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numero 10 2011 - Diocesi di Nola

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anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Tra<strong>di</strong>tio Natalis<br />

Nel vortice della velocità postmoderna il Natale offre la possibilità <strong>di</strong> rallentare per riscoprirsi<br />

uomini, per riscoprire la bellezza della creazione e della salvezza che in Cristo si manifestano. La<br />

tra<strong>di</strong>zione cristiana nata dal “sì” <strong>di</strong> Maria continua ad alimentarsi attraverso la testimonianza<br />

quoti<strong>di</strong>ana dell’amore per la Chiesa, attraverso l’umile “sì” <strong>di</strong> donne e uomini <strong>di</strong> buona volontà.


02 L’e<strong>di</strong>toriale<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Figlio mio, ti voglio <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Gesù<br />

<strong>di</strong> Mariangela Parisi<br />

la tra<strong>di</strong>zione, come ci ricorda anche il<br />

nostro vescovo, mons. Beniamino Depalma<br />

nel messaggio consegnatoci<br />

per Natale: «Il mio cuore <strong>di</strong> Pastore<br />

della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> sogna che qualcosa<br />

del genere accada, in ogni famiglia,<br />

anche per il Natale.<br />

Sogno che i genitori e i nonni, con sintonia<br />

d'animo, si de<strong>di</strong>chino con particolare<br />

cura e amore a comunicare pienamente<br />

la gioia e il senso <strong>di</strong> Gesù<br />

che nasce. […] Quanto sarebbe bello<br />

- continua mons. Depalma - se<br />

l'attesa dei nostri piccoli non fosse solo<br />

per i regali in arrivo, ma anche per<br />

la venuta al mondo <strong>di</strong> un bimbo» che<br />

nella normalità della sua vita ha dato<br />

inizio alla più straor<strong>di</strong>naria rivoluzione<br />

che l'umanità abbia mai conosciuto:<br />

la vittoria dell'amore sulla morte.<br />

«Figlio mio, ti voglio <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Gesù». Questo<br />

è il racconto che il vescovo <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

invita tutti gli adulti a trasmettere ai<br />

più piccoli perché a partire dalla verità<br />

storica della nascita <strong>di</strong> Gesù gli uomini<br />

continuino ad alimentare la possibilità<br />

della felicità e la certezza<br />

dell'eternità.<br />

Un messaggio che porti a riflettere anche<br />

sul ruolo <strong>di</strong> “più gran<strong>di</strong>” che proprio<br />

la tra<strong>di</strong>zione del Natale ci ricorda<br />

non riducibile alla possibilità <strong>di</strong> impartire<br />

or<strong>di</strong>ni e ricevere obbe<strong>di</strong>enza dai<br />

più piccoli ma <strong>di</strong> testimoniare loro una<br />

possibilità <strong>di</strong> vita pienamente umana.<br />

Perché come ha recentemente ricordato<br />

don Francesco D'Ascoli in un<br />

suo intervento sull'Antico testamento<br />

«ai bambini non bisogna <strong>di</strong>re che Dio<br />

ha creato l'uomo, bisogna ricordare<br />

che Dio ha creato la possibilità <strong>di</strong> essere<br />

uomini.»<br />

Domande sul Natale<br />

<strong>di</strong> don Pino De Stefano<br />

«Pregate incessantemente». Questo<br />

ha detto il Papa - richiamando S. Paolo<br />

(1Ts 5, 16-24) - ai bambini della parrocchia<br />

romana S. Maria delle Grazie<br />

a Casal Boccone dove si è recato in visita<br />

pastorale nella terza domenica<br />

d'Avventi. Un invito forte e senza giri<br />

<strong>di</strong> parole, un invito da padre che<br />

dell'Avvenimento che i propri figli stanno<br />

per vivere vuole trasmettere il senso<br />

pieno, vuole <strong>di</strong>re che Natale è «tutta<br />

la gioia della presenza <strong>di</strong> Gesù Cristo<br />

Bambino che è Dio».<br />

Questo «non vuol <strong>di</strong>re che dobbiamo<br />

sempre <strong>di</strong>re parole <strong>di</strong> preghiera, ma<br />

vuol <strong>di</strong>re che dobbiamo non perdere il<br />

contatto con Dio nel nostro cuore»,<br />

non dobbiamo mettere da parte il desiderio<br />

d'amore che desiderio <strong>di</strong> Lui,<br />

non dobbiamo mettere da parte noi<br />

stessi.<br />

La cura del desiderio <strong>di</strong> Dio è il dono<br />

più bello che un genitore, un adulto<br />

possa passare ai propri figli, alle nuove<br />

generazioni: è così che si alimenta<br />

Che strano questo tempo natalizio, con le sue feste, i suoi addobbi, le sue luminarie,<br />

i suoi “babbinatale”, i suoi “alberi” e l'affannosa caccia ai regali, e anche<br />

con le sue contrad<strong>di</strong>zioni e ipocrisie. Un tempo questo che spinge pochi a cercarne<br />

il senso, altri a negarne un senso, molti altri ancora, abbagliati e stor<strong>di</strong>ti<br />

da luci, da regali e da vaghe ed effimere emozioni, a ignorarne qualunque senso.<br />

E allora da quale ottica guardare oggi al Natale cristiano Se il Natale è il ricordo<br />

del <strong>di</strong>venire “carne” <strong>di</strong> Dio, occorrerebbe chiedersi, da un lato, che senso abbia<br />

questo “ricordare” per i cristiani, e, dall'altro, cosa abbia da <strong>di</strong>re all'umanità<br />

<strong>di</strong> oggi l'annuncio del “<strong>di</strong>venire carne” <strong>di</strong> Dio! Ma c'è – tra laici ed ecclesiastici -<br />

qualcuno che ritenga ancora centrali queste domande, oggi O forse tutto appare<br />

molto ovvio, e il “pio” ricordo della nascita <strong>di</strong> Gesù s'è completamente risolto<br />

nell'immagine i<strong>di</strong>lliaca del bambino nella greppia<br />

Non abbiamo, forse, <strong>di</strong>menticato, già da tempo, il senso “sovversivo” dei racconti<br />

lucani della natività Quei racconti che narrano <strong>di</strong> un Dio che sceglie <strong>di</strong> nascere<br />

non nei palazzi dei re o dei sacerdoti ma nelle fattezze fragili e impotenti<br />

<strong>di</strong> un lattante, in un alloggio <strong>di</strong> fortuna Per non <strong>di</strong>re <strong>di</strong> quelle altre pagine, mai<br />

sufficientemente me<strong>di</strong>tate, che riferiscono della scelta <strong>di</strong> quasi trent'anni <strong>di</strong> “vita<br />

qualunque”, da parte <strong>di</strong> quel Dio Non siamo forse troppo sedotti unicamente<br />

dalla “suggestività” dei nostri riti al punto da non sorprenderci più se questa<br />

commemorazione natalizia, ormai, sembra essere considerata solo una festa<br />

riservata ai bambini, una festa che quasi ignora l'esperienza oscura e dolorosa<br />

del nostro mondo quoti<strong>di</strong>ano<br />

Non ci siamo forse, noi cristiani – come singoli e come chiese – troppo “riconciliati”<br />

con le “esigenze” <strong>di</strong> un presunto realismo e con l'uni<strong>di</strong>mensionalità della<br />

nostra vita quoti<strong>di</strong>ana, fino ad aver ammutoliti e repressi i “pericolosi” ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

speranze, contenuti in quei “Racconti” cristiani Non sarà il caso <strong>di</strong> cominciare<br />

a chiederci: chi crede oggi, veramente, nel Natale cristiano Oppure, chi, e in<br />

che modo, potrebbe rendere visibile e cre<strong>di</strong>bile, oggi, quel Dio-che-viene, apparso<br />

in un fragile volto umano, tanti secoli fa


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Tra<strong>di</strong>tio Natalis<br />

03<br />

Intorno alla speranza<br />

P. Raniero Cantalamessa a <strong>Nola</strong><br />

<strong>di</strong> Alfonso Lanzieri<br />

Prepararsi bene ad un evento grande,<br />

può fare davvero la <strong>di</strong>fferenza. Le<br />

gran<strong>di</strong> feste cristiane, come del resto<br />

ogni cosa accostabile al cristianesimo,<br />

non hanno nulla <strong>di</strong> magico: richiedono<br />

un cuore pronto, una mente vigile<br />

e uno sguardo attento, per essere<br />

vissute in tutta la loro portata <strong>di</strong> grazia.<br />

Natale è alle porte, ma può non essere<br />

Natale per chi non ha uno sguardo<br />

allenato a riconoscere i segni del<br />

Dio che viene in mezzo a noi. In<br />

quest'ottica, il vescovo <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, Mons.<br />

Beniamino Depalma, ha voluto che,<br />

accanto alle attività parrocchiali or<strong>di</strong>narie<br />

<strong>di</strong> preparazione alla Nascita <strong>di</strong><br />

Gesù, una personalità d'eccezione<br />

aiutasse tutti a penetrare il mistero cristiano<br />

del Natale.<br />

Il 3 <strong>di</strong>cembre scorso, infatti, nella cattedrale<br />

<strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, i fedeli della <strong>di</strong>ocesi<br />

dei santi Felice e Paolino, hanno potuto<br />

ascoltare una catechesi sul tempo<br />

<strong>di</strong> Avvento del teologo francescano<br />

Padre Raniero Cantalamessa: pre<strong>di</strong>catore<br />

della casa pontificia dal 1980;<br />

chiamato a parlare in varie parti del<br />

mondo; membro della commissione<br />

teologica internazionale dal 1975 al<br />

1981; annunciatore del Vangelo anche<br />

dagli schermi televisivi, attraverso<br />

seguitissimi programmi in onda sulla<br />

Rai. Iniziata alle ore 18,30, la catechesi<br />

seguiva un incontro che il Padre<br />

aveva tenuto in mattinata coi presbiteri<br />

della <strong>di</strong>ocesi nolana, impegnati in<br />

un ciclo <strong>di</strong> appuntamenti <strong>di</strong> preparazione<br />

al sinodo della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>,<br />

in <strong>di</strong>alogo mensile della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

Redazione<br />

via San Felice n.29 - 80035 <strong>Nola</strong> (Na)<br />

Autorizzazione del tribunale <strong>di</strong> Napoli<br />

n. 3393 del 7 marzo 1985<br />

Direttore responsabile: Marco Iasevoli<br />

Con<strong>di</strong>rettore: Luigi Mucerino<br />

In redazione:Alfonso Lanzieri, Mariangela Parisi,<br />

Michele Amoruso, Enzo Formisano, Gennaro Morisco<br />

Stampa: Giannini Presservice via San Felice, 27 - 80035 <strong>Nola</strong> (Na)<br />

Chiuso in redazione il 15 <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Abbonamento annuale: € <strong>10</strong>,00<br />

previsto per il prossimo anno. P. Raniero,<br />

in una cattedrale gremita <strong>di</strong> fedeli,<br />

ha sviluppato un intervento dallo<br />

stile semplice ed incisivo, ricco <strong>di</strong> citazioni<br />

patristiche (ha insegnato Storia<br />

delle origini cristiane), i cui due fuochi<br />

principali sono stati la fede <strong>di</strong> Maria e<br />

la virtù teologale della speranza.<br />

La fede <strong>di</strong> Maria è stata – ha spiegato<br />

Cantalamessa – un elemento essenziale,<br />

senza il quale l'incarnazione del<br />

Verbo sarebbe stata impossibile. Fidandosi<br />

<strong>di</strong> Dio, la Vergine ha permesso,<br />

in lei, il concepimento del Figlio <strong>di</strong><br />

Dio. «Noi potremmo pensare che la fede<br />

<strong>di</strong> Maria sia stata semplice, facile,<br />

gioiosa» ha affermato l'ex insegnante<br />

<strong>di</strong> teologia, che nel 1979 lasciava<br />

l'insegnamento per de<strong>di</strong>carsi solo al<br />

ministero della Parola, «ma non è così.<br />

(…) Il sì <strong>di</strong> Maria è stato molto pericoloso».<br />

Sì, pericoloso, un rischio.<br />

Anzitutto, dal punto <strong>di</strong> vista personale,<br />

Maria concepiva un figlio senza un<br />

uomo, in completa solitu<strong>di</strong>ne, potremmo<br />

<strong>di</strong>re. Accettare una tale situazione,<br />

corrispondere con generosità ad<br />

un avvenimento così problematico –<br />

per come si presentava – richiese uno<br />

sforzo <strong>di</strong> fede insuperato. Dal punto <strong>di</strong><br />

vista delle relazioni sociali, un concepimento<br />

prima <strong>di</strong> un regolare matrimonio,<br />

avrebbe potuto significare la<br />

lapidazione. Se – ha chiarito Cantalamessa<br />

- possiamo immaginare che «il<br />

sogno <strong>di</strong> ogni fanciulla d'Israele fosse<br />

quello <strong>di</strong> essere la madre del Messia»<br />

questo sogno è costato caro alla fanciulla<br />

<strong>di</strong> Nazareth, in termini <strong>di</strong> fatica,<br />

coraggio, sofferenza, rischio.<br />

L'altro concetto toccato nel <strong>di</strong>scorso<br />

<strong>di</strong> P. Raniero Cantalamessa è stata la<br />

speranza cristiana. Quest'ultima, ha<br />

chiarito il religioso, è la virtù teologale<br />

che trascina le altre due, la carità e la<br />

fede. Il concetto è stato riba<strong>di</strong>to con<br />

un immagine molto istruttiva, mutuata<br />

da Péguy, celebre poeta e saggista<br />

francese: «la speranza è una bambina<br />

che cammina per mano alle sue sorelle<br />

più gran<strong>di</strong>, la fede e la carità.<br />

All'apparenza sono le maggiori a portare<br />

la fanciulla, in realtà avviene il<br />

contrario». In un mondo in cui le speranze<br />

sono spesso legate alle cose,<br />

che riempiono la casa e svuotano il cuore,<br />

la speranza cristiana, poggiata<br />

sul fondamento saldo della Parola <strong>di</strong><br />

Dio, può restituire un senso cre<strong>di</strong>bile<br />

e più umano alle nostre visioni del futuro.<br />

Versamento da effettuare sul <strong>numero</strong> <strong>di</strong> Conto corrente postale 18524801 intestato a “<strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>Nola</strong> – Ufficio economato”, causale “abbonamento In <strong>di</strong>alogo”.<br />

Parrocchie, istituti religiosi, aggregazioni laicali e istituzioni possono chiedere la ricezione presso un solo<br />

in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> più copie.


04<br />

Tra<strong>di</strong>tio Natalis<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Natale: trasmettere la vita<br />

La storia <strong>di</strong> Kalen, la bimba che vendeva patate dolci<br />

<strong>di</strong> don Ciro Bion<strong>di</strong><br />

Lo scorso primo <strong>di</strong>cembre sono stato<br />

invitato a celebrare la vita insieme a<br />

58 amici tutti siero-positivi all'HIV<br />

/AIDS. Tutti hanno raccontato le loro<br />

storie, storie <strong>di</strong> vita. Quando è toccato<br />

a me ho detto loro la storia che ha<br />

cambiato completamente il mio impegno<br />

per la vita in Papua Nuova Guinea.<br />

La racconto anche a voi, sperando<br />

che cambi anche la vostra vita.<br />

Suor Maria Regina corse trafelata e<br />

quasi gridando mi <strong>di</strong>sse: “vieni, c'è bisogno<br />

d'aiuto”.<br />

All'ambulatorio c'erano tante donne<br />

ad attendermi e tutte mi guardarono<br />

con occhi pieni <strong>di</strong> dolore. Trovai sul lettino<br />

una bambina quietamente addormentata,<br />

chiesi a Suor Maria Regina<br />

cosa potevo fare e lei mi <strong>di</strong>sse guardando<br />

la bambina: “Aiutala a lasciare<br />

la sua terra e a raggiungere gli spiriti<br />

dei suoi antenati con il cuore leggero”.<br />

Suor Maria Regina è una donna forte,<br />

apparteneva alla tribù più feroce delle<br />

montagne della Papua Nuova Guinea,<br />

ora è <strong>di</strong>ventata tenerezza piena.<br />

Mi avvicinai alla piccola donna <strong>di</strong>stesa<br />

sul lettino, sentivo la rabbia invadere<br />

ogni parte <strong>di</strong> me, non trovavo cosa<br />

<strong>di</strong>re. Le toccai le mani, aprì gli occhi<br />

e dolcemente mi sorrise. Era Kalen,<br />

la bambina che scendeva a valle<br />

ogni settimana insieme alla mamma<br />

con la grande sacca sulle spalle, per<br />

vendere le patate dolci che la sua tribù<br />

coltivava lassù in alto, vicino al cielo.<br />

Conoscevo la sua storia, sapevo del<br />

suo dolore, avevo partecipato alla sofferenza<br />

della sua tribù quando era stata<br />

rapita e violentata mentre cercava<br />

rifugio tra i filari delle piante del caffè,<br />

mentre intorno a lei scorreva il sangue<br />

della sua tribù attaccata da quella<br />

della valle. Kalen aveva avuto paura,<br />

aveva lasciato la sua sacca ed era corsa<br />

dove sperava <strong>di</strong> essere salva. Tra<br />

le piante colme dei frutti del caffè<br />

l'aveva trovato un uomo che le aveva<br />

offerto rifugio nella sua capanna. Kalen<br />

fu ritrovata alcuni giorni dopo, abbandonata<br />

lungo il fiume Waghi, affamata,<br />

ferita e vilmente abusata per<br />

giorni e notti.<br />

Fu portata all'ambu-latorio della missione<br />

per essere visitata e me<strong>di</strong>cata.<br />

Suor Maria Bernarda, l'infermiera, ci<br />

fece capire quello che Kalen aveva subito<br />

e ci chiese <strong>di</strong> pregare perché la<br />

bambina potesse superare lo shoc<br />

della brutalità subita. Avevo sempre<br />

temuto per le bambine dei monti quando<br />

scendevano a valle per poter scambiare<br />

il loro raccolto con qualche scatola<br />

<strong>di</strong> pesce o degli indumenti usati.<br />

Avevo sentito dei rapimenti delle bambine<br />

e delle violenze che subivano se<br />

venivano trovate sole a prendere<br />

l'acqua al fiume o la legna nella foresta.<br />

Avevamo detto loro <strong>di</strong> stare attente, <strong>di</strong><br />

non allontanarsi troppo, ma<br />

l'imprevisto aveva portato Kalen lontana<br />

dagli altri, in balia della bestialità.<br />

Kalen era tornata al villaggio, dalla<br />

sua tribù, aveva ripreso la vita <strong>di</strong> sempre,<br />

ma un male si stava impossessando<br />

<strong>di</strong> lei senza che lei se ne accorgesse.<br />

La mamma l'aveva portata a<br />

valle, da Suor Maria Bernanda, per<br />

farla visitare. Erano trascorsi tre anni<br />

dall'ag-gressione subita. La suora<br />

aveva capito subito <strong>di</strong> cosa si trattava,<br />

aveva fatto le analisi e il risultato era<br />

stato che Kalen era stata infettata dal<br />

virus dell'HIV durante la violenza subita.<br />

Le suore l'aveva tenuta con loro,<br />

non era tornata alla sua tribù dei monti.<br />

L'avevano curata con tutte le me<strong>di</strong>cine<br />

che avevano, ma era tar<strong>di</strong>.<br />

Nel tempo che Kalen era rimasta alla<br />

missione era <strong>di</strong>ventata cristiana, aveva<br />

accettato <strong>di</strong> perdonare chi gli aveva<br />

trasmesso il virus della morte.<br />

L'avevo battezzata con il nome <strong>di</strong> Maria<br />

Goretti, le avevo raccontato la storia<br />

della piccola ragazza italiana che<br />

era stata uccisa per <strong>di</strong>fendere la sua<br />

verginità.<br />

Quella sera, nel piccolo ambulatorio,<br />

dopo che ebbe ascoltato il Vangelo<br />

che <strong>di</strong>ceva: “Il Regno dei cieli è fatto<br />

per i bambini”, Karen si addormentò<br />

nel Signore con la sicura speranza<br />

che lui avrebbe risvegliata per farla ancora<br />

correre lietamente tra le montagne<br />

della sua tribù, dove l'uccello del<br />

para<strong>di</strong>so vola libero e felice, dove gli<br />

alberi sono tra cielo e terra, dove la<br />

sua casa è sulla cima più alta<br />

dell'albero più bello della foresta. Si<br />

addormentò sicura che i suoi antenati<br />

l'attendevano per farla <strong>di</strong>ventare spirito<br />

dell'acqua del fiume, delle rocce<br />

possenti che danno il fuoco, degli alberi<br />

che danno frutti e sostegno alle loro<br />

capanne, della terra perché producesse<br />

spontaneamente le patate dolci,<br />

dei guerrieri perché cacciassero il<br />

cinghiale quando la sua tribù celebrava<br />

la gioia <strong>di</strong> essere libera. Vicino a<br />

quel lettino dell'ambulatorio <strong>di</strong> Banz,<br />

Suor Maria Regina, Suor Maria Bernarda<br />

ed io facemmo una promessa:<br />

andare sulle montagne, tra le tribù dei<br />

monti, ad informare, aiutare e curare<br />

tutte le persone che inconsapevolmente,<br />

o a causa <strong>di</strong> violenze, erano<br />

state infettate dal virus dell'HIV/AIDS.<br />

Sapevamo che uno spirito cattivo stava<br />

<strong>di</strong>struggendo le persone più innocenti<br />

della terra, sapevamo che nessuno<br />

aveva parlato loro dello spirito<br />

malvagio dell’HIV/AIDS, sapevamo<br />

che era tempo <strong>di</strong> proteggere le nuove<br />

generazioni, sapevamo che era tempo<br />

per tutta la missione <strong>di</strong> intraprendere<br />

un nuovo impegno: portare la vita<br />

dove lo spirito infame <strong>di</strong> questo male<br />

stava <strong>di</strong>struggendo l'esistenza <strong>di</strong><br />

un popolo che era vissuto nell'innocenza<br />

fino quando la cupi<strong>di</strong>gia e la viltà<br />

degli uomini “civili” non l'aveva scoperto<br />

e degradato.<br />

Quando ho finito <strong>di</strong> raccontare la storia<br />

<strong>di</strong> Karen suor Maria Regina ha<br />

chiesto a tutti <strong>di</strong> cantare e danzare. Il<br />

canto <strong>di</strong>ceva: “Ho trovato la vita in te,<br />

Signore”.


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

ComUnicare - Le parrocchie si raccontano<br />

05<br />

Comunicare: per essere una cosa sola<br />

La costruzione <strong>di</strong> buone relazioni è uno degli obiettivi che l'Ufficio comunicazioni della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> si è posto per realizzare<br />

una comunicazione che superi le <strong>di</strong>stanze territoriali, che consenta <strong>di</strong> raccontare la vita della Chiesa locale, che<br />

consenta <strong>di</strong> comunicare l'appartenenza della storia <strong>di</strong> quest'ultima a quella della Chiesa tutta. Per questo, accanto alla<br />

cura del sito, del mensile <strong>di</strong>ocesano, dei rapporti con gli uffici <strong>di</strong> curia e con la stampa locale, l'Ufficio comunicazioni <strong>di</strong>ocesano<br />

punterà per il prossimo anno a far sì che la Chiesa <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> riconosca nel lavoro sulla e nella comunicazione una<br />

possibilità per far giungere la testimonianza della Parola oltre i confini parrocchiali giungendo anche nei nuovi luoghi costruiti<br />

dai nuovi me<strong>di</strong>a, con lo stile che è proprio <strong>di</strong> ogni comunità cristiana. Uno stile <strong>di</strong> vita improntato al confronto, al <strong>di</strong>alogo,<br />

alla con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> energie e <strong>di</strong> risorse per essere “una cosa sola” pur con le proprie <strong>di</strong>versità. E proprio per raccontare<br />

le preziose <strong>di</strong>versità che caratterizzano la comunità <strong>di</strong>ocesana, dal 1999 guidata da mons. Beniamino Depalma, per<br />

i prossimi otto mese, inDialogo si arricchirà dell'inserto ComUnicare de<strong>di</strong>cato alle parrocchie, al loro lavoro, alle loro sfide,<br />

alle loro <strong>di</strong>fficoltà, alla loro tenacia e speranza. Ogni mese uno degli otto decanati in cui si articola la <strong>di</strong>ocesi sarà protagonista<br />

dell'inserto: ogni parrocchia avrà a <strong>di</strong>sposizione una pagina per <strong>di</strong>re <strong>di</strong> sé, della propria storia e dei propri testimoni,<br />

passati e presenti. La speranza dell'Ufficio è che ComUnicare sia la possibilità per la nascita <strong>di</strong> una Rete <strong>di</strong> responsabili<br />

della comunicazione che <strong>di</strong>venti sempre più resistente e sempre più capiente; una Rete desiderosa <strong>di</strong> catturare raccontando<br />

la gioia che la caratterizza.


06<br />

ComUnicare - Le parrocchie si raccontano<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Essere parrocchia a… Boscoreale<br />

PARROCCHIA<br />

MARIA SS. LIBERATRICE DAI FLAGELLI<br />

PARROCO: don Tommaso Ferraro<br />

COMUNICAZIONI: Davide Casale (davide.casale3@gmail.com)<br />

Parrocchia: un nuovo modo per essere<br />

<strong>di</strong> Davide Casale<br />

Cosa significa essere parrocchia a Boscoreale Significa<br />

essere chiesa locale, essere identità <strong>di</strong> Cristo. Parrocchia<br />

non significa imposizione ma libera partecipazione nella<br />

fede, nell'accettare le proposte d'impegno: mettere a <strong>di</strong>sposizione<br />

e al servizio degli altri i propri talenti.<br />

Coloro che scelgono <strong>di</strong> impegnarsi in parrocchia sono testimoni<br />

<strong>di</strong> Cristo non solo per quegli aspetti tipici che in parrocchia<br />

si vivono: la parrocchia è il luogo <strong>di</strong> un nuovo modo<br />

<strong>di</strong> fare cultura, un nuovo modo <strong>di</strong> vivere il sociale,<br />

l'ambiente, la storia, le tra<strong>di</strong>zioni.<br />

Parrocchia significa ritrovarsi insieme uniti in Cristo e ope<br />

rare per Cristo, vivere la Santa opera della Misericor<strong>di</strong>a.<br />

Fare parrocchia è con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> un impegno per educare<br />

a vivere la vita buona del Vangelo, non in solitaria partecipazione<br />

o presenza ma con tutta la comunità.<br />

La parrocchia oggi ti cerca, ti vuole coinvolgere nelle sue<br />

iniziative, è aperta a volti nuovi, lancia delle sfide: non le impone,<br />

le propone. Sfide da portare avanti con e a tutte le<br />

età. È il luogo per prendere un caffè e parlare <strong>di</strong> Cristo, è vivere<br />

le ore del proprio tempo senza prezzo, senza sacrificio,<br />

educando all'impegno e alla formazione della persona.<br />

Il personaggio<br />

Mons. Pietro Grimal<strong>di</strong> nasce a Boscoreale il 1° novembre 1931. Or<strong>di</strong>nato sacerdote nel 1954, due anni dopo viene trasferito<br />

nel suo paese d'origine, Boscoreale, presso il Santuario Maria SS Liberatrice dai Flagelli, in veste <strong>di</strong> cappellano.<br />

Se in giro chie<strong>di</strong>amo testimonianze ai giovani <strong>di</strong> allora su Don Pietro tutti hanno qualcosa da raccontare, tutti hanno dei<br />

bellissimi ricor<strong>di</strong>: alto, robusto, con il suo cappello rotondo, instancabile, sempre in bicicletta con la andava in giro per le<br />

case a portare un conforto agli ammalati, invitare bambini, giovani, adulti ad avvicinarsi alla vita parrocchiale, Un uomo<br />

sempre affabile, attento, pronto all'ascolto. Ogni fine settimana si riuniva con i ragazzi, invogliandoli alla partecipazione<br />

della messa domenicale e usò dei locali a<strong>di</strong>acenti al Santuario per fondare un piccolo teatro, dove ognuno potesse dare<br />

piena espressione del proprio talento. Diede vita ad incontri culturali con esperti che toccavano i molteplici aspetti della<br />

vita quoti<strong>di</strong>ana: il sociale, la religione, il lavoro. Il suo grande impegno e la sua immensa devozione per la Madonna lo portarono<br />

ad organizzare il mese mariano in modo completamente nuovo: processioni nei rioni circostanti con i bambini vestiti<br />

da angioletti, la banda, i ministranti, le strade adornate <strong>di</strong> fiori e luminarie. All'inizio degli anni '70 fu trasferito al Flocco<br />

e lì per trentasette anni ha svolto egregiamente il proprio ministero. Nel 20<strong>10</strong> è stato proclamato parroco emerito della<br />

parrocchia del Flocco.<br />

Il quoti<strong>di</strong>ano<br />

Da poco più <strong>di</strong> un mese la Parrocchia Maria SS. Liberatrice dai Flagelli ha un nuovo sacerdote, Don Tommaso Ferraro. Il<br />

parroco sta avviando una serie d'incontri con i gruppi parrocchiali, per stilare un programma d'iniziative per il futuro in<br />

concerto. Oltre agli impegni or<strong>di</strong>nari, l'orientamento del sacerdote è improntato a spronare iniziative che coinvolgano<br />

più persone della parrocchia in modo libero e anche <strong>di</strong> proiettare verso l'esterno la conoscenza del Santuario e del territorio<br />

parrocchiale. Per questo il <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre ha voluto dare vita con l'appoggio comunitario a un evento serale: “Notte<br />

bianca al Santuario”, momento <strong>di</strong> festa per promuovere e far avvicinare alla realtà parrocchiale tutti e per gettare il seme<br />

<strong>di</strong> future collaborazioni interparrocchiali.<br />

Associazioni e movimenti<br />

L'Azione Cattolica e il Gruppo Carismatico della Comunità Gesù Risorto sono i gruppi principali presenti nella parrocchia<br />

Maria SS. Liberatrice dai Flagelli. Importante lavoro svolgono la Banda e il Coro parrocchiali, sempre pronti a dare una<br />

colonna sonora alla vita della comunità.


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

ComUnicare - Le parrocchie si raccontano 07<br />

Essere parrocchia a… Boscoreale<br />

PARROCCHIA<br />

MARIA SS. DEL ROSARIO<br />

PARROCO: don Antonio Guarino<br />

COMUNICAZIONI: don Antonio Guarino ( fraantoniog@libero.it)<br />

Da due mesi con un nuovo parroco<br />

La comunità parrocchiale <strong>di</strong> Flocco vive in questo momento<br />

storico, una feconda e forte presenza dello Spirito Santo.<br />

Spirito che si è manifestato nella generosa e grata riconoscenza<br />

per il dono <strong>di</strong> un nuovo parroco. È una comunità<br />

che ha voltato pagina, che ha detto grazie al suo Vescovo<br />

per aver affidato questa fetta <strong>di</strong> Chiesa ad un giovane sacerdote,<br />

una comunità che si è resa <strong>di</strong>sponibile a camminare<br />

e a crescere nella fede tutta insieme. È una comunità<br />

che si è subito riconosciuta bisognosa <strong>di</strong> vivere l'unità, desiderosa<br />

<strong>di</strong> fare corpo insieme al suo pastore, il nostro don<br />

Antonio Guarino. Non manca in questo momento tanta curiosità,<br />

tante aspettative e desiderio <strong>di</strong> camminare. Si sente<br />

nell'aria un fermento, quasi un odore, mai assaporato,<br />

tutto che <strong>di</strong>ce il bisogno e il desiderio <strong>di</strong> tanta gente <strong>di</strong> poter<br />

incontrare Gesù Cristo. È certamente un momento <strong>di</strong> Grazia,<br />

che continuerà a dare i propri frutti in abbondanza. Tutti<br />

si sono fatti avanti, si sono presentati e hanno manifestato<br />

i propri bisogni e le proprie aspettative. Tutti si sono affidati<br />

e messi nelle mani del parroco, riconoscendogli il dono<br />

della sintesi e del <strong>di</strong>scernimento. Un giovane pastore<br />

che ha chiamato tutti per nome, ci ha ascoltati e ci ha incoraggiati<br />

a continuare. Tanti giovani hanno risposto<br />

all'invito, si sono fatti avanti, hanno riempito i pochi spazi e<br />

luoghi <strong>di</strong> cui è dotata la nostra parrocchia. E proprio loro, i<br />

più giovani sono <strong>di</strong>ventati i destinatari principali <strong>di</strong> tutte le<br />

attenzioni della comunità.<br />

Tutta la comunità, insieme all'Azione Cattolica parrocchiale,<br />

è stata invitata a collaborare con il suo pastore<br />

nell'opera <strong>di</strong> evangelizzazione e accoglienza dei più giovani.<br />

E gli adulti più giovani si sono messi accanto ai giovani,<br />

giovanissimi, ragazzi e bambini per sostenerli e accompagnarli<br />

nei loro percorsi <strong>di</strong> crescita. I giovani sono stati<br />

in<strong>di</strong>cati da tutta la comunità come i destinatari privilegiati<br />

dell'azione pastorale.<br />

A tutti il nostro don Antonio ha chiesto <strong>di</strong> vivere la “comunione”<br />

all'interno della comunità, a superare gli in<strong>di</strong>vidualismi<br />

e le <strong>di</strong>visioni. Invito accolto da tutti. Tante giovani famiglie,<br />

con i loro bimbi piccoli, si sono fatte avanti, hanno<br />

espresso il desiderio <strong>di</strong> ritrovarsi nella comunità che li aveva<br />

visti crescere. È una comunità quella <strong>di</strong> Flocco, che in<br />

questo momento propizio sta <strong>di</strong>cendo grazie a Dio per i doni<br />

che sta riversando su <strong>di</strong> essa, per la generosità e<br />

l'abbondanza degli stessi. Sta guardando con gli occhi pieni<br />

<strong>di</strong> stupore, commossa, felice e, in qualche momento, anche<br />

incredula.<br />

Il personaggio<br />

Ci piace ricordare tra i tanti figli laici della comunità <strong>di</strong> Flocco, il dott. Vincenzo Battaglia, che da poco ci ha lasciati. Sempre<br />

<strong>di</strong>sponibile sul piano umano e professionale, con uno stu<strong>di</strong>o me<strong>di</strong>co aperto per tutti a tutte le ore. Attento ai bisogni<br />

della comunità civile da vicesindaco si operò per alcune necessità del rione Flocco a Poggiomarino. Ha sostenuto il parroco<br />

emerito <strong>di</strong> Flocco, don Pietro Grimal<strong>di</strong> nella ricerca storica delle ra<strong>di</strong>ci ecclesiali della Comunità <strong>di</strong> Flocco. Ha recuperato<br />

a Pompei tra gli scritti del Beato Bartolo Longo le origini e le tra<strong>di</strong>zioni legate alla statua della Madonna del Rosario<br />

- statua lignea del settecento, deturpata da un sacrilego furto nello scorso anno - i miracoli attribuiti alla sudorazione della<br />

statua favorendone così il culto.<br />

Il quoti<strong>di</strong>ano<br />

Dopo l'arrivo del nuovo parroco, insieme con lui, l'Azione cattolica, i gruppi parrocchiali e il Consiglio parrocchiale, hanno<br />

riflettuto su come continuare a essere Chiesa in questa terra <strong>di</strong> Flocco. Tre gli obiettivi fissati. Primo: riscoprire la<br />

“Comunità ecclesiale” quale luogo della “cura delle relazioni“. Secondo: curare “i Giovani e il loro mondo”. Terzo: sostenere<br />

e promuovere “l'identità della famiglia cristiana”.<br />

Associazioni e movimenti<br />

Quale il carisma particolare della comunità ecclesiale <strong>di</strong> Flocco La Bellezza per gli uomini che ci vivono! Lo <strong>di</strong>ciamo<br />

con le parole della lettera che il nostro Vescovo ci ha in<strong>di</strong>rizzato a conclusione della visita pastorale, nel 2008: “Noi tutti<br />

siamo chiamati a <strong>di</strong>ventare – bene<strong>di</strong>zione per ogni altro popolo - a non tenere per noi il tesoro prezioso della fede, a parteciparlo<br />

a ogni fratello e sorella che incontriamo nella nostra avventura cristiana”.


08<br />

ComUnicare - Le parrocchie si raccontano<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Essere parrocchia a… Boscoreale<br />

PARROCCHIA<br />

SAN GIUSEPPE<br />

PARROCO: don Raffaele Afiero<br />

COMUNICAZIONI: Santolo Ametrano (santoloame@alice.it)<br />

In parrocchia per superare la <strong>di</strong>ffidenza<br />

<strong>di</strong> Santolo Ametrano<br />

Per anni Marchesa è stato solo un piccolo paese<br />

alle pen<strong>di</strong>ci del Vesuvio, paese <strong>di</strong> periferia <strong>di</strong>menticato<br />

da tutti, in cui non vi erano luoghi <strong>di</strong><br />

aggregazioni, spazi o strutture che permettessero<br />

alle persone <strong>di</strong> stare insieme. Per un periodo<br />

<strong>di</strong> tempo sono sorte <strong>di</strong>verse associazioni,<br />

ma inutilmente poiché la <strong>di</strong>ffidenza la faceva da<br />

padrone e quin<strong>di</strong> ognuno viveva nel suo piccolo<br />

senza interessarsi delle cose e delle persone<br />

che gli stavano intorno.<br />

Nel 2005 la svolta, grazie all'arrivo <strong>di</strong> un giovane<br />

parroco la comunità <strong>di</strong> Marchesa rinasce. La<br />

parrocchia <strong>di</strong>venta un punto <strong>di</strong> aggregazione,<br />

un luogo in cui si ritrovano ragazzi, giovani e<br />

adulti che magari pur abitando a pochi metri <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>stanza non si conoscevano nemmeno. Con il<br />

passare del tempo le persone hanno imparato a<br />

conoscersi, a con<strong>di</strong>videre le proprie idee, hanno<br />

imparato a stare insieme e a lavorare insieme<br />

per un unico scopo: riportare la comunità a<br />

quei tempi d'oro in cui si stava tutti insieme, in<br />

cui si partiva da casa, ognuno con la propria se<strong>di</strong>a sotto al<br />

braccio per andare a casa <strong>di</strong> un vicino a vedere la televisione,<br />

gli anni in cui tutti si conoscevano e si aiutavano a vicenda.<br />

Così la parrocchia è <strong>di</strong>ventato un luogo <strong>di</strong> aggregazione<br />

per piccoli e gran<strong>di</strong>, ma soprattutto per i giovani.<br />

La comunità è veramente nata quando le persone hanno<br />

capito che non bastava stare insieme solo nel salone parrocchiale,<br />

ma anche intorno all'altare, in chiesa, insieme a<br />

Dio. Con il passare del tempo la chiesa si riempiva sempre<br />

più ed ancora oggi entrare in chiesa e non trovare mai posto,<br />

non solo nei momenti forti, ma tutte le domeniche e il<br />

giovedì per l'adorazione, è la gioia più grande.<br />

Finalmente è nata una comunità!<br />

Marchesa è una grande comunità, che nel suo piccolo è<br />

capace <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cose, ha imparato che camminare da soli<br />

non conduce da nessuna parte e che i risultati si hanno affrontando<br />

un percorso insieme e soprattutto affidandosi a<br />

Dio. Da 2 anni la parrocchia è guidata da don Lello, che ha<br />

continuato a lavorare con e per la comunità. Nell'ultimo anno<br />

sono stati avviati e realizzati importanti lavori alle strutture<br />

parrocchiali, rendendole più accoglienti.<br />

Il personaggio<br />

Colui che ha fatto la storia della nostra parrocchia è Monsignor Pasquale d'Errico, parroco della comunità per ben 51 anni,<br />

dal 16 maggio 1954 fino al 23 gennaio 2005, anno in cui dovette lasciare la parrocchia per motivi <strong>di</strong> salute. Si è spento<br />

all'età <strong>di</strong> 86 anni, il 21 giugno 2008.<br />

Il quoti<strong>di</strong>ano<br />

È da qualche anno che la parrocchia organizza eventi in <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong> dell'anno, il cui scopo è quello <strong>di</strong> creare momenti<br />

<strong>di</strong> aggregazione soprattutto per la nostra comunità. Quello che ci vede maggiormente coinvolti è il presepe vivente per<br />

le strade del paese, che anche quest'anno si terrà il 24 <strong>di</strong>cembre a partire dalle 24:00 fino alle 3:00, e il 25 e 26 <strong>di</strong>cembre<br />

dalle ore 19:00 alle 23:00. Un altro evento molto importante per la comunità è la festa <strong>di</strong> San Giuseppe Lavoratore, che si<br />

svolge il primo maggio, giorno in cui si svolge anche la festa degli aquiloni (una festa formato famiglia). A luglio si tiene<br />

l'Estate ragazzi che ogni anno coinvolge più <strong>di</strong> cento bambini. La Caritas organizza durante l'anno varie raccolte benefiche.<br />

Il Gruppo Teatro Omnibus formato da alcuni giovani con la passione per il teatro, ogni anno propone una rappresentazione.<br />

Associazioni e movimenti<br />

Un’ associazione storica presente in parrocchia è l'Azione Cattolica, che dopo aver attraversato perio<strong>di</strong> un po' bui è rifiorita<br />

negli ultimi anni. Inoltre da qualche anno si è formato anche il gruppo della Comunità Gesù Risorto.


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

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09<br />

Essere parrocchia a… Scafati<br />

PARROCCHIA<br />

SAN FRANCESCO DI PAOLA<br />

PARROCO: don Peppino De Luca<br />

COMUNICAZIONI: Vincenzo Donnarumma (segreteriasfrancesco@libero.it)<br />

Come un uovo dal quale schiude la vita<br />

<strong>di</strong> Vincenzo Fiorenza<br />

Scafati. Posizionata al centro <strong>di</strong> un ampio terreno e su un<br />

leggero pen<strong>di</strong>o, a<strong>di</strong>acente al Cavalcavia della Ferrovia, si<br />

staglia in bella mostra la facciata, dalle forme moderne,<br />

della chiesa de<strong>di</strong>cata al santo della Carità, al frate calabrese<br />

dei minimi, a San Francesco <strong>di</strong> Paola. Una chiesa costata<br />

almeno un ventennio <strong>di</strong> impegno pervicace, insistente,<br />

appassionato da parte del precedente parroco emerito,<br />

mons. Aniello Marano, per cominciare a vedere la realizzazione<br />

del progetto, la nascita <strong>di</strong> una creatura fortemente<br />

desiderata da un prete tenace e da tutta la sua comunità<br />

ecclesiale. Oggi è là, su quel leggero pen<strong>di</strong>o, a testimoniare<br />

la presenza viva ed entusiasta <strong>di</strong> una comunità che deve<br />

imparare ed essere lievito nella città. Si <strong>di</strong>ce, <strong>di</strong> solito,<br />

che la parrocchia sia immagine del suo parroco. Ebbene,<br />

se ci fosse un dubbio sarebbe <strong>di</strong>ssolto dall'esperienza.<br />

Mons. Marano ha traghettato la “sua” parrocchia dagli anni<br />

del Concilio al terzo millennio dando impulso alla preghiera,<br />

alla presenza ecclesiale, alla riflessione teologica,<br />

all'associazionismo, alla carità. Don Peppino De Luca, il<br />

nuovo parroco, è stato fin da subito il parroco del nuovo aggettivo:<br />

“nostra”. Con lui la parrocchia si è aperta come un<br />

uovo dal quale schiude la vita. La parrocchia, già matura e<br />

pronta, oggi vive in pieno il senso della corresponsabilità,<br />

dell'accoglienza, della solidarietà, della formazione permanente<br />

e, da sottolineare, del bello. Durante uno dei tanti<br />

eventi che la chiesa ospita, in occasione del primo anniversario<br />

della nomina a parroco <strong>di</strong> don Peppino, venne detto<br />

da un ex preside impegnato nel coro “Alba Plena” che<br />

dopo solo do<strong>di</strong>ci mesi la chiesa era già <strong>di</strong>ventata piccola.<br />

Considerando la mole <strong>di</strong> don Peppino, non poteva essere<br />

<strong>di</strong>verso per la sua parrocchia. Ma, al <strong>di</strong> là della battuta, questa<br />

è la realtà. Un e<strong>di</strong>ficio inizialmente visto come enorme<br />

- forse anche perché abituati alla precedente chiesetta sul<br />

Corso Nazionale nella quale oggi, per volere del Vescovo<br />

<strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, Padre Beniamino, si adora il Santissimo ventiquattro<br />

ore su ventiquattro - oggi appare insufficiente per<br />

accogliere una comunità che è cresciuta moltissimo.<br />

L'Oratorio, il servizio guardaroba per gli in<strong>di</strong>genti, la scuola<br />

<strong>di</strong> Italiano per stranieri, il gruppo Scouts, il RnS, la Scuola<br />

Calcio, i Cavalieri dell'OESSG, il Teatro, il Coro Alba Plena,<br />

l'Associazione Carabinieri, la redazione del giornale<br />

“Settemiglia” e del sito… E l'articolo dovrebbe continuare<br />

ancora per <strong>di</strong>re della bellezza della Parola che <strong>di</strong>venta vita<br />

vissuta.<br />

Il personaggio<br />

Mons. Antonio Andolfi <strong>di</strong>rettore del Seminario <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, commemorato da tutti come una persona semplice e pura <strong>di</strong> cuore<br />

è un dolce ricordo per la nostra comunità. Sempre <strong>di</strong>sponibile al sorriso, aveva una parola <strong>di</strong> conforto per tutti. Memorabili<br />

le sue omelie nelle quali concentrava in modo semplice verità profonde che arrivavano <strong>di</strong>ritte al cuore.<br />

Il quoti<strong>di</strong>ano<br />

Adorazione Eucaristica perpetua; oratorio che si articola a più livelli: gruppo <strong>di</strong> catechesi in vista della Prima Comunione;<br />

gruppo “dopo comunione” finalizzato al sostegno e stimolo della crescita personale gruppo giovanissimi/giovani finalizzato<br />

al crescere insieme come gruppo oratorio sportivo; Scuola <strong>di</strong> Italiano, Servizio Guardaroba, rassegna teatrale professionisti<br />

ed amatoriali, mensile parrocchiale Settemiglia,lab-oratori( teatrali, sportivi, musicali, estivi), Evento O-<br />

Maggio a San Francesco, Evento Dialoghi <strong>di</strong> Luce (mostra d'arte contemporanea), “Aperti per ferie” in Agosto.<br />

Associazioni e movimenti<br />

AGESCI; MASCI; Rinnovamento nello Spirito; Gruppo Ministranti; Gruppo Oratorio Adulti; Gruppo Oratorio; Oratorio<br />

Sportivo; redazione Settemiglia; Associazione Carabinieri; Coro “Alba Plena” del Maestro F. Scarico; Associazione “Il<br />

Bambinello”; compagnia teatrale amatoriale; teatrosanfrancesco; campetto polivalente; scuola <strong>di</strong> italiano.


<strong>10</strong><br />

ComUnicare - Le parrocchie si raccontano<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Essere parrocchia a… Torre Annunziata<br />

PARROCCHIA<br />

SANTA MARIA DEL CARMINE<br />

PARROCO: Padre Savino Di Muro<br />

COMUNICAZIONI: Carolina Boccia (pazzamafelice@live.it)<br />

Come don Bosco<br />

La parrocchia S.M. del Carmine sita in Via Cavour a Torre<br />

Annunziata è parte integrante dell'Opera Salesiana <strong>di</strong> Torre,<br />

l'istituto salesiano si trova in Via Margherita <strong>di</strong> Savoia.<br />

La parrocchia è affidata ai Salesiani <strong>di</strong> Don Bosco da circa<br />

vent'anni e la comunità religiosa che la anima è composta<br />

dal <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> tutta l'opera, Don Mimmo Madonna, dal parroco,<br />

Don Savino Di Muro, da Don Giuseppe Morante, e<br />

don Antonio Colombino salesiano tirocinante.<br />

L'opera comprende: la parrocchia, l'oratorio centro giovanile,<br />

la comunità alloggio per minori “Mamma Matilde”, progetti<br />

educativi territoriali e <strong>di</strong>verse realtà della Famiglia Salesiana<br />

tutta che collaborano alla missione dei salesiani rivolta<br />

soprattutto ai giovani. L'impegno della CEP (Comunità<br />

Educativa Pastorale) è quello <strong>di</strong> evangelizzare secondo<br />

lo stile <strong>di</strong> Don Bosco.<br />

Le iniziative dell'oratorio coinvolgono tutte le fasce d'età:<br />

dalle elementari ai giovani universitari. Il catechismo per<br />

l'iniziazione cristiana è animato dalla spiritualità giovanile<br />

<strong>di</strong> Carolina Boccia<br />

salesiana e coinvolge, oltre i catechisti e animatori salesiani<br />

per dare una caratteristica singolare alla formazione<br />

dei fanciulli. I ragazzi e i giovani sono seguiti nella loro formazione<br />

cristiana e umana quoti<strong>di</strong>anamente attraverso attività<br />

lu<strong>di</strong>co-sportive, espressive, <strong>di</strong> gioco e <strong>di</strong> formazione<br />

con don Antonio, don Mimmo e gli animatori. Gli animatori<br />

s'incontrano mensilmente per la propria formazione spirituale<br />

e <strong>di</strong> educatori e s'impegnano a de<strong>di</strong>care il loro tempo<br />

per contribuire alla crescita dei ragazzi. La presenza degli<br />

adulti è caratterizzata dai gruppi della Famiglia Salesiana<br />

come i “Salesiani Cooperatori” e gli “Ex.Allievi <strong>di</strong> Don Bosco”.<br />

La zona parrocchiale è terreno fertile per la missione<br />

salesiana che pre<strong>di</strong>lige tra i destinatari i ragazzi e i giovani,<br />

soprattutto quelli che vivono un “<strong>di</strong>sagio” economico e sociale,<br />

soprattutto i più poveri, come voleva Don Bosco; e<br />

prendendo spunto da una frase del santo provo a riassumere<br />

uno degli obiettivi principali della missione: formare<br />

“buoni cristiani e onesti citta<strong>di</strong>ni”.<br />

Il personaggio<br />

Giovannino Bosco nacque il 16 Agosto 1815 in una piccola frazione <strong>di</strong> Castelnuovo D'Asti, in Piemonte, chiamata popolarmente<br />

«i Becchi». Fu presto orfano <strong>di</strong> padre e trovò in mamma Margherita, un esempio <strong>di</strong> vita cristiana che incise profondamente<br />

nel suo animo. A nove anni ebbe un sogno profetico: gli parve <strong>di</strong> essere in mezzo a una moltitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> fanciulli<br />

intenti a giocare, alcuni dei quali però, bestemmiavano. Subito Giovannino si gettò sui bestemmiatori con pugni e<br />

calci per farli tacere; ma ecco farsi avanti un Personaggio che gli <strong>di</strong>ce: «Non con le percosse, ma con la bontà e l'amore<br />

dovrai guadagnare questi tuoi amici». Fu così che Giovanni volle imparare a fare il saltimbanco, il prestigiatore, il cantore,<br />

il giocoliere, per poter attirare a se i compagni e tenerli lontani dal peccato. «Se stanno con me, <strong>di</strong>ceva alla mamma,<br />

non parlano male». Viene or<strong>di</strong>nato sacerdote a Torino nel 1841, a ventisei anni <strong>di</strong> età. In quei tempi Torino era piena <strong>di</strong> poveri<br />

ragazzi in cerca <strong>di</strong> lavoro, orfani o abbandonati, esposti a molti pericoli per l'anima e per il corpo. Don Bosco incominciò<br />

a radunarli la domenica, finché, dopo cinque anni <strong>di</strong> enormi <strong>di</strong>fficoltà, riuscì a stabilirsi nel rione periferico <strong>di</strong> Valdocco<br />

e aprire qui il suo primo Oratorio. In esso i ragazzi trovavano vitto e alloggio, stu<strong>di</strong>avano o imparavano un mestiere, ma<br />

soprattutto imparavano ad amare il Signore. Per essi sacrificò tutto quel poco denaro che possedeva, il suo tempo, il suo<br />

ingegno che aveva fervi<strong>di</strong>ssimo, la sua salute. Per essi si fece santo. Per essi ancora fondò la Congregazione Salesiana,<br />

formata da sacerdoti e laici che volessero continuare l'opera sua e alla quale <strong>di</strong>ede come «scopo principale <strong>di</strong> sostenere<br />

l'autorità del Papa» (Memorie Biografiche, VII, 622; X, 762 e 946). Il 1 aprile 1934, Pio XI, che ebbe la fortuna <strong>di</strong> conoscerlo<br />

personalmente, lo proclamò Santo.<br />

Associazioni e movimenti<br />

Il carisma salesiano si basa su un metodo educativo ideato da don Bosco per formare la gioventù con tre elementi fondamentali:<br />

ragione, religione e amorevolezza. Con la ragione formare persone “che pensano”; con la religione evangelizzare,<br />

avvicinare i ragazzi al Signore; con l'amorevolezza entrare nel cuore dei ragazzi e <strong>di</strong>ventare loro amico, per poterli<br />

condurre sulla strada del bene. Attraverso questo metodo che egli chiama Sistema Preventivo, don Bosco educava i suoi<br />

ragazzi a Valdocco, oggi noi cerchiamo <strong>di</strong> attualizzarlo nei nostri interventi educativi per poter formare “buoni cristiani e<br />

onesti citta<strong>di</strong>ni”.


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

ComUnicare - Le parrocchie si raccontano<br />

11<br />

Essere parrocchia a… Torre Annunziata<br />

PARROCCHIA<br />

SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI<br />

PARROCO: don Franco Gallo<br />

COMUNICAZIONI: Tina Morrone (tina_morrone@virgilio.it)<br />

Essere presenti nonostante le <strong>di</strong>fficoltà<br />

<strong>di</strong> Tina Morrone<br />

La parrocchia <strong>di</strong> S.Alfonso Maria de' Liguori è una delle do<strong>di</strong>ci<br />

parrocchie della città <strong>di</strong> Torre Annunziata ( che conta<br />

sei parrocchie nella zona nolana e sei nella zona napoletana).<br />

È sicuramente tra le più popolose, con i suoi circa<br />

<strong>di</strong>ecimila abitanti, è situata nella zona sud della città, quasi<br />

a ridosso <strong>di</strong> Pompei.<br />

La popolazione che fa capo alla nostra parrocchia è alquanto<br />

eterogenea, perché composta da professionisti,<br />

operai, ma anche da molti che non hanno lavoro e vivono<br />

<strong>di</strong> espe<strong>di</strong>enti.<br />

La Parrocchia con i suoi <strong>numero</strong>si operatori pastorali si<br />

sforza <strong>di</strong> essere attenta e presente alle tante situazioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sagio sociale ed economico del territorio.<br />

Attualmente sono presenti ed operano in parrocchia<br />

l'Azione Cattolica, il Rinnovamento nello Spirito, il Cammino<br />

neocatecumenale, il gruppo <strong>di</strong> preghiera <strong>di</strong> Padre Pio e<br />

il gruppo Critas.<br />

Soprattutto i laici impegnati provenienti da tali gruppi ed i<br />

catechisti costituiscono il volto missionario della comunità<br />

per la nuova evangelizzazione.<br />

Non è facile testimoniare la fede oggi, in un contesto così<br />

frammentato e secolarizzato e in un quartiere come questo,<br />

che presenta <strong>numero</strong>si mali sociali derivanti soprattutto<br />

da una più che nota mancanza <strong>di</strong> lavoro, e dalle conseguenti<br />

povertà morali e culturali, terreno fertile per una<br />

<strong>di</strong>lagante attività malavitosa.<br />

Il personaggio<br />

La comunità parrocchiale <strong>di</strong> S.Alfonso ricorda con particolare stima il suo primo parroco, il Sacerdote don Antonio De Felice,<br />

che si impegnò non solo nella necessaria opera <strong>di</strong> evangelizzazione e formazione dei laici, ma anche nella e<strong>di</strong>ficazione<br />

del “grande tempio” de<strong>di</strong>cato a S. Alfonso e delle sue strutture pastorali.<br />

Il quoti<strong>di</strong>ano<br />

La parrocchia si sforza <strong>di</strong> essere molto attenta alle in<strong>di</strong>cazioni pastorali del Vescovo e degli uffici <strong>di</strong> curia, adattandoli opportunamente<br />

alle esigenze del proprio territorio della propria realtà sociale attraverso la valorizzazione degli organi <strong>di</strong><br />

partecipazione laicale, quali il consiglio pastorale e quello per gli affari economici.


12<br />

Tra<strong>di</strong>tio Natalis<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Natale con i tuoi…<br />

Una riflessione sulla famiglia ricordando i trent'anni della Familiaris Consortio<br />

<strong>di</strong> don Francesco Stanzione<br />

C'è un modo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re abbastanza <strong>di</strong>ffuso<br />

dalle nostre parti che, forse più ieri<br />

che oggi, rappresenta una regola non<br />

scritta per la pianificazione delle vacanze:<br />

“Natale con i tuoi, Pasqua con<br />

chi vuoi”.<br />

“Natale con i tuoi” vuole <strong>di</strong>re che a Natale<br />

si sta in famiglia, la più allargata<br />

possibile: nonni, zii, cugini, parenti<br />

prossimi vicini e lontani, amici stretti e<br />

vicini <strong>di</strong> casa. Avviene così che, a ridosso<br />

delle vigilie, si assiste ad un via<br />

vai <strong>di</strong> se<strong>di</strong>e, tavoli e tavolini per i più<br />

piccoli, piatti e quant'altro, presi a prestito<br />

per qualche giorno, perché c'è<br />

da preparare le sale da pranzo che<br />

per l'occasione si <strong>di</strong>latano come non<br />

mai contro ogni legge fisica. In verità,<br />

e questo è un mio desiderio, vorrei<br />

che questo fosse ancora e sempre così!<br />

Sì, perché c'è un connubio stretto,<br />

speciale ed intimo tra il vivere la festa<br />

e la famiglia. In effetti possiamo <strong>di</strong>re,<br />

senza ombra <strong>di</strong> essere smentiti, che<br />

non c'è festa, non c'è Natale vero, senza<br />

la famiglia. E questo lo sanno molto<br />

bene, un esempio su tutti, gli anziani<br />

“alloggiati” negli ospizi (o se volete<br />

nelle case <strong>di</strong> riposo, per non essere<br />

troppo tranchant). Il Natale allora ci<br />

dà, tra le altre tante cose, la possibilità<br />

<strong>di</strong> pensare alla famiglia e in maniera<br />

particolare alla bellezza della famiglia.<br />

Il Natale <strong>di</strong> quest'anno, poi, lo fa<br />

in maniera ancora più incisiva perché<br />

ci fa ricordare anche il trentennale del<br />

primo grande documento sulla bellezza<br />

della famiglia cristiana degli ultimi<br />

tempi e che è la Familiaris Consortio<br />

(FC). Oggi, e tutti possono intuirne il<br />

perché, è proprio importante riba<strong>di</strong>re<br />

lo splendore e la bellezza della famiglia<br />

fondata sul matrimonio. Di questo<br />

se ne era già accorto un grande profeta<br />

dei nostri giorni il Papa, e ora beato,<br />

Giovanni Paolo II che nel 1981 (data a<br />

Roma il 22 Novembre, solennità <strong>di</strong> Cristo<br />

Re) pubblicò quest'esortazione<br />

apostolica sui compiti della famiglia<br />

cristiana nel mondo <strong>di</strong> oggi. Con un<br />

appello molto eloquente scrisse:<br />

“L'avvenire dell'umanità passa attraverso<br />

la famiglia!” (FC 86). A<br />

quest'appello fece seguire un compito<br />

“in<strong>di</strong>spensabile ed urgente” per tutti<br />

gli uomini <strong>di</strong> buona volontà (e quin<strong>di</strong><br />

non solo cristiani): impegnarsi “a salvare<br />

ed a promuovere i valori e le esigenze<br />

della famiglia” (FC 86). E con la<br />

richiesta <strong>di</strong> “un particolare sforzo “ai figli<br />

della Chiesa” <strong>di</strong> “amare in modo<br />

particolare la famiglia”, annunciando<br />

“con gioia e convinzione la buona novella<br />

della famiglia” (FC 86). Amare<br />

ed annunciare la famiglia, dunque.<br />

Ma cosa significa amare la famiglia<br />

“Amare la famiglia significa saperne<br />

stimare i valori e le possibilità, promuovendoli<br />

sempre. Amare la famiglia significa<br />

in<strong>di</strong>viduare i pericoli ed i mali<br />

che la minacciano, per poterli superare.<br />

Amare la famiglia significa adoperarsi<br />

per crearle un ambiente che favorisca<br />

il suo sviluppo. E, ancora, è forma<br />

eminente <strong>di</strong> amore ridare alla famiglia<br />

cristiana <strong>di</strong> oggi, spesso tentata<br />

dallo sconforto e angosciata per le accresciute<br />

<strong>di</strong>fficoltà, ragioni <strong>di</strong> fiducia in<br />

se stessa, nelle proprie ricchezze <strong>di</strong><br />

natura e <strong>di</strong> grazia, nella missione che<br />

Dio le ha affidato. «Bisogna che le famiglie<br />

del nostro tempo riprendano<br />

quota! Bisogna che seguano Cristo!»”.<br />

Da quest'amore segue e lo accompagna<br />

l'annuncio del Vangelo della<br />

famiglia che è Vangelo della vita in<br />

pienezza, via <strong>di</strong> salvezza per tutti gli<br />

uomini, per ogni società, via preferenziale,<br />

si ba<strong>di</strong> bene, per la realizzazione<br />

del bene comune. In tutto questo la<br />

famiglia è chiamata a <strong>di</strong>ventare ciò<br />

che è: “Famiglia, <strong>di</strong>venta ciò che sei!”<br />

(FC 17). Risalendo al “principio”, al “<strong>di</strong>segno<br />

<strong>di</strong> Dio Creatore e Redentore”,<br />

la famiglia scopre la sua altissima vocazione<br />

ad essere il luogo per eccellenza<br />

dell'amore umano, dell' “intima<br />

comunità <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> vita”, segno<br />

inequivocabile dell'amore <strong>di</strong>vino. Per<br />

questo la famiglia riceve la missione<br />

<strong>di</strong> “custo<strong>di</strong>re, rivelare e comunicare<br />

l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione<br />

dell'amore <strong>di</strong> Dio per<br />

l'umanità e dell'amore <strong>di</strong> Cristo Signore<br />

per la Chiesa sua sposa”. Da ciò<br />

scaturiscono poi quattro compiti generali<br />

per la famiglia: “1) la formazione <strong>di</strong><br />

una comunità <strong>di</strong> persone; 2) il servizio<br />

alla vita; 3) la partecipazione allo sviluppo<br />

della società; 4) la partecipazione<br />

alla vita e alla missione della Chiesa”<br />

(FC 17). Ognuno <strong>di</strong> questi compiti<br />

andrebbe me<strong>di</strong>tato con la guida del<br />

documento della FC, soprattutto nei<br />

punti (da18 a 64) a loro de<strong>di</strong>cati, ma<br />

anche attraverso i vari aggiornamenti<br />

che la stessa Chiesa offre attraverso<br />

incontri, libri e documenti, come lo è<br />

stato negli ultimi tempi.<br />

E allora, che Natale è senza famiglia<br />

Quel Gesù che aspettiamo, che viene,<br />

e che verrà è già venuto, concepito<br />

e <strong>di</strong>venuto poi bambino, perché accolto<br />

da una famiglia, la Santa famiglia<br />

<strong>di</strong> Nazareth. A questa, allora, e a<br />

tutti il coro degli angeli e dei Santi, tra<br />

cui il Beato Giovanni Paolo II, ci rivolgiamo<br />

perché possano intercedere<br />

per tutte le famiglie affinchè ci possa<br />

essere veramente un buon e vero Natale.<br />

Chissà poi che questa crisi economica<br />

possa trasformarsi in risorsa<br />

e farci comprendere le realtà più essenziali<br />

della vita, come la comunione<br />

tra le persone che avviene in modo mirabile<br />

nella famiglia e alla quale certamente<br />

pensava il detto “Natale con i<br />

tuoi…”. Che tutti poi possano sentirsi<br />

ed essere in definitiva famiglia <strong>di</strong> Dio<br />

anche quando la famiglia umana non<br />

sembra <strong>di</strong>rci questo perché vuole<br />

smettere <strong>di</strong> essere ciò che è. Gesù è<br />

pronto ad aiutarci, viene per questo!


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

In <strong>di</strong>ocesi<br />

13<br />

E se l’8xmille fosse abolito<br />

Ancora non compreso il senso delle offerte per il clero<br />

<strong>di</strong> Giuliano Grilli<br />

Novembre è il mese de<strong>di</strong>cato alla campagna <strong>di</strong> sensibilizzazione<br />

per le offerte ai sacerdoti. Ce lo ricordano gli spot<br />

della Cei che la TV trasmette nelle nostre case, le locan<strong>di</strong>ne<br />

(ahimè ancora poche) affisse nelle nostre chiese e gli<br />

annunci rivolti ai fedeli al termine delle messe. Ma questi<br />

messaggi non sembrano scalfire più <strong>di</strong> tanto la sensibilità<br />

dei fedeli, anzi sono accolti quasi con in<strong>di</strong>fferenza. E non<br />

perché la nostra gente sia insensibile, tutt'altro. I nostri fedeli<br />

sono notoriamente generosi, e ritengono <strong>di</strong> corrispondere<br />

adeguatamente alle richieste che pervengono nel<br />

corso dell'anno liturgico da tutte le <strong>di</strong>rezioni. Le giornate<br />

de<strong>di</strong>cate a fini umanitari, sociali, pastorali ricevono sempre<br />

una risposta tangibile così come le varie richieste che i<br />

parroci rivolgono alle proprie comunità per necessità contingenti<br />

<strong>di</strong> natura parrocchiale. Ma la gente ignora che nessuna<br />

<strong>di</strong> tali offerte viene utilizzata per il sostegno economico<br />

dei sacerdoti, puntualmente corrisposto attraverso gli<br />

Istituti Diocesani <strong>di</strong> Sostentamento Clero. Il motivo è presto<br />

detto. Il compenso mensile che spetta ad ogni sacerdote,<br />

sulla base del Nuovo Sistema <strong>di</strong> Sostegno Economico<br />

della Chiesa, sancito dalla legge 222 del 1985, proviene<br />

sostanzialmente dalle Offerte fatte dai fedeli italiani,<br />

con questa specifica destinazione, all'istituto Centrale <strong>di</strong><br />

Roma. Dal 1989, infatti, è entrato in vigore un nuovo sistema<br />

fondato essenzialmente su “8xmille” e “offerte per il clero”<br />

rispettoso della perequazione e dell'uniformità perché<br />

garantisce a tutti i sacerdoti italiani un compenso <strong>di</strong>gnitoso<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dalla consistenza patrimoniale della<br />

parrocchia in cui sono chiamati a svolgere il proprio ministero.<br />

E se si considera che è davvero alta la percentuale<br />

<strong>di</strong> piccole parrocchie che non sono in grado <strong>di</strong> mantenere i<br />

propri sacerdoti, si apprezza la vali<strong>di</strong>tà del Nuovo Sistema<br />

perché applica il principio dei vasi comunicanti visto in<br />

chiave <strong>di</strong> solidarietà. Lo strumento delle Offerte, tuttavia,<br />

stenta ad attecchire. Basti pensare che negli ultimi <strong>10</strong> anni<br />

il <strong>numero</strong> delle Offerte versate dai fedeli della nostra <strong>di</strong>ocesi<br />

a favore dei sacerdoti si è progressivamente ridotto<br />

da 369 a 293 e gli importi sono passati da 15.700 Euro a<br />

<strong>10</strong>.900 Euro. Non bisogna fare calcoli astrusi per capire<br />

che con tali importi non si possono sostenere i sacerdoti<br />

della nostra <strong>di</strong>ocesi per un anno. Ed ancora, fa riflettere un<br />

altro dato: le parrocchie del Comune <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> hanno fatto registrare<br />

nel 20<strong>10</strong> solo 29 offerte a favore dei sacerdoti, per<br />

un totale <strong>di</strong> 1.394 Euro. Ed allora come si è fatto finora a garantire<br />

il compenso dei circa 38 mila sacerdoti italiani e dei<br />

circa 150 della nostra <strong>di</strong>ocesi La CEI ha dovuto ricorrere<br />

all'8 x mille il cui impiego, nello spirito della Legge, deve invece<br />

essere esclusivamente in<strong>di</strong>rizzato alle opere <strong>di</strong> carità<br />

ed alle attività <strong>di</strong> culto e pastorale. Quasi il 50% delle<br />

somme derivanti dall'8 x mille destinate alla <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> <strong>Nola</strong><br />

servono per il sostegno economico del clero. Ciò significa<br />

che se il meccanismo delle Offerte ricevesse il necessario<br />

consenso e quin<strong>di</strong> il sostegno dei sacerdoti fosse ottenuto<br />

attraverso le Offerte (più una quota parte legata al <strong>numero</strong><br />

<strong>di</strong> fedeli <strong>di</strong> ogni parrocchia), alla nostra <strong>di</strong>ocesi arriverebbero<br />

me<strong>di</strong>amente dalla CEI circa 3 milioni <strong>di</strong> Euro cioè il<br />

doppio <strong>di</strong> quanto è arrivato negli ultimi anni. Alla base <strong>di</strong><br />

ciò vi è la convinzione che le iniziative su questo versante<br />

siano del tutto superflue, tanto i sol<strong>di</strong> arrivano lo stesso.<br />

Cosa fare, allora È necessario portare avanti un'azione<br />

<strong>di</strong> sensibilizzazione dei fedeli i quali ignorano tutto questo,<br />

ma per raggiungere questo scopo occorre la <strong>di</strong>sponibilità<br />

dei parroci molti dei quali sono restii a creare degli spazi <strong>di</strong><br />

informazione della gente o per una incomprensibile forma<br />

<strong>di</strong> pudore (incomprensibile visto che le Offerte sono destinate<br />

a tutti i sacerdoti italiani e che anche le prime comunità<br />

cristiane si sostenevano con le collette) o perché tesi ad<br />

una gestione economica molto personale della parrocchia.<br />

Basti vedere quanti sono i Consigli per gli Affari Economici<br />

realmente funzionanti nelle 115 parrocchie della nostra<br />

<strong>di</strong>ocesi. L'informazione e la <strong>di</strong>ffusione del Nuovo Sistema<br />

economico della Chiesa rappresentano un passo<br />

decisivo perché dalla conoscenza nasce la consapevolezza<br />

e da questa la con<strong>di</strong>visione.<br />

È vero che per ora ci pensa l'8 x mille, ma le Offerte rappresentano<br />

il gesto più ecclesiale <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione della vita<br />

economica della parrocchia e quin<strong>di</strong> del pastore ad essa<br />

affidato.<br />

E se l'8 x mille fosse abolito<br />

Per il versamento delle Offerte ai sacerdoti vi sono 4 modalità:<br />

1 Conto corrente postale sul c/c n. 57803009 intestato a: Istituto Centrale Sostentamento<br />

Clero / Erogazioni Liberali<br />

2 Carte <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to<br />

3 Versamento in banca con bonifico a favore dell'Istituto Centrale Sostentamento<br />

Clero / Erogazioni Liberali<br />

4 Versare l'Offerta <strong>di</strong>rettamente presso l'Istituto Diocesano Sostentamento<br />

Clero situato nel Palazzo Vescovile al piano terra


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

In <strong>di</strong>ocesi<br />

15<br />

Volontaria per la prima volta<br />

Intervista a Luisa Franzese, alla sua prima Colletta Alimentare<br />

<strong>di</strong> Rosamaria De Rosa<br />

Il Banco Alimentare organizza ogni anno<br />

- dal 1997 - l' ultimo sabato <strong>di</strong> novembre,<br />

la Giornata Nazionale della<br />

Colletta, durante la quale, presso una<br />

fittissima rete <strong>di</strong> supermercati coinvolti<br />

su tutto il territorio nazionale, ciascuno<br />

può donare parte della propria<br />

spesa per rispondere al bisogno <strong>di</strong><br />

quanti vivono nella povertà. Abbiamo<br />

intervistato Luisa Franzese che per la<br />

prima volta, da volontaria, ha partecipato<br />

all'esperienza.<br />

Cosa è stato per te il gesto della colletta<br />

alimentare<br />

Un atto <strong>di</strong> amore e <strong>di</strong> solidarietà che ci<br />

ha unito gli uni agli altri attraverso uno<br />

spirito <strong>di</strong> comunione e con<strong>di</strong>visione<br />

non solo <strong>di</strong> beni ma soprattutto <strong>di</strong> azioni<br />

e parole. Un gesto <strong>di</strong> carità cristiana,che<br />

non si è esaurito semplicemente<br />

in un invito riduttivo a “dare”,<br />

ma si è concretizzato, invece, nel reciproco<br />

dono dell'aiuto fraterno,<br />

nell'incontro <strong>di</strong> volontà, che per quanto<br />

<strong>di</strong>verse, erano tutte sorrette dal comune<br />

sentimento della fratellanza.<br />

L'esperienza ricevuta da questo gesto<br />

Un'esperienza che ogni essere umano<br />

dovrebbe appunto sperimentare<br />

per accorgersi del presente in cui vive,<br />

per fissare il reale in cui è compenetrato<br />

e che non percepisce per la superficialità<br />

dei suoi rapporti con l'altro,<br />

per l'incapacità <strong>di</strong> fissare il suo sguardo<br />

sull'altro, <strong>di</strong> presentare ascolto<br />

all'altro e <strong>di</strong> interessarsi all'altro. Ogni<br />

volto raccontava una storia, ogni parola<br />

svelava un'emozione vissuta, ogni<br />

anima sembrava alimentata da una<br />

speranza nuova. Ad ogni risposta <strong>di</strong><br />

adesione al semplice invito, seguiva il<br />

sorriso compiaciuto <strong>di</strong> chi scopre<br />

nell'altro l'umana bontà; ad ogni rifiuto<br />

per ragioni <strong>di</strong>verse, subentrava il <strong>di</strong>spiacere<br />

verso chi non ha conosciuto<br />

l'amore del Signore e non ha fatto in<br />

modo che la Misericor<strong>di</strong>a, la Carità e<br />

la Grazia <strong>di</strong> Dio entrassero nella sua<br />

vita.<br />

Ed a quel “GRAZIE” <strong>di</strong> solidarietà<br />

Ad ogni”grazie” sento <strong>di</strong> aver ricevuto,<br />

scoperto, in quel giorno, che attraverso<br />

un piccolo gesto <strong>di</strong> solidarietà<br />

del singolo in<strong>di</strong>viduo era possibile tendere<br />

la mano a tutta l'umanità, si accompagnava<br />

anche il nostro ren<strong>di</strong>mento<br />

<strong>di</strong> lode al Signore per aver donato<br />

all'uomo, attraverso suo figlio Gesù,<br />

tutto il suo AMORE.


16<br />

In <strong>di</strong>ocesi<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Musica e liturgia<br />

Il Coro <strong>di</strong> Quadrelle al Laboratorio <strong>di</strong> Formazione Spirituale della Cei<br />

<strong>di</strong> Francesca Fiordelisi<br />

Il 18 e il 19 novembre <strong>2011</strong>, il Coro della<br />

Parrocchia SS. Annunziata <strong>di</strong> Quadrelle,<br />

<strong>di</strong>retto dal maestro Geminiano<br />

Mancusi e composto da 18 ragazze,<br />

ha partecipato al Laboratorio <strong>di</strong> Formazione<br />

Liturgico Spirituale, organizzato<br />

dalla Conferenza Episcopale Italiana<br />

in collaborazione con L'Ufficio<br />

della Pastorale Giovanile <strong>di</strong> Roma.<br />

La due giorni si è aperta con i saluti <strong>di</strong><br />

Don Franco Magnani, <strong>di</strong>rettore<br />

dell'Ufficio liturgico nazionale, e <strong>di</strong><br />

Mons. Vincenzo De Gregorio, consulente<br />

nazionale per la musica liturgica,<br />

in un'aula gremita <strong>di</strong> giovani, con<br />

oltre cento ragazzi, provenienti da tutte<br />

le <strong>di</strong>ocesi d'Italia.<br />

Nella prima parte dell'incontro, abbiamo<br />

ascoltato la relazione <strong>di</strong> Don Massimo<br />

Palombella, <strong>di</strong>rettore della Cappella<br />

Musicale Pontifica “Sistina”, che<br />

ha avuto per oggetto il rapporto tra musica,<br />

arte e liturgia. Don Massimo ha<br />

evidenziato il legame tra questi tre elementi,<br />

partendo dall'incontro salvifico<br />

dell'umanità con Gesù Cristo – il quale<br />

ha affidato alla Chiesa il compito <strong>di</strong><br />

continuare le sue opere – ed ha definito<br />

la liturgia: «il luogo più intimo della<br />

Chiesa, da cui ogni azione pastorale<br />

trae forza; essa è l'essenza della<br />

Chiesa e coinvolge ogni tipo <strong>di</strong> arte ivi<br />

compresa la musica, che ha la sua<br />

fonte e la sua origine nei canti gregoriani».<br />

Soffermandosi poi sull'importanza<br />

della musica nella liturgia, ha ulteriormente<br />

sottolineato come la musica<br />

sia un modo per me<strong>di</strong>tare e per pregare;<br />

non è un caso che si usino canti<br />

con netta pertinenza liturgica, con testi<br />

ispirati ai Salmi o a passi del Vangelo.<br />

Ma il Laboratorio non è stato solo teoria.<br />

Significativo, in questo senso, è<br />

stato l'ascolto delle prove <strong>di</strong> canto del<br />

Coro della Cappella Sistina, che anima<br />

le celebrazioni liturgiche del Sommo<br />

Pontefice sin dai primi secoli della<br />

Chiesa. Un coro composto da 24 cantori<br />

adulti e da circa 35 ragazzi cantori,<br />

i pueri cantores. Ciò che ha colpito<br />

la maggior parte <strong>di</strong> noi coriste<br />

nell'ascoltare il Coro della Cappella Sistina,<br />

è stato l'ascolto del canto “a cappella”<br />

e le soavi voci dei bambini che<br />

<strong>di</strong> per sé sembravano (senza esserlo)<br />

accompagnate da strumenti musicali,<br />

talmente erano intonate e limpide nelle<br />

loro esecuzioni. Momenti <strong>di</strong> ottima<br />

musica e <strong>di</strong> grande formazione spirituale,<br />

soprattutto per noi giovani abituati<br />

ad ascoltare tutt' altro genere <strong>di</strong><br />

melo<strong>di</strong>e e composizioni.<br />

Anche Mons. Antonio Parisi, consulente<br />

nazionale per la musica liturgica<br />

e compositore ha evidenziato che: «la<br />

musica è espressività per i giovani e<br />

non deve essere solo ascolto, ma uno<br />

stile <strong>di</strong> vita, un orizzonte <strong>di</strong> valori e chi<br />

fa musica sacra, lo deve fare in maniera<br />

libera e responsabile, perché è<br />

una musica per Dio».<br />

È stato interessante ritrovarci in quel<br />

contesto e conoscere tante altre realtà<br />

piccole e gran<strong>di</strong>, lontane da noi per<br />

territori, ma così vicine attraverso il<br />

canto e la musica, con la consapevolezza<br />

<strong>di</strong> offrire in primis un servizio gratuito<br />

al Signore e alla comunità, ricordando<br />

che: “chi suona, prega con la<br />

punta delle <strong>di</strong>ta”.<br />

A conclusione dell'attività <strong>di</strong> formazione,<br />

tutte noi coriste siamo state accompagnate<br />

da Mons. V. De Gregorio<br />

a visitare la Cappella Sistina, ricca <strong>di</strong><br />

affreschi e <strong>di</strong> opere tra cui ovviamente<br />

il celeberrimo "Giu<strong>di</strong>zio Universale",<br />

che rappresenta il destino ineluttabile<br />

che incombe su tutti gli uomini, del<br />

quale Dio è arbitro assoluto. Dinanzi a<br />

questi capolavori siamo rimaste senza<br />

fiato e completamente immerse in<br />

quella realtà rinascimentale e davanti<br />

agli 800 metri quadrati <strong>di</strong> pittura "a buon<br />

fresco", eseguiti dal genio <strong>di</strong> Michelangelo,<br />

abbiamo intonato timidamente,<br />

ma poi, a mano a mano, sempre<br />

con più vigore, il “Salve Regina”.<br />

Atten<strong>di</strong>amo con “ansia” la seconda<br />

parte del convegno che si terrà il 23-<br />

24 Marzo del nuovo anno.


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

In parrocchia<br />

17<br />

In cammino con Ester<br />

La settimana biblica della parrocchia SS. Margherita e Potito <strong>di</strong> Lauro<br />

<strong>di</strong> Annarita Bossone<br />

Siamo giunti alla 4a e<strong>di</strong>zione della settimana<br />

biblica che si svolge, a Lauro,<br />

nella prima settimana <strong>di</strong> Avvento. È<br />

veramente un'opportunità sublime<br />

aprire le porte della “Fortezza”<br />

dell'anno liturgico per entrare e vivere<br />

il tempo <strong>di</strong> Avvento intessuto <strong>di</strong> Parola<br />

<strong>di</strong> Dio e scan<strong>di</strong>to dalla preghiera per<br />

coglierlo come il tempo <strong>di</strong> tutte le attese:<br />

l'attesa operosa e gioiosa <strong>di</strong> ogni<br />

momento della nostra vita.<br />

Quest'anno il parroco, Don Leonardo<br />

Falco, ci ha propone <strong>di</strong> srotolare la<br />

“meghillah” <strong>di</strong> Ester, rotolo che, nella<br />

tra<strong>di</strong>zione ebraica, viene proclamato<br />

per la festa del Purim, ultima festa<br />

dell'anno. Per noi cristiani, il libro<br />

<strong>di</strong> Ester fa parte dei libri storici<br />

dell'Antico Testamento e quando <strong>di</strong>ciamo<br />

Antico Testamento, è luogo comune<br />

prenderne in qualche modo le<br />

“<strong>di</strong>stanze” perché conserviamo dei<br />

pregiu<strong>di</strong>zi nei confronti <strong>di</strong> un «Dio geloso»<br />

(Es 20,2-6), <strong>di</strong>menticandolo come<br />

Dio Padre <strong>di</strong> Gesù e Padre nostro;<br />

avvertiamo, dunque, la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

comprendere il messaggio <strong>di</strong> salvezza<br />

attraverso i racconti dell'A.T. perché<br />

apparentemente ci sembrano remoti,<br />

superati, ma in realtà letti con attenzione<br />

e guidati da Don Fernando<br />

Russo e la Sig. Maria Rosaria Cirella,<br />

entrambi docenti <strong>di</strong> Sacra Scrittura<br />

presso l'Istituto Teologico «Duns Scoto»<br />

<strong>di</strong> <strong>Nola</strong>, ci rivelano l'attualità della<br />

lettera che Dio scrive, in ogni tempo,<br />

non solo con l'inchiostro, ma nei cuori<br />

degli uomini e delle donne <strong>di</strong> ogni generazione.<br />

La storia <strong>di</strong> Ester è ambientata nella<br />

“fortezza” sontuosa e fastosa del potentissimo<br />

ma superficiale re persiano<br />

Assuero, che ripu<strong>di</strong>a la moglie, regina<br />

Vasti, e cerca una nuova regina.<br />

La scelta cade su Ester, una sconosciuta,<br />

che <strong>di</strong>venta regina solo perché<br />

è bella agli occhi del re. In realtà c'è<br />

un mistero! Ester era una giovane<br />

ebrea, orfana, - Adassa era il suo vero<br />

nome - figlia <strong>di</strong> un popolo deportato,<br />

cresciuta dal cugino Mardocheo, un<br />

uomo giusto, che lavorava alla corte<br />

reale, molto stimato dai cortigiani, ma<br />

anche molto o<strong>di</strong>ato da Aman, primo<br />

ministro che per questo chiese al re <strong>di</strong><br />

promulgare una legge per sterminare<br />

tutti gli ebrei. Per decidere la data dello<br />

sterminio gettarono la sorte (il pur)<br />

che cadde il 13 del mese <strong>di</strong> Adàr. Ma<br />

questi piani vennero capovolti per la<br />

decisione <strong>di</strong> Mardocheo che chiese alla<br />

regina <strong>di</strong> intervenire con coraggio<br />

presso il re e dopo un lungo <strong>di</strong>giuno e<br />

una lunga preghiera comunitaria,<br />

Ester irruppe nella vera “fortezza” del<br />

temibile Assuero, determinando così<br />

il rovesciamento <strong>di</strong> tutta la situazione.<br />

Il popolo ebraico affrontò la battaglia<br />

per <strong>di</strong>fendersi dallo sterminio e la regina,<br />

per commemorare la vittoria, istituì<br />

la festa del Purim, festa del capovolgimento<br />

delle sorti del popolo ebraico,<br />

giorno <strong>di</strong> gioia.<br />

Il libro <strong>di</strong> Ester e la festa del Purim, assimilabile<br />

al nostro Carnevale, ci invitano<br />

a riflettere sul tema della maschera,<br />

“il doppio” che è la caratteristica<br />

dominante del racconto: doppi<br />

nomi, doppia identità dei personaggi,<br />

doppia fedeltà, e che lo rende drammaticamente<br />

attuale; ma Ester sa dare<br />

una svolta, prende in mano la sua<br />

storia e si trasforma da ragazza passiva<br />

e sottomessa, a donna attiva e responsabile<br />

e ci segnala con rigore<br />

quale sia la forza della bellezza per liberarci<br />

dai falsi idoli: l'amore, la bellezza,<br />

i legami, la sessualità, la carriera:<br />

quando questi pretendono <strong>di</strong> concorrere<br />

con l'unico Dio. Ester si presenta<br />

al re con decisione e coraggio rischiando<br />

la vita; ella sa <strong>di</strong> essere fragile,<br />

ma si sente figlia e ripone la sua fiducia<br />

in Dio attraverso un legame forte<br />

e concreto: <strong>di</strong>giuna e prega per presentarsi<br />

al suo re, con tutta sé stessa,<br />

per guarire il suo sposo e salvare il<br />

suo popolo. Nella figura <strong>di</strong> Ester è palese<br />

e significativo il riferimento a Maria,<br />

donna <strong>di</strong> fede e madre <strong>di</strong> misericor<strong>di</strong>a,<br />

e non si fa fatica a vederla come<br />

simbolo <strong>di</strong> ogni me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> salvezza<br />

attraverso la bellezza <strong>di</strong> un gesto<br />

d'amore, la bellezza del dono <strong>di</strong><br />

sé, la bellezza del suo Spirito <strong>di</strong> Fortezza.


18<br />

In parrocchia<br />

anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

Finalmente Ac!<br />

Prima festa dell'adesione per la Parrocchia S.Sebastiano Martire <strong>di</strong> Brusciano<br />

<strong>di</strong> Angela D'Alise<br />

È ufficiale: l'8 Dicembre <strong>2011</strong> è la data<br />

che scan<strong>di</strong>sce la nascita dell'Azione<br />

Cattolica anche nella Parrocchia San<br />

Sebastiano Martire <strong>di</strong> Brusciano. Nella<br />

giornata nazionale fissata per<br />

l'adesione - scelta proprio per sottolineare<br />

l'importanza del “sì” che la comunità<br />

vuole gridare seguendo<br />

l'esempio <strong>di</strong> Maria - ha avuto luogo la<br />

consegna delle tessere, momento<br />

molto toccante , avvolto in un sacramentale<br />

silenzio, rotto alla fine da un<br />

forte applauso. Nel corso della Santa<br />

Messa, <strong>di</strong>versi sono stati i momenti importanti<br />

quale in particolare quello della<br />

lettura, davanti alla comunità, da<br />

parte dei tesserati, dei propri proprio<br />

impegno: vivere a fondo la vita comunitaria,<br />

rafforzando i legami tra i gruppi<br />

presenti all'interno dell'e<strong>di</strong>ficio sacro,<br />

tra le <strong>di</strong>verse fasce d'età e attività<br />

svolte, propugnando un senso <strong>di</strong> familiarità:<br />

perché è più facile puntare in alto,<br />

quando non si è da soli nel proprio<br />

cammino! Saldare quin<strong>di</strong> fortemente i<br />

rapporti all'interno della propria comunità<br />

<strong>di</strong> appartenenza per potersi poi affacciare,<br />

con più consapevolezza verso<br />

realtà <strong>di</strong>verse e più gran<strong>di</strong>. Importante<br />

per la nostra nascita si è rivelato<br />

lo scambio <strong>di</strong> esperienze con il gruppo<br />

<strong>di</strong> Ac della Parrocchia Santa Maria<br />

delle Grazie <strong>di</strong> Brusciano: abbiamo<br />

con<strong>di</strong>viso molti momenti <strong>di</strong> festa e <strong>di</strong><br />

crescita ai quali se ne aggiungeranno<br />

tanti altri. Come buoni fratelli anche<br />

l'8 Dicembre abbiamo festeggiato insieme<br />

l'Adesione: grande è stata la<br />

gioia anche per il <strong>numero</strong> <strong>di</strong> iscritti raggiunto:<strong>10</strong>0<br />

tesserati! Un bel traguardo<br />

per un'associazione nascente.<br />

In particolare è stato bellissimo vedere<br />

l'adesione <strong>di</strong> tanti bambini all'Acr:<br />

abbiamo cominciato a muovere i primi<br />

passi, ma possiamo già <strong>di</strong>re che è<br />

un'esperienza che ci sta regalando<br />

tanto. È importante rispondere alla<br />

chiamata <strong>di</strong> Dio, assumendo un impegno<br />

per se stessi, ma scegliere <strong>di</strong> impegnarsi<br />

anche per essere guide per<br />

dei bambini ha tutto un altro significato,<br />

tutto un altro valore. Essere educatori<br />

non è solo presentarsi il sabato<br />

per un incontro, non è solo intrattenere<br />

o far giocare dei bambini. Essere<br />

educatori è preoccuparsi per loro, seguirli<br />

nel tempo, assumersi un impegno<br />

davanti alla comunità e portarlo<br />

avanti con il sorriso, l'energia, la passione,<br />

la fede. E noi speriamo <strong>di</strong> non<br />

perdere mai <strong>di</strong> vista quest'obiettivo.


anno XXVI <strong>numero</strong> <strong>10</strong> <strong>di</strong>cembre <strong>2011</strong><br />

In <strong>di</strong>alogo<br />

19<br />

Essere adulto con una gioventù on-line<br />

Il racconto <strong>di</strong> un insegnate dell'Istituto Sacro Cuore <strong>di</strong> Napoli<br />

<strong>di</strong> Saverio Gaetano Napolitano<br />

L'anno scolastico in corso è per me cominciato<br />

con un po' <strong>di</strong> ritardo, per problemi<br />

<strong>di</strong> salute. Al mio rientro, qualche<br />

settimana fa, mi hanno colpito le parole<br />

<strong>di</strong> una studentessa:«Professore, ci<br />

è mancato tanto il suo appuntamento<br />

con noi». Queste parole contengono<br />

un termine decisivo: appuntamento.<br />

Da queste parole emerge un imperativo<br />

categorico per noi docenti: recuperare<br />

la <strong>di</strong>mensione della scuola come<br />

comunità in formazione, recuperare<br />

il rapporto tra docente e studente,<br />

partendo però da una certezza:<br />

che i nostri studenti non sono delle<br />

scatole vuote. Tale certezza scaturisce<br />

dalla personale esperienza <strong>di</strong> insegnamento,<br />

ormai quinquennale,<br />

presso l'Istituto Sacro Cuore – Fondazione<br />

“Romano Guar<strong>di</strong>ni” <strong>di</strong> Napoli<br />

che, seppur brevissima, mi ha fornito<br />

qualche spunto <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> lavoro.<br />

È necessario, innanzitutto, partire<br />

dall'osservazione, da come generalmente<br />

i ragazzi si presentano a noi.<br />

Sono i giovani delle e-mail, dei blog e<br />

delle chat, <strong>di</strong> MSN, <strong>di</strong> Facebook e <strong>di</strong><br />

Twitter, quelli con i quali i docenti, e gli<br />

adulti in generale, sono chiamati a rapportarsi,<br />

cioè quelli <strong>di</strong> un'accelerazione<br />

e <strong>di</strong> una imme<strong>di</strong>atezza senza<br />

precedenti. Tutto accade in tempo reale,<br />

on-line.<br />

In nome <strong>di</strong> questa imme<strong>di</strong>atezza <strong>di</strong>ventata<br />

vera e propria, se non unica,<br />

forma <strong>di</strong> rapporto, niente sembra durare,<br />

niente sembra sod<strong>di</strong>sfare se non<br />

nell'istante, compresi purtroppo i sentimenti.<br />

Emerge, pertanto, la continua<br />

necessità da parte del docente <strong>di</strong> trovare<br />

qualcosa <strong>di</strong> nuovo, <strong>di</strong> eccitante,<br />

per scacciare la così <strong>di</strong>ffusa esperienza<br />

della noia.<br />

La scuola deve recuperare urgentemente<br />

la <strong>di</strong>mensione del rapporto.<br />

Purtroppo i nostri studenti vivono<br />

all'istante, un istante privo <strong>di</strong> passato<br />

e <strong>di</strong> futuro (una prova evidente, ad<br />

esempio, ne è l'interrogazione, durante<br />

la quale si cerca <strong>di</strong> affastellare<br />

notizie senza alcuna sequenza logico-temporale),<br />

nel quale vengono anche<br />

meno le conseguenze per gli atti<br />

compiuti. Invece è solo all'interno della<br />

<strong>di</strong>mensione del rapporto con l'altro<br />

che il tempo assume il suo significato<br />

creando un reciproco beneficio. Tale<br />

rapporto deve essere necessariamente<br />

coltivato e curato. Non possiamo<br />

e non dobbiamo rassegnarci alla<br />

situazione presente, pensando a strategie<br />

<strong>di</strong> contenimento delle per<strong>di</strong>te o<br />

arroccandoci su stili, metodologie e<br />

programmi che funzionavano decenni<br />

fa. Ma non possiamo neanche ridurci<br />

ad amplificare il mito dell'insegnante<br />

giovane, vicino <strong>di</strong> età, che per<br />

questo solo motivo sarebbe davvero<br />

capace <strong>di</strong> capire gli studenti e parlare<br />

il loro linguaggio (il che risulterebbe<br />

patetico come certi genitori giovanilisti<br />

che si professano amici dei figli prima<br />

ancora che educatori).<br />

Occorre invece ripartire proprio dai ragazzi,<br />

tenendo conto della loro specifica<br />

situazione culturale e sociale, e<br />

iniziando ad accordare loro fiducia<br />

all'interno <strong>di</strong> un rapporto con loro. È<br />

un errore trattarli come degli eterni<br />

adolescenti in crisi, brufolosi e sempre<br />

preda degli ormoni, incomprensibili<br />

e inafferrabili per natura, rinchiusi<br />

in un mondo inaccessibile. La maggior<br />

parte dei ragazzi che in questi pochi<br />

anni ho incontrato al “Sacro Cuore”<br />

aveva in sé il desiderio <strong>di</strong> essere<br />

preso sul serio, nonostante magari facesse<br />

<strong>di</strong> tutto per non invogliare a questo.<br />

Nei ragazzi persiste sempre il desiderio<br />

inespresso <strong>di</strong> essere stimati in<br />

quanto soggetti ambiziosi <strong>di</strong> esserci<br />

nel mondo e <strong>di</strong>re la loro, nonostante<br />

sembrino in apparenza persi. Essi cercano<br />

ancora la sod<strong>di</strong>sfazione come e<br />

dove possono, trovando risposte che<br />

loro stessi giu<strong>di</strong>cano insod<strong>di</strong>sfacenti,<br />

cui si adeguano nonostante tutto. Se<br />

sollecitati da una proposta affascinante,<br />

che parta dal loro sentire e dalle<br />

loro esigenze, i ragazzi sanno ancora<br />

aderire, ciascuno secondo una modalità<br />

sempre personale che va riconosciuta,<br />

rispettata e semmai rielaborata.<br />

Non basta solo invocare il necessario<br />

rinnovamento del sistema<br />

scolastico in nome delle mutate con<strong>di</strong>zioni<br />

giovanili; c'è anche un livello<br />

personale da curare, alla portata <strong>di</strong><br />

ciascun docente. È fondamentale che<br />

l'adulto che questi ragazzi si ritrovano<br />

in aula la mattina <strong>di</strong>mostri con tutto se<br />

stesso <strong>di</strong> essersi preparato all'appuntamento<br />

con loro, perché si tratta <strong>di</strong><br />

un appuntamento, cioè <strong>di</strong> una confermata<br />

<strong>di</strong>sponibilità al rapporto, ogni singolo<br />

giorno <strong>di</strong> scuola (in<strong>di</strong>pendentemente<br />

dallo stipen<strong>di</strong>o, dai problemi in<br />

famiglia o con i colleghi o con il <strong>di</strong>rigente<br />

scolastico). Ben preparato non<br />

significa solo con lezioni adeguatamente<br />

me<strong>di</strong>tate e confezionate, ma<br />

anche curato e gradevole nella presentazione<br />

<strong>di</strong> sé, perché ha un appuntamento,<br />

con i ragazzi appunto.<br />

Questo è il primo elementare modo<br />

per trasmettere la nostra simpatia e il<br />

nostro rispetto verso l'umanità dei ragazzi.<br />

Un modo semplice per invogliare<br />

l'altro al rapporto, alla collaborazione<br />

e per comunicare il nostro apprezzamento<br />

per lui, per la vita, per il<br />

tempo in cui viviamo, perché è nell'hic<br />

et nunc che si gioca il rapporto. Un<br />

semplice, e forse banale, proposito<br />

che potrebbe fare la <strong>di</strong>fferenza.


Quando in una casa giunge una grande e bella notizia, i genitori, prima <strong>di</strong> comunicarla ai figli, tengono<br />

un importante e serio consulto. Si confrontano, pensano a cose <strong>di</strong>re, a come <strong>di</strong>rlo. Ci si sforza <strong>di</strong><br />

creare un'attesa, un clima <strong>di</strong> gioiosa euforia, <strong>di</strong> pathos. Le parole che comunicano la grande notizia,<br />

poi, vengono <strong>di</strong>stribuite con un particolare senso del ritmo. Ciascuna ha un suo peso, ciascuna ha un<br />

compito preciso: una parola cattura l'attenzione, un'altra apre allo stupore, quella che segue emoziona<br />

teneramente, quelle conclusive informano, fanno intendere bene il senso <strong>di</strong> ciò che sta accadendo,<br />

pre<strong>di</strong>spongono a vivere nel modo migliore eventi straor<strong>di</strong>nari.<br />

I genitori non imparano un'arte così sopraffina in una particolare scuola <strong>di</strong> comunicazione. La imparano<br />

scrutando i cuori dei loro piccoli. E così una passeggiata tutti insieme <strong>di</strong>venta un appuntamento<br />

in<strong>di</strong>menticabile, da attendere per giorni e raccontare anni dopo, quando si è gran<strong>di</strong>. Così una visita<br />

speciale, <strong>di</strong> una persona cara e a lungo attesa, coinvolge ciascuno nel preparare una degna accoglienza.<br />

E resterà eternamente nella memoria, come tesoro prezioso da trasmettere <strong>di</strong> generazione<br />

in generazione.<br />

Il mio cuore <strong>di</strong> Pastore della Chiesa <strong>di</strong> <strong>Nola</strong> sogna che qualcosa del genere accada, in ogni famiglia,<br />

anche per il Natale. Sogno che i genitori e i nonni, con sintonia d'animo, si de<strong>di</strong>chino con particolare<br />

cura e amore a comunicare pienamente la gioia e il senso <strong>di</strong> Gesù che nasce.<br />

Quanto sarebbe bello se l'attesa dei nostri piccoli non fosse solo per i regali in arrivo, ma anche per la<br />

venuta al mondo <strong>di</strong> un bimbo speciale, simile a tutti i bimbi del mondo, ma con una missione unica:<br />

amare ciascuno intensamente, incontrare ogni uomo e ogni donna, donando amore e vita piena.<br />

Forse cre<strong>di</strong>amo che Gesù abbia meno “fascino” <strong>di</strong> un bel pacco ricoperto <strong>di</strong> carta colorata Forse riteniamo<br />

che la “religiosità” del Natale sia quasi un impaccio da dover giustificare, o peggio incastrare<br />

tra gli aspetti più consumistici della festa Forse consideriamo troppo “arduo” trasmettere significati<br />

spirituali in un contesto <strong>di</strong>sabituato a contenuti “poco concreti”<br />

Se abbiamo <strong>di</strong> tali pensieri, è perché sottovalutiamo la fantasia e la profon<strong>di</strong>tà dei nostri bambini. I nostri<br />

piccoli attendono con ansia, dalla nostra bocca, il racconto <strong>di</strong> storie vere che hanno cambiato il<br />

mondo, che hanno convertito il cuore delle persone, che hanno capovolto il corso degli eventi.<br />

“Figlio mio, ti voglio <strong>di</strong>re <strong>di</strong> Gesù, bimbo povero, bimbo rifiutato, bimbo nato in una stalla, bimbo nato<br />

per l'ostinazione <strong>di</strong> un padre e <strong>di</strong> una madre perseguitati, bimbo forestiero e accolto da nessuno… Figlio<br />

<strong>di</strong> un amore speciale, l'amore <strong>di</strong> Dio Padre, il quale dall'inizio dei tempi altro non sogna che un<br />

mondo felice, in cui le persone vivano in pace e in giustizia. Figlio che <strong>di</strong>venterà uomo tutto d'un pezzo,<br />

innamorato della verità e della carità. Figlio che giorno dopo giorno mostrerà <strong>di</strong> essere tutt'uno<br />

con Dio Padre, sino ad accettare una morte dolorosa per la salvezza <strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> noi”.<br />

Così può iniziare un racconto familiare che oggi ha bisogno <strong>di</strong> adulti in grado <strong>di</strong> narrarlo con semplicità<br />

e passione. Quanto avremmo da <strong>di</strong>re sul viaggio misterioso dei tre magi. Quanto sulla silenziosa<br />

processione dei semplici presso la grotta della Salvezza. Quanto potremmo <strong>di</strong>re sulle notti <strong>di</strong> angoscia<br />

<strong>di</strong> Maria e Giuseppe, travolti da un avvenimento più grande <strong>di</strong> loro.<br />

Il gusto della narrazione. Della sorpresa. Dell'annuncio lieto e festoso. Un gusto che non va sprecato<br />

con le cose che valgono poco e durano meno. I nostri piccoli meritano <strong>di</strong> più. Meritano <strong>di</strong> conoscere la<br />

storia bellissima della loro Salvezza e del loro Salvatore Gesù, un bimbo speciale.<br />

+ Beniamino Depalma<br />

Arcivescovo, Vescovo <strong>di</strong> <strong>Nola</strong>

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