Canopo - Biagio Cepollaro, poesia
Canopo - Biagio Cepollaro, poesia
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l’estraneità delle esistenze e l’incongruenza tra le opere di<br />
una vita e quelle di un’altra, vi trovate al centro di una battaglia<br />
di segni che, come l’ennesimo episodio di una campagna<br />
di incursioni di figure e significati impliciti, che superano<br />
i confini tracciati sulla mappa geopolitica della vostra compresenza<br />
e, nei cieli della vostra inconsapevolezza, si alzano<br />
come stormi di bombardieri dalle fogge degli abiti che indossate,<br />
dalle espressione con cui vi scostate per lasciarvi passare,<br />
o vi guardate accomodarvi e parlare del più e del meno,<br />
e dai gesti con cui vi voltate, sconvolge lo spazio semantico<br />
della scorcio di un’altra giornata.<br />
4.27 la sera affrontiamo nuovamente l’argomento del locale<br />
in cui recarci, stando in piedi nel parcheggio, e, mentre il<br />
nostro fiato, come una serie di nuvole di rabbia, si confonde<br />
nel cerchio della nostra infinita discussione, ci domandiamo<br />
se la compagnia che formiamo, come una famiglia che rimane<br />
insieme per la vita di tutti i suoi membri, non sia<br />
l’ultimo rifugio da abbandonare, data anche la rigidità sempre<br />
più soffocante che la struttura dei rapporti, ormai identica<br />
alla gerarchia di un branco, su cui campano le personalità<br />
dei maschi alfa, mostra.<br />
2.14 con il grigiore del pomeriggio,<br />
che intreccia alle sfumature dello smog, attraverso<br />
l’estensione dell’orizzonte che sovrasta, a pelo, il basso<br />
skyline della città, in cui le facciate degli edifici non valgono<br />
i volumi che coprono, simili a piccoli vasi canopi, in cui raccogliere<br />
la vita e le opere disseccate, in scomparti separati<br />
da pavimenti, corrispondenti ad altrui soffitti, con lampadari<br />
che pendono nello spazio abitato da chi guarda il cielo, com-<br />
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