Trentino_06 febbraio 2012 - Istituto Istruzione Superiore Don Milani
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TRENTINO<br />
ATTUALITÀ<br />
LUNEDÌ 6 FEBBRAIO <strong>2012</strong> 7<br />
RISCHIO DEFAULT<br />
Grecia sull’orlo del baratro<br />
Non c’è accordo sui tagli. Juncker: così tra due mesi fuori dall’euro<br />
di Andrea Di Stefano<br />
MILANO. La Grecia è sull’orlo<br />
di un fallimento ben<br />
più devastante della Lehman<br />
Brothers. Le febbrili e concitate<br />
trattative tra il premier<br />
Luca Papademos e i tre partiti<br />
che lo sostengono in Parlamento<br />
sulle richieste dalla<br />
Trojka (Fmi-Bce-Ue) si sono<br />
concluse con un nulla di fatto.<br />
Il premier greco non è riuscito<br />
a strappare un assenso<br />
alle misure richieste per<br />
sbloccare il nuovo prestito<br />
da 130 miliardi di euro che<br />
può permettere di evitare il<br />
default a marzo quando il<br />
paese ellenico deve rimborsare<br />
un bond da 14,5 miliardi<br />
di euro.<br />
Dopo cinque ore di riunione<br />
il leader del piccolo partito<br />
nazionalista Laos, George<br />
Karatzaferis, ha annunciato<br />
che i colloqui proseguiranno<br />
oggi. Insieme alla maxi ristrutturazione<br />
dei debito che<br />
ha coinvolto i creditori privati<br />
e il cui accordo sembra ormai<br />
definitivamente concluso,<br />
la partita delle riforme è<br />
cruciale per la permanenza<br />
della Grecia nell’Unione monetaria.<br />
Prima del vertice<br />
con i partiti il premier ellenico<br />
ha sentito telefonicamente<br />
il presidente della Bce Mario<br />
Draghi e il direttore generale<br />
del Fondo monetario internazionale,<br />
Christine Lagarde.<br />
In un’intervista pubblicata<br />
dal settimanale Der Spiegel<br />
il presidente dell’Eurogruppo,<br />
Jean-Claude Juncker, ha<br />
dichiarato che se il governo<br />
di Atene non metterà presto<br />
in atto le riforme promesse,<br />
la Grecia potrebbe fare fallimento<br />
nel giro di due mesi e<br />
non ci si potranno attendere<br />
«gesti di solidarietà da parte<br />
degli altri».<br />
I partiti ellenici temono,<br />
ovviamente, un’esplosione<br />
sociale visto che le misure<br />
Un senza<br />
tetto greco<br />
e il premier<br />
Papademos<br />
Siria, si punta al blocco sulle armi<br />
Hillary Clinton inasprisce i toni dopo il veto di Russia e Cina all’Onu<br />
NEW YORK. Stati Uniti all’offensiva<br />
diplomatica e mediatica<br />
il giorno dopo il veto<br />
di Russia e Cina alla risoluzione<br />
di condanna della Siria<br />
alle Nazioni Unite.<br />
Il segretario di Stato Hillary<br />
Clinton nel corso della<br />
sua breve visita a Sofia ha<br />
usato parole inusuali verso<br />
il Consiglio di Sicurezza, definito<br />
«senza attributi», protagonista<br />
di un voto simile a<br />
«una farsa. Di fronte ad un<br />
Consiglio di Sicurezza neutralizzato<br />
noi dobbiamo raddoppiare<br />
gli sforzi fuori dalle<br />
Nazioni Unite con gli alleati<br />
e i partner che sostengono il<br />
diritto del popolo siriano ad<br />
avere un futuro migliore.<br />
L’amministrazione Obama<br />
farà pressioni per ottenere altre<br />
sanzioni contro il regime<br />
La Clinton ieri a Sofia<br />
siriano».<br />
Infine l’ammonimento alla<br />
Russia, maggior fornitore militare<br />
del regime. «Le nuove<br />
misure saranno applicate<br />
per prosciugare le fonti di finanziamento<br />
e i rifornimenti<br />
di armi che finora hanno consentito<br />
alla macchina da<br />
guerra del regime di funzionare»,<br />
ha dichiarato il segretario<br />
di Stato americano.<br />
Anche ieri giornata di sangue<br />
a Damasco. Secondo l’osservatorio<br />
siriano per i diritti<br />
umani 48 i morti delle ultime<br />
ore, compresi soldati e disertori<br />
dell’esercito regolare.<br />
Continuano intanto i rastrellamenti<br />
delle forze regolari<br />
nei villaggi al confine con la<br />
Turchia, mentre il generale<br />
Mustafa al-Sheickh, l’ufficiale<br />
più alto in grado passato<br />
dalla parte dei ribelli, ha sostenuto<br />
in una intervista a<br />
un quotidiano inglese, che le<br />
forze armate fedeli ad Assad<br />
hanno perso buona parte della<br />
capacità offensiva e che solo<br />
il sostegno delle milizie<br />
alauite compensa i vuoti negli<br />
organici.<br />
imposte sinora da Bruxelles<br />
hanno prodotto una pesantissima<br />
recessione (Pil a -5,5%<br />
nel 2011 e una previsione di<br />
un -2,8% quest’anno) aggravando<br />
anche i conti pubblici<br />
mentre il potere d’acquisto<br />
dei salari è crollato già del<br />
40% e il tasso di disoccupazione<br />
raggiungerà il 17%. La<br />
Trojka avrebbe chiesto al governo<br />
misure ancora più dure,<br />
come quella di imporre alle<br />
aziende private un taglio<br />
del 25% di tredicesime e quattordicesime,<br />
il taglio dell’integrazione<br />
pensionistica del<br />
35% e la chiusura di 100 organismi<br />
pubblici con il licenziamento<br />
di altre migliaia di dipendenti<br />
entro il 2015.<br />
Nel mirino, oltre agli insegnanti<br />
con contratti a termine,<br />
ci sarebbero il bilancio<br />
della Sanità e quello della Difesa:<br />
con un esercito di 130mila<br />
uomini la Grecia spende<br />
circa 5 miliardi di euro, pari<br />
al 3 per cento del Pil. Tra i<br />
paesi della Nato solo gli Stati<br />
Uniti si collocano ad una percentuale<br />
maggiore (4,8 per<br />
cento del Pil) mentre la media<br />
europea è intorno al 2,5<br />
per cento. Nella Sanità, invece,<br />
la Trojka insiste perché<br />
vengano ridotti i costi dei farmaci<br />
mentre chiede che tagli<br />
e riforme del mercato del lavoro<br />
siano accompagnati dalla<br />
privatizzazione delle aziende<br />
ancora sotto il controllo<br />
dello stato la cui inefficienza,<br />
secondo le analisi di Bruxelles,<br />
sarebbe imputabile soprattutto<br />
all’altissima e cronica<br />
corruzione.<br />
L’eventuale dichiarazione<br />
di insolvenza da parte di Atene,<br />
secondo i mercati, potrebbe<br />
avere drammatici effetti<br />
di contagio nei confronti dei<br />
paesi maggiormente in difficoltà,<br />
come il Portogallo, con<br />
evidenti riflessi negativi anche<br />
sull’Italia e sulla Spagna.<br />
RIPRODUZIONE RISERVATA<br />
Le richieste dell’Autorità europea<br />
non piacciono a banchieri e Consob<br />
L’Eba vorrebbe<br />
istituti di credito<br />
con più capitale<br />
ROMA. Arriverà mercoledì o giovedì,<br />
con la riunione del consiglio dell’Eba,<br />
l’autorità bancaria europea, la decisione<br />
sui piani presentati alle banche<br />
centrali dagli istituti di credito del Vecchio<br />
Continente per arrivare ai livelli<br />
di patrimonio richiesti dall’Authority<br />
stessa (in primis il Tier1 al 9%) e criticati<br />
da più parti, soprattutto in Italia. I<br />
piani - aveva annunciato il presidente<br />
dell’organismo,<br />
l’italiano<br />
Andrea<br />
Enria (nella<br />
foto), verranno<br />
analizzati<br />
all’interno<br />
dei collegi dei<br />
supervisori<br />
per valutare<br />
l’impatto nelle<br />
diverse giurisdizioni.<br />
Il<br />
Consiglio europeo<br />
per il rischio sistemico sarà poi<br />
consultato nella valutazione dei piani.<br />
Dopo l’Abi, che a più riprese aveva criticato<br />
i requisiti imposti dall’Eba - in<br />
particolare la svalutazione dei titoli di<br />
Stato dei paesi a rischio, Italia inclusa,<br />
nei giorni scorsi anche il presidente<br />
della Consob, Giuseppe Vegas, ha messo<br />
in evidenza come il processo di ricapitalizzazione<br />
delle banche da attuarsi<br />
nel breve termine (deve essere ultimato<br />
entro giugno) porti con sé non pochi<br />
rischi, non ultimo quello di un ingolfamento<br />
dei mercati, con evidente minaccia<br />
anche per la domanda dei bond<br />
di Stato. Vegas auspica che gli aumenti<br />
siano posticipati.<br />
Romney adesso attacca solo Obama<br />
Ignorati gli avversari repubblicani dopo la facile vittoria in Nevada<br />
I fans di Romney a Las Vegas<br />
LAS VEGAS. Mitt Romney<br />
vince facilmente i caucus del<br />
Nevada, forte anche dell’appoggio<br />
compatto della comunità<br />
mormone, (un quarto<br />
dei partecipanti alle assembleee<br />
era della stessa fede<br />
del candidato) ed è pronto a<br />
bissare il successo di larga<br />
misura su Gingrich (46% contro<br />
il 25 del rivale) già domani<br />
in Colorado e Minnesota,<br />
stati favorevoli all’ex governatore<br />
del Massachusetts. Il<br />
risultato in Nevada ridimensiona<br />
le aspirazioni dell’ex<br />
speaker della Camera Newt<br />
Gingrich, che pur appoggiato<br />
dall’ala più conservatrice<br />
del partito repubblicano, ha<br />
superato solo di una incollatura<br />
Ron Paul, fermo al 18%<br />
e Rick Santorum, al 15. Gingrich<br />
rischia di perdere il sostegno<br />
del re dei Casinò di<br />
Las Vegas Sheldon Adelson<br />
che nei giorni scorsi aveva<br />
versato nelle casse del rivale<br />
di Romney 10 milioni di dollari.<br />
«Vado avanti sino alle<br />
primarie del Texas del 3 aprile,<br />
e lì mi giocherò la nomination»<br />
ha ribadito Gingrich. I<br />
numeri dicono che il vantaggio<br />
di Romney è ancora contenuto:<br />
sui 1145 delegati necessari<br />
per la nomination,<br />
Romney ne ha conquistato<br />
90, contro i 33 di Gingrich. Il<br />
miliardario mormone però si<br />
sente sicuro e dedica i commenti<br />
post-voto ad attaccare<br />
a testa bassa il presidente<br />
Obama.<br />
«L’America ne ha abbastanza<br />
del suo tipo di aiuti E<br />
poi l’affondo più politico al<br />
presidente, che iniziò il suo<br />
mandato criticando e facendo<br />
ammenda per gli errori<br />
commessi nella lotta al terrorismo<br />
da George W. Bush:<br />
«Questo presidente ha iniziato<br />
la sua presidenza chiedendo<br />
scusa per l’America, ora<br />
dovrà chiedere scusa all’America».<br />
Dal governo israeliano via libera a una linea ferroviaria tra il Mar Rosso e Haifa<br />
Alta velocità per evitare il canale di Suez<br />
TEL AVIV. Dopo 30 anni di<br />
titubanze, Israele si lancia<br />
nell’avventura della costruzione<br />
di una linea ferroviaria<br />
fra il Mediterraneo e il<br />
Mar Rosso. Una scelta dalle<br />
importanti implicazioni economiche<br />
e geopolitiche, anche<br />
per le inedite alleanze<br />
che si prevedono. Si tratterà<br />
di una via terrestre di trasporto<br />
alternativa al Canale<br />
di Suez, anche se prevedibilmente,<br />
a prezzi superiori.<br />
«Una decisione strategica»<br />
ha detto ieri il premier Benyamin<br />
Netanyahu, dopo il<br />
voto di approvazione del governo.<br />
Israele, viene spiegato,<br />
punta su potenze economiche<br />
emergenti - Cina, India,<br />
Giappone - e si offre loro come<br />
ponte fra Asia ed Europa.<br />
Israele vorrebbe coinvolgere<br />
nel progetto anche la<br />
Giordania: il suo porto di<br />
Aqaba (vicino a quello israeliano<br />
di Eilat) sarebbe l’ideale<br />
per lo smistamento dei<br />
container in transito verso i<br />
porti israeliani di Ashdod e<br />
Haifa. «Avvertiremo le ripercussioni<br />
di questa iniziativa<br />
per i prossimi 50 anni» ha<br />
detto il premier, riferendosi<br />
anche al benessere che Israele<br />
spera di ricavare da importanti<br />
giacimenti di gas naturale<br />
scoperti a largo delle<br />
sue coste mediterranee, che<br />
pure potrebbero interessare<br />
partner asiatici. Tel Aviv ed<br />
Eilat distano 350 chilometri:<br />
questo tragitto, secondo la radio<br />
militare, sarà percorso in<br />
due ore da moderni treni passeggeri<br />
che in alcuni tratti<br />
sfioreranno i 300 chilometri<br />
all’ora.<br />
Israele vuole mettere sul<br />
tavolo una opzione che riduca<br />
la dipendenza internazionale<br />
dal canale di Suez. Secondo<br />
il quotidiano filo-governativo<br />
Makor Rishon, Cina<br />
e India hanno già espresso<br />
interessamento per la linea<br />
ferroviaria fra il Mar<br />
Rosso e il Mediterraneo. La<br />
realizzazione potrebbe essere<br />
affidata proprio ad aziende<br />
cinesi, ha azzardato il giornale.<br />
Cerimonie in tono minore, in attesa della grande sfilata del 2 giugno sul Tamigi<br />
Elisabetta, sessant’anni molto british<br />
LONDRA. Sessant’anni di<br />
regno, vissuti senza una sbavatura,<br />
ne fanno il capo di<br />
stato più longevo del mondo<br />
occidentale.<br />
Oggi Elisabetta II festeggerà<br />
in maniera molto british<br />
le nozze di Diamante con<br />
la Corona. Nessuna cerimonia<br />
particolare ricorderà il 6<br />
<strong>febbraio</strong> del 1952, quando,<br />
mentre si trovava con il marito<br />
in Kenya, l’allora principessa<br />
Elisabetta si svegliò regina<br />
a sua insaputà dopo la<br />
morte nella notte dell’amato<br />
padre Giorgio VI (quello del<br />
“Discorso del Re”).<br />
Ieri Elisabetta ha celebrato<br />
la ricorrenza partecipando<br />
a una funzione religiosa<br />
vicino alla tenuta di Sandringham,<br />
nella contea di Norfolk.<br />
Nessun’altra cerimonia<br />
pubblica, in attesa delle grandiose<br />
celebrazioni per il giubileo<br />
di Diamante, fissate<br />
per il 2 giugno, giorno dell’incoronazione;<br />
allora si svolgerà<br />
una grandiosa sfilata<br />
sul Tamigi, per la gioia dei<br />
turisti.<br />
Malgrado tutti gli scandali<br />
che si sono abbattuti sui Windsor,<br />
Elisabetta II conserva<br />
intatto il rispetto e in molti<br />
casi l’amore della maggioranza<br />
dei suoi sudditi perchè lei<br />
- a differenza dei suoi discendenti<br />
e congiunti - ha sempre<br />
mantenuto la barra dritta.<br />
Nulla è riuscito a scalfire la<br />
sua immagine. Né le voci di<br />
tradimento del Duca di Edimburgo,<br />
né le turbolenze e i divorzi<br />
di tre dei suoi 4 figli (il<br />
primogenito, Carlo da Diana,<br />
Andrea da Sarah Ferguson e<br />
Anna da Mark Phillips). Elisabetta<br />
II ha continuato ad<br />
impersonare al meglio il suo<br />
ruolo di capo della ditta, «the<br />
firm», come viene chiamata<br />
la famiglia reale. Anche la<br />
decisione di rendere più trasparenti<br />
i bilanci di casa reale<br />
e di consigliare al premier<br />
Cameron di evitare come regalo<br />
per il giubileo un nuovo<br />
yacht, hanno contribuito a<br />
mantenere elevata la considerazione<br />
degli inglesi verso<br />
la loro sovrana.