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inform 02 2010 - UIL SGK

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<strong>UIL</strong> <strong>SGK</strong> <strong>UIL</strong> <strong>SGK</strong><br />

DALLE CATEGORIE - AUS - AUS DEN FACHGEWERKSCHAFTEN<br />

<strong>UIL</strong>COM <strong>UIL</strong> - <strong>SGK</strong><br />

L’ODISSEA DI<br />

TELECOM ITALIA<br />

Art. 114<br />

La Repubblica è costituita dai Comuni,<br />

dalle Province, dalle Città<br />

metropolitane, dalle Regioni e dallo<br />

Stato.<br />

I Comuni, le Province, le Città metropolitane<br />

e le Regioni sono enti<br />

autonomi con propri statuti, poteri<br />

e funzioni secondo i principi fissati<br />

dalla Costituzione.<br />

Roma è la capitale della Repubblica.<br />

La legge dello Stato disciplina il<br />

suo ordinamento. (*)<br />

(*) L’art. 114 è stato sostituito<br />

dall’art. 1 della legge costituzionale<br />

18 ottobre 2001, n. 3.<br />

Il testo originario dell’articolo era il<br />

seguente:<br />

«La Repubblica si riparte in Regioni,<br />

Provincie e Comuni.»<br />

Quella che vogliamo raccontare in<br />

queste righe è la storia di quella che<br />

era la più grande azienda tecnologica<br />

in Italia e forse in Europa.<br />

Nel 1997 l’allora governo guidato da Romano<br />

Prodi privatizzò la SIP controllata<br />

dalla Stet per fare cassa e tappare alcuni<br />

buchi sul bilancio italiano che si erano<br />

formati negli ultimi anni.<br />

Subito dopo fu abbandonato il progetto<br />

Socrate (portare la fibra ottica fino a<br />

casa del cliente) che avrebbe indebitato il<br />

Gruppo e lo avrebbe reso non acquistabile<br />

dai personaggi che in seguito menzioneremo,<br />

ma avrebbe dato al nostro<br />

paese una struttura di rete all’avanguardia<br />

nel mondo.<br />

In seguito la gestione dell’Azienda fu affidata<br />

alla famiglia Agnelli, la quale deteneva<br />

un minuscolo pacchetto azionario.<br />

Di lì a meno di due anni scesero in campo<br />

i cosidetti “capitani coraggiosi” (Colannino,<br />

Gnutti), in realtà si dimostrarono<br />

imprenditori spregiudicati e assistiti<br />

politicamente.<br />

Le banche con una logica a noi sconosciuta,<br />

finanziarono questa operazione<br />

erogando all’allora Olivetti 60 miliardi con<br />

le garanzie che questi quattrini avrebbero<br />

permesso il controllo di Telecom Italia<br />

tramite un’offerta pubblica di azioni.<br />

Successivamente fu il momento di Tronchetti<br />

Provera e dei Benetton che con<br />

una logica industriale apparentemente<br />

sconsiderata (dato l’enorme debito che<br />

ormai era stato creato nei vari passaggi<br />

di mano) acquistarono le azioni Telecom<br />

a un importo superiore al prezzo di mercato.<br />

Solo successivamente si è capito<br />

il loro progetto: assegnare agli azionisti<br />

(quindi a loro stessi) un corposo dividendo<br />

annuale e anziché fare investimenti a<br />

beneficio dell’azienda, cedettero l’enorme<br />

patrimonio immobiliare della Telecom<br />

a Pirelli Real Estate (quindi allo stesso<br />

Tronchetti).<br />

Quando i contrasti tra Prodi e il Presidente<br />

della Telecom sul destino della<br />

rete cioè dell’insieme di cavi telefonici<br />

che collega ogni cliente alle varie centrali<br />

telefoniche divennero insanabili, e anche<br />

sulla scia dello scandalo intercettazioni,<br />

Tronchetti Provera fu costretto a lasciare,<br />

subentrò la Holding Telco dove Telefonica<br />

è azionista di maggioranza.<br />

Il risultato raggiunto è che ora dopo la<br />

presentazione dell’ennesimo piano industriale,<br />

che ha come obiettivo principale<br />

la riduzione del debito (37 Miliardi di €)<br />

e l’elargizione di consistenti dividendi<br />

agli azionisti e stock option milionarie<br />

agli amministratori nei prossimi tre anni,<br />

Telecom prevede migliaia di lavoratori in<br />

esubero (6822 lavoratori) a causa di progetti<br />

che loro chiamano, “efficentamenti”<br />

ma noi chiamiamo per quello che sono<br />

“licenziamenti”.<br />

Telecom era un’azienda che quando è<br />

finita per la prima volta sul mercato occupava<br />

oltre 100.000 dipendenti, oggi<br />

dopo il susseguirsi di proprietari e ristrutturazioni<br />

occupa solo circa 54.000<br />

dipendenti.<br />

Come Uilcom non crediamo che questo<br />

ennesimo piano industriale riesca a risolvere<br />

il vero problema di Telecom che è<br />

quello di un debito difficilmente gestibile.<br />

Avremo voluto vedere un taglio consistente<br />

dei dividendi agli azionisti, il rafforzamento<br />

degli investimenti nel nostro<br />

paese e il mantenimento della partecipazione<br />

del gruppo Telecom sui mercati<br />

internazionali, ma ancora una volta l’attuale<br />

amministratore delegato percorre la<br />

strada più semplice: colpire la parte più<br />

indifesa della catena, i propri dipendenti<br />

che anche nell’anno 2009 gli hanno permesso<br />

di fare un utile di 27 Miliardi.<br />

Tiziano Bellini<br />

Segretario Provinciale<br />

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