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La TOSCANA - Ottobre 2014

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L'artista fiesolano durante il vernissage<br />

variegato che è suggerito da superfici sottratte ai nascondigli della monocromia<br />

della piombaggine e chiamate ad affrontare una narrazione oscillante fra<br />

inattese realtà e irreali sottolineature”. Le sculture così concepite si fondano<br />

sull’equilibrio tra il rigore, che la struttura dell’oggetto impone nello spazio, e<br />

la vitalità dei colori, che enfatizzano la configurazione plastica dell’opera mettendola<br />

in relazione con l’ambiente circostante. In questa mostra, infatti, la<br />

sede influisce non poco sulla connotazione simbolico-concettuale delle creazioni<br />

esposte, che si fanno interpreti della polarità tra le pratiche artistiche<br />

contemporanee e il linguaggio aulico della tradizione, attraverso il contrasto<br />

con l’apparato decorativo della galleria coperta e le sculture che ornano il<br />

giardino mediceo. Un contrasto<br />

che è tale solo sul piano della<br />

forma e dei materiali e che<br />

scompare invece se si fa coincidere<br />

la vocazione coloristica della<br />

sua attuale ricerca con un ritorno<br />

alle origini stesse della<br />

scultura, in cui idea e natura coesistevano<br />

proprio per mezzo del<br />

colore. A questa riflessione sul<br />

passato dell’arte corrisponde un<br />

passaggio dalle qualità architettoniche<br />

e strutturali dell’opera ai<br />

valori della superficie scultorea,<br />

il cui intenso cromatismo determina<br />

uno sconfinamento dalla<br />

Una delle opere in mostra nella Limonaia<br />

materialità dei tagli, degli spigoli<br />

e delle saldature all’immaterialità<br />

delle sensazioni generate dalle<br />

stesure di colore. In altre parole, alla concretezza delle masse che interagiscono<br />

con lo spazio ed esaltano l’oggetto scultoreo ponendolo in bilico fra<br />

presenza e assenza, realtà e immaginazione, si aggiunge la vibrazione emotiva<br />

prodotta dall’elemento pittorico, che rivela e allo stesso tempo dissimula<br />

la natura metallica del manufatto, trasformando la superficie in un punto di<br />

contatto tra l’opera e lo spettatore. Partendo dal segno - materia dei precedenti<br />

lavori, alcuni dei quali presenti in mostra, Niccoli è ora giunto al segno<br />

- colore; una svolta linguistica che in molte opere - Ambiguità, Spazio ipotetico,<br />

Architetture, Strutture nello spazio - lo vede servirsi del ferro per creare un<br />

piano su cui tracciare, come su di una tela, un reticolo di linee e campi cromatici<br />

che richiamano le composizioni astratte di Piet Mondrian. Una fase di<br />

gioiosa creatività da cui si evince chiaramente che “il suo è programmaticamente<br />

un percorso in progress”, scrive la curatrice, “e non ci resta che seguirlo<br />

nelle altre occasioni in cui vorrà condurci”.<br />

Foto ricordo dell'inaugurazione: da sinistra Cirano Gallo, Giampiero<br />

Niccoli, Gigliola Melani Paciscopi, Gianfranco Iaconanni e il consigliere<br />

regionale Eugenio Giani<br />

Giampiero Niccoli è nato il 13 maggio 1948 a Borgo<br />

San Lorenzo. Si trasferisce a Fiesole insieme al fratello<br />

maggiore Gabriele e nel 1968 apre con lui la fucina che<br />

definiscono “Bottega del ferro forgiato” creando i pressuposti<br />

per il suo futuro destino artistico. Fu osservando e ammirando<br />

un vecchio maniscalco di Luco di Mugello che, fin da ragazzo,<br />

Giampiero scoprì la sua predisposizione verso l’arte del forgiare<br />

il ferro. Di questo mestiere più tardi conobbe la storia e<br />

seppe di come i Romani lo avessero appreso da Galli e Celti e<br />

poi via via si fosse conquistato, nel Rinascimento toscano,<br />

grazie alle opere di maestri come Niccolò il Grosso detto il<br />

Caparra, il titolo di “nuova arte maggiore”. Per anni accanto al<br />

fratello Gabriele ne ha esplorato i segreti, lavorando con lui<br />

nella bottega fiesolana. <strong>La</strong> scoperta della scultura è arrivata<br />

gradualmente, confortata dall’incoraggiamento di intellettuali<br />

come Leopoldo Paciscopi e di sua moglie Gigliola Melani.<br />

Della mostra nella Basilica di Sant’Alessandro, Luigi Cavallo,<br />

lo storico dell’arte che ha illuminato con i suoi studi l’opera di<br />

Maestri come Soffici e Rosai, dichiarò: “L’equilibrio fra l’ambiente<br />

e i ferri del Niccoli avvantaggiava sia il monumento sia<br />

le opere, che con il loro rispetto dei vuoti, cioè del silenzio<br />

della materia, parevano forgiate proprio per essere allogate<br />

in quegli spazi e in quel clima”.<br />

Una scultura di Niccoli collocata nel giardino di Palazzo Medici Riccardi<br />

Giampiero Niccoli 15

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