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MISSIONFLEET NON SOLO FLOTTE<br />
DECaLOgO PER uma SmP SECONDO giaNLuCa BOVOLi, CEO Di SOCiaL NOiSE iTaLia<br />
1. Scrivete in modo da essere letti: le policy non devono<br />
essere necessariamente lunghe e scritte in “legalese”.<br />
L’obiettivo della SMP non è solo quello di tutelare<br />
l’azienda in caso di giudizio, ma quello di essere<br />
conosciuta, evitando il contenzioso con soddisfazione<br />
di tutti: impresa, dipendenti e consumatori.<br />
2. Definite l’obiettivo: chiarire (e chiarirsi) cosa stiamo<br />
cercando di ottenere attraverso i social media e per<br />
quale motivo. Quali sono le aspettative dell’azienda?<br />
3. Create due policy ed evitate la polvere: avere due<br />
social media policy è una best practice. La policy<br />
interna, per i dipendenti che utilizzano i social per<br />
espletare il loro ruolo aziendale, si focalizza sulle<br />
attività più strettamente aziendali (il team social, ruoli<br />
e responsabilità, branding guidelines, quali altre policy<br />
aziendali si applicano). Quella esterna, per i dipendenti<br />
che ne fanno un utilizzo personale, fornisce indicazioni<br />
su quali informazioni aziendali possono o non possono<br />
essere condivise durante le conversazioni personali o<br />
nei propri siti personali. In funzione del settore<br />
aziendale e dell’orientamento aziendale complessivo,<br />
alcune organizzazioni saranno molto specifiche sui<br />
dati che non possono essere condivisi, laddove altre<br />
aziende decideranno di incoraggiare i propri dipendenti<br />
ad agire come veri e propri brand ambassador.<br />
Il “cyber ambiente” cambia frequentemente,<br />
incessantemente: la policy social dovrebbe essere<br />
rivista e aggiornata almeno ogni sei mesi. Molte<br />
aziende seguono un processo di revisione in base al<br />
quale ogni membro del team apporta le sue revisioni<br />
separatamente (secondo la sua prospettiva di visuale:<br />
marketing piuttosto che customer care) e poi il team si<br />
riunisce per il confronto, la condivisione delle diverse<br />
proposte di revisione e l’implementazione della nuova<br />
policy.<br />
4. Promuovete la trasparenza: i dipendenti devono<br />
essere onesti e trasparenti e fornire informazioni<br />
precise e veritiere. È fondamentale che non vi siano<br />
dubbi circa la fonte: univocità sull’identità e<br />
sull’azienda di appartenenza e se la conversazione è<br />
effettuata in nome dell’azienda (riportando opinioni e<br />
informazioni dell’azienda) oppure a titolo personale<br />
(bacheca o profilo personali).<br />
5. Difendete le informazioni confidenziali e proprietarie:<br />
ancorché possano già esistere manuali per i<br />
dipendenti a questo riguardo, è opportuno ribadire che<br />
vi sono informazioni confidenziali. Queste linee guida<br />
aiuteranno il dipendente a capire cosa è confidenziale<br />
(ad esempio informazioni su clienti e concorrenti) e<br />
cosa invece può essere pubblicato e diffuso.<br />
6. Preparate il vostro personale: la policy dovrà<br />
includere una guida su come gestire domande o<br />
richieste che possono arrivare al personale che è<br />
riconosciuto online come dipendente dell’azienda.<br />
7. Ricercate il giusto equilibrio: definite la situazione<br />
ottimale tra imporre restrizioni (come twittare o<br />
bloggare durante l’orario di lavoro) e affidarsi<br />
completamente alla capacità di giudizio e del buon<br />
senso dei vostri dipendenti.<br />
8. Definite le conseguenze in caso di violazione: cosa<br />
succede al dipendente in caso di violazione della policy<br />
o del codice etico? In azienda esistono già documenti<br />
specifici: si tratta di esplicitare l’applicazione in ambito<br />
social e integrare se necessario.<br />
9. Formate i dipendenti: i confini tra le nostre vite<br />
professionali e personali, di fatto, sono esili e si<br />
assottigliano sempre di più. Alcuni dipendenti possono<br />
non avere realizzato appieno implicazioni e ricadute di<br />
un livello di privacy sempre minore. È necessario<br />
quindi sviluppare brevi programmi di formazione<br />
mirati sulle modalità di protezione dai reati informatici<br />
e di mantenimento della reputazione on line. Un ultimo<br />
piccolo suggerimento: è preferibile non riempire le<br />
policy di divieti ma spiegare a dipendenti e utenti quali<br />
sono i comportamenti corretti: le policy più rigide,<br />
solitamente, sono le meno efficaci.<br />
<strong>10</strong>. Non imponete il documento dall’alto: Le Social Media<br />
Policy, di norma, sono scritte dagli uffici del personale<br />
con l’aiuto di qualche consulente legale. È una buona<br />
prassi che vi sia il contributo di professionalità con<br />
competenza specifica e di natura legale, tuttavia,<br />
prima di adottare definitivamente il documento,<br />
condividetelo anche con i vostri dipendenti, chiedendo<br />
il loro feedback: vi stupirete di quanti spunti<br />
interessanti riceverete.<br />
guida il processo e aiuta a creare<br />
la propria SMP rispondendo ad<br />
una serie di domande».<br />
Quali consigli può dare a chi<br />
sta pensando a realizzare una<br />
SMP?<br />
«È un vestito che deve essere<br />
cucito addosso ad ogni specifica<br />
azienda: è utile ispirarsi a quello<br />
che fanno gli altri, ma non in<br />
modo eccessivo, il “copia e<br />
incolla” produce più problemi di<br />
quanti ne risolve. Per creare una<br />
policy che funzioni realmente è<br />
opportuno creare una buona<br />
base di partenza: ecco allora<br />
dieci regole che ogni azienda<br />
può implementare da subito».<br />
Un decalogo, quello suggerito da<br />
Bovoli, che riportiamo come<br />
traccia utile per ispirare i<br />
responsabili d’azienda che<br />
devono affrontare concretamente<br />
questo tema (vedi box).<br />
24 | FEBBRAIO-MARZO 2012