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Numero 23/24 - Snop

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TUTTI IN POLTRONA<br />

Francesco Candura<br />

ELEMENTI DI TECNOLOGIA<br />

INDUSTRIALE AD USO DEI CULTORI<br />

DI MEDICINA DEL LAVORO<br />

COMET Editrice, Pavia 1991,<br />

terza edizione, Volume I e Il, pp. 1544<br />

Candura, circa 30 anni addietro, a<br />

ragione, aveva maturato la decisione<br />

che i medici del lavoro, ad esclusione<br />

di Vigliani e di qualche altro, non conoscessero<br />

e, forse, non fossero interessati<br />

alla tecnologia industriale. Deve<br />

essere stato questo, se non l'unico, il<br />

principale motivo (solo apparentemente<br />

contraddittorio) che lo ha guidato<br />

nella fatica-piacere di scrivere e poi di<br />

dare alle stampe gli "Appunti di Tecnologia<br />

Industriale, di igiene del Lavoro e<br />

di Pronto Soccorso" (Editrice Viscontea<br />

Pavia-Milano 1964, pp. 303), un'opera,<br />

a detta dei testimoni dell'epoca, originale<br />

(strana) ma utile e, grazie ai capitoli<br />

di già numerosi ed esaurienti di<br />

tecnologia industriale, capace di colmare<br />

librescamente le lacune assolute<br />

o relative dei medici del lavoro universitari<br />

e di qualche altro ente o, nel migliore<br />

dei casi, di stimolare in loro la<br />

curiosità e quindi l'esigenza della ricerca<br />

e della valutazione (qualitativa e<br />

forse anche quantitativa) dei rischi lavorativi,<br />

almeno al fine di meglio inquadrare<br />

la patologia da lavoro che, in<br />

quegli anni, era ancora clamorosa e di<br />

frequente osservazione, sia in fase terapeutica<br />

che in quella assicurativa.<br />

L'originalità e la fortuna (non certo<br />

però in termini di vendite) di quell'opera,<br />

oltre che nell'impostazione culturale,<br />

negli sforzi e nelle capacità organizzative<br />

dell'autore, ammirevoli ed ammirati<br />

da tutti, possono essere ricondotte<br />

ad alcune precondizioni operanti<br />

all'epoca in Italia: l'affievolirsi od il trasformarsi,<br />

anche sulla scia di una sterile<br />

logica universitaria, dell'igiene industriale;<br />

la sostanziale estraneità degli<br />

ingegneri impiantisti e dei chimici industriali<br />

universitari ai fatti della sicurezza<br />

e della salute degli operai; una<br />

separazione, uno scarso dialogo (almeno<br />

dal punto di vista funzionale) tra i<br />

medici addetti alla diagnosi ed alla cura<br />

dei lavoratori e quelli incaricati di<br />

una infinità di accertamenti sanitari<br />

periodici e tra tutti questi e gli ispettori<br />

del lavoro e coloro che, all'interno delle<br />

aziende, dovevano provvedere all'igiene<br />

ed alla sicurezza. Ovviamente<br />

quelle precondizioni non vanno viste<br />

come assolute e sistematiche o come<br />

operanti da sempre.<br />

E vero infatti che Candura ha avuto<br />

degli illustri precursori, principalmente<br />

nei primi due decenni del secolo,<br />

quando medici del lavoro come Devoto,<br />

Carozzi, Ranelletti, Pieraccini, Biondi,<br />

ma anche tanti altri, descrivevano<br />

mirabilmente, oltre che le condizioni<br />

sanitarie e sociali dei lavoratori, i cicli<br />

lavorativi oggetto delle loro indagini<br />

che oggi definiremmo di comparto;<br />

basta pensare a quello della stampa,<br />

della verniciatura, dei lavoratori della<br />

paglia, dell'industria estrattiva, ecc..<br />

Sempre in questo senso sono esemplari,<br />

perché vi è posta molta attenzione<br />

alla tecnologia industriale, il "Trattato<br />

pratico di igiene industriale" diretto<br />

da H. Albrecht, un'opera monumentale<br />

di 1097 pagine tradotta a cura di<br />

Camillo Terni e pubblicata dalla Casa<br />

Editrice dottor Francesco Vallardi di<br />

Milano (s.d., ma primi anni del secolo)<br />

o di "Malattie professionali e igiene dei<br />

lavoro" di E. Roth con traduzione e note<br />

veramente ammirevoli di Luigi Carozzi<br />

(Fratelli Treves, Editori, Milano<br />

1909), lo stesso che in seguito, tra il<br />

1930 ed il 1934, avrebbe curato da Ginevra,<br />

per conto dell'Ufficio Internazionale<br />

del Lavoro, la prima edizione della<br />

fondamentale "Encyclopaedia, Occupation<br />

and Health".<br />

Su un altro versante, quello che vede<br />

la pubblicazione a fini pratici ma<br />

anche scientifici o di educazione popolare<br />

alle cose dell'industria, vale la<br />

pena di ricordare, quali precursori del<br />

"Candura", anche se non intenzionalmente<br />

diretti a "cultori della medicina<br />

del lavoro", il fiorire, a partire dalla seconda<br />

metà dell'ottocento, di pubblicazioni<br />

accurate, utili e molto diffuse<br />

nei decenni successivi, quali "Le meraviglie<br />

dell'industria", descrizione delle<br />

principali industrie moderne, del Figuier<br />

(Fratelli Treves, Editori, Milano<br />

1881) e "Le arti e i mestieri illustrati" di<br />

Bitard (Edoardo Sonzogno, Editore, Milano<br />

1885) oppure ancora i circa 40<br />

manuali tecnico-pratici e scientifici (arrivati<br />

oggi a 5.000) che la Hoepli ha<br />

pubblicato annualmente a partire dal<br />

1887 (anno in cui fu pubblicato il primo,<br />

"Il manuale del tintore" di Lepetit).<br />

Le citazioni non appaiono gratuite,<br />

si vuole sottolineare, tra le altre cose,<br />

che indagini storiche (in alcuni casi anche<br />

di tipo epidemiologico) sui rischi<br />

dei lavoratori sono possibili ricorrendo<br />

ad adeguate fonti di dati. Anche per<br />

questo tipo di pubblicazioni, come nel<br />

campo della medicina del lavoro, il periodo<br />

tra le due guerre può essere connotato,<br />

con pochissime eccezioni, tra<br />

le quali si può inserire la pubblicazione<br />

della "Enciclopedia Treccani", come<br />

interruzione di una tradizione e con il<br />

prevalere di una trattatistica di tipo<br />

"ideologico", che ricerca il consenso<br />

anche ai "valori" assegnati dal regime<br />

all'industria ed alla sua organizzazione.<br />

Nel 1974 compare la seconda edizione<br />

del "Candura" (Aurora Leg. Cart.<br />

di C. Ce., Pavia pp. 759), "Gli Appunti"<br />

diventano "Elementi di Tecnologia Industriale",<br />

scompaiono i capitoli dedicati<br />

all'igiene del lavoro ed al pronto<br />

soccorso ed il titolo si arricchisce di<br />

quella "antica" dizione "a uso dei cultori<br />

di Medicina del Lavoro" che più di<br />

uno ha considerato o snob o inutile<br />

oppure incomprensibile. Da parte mia,<br />

ho sempre pensato, senza essermi mai<br />

confrontato con nessuno, che con<br />

quella dizione si dovesse intendere che<br />

il libro poteva essere utilmente usato<br />

anche da chi non era in possesso di un<br />

titolo legalmente riconosciuto (di ingegnere,<br />

per esempio) o di una posizione<br />

strutturata ed ufficiale (un medico del<br />

lavoro che non fa parte di una équipe<br />

multidisciplinare con un suo ruolo ben<br />

preciso, come invece è quello del medico<br />

di fabbrica all'interno dell'ufficio<br />

di sicurezza dell'azienda, oppure, oggi,<br />

un medico del lavoro all'interno di un<br />

Servizio di Prevenzione dove convive<br />

con tecnici di vario genere), e cioè che<br />

dovesse essere utilizzato da medici del<br />

lavoro universitari troppo occupati ad<br />

approfondire una qualche specialistica<br />

metodica diagnostica o da medici degli<br />

enti assicurativi o, ancora, da chi si<br />

avvicinava alla medicina del lavoro per<br />

fini molto particolari, uno scrittore di<br />

romanzi o un regista che vuole parlare<br />

di operai o di fabbriche, oppure un sindacalista<br />

od un politico che, per motivi<br />

diversi nelle varie epoche, decide di<br />

agitare con un minimo di competenza<br />

gli argomenti della salute operaia.<br />

Non penso, come vorrebbe qualcuno,<br />

che gli "Elementi" fossero stati destinati<br />

e poi siano stati utilizzati, neppure<br />

nei momenti più propizi, da lavoratori<br />

o delegati di fabbrica, i materiali<br />

da loro prodotti in alcuni anni attingono<br />

ad altre fonti e sono di diverso significato;<br />

dubito fortemente inoltre<br />

che l'opera possa risultare fruibile da<br />

medici di base anche se c'è stato qualcuno<br />

che ha teorizzato una tale strana<br />

eventualità.<br />

Lo confesso, ho ottenuto, utilizzato<br />

e posseggo ancora oggi una copia fotostatica<br />

(illegale), ma ben rilegata in<br />

quattro tomi, degli "Appunti" del 1964.<br />

II fatto era stato gravato soggettivamente<br />

di elementi emotivi oltre che<br />

economici, gli stessi, mi pare di poter<br />

dire, che portavano i cubani a non<br />

aderire alla convenzione internazionale<br />

sui diritti d'autore ed a "fucilare", a<br />

riprodurre illegalmente, negli anni '60,<br />

etichettandoli come "edition revolu-

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