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16 marzo 2013 - Edit

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del popolo<br />

sabato, <strong>16</strong> <strong>marzo</strong> <strong>2013</strong><br />

2 cultura<br />

la Voce<br />

CONVEGNO di Ilaria Rocchi<br />

LA FORZA<br />

Difficile immaginarle come delle<br />

Amazzoni, eppure, con la loro<br />

“arma”, la memoria, rievocando e<br />

conservando esperienze e conoscenze passate,<br />

hanno combattuto e continuano a combattere<br />

la guerriglia contro l’oblio, contro quel<br />

dimenticatoio in cui si voleva relegare una<br />

pagina sofferta e complessa del Novecento<br />

istriano-fiumano-dalmata. Loro, invece, con<br />

coraggio e sincerità, ma soprattutto senza<br />

animosità, senza rancori, con l’intima assenza<br />

di retorica e di tesi, hanno pescato nei loro<br />

vissuti e li hanno trasformati in narrazione<br />

individuale e al contempo collettiva di ciò che<br />

è stato il prima, il durante e il dopo dell’esodo<br />

giuliano-dalmata.<br />

Esuli e rimaste, tutte «vestali della memoria»<br />

Elette a “vestali della memoria” le polesi<br />

“rimaste” Ester Sardoz Barlessi e Nelida<br />

Milani, le esuli Anna Maria Mori, pure lei<br />

di Pola, le piranesi Elsa Fonda e Annamaria<br />

Muiesan Gaspàri, la fiumana Marisa Madieri,<br />

Lina Galli di Parenzo, Aurea Timeus di<br />

Portole, ma anche altre autrici non citate,<br />

come le prime, al convegno internazionale su<br />

“L’esodo giuliano-dalmata nella letteratura”,<br />

che ha riunito a Trieste, al Civico Museo<br />

della Civiltà istriana, fiumana e dalmata,<br />

una settantina di studiosi, in massima parte<br />

accademici di prestigiose università italiane<br />

(la Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Ca’<br />

Foscari di Venezia, gli atenei di Bari, della<br />

Calabria, di Chieti, Genova, Macerata, Pavia,<br />

Siena, Salerno e Siracusa, oltre a quello di<br />

Trieste), nonché straniere (come Bucarest,<br />

Oxford, Parigi, Lovanio, Murcia, Salonicco,<br />

Belgrado, ma pure Zara, Pola e Fiume,<br />

le ultime due rappresentate da studiose<br />

connazionali).<br />

La dimensione universale<br />

Organizzato dall’Istituto regionale per<br />

la Cultura Istriano-fiumano-dalmata,<br />

unitamente all’Università di Trieste e<br />

coordinato da Giorgio Baroni e Cristina<br />

Benussi, il simposio ha trattato la produzione<br />

letteraria di autori che hanno parlato<br />

dell’esodo giuliano-dalmata, sia per superare<br />

l’alienazione dello sradicamento sia per<br />

combattere il silenzio su una pagina di storia<br />

rimossa. Una tematica e un genere forse poco<br />

noti, ma che assumono una valenza e una<br />

dimensione universale attraverso le pagine<br />

di scrittori e poeti divenuti espressione della<br />

letteratura italiana tout court.<br />

Sono emerse delle coordinate molto<br />

importanti, le diverse prospettive e i vari<br />

livelli attraverso i quali questa letteratura<br />

si è espressa. Da una parte c’è la letteratura<br />

che parte dal cuore, che è testimonianza,<br />

che è memorialistica semplice; c’è poi<br />

la letteratura elaborata letterariamente,<br />

con tutte le retoriche e i simbolismi della<br />

letteratura. Ma c’è pure la letteratura che in<br />

qualche modo affida il proprio messaggio,<br />

anche subliminale, a una cassa di risonanza,<br />

all’industria culturale; cioè alcuni di<br />

questi autori puntano, o hanno puntato,<br />

direttamente alla diffusione mediatica con<br />

degli stratagemmi anche extra testuali,<br />

che sono molto ben identificabili. E questo<br />

consente di leggere la letteratura dell’esodo<br />

omologamente a tutte le letterature.<br />

L’intento di chiamare esperti da più parti<br />

del mondo ha significato anche voler<br />

inserire questa letteratura identificata come<br />

dell’esodo e dei rimasti dentro una tradizione<br />

letteraria che tratta temi analoghi, anche<br />

se svolti in tempi diversi, per confrontarne<br />

omologie e diversità. E uno dei risultati<br />

dell’incontro triestino è che si è cominciato<br />

a distinguere, dentro una tematica che<br />

sembrava molto omogenea, valori letterari<br />

molto diversi.<br />

Affermazione di un filone nuovo<br />

Ed è altresì affiorata l’esistenza di un filone,<br />

di un genere della letteratura italiana al<br />

femminile, quello della scrittura dell’esodo,<br />

con i suoi contenuti, stili, linguaggio, che<br />

meriterebbe di essere ancora più conosciuto<br />

per la sua qualità. Le donne affrontano in<br />

maniera diversa queste stesse tematiche<br />

di cui hanno consapevolezza e magari le<br />

vedono da una prospettiva diversa (Giusy<br />

Criscione, di Roma, nel suo excursus su<br />

più autrici ha illustrato come il rapporto<br />

con il proprio ambito familiare, il passato,<br />

la lingua, le usanze, le storie di tanti che<br />

non hanno avuto la voce diventino, nelle<br />

autrici dell’esodo, elemento creativo per<br />

la scrittura). Le vicende drammatiche che<br />

hanno vissuto in prima persona permettono<br />

di inserirle a pieno merito in quelli che sono<br />

i filoni della narrativa femminile.<br />

Il periodo storico in cui questi si sono<br />

sviluppati è del resto favorevole a questo tipo<br />

di operazione anche perché queste autrici – il<br />

riferimento in particolare è ad Anna Maria<br />

Mori – hanno fatto anche testi di altro genere<br />

e che rientra no in quelli della letteratura<br />

“rosa”.<br />

Lina Galli, poesie del dolore<br />

Il simposio triestino ha cercato di focalizzare<br />

maggiormente l’attenzione (anche) su questa<br />

produzione, a partire dal percorso letterario<br />

di Lina Galli, parentina esule a Trieste, in una<br />

sorta di omaggio nel ventennale della morte.<br />

La figura e l’opera della Galli sono state<br />

analizzate mediante i suoi versi, immediati<br />

e schietti, in cui si riscontra un approccio<br />

dolente e originale (Paola Baioni, Università<br />

DELLA SCRITTURA FEMMINILE<br />

Cattolica del Sacro Cuore, Milano – “Il Deus<br />

Absconditus nella lirica di Lina Galli”; Anco<br />

Marzio Mutterle, Università Ca’ Foscari,<br />

Venezia – “Storia ed ermetismo in Lina<br />

Galli”; Barbara Stagnitti, Università Cattolica<br />

del Sacro Cuore, Milano – “‘Sono venuta a<br />

cercare/ciò che ho perso’. Memorie istriane<br />

di Lina Galli”, Maria Pagliara, Università<br />

degli Studi di Bari – Memoria e poesia nella<br />

poesia di Lina Galli). L’esodo, la persecuzione<br />

etnica, lo sradicamento, che marchiarono<br />

per sempre la comunità giuliano-dalmata,<br />

costituiscono il perno della poesia della Galli,<br />

la quale proprio alla parola poetica affidò il<br />

compito di presevare il ricordo, affinché<br />

gli eventi che sconvolsero la sua terra<br />

continuassero a vivere nel tempo, a memoria<br />

perenne per l’umanità.<br />

L’agognata Itaca raggiungibile con le parole<br />

Ma non ci sono solo le sue poesie: va<br />

ricordato il libro “Il volto dell’Istria<br />

attraverso i secoli”, che ha avvicinato storia,<br />

arte e cultura della penisola soprattutto ai<br />

giovani (Silva Bon, Istituto regionale per la<br />

Storia del Movimemto di Liberazione nel<br />

Friuli Venezia Giulia, Trieste – “Lina Galli<br />

per la civiltà istriana”), quindi i contribui<br />

pubblicati sul quindicinale “La Voce<br />

Giuliana” (più di ottanta articoli, usciti tra<br />

il 1958 e il 1990, che dimostrano la sua<br />

instancabile attenzione verso l’Istria, come<br />

rilevato da Caterina Conti, dell’Università<br />

degli Studi di Trieste), la stestura del<br />

romanzo “Vita di mio marito” di Livia<br />

Veneziani Svevo (contenente inediti di<br />

Italo Svevo), le testimonianze e gli appunti<br />

raccolti dalla Galli tra il 1943 e i primi<br />

anni Cinquanta (Roberto Spazzali, ISIS<br />

“Leonardo da Vinci”, Trieste), riguardanti<br />

le condizioni in cui si trovarono l’Istria e la<br />

sua popolazione in quella travagliata fase<br />

storica.<br />

E si è poi parlato della sua singolare<br />

religiosità (Pietro Zovatto, Università degli<br />

Studi di Trieste), delle tipologie e delle<br />

funzioni assunte dal “gioco” nei suoi lavori<br />

(Paola Ponti, Università Cattolica), ma<br />

anche della percezione del presente, della<br />

sua rappresentazione e della persistenza<br />

della patria nei suoi lavori (Edda Serra,<br />

Centro Studi Biagio Marin, Grado). Poste<br />

a confronto (Graziella Semacchi Gliubich,<br />

giornalista pubblicista di Trieste) le voci<br />

di Lina Galli, Marisa Madieri e Annamaria<br />

Muiesan Gaspári, tre esuli e tre scrittrici e<br />

amiche personali; tracciati pure parallelismi<br />

con Luigi Miotto: per entrambi la tanto<br />

agognata Itaca diventa meta sempre più<br />

irragiungibile, che può essere riacquisita solo<br />

tramite la scrittura, dice Marianna Deganutti<br />

(Università di Oxford).<br />

Un trio meraviglioso: Madieri, Milani, Mori<br />

La potenza delle parole semplici, della<br />

sincerità e la “microepica”: è quanto<br />

accomuna alcune delle autrici più gettonate<br />

all’interno della letteratura femminile<br />

dell’esodo e, in generale, di tutta la letteratura<br />

dell’esodo. Una delle scrittrici più lette è<br />

indubbiamente Anna Maria Mori, presa in<br />

esame da Anna Bertini e Carla Carotenuto<br />

(Università degli Studi di Macerata), Natalie<br />

Dupré (Università Cattolica di Lovanio),<br />

Monica Giachino (Università Ca’ Foscari,<br />

Venezia), Milena Montanile (Università<br />

degli Studi di Salerno) ed Elena Rondena<br />

(Università Cattolica del Sacro Cuore,<br />

Milano).<br />

Se il suo “Bora” (Frassinelli, 1998), è un<br />

viaggio – compiuto insieme con Nelida Milani<br />

– nella memoria e nel cuore, “Nata in Istria”<br />

(Rizzoli, 2006) è un libro esemplare che fa<br />

conoscere ai più una terra nella molteplicità<br />

degli aspetti e delle identità; mentre il più<br />

recente “L’anima altrove” (Rizzoli, 2012) è<br />

quasi una conlcusione, non più focalizzata<br />

sull’esodo ma sulla condizione esistenziale<br />

dell’esilio, del trauma, delle tenebre<br />

dell’ignoto, il disagio dello straniamento.<br />

Ecco allora che per recuperare ricordi e<br />

identità, si dà voce alle “cose”: un angioletto<br />

in marmo, una pagella ingiallita, due<br />

scendiletto rosa…<br />

Oggetti quotidiani, piccole cose, profumi da<br />

ritrovare per cogliere il filo della memoria,<br />

ritrovare il legame con il luogo di nascita e<br />

la propria identità: elementi presenti nella<br />

fiumana Marisa Madieri, di cui al convegno<br />

si sono occupati Corinna Gerbaz Giuliano<br />

(Università di Fiume), Pedro Luis Ladrón<br />

De Guevara (Università di Murcia), Stefania<br />

Nociti (Università della Calabria), e Barbara<br />

Strumar (Università degli Studi di Trieste)<br />

quest’ultima con una proposta inedita,<br />

attraverso l’approfondimento e il confronto<br />

delle memorie olfattive.<br />

Tasselli della produzione di Nelida Milani –<br />

“Una valigia di cartone” (Sellerio, 1991), il<br />

citato “Bora” con la Mori, “Crinale estremo”<br />

(EDIT, 2007), “Racconti di guerra” (Il<br />

Ramo d’Oro, 2008) è stata al centro delle<br />

relazioni di Michela Rusi (Università Ca’<br />

Foscari, Venezia), Tiziana Piras (Università<br />

degli Studi di Trieste) e Titus Heydenreich<br />

(Università di Erlangen-Nürnberg). Nella<br />

narrativa della Milani – questa una delle<br />

conclusioni –, l’esperienza dell’esodo trova la<br />

sua espressione più origiale e profonda. La<br />

scrittura diventa per l’autrice una battaglia<br />

culturale che aiuta i vinti a diventare vittime<br />

invincibili. Altra conclusione: sono passaggi<br />

che andrebbero tematicamente scelti,<br />

pubblicati in un’antologia e possibilmente<br />

tradotti in croato, sloveno, inglese...

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