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Laboratorio di didattica delle interazioni educative Rita Minello V ...

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Il risultato è sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti gli educatori: ragazzi che soffrono <strong>di</strong> due gran<strong>di</strong><br />

malattie, la tristezza e la noia. Si tratta certamente <strong>di</strong> due sentimenti tipici<br />

dell’adolescenza <strong>di</strong> tutti i tempi, ma questa è una generazione che proviene da<br />

un’infanzia iperstimolata, vissuta al riparo da ogni frustrazione e possibile<br />

sofferenza e che, dunque, si rivela incapace <strong>di</strong> affrontare il nulla e il dolore. Ragazzi<br />

che a volte non sono stati attrezzati ad affrontare nemmeno il più ovvio dei<br />

sentimenti: la tristezza. Ragazzi che per comunicare si accontentano <strong>di</strong> messaggi<br />

Sms sul cellulare e che usano il loro corpo come una tavolozza su cui “<strong>di</strong>pingere”<br />

messaggi: novità assoluta nella nostra cultura. Tatuaggi, piercing ed altro segnano<br />

una rottura drastica con le consuetu<strong>di</strong>ni, ma sono anche il segnale <strong>di</strong> uno<br />

scollamento tra Io e Sé. Come se il corpo fosse qualcosa <strong>di</strong> “altro” su cui esprimere<br />

un bisogno che non trova parole: uscire da un mondo dove non accade niente, dove<br />

tutto è già dato, già avuto, già visto. Pren<strong>di</strong>amo i ragazzi che <strong>di</strong>pingono geroglifici<br />

sui muri. Usano un co<strong>di</strong>ce che non vuol essere capito, scrivono messaggi<br />

comprensibili solo a loro stessi. Non chiedono nulla <strong>di</strong>rettamente, vogliono solo<br />

essere “visti” attraverso la trasgressione. 8<br />

Spetta a noi educatori capire il significato più profondo <strong>di</strong> questi atteggiamenti,<br />

tentare <strong>di</strong> deco<strong>di</strong>ficare il messaggio che sottendono e trovare risposte idonee.<br />

Anche perché la nostra operatività quoti<strong>di</strong>ana ci insegna che, a ben guardare, i<br />

ragazzi <strong>di</strong> oggi non sono così devianti, <strong>di</strong>sorientati e minacciosi come i me<strong>di</strong>a a<br />

volte li <strong>di</strong>pingono, creando troppo spesso inutile allarmismo.<br />

Sappiamo, come Françoise Dolto, che l’adolescenza è “un’età vulnerabile e<br />

meravigliosa”, una <strong>di</strong>mensione dell’esistenza umana da proteggere e preservare:<br />

“E’ un’età vulnerabile, ma anche meravigliosa perché il ragazzo reagisce anche a<br />

tutto ciò che vien fatto <strong>di</strong> positivo per lui. Ma gli adolescenti non lo manifestano<br />

imme<strong>di</strong>atamente. E’ un po’ deludente per l’educatore, che non vede effetti<br />

imme<strong>di</strong>ati. Ma non insisterò mai abbastanza nell’incoraggiare gli adulti a<br />

perseverare. Lo <strong>di</strong>co e lo ripeto a tutti coloro che si de<strong>di</strong>cano all’attività <strong>di</strong>dattica e<br />

che si scoraggiano: provate a valorizzarli”. 9<br />

E Neil Howe ci comunica che i millennials, cioè quelli del nuovo millennio –<br />

sarebbero i nati dal 1982 in avanti – sono portati al lavoro <strong>di</strong> squadra, <strong>di</strong>sposti ad<br />

accettare l’autorità, convinti che essere “smart” sia positivo e ottimisti riguardo alle<br />

loro future possibilità. 10<br />

Riconosciamo tuttavia che anche per il docente più motivato è <strong>di</strong>fficile oggi proporre<br />

agli allievi stimoli <strong>di</strong>fferenziati, per una “lettura” e un’indagine conoscitiva e<br />

articolata della realtà, al fine <strong>di</strong> ricomporla in una sintesi unitaria, dopo averla<br />

esaminata, esplorata e interrogata insieme.<br />

Eppure la lotta contro l’insuccesso scolastico passa <strong>di</strong> qui. Le indagini confermano<br />

che la maggior parte degli adolescenti che abbandonano hanno almeno due anni <strong>di</strong><br />

ritardo sui loro compagni e hanno già ripetuto <strong>di</strong>verse classi. Non è questa la sede<br />

per cercare <strong>di</strong> identificare tutte le forme dell’insuccesso scolastico, né per scoprirne<br />

le vere cause, sbrogliare la matassa costituita da fattori socio-politici, ambiente<br />

culturale, problemi familiari, <strong>di</strong>fficoltà psicologiche degli allievi, organizzazione<br />

scolastica carente.<br />

Ci interessa invece costatare che i ragazzi in <strong>di</strong>fficoltà hanno lottato per qualche<br />

anno, ma non hanno trovato corrispettivi sufficienti nel curriculum scolastico, nelle<br />

pratiche <strong>educative</strong> quoti<strong>di</strong>ane e, soprattutto, nei meto<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />

d’insegnamento. 11<br />

In un’atmosfera prevalentemente competitiva si sentono degli sconfitti, ma se si<br />

sposta l’enfasi verso un’atmosfera più cooperativa, utilizzando una strategia <strong>di</strong><br />

gruppo in cui tutti insieme sono responsabili del risultato finale e ciascuno deve<br />

offrire un contributo personale per raggiungere un obiettivo comune, nessuno può<br />

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