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3 5 emotivoaffettiva intelligenza preoperatori a intuizione fase fallica latenza iniziativa / colpa operosità / inferiorità 6 11 cognitiva intelligenza operatoria operazioni concrete latenza operosità / inferiorità 12 14 socio-collaborativa Oltre operazioni formali pubertà identità / diffusione dell’io intimità / isolamento capacità di creare / inattività integrità / rifiuto-disperazione 2. Il metodo Cooperative Learning rivolto agli adolescenti: punto di forza di una didattica coinvolgente La didattica contemporanea ha sviluppato una straordinaria competenza nel trattare l’infanzia. L’adolescenza resta, invece, ancora un territorio poco conosciuto, dove è facile perdere l’orientamento. E’ stata definita “l’età ingrata” e anche “l’età incerta”. 6 Età incomprensibile per chi la guarda vivere: insegnanti e genitori disorientati e spesso in difficoltà. Un’età che cambia di generazione in generazione. E quella attuale è una generazione difficile da mettere a fuoco, perché in continuo movimento, ma non una generazione vuota: dal punto di vista pedagogico, l’incertezza è da intendersi come un valore ed una garanzia di evoluzione poiché, quando si smette di essere incerti, si smette contemporaneamente di cercare e di crescere. Che c’è di nuovo negli adolescenti di oggi Sono il risultato esatto di una strategia educativa, più o meno consapevole, di padri e madri che hanno rinunciato a ruoli e comportamenti tradizionali per realizzare famiglie poco conflittuali: perché non avevano tempo ed energie sufficienti per gestire lo scontro. Hanno voluto che i figli socializzassero perché era importante che avessero relazioni suppletive alla latitanza della famiglia. Hanno cresciuto ragazzi tolleranti perché venivano da una generazione che ha partorito la logica dello scontro. Hanno educato i figli a puntare sulla realizzazione personale, perché non avevano più niente in cui credere davvero. 7 Insomma, genitori che hanno fatto davvero tutto quello che hanno potuto. 4
Il risultato è sotto gli occhi di tutti gli educatori: ragazzi che soffrono di due grandi malattie, la tristezza e la noia. Si tratta certamente di due sentimenti tipici dell’adolescenza di tutti i tempi, ma questa è una generazione che proviene da un’infanzia iperstimolata, vissuta al riparo da ogni frustrazione e possibile sofferenza e che, dunque, si rivela incapace di affrontare il nulla e il dolore. Ragazzi che a volte non sono stati attrezzati ad affrontare nemmeno il più ovvio dei sentimenti: la tristezza. Ragazzi che per comunicare si accontentano di messaggi Sms sul cellulare e che usano il loro corpo come una tavolozza su cui “dipingere” messaggi: novità assoluta nella nostra cultura. Tatuaggi, piercing ed altro segnano una rottura drastica con le consuetudini, ma sono anche il segnale di uno scollamento tra Io e Sé. Come se il corpo fosse qualcosa di “altro” su cui esprimere un bisogno che non trova parole: uscire da un mondo dove non accade niente, dove tutto è già dato, già avuto, già visto. Prendiamo i ragazzi che dipingono geroglifici sui muri. Usano un codice che non vuol essere capito, scrivono messaggi comprensibili solo a loro stessi. Non chiedono nulla direttamente, vogliono solo essere “visti” attraverso la trasgressione. 8 Spetta a noi educatori capire il significato più profondo di questi atteggiamenti, tentare di decodificare il messaggio che sottendono e trovare risposte idonee. Anche perché la nostra operatività quotidiana ci insegna che, a ben guardare, i ragazzi di oggi non sono così devianti, disorientati e minacciosi come i media a volte li dipingono, creando troppo spesso inutile allarmismo. Sappiamo, come Françoise Dolto, che l’adolescenza è “un’età vulnerabile e meravigliosa”, una dimensione dell’esistenza umana da proteggere e preservare: “E’ un’età vulnerabile, ma anche meravigliosa perché il ragazzo reagisce anche a tutto ciò che vien fatto di positivo per lui. Ma gli adolescenti non lo manifestano immediatamente. E’ un po’ deludente per l’educatore, che non vede effetti immediati. Ma non insisterò mai abbastanza nell’incoraggiare gli adulti a perseverare. Lo dico e lo ripeto a tutti coloro che si dedicano all’attività didattica e che si scoraggiano: provate a valorizzarli”. 9 E Neil Howe ci comunica che i millennials, cioè quelli del nuovo millennio – sarebbero i nati dal 1982 in avanti – sono portati al lavoro di squadra, disposti ad accettare l’autorità, convinti che essere “smart” sia positivo e ottimisti riguardo alle loro future possibilità. 10 Riconosciamo tuttavia che anche per il docente più motivato è difficile oggi proporre agli allievi stimoli differenziati, per una “lettura” e un’indagine conoscitiva e articolata della realtà, al fine di ricomporla in una sintesi unitaria, dopo averla esaminata, esplorata e interrogata insieme. Eppure la lotta contro l’insuccesso scolastico passa di qui. Le indagini confermano che la maggior parte degli adolescenti che abbandonano hanno almeno due anni di ritardo sui loro compagni e hanno già ripetuto diverse classi. Non è questa la sede per cercare di identificare tutte le forme dell’insuccesso scolastico, né per scoprirne le vere cause, sbrogliare la matassa costituita da fattori socio-politici, ambiente culturale, problemi familiari, difficoltà psicologiche degli allievi, organizzazione scolastica carente. Ci interessa invece costatare che i ragazzi in difficoltà hanno lottato per qualche anno, ma non hanno trovato corrispettivi sufficienti nel curriculum scolastico, nelle pratiche educative quotidiane e, soprattutto, nei metodi tradizionali d’insegnamento. 11 In un’atmosfera prevalentemente competitiva si sentono degli sconfitti, ma se si sposta l’enfasi verso un’atmosfera più cooperativa, utilizzando una strategia di gruppo in cui tutti insieme sono responsabili del risultato finale e ciascuno deve offrire un contributo personale per raggiungere un obiettivo comune, nessuno può 5
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