La TOSCANA - Ottobre 2014
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
L'artista fiesolano durante il vernissage<br />
variegato che è suggerito da superfici sottratte ai nascondigli della monocromia<br />
della piombaggine e chiamate ad affrontare una narrazione oscillante fra<br />
inattese realtà e irreali sottolineature”. Le sculture così concepite si fondano<br />
sull’equilibrio tra il rigore, che la struttura dell’oggetto impone nello spazio, e<br />
la vitalità dei colori, che enfatizzano la configurazione plastica dell’opera mettendola<br />
in relazione con l’ambiente circostante. In questa mostra, infatti, la<br />
sede influisce non poco sulla connotazione simbolico-concettuale delle creazioni<br />
esposte, che si fanno interpreti della polarità tra le pratiche artistiche<br />
contemporanee e il linguaggio aulico della tradizione, attraverso il contrasto<br />
con l’apparato decorativo della galleria coperta e le sculture che ornano il<br />
giardino mediceo. Un contrasto<br />
che è tale solo sul piano della<br />
forma e dei materiali e che<br />
scompare invece se si fa coincidere<br />
la vocazione coloristica della<br />
sua attuale ricerca con un ritorno<br />
alle origini stesse della<br />
scultura, in cui idea e natura coesistevano<br />
proprio per mezzo del<br />
colore. A questa riflessione sul<br />
passato dell’arte corrisponde un<br />
passaggio dalle qualità architettoniche<br />
e strutturali dell’opera ai<br />
valori della superficie scultorea,<br />
il cui intenso cromatismo determina<br />
uno sconfinamento dalla<br />
Una delle opere in mostra nella Limonaia<br />
materialità dei tagli, degli spigoli<br />
e delle saldature all’immaterialità<br />
delle sensazioni generate dalle<br />
stesure di colore. In altre parole, alla concretezza delle masse che interagiscono<br />
con lo spazio ed esaltano l’oggetto scultoreo ponendolo in bilico fra<br />
presenza e assenza, realtà e immaginazione, si aggiunge la vibrazione emotiva<br />
prodotta dall’elemento pittorico, che rivela e allo stesso tempo dissimula<br />
la natura metallica del manufatto, trasformando la superficie in un punto di<br />
contatto tra l’opera e lo spettatore. Partendo dal segno - materia dei precedenti<br />
lavori, alcuni dei quali presenti in mostra, Niccoli è ora giunto al segno<br />
- colore; una svolta linguistica che in molte opere - Ambiguità, Spazio ipotetico,<br />
Architetture, Strutture nello spazio - lo vede servirsi del ferro per creare un<br />
piano su cui tracciare, come su di una tela, un reticolo di linee e campi cromatici<br />
che richiamano le composizioni astratte di Piet Mondrian. Una fase di<br />
gioiosa creatività da cui si evince chiaramente che “il suo è programmaticamente<br />
un percorso in progress”, scrive la curatrice, “e non ci resta che seguirlo<br />
nelle altre occasioni in cui vorrà condurci”.<br />
Foto ricordo dell'inaugurazione: da sinistra Cirano Gallo, Giampiero<br />
Niccoli, Gigliola Melani Paciscopi, Gianfranco Iaconanni e il consigliere<br />
regionale Eugenio Giani<br />
Giampiero Niccoli è nato il 13 maggio 1948 a Borgo<br />
San Lorenzo. Si trasferisce a Fiesole insieme al fratello<br />
maggiore Gabriele e nel 1968 apre con lui la fucina che<br />
definiscono “Bottega del ferro forgiato” creando i pressuposti<br />
per il suo futuro destino artistico. Fu osservando e ammirando<br />
un vecchio maniscalco di Luco di Mugello che, fin da ragazzo,<br />
Giampiero scoprì la sua predisposizione verso l’arte del forgiare<br />
il ferro. Di questo mestiere più tardi conobbe la storia e<br />
seppe di come i Romani lo avessero appreso da Galli e Celti e<br />
poi via via si fosse conquistato, nel Rinascimento toscano,<br />
grazie alle opere di maestri come Niccolò il Grosso detto il<br />
Caparra, il titolo di “nuova arte maggiore”. Per anni accanto al<br />
fratello Gabriele ne ha esplorato i segreti, lavorando con lui<br />
nella bottega fiesolana. <strong>La</strong> scoperta della scultura è arrivata<br />
gradualmente, confortata dall’incoraggiamento di intellettuali<br />
come Leopoldo Paciscopi e di sua moglie Gigliola Melani.<br />
Della mostra nella Basilica di Sant’Alessandro, Luigi Cavallo,<br />
lo storico dell’arte che ha illuminato con i suoi studi l’opera di<br />
Maestri come Soffici e Rosai, dichiarò: “L’equilibrio fra l’ambiente<br />
e i ferri del Niccoli avvantaggiava sia il monumento sia<br />
le opere, che con il loro rispetto dei vuoti, cioè del silenzio<br />
della materia, parevano forgiate proprio per essere allogate<br />
in quegli spazi e in quel clima”.<br />
Una scultura di Niccoli collocata nel giardino di Palazzo Medici Riccardi<br />
Giampiero Niccoli 15