Canopo - Biagio Cepollaro, poesia
Canopo - Biagio Cepollaro, poesia
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2.26 ritieni possibile, dal lato della strada in cui ti trovi, mentre<br />
nelle vetrine alle tue spalle, tra le ombre ed i riflessi, si<br />
rifraggono i passanti, riassunti in visi che pensano ad altro,<br />
alla vita ed alle opere, che se la catena delle conoscenze, tale<br />
per cui l’amico di un tuo amico, secondo un’algebra della<br />
reciprocità, è tuo amico, si allarga esponenzialmente, come<br />
una curva di mandelbrot di amorosi sensi, la confidenza che<br />
ti lega a chi sfugge al tuo occhio, legato a coordinate spaziotemporali<br />
diverse, chiude il cerchio di un consorzio affettivo,<br />
da cui non manca, per fare un esempio, neppure colin powell,<br />
o arbasino. 7.23 nel vaso canopo del proprio futuro,<br />
sigillato dal feticcio della morte, il cui sguardo, oltre la percezione,<br />
fissa il tempo metafisico dell’assenza in cui ci si disfa,<br />
si raccolgono i presupposti di sviluppi inagibili, di trame<br />
la cui verosimiglianza si scontra con le condizioni del presente<br />
e di progetti di ricostruzione risibili nelle proprie pretese e<br />
nella goffaggine dell’esecuzione, lasciando che ogni completamento<br />
possibile, delle centinaia di parabole a cui si dà<br />
luogo, e che si percorrono fino al momento dell’interruzione<br />
per cause estranee alla propria strategia, venga posposto in<br />
funzione di una dichiarazione di continua instabilità della vita,<br />
di cui si conosce il valore di verità negativo ed il meschino,<br />
rigido e ineluttabile referente che è il destino in progress<br />
a cui si è legati, senza conoscere nessun altro tratto della<br />
speranza che non sia quello dell’infondatezza. 8.36 cadendo,<br />
come una conclusione inespressa, che scende silenziosa tra i<br />
rami delle deduzioni che l’hanno generata, sulla strada, la<br />
foglia traccerebbe, tra le volute con cui plana, e che disegnano<br />
sulle correnti del viale le cuspidi di un beccheggio a-<br />
stratto, la figura più usata dell’estinzione, e l’implicita allusione<br />
alla vita dopo la morte, quando chi la guardasse,<br />
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