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A Pontormo era stata commissionata innanzitutto una lunetta, con un episodio tratto<br />
dalle Metamorfosi di Ovidio raffigurante Vertumno e Pomona, un tema quindi più legato all'otium della<br />
vita rustica piuttosto che a un episodio storico-celebrativo. Ancora una volta l'artista dimostrò di saper<br />
rinnovare gli schemi tradizionali, collocando le due divinità in basso, alle estremità, e popolando la<br />
lunetta di personaggi armoniosamente disposti attorno all'oculo [9] .<br />
Come appuntò con precisione Vasari, tra la fine del 1522 e il 1523 un focolaio di peste fece sì che<br />
Pontormo si allontanasse in via precauzionale dalla città, recandosi, accompagnato dal solo<br />
allievo Bronzino, nella Certosa del Galluzzo, dove trovò ospitalità dai monaci e ricevette vari incarichi, a<br />
cui attese fino al 1527. In particolare iniziò la decorazione delle lunette del chiostro con Scene della<br />
Passione, completandone cinque su sei (l'Inchiodamento alla croce restò a livello di disegno<br />
preparatorio). In queste opere è più che mai evidente l'influenza delle incisioni di Dürer (in particolare la<br />
serie della Piccola Passione), che gli causò poi la disistima di Vasari stesso, che lo descrisse come<br />
notevolmente peggiorato rispetto alla sua gioventù: la maniera tedesca era dopotutto vista con sospetto<br />
negli anni dellaControriforma in cui scriveva Vasari, facendo sospettare simpatie luterane [10] . Pinelli<br />
inoltre riscontrò similitudini nelle scene con un'altra opera nordica, la Passione di Hans Memling a<br />
quell'epoca a Santa Maria Nuova, istituzione pure retta dallo stesso priore della Certosa,Leonardo<br />
Buonafede [11] .<br />
In generale tali influenze si manifestano nei profili allungati e negli abbigliamenti dei personaggi,<br />
nonché la drammatica pateticità delle espressioni: con tali ricerche l'artista riuscì però a sciogliere tutti i<br />
legami con la tradizione fiorentina, arrivando a una nuova e liberissima sintesi formale [10] .<br />
Al termine della decorazione ad affresco l'artista realizzò una grande tela con la Cena in Emmaus,<br />
destinata al refettorio della foresteria o alla dispensa. In tale opera è rappresentato l'esatto momento in<br />
cui Gesù, nello spezzare il pane, rivela sé stesso ai due discepoli astanti: uno solleva il capo mentre<br />
l'idea sta balenando nella sua mente, l'altro versa invece il vino dalla brocca ancora inconscio. La<br />
rappresentazione dell'istante, unita a un realismo mai visto prima (nelle suppellettili, nelle reali mani e<br />
piedi dei personaggi, negli animali sotto il tavolo) e a un'accentuazione dei volumi dovuta allo sfondo<br />
scuro (ad esempio nelle apparizioni dei monaci certosini dietro Gesù), ne fanno un'opera di<br />
straordinaria modernità, anticipatrice delle ricerche di Caravaggio, Velázquez e Zurbarán [12] .<br />
La sua carriera come pittore comunque proseguì, sempre a Firenze, e nel 1525 Jacopo venne<br />
chiamato a far parte dell'Accademia del Disegno.<br />
Dal 1526 al 1528 le sue ricerche formali raggiunsero il culmine nella decorazione della Cappella<br />
Capponi nella chiesa di Santa Felicita. Affrescati i tondi nei pennacchi e il lato est con la collaborazione<br />
del giovane Bronzino, dipinse per l'altare maggiore la pala con ilTrasporto di Cristo al sepolcro dove,<br />
eliminato ogni riferimento spaziale, inserì undici personaggi in uno spazio indistinto, con gesti enfatici e<br />
volti dolenti, sottolineati dall'uso di colori puri e da una luce irreale [2] .<br />
Nel 1529 fu in grado di comprarsi una casa per abitare e lavorare, iniziando così a operare in una<br />
bottega propria. Racconta il Vasari che la sua casa era un rifugio: "alla stanza dove stava a dormire e<br />
talvolta a lavorare si saliva per una scala di legno, la quale, entrato che egli era, tirava su con una<br />
carrucola acciò che niuno potesse salire da lui senza sua voglia o saputa". Anche per questi suoi<br />
atteggiamenti un po' bohémien, il Pontormo incarna un tipo di artista decisamente moderno.