest’opera che probabilmente diverrà<br />

uno dei testi di riferimento per i prossimi anni nel<br />

campo dell’assessment psicologico del personale.<br />

Detto ciò, conviene ricollegarsi a quanto sopra<br />

accennato, cioè alle caratteristiche di interesse<br />

e di utilità che un testo ampio come questo (630<br />

pagine) può avere agli occhi di coloro che si occupano<br />

di selezione e valutazione.<br />

L’importanza di saper decidere<br />

Innanzitutto va evidenziato un aspetto inconsueto<br />

che lo rende originale rispetto alla gran parte di<br />

volumi sull’argomento, e cioè l’enfasi sulla presa<br />

di decisione. Tutti sappiamo che “l’ultimo atto”,<br />

per così dire, di ogni processo di assessment è<br />

costituito dalla presa di decisione finale che, il<br />

più delle volte, è di carattere binario: il soggetto<br />

selezionato entra o non entra nell’organizzazione,<br />

e il soggetto valutato – tipicamente in valutazione<br />

del potenziale – è inserito in un percorso di<br />

mobilità, sviluppo e quant’altro, oppure è indirizzato<br />

verso altri iter, come il consolidamento<br />

o la ricollocazione su ruoli meno impegnativi.<br />

Il problema è dunque quello di giungere a tale,<br />

ultima fase avendo compiuto una serie di passi<br />

affidabili, metodologicamente fondati, che diano<br />

– nella sostanza – una ragionevole sicurezza di<br />

compiere la scelta giusta. Non si tratta di un problema<br />

da poco (anche se è spesso affrontato nella<br />

pratica con poca attenzione) e Guion si sofferma a<br />

sottolineare la necessità di unire tecnica e teoria,<br />

azione concreta e ipotesi verificabili: in una parola,<br />

unire lo spirito “scientifico” con l’orientamento<br />

“applicativo”. Si tratta di un buon suggerimento,<br />

da non trascurare, dato che nel nostro Paese è da<br />

sempre presente la dannosa dicotomia che vede<br />

24


da un lato lo spirito “accademico”, tutto rivolto<br />

a tecnicalità che sono perlopiù percepite come<br />

astruse da chi opera nelle Direzioni del Personale<br />

e, all’estremo opposto, lo spirito “pragmatico”<br />

di coloro che nulla sanno, ma fanno, applicando<br />

pseudo-teorie e approcci inventati sul momento,<br />

funzionali a cogliere lo spirito dei tempi: velocità<br />

di attuazione e costi bassi. è consigliabile diffidare<br />

delle scoperte e delle grandi innovazioni declamate<br />

e ingigantite come l’ultima novità nel campo<br />

dell’assessment. Come afferma Guion, il più delle<br />

volte si tratta di pseudo-novità, di rivisitazioni di<br />

cose ampiamente conosciute o, peggio, di vere e<br />

proprie invenzioni che nulla hanno di scientifico,<br />

da tradurre operativamente con: non garantiscono<br />

alcuna affidabilità nei risultati.<br />

Aggiornarsi sempre<br />

A tutto ciò aggiungerei il doppio aspetto problematico<br />

delle “mode”, da un lato, e dei “prodotti<br />

da vendere”, dall’altro: l’insieme di tali variabili<br />

altamente inquinanti ha fatto slittare il campo<br />

della psicologia applicata all’assessment delle<br />

risorse umane in una sorta di terra di nessuno,<br />

ove chiunque può proporre ciò che vuole, con<br />

qualche speranza di essere ascoltato e seguito.<br />

Da tale punto di vista è da rilevare la necessità<br />

di un aggiornamento professionale continuo per<br />

tutti coloro che si occupano di personale in ottica<br />

valutativa, soprattutto se si tratta di risorse che<br />

“Sarebbe davvero utile<br />

che i professionisti<br />

e i responsabili delle<br />

risorse umane nelle<br />

organizzazioni avessero<br />

chiare nella loro mente<br />

le differenze sostanziali<br />

dei vari approcci e,<br />

soprattutto, le loro<br />

ricadute pratiche”<br />

Psicologia<br />

a stelle e strisce<br />

Assessment,<br />

Measurement, and<br />

Prediction for Personnel<br />

Decisions<br />

di Robert M. Guion<br />

(Routledge, Taylor &<br />

Francis Group, 2011).<br />

Seconda edizione<br />

di un testo scritto<br />

nel 1997 e mai tradotto<br />

in italiano. si tratta<br />

di un libro dedicato alla<br />

selezione e alla valutazione<br />

delle risorse umane.<br />

Il suo autore, Robert M.<br />

Guion, è docente<br />

alla Bowling Green State<br />

University (Usa).<br />

non possiedono, di base, una conoscenza e una<br />

competenza di stampo psicologico applicato alla<br />

vita organizzativa.<br />

Passaggi “frettolosi”<br />

Tornando al testo di Guion, in alcuni casi si ha<br />

la sensazione che l’autore avrebbe potuto essere<br />

più specifico nel formulare le proprie opinioni<br />

su particolari aspetti: ad esempio, il Modello<br />

delle Competenze è trattato sbrigativamente e<br />

con l’unico riferimento al suo fondatore, David<br />

McClelland, ignorando tutto ciò che dopo di lui è<br />

stato sviluppato, mentre una critica interessante<br />

è indirizzata verso la Teoria dei Big Five che,<br />

applicata in selezione e valutazione del personale<br />

per mezzo dei test e questionari oggi in commercio,<br />

rivela non pochi problemi (a cui l’autore fa<br />

solo alcuni cenni). In ultimo, una nota un poco<br />

più tecnica. Ciò che Guion accenna di sfuggita<br />

(ed è noto solo ad alcuni specialisti dell’assessment)<br />

è il suo posizionamento teorico: egli, infatti,<br />

è esponente dell’approccio “psicometrico”<br />

che rappresenta uno degli approcci di base della<br />

psicologia e che si concretizza – in pratica, nel<br />

mondo del lavoro – nel dare maggiore credibilità<br />

ai “sistemi di misura” e quindi alle tecniche di<br />

assessment considerate oggettive.<br />

Tanti approcci, tutti legittimi<br />

Altri approcci enfatizzano con identica legittimità<br />

gli aspetti psicosociali o psicodinamici, rivolgendosi<br />

verso metodologie e tecniche differenti oppure<br />

utilizzate in modo molto diverso. Sarebbe davvero<br />

utile che i professionisti e i responsabili delle risorse<br />

umane nelle organizzazioni avessero chiare<br />

nella loro mente le differenze sostanziali dei vari<br />

approcci e, soprattutto, le loro ricadute pratiche. Ad<br />

esempio, troppo spesso le direzioni del personale<br />

accettano di effettuare un behavioral assessment<br />

(valutazione del comportamento organizzativo)<br />

invece di un personality assessment (valutazione<br />

della personalità organizzativa), o viceversa, senza<br />

rendersi conto di ciò che significa una simile scelta,<br />

sia in fase applicativa e tecnica che nell’ottenimento<br />

dei risultati di valutazione. Risultati sui quali, come<br />

Guion sempre sottolinea, è basata la decisione del<br />

responsabile delle risorse umane. <br />

n<br />

25


<strong>coverstory</strong> development center<br />

Quando la crescita<br />

passa dall’ascolto<br />

Laboratori e seminari sono alla base di una<br />

tecnica di gestione delle risorse umane focalizzata<br />

sullo sviluppo invece che sulla valutazione<br />

Paolo Augugliaro<br />

augugliaro@studio-am.it<br />

Laureato in Psicologia,<br />

è partner dello studio a&m<br />

che opera nella consulenza<br />

alla direzione del personale.<br />

N<br />

onostante il Development Center<br />

sia oggi una metodologia piuttosto<br />

diffusa in ambito aziendale,<br />

ricca di testimonianze circa la sua applicazione<br />

e il suo utilizzo, non sempre il senso<br />

attribuito risulta univoco. Partendo dalla disamina<br />

di alcune delle più rilevanti pubblicazioni<br />

apparse sull’argomento, proveremo a<br />

tracciare una classificazione delle forme e dei<br />

tipi di Development sperimentati negli ultimi<br />

vent’anni, ben consapevoli della difficoltà di<br />

annoverare tutte le pratiche che rientrano<br />

in questa categoria di strumenti.<br />

Le tipologie<br />

Una ormai tipica classificazione delle tipologie<br />

di Development Center è quella di<br />

Griffith e Goodge che, adottando un criterio<br />

cronologico di apparizione sul mercato,<br />

propongono la divisione tra Development<br />

Center di prima, seconda e terza generazione.<br />

Considerando la difficoltà di far rientrare<br />

tutte le applicazioni che si trovano in<br />

letteratura nella classificazione degli autori,<br />

proponiamo nei Development Center di seconda<br />

generazione tre diverse formule, che<br />

descriveremo di seguito.<br />

I Development Center di prima<br />

generazione o “diagnostici”<br />

Rientrano nel primo tipo i Development<br />

Center caratterizzati da un assessment di<br />

forma classica, composti da una sessione<br />

di valutazione della durata variabile di una o<br />

due giornate e da una successiva sessione<br />

di feedback, immediatamente dopo l’evento.<br />

La gestione del processo è totalmente di<br />

responsabilità dell’azienda: tanto la valutazione<br />

che l’elaborazione del Piano di Sviluppo<br />

sono infatti appannaggio dell’azienda che<br />

26<br />

rimane la detentrice dei dati e l’ultimo arbitro<br />

della loro applicazione.<br />

I Development Center di seconda<br />

generazione o “di sviluppo”<br />

Distingueremo, in questo ambito, tre forme:<br />

i Development Center intesi come Laboratorio,<br />

come seminario e come work trial.<br />

1. Laboratorio. è forse la forma più vicina<br />

al concetto di development, in cui l’evento<br />

cessa di essere una prova per divenire esso<br />

stesso un momento di training e di sviluppo.<br />

Un primo elemento che lo distingue è<br />

l’uso delle prove non come test ma come<br />

occasioni in cui sperimentare se stessi.<br />

La restituzione del feedback subito dopo<br />

la prova e la possibilità di risperimentare<br />

se stessi in prove similari o parallele è ciò<br />

che nel particolare caratterizza tale formula,<br />

rendendo l’evento una palestra o laboratorio<br />

più che una situazione di esame.<br />

“Tanto la valutazione<br />

che l’elaborazione<br />

del Piano<br />

di Sviluppo sono<br />

appannaggio<br />

dell’azienda che<br />

rimane la detentrice<br />

dei dati e l’ultimo<br />

arbitro della loro<br />

applicazione”<br />

2. Seminari. Sono tipologie di eventi costruite<br />

sulla formula di un seminario o workshop,<br />

finalizzate alla definizione di un piano di sviluppo.<br />

Sono caratterizzati da un momento di<br />

assessment classico (prima giornata) seguito<br />

da un momento di feedback (seconda giornata)<br />

e di preparazione/formazione all’impostazione<br />

di un Personal development plan<br />

(Pdp). Quello successivo (terza giornata) è<br />

un momento di sintesi in cui i partecipanti<br />

vengono invitati a formulare il Pdp e a condividerlo<br />

con gli osservatori.<br />

3. Work Trial. Tali forme di Development<br />

Center, se pur rappresentano una parte<br />

residuale delle applicazioni, hanno una<br />

notevole rilevanza sul piano dell’efficacia e<br />

dell’originalità, in queste situazioni di lavoro<br />

vere e proprie utilizzate a fini di sviluppo. In<br />

tali formule i partecipanti vengono inseriti<br />

in ambienti di lavoro virtuali o reali, con la<br />

videoregistrazione delle performance tenute<br />

dai soggetti e la successiva discussione<br />

con un assessor/trainer.<br />

I Development Center di terza<br />

generazione o “di autosviluppo”<br />

Sono Development Center in tutto e per<br />

tutto simili a quelli di laboratorio già descritti,<br />

salvo l’assenza degli assessor e la gestione<br />

in autonomia dell’evento da parte dei<br />

partecipanti. Rari nella loro diffusione, sono<br />

caratterizzati da una durata in genere non<br />

inferiore ai cinque giorni e dalla presenza di<br />

un assessor nel ruolo di facilitatore. Sono<br />

chiamati di autosviluppo poichè la decisione<br />

sulle dimensioni da sviluppare e il modo in<br />

cui sperimentarsi sono a carico dei partecipanti.<br />

Così l’azienda gioca un ruolo del tutto<br />

accessorio quale “sponsor” dell’evento. n


<strong>coverstory</strong> costruire un'azienda<br />

signori<br />

in carrozza<br />

Sono in partenza i treni di NTV,<br />

azienda che in meno di quattro<br />

anni ha inserito più di 500<br />

persone nelle diverse direzioni<br />

Senior Consultant<br />

di Hdu (Human<br />

development unit),<br />

divisione<br />

di consulenza hr<br />

di Giunti O.S.<br />

La partenza<br />

«La nostra è stata, ed è tutt’ora, una sfida nella<br />

sfida. Come è facilmente immaginabile, costruire<br />

una nuova realtà di così grande rilevanza<br />

e impatto è un qualcosa di molto stimolante e<br />

complesso. Ci siamo mossi da subito con l’idea<br />

di ricercare persone in grado di coniugare competenze<br />

tecnico-specialistiche con competenze<br />

comportamentali, privilegiando tutte quelle risorse<br />

che avessero lavorato in contesti differenti<br />

e d’eccellenza, per creare un’azienda eterogenea,<br />

dove la diversità di esperienze e provenienze<br />

diventasse un forte valore aggiunto per la realizzazione<br />

di nuovi modelli di servizio.<br />

Grazie anche all’aiuto di alcuni partner fra<br />

i quali Studio Staff e Giunti O.S., abbiamo implementato,<br />

per tutte le figure professionali che<br />

stavamo ricercando, un iter di selezione mi-<br />

➤<br />

{ di Luca Mori<br />

l.mori@giuntios.it<br />

S<br />

e siete viaggiatori abituali “ad alta velocità”, non vi sarà sicuramente<br />

sfuggita la novità di questo inizio d'anno: parte Italo, il treno veloce<br />

di NTV. Per far muovere i treni è stato necessario un grande lavoro,<br />

creando da zero tutta la struttura della nuova società. In questa sfida la funzione<br />

risorse umane ha avuto un ruolo fondamentale, rispondendo alle esigenze dei<br />

clienti interni con un’attività di selezione continua<br />

e intensa che a partire dal 2008 fino a oggi<br />

ha portato all’inserimento di oltre 500 persone<br />

distribuite in tutte le direzioni aziendali.<br />

Abbiamo chiesto a Ilaria Alfonso, Responsabile<br />

Selezione e Sviluppo di NTV, di raccontare<br />

in esclusiva a Direzione del Personale questa<br />

esperienza. Ecco la sua testimonianza.<br />

“Ci siamo mossi<br />

da subito con l’idea<br />

di ricercare persone<br />

in grado di coniugare<br />

competenze<br />

tecnico-specialistiche<br />

con competenze<br />

comportamentali,<br />

privilegiando tutte<br />

quelle risorse che<br />

avessero lavorato<br />

in contesti differenti<br />

e d’eccellenza”<br />

27


<strong>coverstory</strong> costruire un'azienda<br />

1 2<br />

L'ultimo treno<br />

Italo rappresenta l'ultima<br />

frontiera del treno.<br />

Realizzato nelle officine<br />

Alstom AGV, ha una<br />

motorizzazione distribuita<br />

su tutto il convoglio:<br />

non ci sono le motrici<br />

di testa e di coda e questo<br />

consente un aumento<br />

della capienza di bordo<br />

del 20%. Più spazio,<br />

quindi, ma anche più<br />

comfort (foto 1 e 3)<br />

e sicurezza: ampi corridoi,<br />

grande luminosità,<br />

una Carrozza cinema<br />

(foto 2) e consumi<br />

energetici ridotti del 30%.<br />

Il comfort non è solo<br />

sui treni, ma anche<br />

a terra: in ogni stazione<br />

infatti ci sarà una Casa<br />

Italo in cui acquistare<br />

biglietti, lavorare in wi-fi,<br />

informarsi sui servizi<br />

o semplicemente rilassarsi<br />

(foto 4).<br />

rato a valutare le caratteristiche individuali in<br />

un’ottica sistemica, al fine di comprendere come<br />

queste potessero essere compatibili con il contesto,<br />

il gruppo e i valori aziendali. Per ciascun<br />

ruolo siamo partiti dalla costruzione del profilo<br />

ideale (un vero e proprio identikit del candidato)<br />

per poi passare alla pubblicazione della ricerca,<br />

allo screening dei curricula, alle convocazioni e<br />

alla selezione in sede.<br />

Il percorso<br />

Colloqui, dinamiche e test sono solo alcune delle<br />

attività che hanno fatto parte del processo,<br />

basato su una metodologia che punta sul lavoro<br />

congiunto di più valutatori per limitare il più<br />

possibile la soggettività a vantaggio dell’organizzazione.<br />

Abbiamo infatti creato un team che<br />

fosse in grado di valutare le candidature su diversi<br />

aspetti, cercando di individuare il potenziale, soffermandoci<br />

su caratteristiche che potessero farci<br />

scegliere le migliori candidature immaginandole<br />

in un contesto di lavoro fortemente dinamico,<br />

dove la crescita personale sarà il miglior riconoscimento<br />

dei risultati che ciascuno conseguirà.<br />

Il welfare aziendale sarà personalizzabile<br />

secondo le esigenze di ciascuno e l’ambiente di<br />

lavoro sarà sicuramente coinvolgente e tecnologicamente<br />

all’avanguardia.<br />

Due grandi progetti<br />

1. La selezione Allievi macchinisti, condotta dalle<br />

Direzioni Produzione e Personale da aprile a<br />

settembre 2010, ha permesso di individuare 100<br />

candidati tra le 13mila candidature. Responsabilità<br />

e capacità di intervento sono i requisiti<br />

fondamentali richiesti a questa figura professionale<br />

in cui le caratteristiche personologiche e<br />

comportamentali giocano un ruolo fondamentale<br />

accanto a competenze cognitive (problem solving<br />

operativo e flessibilità), realizzative (orientamento<br />

al risultato e iniziativa) e relazionali (capacità<br />

comunicative, relazionali e gestione dei conflitti).<br />

Le metodologie utilizzate (test psicoattitudinali,<br />

di personalità e assessment center), unite alle<br />

differenti competenze dei selezionatori (tecniche<br />

e psicologiche), hanno portato al risultato sperato:<br />

comprendere l’attitudine al ruolo di giovani<br />

neodiplomati senza esperienza specifica e individuare<br />

le loro potenzialità. In questo caso test<br />

attitudinali creati ad hoc e test di valutazione<br />

della personalità quali il 16PF e il BFQ (Big Five<br />

“Per ciascun<br />

ruolo siamo partiti<br />

dalla costruzione<br />

del profilo ideale,<br />

un vero e proprio<br />

identikit del candidato,<br />

per poi passare<br />

alla pubblicazione<br />

della ricerca,<br />

allo screening<br />

dei curricula, alle<br />

convocazioni e alla<br />

selezione in sede”<br />

28


L'azienda ai raggi X<br />

Partito grazie all'iniziativa di quattro soci<br />

e a ingenti investimenti, il progetto NTV<br />

ha grandi ambizioni. All'insegna della qualità<br />

3 4<br />

Questionnaire) hanno contribuito a rendere il<br />

processo più veloce e oggettivo.<br />

2. La selezione del Personale operativo viaggiatori,<br />

in tutto 650 persone da dedicare ai servizi<br />

in stazione e bordo treno, è un progetto ancora<br />

in corso. Le Direzioni Personale e Viaggiatori<br />

hanno definito i profili ideali delle figure ricercate<br />

(hostess e steward, train manager, station manager,<br />

train specialist) che costituiscono l’elemento<br />

guida per l’individuazione dell’equipaggio e del<br />

modello di servizio da erogare. In questo caso<br />

le competenze ricercate variano in funzione<br />

del ruolo e vanno dalle capacità comunicative<br />

all’orientamento al cliente, dalla capacità di<br />

gestione dei reclami all’orientamento al risultato,<br />

dall’iniziativa alla capacità di leadership<br />

e di negoziazione. Il processo prevede l’invio<br />

della propria candidatura esclusivamente online<br />

(compilando un cv form e il test di inglese<br />

nell’area Opportunità di lavoro del sito aziendale)<br />

e la successiva fase di recruiting e di screening<br />

gestita interamente via web con l’ausilio di un<br />

applicativo software che effettua un match tra<br />

profilo ideale e candidature pervenute. I candidati<br />

idonei sono poi convocati per effettuare le<br />

diverse prove selettive previste: test psicoattitudinali<br />

e di indagine comportamentale quali<br />

il Cst (Customer support test), test di inglese,<br />

assessment center, colloqui con psicologi esperti<br />

e con i responsabili NTV.<br />

"Non perdere questo treno" è stato il primo<br />

slogan utilizzato da NTV nel 2008 per lanciare<br />

le selezioni: a distanza di quasi quattri anni possiamo<br />

dire che siamo pronti a ripetere l’invito,<br />

stavolta diretto a tutti coloro che vorranno fare<br />

di Italo il loro treno».<br />

n<br />

Formazione<br />

vincente<br />

Per lavorare in NTV<br />

non basta essere bravi.<br />

Bisogna imparare l'arte<br />

dell'ospitalità. Per questo<br />

l'azienda ha dato vita<br />

alla Scuola di ospitalità<br />

per preparare e formare<br />

figure professionali come<br />

train manager, train<br />

specialist, station manager,<br />

station specialist, hostess<br />

e steward di bordo.<br />

Un ingente investimento<br />

iniziale per 40 corsi che<br />

hanno l'obiettivo di creare<br />

una vera e propria cultura<br />

di servizio e un solido<br />

spirito di squadra.<br />

È<br />

il primo operatore privato italiano sulla<br />

rete ferroviaria ad alta velocità, ed è il<br />

primo operatore al mondo a utilizzare<br />

il nuovissimo e super tecnologico treno Alstom<br />

AGV, detentore del primato di velocità ferroviaria.<br />

Ai quattro soci fondatori (Luca Cordero di<br />

Montezemolo, Gianni Punzo, Diego Della Valle<br />

e Giuseppe Sciarrone), che detengono complessivamente<br />

il 33,5% del capitale, si sono<br />

aggiunti successivamente Intesa Sanpaolo<br />

(20%), Assicurazioni Generali (15%), Alberto<br />

Bombassei (5%), la famiglia Seragnoli (5%) e<br />

infine SNCF (20%). Il servizio, che partirà entro<br />

qualche mese, collegherà a regime, con la sua<br />

flotta di 25 treni chiamati Italo, nove città (Torino,<br />

Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Salerno,<br />

Venezia e Padova) e 12 stazioni, offrendo viaggi di<br />

grandissima qualità, massimo comfort, tecnologia<br />

innovativa e grande varietà di intrattenimento. In<br />

ogni stazione, NTV sarà presente con una Casa<br />

Italo, un centro di servizio multifunzionale in cui i<br />

viaggiatori, assistiti da personale NTV, potranno<br />

acquistare i biglietti, informarsi sui servizi Italo,<br />

rilassarsi o lavorare con il wi-fi.<br />

Un miliardo di opportunità<br />

Al centro di questo progetto, che ha richiesto<br />

un investimento privato di un miliardo di euro,<br />

c'è il sogno di una mobilità ecologica e veloce<br />

e la volontà di offrire un servizio di grandissima<br />

qualità, in cui siano valorizzati il passeggero e il<br />

tempo del suo viaggio. Le tecnologie permettono<br />

infatti al cliente business di lavorare sul<br />

pc portatile, proprio come se fosse in ufficio,<br />

grazie alla connessione internet sempre fluida,<br />

garantita da tre differenti sistemi: satellite, wi-fi<br />

e Umts. Chi invece desidera rilassarsi può scegliere<br />

la Carrozza cinema e assaporare un film<br />

in prima visione sugli schermi HD con impianto<br />

sonoro di ultima generazione. L’offerta interattiva<br />

comprende anche un portale di bordo, con<br />

oltre 250 ore di contenuti audio e video, e un<br />

canale tv live. Insomma, a ciascuno il suo. Che<br />

è poi lo spirito con il quale Italo si presenta sul<br />

mercato: un treno per tutte le esigenze e per<br />

tutti i tipi di viaggiatori.<br />

29


www.infojobs.it


strumenti<br />

{32. MONDO LEGALE/1 Work in progress di Franco Toffoletto}<br />

{36. MONDO LEGALE/2 Pensioni, si cambia di Pietro Gremigni}<br />

{41. Un impegno da non sottovalutare di Maurizio Manicastri e David Trotti}<br />

{42. Una pratica diffusa da gestire con attenzione di Bernardina Calafiori}<br />

{44. In carcere per imparare di Maurizio Bertoli e Stefano Bertolina}<br />

{47. La sfida della bellezza oggi di Massimiliano Santoro}<br />

{48. Le differenze che ci rendono uguali di Duilio Cau}<br />

{50. Il gruppo nasce in armonia di Patrizia Farnetti e Ira Orsini}<br />

{53. SPECIALE Congresso AIDP 2012 Badesi}<br />

«Aprì la riunione di autopresentazione<br />

dicendo ai nuovi collaboratori:<br />

/ l’obbedienza non è più una virtù.<br />

/ Loro sorrisero: / finalmente un capo<br />

col quale si poteva collaborare.<br />

/ Poi aggiunse: purtroppo»<br />

di Massimo Ferrario


strumenti mondo legale/1<br />

Work in<br />

progress<br />

Il contesto normativo attuale<br />

Anzitutto, una delle tipologie contrattuali istituite<br />

dal legislatore per agevolare l’ingresso dei giovani<br />

nel mondo del lavoro è costituita dal contratto<br />

di apprendistato.<br />

Esso costituisce un contratto di lavoro a tempo<br />

indeterminato ed è finalizzato alla formazione e<br />

all’occupazione dei giovani. Infatti, al termine del<br />

periodo di apprendistato, le parti possono recedere<br />

con preavviso dal contratto, ai sensi dell’articolo<br />

2118 del Codice civile Se, invece, nessuna delle<br />

parti dà disdetta, il rapporto prosegue automa-<br />

Contratto unico, articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, salario<br />

minimo, apprendistato e riorganizzazione degli ammortizzatori<br />

sociali. Sono questi i temi intorno a cui gravita il dibattito<br />

relativo alla riforma del lavoro al fine di fronteggiare la situazione di crisi<br />

attuale e agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro soprattutto dei giovani.<br />

Nel nostro Paese, infatti, la percentuale di giovani<br />

fra i disoccupati è pari al 30,1% (novembre 2011), di<br />

gran lunga superiore alla media europea: in Italia,<br />

2 milioni di giovani sono, infatti, senza lavoro.<br />

Per far fronte a tale situazione, il Governo ha<br />

intenzione di approvare al più presto una riforma<br />

del diritto del lavoro per rilanciare la crescita e<br />

l’occupazione.<br />

Ma prima di procedere alla valutazione delle<br />

proposte di riforma, è opportuno analizzare<br />

gli strumenti offerti dall’ordinamento giuridico<br />

vigente.<br />

ticamente come un ordinario rapporto di lavoro<br />

subordinato a tempo indeterminato.<br />

Tale contratto ha subito nel nostro ordinamento<br />

una lunga evoluzione a partire dalla legge n. 25<br />

del 1955 fino ad arrivare al Testo unico dell’apprendistato,<br />

approvato con il dlgs n. 167 del 2011.<br />

Questo recente intervento legislativo ha razionalizzato<br />

tutte le disposizioni normative in<br />

materia di apprendistato ed ha introdotto alcuni<br />

elementi innovativi.<br />

Il Testo unico conferma la tripartizione dell’apprendistato<br />

nelle tre tipologie: apprendistato per la<br />

qualifica e per il diploma professionale, apprendistato<br />

professionalizzante o contratto di mestiere e,<br />

infine, apprendistato di alta formazione e ricerca.<br />

Il contratto di apprendistato ha da sempre<br />

previsto condizioni favorevoli per il datore di<br />

lavoro, in cambio di obblighi formativi. Anche<br />

in quest’ambito, i recenti interventi legislativi<br />

32


Proseguono le contrattazioni per<br />

la riforma del lavoro. L’obiettivo?<br />

Un contratto unico che agevoli<br />

l’inserimento dei giovani. Sarà<br />

questa la soluzione alla crisi del<br />

mercato e dell’occupazione?<br />

Perché non puntare sugli<br />

strumenti giuridici già esistenti?<br />

Franco Toffoletto<br />

sft@toffolettodeluca.it<br />

Studio Toffoletto,<br />

De Luca, Tamajo e soci<br />

Ha ricevuto dal mensile TopLegal<br />

il premio come Professionista<br />

labour dell’anno 2011.<br />

hanno introdotto alcune novità.<br />

Anzitutto, è stato previsto l’azzeramento, per<br />

i primi tre anni, della quota di contribuzione a<br />

carico del datore di lavoro che occupi fino a nove<br />

dipendenti, per i contratti di apprendistato stipulati<br />

tra il 2012 e il 2016. Inoltre, gli apprendisti non<br />

rientrano nella base di calcolo per l’applicazione<br />

di particolari istituti previsti dalla legge o dalla<br />

contrattazione collettiva. Quanto al trattamento<br />

economico, l’apprendista può essere retribuito<br />

per tutta la durata del rapporto e fino alla trasformazione<br />

in contratto a tempo indeterminato<br />

in base a un inquadramento fino a due livelli al<br />

di sotto della categoria spettante. Infine, sotto il<br />

profilo degli incentivi fiscali, le spese sostenute<br />

per la formazione degli apprendisti sono escluse<br />

dalla base di calcolo IRAP.<br />

Accanto all’apprendistato, l’altra tipologia<br />

contrattuale idonea a consentire l’ingresso, soprattutto<br />

dei giovani, nel mondo del lavoro è<br />

rappresentata dal contratto di inserimento. Un<br />

contratto a termine, senza necessità di motivazione,<br />

diretto a realizzare l’inserimento o il reinserimento<br />

di una serie di categorie di persone<br />

considerate particolarmente deboli dal legislatore,<br />

tra i quali i giovani tra i 18 e i 29 anni. Inoltre,<br />

tale disciplina contrattuale può applicarsi ai disoccupati<br />

di lunga durata dai 29 ai 32 anni, ai<br />

lavoratori che desiderino riprendere un’attività<br />

lavorativa e che non abbiano lavorato per almeno<br />

due anni, nonché alle donne, di qualunque età,<br />

residenti nelle aree geografiche a elevato tasso di<br />

disoccupazione femminile.<br />

È necessaria, oltre alla forma scritta, la definizione<br />

di un progetto individuale di inserimento,<br />

allo scopo di garantire l’adeguamento delle<br />

competenze professionali del lavoratore stesso<br />

al contesto lavorativo.<br />

La durata può variare da un minimo di nove<br />

a un massimo di diciotto mesi (a eccezione dei<br />

lavoratori disabili). La formazione non costituisce<br />

un elemento essenziale, in quanto può anche<br />

essere effettuata durante l’esecuzione del lavoro.<br />

Anche per tale contratto, il legislatore ha stabilito<br />

alcuni incentivi di carattere economico e<br />

normativo: anzitutto, i lavoratori così assunti<br />

sono esclusi dal computo dei limiti numerici ai<br />

fini dell’applicazione delle diverse discipline;<br />

inoltre, come per l’apprendistato, è prevista la<br />

possibilità di inquadrare il lavoratore sino a due<br />

livelli inferiori alla categoria spettante ai lavoratori<br />

addetti alle mansioni corrispondenti a quelle<br />

conseguibili con il contratto di inserimento. Sono<br />

altresì previsti alcuni incentivi contributivi e fiscali<br />

che si applicano, tuttavia, solo ad alcune<br />

categorie specifiche fra i beneficiari del contratto<br />

di inserimento.<br />

Apprendistato e contratto di inserimento rappresentano,<br />

dunque, i principali strumenti istituiti<br />

dal legislatore per agevolare l’entrata nel mercato<br />

del lavoro soprattutto dei giovani. In tale contesto<br />

si inseriscono le recenti proposte di riforma del<br />

mercato del lavoro.<br />

Le proposte di riforma<br />

In materia di riforma del lavoro, oggi si parla<br />

diffusamente del cosiddetto contratto unico, proposto<br />

nel 2008 da Tito Boeri e Pietro Garibaldi.<br />

Sulla proposta dei due economisti sono state<br />

redatte diverse proposte di legge, tra cui il pro- ➤<br />

33


strumenti mondo legale/1<br />

getto di legge Madia (Proposta di legge n. 2630/09)<br />

ed il progetto Nerozzi (Disegno di legge n. 2000/10).<br />

Prima di capire in che cosa consista il contratto<br />

unico, è opportuno sgombrare il campo da alcuni<br />

equivoci. Secondo alcuni, ci sarebbero ben 46<br />

tipi di contratti di lavoro. In realtà i sotto-tipi<br />

contrattuali tipici di lavoro subordinato nell’impresa<br />

sono solo cinque: il contratto a termine,<br />

che comprende anche il contratto di inserimento<br />

e reinserimento, il part-time, l’apprendistato, il<br />

lavoro intermittente e condiviso. È, infatti, improprio<br />

considerare come due diversi contratti il<br />

part-time verticale e quello orizzontale, oppure<br />

il contratto a chiamata con e senza obbligo di risposta.<br />

Neppure il contratto di somministrazione<br />

è un sotto-tipo autonomo, trattandosi nei due<br />

casi o di un contratto a termine o di un normale<br />

rapporto di lavoro a tempo indeterminato.<br />

Semplicemente i diversi sottotipi contrattuali<br />

(che sono sempre esistiti, anche se non regolati<br />

dalla legge) presentano una disciplina variabile<br />

e articolata, al fine di consentire una maggiore<br />

aderenza a quelle che sono le esigenze delle parti:<br />

tornando all’esempio sopra citato, un lavoratore<br />

part-time può decidere di prestare la propria<br />

attività per un tempo ridotto rispetto all’orario<br />

normale giornaliero (ad esempio quattro ore tutti<br />

i giorni) oppure per periodi predeterminati della<br />

settimana, del mese o dell’anno (ad esempio<br />

contratti stagionali). Si tratta della stessa fattispecie;<br />

quello che cambia è solo la modalità di<br />

esecuzione della prestazione lavorativa.<br />

Occorre, inoltre, precisare che il legislatore<br />

non ha introdotto dal nulla i differenti sottotipi<br />

di contratti di lavoro, ma è intervenuto a<br />

disciplinare situazioni di fatto già esistenti che<br />

si sono sviluppate nella pratica per soddisfare<br />

specifiche esigenze. E così è accaduto, per esempio,<br />

con il part-time, diffuso nelle aziende già<br />

dagli anni '60 (seppur con l’opposizione fortissima<br />

dei sindacati), ma che è stato regolamentato dal<br />

legislatore soltanto nel 1984 con la legge n. 863<br />

e poi, successivamente, nel 2001 e nel 2003. Ma<br />

lo stesso vale per le collaborazioni coordinate e<br />

continuative (già presenti nella legge nel 1959,<br />

nel 1972 e nel 1973), il job sharing, il job on call<br />

ecc. In questi ultimi casi, la disciplina legale<br />

ha anche consentito l’emersione di lavoro nero.<br />

In ogni caso nessuna norma può vietare né il<br />

part-time né il contratto a termine né il lavoro<br />

intermittente o condiviso. E poi quale sarebbe<br />

il vantaggio?<br />

Ciò premesso, il cosiddetto contratto unico<br />

dovrebbe essere un contratto a tempo indeterminato,<br />

caratterizzato da due fasi: la prima di<br />

inserimento, con durata variabile fino a un massimo<br />

di tre anni e con una tutela “allentata”; la<br />

seconda, caratterizzata da una maggiore stabilità,<br />

successiva al termine del terzo anno.<br />

La fase di inserimento prevederebbe la possibilità<br />

per l’azienda di licenziare senza che il<br />

lavoratore possa chiedere la reintegrazione. Ciò<br />

tuttavia avverrebbe solo in caso di licenziamento<br />

per giustificato motivo oggettivo («ragioni inerenti<br />

all’attività produttiva, all’organizzazione<br />

del lavoro e al regolare funzionamento di essa»<br />

ai sensi dell’articolo 3 della legge n. 604 del 1966)<br />

per il quale sarebbe prevista la corresponsione<br />

da parte del datore di un’indennità economica.<br />

La determinazione dell’importo da corrispondere<br />

al lavoratore si effettua calcolando cinque giorni<br />

di retribuzione per ogni mese lavorato. E così, ad<br />

esempio, nel caso di recesso dal contratto unico<br />

dopo sei mesi dalla stipulazione, l’indennità sarà<br />

pari a un mese di retribuzione; dopo tre anni,<br />

l’indennità sarà pari a sei mesi di retribuzione.<br />

Nel caso, invece, di licenziamento per giusta<br />

causa o per giustificato motivo soggettivo (licenziamento<br />

disciplinare) nulla cambierebbe: in<br />

tal caso trova, infatti, applicazione la disciplina<br />

vigente. Analoghe garanzie sono assicurate in<br />

caso di licenziamento discriminatorio.<br />

Superata la fase di inserimento, il rapporto<br />

prosegue secondo la disciplina dei licenziamenti<br />

attualmente in vigore: e così per le aziende con<br />

più di 15 dipendenti troverà applicazione la tutela<br />

reale di cui all’articolo 18 dello Statuto dei<br />

“La soluzione all’attuale<br />

crisi del mercato e<br />

dell’occupazione<br />

non può certamente<br />

essere individuata<br />

nell’introduzione di un<br />

contratto che, di fatto, non<br />

comporta alcun beneficio<br />

per le aziende”<br />

34


lavoratori, mentre per le aziende con meno di<br />

quindici si applicherà la tutela obbligatoria di<br />

cui alla legge n. 604/1966.<br />

Altre ipotesi di riforma che alimentano la discussione<br />

riguardano il contratto a tempo determinato:<br />

quest’ultimo potrebbe, infatti, essere<br />

stipulato solo per i dipendenti con una retribuzione<br />

annua superiore ai 25mila euro lordi (o<br />

proporzionalmente inferiore se il contratto ha<br />

una durata inferiore di dodici mesi), fatta salva<br />

l’eccezione dei lavori stagionali.<br />

Inoltre è stata proposta la modifica dell’articolo<br />

18 dello Statuto dei lavoratori, rendendolo<br />

applicabile soltanto ad aziende che occupino più<br />

di 50/100 dipendenti o comunque sempre inapplicabile<br />

(Ichino) ai licenziamenti per giustificato<br />

motivo oggettivo.<br />

Conclusioni<br />

Il contesto normativo sopra descritto evidenzia<br />

innanzitutto che il nostro ordinamento dispone<br />

già di strumenti giuridici idonei ad accompagnare<br />

l’ingresso di giovani e non nel mercato del lavoro.<br />

La soluzione all’attuale crisi del mercato<br />

e dell’occupazione non può certamente essere<br />

individuata nell’introduzione di un contratto<br />

che, di fatto, non comporta alcun beneficio per le<br />

aziende. Il licenziamento per giustificato motivo<br />

oggettivo, se correttamente eseguito, può essere<br />

effettuato già oggi a costo più basso.<br />

Se si vuole veramente intervenire, forse, non<br />

resta che modificare l’articolo 18 dello Statuto dei<br />

lavoratori, aumentando la soglia di applicazione<br />

a 100 dipendenti e consentendo il recesso, con<br />

le sole garanzie economiche dell’articolo 8 della<br />

legge n. 604 del 1966 (da 2,5 a 6 mesi di risarcimento<br />

del danno) in ogni caso di licenziamento,<br />

durante i primi tre anni, anche senza motivazione.<br />

Esclusi sempre i licenziamenti discriminatori.<br />

In realtà, quello di cui hanno veramente bisogno<br />

le aziende è di poter selezionare i propri dipendenti<br />

su un tempo più lungo rispetto all’attuale<br />

periodo di prova, e poter recedere dal contratto<br />

nel caso di lavoratori che non svolgono la prestazione<br />

come richiesto. Ma sarà ben difficile<br />

ottenere questo risultato. Certo è che il rimedio<br />

della reintegrazione esiste soltanto in pochissimi<br />

paesi in Europa. Oltre alla Germania, seppure<br />

con qualche differenza, solo Italia, Portogallo,<br />

Austria e Lettonia hanno la reintegrazione come<br />

unico rimedio a un licenziamento non motivato.<br />

Forse bisognerebbe chiedersi perché. n<br />

Un occhio ai licenziamenti<br />

come si comportano i paesi europei?<br />

Anno<br />

AUSTRIA<br />

BELGIO<br />

Bulgaria<br />

Cipro<br />

Danimarca<br />

Estonia<br />

Finlandia<br />

francia<br />

germania<br />

grecia<br />

Irlanda<br />

italia<br />

Lettonia<br />

lituania<br />

LUSSEMBURGO<br />

malta<br />

olanda<br />

polonia<br />

portogallo<br />

Regno Unito<br />

rep. ceca<br />

rep. slovacca<br />

romania<br />

slovenia<br />

spagna<br />

SVEzia<br />

UNGHERIA<br />

Periodo<br />

di prova<br />

1 mese<br />

6-12 mesi per<br />

Ral>33.677 c<br />

-<br />

2 anni<br />

-<br />

4 mesi<br />

4 mesi<br />

-<br />

6 mesi<br />

-<br />

-<br />

6 mesi<br />

3 mesi<br />

3-6 mesi<br />

-<br />

6 mesi<br />

2 mesi<br />

3 mesi<br />

240 giorni<br />

-<br />

3 mesi<br />

3 mesi<br />

30 giorni<br />

3 mesi<br />

2-6 mesi<br />

6 mesi<br />

3 mesi<br />

Reintegrazione<br />

Si<br />

No<br />

Si, su richiesta del lavoratore<br />

No<br />

No<br />

Si, su richiesta<br />

del lavoratore<br />

No<br />

No<br />

Si, ma il giudice su<br />

richiesta può non disporla<br />

No<br />

No<br />

Si<br />

Si<br />

Si, il giudice può condannare<br />

al solo risarcimento<br />

No<br />

Si, solo su richiesta<br />

del dipendente<br />

Si, su richiesta del<br />

lavoratore ma<br />

raramente disposta<br />

Si, il giudice può condannare<br />

al solo risarcimento<br />

Si<br />

Si, ma il datore di lavoro può<br />

rifiutare la reintegrazione<br />

pagando un compenso<br />

Si, su richiesta del lavoratore<br />

Si, ma il giudice può<br />

ritenerla non opportuna<br />

Su richiesta del lavoratore<br />

Si, ma il giudice può<br />

ritenerla non opportuna<br />

No<br />

No, ma sospensione<br />

del licenziamento<br />

Si, il giudice può condannare<br />

al solo risarcimento<br />

Risarcimento<br />

alternativo alla<br />

reintegrazione<br />

-<br />

6 mesi<br />

-<br />

24 mesi<br />

1-6 mesi<br />

6 mesi<br />

3-24 mesi<br />

6 mesi + 1/10 o 2/10 della<br />

retribuzione mensile per ogni<br />

anno + 1/15 o 2/15 oltre<br />

il decimo anno<br />

-<br />

-<br />

2 anni<br />

15 mesi alternativi alla<br />

reintegrazione a scelta<br />

del solo dipendente<br />

-<br />

-<br />

5-25 mesi, danno non<br />

patrimoniale 500-12.500 c<br />

34.940 c ma non vi è<br />

un limite di legge<br />

Formula Cantonal Court: anzianità<br />

x retribuzione mensile<br />

lorda x fattore di correzione<br />

3 mesi<br />

15-45 giorni di retribuzione<br />

per ciascun anno di servizio<br />

Indennità per le ipotesi di esubero<br />

e un’indennità risarcitoria pari nel<br />

massimo a circa 90mila c<br />

-<br />

-<br />

-<br />

-<br />

1-45 giorni per ciascun anno<br />

di anzianità. Massimo 42 mesi<br />

16-32 mesi o 24-48 mesi<br />

se il lavoratore ha 60 anni<br />

o più. In aggiunta danno non<br />

patrimoniale di importo<br />

da 5.400 e 10.800 c<br />

2-12 mesi<br />

35


strumenti mondo legale/2<br />

Pensioni<br />

si cambia<br />

L<br />

a riforma del sistema pensionistico prevista dall’articolo 24 della legge<br />

214/2011 ha determinato rilevanti ripercussioni non solo sugli assicurati,<br />

ma anche sullo stesso rapporto di lavoro, influenzandone la<br />

durata e le modalità di recesso in prossimità del compimento dell’età pensionabile.<br />

sionistico in relazione soprattutto ai seguenti<br />

aspetti principali:<br />

• il calcolo della pensione;<br />

• i requisiti per andare in pensione;<br />

• la salvaguardia di alcune categorie<br />

non coinvolte dalle nuove regole;<br />

• i lavori usuranti.<br />

Calcolo della pensione<br />

Dal primo gennaio 2012 anche per i lavoratori<br />

già iscritti alle forme di previdenza obbligatorie,<br />

che alla data del 31 dicembre 1995 potevano far<br />

valere un’anzianità contributiva di almeno diciotto<br />

anni e per i quali la pensione sarà calcolata<br />

fino al 31 dicembre 2011 col sistema retributivo,<br />

verrà applicato il sistema di calcolo contributivo<br />

in relazione alle anzianità maturate da tale data<br />

in avanti.<br />

Il nuovo sistema di calcolo complessivo che<br />

risulta dalla Riforma è il seguente:<br />

1. sistema contributivo applicabile ai neoassunti<br />

dal primo gennaio 1996, privi di contributi riferiti<br />

al periodo precedente il primo gennaio 1996;<br />

2. sistema misto applicabile alle seguenti due<br />

situazioni:<br />

a) per quei lavoratori che al 31 dicembre1995 potevano<br />

far valere un’anzianità contributiva inferiore<br />

a 18 anni; per questa anzianità contributiva si<br />

La norma in vigore dal 6 dicembre 2012 contiene le modifiche al sistema penavrà<br />

la liquidazione della quota di pensione con il<br />

sistema retributivo, cioè secondo la normativa in<br />

vigore anteriormente al 31 dicembre1995, mentre<br />

per i contributi successivi al 31 dicembre1995 il<br />

calcolo sarà contributivo;<br />

b) per i lavoratori con un’anzianità contributiva<br />

pari o superiore a 18 anni alla data del 31 dicembre<br />

1995 per i quali la pensione sarà calcolata col<br />

sistema retributivo per le anzianità maturate fino<br />

al 31 dicembre 2011 e col sistema contributivo<br />

per le anzianità maturate dal primo gennaio 2012.<br />

La riforma conferma il meccanismo dell’opzione<br />

per il sistema di calcolo contributivo limitatamente<br />

ai lavoratori interessati al sistema misto per il<br />

calcolo, purché abbiano maturato un’anzianità<br />

contributiva pari o superiore a quindici anni, di<br />

cui almeno cinque nel sistema contributivo. In<br />

questo caso, dopo l’opzione l’intera pensione viene<br />

calcolata col sistema contributivo.<br />

I nuovi requisiti<br />

per andare in pensione<br />

Il sistema pensionistico dal 2012 sarà basato su<br />

36


Calcolo dell’importo, requisiti, età<br />

pensionabile e salvaguardia di<br />

alcune categorie. Ecco tutto quello<br />

che c’è da sapere sulla nuova<br />

norma che regola i contributi<br />

previdenziali, in vigore dallo scorso<br />

6 dicembre. E i riflessi sul rapporto<br />

di lavoro non sono da poco<br />

Pietro Gremigni<br />

gremignip@tiscali.it<br />

Consulente aziendale<br />

Ha pubblicato diversi libri su temi<br />

relativi al diritto del lavoro.<br />

due tipologie di trattamenti principali:<br />

1. le pensioni di vecchiaia basate su una certa<br />

età e con un minimo di anzianità contributiva;<br />

2. le pensioni anticipate che sostituiscono le<br />

pensioni di anzianità nella versione della sola<br />

anzianità contributiva massima pari a 40 anni<br />

e in quella mista basate cioè su un mix tra età e<br />

anzianità contributiva.<br />

Al di là dei requisiti anagrafici e contributivi di<br />

partenza dal 2012 che indicheremo poi, il sistema<br />

è imperniato sull’innalzamento degli stessi requisiti<br />

in funzione dell’incremento della speranza di<br />

vita. Gli incrementi inizieranno nel 2013 con tre<br />

mesi in più, per essere poi adeguati ogni triennio<br />

con un incremento “stimato” di altri quattro<br />

mesi, per passare infine a un adeguamento non<br />

più triennale, ma biennale dal 2019.<br />

Anche tutti i requisiti contributivi che indicheremo<br />

saranno soggetti, al pari di quelli anagrafici,<br />

alla loro revisione in funzione dell’incremento<br />

della speranza di vita.<br />

Pensione di vecchiaia<br />

Viene abolito il precedente limite di età anagrafica<br />

vigente fino al 31 dicembre 2011 pari a 65 anni per<br />

gli uomini e 60 per le donne del settore privato.<br />

Pertanto nel 2012 l’età anagrafica sarà la seguente:<br />

1. lavoratori uomini dipendenti e autonomi: 66<br />

anni;<br />

2. lavoratrici dipendenti del settore privato: 62<br />

anni;<br />

3. lavoratrici del pubblico impiego: 66 anni;<br />

4. lavoratrici autonome: 63 anni e 6 mesi.<br />

Tali requisiti aumenteranno per le donne in<br />

funzione del raggiungimento di quelli previsti per<br />

gli uomini e dal 2013 in relazione dell’incremento<br />

della speranza di vita (vedi grafico in basso). ➤<br />

PENSIONE DI VECCHIAIA<br />

Anno Lavoratori<br />

dipendenti<br />

e autonomi<br />

Lavoratrici<br />

settore<br />

privato<br />

Lavoratrici<br />

settore<br />

pubblico<br />

Lavoratrici<br />

autonome<br />

2012 66 62 66 63 e 6 mesi<br />

2013 66 e 3 mesi 62 e 3 mesi 66 e 3 mesi 63 e 9 mesi<br />

2014 66 e 3 mesi 63 e 9 mesi 66 e 3 mesi 64 e 9 mesi<br />

2015 66 e 3 mesi 63 e 9 mesi 66 e 3 mesi 64 e 9 mesi<br />

2016 66 e 7 mesi 65 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e un mese<br />

2017 66 e 7 mesi 65 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e un mese<br />

2018 66 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e 7 mesi 66 e 7 mesi<br />

2019 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi<br />

2020 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi 66 e 11 mesi<br />

2021 67 e 2 mesi 67 e 2 mesi 67 e 2 mesi 67 e 2 mesi<br />

37


strumenti mondo legale/2<br />

L’altra condizione per il diritto alla pensione<br />

di vecchiaia è avere maturato almeno 20 anni<br />

di anzianità contributiva.<br />

Oltre ai due predetti requisiti anagrafici e contributivi<br />

per i lavoratori con riferimento ai quali<br />

il primo accredito contributivo decorre successivamente<br />

al primo gennaio 1996 (sistema contributivo),<br />

l’importo della pensione deve risultare<br />

non inferiore a 1,5 volte l’importo dell’assegno<br />

sociale rivalutato annualmente.<br />

In deroga ai predetti requisiti di età, le lavoratrici<br />

possono conseguire il trattamento di<br />

vecchiaia oltre che, se più favorevole, in base ai<br />

requisiti indicati prima, con un’età anagrafica<br />

non inferiore a 64 anni qualora maturino entro<br />

il 31 dicembre 2012 un’anzianità contributiva di<br />

almeno 20 anni e alla medesima data conseguano<br />

un’età anagrafica di almeno 60 anni.<br />

Età pensionabile e recesso<br />

Nei confronti dei lavoratori dipendenti il limite<br />

di età entro il quale è garantita la tutela del<br />

posto di lavoro mediante le garanzie delle leggi<br />

sui licenziamenti individuali e in particolare la<br />

tutela reale dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori<br />

è fissato a 70 anni, limite fino al quale<br />

la legge incentiva il proseguimento dell’attività<br />

lavorativa grazie all’erogazione di una pensione<br />

contributiva più elevata in virtù dell’azione di<br />

nuovi coefficienti di trasformazione dei montanti<br />

di calcolo.<br />

Solo dopo il proseguimento oltre i 70 anni di<br />

età (più l’incremento per la speranza di vita) il<br />

recesso dal rapporto potrà essere effettuato ad nutum<br />

con il rispetto del solo periodo di preavviso.<br />

Pensione anticipata<br />

La pensione anticipata sostituisce quella di anzianità<br />

e dal 2012 spetta in presenza delle seguenti<br />

condizioni agli iscritti in tutti i regimi previdenziali<br />

obbligatori che abbiano un’età inferiore ai<br />

limiti di età indicati sopra per avere diritto alla<br />

pensione di vecchiaia:<br />

• dal 2012 almeno 42 anni e un mese per gli uomini<br />

e 41 e un mese per le donne;<br />

• dal 2013 almeno 42 anni e 2 mesi per gli uomini<br />

e 41 e 2 mesi per le donne;<br />

• dal 2014 almeno 42 anni e 3 mesi per gli uomini<br />

e 41 e 3 mesi per le donne.<br />

Tuttavia per coloro che accederanno al pensionamento<br />

anticipato e il cui trattamento risulterà<br />

liquidato con il sistema misto sulla quota di<br />

trattamento relativa alle anzianità contributive<br />

maturate prima del 10 gennaio 2012 sarà applicata<br />

una riduzione percentuale dell’1% per ogni<br />

anno di anticipo nell’accesso al pensionamento<br />

rispetto all’età di 62 anni; tale percentuale annua<br />

è elevata al 2% per ogni anno ulteriore di<br />

anticipo rispetto a due anni.<br />

Ecco l’evoluzione dell’anzianità contributiva in<br />

funzione dell’incremento stimato della speranza<br />

di vita (vedi grafico in basso).<br />

PENSIONE ANTICIPATA<br />

Anno<br />

Lavoratori uomini<br />

dipendenti pubblici,<br />

privati e autonomi<br />

Lavoratrici donne<br />

dipendenti pubbliche,<br />

private e autonome<br />

2012 42 anni e un mese 41 anni e un mese<br />

2013 42 anni e 5 mesi 41 anni e 5 mesi<br />

2014 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi<br />

2015 42 anni e 6 mesi 41 anni e 6 mesi<br />

2016 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi<br />

2017 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi<br />

2018 42 anni e 10 mesi 41 anni e 10 mesi<br />

2019 43 anni e 2 mesi 42 anni e 2 mesi<br />

2020 43 anni e 2 mesi 42 anni e 2 mesi<br />

2021 43 anni e 5 mesi 42 anni e 5 mesi<br />

38


Pensione anticipata<br />

col sistema contributivo<br />

Per i lavoratori che hanno effettuato il primo<br />

accredito contributivo successivamente al primo<br />

gennaio 1996, il diritto alla pensione anticipata<br />

può essere conseguito non solo ricorrendo ai<br />

requisiti indicati in precedenza ma anche al<br />

compimento del requisito anagrafico di 63 anni,<br />

a condizione che:<br />

• risultino versati e accreditati in favore dell’assicurato<br />

almeno 20 anni di contribuzione effettiva;<br />

• l’ammontare mensile della prima rata di pensione<br />

risulti essere non inferiore a un importosoglia<br />

mensile pari, per l’anno 2012, a 2,8 volte<br />

l’importo mensile dell’assegno sociale rivalutato.<br />

In relazione alla pensione anticipata è ammessa<br />

una deroga nei confronti di quei lavoratori e<br />

lavoratrici che, senza l’entrata in vigore della<br />

Riforma, sarebbero andati in pensione di anzianità<br />

dal 2012 in poi col sistema (abolito) delle<br />

quote. In via eccezionale per tali lavoratori che<br />

maturino un’anzianità contributiva di almeno<br />

35 anni entro il 31 dicembre 2012 sarà possibile<br />

conseguire il trattamento della pensione anticipata<br />

al compimento di un’età anagrafica non<br />

inferiore a 64 anni.<br />

Deroghe<br />

Nei confronti dei lavoratori indicati successivamente<br />

continuano ad applicarsi le regole previgenti<br />

sia in materia di requisiti di accesso che<br />

di decorrenza della pensione:<br />

• lavoratori che hanno maturato i requisiti sulla<br />

base delle regole previgenti entro il 31 dicembre<br />

2011;<br />

• alle lavoratrici dipendenti con almeno 57 anni<br />

e autonome con 58 anni con almeno 35 anni<br />

di contributi che vanno in pensione anticipata<br />

fino al 31 dicembre 2015 optando però per il<br />

sistema di calcolo contributivo.<br />

Nei confronti di una serie di lavoratori in mobilità,<br />

in esodo con l’aiuto dei Fondi di solidarietà<br />

settoriali (ad aesempio banche) e che hanno ottenuto<br />

l’autorizzazione ai versamenti volontari,<br />

sarà possibile andare in pensione con le regole<br />

previgenti anche se la pensione verrà maturata<br />

dal 2012 in poi, a condizione che gli stessi rientrino<br />

nel numero massimo di beneficiari che il<br />

Ministero del lavoro dovrà individuare anno per<br />

anno in base alle risorse stanziate e in funzione<br />

della data di cessazione del rapporto di lavoro.<br />

Lavori usuranti<br />

Per i lavoratori addetti ai lavori usuranti, tra<br />

cui coloro che a certe condizioni hanno effettuato<br />

lavoro notturno, rimane fermo il diritto<br />

ad andare in pensione prima della maturazione<br />

dei requisiti ordinari. I requisiti continuano a<br />

maturarsi applicando il sistema delle quote (mix<br />

di anzianità contributiva e età anagrafica).<br />

Pertanto i lavoratori usurati potranno accedere<br />

al pensionamento anticipato in base ai seguenti<br />

requisiti:<br />

1. nel 2012: con quota 96 basata sulla somma<br />

dell’età di almeno 60 anni e un’anzianità contributiva<br />

minima di 35 anni;<br />

2. dal 2013 in poi: con quota 97 e un’età anagrafica<br />

minima di 61 anni (fermo restando almeno<br />

35 anni di anzianità contributiva).<br />

Totalizzazione<br />

Viene infine confermato il sistema della totalizzazione<br />

con il quale si permette di sommare<br />

gratuitamente i diversi periodi di attività svolti<br />

in regimi previdenziali differenti ai fini del pagamento<br />

di un’unica pensione da parte dell’Inps.<br />

Dal 2012 pertanto i lavoratori con diversi periodi<br />

di anzianità contributiva maturati in fondi<br />

previdenziali diversi potranno totalizzarli ai fini<br />

di percepire un’unica pensione, a prescindere<br />

dall’anzianità contributiva minima maturata<br />

in ciascuno di essi. Viene eliminato pertanto il<br />

requisito di almeno tre anni di anzianità contributiva<br />

in ciascun Fondo. <br />

n<br />

“Per i lavoratori addetti<br />

ai lavori usuranti,<br />

tra i quali chi, a certe<br />

condizioni, ha<br />

effettuato lavoro notturno,<br />

rimane fermo il diritto ad<br />

andare in pensione prima<br />

della maturazione<br />

dei requisiti ordinari”<br />

39


La ricerca Top Employers certifi ca e promuove le aziende più meritevoli nella<br />

valorizzazione del capitale umano e virtuose per le loro best practices nel campo<br />

HR. Sono aziende che dimostrano un impegno sempre maggiore nell’attrarre,<br />

trattenere e motivare il talento. La preziosa collaborazione con AIDP nel team di<br />

esperti di supporto apporta background professionale ed accresce il valore aggiunto<br />

di questo importante riconoscimento. Ecco quindi una lista di eccellenze, aziende che rappresentano un coraggioso esempio da seguire e uno stimolo per<br />

coltivare la fi ducia nel futuro, che ritroverete nella pubblicazione annuale Top Employer Italia 2012 (ed. Franco Angeli) in libreria a partire da marzo 2012.<br />

Maggiori informazioni sulla collaborazione, sul progetto e sulla metodologia della ricerca nella sezione progetti del sito www.aidp.it.<br />

Top Employers Italia 2012<br />

3M Italia<br />

Abbott<br />

Accenture<br />

adidas<br />

Autostrade per l‘Italia<br />

avanade<br />

Birra Peroni<br />

BNL Gruppo BNP Paribas<br />

British American Tobacco Italia<br />

Cariparma<br />

Chiesi Farmaceutici<br />

Conforama Italia<br />

Datalogic<br />

Dedagroup ICT Network<br />

Electrolux<br />

Elica<br />

Enel<br />

Ernst & Young<br />

Finmeccanica<br />

Gruppo Hera<br />

IEO<br />

JT International Italia<br />

Kimberly-Clark<br />

Merck Serono<br />

PepsiCo<br />

Philip Morris Italia<br />

Prysmian Group<br />

Rittal<br />

SAS<br />

SIA<br />

Sigma-Aldrich<br />

Starwood Hotels and Resorts<br />

Technip Italia<br />

Tetra Pak<br />

TNT Express Italy<br />

UniCredit<br />

Valeo<br />

Volkswagen Group Italia<br />

Politiche<br />

retributive<br />

Condizioni di<br />

lavoro e benefit<br />

Cultura aziendale<br />

P<br />

Formazione<br />

e sviluppo<br />

Opportunità<br />

di carriera


strumenti<br />

IL CENTRO STUDI RISPONDE<br />

Un impegno da<br />

non sottovalutare<br />

Nell’assunzione, se non possono sottoscrivere<br />

subito un contratto, le parti hanno la<br />

possibilità di vincolarsi. Ma attenzione ai rischi<br />

Maurizio<br />

Manicastri<br />

Avvocato e giuslavorista,<br />

oggi è consulente<br />

nell’ambito Hr e<br />

vicepresidente AIDP Lazio<br />

David<br />

Trotti<br />

Fondatore dello studio<br />

di consulenza del lavoro<br />

Trotti, è vicepresidente<br />

esecutivo AIDP Lazio<br />

Stiamo selezionando del personale e molti dei candidati sono già impiegati<br />

e chiedono una lettera d’impegno. di cosa si tratta?<br />

<br />

Azienda che applica il ccnl commercio<br />

L<br />

a lettera di impegno all’assunzione<br />

viene utilizzata quando<br />

una o entrambe le parti (datore<br />

di lavoro o lavoratore), non potendo o volendo<br />

stipulare un contratto di lavoro con<br />

efficacia immediata, decidono di vincolarsi<br />

con decorrenza futura.<br />

Il caso più frequente è proprio quello<br />

sottopostoci in questo quesito in cui il<br />

lavoratore, già occupato presso altro datore<br />

di lavoro, non è disponibile da subito<br />

poiché vincolato dal periodo di preavviso<br />

che, per alte professionalità, può essere<br />

molto lungo.<br />

L’obbligazione alla futura formalizzazione<br />

del contratto di lavoro può essere unilaterale<br />

e irrevocabile oppure contrattuale.<br />

Nel caso di inadempimento le conseguenze<br />

possono:<br />

a) essere meramente risarcitorie a fronte<br />

di una generica lettera di intenti, oppure<br />

concretizzare una fattispecie di responsabilità<br />

precontrattuale laddove le trattative,<br />

pur non formalizzate in un’obbligazione,<br />

abbiano ingenerato un legittimo affidamento<br />

sulla conclusione del contratto e<br />

siano state ingiustificatamente interrotte;<br />

b) comportare anche la possibilità di ottenere<br />

giudizialmente la costituzione di<br />

un rapporto di lavoro in forza dell’articolo<br />

2932 del Codice civile qualora l’impegno,<br />

contenendo gli elementi essenziali<br />

del contratto di lavoro e cioè la tipologia,<br />

l’inquadramento, la retribuzione e la data<br />

entro la quale è prevista l’assunzione, concretizzi<br />

un contratto preliminare.<br />

Va evidenziato che il contratto preliminare<br />

deve avere la stessa forma che la<br />

legge prescrive per il contratto definitivo<br />

(ai sensi dell’articolo 1351 del Codice<br />

“Le parti sono<br />

sempre libere<br />

in ogni momento<br />

di modificare quanto<br />

concordato<br />

nel momento<br />

in cui è stato<br />

stilato il contratto<br />

di assunzione”<br />

civile) e comunque, anche se per il contratto<br />

a tempo indeterminato la legge non<br />

prevede la forma scritta, questa è sempre<br />

opportuna e solitamente prevista dai<br />

Ccnl. Per tutelarsi poi nel caso in cui sia<br />

il lavoratore a non rispettare l’impegno è<br />

bene che la lettera contenga la previsione<br />

di una penale (anche facendo salvo il<br />

maggior danno) perché altrimenti sarà<br />

difficile, anche se possibile, ottenere il<br />

risarcimento da parte del lavoratore.<br />

Queste conseguenze possono essere<br />

diversamente disciplinate o anche impedite<br />

dalle parti tramite apposite clausole,<br />

riserve o condizioni sospensive al cui verificarsi<br />

venga subordinata l’efficacia della<br />

lettera quali: la consegna di documenti<br />

necessari all’assunzione o l’esito positivo<br />

della visita medica di preassunzione.<br />

Le parti sono sempre libere in ogni momento<br />

di modificare quanto concordato nel<br />

momento in cui viene stilato il contratto di<br />

assunzione. In questo caso è consigliabile<br />

indicare nel contratto definitivo (soprattutto<br />

se peggiorativo per il lavoratore) che le<br />

parti hanno di comune accordo modificato<br />

le condizioni della lettera di impegno.<br />

Ulteriore cautela è quella di indicare in<br />

maniera espressa il periodo di prova, in<br />

quanto c’è il rischio che l’assenza della sua<br />

indicazione ne permetta il rifiuto in sede di<br />

firma della lettera di assunzione. n<br />

41


strumenti cessione del quinto<br />

Una pratica diffusa da<br />

gestire con attenzione<br />

Molte eccezioni, casi personali molto diversi tra loro<br />

e rischi concreti per le aziende. Ecco perché questa<br />

situazione va affrontata con particolare cautela<br />

di Bernardina Calafiori<br />

{<br />

studiolegale@daverioflorio.com<br />

Socio fondatore<br />

dello Studio<br />

Daverio & Florio<br />

È membro della<br />

Commissione Lavoro<br />

presso l’Ordine dei<br />

Commercialisti ed Esperti<br />

Contabili di Milano<br />

e propone, all’interno<br />

della Commissione,<br />

il piano formativo<br />

e gli eventi formativi<br />

su materie di diritto<br />

del lavoro. Nel giugno<br />

2009 ha tenuto il corso<br />

su “Cessione del quinto<br />

e trattamenti spettanti<br />

al coniuge in caso<br />

di divorzio” presso l’Ordine<br />

dei Dottori Commercialisti<br />

ed Esperti Contabili<br />

di Milano.<br />

È socia dell’AGI,<br />

Associazione<br />

Giuslavoristi Italiani.<br />

Il fenomeno dei prestiti personali ha dimensioni di massa, tanto più in<br />

momenti di crisi come gli attuali. Questi finanziamenti sono spesso alimentati<br />

da uno strumento specifico, noto come “cessione del quinto”,<br />

che per gli uffici del personale e uffici paghe delle aziende implica ricadute<br />

significative dal punto di vista della gestione delle procedure che ne derivano.<br />

Gli istituti di credito e gli intermediari finanziari<br />

autorizzati erogano prestiti personali ai lavoratori<br />

e, a garanzia della restituzione del capitale e degli<br />

interessi, chiedono la cessione di parte della retribuzione<br />

del lavoratore stesso, ottenendo così<br />

che il datore di lavoro paghi la quota ceduta della<br />

retribuzione direttamente al finanziatore.<br />

Questa richiesta da parte del lavoratore è assolutamente<br />

legittima e sancita dalla legge.<br />

Ogni credito infatti può essere ceduto, salvo che<br />

esso non abbia “carattere strettamente personale”<br />

o “il trasferimento […] sia vietato dalla legge” (articolo<br />

1260, primo comma, del Codice civile) e nella<br />

fattispecie la retribuzione rientra nella categoria<br />

dei crediti “non strettamente personali”.<br />

Il caposaldo normativo che regola la cessione<br />

della retribuzione afferma che i lavoratori «possono<br />

contrarre prestiti da estinguersi con cessione di<br />

quote dello stipendio o del salario fino al quinto<br />

dell’ammontare di tali emolumenti valutato al netto<br />

di ritenute e per periodi non superiori a dieci anni»<br />

(articolo 5, primo comma, Dpr n. 180/1950).<br />

Un obbligo dal quale il datore di lavoro non può<br />

esimersi, come stabilisce l’articolo 1264 del Codice<br />

civile. Una volta che la cessione viene notificata<br />

all’azienda, la titolarità della retribuzione si trasferisce<br />

dal lavoratore al finanziatore e il datore<br />

di lavoro si libera dall’obbligazione retributiva nei<br />

confronti del primo, pagando il debito al finanziatore<br />

cessionario. Un eventuale pagamento al lavoratore<br />

cedente, non libererebbe dall’obbligazione il<br />

datore di lavoro e lo esporrebbe al rischio, se non<br />

alla certezza, di dover pagare due volte. Un problema<br />

molto delicato è se il datore di lavoro possa,<br />

all’atto della stipulazione del contratto di lavoro<br />

o successivamente pattuire con il dipendente la<br />

rinuncia di quest’ultimo alla possibilità di cedere<br />

la quota del proprio trattamento retributivo. Un<br />

simile patto non risulta espressamente vietato, ma<br />

si presta a dubbi di legittimità, anche se il tema<br />

non risulta oggetto di precedenti giudiziali.<br />

Inoltre, la pratica solleva una serie di questioni<br />

particolari, spesso difficili da risolvere.<br />

Ad esempio, capita frequentemente che un lavoratore<br />

esposto a tensioni o esigenze finanziarie<br />

pressanti stipuli più di una cessione del credito<br />

42


etributivo. Se la seconda cessione non supera il<br />

limite del quinto essa risulta valida; nel caso in cui<br />

il limite del quinto venga superato ogni successiva<br />

cessione risulta incompatibile con la prima stipulata,<br />

che rimarrà l’unica ad essere pagata tramite<br />

cessione della retribuzione.<br />

“Capita frequentemente<br />

che un lavoratore esposto<br />

a tensioni o esigenze<br />

finanziarie stipuli<br />

più di una cessione<br />

del credito retributivo.<br />

La seconda cessione<br />

risulta valida se non<br />

supera il limite del quinto;<br />

nel caso in cui il limite<br />

del quinto venga superato,<br />

ogni successiva cessione<br />

risulta incompatibile<br />

con la prima stipulata”<br />

La cessione del<br />

quinto perde terreno<br />

Flessione per la cessione<br />

del quinto nei primi<br />

dieci mesi del 2011.<br />

Secondo i dati Assofin,<br />

infatti, tra gennaio<br />

e ottobre dello scorso anno<br />

per questo prodotto<br />

si è verificato un calo<br />

del 5,4%.<br />

I motivi?<br />

Da un lato, la stretta<br />

sul credito attuata dalle<br />

principali compagnie<br />

assicurative, che hanno<br />

inasprito i criteri<br />

per la concessione<br />

del credito ai dipendenti<br />

delle aziende private.<br />

Dall’altro, il divieto<br />

di rinnovare le polizze<br />

prima della scadenza<br />

imposto dalla Banca<br />

d’Italia.<br />

In controtendenza,<br />

invece, i Prestiti personali,<br />

che nel corso dei dieci<br />

mesi in esame hanno<br />

avuto un incremento<br />

del 6%.<br />

In caso di pignoramento...<br />

Caso altrettanto frequente è quello in cui la retribuzione<br />

del dipendente sia colpita da atti di sequestro<br />

o pignoramento. Se la cessione del quinto viene<br />

notificata al datore di lavoro dopo un eventuale<br />

provvedimento di sequestro o pignoramento, l’articolo<br />

68 del Dpr n. 180/1950 prevede al primo comma<br />

che: «la cessione […] non può essere fatta se non<br />

limitatamente alla differenza tra i due quinti dello<br />

stipendio o salario valutati al netto delle ritenute<br />

e la quota colpita da sequestri o pignoramenti».<br />

Ovvero, ipotizzando una retribuzione al netto<br />

delle trattenute pari a 100 e il pignoramento<br />

nel limite del quinto (20), la quota di retribuzione<br />

cedibile sarà pari alla differenza tra i 2/5 di 100<br />

(40) e la quota pignorata (20) e sarà cioè pari a 20.<br />

Viceversa, se la cessione del quinto viene notificata<br />

al datore di lavoro prima di un eventuale<br />

provvedimento di sequestro o pignoramento,<br />

allora lo stesso articolo decreta che: «non si può<br />

sequestrare o pignorare se non la differenza fra<br />

la metà dello stipendio o salario valutati al netto<br />

di ritenute e la quota ceduta». Ipotizzando, in tal<br />

caso, una retribuzione al netto delle trattenute pari<br />

a 100 e una cessione nei limiti del quinto (20), il<br />

pignoramento successivo non potrà superare 30,<br />

pari alla differenza tra 50 (metà dello stipendio<br />

netto) e 20 (cessione pari a un quinto).<br />

...e di riduzione<br />

Si può verificare inoltre il caso in cui lo stipendio<br />

subisca una riduzione in virtù del cambio del<br />

rapporto di lavoro in essere come ad esempio il<br />

passaggio a un part-time, sanzioni disciplinari,<br />

sospensioni del rapporto dovuti alla cassa integrazione<br />

o malattia. Se la riduzione è in misura<br />

inferiore o pari a 1/3 dello stipendio, la quota da<br />

trattenere resterà invariata; se invece lo stipendio<br />

subisce una riduzione maggiore di 1/3, il datore di<br />

lavoro è tenuto a ricalcolare la trattenuta di un 1/5<br />

sul nuovo stipendio netto e, sarebbe opportuno, che<br />

comunicasse per iscritto al finanziatore l’evento che<br />

ha modificato la retribuzione e l’eventuale nuova<br />

quota da trattenere.<br />

Oltre allo stipendio, il Ministero del lavoro ha<br />

chiarito che la cessione del quinto può interessare<br />

anche il Tfr e non impedisce la relativa devoluzione<br />

alla Previdenza complementare (o all’Inps), fermo<br />

restando che gli enti previdenziali dovranno tener<br />

conto della cessione e pagare il debito al creditore<br />

cessionario. Sarà prudente, da parte del datore<br />

di lavoro, dare debita notizia della cessione a tali<br />

soggetti.<br />

Il tema della cessione del quinto non va mai<br />

sottovalutato dall’azienda, soprattutto quando più<br />

soggetti (società finanziarie, istituti di credito, mogli<br />

separate o divorziate) si presentano al datore di<br />

lavoro in veste di creditori insoddisfatti che vanno<br />

gestiti caso per caso, richiedendo talora anche<br />

l’ausilio di un legale.<br />

Per tutti questi motivi, la cessione del quinto<br />

della retribuzione rappresenta per le aziende una<br />

situazione da gestire con molta attenzione date le<br />

molteplici complessità delle condizioni lavorative<br />

e personali dei dipendenti.<br />

n<br />

43


strumenti situazioni insolite<br />

In carcere<br />

per imparare<br />

Le porte della casa di reclusione di Opera<br />

si sono aperte alle aziende. L'obiettivo? Capire<br />

come si lavora in un ambiente pieno di difficoltà<br />

e (solo) all'apparenza poco motivante<br />

di Maurizio Bertoli e Stefano Bertolina<br />

{<br />

bertoli@slosrl.it - bertolina@galdus.it<br />

Partner<br />

e Responsabile<br />

Formazione<br />

Aziende di SLO<br />

Un percorso di formazione che porti i manager detenuti, nella Casa di<br />

reclusione di Opera ad ascoltare come se la cavano Direttore e Ispettori<br />

di Polizia penitenziaria nel tenere insieme vincoli ed esigenze anche<br />

drammatiche in un panorama di scarsissime risorse: una nuova follia dell’outdoor<br />

o un progetto unico?<br />

Direzione Settore<br />

Formazione<br />

Persona e Imprese<br />

di Galdus<br />

Intanto è un’idea che ha radici e una storia. Nasce<br />

da una collaborazione fra la Casa di reclusione e<br />

due società di formazione e consulenza milanesi:<br />

SLO e Galdus, che hanno realizzato percorsi di<br />

consulenza e formazione accompagnando la Direzione<br />

alla creazione di nuove prassi organizzative.<br />

L’intervento è stato riproposto anche alla squadra<br />

degli Ispettori, così da uniformare le prassi a livello<br />

intermedio. Gli Ispettori sono le figure professionali<br />

che gestiscono i reparti (circa 600 detenuti) e una<br />

squadra di agenti di 80 unità, di fatto assimilabili<br />

a dirigenti intermedi, snodi organizzativi fondamentali.<br />

Senza il loro contributo il carcere non<br />

funziona. L’idea di aprire il carcere alle aziende<br />

ha preso corpo all’interno di questo intervento,<br />

come progetto di continuità con ricadute positive<br />

sia per il carcere sia per le imprese.<br />

Da una parte infatti la proposta si incastona in<br />

una riflessione condotta dai formatori sulle modalità<br />

offerte più frequentemente dal mercato di settore<br />

che privilegiano l’esperienza "diversa" e "forte"<br />

attraverso outdoor sempre più lontani, e anche<br />

più estremi, con il rischio di allontanarsi troppo<br />

dal contesto lavorativo e diventare una vacanza,<br />

nel senso latino del termine, una discontinuità, in<br />

cui si può anche fare esperienza di rapporti diversi<br />

e positivi, difficili però da trasferire nel contesto<br />

organizzativo al ritorno e quindi da spendere realmente.<br />

Anche in questo modello, è vero, ci si allontana<br />

dal proprio contesto, ma si rimane in un’organizzazione<br />

molto strutturata, in cui gestione del tempo<br />

e delle emergenze, vincoli organizzativi, sistema<br />

delle regole, gerarchie, autonomia dei singoli si<br />

presentano con molta chiarezza, quasi amplificati.<br />

Si tratta quindi di una modalità formativa che,<br />

pur decontestualizzando, suscitando emozione,<br />

mettendo in gioco le persone, conduce a una riflessione<br />

su tematiche proprie di ogni azienda.<br />

Inserita in un percorso di formazione strutturato<br />

e costruito su misura, permette al gruppo che vi<br />

partecipa di cogliere gli aspetti più interessanti e<br />

di farne materiale efficace per il proprio progetto<br />

di apprendimento o di cambiamento.<br />

Abbiamo concepito un setting formativo come<br />

44


spazio di narrazione, luogo di diverse storie, dove<br />

poter oscillare fra il "qui e ora" e il "là e allora". In<br />

gioco è la possibilità di riconnettere le esperienze e<br />

le storie lavorative e organizzative dei partecipanti<br />

a una prospettiva di costruzione di significati orientati<br />

a processi di crescita personale e professionale<br />

(il concetto di sensemaking elaborato da Weick).<br />

Intervistando tre manager HR che hanno partecipato<br />

alle diverse edizioni fino a oggi tenute, è<br />

emerso il fatto che ognuno ha colto e sviluppato<br />

aspetti diversi, sebbene connessi.<br />

Barbara Lorenzin sottolinea la riflessione<br />

sulle capacità e professionalità del manager come<br />

gestore della complessità: «In questo caso governare<br />

una popolazione numerosa, con tutte le sue<br />

complessità, e quali complessità, da coniugare<br />

con la parte organizzativa (uscite, interrogatori,<br />

servizi riabilitativi, visite) in una cornice di<br />

codici rigidi è una sfida quotidiana che richiede<br />

grande flessibilità e capacità creativa, nel senso<br />

di individuare soluzioni ogni giorno diverse, a<br />

volte anche in situazioni di emergenza. Dietro<br />

c’è un vero spessore professionale, legato alla<br />

capacità di essere un manager oltre che un profondo<br />

conoscitore delle regole».<br />

Mario Perego, Direttore risorse umane Heineken<br />

Italia, ritiene interessante che in un contesto<br />

poverissimo, «in contrasto con le molte<br />

risorse tecnologiche dell’azienda, si incontrino<br />

persone che fanno le cose bene semplicemente<br />

perché vanno fatte bene, senza le leve motivazionali<br />

classiche e nemmeno un sistema di<br />

Non solo<br />

detenuti<br />

Costruita negli anni '80,<br />

la Casa di reclusione<br />

di Opera è il carcere più<br />

grande d'Europa e ospita<br />

1.400 detenuti. Nonostante<br />

la situazione difficile<br />

dei penitenziari italiani,<br />

sono numerose le attività<br />

organizzate: laboratori<br />

di pittura, lettura<br />

e scrittura creativa.<br />

C'è anche un teatro<br />

e nel carcere si è formata<br />

anche una banda musicale:<br />

gli Opera House.<br />

valutazione. È l’occasione per aprire un filone<br />

di riflessione interessante: cosa fa sì che in una<br />

situazione così faticosa e apparentemente poco<br />

motivante le persone reggano e lavorino bene?<br />

Non si può certo pensare a una gratificazione<br />

classica, in termini di guadagno. E allora cosa<br />

le motiva: un fortissimo senso di appartenenza?<br />

Una cultura organizzativa che porta ad aderire<br />

al proprio mandato?».<br />

Marzia Segato, HR manager di Electrolux<br />

Group, confessa di aver avuto un'iniziale preoccupazione<br />

prima di proporre l’esperienza al<br />

management team dello stabilimento di Solaro:<br />

«Temevo che ci fossero troppe similitudini, come<br />

quando ci si lamenta dicendo che si è "imprigionati"<br />

da eccessivi legami e condizionamenti…<br />

In realtà la visita alla Casa di reclusione e il<br />

confronto con il Direttore e gli Ispettori hanno<br />

avuto un effetto ridimensionante. Abbiamo visto<br />

che c’è chi si muove in ambiti più difficili<br />

del nostro, più rigidi, eppure riesce a muoversi.<br />

Quindi impariamo da loro e andiamo oltre le<br />

lamentele».<br />

In molte altre interviste appare come nell’accettare<br />

la sfida costituita da un ambiente difficile,<br />

nel mettersi in gioco in questa dimensione<br />

di innovazione, si possa intravedere anche la<br />

possibilità di gestire lo stress in modo positivo.<br />

Un altro tema di non poco peso.<br />

Ma per il carcere che ritorno c’è? «La nostra<br />

immagine è legata a eventi negativi, questa è<br />

un’occasione per vederla da un altro punto di<br />

vista: anche le aziende hanno qualcosa da imparare<br />

da noi. E questa lettura positiva, a ricaduta,<br />

si riversa su tutta l’organizzazione», spiega<br />

il Direttore della Casa di reclusione Giacinto<br />

Siciliano.<br />

E cosa può insegnare il carcere alle aziende?<br />

«Noi – continua il Direttore – siamo un ottimo<br />

esempio di come si possa "fare" anche con poche<br />

risorse: perché noi non possiamo fermarci,<br />

dimettere i detenuti nascondendoci dietro una<br />

mancanza di risorse. Abbiamo imparato a reggere<br />

anche in situazioni di tensione, adattandoci.<br />

Inoltre c’è una sfida da raccogliere: trovare il<br />

modo per organizzare e gestire questa attività in<br />

un’istituzione molto rigida e molto grande», aggiunge<br />

il Direttore. Uno che di sfide se ne intende.<br />

In conclusione, dunque, tornando alla domanda<br />

iniziale: è follia o unicità? Certamente nel<br />

progetto un pizzico di follia c’è, quanto basta<br />

per accettare una sfida innovativa e unica, che<br />

le aziende potrebbero raccogliere, soprattutto<br />

in questo periodo di crisi e di sfiducia. n<br />

45


“Ho sentito dire che…”<br />

P<br />

Numero20<br />

Se la tua azienda non comunica, lo farà qualcun altro.<br />

All’interno di un’azienda i processi di comunicazione sono sempre in atto, che lo vogliamo o no.<br />

Se l’azienda non comunica, il silenzio sarà interpretato come la prova di un problema. Se la comunicazione<br />

è reticente, qualcuno inventerà le informazioni mancanti. Se la visione strategica non viene spiegata,<br />

si penserà che non esiste. Per questo la comunicazione interna è importante, più che mai nei momenti<br />

diffi cili. Per unire e motivare. Per indicare gli obiettivi prioritari. Per attrarre e trattenere i migliori talenti.<br />

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STRUMENTI <strong>coverstory</strong> recensioni<br />

La sfida della<br />

bellezza, oggi<br />

Il libro di Giuseppe Varchetta offre la possibilità<br />

di riflettere su una delle virtù più discusse, molto<br />

presente nelle nostre vite. Anche in azienda<br />

Massimiliano Santoro<br />

massimiliano.santoro@<br />

gruppoprospecta.it<br />

Antropologo e Senior Partner<br />

di Gruppo Prospecta<br />

D<br />

LA SCHEDA<br />

ella difficile sfida della bellezza<br />

tratta l’ultimo, affascinante saggio<br />

di Giuseppe Varchetta, Trame<br />

di bellezza (Guerini e Associati, 2011).<br />

Un percorso acronico e inusuale che ci<br />

conduce, sotto la guida del maestro Gino<br />

Pagliarani, alla scoperta di tratti poetici e<br />

non solo, di una vicenda umana e manageriale<br />

di indubbia sensibilità.<br />

Le trame di bellezza sono frammenti,<br />

pezzi di magia estrapolate da un manifesto<br />

strappato dai muri (come quello in copertina),<br />

testi distanti nel tempo e nello spazio:<br />

un epitaffio artistico di Fabio Mauri, un<br />

appunto di Ettore Sotsass, un paragrafo<br />

delle lettere a Lucillo e la sua immagine<br />

speculare ritrovata, duemila anni dopo,<br />

in Camus, per una di quelle coincidenze<br />

impossibili che tanto affascinavano il<br />

vecchio Pagliarani. Una raccolta preziosa<br />

che si configura come una sorta di<br />

«dono, un rimandare a territori misteriosi,<br />

inesplorati, necessariamente a [...] radici<br />

molto lontane».<br />

TITOLO Trame di bellezza. Individuo, organizzazione,<br />

progettualità<br />

AUTORE Giuseppe Varchetta<br />

ANNO 2011<br />

CASA EDITRICE Guerini e Associati<br />

COLLANA Libri di Ariele<br />

PAGINE 125<br />

PREZZO 16,50 euro<br />

Sono pezzi di una storia intellettuale<br />

che si confonde continuamente tra quella<br />

dell'autore e quella del suo homo faber, che<br />

può essere di volta in volta poeta, manager,<br />

artista, uomo di mondo, ma che è sempre<br />

l'esploratore di una dimensione infantile mai<br />

rinnegata. Per questa ragione del tutto<br />

diverso dall'uomo mancato, da colui che<br />

non ha osato inseguire la propria bellezza<br />

nel timore di un fallimento possibile e per<br />

questo si è condannato a vivere di continuo<br />

l'inevitabile confronto tra quanto realizzato<br />

e le potenzialità continuamente percepite<br />

di quello che avrebbe potuto essere<br />

ma che non ha neppure osato pensare.<br />

A chi si rivolge allora questa raccolta di<br />

trame invisibili che ci richiamano costantemente<br />

a questa bellezza agita e mancata,<br />

vissuta e temuta? A noi tutti, immagino.<br />

Certamente anche alle donne e agli uomini<br />

che vivono le organizzazioni e che, troppo<br />

spesso, si nascondono, negandosela, questa<br />

opportunità di bellezza. Una bellezza che<br />

stupisce e affascina, testimonianza possibile<br />

di un saper essere che continua a sfuggire<br />

ai grandi testi manageriali e di cui invece si<br />

trovano tracce chiarissime nel linguaggio<br />

poetico, dal John Keats delle lettere sulla<br />

poesia al Philip Roth di Nemesi che attribuisce<br />

al piccolo Alan la capacità di vivere<br />

ogni giorno della sua vita meravigliandosi di<br />

ogni cosa e traendo diletto da tutto.<br />

Forse è questo il senso del libro, al<br />

tempo stesso una promessa e un monito.<br />

Ma anche la speranza sobria di un<br />

uomo che assapora ogni giorno la vita e<br />

ne conosce il valore. Queste, in fondo,<br />

sono le trame di bellezza che Varchetta<br />

ha appuntato con puntigliosa precisione<br />

per una vita, sapendo restituircele intatte<br />

in questo breve e illuminante libro. n<br />

“La speranza sobria di un uomo<br />

che assapora ogni giorno la vita<br />

e ne conosce il valore: questo<br />

il senso del libro di Varchetta”<br />

47


strumenti COACHING INTEGRATIVO<br />

le differenze<br />

che ci rendono uguali<br />

I contrasti sono una ricchezza per tutti. Qualcosa<br />

che ci unisce c'è sempre: una sorta di alfabeto<br />

comune che è alla base di ogni organizzazione<br />

la psichiatria a essere cura e non segregazione,<br />

partiva sempre da una sola considerazione: «Visto<br />

da vicino, nessuno è normale». Voleva porre<br />

in evidenza che ciascuno di noi dimostra la sua<br />

anormalità, intesa come non riducibilità a uno<br />

standard, la sua specificità e, soprattutto, che<br />

questo nostro essere ciascuno specifico rispetto<br />

agli altri ci rende tutti uguali.<br />

La forma di conoscenza più autentica è il riconoscimento<br />

di questo nostro essere tutti uguali<br />

e tutti specifici.<br />

E il riconoscimento avviene sempre "a priori".<br />

È come dirsi tra sé e sé: «Io penso che tu sei come<br />

me indipendentemente da quello che pensi, da<br />

quello che vuoi, dal ruolo che occupi, dal contesto<br />

in cui siamo, da quello che succederà».<br />

Niente di diverso, in fondo, da quello che avviene<br />

tra i tuareg.<br />

Quante volte succede questo nelle nostre organizzazioni?<br />

Quante volte invece, anziché unirsi, ci si didi<br />

Duilio Cau<br />

{<br />

cau@duiliocau.com<br />

Comunicatore<br />

e formatore<br />

Quando un Tuareg nel deserto incontra un altro Tuareg, lo saluta.<br />

I Tuareg partono dal presupposto che è di gran lunga più difficile<br />

uccidere una persona con la quale hai già stretto conoscenza. È<br />

più difficile uccidere e, conseguentemente, è più difficile essere uccisi. In termini<br />

sistemici si tratta di un tipico approccio strategico.<br />

L’approccio tattico considererebbe quale è la<br />

mia forza rispetto a quella della persona che incontro.<br />

Se sono apparentemente più forte, non<br />

accetterò il saluto per essere libero di prevalere<br />

sul mio interlocutore. Se sono apparentemente più<br />

debole cercherò il saluto per evitare di soccombere.<br />

I Tuareg scommettono sul fatto che una relazione<br />

nella quale nessuno rischia di essere ucciso<br />

può portare benefici a entrambe le parti. E per loro<br />

non ha nessuna importanza se chi incontrano è<br />

una persona o un gruppo di persone, se è un capo<br />

tuareg o meno, se non è un tuareg o un membro<br />

della stessa tribù.<br />

Poi litigano, se è il caso, e anche tanto. Per<br />

certi aspetti sono più litigiosi perché sanno che,<br />

a qualunque livello arrivi, la loro divergenza non<br />

avrà mai conseguenze disgregative, sarà pura dialettica<br />

senza rischi.<br />

Nelle nostre organizzazioni, nelle aziende, il<br />

saluto ha ormai perso questa funzione scivolando<br />

progressivamente verso una ritualità fine a<br />

se stessa.<br />

Ma la reciproca conoscenza può ancora fare<br />

miracoli.<br />

Franco Basaglia, lo psichiatra che ha riportato<br />

48


“Questo qualcosa<br />

che ci rende uguali<br />

e ci unisce esiste e si può<br />

trovare e mettere<br />

in luce in modo tale<br />

che non sia a rischio<br />

il legame organizzativo<br />

e la libertà di ricercare<br />

le soluzioni<br />

e i comportamenti migliori”<br />

vide “a priori” prima ancora che siano le vere e<br />

concrete divergenze a dividerci?<br />

E quante volte si adottano comportamenti e<br />

procedure volti a circoscrivere e limitare i momenti<br />

dialettici solo perché se ne teme il rischio<br />

disgregativo?<br />

Tutti concordano sul fatto che le differenze<br />

sono una ricchezza. Ebbene, anche i contrasti e<br />

le contrapposizioni sono una ricchezza perché<br />

apportano nuova linfa, idee e soluzioni imprevedibili<br />

e, quindi, ad alto valore aggiunto.<br />

Perché spesso succede che, pur di evitare un<br />

potenziale conflitto, si tende a evitare di affrontare<br />

un reale problema, con risorse che si impegnano<br />

per limitare e risorse che non si liberano per creare.<br />

Già, ma cosa ci rende fondamentalmente uguali<br />

gli uni agli altri al di là della nostra specificità?<br />

Jung lo chiamava “inconscio collettivo”, l’idea<br />

che ognuno di noi contenesse al suo interno degli<br />

archetipi, degli schemi di ragionamento e comportamento<br />

come fossero le lettere di un alfabeto<br />

uguale per tutti, con le quali ciascuno di noi può<br />

scrivere ciò che vuole.<br />

Non è importante definirlo adesso e non è neanche<br />

il mio compito. È importante sapere che<br />

questo qualcosa che ci rende uguali e ci unisce<br />

esiste, e si può trovare e mettere in luce in modo<br />

tale che non sia a rischio né il legame organizzativo<br />

né la libertà di ricercare le soluzioni e i<br />

comportamenti migliori.<br />

Sappiamo che esiste e vogliamo metterlo in<br />

luce. Ma dove si trova?<br />

Per dirla con la similitudine precedente, se abbiamo<br />

lo stesso alfabeto dobbiamo parlare sempre<br />

la stessa lingua, anche se diciamo cose diverse.<br />

Dove si trova questo “alfabeto umano”?<br />

Si trova dentro ciascuno e si trova in profondità,<br />

non occorre portarlo dentro, ma è sufficiente<br />

farlo venire alla luce. Come se ogni persona<br />

Alla testa<br />

dell'umanità<br />

Secondo Jung l'inconscio<br />

collettivo appartiene a tutti<br />

gli uomini. Si tratta di una<br />

sorta di “alfabeto comune”<br />

che racchiude in sé le<br />

forme e i simboli presenti<br />

in tutti i popoli di tutte<br />

le culture. La sfida,<br />

nelle nostre organizzazioni,<br />

è far venire alla luce<br />

questo linguaggio condiviso<br />

in modo da facilitare<br />

l'integrazione all'interno<br />

di un gruppo. In fondo,<br />

basta prendere esempio<br />

dai Tuareg che, quando<br />

si incontrano nel deserto,<br />

si salutano anche<br />

se non si conoscono.<br />

desse e ricevesse simultaneamente il saluto dei<br />

tuareg, così è possibile spolverare ogni individuo<br />

e ritrovare le condizioni preliminari perché<br />

un’organizzazione acquisisca solide dinamiche<br />

integrative.<br />

La tecnica di spolvero esiste e si chiama coaching<br />

integrativo, una modalità articolata che ho<br />

sviluppato cercando di conciliare la peculiarità del<br />

coaching individuale con le necessità di sviluppo<br />

organizzativo.<br />

Il suo fondamento è che, in termini di coesione<br />

e integrazione organizzativa, le tattiche<br />

sono molte ma la strategia è una sola, e che le<br />

tattiche si possono imparare mentre la strategia<br />

è già dentro di noi.<br />

Il coaching integrativo sviluppa un percorso di<br />

integrazione a vari livelli aziendali, indipendentemente<br />

tanto dai contesti economici che da quelli<br />

relazionali, massimizzando il potenziale integrativo<br />

in ogni circostanza proprio perché lavora a priori<br />

sulle condizioni che generano integrazione. n<br />

49


strumenti qualità autentiche<br />

Il gruppo nasce<br />

in armonia<br />

I punti di forza di una persona, se portati<br />

all'eccesso, rischiano di rivelarsi una trappola.<br />

È fondamentale quindi trovare un equilibrio<br />

di Patrizia Farnetti e Ira Orsini<br />

{<br />

patrizia.farnetti@reissromoli.com<br />

ira.orsini@hrs.telecomitalia.it<br />

Executive Consultant<br />

& Coach<br />

di Reiss Romoli<br />

HR-Services di Telecom Italia, per un team composto<br />

da 16 persone della struttura NWS della<br />

stessa azienda, costituisce un esempio di risposta<br />

a questo interrogativo.<br />

Il team presenta alcune peculiarità:<br />

1. le attività portate avanti dalla funzione sono<br />

sostanzialmente riconducibili a due diversi filoni e<br />

la tipologia di job non richiede interazioni particolarmente<br />

“spinte” tra le persone. Si tratta di attività<br />

contrassegnate da un alto livello di specializzazione<br />

e autonomia;<br />

2. la composizione della funzione nell’attuale<br />

“formazione” è recente, come anche il cambio di<br />

leadership intervenuto.<br />

L’esigenza della committenza era quella di creare<br />

un’identità di team forte e riconoscibile anche<br />

all’esterno e di costruire una prospettiva comune<br />

attraverso il confronto e l’adozione di modelli<br />

condivisi.<br />

L’intento che è stato rappresentato al team di<br />

progetto era quello di lavorare su queste finalità<br />

partendo dal rafforzamento delle identità personali,<br />

attraverso l’emersione e la valorizzazione delle<br />

potenzialità individuali.<br />

Il modello delle core qualities sviluppato da Da-<br />

Squadra, senso d’appartenenza, identità di gruppo. È possibile raggiungere<br />

questi obiettivi senza parlare di culture organizzative da<br />

un lato e di consapevolezza individuale dall’altro? La risposta è no,<br />

non è possibile. Il tema semmai è un altro: come coniugare la rappresentazione<br />

del singolo con la mappa della collettività? L’intervento formativo realizzato con<br />

Progettista<br />

e Docente<br />

Area Comportamenti<br />

Organizzativi Service<br />

Unite Formazione<br />

di Telecom Italia<br />

niel Ofman ci è sembrato lo strumento adeguato per<br />

rispondere coerentemente alle finalità dichiarate e<br />

attivare processi di consapevolezza a diversi livelli.<br />

Il modello, infatti, fornisce una prospettiva di<br />

analisi e comprensione delle eccellenze e dei punti<br />

di caduta delle persone, dei gruppi e delle culture<br />

organizzative e può essere utilizzato con successo<br />

in programmi di sviluppo dei comportamenti organizzativi<br />

quando l’obiettivo è proprio quello di<br />

agire su tre dimensioni: prospettiva individuale,<br />

relazioni tra i membri, prospettiva organizzativa.<br />

Equilibrio cercasi<br />

Ofman parte dal presupposto che persone, gruppi<br />

e aziende siano connotati dalle loro "qualità autentiche"<br />

che, diversamente da capacità apprese,<br />

ne caratterizzano il nucleo, l’essenza. Esempi di<br />

Qualità autentiche personali sono la flessibilità,<br />

la determinazione, il coraggio. Ma ogni qualità<br />

autentica è accompagnata dalla sua ombra, dalla<br />

50


sua distorsione che altro non è che l’eccesso della<br />

qualità stessa. La distorsione della qualità autentica<br />

di una persona è anche la sua trappola. E così chi<br />

è flessibile rischia di diventare incoerente, chi è<br />

risoluto rischia di diventare insistente e così via.<br />

Cosa fare per evitare la trappola? Il modello offre<br />

una soluzione: sviluppare la sfida, la qualità positiva<br />

diametralmente opposta alla trappola. Ad<br />

esempio, la trappola dell’insistenza potrebbe offrire<br />

la pazienza come sfida. Quello che conta è trovare<br />

il giusto equilibrio tra risolutezza e pazienza. Non<br />

si tratta di diventare meno risoluti per il timore di<br />

essere insistenti, ma di sviluppare una risolutezza<br />

paziente.<br />

Ma attenzione, le persone sembrano perdere la<br />

calma quando entrano in contatto con l’eccesso<br />

della propria sfida. Quanto più un’altra persona ci<br />

mette a contatto con la nostra allergia, tanto più<br />

sarà probabile che cadiamo nella nostra trappola.<br />

Nel progetto Dal perimetro al centro: percorso<br />

di sviluppo del team abbiamo utilizzato il modello<br />

di Ofman, affiancando al quadrante delle qualità<br />

autentiche un'esperienza che consentisse ai partecipanti<br />

di cogliere – non solo dal punto di vista<br />

cognitivo, ma anche da quello emotivo – il rapporto<br />

tra qualità individuali e identità del team: l’esperienza<br />

proposta consisteva nella realizzazione di<br />

una mostra pittorica.<br />

Siamo partiti dalla presentazione e dalla condivisione<br />

del modello, abbiamo lavorato sull’individuazione<br />

delle qualità autentiche personali.<br />

Sono emerse le qualità autentiche personali dei<br />

16 membri della funzione quali la flessibilità, la<br />

determinazione, il coraggio, la pazienza. Questa<br />

partenza ha creato un prezioso cambio di paradigma<br />

in quanto ha costretto tutti a ragionare sui<br />

punti di forza.<br />

Il lavoro sui quadranti individuali si è anche<br />

dimostrato uno strumento potente per creare, in<br />

Anima e arte<br />

Una specie di<br />

rivoluzionario. Così può<br />

essere definito Daniel<br />

Ofman, fondatore di Core<br />

Quality, agenzia che<br />

si occupa di sviluppo<br />

organizzativo. In un<br />

ambiente dominato<br />

da un approccio<br />

tecnocratico, Ofman<br />

ha concentrato la sua<br />

attenzione sull'importanza<br />

delle "qualità autentiche"<br />

che ciascuno possiede,<br />

accompagnate dal loro<br />

opposto che rischia<br />

di diventare una trappola.<br />

In questo progetto,<br />

realizzato per Telecom,<br />

è stato utilizzato il modello<br />

di Ofman per l'allestimento<br />

di una mostra pittorica: i<br />

partecipanti hanno prodotto<br />

alcune tele (nelle foto)<br />

a dimostrazione che<br />

il gruppo, quando funziona,<br />

produce cose concrete.<br />

un tempo relativamente breve, un forte senso di<br />

intimità e profondità. Ciò ha consentito di passare<br />

facilmente a ragionare sulle relazioni tra i membri<br />

del gruppo e, attraverso il doppio quadrante, a evidenziare<br />

il ruolo della fiducia e della collaborazione<br />

nella costruzione di un clima autentico di squadra.<br />

Il tema dell’equilibrio è stato il fil rouge con<br />

cui si è intrapresa l’attività di painting: l’arte è<br />

un prezioso gioco di equilibri e armonia. Quali<br />

sono le qualità autentiche che caratterizzano i due<br />

filoni di attività della funzione? Quali le trappole,<br />

le allergie e le sfide? I partecipanti, divisi in due<br />

gruppi, hanno realizzato due tele: la propria qualità<br />

autentica (l’eccellenza) e la propria sfida (l’attesa<br />

degli stakeholder).<br />

Un quadro della situazione<br />

Sono stati proprio gli stakeholder più significativi (i<br />

responsabili delle altre funzioni) a raggiungerci nel<br />

pomeriggio della seconda giornata e ad assistere<br />

alla presentazione delle opere e del loro significato<br />

da parte dei partecipanti.<br />

È stata un’esperienza intensa, emozionante,<br />

densa di significati. Ci siamo aperti all’esterno<br />

interrogandoci su come siamo percepiti dai nostri<br />

interlocutori, ci siamo chiusi e guardati dentro in<br />

un gioco di specchi intimo. Abbiamo effettuato<br />

un percorso che è andato dal centro al perimetro<br />

e di nuovo dal perimetro al centro nella preziosa<br />

scoperta di un potenziale personale e di gruppo.<br />

Le tele infine hanno rappresentato un manufatto<br />

concreto, qualcosa che il gruppo ha prodotto e<br />

che, appeso alle pareti della Funzione, continuerà<br />

a costituire nel tempo un potente simbolo di identificazione<br />

e appartenenza. <br />

n<br />

Si ringrazia Nunzia Puglisi (Referente HR National<br />

Wholesales di Telecom Italia) per l’effettivo<br />

contributo all’iniziativa.<br />

51


congressoAIDP2012 Badesi<br />

Competitività<br />

e Persone<br />

In Italia stiamo facendo i conti<br />

con un sistema definito poco<br />

competitivo. In questo contesto,<br />

il capitale umano sarà sempre<br />

più determinante e unire<br />

produttività e sviluppo<br />

delle persone sarà<br />

la sfida più ambiziosa.<br />

Quindi la competitività<br />

rappresenta per la nostra<br />

associazione, per le<br />

imprese e per il sistema<br />

Italia il tema centrale<br />

a cui è dedicata<br />

questa edizione<br />

53


congressoAIDP2012 Badesi<br />

DEDICATO A: Top manager, Direttori del Personale, Professionisti HR, Professionisti d’azienda,<br />

VENERDÌ 8 giugno 2012<br />

8.00<br />

REGISTRAZIONE PARTECIPANTI<br />

8.45<br />

APERTURA LAVORI<br />

BENVENUTO E INTRODUZIONE<br />

Andrea Sorgia<br />

Presidente AIDP Sardegna<br />

Filippo Abramo<br />

Presidente Nazionale AIDP<br />

9.15<br />

COMPETITIVITÁ E PERSONE NELLE TESI CONGRESSUALI<br />

Paolo Iacci Comitato Scientifico Sardegna 2012<br />

Giorgio Sangiorgi Coordinatore Scientifico Sardegna 2012<br />

9.45<br />

MEGA TREND GLOBALI<br />

SFIDE E IMPLICAZIONI SULLE RISORSE UMANE<br />

Gennaro Casale<br />

Vice President Managing Director, Boston Consulting Group<br />

10.30<br />

coffee break<br />

11.00<br />

ORGANIZZAZIONI, COMPETENZE E MOTIVAZIONI<br />

Dino Ruta SDA Bocconi School of Management,<br />

Professore Area Organizzazione e Personale<br />

11.45<br />

TAVOLA ROTONDA - IL LAVORO DEL FUTURO<br />

Federica Dallanoce<br />

Amministratore Delegato Ferrari Ventilatori Industriali<br />

Graziella Gavezotti<br />

Presidente e Amministratore Delegato Edenred Italia<br />

Mauro Sirani Fornasini<br />

Amministratore Delegato Intertaba Philip Morris<br />

Francesca Pasinelli<br />

Direttore Generale Telethon<br />

Coordina<br />

Severino Salvemini<br />

SDA Bocconi School of Management,<br />

Professore Area Organizzazione e Personale<br />

13.00<br />

QUESTION TIME<br />

a cura di Andrea Sorgia<br />

Presidente AIDP Sardegna<br />

13.30<br />

CHIUSURA LAVORI<br />

13.45<br />

LUNCH<br />

17.00<br />

PRESENTAZIONE DEI RISULTATI DEL “GIRO D’ITALIA”<br />

CAPRI COMPETERE VALORIZZANDO LE PERSONE<br />

Franco Cipriano Presidente AIDP Campania<br />

Severino Nappi Assessore Formazione & Lavoro Regione Campania<br />

ORVIETO LA GESTIONE DEL PERSONALE NELLE PMI<br />

Approcci e testimonianze tra normativa e fattori competitivi<br />

Michele Tripaldi Presidente AIDP Lazio<br />

Marina Scatena Direttore Risorse Umane Braccialini<br />

GENOVA HR E NUOVE TECNOLOGIE<br />

L’impatto delle tecnologie sull’organizzazione del lavoro<br />

Stefano Ferraro Presidente AIDP Liguria<br />

Bianca Falcidieno Presidente Area Ricerca CNR Genova<br />

Partner AIDP 2012<br />

54


imprenditori e studiosi dell’area risorse umane di organizzazioni pubbliche e private<br />

CERVIA PERSONE: VALORE, SPRECO, COMPETITIVITÁ<br />

Isabella Covili Faggioli Presidente AIDP Emilia Romagna<br />

Enzo Spaltro Fondatore Università delle Persone<br />

Coordina<br />

Giorgio Sangiorgi<br />

Università di Cagliari, Professore Psicologia delle Organizzazioni<br />

18.45<br />

Presentazione dell'International Positive Business Forum<br />

Marco Masella Presidente Scuola di Palo Alto<br />

21.00<br />

CENA DI GALA<br />

PREMIAZIONE CONCORSI<br />

SABATO 9 giugno 2012<br />

8.30<br />

Incontri in area sponsor<br />

9.30<br />

VIDEO PRESENTATO DA SEVERINO SALVEMINI<br />

10.00<br />

TAVOLA ROTONDA<br />

IL FUTURO DEL LAVORO SECONDO I RESPONSABILI<br />

DELLE RISORSE UMANE: LE STRUTTURE E LE REGOLE<br />

Gustavo Bracco<br />

Senior Advisor Human Resources Pirelli<br />

Fernando Ferri Direttore Risorse Umane Saras<br />

e Presidente Sartec<br />

Danilo Villa Direttore Risorse Umane Coop Italia<br />

Coordina<br />

Massimo Giuliberti<br />

Direttore del Personale e Organizzazione Martini & Rossi<br />

11.00<br />

coffee break<br />

11.30<br />

TAVOLA ROTONDA<br />

LA COMPETITIVITÁ SECONDO I RESPONSABILI<br />

DELLE RISORSE UMANE: LE PERSONE E I COMPORTAMENTI<br />

Patrizia Bonometti<br />

HR Regional Director Europe Tenaris Dalmine<br />

Angelo Maria Manzi<br />

Capo Risorse Umane Agenzia delle Entrate Direzione RAS<br />

Luca Vignaga<br />

Direttore Risorse Umane Marzotto Group<br />

Alexandra Young<br />

Direttore Risorse Umane Mediobanca<br />

Coordina<br />

Paolo Iacci<br />

Presidente di BCC Credito al Consumo<br />

12.30<br />

SINTESI DEI LAVORI DEL CONGRESSO E DEI GRUPPI REGIONALI<br />

Giorgio Sangiorgi<br />

Coordinatore Scientifico Sardegna 2012<br />

12.45<br />

CHIUSURA LAVORI<br />

Filippo Abramo Presidente Nazionale AIDP<br />

13.00<br />

ASSEMBLEA NAZIONALE AIDP<br />

13.45<br />

LIGHT LUNCH<br />

55


congressoAIDP2012 Badesi<br />

«<br />

DEDICATO A: Top manager, Direttori del Personale, Professionisti HR, Professionisti d’azienda,<br />

Il lavoro del futuro<br />

AIDP, nell'ambito del proprio congresso, lancia due iniziative rivolte ai giovani: un concorso nazionale<br />

per laureati e laureandi sul tema della funzione HR e uno rivolto a potenziali nuovi imprenditori sardi<br />

C<br />

hi si affaccia al lavoro rischia di non<br />

riuscire a esprimere le proprie capacità<br />

prima di lunghi anni. Contemporaneamente,<br />

l’ascensore della mobilità<br />

sociale rallenta o si ferma del tutto, finendo per<br />

consolidare un sistema nel quale le opportunità<br />

di crescita sembrano più legate alle risorse della<br />

famiglia che alla professionalità individuale. Tutto<br />

questo nuoce sia all’impresa, che si priva di potenzialità<br />

eccellenti, sia agli individui, soprattutto ai<br />

migliori, che nel livellamento vedono compromessa<br />

la propria possibilità di crescita e di carriera.<br />

Occorre adottare strategie che valorizzino le caratteristiche<br />

individuali attraverso l’affermazione<br />

di criteri gestionali di tipo meritocratico».<br />

Come diventare un paese per giovani? Il<br />

41 ° Congresso Nazionale AIDP nasce con una<br />

visione ottimistica del futuro. Perché il nostro<br />

Paese dispone delle risorse, delle competenze<br />

e della creatività necessarie per costruirlo in<br />

maniera attenta alle sfide che abbiamo davanti<br />

e alle esigenze di coloro che vivono, con ruoli<br />

diversi, la quotidiana realtà del lavoro.<br />

Per costruire il lavoro del futuro, tuttavia,<br />

occorre incominciare a immaginarlo partendo<br />

anche dalle attese, dalle visioni e dai talenti<br />

di coloro che saranno impegnati presto ad<br />

accompagnare i processi di cambiamento e<br />

la sfida della crescente competitività.<br />

Il concorso Nazionale Giovani 2012 Pensando<br />

al futuro è un piccolo tassello per costruire<br />

il futuro del lavoro di domani.<br />

Partecipanti<br />

Laureati e laureandi dell’ultimo anno in tutte le<br />

discipline di età inferiore ai 28 anni al momento<br />

della pubblicazione del Bando.<br />

La Sardegna<br />

fa l'impresa<br />

Per agevolare i giovani<br />

sardi di non oltre 28 anni<br />

con idee e progetti che<br />

coniugano visione del<br />

futuro e senso pratico,<br />

AIDP bandisce il concorso<br />

"Progetto di nuova PMI<br />

innovativa", che premierà<br />

e sosterrà lo spirito<br />

imprenditoriale di chi vuole<br />

fare ingresso nel mondo<br />

del lavoro con una propria<br />

idea di impresa. Il concorso,<br />

inserito nell’ambito delle<br />

attività del congresso AIDP<br />

2012, ha l’obiettivo di<br />

sostenere l’avvio di un’idea<br />

imprenditoriale connotata<br />

da fattori di R&S di forte<br />

innovazione e compatibile<br />

con le prospettive di nuovo<br />

sviluppo della Sardegna.<br />

Per partecipare, occorrerà<br />

inviare il proprio progetto<br />

descritto in sei cartelle<br />

entro il 30 aprile 2012<br />

ad aidp@aidp.it citando<br />

il titolo del concorso nonché<br />

i propri riferimenti. Una<br />

giuria nominata da AIDP<br />

valuterà il miglior progetto.<br />

Il premio è una borsa di<br />

studio che coprirà i costi<br />

di accompagnamento,<br />

tutoraggio e consulenza<br />

specializzata, per l’avvio<br />

dell’attività di impresa.<br />

Il premio è subordinato<br />

al finanziamento<br />

dello stesso da parte<br />

del partner individuato.<br />

56<br />

Oggetto del Bando<br />

Il lavoro consiste in un elaborato originale composto<br />

da un massimo di 10 cartelle (1.800 battute<br />

spazi inclusi a cartella) o slide che illustri il tema<br />

del Congresso (Pensando al futuro, Competitività<br />

e Persone) sotto il profilo scientifico o<br />

professionale. Potrà consistere in una riflessione<br />

scientifica, in uno studio tematico, in un progetto<br />

comunque riferiti alla problematica della gestione<br />

e dello sviluppo delle Risorse Umane, con<br />

particolare riferimento alla funzione HR.<br />

Modalità<br />

di partecipazione<br />

Gli elaborati dovranno essere inviati alla Segreteria<br />

Nazionale AIDP entro e non oltre il 20<br />

aprile 2012.<br />

Registrazione e invio materiale, compilando<br />

il form al sito www.aidp.it.<br />

Il form, di semplice compilazione, richiede informazioni<br />

anagrafiche, titolo del lavoro proposto,<br />

sintesi/abstract (massimo una cartella/slide) ed<br />

elaborato completo.<br />

Premio<br />

Le tesi prescelte dalla Commissione Scientifica<br />

saranno premiate con un master in ambito HR<br />

a completamento del percorso di studi e/o uno<br />

stage in azienda.<br />

Commissione di Selezione<br />

Un’apposita commissione di valutazione composta<br />

da AIDP, dai partner e dagli enti promotori<br />

dell’iniziativa valuterà i lavori proposti e procederà<br />

alla designazione dei vincitori.<br />

Premiazione<br />

La premiazione pubblica avrà luogo a Badesi<br />

(Ot) l’8 giugno 2012 durante la Cena di Gala.<br />

La tesi vincitrice e i migliori elaborati verranno<br />

pubblicati nei Quaderni del Congresso, sul sito<br />

nazionale dell’Associazione e verranno segnalati<br />

alle aziende del network AIDP.<br />

Tutte le informazioni su modalità di partecipazione,<br />

commissione di valutazione, partner<br />

ed enti promotori sul sito www.aidp.it alla voce<br />

Pensando al futuro, Concorso giovani 2012. n


imprenditori e studiosi dell’area risorse umane di organizzazioni pubbliche e private<br />

Storie (positive) di tutti i giorni<br />

Concorso nazionale aziende: buone pratiche HR per competere<br />

C '<br />

per saperne<br />

di più<br />

Dettagli<br />

e informazioni<br />

sul sito<br />

www.aidp.it<br />

o contattando<br />

la Segreteria<br />

Nazionale AIDP<br />

02 6709558<br />

02 67071293<br />

è un Paese non raccontato che<br />

insegue e raggiunge risultati<br />

positivi, composto da tantissime<br />

aziende, anche di piccole e medie dimensioni,<br />

che esprimono un’instancabile voglia di<br />

crescere.<br />

Si tratta di voci di esperienze imprenditoriali<br />

e gestionali di grande vitalità che raramente<br />

cadono sotto i riflettori dei media. AIDP ha<br />

deciso di raccogliere queste storie e di raccontare<br />

e premiare quelle più rappresentative in<br />

occasione del suo 41° Congresso Nazionale.<br />

Con un obiettivo: capire come si può consolidare<br />

un successo in anni difficili e come<br />

nonostante la crisi si possa continuare a<br />

offrire ai propri collaboratori rinnovati motivi<br />

per tenere alto l’impegno e forti i legami<br />

all’azienda, all’insegna di una filosofia manageriale<br />

che decide di puntare sulle persone.<br />

AIDP, da sempre, si pone l’obiettivo di<br />

contribuire, anche attraverso lo scambio e<br />

la contaminazione di esperienze diverse, al<br />

continuo miglioramento di politiche, strumenti,<br />

pratiche di gestione delle risorse umane. Il<br />

Congresso Nazionale rappresenta un’occasione<br />

unica di condivisione e diffusione delle<br />

migliori esperienze.<br />

Il premio Buone pratiche HR per competere<br />

intende riconoscere e portare all’attenzione<br />

quelle aziende che si sono distinte,<br />

nel corso dell’anno, per avere implementato<br />

politiche, approcci o strumenti innovativi o di<br />

particolare efficacia nell’ambito del personale.<br />

Partecipare è semplice: le imprese interessate<br />

dovranno trasmettere entro il 20 aprile<br />

2012 una sintetica descrizione di un caso o<br />

di un'esperienza realizzata nell’ambito della<br />

gestione del personale. Inviare il materiale all’indirizzo<br />

aidp@aidp.it specificando nell’oggetto:<br />

nome azienda - HR per competere. Un’apposita<br />

commissione, composta da AIDP e dai Partner<br />

dell’iniziativa, valuterà gli elaborati.<br />

Le buone pratiche selezionate saranno pubblicate<br />

nei Quaderni del Congresso e sul sito<br />

nazionale dell’associazione. Negli spazi del<br />

Congresso sarà allestita un’area apposita con<br />

pannelli descrittivi dell’esperienza.<br />

La premiazione pubblica avrà luogo durante<br />

la cena di gala del Congresso, il giorno 8<br />

giugno, a Badesi. <br />

n<br />

Sostenitori AIDP 2012<br />

Media Partner<br />

Dpd<br />

Direzione<br />

del<br />

Personale<br />

by GIUNTI O.S.<br />

57


congressoAIDP2012 Badesi<br />

DEDICATO A: Top manager, Direttori del Personale, Professionisti HR, Professionisti d’azienda,<br />

Il nostro<br />

giro d'Italia<br />

Il Congresso Nazionale AIDP 2012 rappresenta<br />

il momento di sintesi e di confronto di<br />

un anno fatto di relazioni, approfondimenti<br />

e convegni preparatori. Segna la tappa conclusiva<br />

di un giro d'Italia che mobilita le principali<br />

aree territoriali del Paese su alcuni specifici<br />

argomenti che contribuiranno ad arricchire il<br />

dibattito generale promosso da AIDP sul tema<br />

Competitività e Persone.<br />

1 a TAPPA Capri 14-15 ottobre 2011<br />

Organizzazioni che competono, valorizzando<br />

le persone<br />

2 a TAPPA Milano 10 novembre 2011<br />

Dialogo tra HR e Linea: idee e azioni per essere<br />

(più) strategici<br />

3 a TAPPA Orvieto 13 marzo 2012<br />

La gestione del personale nelle Pmi<br />

4 a TAPPA Genova 30 marzo 2012<br />

HR e nuove tecnologie: l’impatto delle tecnologie<br />

sull’organizzazione del lavoro<br />

Intervengono: Stefano Ferraro Presidente<br />

AIDP Liguria; Bianca Falcidieno Presidente<br />

dell’area della ricerca del Cnr di<br />

Genova; Filippo Abramo Presidente<br />

Nazionale AIDP; Roberto Ferrari Senior<br />

Partner ISMO; Pietro Manenti Product<br />

Manager Monster Italia; Sergio Raimondi<br />

Presidente F.IRE; Massimo Solari Ad<br />

Network Integration & Solutions.<br />

L’evento, rivolto a tutti i Soci, è organizzato<br />

dai Gruppi Regionali AIDP Liguria<br />

& AIDP Piemonte.<br />

La partecipazione è gratuita, previa<br />

registrazione alla Segreteria AIDP Liguria:<br />

aidp.liguria@aidp.it.<br />

Il convegno si terrà presso il Cnr di Genova<br />

(Torre di Francia, via De Marini 6, 11° piano),<br />

dalle 17 alle 20.<br />

PROGRAMMI<br />

Agenda lavori<br />

e informazioni<br />

dettagliate sulle<br />

singole tappe<br />

del Giro nel<br />

calendario eventi<br />

al sito<br />

www.aidp.it<br />

5 a TAPPA Cervia 21 e 22 aprile 2012<br />

Persona: il valore, lo spreco, la competitività<br />

Intervengono tra gli altri: Enzo Spaltro Fondatore<br />

Università delle Persone; Filippo Abramo<br />

Presidente Nazionale AIDP; Isabella Covili Faggioli<br />

Vicepresidente Nazionale AIDP e Presidente<br />

Università delle Persone; Nerio Bentivogli<br />

Presidente Ober; Davide Cervellin Presidente<br />

Tiflosystem; Federica Dallanoce Ad Ferrari Ventilatori<br />

Industriali; Paolo Dal Lago Presidente<br />

Liquigas; Renzo Libenzi Ad Gruppo Loccioni;<br />

Andrea Pontremoli Ad Dallara; Mauro Sirani<br />

Fornasini Ad Intertaba Philip Morris; Luisella<br />

Traversi Guerra pittrice e socia Robur; Lauro<br />

Venturi Ceo Cna Milano; Sebastiano Zanolli<br />

Ad 55DSL gruppo Diesel.<br />

Il convegno si terrà presso il Club Hotel Dante<br />

in via Milazzo, 81 a Cervia (Ra).<br />

La quota di partecipazione al Convegno iva<br />

inclusa è di 300 euro (200 euro per i soci<br />

AIDP).<br />

La quota comprende: partecipazione al<br />

convegno, pranzo, cena, spettacolo serale,<br />

coffee break e merende.<br />

Per informazioni e iscrizioni contattare<br />

l’Università delle Persone:<br />

segreteria@universitadellepersone.com,<br />

telefono: 331 3345048. <br />

n<br />

58


imprenditori e studiosi dell’area risorse umane di organizzazioni pubbliche e private<br />

Appunti per il congresso<br />

Formazione finanziata. Convenzioni. Trasferimenti. Ecco altre informazioni importanti rivolte<br />

a coloro che hanno intenzione di partecipare all'evento in programma a giugno in Sardegna<br />

Formazione finanziata. Una grande opportunità per partecipare al Congresso AIDP, un momento di alta formazione<br />

e aggiornamento professionale largamente riconosciuto in ambito HR. Per questo motivo può rientrare<br />

tra le opportunità di formazione finanziabili dai Fondi interprofessionali. Se la tua azienda è iscritta a un Fondo<br />

interprofessionale (Fondimpresa, Forte, Fondirigenti, Fondo Banche e Assicurazioni, Fondir e altri ancora) puoi utilizzarli<br />

facilmente per finanziare la tua partecipazione al Congresso. <br />

n<br />

Telefona allo 079 292787, i referenti di Consorzio Edugov sono a tua disposizione.<br />

CONVENZIONI<br />

transfer<br />

Per chi sceglie<br />

Meridiana & Air Italy<br />

C<br />

ondizioni esclusive dai principali<br />

aeroporti nazionali e Olbia sui voli<br />

Meridiana e Air Italy.<br />

Un ufficio booking dedicato è già attivo<br />

dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle<br />

14 alle 16.30. Presso l’aeroporto di Olbia,<br />

inoltre, sarà previsto un servizio di accoglienza<br />

riservato agli ospiti AIDP.<br />

La convenzione, valida per voli diretti o<br />

via Cagliari in transito (escluse tasse aeroportuali),<br />

prevede a tratta:<br />

• 80 euro per adesioni pervenute entro<br />

e non oltre il 31 marzo 2012;<br />

• 80, 100, 130 euro per adesioni pervenute<br />

successivamente al 31 marzo 2012.<br />

Sul sito www.aidp.it, nella sezione<br />

Arrivi e Partenze del Congresso, trovi i<br />

riferimenti dell’ufficio booking, tutti i dettagli<br />

e le clausole della convenzione, le modalità<br />

di prenotazione e pagamento.<br />

Le quote<br />

di partecipazione<br />

Socio AIDP<br />

250 euro<br />

200 euro per<br />

adesioni entro<br />

il 31 marzo 2012<br />

Non Socio<br />

350 euro<br />

300 euro per<br />

adesioni entro<br />

il 31 marzo 2012<br />

Accompagnatore<br />

50 euro<br />

La quota accompagnatore<br />

include la sola cena di<br />

gala di venerdì 8 giugno<br />

e non comprende la<br />

partecipazione alle attività<br />

Navette gratuite<br />

per il resort<br />

A<br />

IDP mette a disposizione<br />

un servizio di navette bus<br />

– gratuito per i partecipanti e<br />

gli accompagnatori – per i transfer Olbia<br />

- Resort Badesi Le Dune per arrivi<br />

previsti il 7 giugno 2012 e partenze nel<br />

pomeriggio del 9 e il 10 giugno 2012.<br />

Per arrivi e partenze non compresi<br />

nelle date sopra indicate, l’organizzazione<br />

ha previsto convenzioni agevolate per<br />

noleggi auto e/o transfer con autista per<br />

singoli e gruppi con Gruppo Turmotravel<br />

(telefono: 0789 21487, email: congress.<br />

olbia@gruppoturmotravel.com, referente<br />

Gill Heywood; informazioni complete su<br />

www.aidp.it, sezione Arrivi e Partenze<br />

del Congresso).<br />

Per usufruire del servizio transfer<br />

offerto da AIDP per le giornate sopra<br />

indicate far riferimento all’aeroporto<br />

di Olbia.<br />

L’organizzazione valuterà inoltre –<br />

su eventuali richieste per gruppi numerosi<br />

– se mettere a disposizione<br />

servizi aggiuntivi da e per l’aeroporto<br />

di Alghero.<br />

59


Vi aspettiamo a Badesi per il 41° Congresso Nazionale AIDP


storie<br />

{62. Non sei felice? È anche colpa tua di Alessio De Santa}<br />

{64. Un dialogo nel buio per vincere le paure di Roberto Monti}<br />

«Cacciava teste. / Le voleva lucide.<br />

Brillanti. Quadrate. / Godeva quando<br />

trovava cervelli intelligenti. / L’anima?<br />

/ Non si può avere tutto»<br />

di Massimo Ferrario


storie psicologia positiva<br />

NON SEI FELICE?<br />

È anche COLPA TUA<br />

Secondo il professor Tal Ben-Shahar la felicità dipende<br />

in larga parte dal nostro atteggiamento. Il segreto?<br />

Concentrarsi di più su ciò che sappiamo fare bene<br />

di Alessio De Santa<br />

{<br />

alessio.desanta@atm.it<br />

Specialista<br />

Comunicazione<br />

Interna di ATM<br />

Se non sei felice è tutta colpa tua”, recitava un famoso detto tibetano<br />

che ci lascia doppiamente sconfortati: oltre a non essere felici, abbiamo<br />

anche il peso della colpa da portare. Ma come funziona la felicità?<br />

Perché alcuni sembrano sempre placidamente baciati dal buonumore, mentre altri<br />

sempre preoccupati e tesi? Il professor Tal Ben-Shahar dell’università di Harvard ha<br />

studiato per diversi anni questo tema, nell’ambito<br />

di quella che viene chiamata psicologia positiva.<br />

In questo campo si è cercato di capire innanzitutto<br />

come mai ci sono luoghi dove i livelli di<br />

felicità e soddisfazione della vita sono alti nonostante<br />

l’evidente mancanza di risorse, e da qui si<br />

è proceduto ad analizzare come le persone vivono<br />

momenti difficili, scoprendo importanti differenze.<br />

Ho avuto occasione di parlare con il professor<br />

Shahar durante un incontro svoltosi nell’ambito<br />

di un progetto di The European House Ambrosetti<br />

al Campus ATM di Milano, in cui il professore<br />

ha incontrato alcuni giovani del gruppo Leader<br />

del Futuro, oltre che dipendenti ATM scelti tra le<br />

nuove leve.<br />

«Siamo abituati all’idea che per fare andare<br />

bene le cose dobbiamo concentrarci su quali siano<br />

i problemi, per cercare di risolverli – sostiene Shahar<br />

–. Spesso otteniamo l’opposto, li ingigantiamo<br />

e ci lasciamo abbattere. In campo accademico<br />

succede lo stesso: per ogni articolo che tratti il<br />

tema della felicità se ne trovano ben ventuno su<br />

temi opposti come ansia, depressione, problemi<br />

sul posto di lavoro». Dobbiamo ricordarci che «le<br />

domande creano la realtà, poiché la definiscono»,<br />

e se non vogliamo trovarci a vivere in una realtà<br />

fatta di sole preoccupazioni, è bene che cominciamo<br />

col chiedere a noi stessi in cosa siamo bravi<br />

e di cosa dobbiamo essere riconoscenti. Non si<br />

tratta di ignorare i problemi, semplicemente di<br />

lavorare su due versanti: quello dei problemi da<br />

risolvere e quello di “ciò che funziona”, che ha<br />

il potere di darci energia e forza ottimistica per<br />

andare avanti.<br />

Nel corso dell’incontro, Shahar ha esposto diverse<br />

ricerche, tra cui una in particolare, condotta<br />

su bambini capaci di risultati sopra la media in<br />

diversi campi. «Questi bambini – racconta – non<br />

hanno abilità speciali, ma semplicemente riescono<br />

a produrre da caratteristiche ordinarie risultati<br />

straordinari». La caratteristica fondante per il<br />

successo è la resilienza, la capacità di adattarsi.<br />

Essa si basa, secondo questi studi, su accorgimenti<br />

pratici: la capacità di porsi obiettivi, uno sguardo<br />

62


concretamente ottimistico, la scelta di modelli da<br />

imitare facilmente identificabili, la focalizzazione<br />

sugli aspetti positivi e, ultimo, l’attività fisica.<br />

È facile comprendere, dunque, come la felicità<br />

sia importantissima per la vita lavorativa: alcuni<br />

studi recenti hanno dimostrato infatti come le<br />

persone più felici siano anche quelle più produttive<br />

e più capaci di affrontare e superare momenti<br />

difficili. Comunemente tendiamo a pensare che la<br />

felicità venga dal successo, mentre Shahar sostiene<br />

proprio il contrario, cioè che ne sia la causa.<br />

Alla ricerca della semplicità<br />

Interessante anche un altro concetto che Shahar<br />

non ha esposto dal vivo, ma presente in alcuni<br />

suoi scritti, che in realtà è una rielaborazione<br />

della teoria dello studioso americano Peter Senge.<br />

Il concetto è semplice: i migliori docenti in<br />

momenti di cambiamento sono i manager stessi.<br />

È risaputo infatti che, mentre come semplice<br />

ascoltatore l’apprendimento è piuttosto basso,<br />

quando ci si prepara a tenere una lezione le informazioni<br />

vengono immagazzinate in maniera<br />

più profonda. Ed è anche provato che, secondo la<br />

teoria della dissonanza cognitiva, dire una cosa<br />

e fare l’opposto ci mette in uno stato d’animo<br />

difficile da sopportare. Dunque, far tenere direttamente<br />

ai manager la formazione, li obbliga a<br />

diventare loro stessi il motore del cambiamento<br />

aziendale. Nell’ottica di una “learning organization”,<br />

l'organizzazione capace di imparare è<br />

fondamentale. Ovviamente anche l’approccio<br />

del consulente è diverso: si passa dall’essere un<br />

insegnante, all'essere un professionista che deve<br />

preparare un manager.<br />

Mi rimane solo un dubbio e, per spiegarlo, devo<br />

partire da lontano. Un’amica americana, quando<br />

“È facile comprendere<br />

come la felicità sia<br />

importantissima per la<br />

vita lavorativa: alcuni<br />

studi hanno dimostrato<br />

che le più felici sono<br />

anche quelle più<br />

produttive e più capaci<br />

di affrontare e superare<br />

momenti difficili ”<br />

Professore<br />

e consulente<br />

Tal Ben Shahar<br />

è Professore<br />

e consulente aziendale<br />

nel campo della psicologia<br />

positiva e della leadership.<br />

Ha ottenuto il PhD<br />

in Organizational Behavior<br />

all’università di Harvard.<br />

Nello stesso ateneo<br />

ha tenuto i corsi<br />

sulla psicologia positiva<br />

che hanno suscitato<br />

una grande attenzione<br />

anche da parte<br />

dei media in quanto hanno<br />

superato, per numero<br />

di iscritti, i corsi<br />

introduttivi di economia.<br />

Ha pubblicato diversi<br />

bestseller che sono<br />

stati tradotti in 25 lingue.<br />

Ad oggi Tal insegna<br />

presso l’Interdisciplinary<br />

Center di Herzliya,<br />

in Israele.<br />

www.talbenshahar.com<br />

le ho chiesto di spiegarmi la sua tesi in biologia<br />

molecolare delle superfici, l’ha fatto velocemente<br />

e in modo incisivo. L’ha fatto portando esempi,<br />

allestendo piccoli esercizi pratici, rendendoli<br />

dei giochi (memorabile lo studio di resistenza<br />

del panino imburrato sul piatto). Quando le ho<br />

fatto notare che non era da tutti esemplificare<br />

una teoria così complessa a un neo-fita quale ero<br />

io, mi ha risposto semplicemente: «We keep it<br />

simple, man», la facciamo semplice, si potrebbe<br />

tradurre. Nel frangente, il “noi” stava per tutti<br />

gli americani, ma anche gli uomini di scienza<br />

americani. E il “farla semplice” tradiva l’idea che<br />

fosse chiaro a tutti, lì, che le discipline hanno il<br />

difetto di complicarsi sempre di più con il passare<br />

del tempo, di staccarsi dalle evidenze e, mano a<br />

mano che si fanno più dettagliate, dimenticarsi<br />

che il loro scopo è farsi capire, diventando idiomi<br />

di ipertecnici che ormai si capiscono solo tra di<br />

loro, e magari neanche troppo spesso.<br />

Occhio<br />

a non banalizzare<br />

Chiaramente quello del “keeping it simple” è un<br />

metodo applicato dal professore, e neanche tacitamente.<br />

è anzi una dichiarazione di intenti<br />

che Shahar, abituato a lavorare nel ramo della<br />

consulenza per le aziende, si è posto come scopo.<br />

È indubitabile che questo sia un ottimo approccio.<br />

L’unico rischio è un’eccessiva semplificazione<br />

soprattutto laddove il tema è particolarmente<br />

complesso. Penso, ad esempio, all’abitudine tutta<br />

americana di collegare sempre la felicità alla realizzazione<br />

dei propri obiettivi, come a dire: felici<br />

perché di successo, o di successo perché felici,<br />

secondo la teoria appena esposta. Se qualcuno<br />

ha mai letto un libro di filosofia orientale o più<br />

banalmente ascoltato una canzone dei Nirvana,<br />

sa che la correlazione non è necessariamente<br />

così diretta. Attento a quello che desideri, dice<br />

il saggio, perché potrebbe avverarsi.<br />

Mi pare che, come diceva il sociologo della<br />

comunicazione Marshall McLuhan, il mezzo sia<br />

il messaggio. E se il mezzo è una lingua forzatamente<br />

semplice e semplificativa, può fare da<br />

collo di bottiglia per una teoria che ha invece<br />

una necessità di frastagliarsi, di diversificare<br />

prima di riassumere.<br />

Insomma, il concetto di fondo della psicologia<br />

positiva è intelligente e, ancora più importante,<br />

ci aiuta a trovare in noi risorse inattese, soprattutto<br />

nei momenti difficili. Poiché qui però<br />

di scienza si parla, restiamo in vigile attesa di<br />

approfondimenti e precisazioni.<br />

n<br />

63


storie percorsi<br />

Un Dialogo nel buio<br />

per vincere le paure<br />

È nata 23 anni fa come mostra in cui il visitatore<br />

si affida alla guida di un non vedente e si muove<br />

nella totale oscurità. Oggi questa esperienza<br />

ha ispirato workshop formativi per manager<br />

Sales Manager<br />

di VisionMind<br />

‘<br />

di Roberto Monti<br />

{<br />

roberto.monti@visionmind.it<br />

Cè un posto a Milano dove si impara a vedere oltre: si chiama Dialogo<br />

nel buio. Si tratta di un luogo in cui adolescenti, famiglie e<br />

organizzazioni aziendali vivono un'esperienza che li cambierà per<br />

sempre. Visitare Dialogo nel buio o partecipare ai suoi workshop non significa<br />

giocare a fare il cieco. Chi vive per qualche ora nel buio di Dialogo nel buio,<br />

potrà vedere di più, dentro di sé, dentro gli altri.<br />

Abbiamo chiesto a Franco Lisi, non vedente, direttore<br />

di Dialogo nel buio all'Istituto dei Ciechi<br />

di Milano, di spiegarci in cosa consiste questa<br />

esperienza e che cosa lascia in chi la vive.<br />

Ci può raccontare com'è nato Dialogo nel buio<br />

e di che cosa si tratta?<br />

«Questa mostra nasce dall'idea di Andreas Heinecke,<br />

un giornalista tedesco al quale nel 1986 venne<br />

richiesto di sviluppare un programma formativo<br />

per un collega che aveva perso la vista. Al primo<br />

incontro, Andreas si sentì turbato, ma rimase affascinato<br />

dal mondo dei non vedenti. Così nel 1986<br />

ideò Dialogue in the dark, mostra che, dal 1988,<br />

fa il giro del mondo presso i più famosi musei ed<br />

è diventata addirittura un marchio registrato.<br />

Nel 2003 Dialogo nel buio viene allestito a<br />

Palazzo Reale a Milano, dove riscuote un grandissimo<br />

successo grazie a un afflusso di 34mila<br />

visitatori in soli quattro mesi.<br />

Nel 2005 l'Istituto dei Ciechi di Milano apre<br />

Dialogo nel buio all'interno del proprio complesso<br />

destinando 700 metri quadri all’allestimento<br />

della mostra.<br />

Dopo ventitre anni di vita, Dialogo nel buio<br />

è presente in tutto il mondo con una ventina di<br />

location e ha dato vita a un network standard<br />

che ne fa un sistema collaudato».<br />

Come avviene la visita a questa mostra e quali<br />

sono gli aspetti che emergono?<br />

«Siamo nel buio totale, un buio tecnico, dove i<br />

visitatori in piccoli gruppi sono invitati a entrare<br />

muniti di bastone bianco. I partecipanti, in una<br />

situazione di privazione della vista, si affidano<br />

alla guida non vedente, primo e unico riferimento,<br />

e vengono aiutati a riscoprire e apprezzare,<br />

con i sensi extra visivi, una realtà comunque<br />

conosciuta e familiare.<br />

Il visitatore deve imparare a gestire il proprio<br />

stato d’animo e il proprio livello emotivo facendo<br />

leva proprio sull'intelligenza emotiva: il timore,<br />

l’ansia, l'adrenalina ma anche la curiosità e il<br />

coraggio, sono le reazioni più frequenti riscontrate<br />

nei visitatori».<br />

64


Cosa insegna vivere questa esperienza?<br />

«Incredibilmente, il buio si svela come un luogo<br />

in cui ci si sente liberi dalla emozioni negative e<br />

più propensi al dialogo verbale: il buio, come è<br />

nell’immaginario collettivo, non è più considerato<br />

come ciò che imprigiona, come ciò che nasconde<br />

e circoscrive, ma si rivela, sorprendentemente,<br />

una dimensione di assoluta libertà».<br />

In cosa si differenzia Dialogo nel buio dalle<br />

più diffuse esperienze formative aziendali?<br />

«Da diversi anni abbiamo sviluppato percorsi e<br />

workshop per le aziende dal potentissimo valore<br />

formativo. I workshop sono progettati appositamente<br />

per le aziende. Sono i risultati di anni<br />

di studio che hanno portato alla produzione di<br />

programmi formativi di altissimo valore.<br />

L'esperienza di Heinecke, la nostra esperienza<br />

in Italia e l'esperienza di tutti i Dialoghi nel buio<br />

presenti nel mondo, ci incora ggiano a proseguire<br />

su questa strada, in considerazione soprattutto<br />

del crescente interesse riscontrato dai partecipanti<br />

e dalla domanda del mercato».<br />

Ci racconti brevemente un format tipico di<br />

un workshop?<br />

«Innanzitutto proponiamo al management delle<br />

aziende di affrontare e superare le difficoltà che<br />

caratterizzano il buio, facendo vivere l’esperienza<br />

come metafora del cambiamento che inevitabilmente<br />

ogni azienda si trova di fronte.<br />

Noi sappiamo che il cambiamento oggi è qualcosa<br />

che può far paura, che può indurre a non<br />

decidere, a stare fermi, a fare le cose che si conoscono,<br />

a non assumere iniziative in nome di<br />

una sicurezza terribilmente limitante. Tuttavia,<br />

Un tuffo<br />

nell'incertezza<br />

Quali sono le cose<br />

che fanno più paura in<br />

azienda? I cambiamenti,<br />

senza dubbio. Ci sono<br />

molte persone, anche<br />

valide, che non assumono<br />

iniziative perché hanno<br />

paura di quello che<br />

può accadere. Così,<br />

l'esperienza formativa<br />

di Dialogo nel buio può<br />

aiutare le persone ad<br />

affrontare e a superare<br />

difficoltà impreviste, a<br />

muoversi nell'incertezza<br />

gestendo le proprie<br />

senzazioni e i propri stati<br />

d'animo, a lavorare in<br />

gruppo per un obiettivo<br />

comune. Perché una cosa<br />

è certa: non bisogna mai<br />

smettere di imparare.<br />

dobbiamo fare i conti con il cambiamento, che<br />

nostro malgrado esiste. Durante i workshop i<br />

nostri clienti sono chiamati a svolgere attività<br />

nell’incertezza, individualmente o in sinergia<br />

con i colleghi, imparando a gestire e riconoscere<br />

il proprio stato d’animo, ad assumersi responsabilità,<br />

a condividere informazioni e risultati, in<br />

una dimensione in cui il proprio portato emotivo<br />

e la fiducia reciproca possono fare la differenza.<br />

Nei nostri workshop, il dialogo costante costituisce<br />

le fondamenta della costruzione di un<br />

gruppo solido per il quale il rispetto reciproco e<br />

il senso di appartenenza conducono inesorabilmente<br />

al perseguimento di un obiettivo comune.<br />

I facilitatori che conducono il workshop sono<br />

soprattutto responsabili del fatto che le attività<br />

esperienziali avvengano nel modo corretto favorendo<br />

una loro concettualizzazione, creando<br />

in tal modo significative analogie con il proprio<br />

contesto aziendale».<br />

I workshop e i percorsi per le aziende sono<br />

standard?<br />

«I workshop che abbiamo a catalogo hanno più<br />

livelli di approfondimento, ma possono essere<br />

personalizzati consentendo lo sviluppo di una<br />

tematica piuttosto che un’altra: dalla gestione<br />

e riconoscimento del proprio stato d’animo, attività<br />

individuali che consentono di esprimere<br />

il proprio potenziale nascosto, alla costruzione<br />

del gruppo, da workshop tesi a valorizzare il<br />

significato di una comunicazione verbale e paraverbale<br />

chiara, efficace e inequivocabile, a quelli<br />

in cui ciascuno viene chiamato a decidere, ad<br />

assumersi responsabilità, a guidarsi, al fine di<br />

potersi proporre quale punto di riferimento, ➤<br />

65


storie percorsi<br />

“Questo tipo di esperienza aiuta<br />

a capire quanto è importante oggi<br />

sviluppare competenze sociali,<br />

quanto conti avere capacità<br />

e abilità emotive all'interno<br />

di un'organizzazione aziendale”<br />

leader per tutti gli altri. Contrariamente a quanto<br />

si possa immaginare, molte realtà aziendali ci<br />

chiedono di progettare workshop allo scopo di<br />

abituare i propri dipendenti a lavorare in situazioni<br />

di stress, creando volutamente situazioni<br />

impreviste, cambi repentini di task, chiedendo<br />

flessibilità, reattività, e capacità di problemsolving<br />

in tempi ristretti».<br />

Come vengono gestite queste situazioni?<br />

«I workshop di Dialogo nel buio generalmente<br />

hanno una durata complessiva di circa mezza<br />

giornata. Le attività possono essere individuali<br />

o di gruppo, al tavolo o in movimento e vengono<br />

individuate di volta in volta a seconda del tema<br />

prescelto. I conduttori del workshop lanciano<br />

le attività e invitano i partecipanti a svolgere<br />

i compiti osservando le regole di svolgimento.<br />

Al termine, vengono condotti debriefing per la<br />

valutazione dei risultati conseguiti.<br />

Il debriefer che ha osservato lo svolgimento<br />

dell’intero workshop coadiuvato dal personale<br />

non vedente, identifica quali strategie sono state<br />

messe in atto nella conduzione delle attività e<br />

stimola uno scambio di riflessioni sulle sensazioni<br />

provocate dal buio e su come sono state condotte<br />

le attività, fornendo analogie con ciò che accade<br />

quotidianamente in azienda».<br />

Possiamo dire che avete aperto un business che<br />

non esisteva, trovando un piccolo Oceano blu?<br />

«Non l’avevo mai considerato sotto questo profilo,<br />

ma sì, direi che di fatto è successo questo».<br />

Può raccontarci un suo episodio o una sua reazione<br />

emotiva particolarmente significativa?<br />

«È capitato di lavorare con manager che non<br />

sono riusciti a partecipare al workshop subendo<br />

esageratamente il buio. Ho personalmente riscontrato<br />

un timore derivato da episodi accaduti<br />

nell’infanzia come i castighi al buio, ad esempio.<br />

Una frequente reazione di stupore e sconforto<br />

si verifica in mancanza di risultati immaginati<br />

ma non raggiunti perché è venuta meno la fase<br />

di progettazione e di riflessione. Troppo spesso,<br />

oggi, nel mondo del lavoro, si deve fare i conti<br />

con la velocità e con i tempi ristretti per il raggiungimento<br />

degli obiettivi, imponendo immediatamente<br />

l’azione e riducendo notevolmente<br />

la fase preliminare di analisi».<br />

C'è un netto recupero della percezione del non<br />

dare nulla per scontato in queste esperienze?<br />

«In genere dall'esperienza si esce cambiati. La<br />

fase di debriefing aiuta i partecipanti a compiere<br />

il passaggio da un livello irrazionale a un livello<br />

di consapevolezza, ed è qui il valore dell'esperienza<br />

di formazione. Oggi, è altrettanto importante<br />

avere capacità e abilità emotiva all'interno<br />

di un'organizzazione aziendale. E allora anche<br />

questo tipo di esperienza aiuta a ragionare dal<br />

punto di vista umano, aiuta a capire quanto è<br />

importante oggi sviluppare competenze sociali.<br />

Quando mi presentano il curriculum non è più<br />

sufficiente chiedere cosa sai fare ma come lo<br />

fai, chi sei, chi c'è dietro questo profilo. Se c’è<br />

dialogo non c’è buio». <br />

n<br />

«<br />

66


idee<br />

{68. SGUARDI SUL PERSONALE<br />

HR: la trappola dorata di Maria Emanuela Salati, Julio Gonzalez e Giancarlo Traini}<br />

{71. 2011, odissea nel lavoro di Francesco Caggio}<br />

{72. Tra passato e futuro di Giuseppe Varchetta}<br />

{75. A ognuno il suo mestiere di Marco Lombardi}<br />

«Le persone creative non le compri.<br />

Si comprano. Da sé.<br />

Bastano un lavoro e un contesto:<br />

creativi»<br />

di Massimo Ferrario


idee SGUARDI sul personale<br />

HR: La trappola<br />

dorata<br />

direttori del personale<br />

I nostri interlocutori ci giudicano<br />

C<br />

hi lavora nel personale si pone molte domande relative al suo ruolo,<br />

al futuro della professione, alle competenze da sviluppare, alle<br />

migliori scelte di carriera da compiere.<br />

Abbiamo deciso di rivolgere le stesse domande a una serie di interlocutori<br />

tipici dei direttori del personale per verificare se le percezioni che noi viviamo<br />

dall'interno del nostro gruppo professionale coincidono con quelle di chi ci<br />

guarda dall'esterno.<br />

Una specie di Johari window collettiva (chi non se la ricorda faccia un<br />

salto su Wikipedia).<br />

Abbiamo iniziato con gli head hunter, proseguiremo con i capi azienda, gli<br />

avvocati del lavoro, i sindacalisti e i consulenti del lavoro e forse qualcun altro.<br />

A tutti rivolgiamo domande volte a definire quattro temi:<br />

• come cambia il contesto in cui le direzioni del personale debbono operare;<br />

• quali sono le competenze più apprezzate e quali quelle più carenti;<br />

• come funzionano i meccanismi di carriera per chi opera nelle direzioni<br />

del personale;<br />

• cosa si aspettano dal ruolo di direttore del personale e come evolveranno<br />

queste aspettative.<br />

Nessuna pretesa scientifica, nessun dato quantitativo: solo opinioni di addetti<br />

ai lavori, analizzate e sintetizzate da un piccolo gruppo redazionale (Maria<br />

Emanuela Salati, Julio Gonzalez e Giancarlo Traini).<br />

La sintesi ha imposto delle generalizzazioni, ma senza dubbio le considerazioni<br />

dei colleghi, che gentilmente si sono prestati alle interviste, ci hanno<br />

offerto molti spunti di riflessione che vi riproponiamo.<br />

Hanno offerto il loro contributo di idee: Luca Pacces e Pierluigi Fattori<br />

di Spencer Stuart, Luca Temellini di EXS, Alberto Amaglio<br />

di Russel Reynolds, Massimo Picca di Eric Salmon, Giordano Tamagni<br />

di K2People, Aldo Magnone di Arethusa.<br />

Rapidità e flessibilità nel<br />

supportare il business.<br />

Chi entra oggi nell'ufficio<br />

di una società di head<br />

hunting alla ricerca di un nuovo direttore<br />

del personale (Dp) sembra avere in<br />

mente solo questi due obiettivi.<br />

L'imperativo è muovere l'organizzazione,<br />

renderla più agile, più reattiva,<br />

pronta a muoversi in un mondo in cui<br />

l'imprevedibilità è la cifra delle attività<br />

quotidiane.<br />

Ricercare nuove opportunità: l'obiettivo<br />

di tutto il management non<br />

risparmia il Dp; anche a lui viene chiesto<br />

di muoversi con rapidità, di trovare<br />

nuovi modi, più flessibili (e spesso più<br />

economici) per far fronte ai bisogni di<br />

sempre: sostenere il cambiamento organizzativo,<br />

trovare le risorse giuste,<br />

dare il proprio contributo all'efficienza,<br />

alla produttività, alla riduzione<br />

dei costi.<br />

Da "business partner", il Dp si trasforma<br />

in "business player": esattamente<br />

come tutti i suoi colleghi si assume<br />

rischi, partecipa attivamente ai processi<br />

di business, si "sporca le mani" nei<br />

processi decisionali. La costruzione di<br />

sistemi di gestione, la pianificazione del<br />

personale a medio termine, l'attenzione<br />

agli equilibri formali interni restano<br />

sullo sfondo. In primo piano emergono<br />

le capacità personali di creazione di<br />

network: reti di rapporti utilizzate per<br />

trovare risorse, competenze, finanziamenti,<br />

per condividere buone pratiche,<br />

68


Così gli head hunter definiscono<br />

il ruolo di direttore del personale: oggi,<br />

infatti, sono rare le crescite verticali.<br />

Il suggerimento è anticipare le richieste<br />

degli imprenditori e porsi come<br />

operatori intelligenti di un network<br />

straordinario: le persone<br />

Maria Emanuela Salati<br />

mariaemanuela.<br />

salati@atm.it<br />

Direttore Formazione,<br />

Selezione<br />

e Comunicazione<br />

Interna di ATM<br />

Julio Gonzalez<br />

jgonzalez@tenaris.com<br />

HR Regional<br />

Director<br />

Asia Pacific<br />

di Tenaris<br />

Giancarlo Traini<br />

traini@studiotraini.it<br />

Amministratore<br />

dello studio<br />

di consulenza<br />

industriale Traini<br />

per risolvere problemi in maniera non<br />

convenzionale. In una parola, per poter<br />

navigare nella complessità.<br />

L'Amministratore delegato che entra<br />

nell'ufficio di un head hunter cerca un<br />

manager, che sappia giocare a tutto<br />

tondo insieme agli altri.<br />

Le competenze<br />

Le competenze tradizionali e tecniche<br />

sono date per scontate e perdono<br />

importanza a fronte di una domanda<br />

di maggiore capacità di comprensione<br />

e di partecipazione al business. Nel<br />

"make or buy" prevale decisamente il<br />

"buy", e la vera competenza sta proprio<br />

nel procurare rapidamente all'azienda<br />

gli strumenti e le competenze che<br />

servono davvero.<br />

«Il cliente, anche dell'azienda mediopiccola<br />

– sostiene un head hunter –<br />

vuole un Dp che non si spaventa se<br />

deve cercare un responsabile per la<br />

sede di Taipei, un'agenzia di lavoro<br />

temporaneo a Sofia e un sistema di<br />

company car a Dublino».<br />

Superando alcune sfumature, le<br />

persone intervistate convergono in<br />

modo significativo sulle competenze<br />

che vengono espresse in sede di ricerca<br />

di un nuovo Dp.<br />

Conoscere il business. Una delle<br />

abilità principali è la capacità di<br />

leggere il contesto e calarsi nella situazione<br />

specifica in cui si dovrà lavorare,<br />

avendo ben chiari i parametri<br />

economici di benchmark.<br />

Influenzare la cultura organizzativa.<br />

La capacità concreta di "change<br />

management" organizzativo è indicata<br />

da tutti gli intervistati come un punto<br />

chiave. Si cambia Dp spesso proprio per<br />

questo: «Abbiamo cambiato strategia ed<br />

obiettivi, ma lui (quello di prima) non<br />

è riuscito a far cambiare la mentalità».<br />

Muoversi in contesti internazionali.<br />

Per qualsiasi azienda ormai il<br />

riferimento è il mondo, e il Dp non si<br />

sottrae a questa regola. Il suo network<br />

deve dargli la possibilità di giungere<br />

rapidamente dove è necessario che sia,<br />

senza remore o timidezze. «Non ha idea<br />

di quanti dei Dp che incontriamo hanno<br />

ancora seri problemi con l'inglese», ➤<br />

“Le competenze tradizionali e<br />

tecniche sono date per scontate<br />

e perdono importanza a fronte<br />

di una domanda di maggiore<br />

capacità di comprensione<br />

e partecipazione al business”<br />

69


idee SGUARDI sul personale<br />

“Nel nuovo contesto economico<br />

e sociale sarà importante saper<br />

individuare tutti gli stakeholder<br />

e gli interlocutori necessari<br />

e utili all’azienda”<br />

osserva un po' malignamente un intervistato.<br />

Risolvere problemi e fornire servizi.<br />

Non è il tempo dei grandi sistemi,<br />

conta la capacità di rispondere alle<br />

richieste dell'organizzazione in modo<br />

efficiente, rapido ed anche con un pizzico<br />

di “creatività”, di pensiero laterale.<br />

Scovare e gestire potenziali. Da<br />

questo punto di vista la figura del Dp<br />

è insostituibile, ma deve estendersi,<br />

sempre attraverso il network, dall'interno<br />

dell'azienda all'esterno.<br />

Ecco un’osservazione stimolante da<br />

parte di uno degli head hunter intervistati:<br />

la capacità di creare e gestire<br />

il proprio network richiede due attitudini<br />

particolari come la generosità<br />

e la gratitudine.<br />

Sono le qualità necessarie al funzionamento<br />

delle reti professionali:<br />

generosità nel dare supporto e condividere<br />

know-how e gratitudine nel<br />

saper riconoscere il valore delle persone<br />

e quanto abbiamo ricevuto da loro.<br />

I network funzionano sullo scambio<br />

vantaggioso per tutti, non sulla negoziazione<br />

al ribasso.<br />

La carriera<br />

Oggi in azienda i Dp non fanno carriera.<br />

è scomodo dirlo, ma è la posizione<br />

unanime degli head hunter: i casi in<br />

cui un Dp viene nominato in posizione<br />

di vertice sono molto rari.<br />

Si ruota da un'azienda all'altra. A volte<br />

il mandato è a termine: creare sistemi<br />

e procedure che permettano di uscire<br />

da una situazione difficile, snellire le<br />

strutture e ridurre i costi, impostare lo<br />

sviluppo e accompagnare la crescita.<br />

Altre volte, quando scatta un alto<br />

livello di fiducia con un Dg, un Ad, un<br />

Presidente, il Direttore del personale<br />

segue il loro destino.<br />

In ogni caso, il raggiungimento del<br />

livello di Direttore del personale rassomiglia<br />

un po' a una trappola dorata,<br />

da cui si esce per pensionamento<br />

(ormai raro) o per carriera orizzontale<br />

(passaggio a un'altra azienda).<br />

Il forte investimento dei Dp su competenze<br />

tecniche specifiche (relazioni<br />

industriali, pianificazione e sviluppo<br />

del personale, compensations) oggi<br />

in calo di importanza o sottoposte a<br />

processi di outsourcing, mette gli head<br />

hunters in una situazione difficile: le<br />

caratteristiche dell'offerta professionale<br />

sono spesso discordanti da quelle<br />

della domanda evidenziate sopra e lo<br />

sviluppo complessivo della professione<br />

rischia di essere rallentato.<br />

Un broker relazionale<br />

Le opinioni dei cacciatori di teste sono<br />

piuttosto convergenti: il ruolo del Dp<br />

si avvicina sempre più a quello di un<br />

broker che lavora all'interno e all'esterno<br />

dell'azienda, gestendo un network<br />

di relazioni, risorse e fonti che<br />

lo mettono in grado di:<br />

1. prendere parte a un progetto strategico<br />

e operare per realizzarlo modificando<br />

l'organizzazione;<br />

2. fornire, attraverso il suo network,<br />

risorse a questo progetto (competenze,<br />

know-how, servizi, strumenti);<br />

3. garantire la qualità delle prestazioni<br />

e la continuità dei livelli di servizio.<br />

Questa competenza di “trading<br />

relazionale” appare determinante e<br />

non scontata nella sua declinazione.<br />

In particolare nel nuovo contesto economico<br />

e sociale, sarà importante saper<br />

individuare tutti gli stakeholder e gli<br />

interlocutori necessari e utili all’azienda,<br />

alcuni ancora quasi del tutto sconosciuti<br />

a livello di interazione, come<br />

ad esempio il settore no-profit e tutti i<br />

servizi offerti dall’impresa sociale, che<br />

risulteranno elemento imprescindibile<br />

nel nuovo mercato del lavoro.<br />

Gli head hunter, in conclusione,<br />

sembrano darci un consiglio: cambiare<br />

l'offerta per cambiare la domanda.<br />

Anticipare le richieste degli imprenditori<br />

proponendosi sempre meno come<br />

specialisti di sistemi e strumenti interni<br />

e sempre più come intelligenti<br />

operatori di uno straordinario network:<br />

le persone. <br />

n<br />

70


idee segnalibro<br />

2011, odissea<br />

nel lavoro<br />

Si chiama Alice senza niente ed è un piccolo caso editoriale<br />

che ripercorre le vicende di una ragazza come tante,<br />

alle prese con improduttivi e improbabili colloqui di lavoro<br />

Francesco Caggio<br />

effe.cg@libero.it<br />

Pedagogista, formatore<br />

e consulente, collabora<br />

con l’Università degli Studi<br />

Milano-Bicocca<br />

»<br />

Le dispiace seguirmi?», conclude<br />

la caposettore casse<br />

dell’ipermercato di Torino<br />

dopo una breve presentazione,<br />

sorridendo a bocca larga. «Si!», risponde<br />

Alice con «un sorriso più largo del suo,<br />

senza neanche rendermi conto di averle<br />

detto, non volendo, che... mi scoccia<br />

(grassetto e sottolineatura di chi scrive,<br />

ndr) questa cosa di doverla seguire. Lei<br />

non ha colto l’incertezza e ha continuato<br />

a sorridermi».<br />

Copione già scritto<br />

In questo passaggio si apre il gioco stereotipato<br />

e consunto della "sceneggiata", di<br />

un colloquio che segue un copione già prestabilito,<br />

a cui le due si attengono come<br />

burattine a cui non è permesso essere<br />

o muoversi come sarebbe vitale per chi<br />

chiede lavoro e per chi lo offre. Ognuna<br />

delle due (sarà chiesto dalla caposettore<br />

di darsi del "tu"; e come si potrebbe altrimenti<br />

in una società televisivamente<br />

friendly?) non potrà essere che scontatamente<br />

una maschera. L’una (Alice: ma in<br />

che paese vive?) mistificata e alienata, e<br />

pateticamente masochista, nella sua vana<br />

ricerca di un lavoro che o non c'è o non<br />

troverà, vista la biografia professionale<br />

che ha e tenuto conto del mercato del<br />

lavoro attuale (ma non si scrivono più<br />

luttuosi, ma salvifici romanzi tipo Le illusioni<br />

perdute e il tempo ritrovato?), l’altra<br />

– la caposettore – mistificata e alienata<br />

nella sua fede fittizia nel suo lavoro e<br />

ruolo (oh, i miserabili che diventano dei<br />

LA SCHEDA<br />

Titolo Alice senza niente<br />

Autore Pietro De Viola<br />

Anno 2011<br />

Casa editrice Terre di Mezzo editore<br />

Pagine 94<br />

Prezzo 10 euro<br />

veri sadici per non rischiare di vedere<br />

ciò che sono stati e ciò che ancora sono),<br />

negandosi di essere anch’essa sempre,<br />

come tutti noi, appesa a un filo e di star<br />

giocando una delle poche reali soddisfazioni<br />

che le dà il suo lavoro: prendere<br />

in giro gli altri, prendendosi in giro, per<br />

non vedersi ammalata.<br />

Esito previsto<br />

Infatti sottolinea e si complimenta<br />

per il 110 di Alice che ringrazia, e<br />

che, avendo – come tutti noi, compresa<br />

la caposettore – visto molta<br />

televisione, non solo è euforica, ma<br />

sorride, sorride, e la bocca e la dentatura,<br />

lo insegnano tutti i manuali<br />

per il successo, sono importanti (oh,<br />

benedetta etologia). Sorride in attesa<br />

di essere inchiodata da una domanda<br />

che la riporta alla realtà, alla nuda e<br />

cruda realtà della signora che le chiede<br />

perché è lì, proprio lì: Alice presa<br />

dal suo film casca sulla domanda che<br />

era già prevista dopo tre battute di<br />

messa a proprio agio della vittima,<br />

che dovrà (ma quale sarà mai l’esito<br />

in termini di comprensione di come<br />

gira il mondo nella testolina di Alice?)<br />

poi assentire a un già predisposto<br />

sermoncino pedagogico.<br />

Tempo buttato via, tempo perso,<br />

tempo di alienazione e di mistificazioni,<br />

tempo della disconferma delle<br />

reciproche esistenze sia questo e sia<br />

l’altro colloquio che segue, perché il<br />

mondo è fatto a quinte che bisogna<br />

schiudere con la risposta giusta a una<br />

domanda che rimanda sempre a un<br />

“doppio legame”.<br />

Quindi che l’azienda risparmi e che<br />

lavori con il “passaparola” e che Alice<br />

impari a fare bene l’orlatrice, che<br />

il fashion made in Italy ne ha molto<br />

bisogno. Meglio essere crudeli che<br />

inautentici. <br />

n<br />

71


idee recensioni<br />

tra passato<br />

e futuro<br />

Quando si dice della rilevanza<br />

e della carenza<br />

della ricerca sociale nel<br />

nostro Paese… La ricerca<br />

sociale nella cultura italiana vive<br />

da tempo una endemica, cronica crisi,<br />

sia rispetto alle potenzialità evase, sia<br />

rispetto alle concrete esigenze, ascrivibili<br />

a un Paese come il nostro, che dice<br />

di aver scelto un modello di sviluppo<br />

avanzato.<br />

Di ricerca sociale da noi se ne fa<br />

poca: i committenti sono rari, le istituzioni<br />

di ricerca che si possano dire tali<br />

per visione e competenza sono poche<br />

e, per assurdo, quando si arriva a fare<br />

ricerca, sovente gli agognati rapporti<br />

restano nelle mani élitarie di committenti<br />

che hanno della diffusione del<br />

dato di ricerca una visione a dir poco<br />

paranoide.<br />

Veniamo alle eccezioni, parlando di<br />

S3Studium, la società di formazione,<br />

sviluppo organizzativo e ricerca psicosociale,<br />

voluta e animata ormai da<br />

moltissimi anni da Domenico de Masi.<br />

La ricerca da sfogliare<br />

Il volume che presentiamo – che<br />

inaugura presso Guerini e Associati<br />

la collana “S3.Studium” – è il risultato<br />

di un ampio studio sul passato,<br />

il presente e il futuro della Direzione<br />

delle risorse umane in Italia. Lo scenario<br />

previsionale è stato realizzato<br />

avvalendosi di una ricerca condotta<br />

secondo il metodo Delphi, capace di<br />

LA SCHEDA<br />

Titolo HR 2020. Storia e prospettive<br />

Autore Domenico De Masi e Stefano<br />

Palumbo<br />

Anno 2011<br />

Casa editrice Guerini e associati<br />

Pagine 248<br />

Prezzo 19,50 euro<br />

Una ricerca condotta da S3.Studium secondo<br />

il metodo Delphi è lo spunto da cui nasce questo<br />

volume. L'obiettivo? Tracciare le top skill<br />

per le quali dovrà distinguersi il Direttore Risorse<br />

umane del futuro. Che dovrà essere sempre più<br />

in grado di interpretare le innumerevoli variabili<br />

dei sistemi socio-tecnici tipiche del nostro tempo.<br />

analizzare le prospettive probabili di<br />

sviluppo nel periodo 2011-2020. Il progetto<br />

di ricerca è stato realizzato dalla<br />

S3.Studium in stretta collaborazione<br />

con due istituzioni, Bosch-Tec e Carter<br />

& Benson, la prima operante nella formazione<br />

professionale-manageriale, la<br />

seconda nell’Executive Search.<br />

Il futuro nasce dal presente<br />

Il sottotitolo del volume è “storia e<br />

prospettive”: la visione delle cose di<br />

S3.Studium e del metodo Delphi – metodologia<br />

elettiva nella pratica di ricerca<br />

psicosociale di S3.Studium – indica<br />

il tempo presente come il riferimento<br />

fondamentale e indispensabile per poter<br />

lavorare in termini visionari e di<br />

prospettiva. Inoltre, sottolinea l’esigenza<br />

di avere una prospettiva storica,<br />

per non dimenticare e per coltivare<br />

nel presente i talenti che l’immediato<br />

passato ci ha donato come eredità<br />

dovuta e non sempre correttamente<br />

percepita.<br />

In altre parole, chi non sa vivere il<br />

presente è falsamente proiettato sul<br />

futuro e, come ha insegnato Albert<br />

Camus, «la vera generosità verso il<br />

futuro consiste nel donare tutto al<br />

presente». In altre parole – ammonisce<br />

S3.Studium attraverso anche quest’ultima<br />

ricerca – ancora più spesso le donne<br />

e gli uomini vivono di memoria e<br />

di speranza più che di attenzione e<br />

abitano nelle dimensioni immaginarie<br />

del passato e del futuro, piuttosto che<br />

72


Partendo da una ricerca di S3.Studium, Domenico<br />

De Masi propone un interessante libro dedicato alle<br />

risorse umane. Un viaggio nella storia delle organizzazioni,<br />

le opinioni di 15 Hr Director di tutto il mondo<br />

e un profilo del Direttore del personale del futuro<br />

Giuseppe Varchetta<br />

giuseppe.varchetta@tiscali.it<br />

psicosocioanalista, consulente<br />

di formazione, sviluppo organizzativo,<br />

direttore della rivista<br />

Educazione sentimentale<br />

in quell’unico vero appuntamento col<br />

reale che è il presente.<br />

La ricerca psicosociale, in quanto<br />

autentica pratica riflessiva, è la strada<br />

elettiva e unica per far sì che il rapporto<br />

tra passato, presente e futuro<br />

sia pensato e agito in maniera adulta e<br />

consapevolmente collegata, senza pericolose<br />

fughe né in avanti, né indietro.<br />

Il metodo Delphi, con la sua “tenace<br />

umiltà”, è la via elettiva per conseguire<br />

tale risultato e avere tra le mani dati<br />

autorevoli capaci di ricongiungerci nel<br />

nostro presente col nostro passato e<br />

con un futuro che possa essere genuinamente<br />

nostro.<br />

Il volume, fresco di stampa, è articolato<br />

in quattro densi capitoli.<br />

Un inizio "storico"<br />

I primi due, Dalla centralità al declino<br />

e Dal declino al disorientamento, attraverso<br />

l’attenta scrittura di Domenico De<br />

Masi prendono per mano il lettore per<br />

un viaggio di rivisitazione della storia<br />

e dell’esperienza delle organizzazioni,<br />

dall’avvio della rivoluzione industriale<br />

al postindustriale degli anni ’90 e alle<br />

prospettive di una riconquista della<br />

centralità, in questi anni diluita e<br />

persa, da parte della Direzione delle<br />

risorse umane. Le pagine di De Masi,<br />

contemporaneamente spesse e leggere,<br />

sono capaci di evocare l’iter teorico ed<br />

esperienziale dell’arco storico citato,<br />

con un aggancio costante alle esperienze<br />

di contesto politico, socio-economico da<br />

una parte e organizzativo dall’altra, che<br />

hanno interessato in tutti questi anni<br />

l’esperienza industriale e manageriale<br />

nel nostro Paese.<br />

Il risultato della lettura di questi primi<br />

due capitoli è un ricollocarsi all’interno<br />

di una cronaca e di una storia<br />

vorticosa, che può averci visto talvolta<br />

come protagonisti e spettatori disattenti:<br />

nell’ultima pagina si viene presi da<br />

un sentimento duplice di stupore e di<br />

attenzione; due categorie e prospettive<br />

mentali, queste ultime, indispensabili<br />

per una vera riflessione, che miri a fare<br />

esperienza di quello che si è vissuto,<br />

assistiti in questa operazione di sensemaking<br />

dall’autorevolezza delle pagine<br />

che ci hanno accompagnato. ➤<br />

“L'autore prende per mano i lettori<br />

per un viaggio di rivisitazione<br />

della storia e dell'esperienza<br />

delle organizzazioni dall'avvio<br />

della rivoluzione industriale”<br />

73


idee recensioni<br />

AIDP e S3.studium presentano HR2020<br />

Road Show sul futuro delle HR<br />

P<br />

adova, Catania, Napoli, Chieti, Torino e poi Firenze,<br />

Milano e Roma sono le otto tappe del Road<br />

Show con cui porteremo in tutta Italia il dibattito<br />

sul futuro delle HR.<br />

Come è cambiata la gestione del personale? Come evolverà<br />

il mercato del lavoro nel prossimo decennio? Come<br />

cambieranno i modelli gestionali e il ruolo di HR? Come<br />

saranno gestite le persone, i luoghi, i tempi, le culture, le<br />

diversità, le motivazioni in azienda? Quali saranno le nuove<br />

funzioni di HR? e i nuovi strumenti operativi? Quali saranno<br />

le competenze richieste al Capo del Personale e quali<br />

gratificazioni gli saranno riservate?<br />

Per rispondere a questi interrogativi, S3.Studium e AIDP<br />

con le sue articolazioni territoriali, in collaborazione con<br />

Carter&Benson e Bosch-TEC, presentano i risultati della<br />

ricerca previsionale con i manager interessati a questa<br />

problematica.<br />

Informazioni e programma sul sito www.aidp.it<br />

La parola agli Hr Director<br />

Il terzo capitolo, Le prospettive delle<br />

HR al 2020, curato da Stefano Palumbo,<br />

raccoglie i dati dei quindici esperti sollecitati<br />

nell’esprimere le loro opinioni prospettiche<br />

dalla metodologia del Delphi.<br />

Gli esperti interpellati sono quindici<br />

HR Director di aziende nazionali e<br />

multinazionali a cui è stato richiesto<br />

di riflettere sulle possibili evoluzioni<br />

future della Direzione risorse umane in<br />

Italia. La metodologia Delphi prevede<br />

che le risposte di ogni esperto siano<br />

sottoposte a tutti gli altri e che solo le<br />

opinioni che hanno ottenuto il consenso<br />

della maggioranza confluiscano nel<br />

rapporto conclusivo.<br />

I risultati<br />

Il materiale raccolto attraverso tale metodologia<br />

è stato riproposto nel quarto<br />

capitolo da Stefano Palumbo in sei “territori<br />

di ricerca”, altrettante direttrici di<br />

un possibile sviluppo della funzione HR<br />

nel nostro Paese nel prossimo decennio.<br />

I “territori di ricerca” proposti sono: il<br />

contesto esterno, l’evoluzione della forza<br />

lavoro, il ruolo delle HR in azienda,<br />

sfide e problemi emergenti per l’HR,<br />

funzioni e strumenti dell’HR, profilo<br />

e competenze dell’HR Director.<br />

Rimandando le lettrici e i lettori a<br />

un’analisi puntale – di grandissima utilità<br />

anche operativa – dei contenuti di<br />

queste sei agili esplorazioni territoriali,<br />

richiamiamo un’attenzione particolare<br />

sul profilo e competenze dell’HR Director,<br />

che per molti aspetti correggono<br />

le aggregazioni attualmente più<br />

autorevoli in tale area, derivanti dalla<br />

“fotocopiatura” passiva di modelli eteropervenuti<br />

e non declinati in relazione<br />

alla cultura del nostro Paese e alle sue<br />

problematiche più cogenti: le top skill<br />

indicate dalla ricerca, che nel prossimo<br />

decennio dovranno caratterizzare<br />

una efficace ed efficiente Direzione del<br />

Personale, sono in ordine decrescente<br />

quelle di natura empatica, comunicative<br />

e relazionali, la gestione del cambiamento,<br />

una capacità interpretativa del<br />

contesto socio-economico, l’employer<br />

branding strategy, quelle economiche,<br />

una capacità risolutiva in tempi velocissimi,<br />

capacità organizzative, project<br />

management, comunicazione interna,<br />

“Un direttore del<br />

personale per<br />

rimanere nelle alte<br />

stanze del potere<br />

aziendale deve<br />

riuscire a provare<br />

stupore, attenzione<br />

e empatia verso<br />

l'universo umano<br />

che lo circonda”<br />

capacità di sintesi, sia di dati che di<br />

sensazioni. In altre parole, un Direttore<br />

del Personale che possa restare<br />

nelle alte stanze del potere aziendale<br />

deve contemporaneamente riuscire a<br />

provare stupore, attenzione e empatia<br />

verso l’universo umano nel quale vive<br />

e che lo circonda e del cui agio e disagio<br />

deve rispondere all’alta direzione e<br />

alla società civile tutta. Senza parlare<br />

di rivoluzione dei modelli di ruolo del<br />

direttore del personale più attualmente<br />

seguiti si è, ci sembra, autorizzati a<br />

sottolineare la “raccomandazione” da<br />

parte di S3.Studium e dei suoi partner<br />

di ricerca a un’attenta rivisitazione del<br />

ruolo del Direttore del Personale verso<br />

una capacità più ampia nel contenere<br />

e interpretare le diverse variabili dei<br />

sistemi socio-tecnici, che attraversano<br />

la complessità industriale e organizzativa<br />

del nostro tempo.<br />

L'occhio vuole la sua parte<br />

E per finire, il primo volume della collana<br />

"S3.Studium" è anche un bell’oggetto: un<br />

formato tascabile, un publishing esteticamente<br />

raffinato, con una sovracopertina<br />

che non casualmente riproduce<br />

Vocazione di San Matteo del Caravaggio.<br />

Quasi a indicare che il mondo è sì reale,<br />

ma che le donne e gli uomini, come ricorda<br />

Robert Musil, sono anche e soprattutto<br />

dei possibili e che una Direzione del<br />

Personale che si possa dire tale si trova<br />

di fronte ai compiti e alle sfide più alte<br />

e più vere. <br />

n<br />

74


idee l’azienda è tutta un film<br />

A ognuno<br />

il suo mestiere<br />

Spesso, anche dopo un iter di selezione complesso,<br />

non si riescono a intuire le reali aspirazioni di una persona.<br />

E così ci sono manager che vorrebbero fare gli impiegati<br />

e viceversa. Proprio come accade in Benvenuti al nord<br />

Marco Lombardi<br />

info@grillofilm.it<br />

Dopo tanti anni di azienda,<br />

ha mollato tutto per fare il giornalista<br />

cinematografico, trasformando<br />

la sua passione in un lavoro.<br />

Una volta si facevano i test,<br />

poi colloqui su colloqui e<br />

anche delle prove psicoattitudinali.<br />

Poi il mondo è<br />

diventato più veloce e più povero, così<br />

a volte ci si accontenta di un cv e di<br />

qualche scambio (di pensieri virtuali)<br />

in Rete. Il risultato è sempre lo stesso:<br />

l’assunzione (si fa per dire, forse<br />

è meglio parlare di “collaborazione”),<br />

cioè capire se quella persona specifica<br />

possa andare bene per quel determinato<br />

lavoro. Se si trattasse di un mero<br />

discorso esperienziale, basterebbe davvero<br />

la semplice analisi del curriculum,<br />

appena condita da qualche telefonata<br />

giusto per verificare se quel candidato<br />

millanti credito oppure no, ma il<br />

problema è sapere se quella persona<br />

può sposarsi bene con quell’azienda<br />

e quella posizione, spesso anche con<br />

l’idea di quella gabbia chiamata ufficio<br />

dove ogni giorno bisogna rispettare<br />

orari, gerarchie e scrivanie. In effetti,<br />

a prescindere dalla profondità della<br />

selezione, ci si illude – e sempre ci si<br />

è illusi – di poter “capire”, sicché quasi<br />

tutto risulta “semi-inutile”. Ricordo, al<br />

proposito, una cara conoscente che,<br />

LA SCHEDA<br />

Titolo originale Benvenuti al Nord<br />

Nazione Italia Anno 2012<br />

Genere Commedia<br />

Durata 110’ Regia Luca Miniero<br />

Cast Claudio Bisio, Alessandro Siani,<br />

Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini,<br />

Nando Paone, Giacomo Rizzo, Nunzia<br />

Schiano, Fulvio Falzarano, Salvatore<br />

Misticone, Paolo Rossi, Ippolita Baldini<br />

Nella foto in alto i due protagonisti, da sinistra<br />

Alessandro Siani e Claudio Bisio, che nel film<br />

interpretano gli impiegati delle Poste Mattia Volpe<br />

e Alberto Colombo. In basso Paolo Rossi, nel ruolo<br />

dell'amministratore delegato Palmisan,<br />

e Valentina Lodovini, che interpreta la compagna<br />

di Alessandro Siani, Maria Flagello.<br />

reincontrata qualche anno fa, dopo<br />

che avevo lasciato l’azienda per il<br />

giornalismo, il cinema e la scrittura,<br />

mi guardò sinceramente preoccupata<br />

perché ai tempi, selezionandomi per<br />

una grande multinazionale, non capì –<br />

nonostante l’accuratezza del processo<br />

selettivo – che io volevo fare altro, nella<br />

vita professionale.<br />

Tutto questo succede mirabilmente<br />

in Benvenuti al nord, secondo capitolo<br />

(riuscito) della saga iniziata dal remake<br />

(Benvenuti al sud) del film francese<br />

Giù al nord. All’interno di un mega<br />

product placement di Poste italiane,<br />

che è il luogo in cui i due protagonisti<br />

– Claudio Bisio e Alessandro Siani<br />

– lavorano, si scopre in breve tempo<br />

che Bisio (il direttore) vorrebbe fare il<br />

semplice impiegato, così da avere più<br />

tempo per sé, mentre Siani (l’impiegato)<br />

avrebbe i numeri e le aspirazioni da<br />

mega manager, di quelli che affrontano<br />

le mission(s) impossible. Paolo<br />

Rossi, invece, è molto credibile nel<br />

ruolo dell’amministratore delegato.<br />

Mica avrà scoperto – pure lui – che è<br />

quello il mestiere della sua vita, invece<br />

di fare l’attore? <br />

n<br />

75


lettera del Presidente<br />

un contributo<br />

concreto<br />

<strong>Aidp</strong> è in prima linea nel dibattito sui temi relativi al mercato<br />

del lavoro. E il Congresso del prossimo giugno sarà una grande<br />

occasione per far emergere nuove idee e proposte<br />

Filippo Abramo<br />

presidente@aidp.it<br />

Siamo entrati in una fase cruciale della crisi del nostro Paese: tra le varie tematiche sul tappeto<br />

una delle più significative è quella relativa al mercato del lavoro. La nostra competitività sui<br />

mercati internazionali passa da una modernizzazione delle regole del lavoro che riesca<br />

a contemplare le esigenze di tutela del lavoratore con quelle della competitività della impresa:<br />

altri paesi europei sono riusciti a farlo, dovremmo assolutamente farlo anche noi.<br />

Come AIDP abbiamo dato il nostro contributo al dibattito sulla riforma preparando un documento che è stato<br />

presentato in un incontro tenuto a Milano lo scorso 6 febbraio, alla presenza di Pietro Ichino (giuslavorista e<br />

senatore) e diffuso a tutti i nostri Soci.<br />

Seguiremo gli sviluppi della trattativa in corso continuando come AIDP a esprimere il nostro punto di vista.<br />

Strettamente connesso con la riforma del mercato del lavoro è il tema della competitività.<br />

Questa parola rischia di diventare un po’ vuota, a forza di usarla, ma essa indica il vero problema italiano oggi:<br />

la scarsa competitività allontana gli investimenti dall’estero e le relative possibili ricadute economiche,<br />

occupazionali e di cultura manageriale.<br />

Anche a questa tematica chiara AIDP vuole dare un contributo di idee e di proposte con il suo prossimo<br />

Congresso Nazionale 2012 dedicato al futuro del lavoro, alla competitività e alle persone:<br />

lo sviluppo delle competenze e la formazione continua, anche in età matura, sono basilari in un mondo<br />

del lavoro in continuo cambiamento e con l’età pensionabile che si allontana sempre di più;<br />

l’impegno e la motivazione delle persone sono indispensabili per il successo: vincono le aziende che riescono<br />

a ottenere tutto ciò dai loro collaboratori;<br />

la questione dei talenti rimane uno dei punti chiave di una strategia competitiva: pur in un’epoca<br />

di alta disoccupazione giovanile, i talenti sono comunque difficili da trovare e, ancora di più, da trattenere;<br />

l’apertura mentale verso il nuovo e il diverso, sia in termini di mercati che di persone:<br />

nell’epoca della globalizzazione sono temi ineludibili e comunque da affrontare;<br />

la nostra sprovincializzazione è un altro obiettivo da porsi a tutti i livelli.<br />

Sono alcuni dei temi che AIDP tratterà nel suo Congresso 2012, che si svolgerà in Sardegna i prossimi<br />

8 e 9 giugno con il contributo di significativi relatori e testimoni aziendali: sarà un'occasione unica di<br />

aggiornamento, di riflessione e di networking per gli operatori delle risorse umane e per tutti coloro che<br />

gestiscono professionalmente persone e gruppi di lavoro. n<br />

76


Siamo lieti di annunciare che Toffoletto e Soci e lo Studio del Prof. Avv. De Luca Tamajo e Soci si uniscono.<br />

4 sedi, 90 professionisti e una nuova realtà per il diritto del lavoro italiano.

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