You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
SNOP<br />
Rivista trimestrale della Società nazionale<br />
degli operatori della prevenzione<br />
NUMERO DOPPIO <strong>23</strong>-<strong>24</strong><br />
GIUGNO-SETTEMBRE<br />
Autorizzazione Tribunale di Milano n.<br />
416 del 2517!86<br />
Direttore respons. Giancarlo D'Adda<br />
Direttore: Laura Bodini<br />
Vicedirettore: Alberto Baldasseroni<br />
Prog. grafico e disegni: R. Maremmani<br />
Redazione: Milano, via Mellerio 2<br />
sped. in abb. postale gruppo IV (70%)<br />
Stampa: Cooperativa editoriale "Nuova<br />
Brianza"<br />
22065 Cassago B.za (Co)<br />
Tel. 039/9210981 - 3 linee r.a.<br />
Abbonamenti<br />
Lire 20.000 per quattro numeri<br />
Lire 30.000 per otto numeri<br />
Tramite versamente postale su cc n.<br />
2001<strong>24</strong>07 intestato a SNOP - Società<br />
Nazionale - Via Ciamician 2, Bologna,<br />
indicando la causale del versamento e<br />
l'indirizzo a cui spedire la rivista.<br />
Prezzo lire: 5.000<br />
Dallo statuto SNOP<br />
Art. 7 - E costituita l'Associazione denominata<br />
"Società Nazionale Operatori<br />
della Prevenzione', in sigla SNOP,<br />
con finalità scientifiche e culturali e<br />
con l'obiettivo di:<br />
- promuovere conoscenze ed attività<br />
che sviluppino la prevenzione e la tutela<br />
del benessere psicofisico dei lavoratori<br />
e della popolazione in relazione<br />
ai rischi derivanti dall'attività produttiva;<br />
- sostenere l'impegno politico e culturale<br />
per lo sviluppo di un sistema integrato<br />
di servizi pubblici di prevenzione<br />
negli ambienti di vita e di lavoro, finalizzato<br />
alla rimozione dei rischi derivanti<br />
dalle attività produttive;<br />
- favorire lo scambio di esperienze e<br />
informazioni fra gli operatori ed il confronto<br />
sulla metodologia ed i contenuti<br />
dell'attività per raggiungere l'omogeneità<br />
delle modalità di intervento e<br />
della qualità di lavoro a livello nazionale;<br />
- promuovere un ampio confronto<br />
con le istituzioni, le forze sociali e le altre<br />
Associazioni scientifiche su questi<br />
temi; diffondere l'informazione e la<br />
cultura della prevenzione.<br />
SOMMARIO<br />
EDITORIALE<br />
Patti chiari<br />
di Laura Budini PAGINA 3<br />
CORSIVO<br />
Newsnop<br />
di Giallolmone PAGINA 4<br />
LETTERE PAGINA 5<br />
CONTRIBUTI<br />
II ruolo dei servizi<br />
nelle questioni ambientali<br />
di Giancarlo Ruffini PAGINA 7<br />
Un'inchiesta<br />
sull'attività dei servizi<br />
(1a parte)<br />
di Nedo Baracani<br />
Sauro Garzi<br />
e Fulvio D'Orsi PAGINA 12<br />
Servizi di prevenzione<br />
e organi di vigilanza<br />
di Graziano Eriger/ PAGINA 15<br />
GRUPPI DI LAVORO<br />
Sistema informativo<br />
e Qaulity, Assurance<br />
di Alberto Baldasseroni PAGINA 19<br />
Prospettive di lavoro<br />
sul sistema informativo<br />
di Claudio Calabresi PAGINA 20<br />
Innovazione Tecnologica<br />
di Silvana Salerno<br />
e Giuseppe Leocata PAGINA 21<br />
Osservatorio Edilizia<br />
a cura di Flavio Coato PAGINA 22<br />
INIZIATIVE SNOP<br />
Operazione Prevenzione Sud<br />
di Fulvio Longo<br />
e Franco Garufi PAGINA <strong>24</strong><br />
EUROPEAN OUTLOOK PAGINA 26<br />
Progetto agricoltura<br />
a cura<br />
del Gruppo Agricoltura PAGINA 30<br />
Torino 3<br />
a cura di Andrea Dotti<br />
Claudio Calabresi<br />
e Paolo Ricci<br />
APPROFONDIMENTI<br />
DL 277 Art. 41<br />
di Paolo Ricci<br />
PAGINA 32<br />
PAGINA 36<br />
NOTIZIARIO<br />
Lavoratrici madri<br />
e radiazioni<br />
di Armando Mattioli PAGINA 38<br />
Eppur si muove<br />
di Domenico Taddeo PAGINA 40<br />
Iso 1999<br />
di Giuseppe Paludi PAGINA 41<br />
DOC<br />
Alla ricerca<br />
delle malattie perdute PAGINA 45<br />
Malformazioni congenite<br />
di Laura Budini PAGINA 46<br />
TUTTI IN POLTRONA PAGINA 48<br />
DIRETTIVO SNOP PAGINA 51<br />
In copertina: Arrivo di Hernan Cortez<br />
a Vera Cruz (particolare) 7951; da Storia<br />
del Messico, affresco di Diego Rivera.<br />
Città del Messico.<br />
Comunicazione<br />
Abbiamo aperto uno sportello informazioni<br />
SNOP presso l'Istituto Ambiente<br />
Europa - via E. Filai, 15 - 20126<br />
Milano - tel. 02/27002662 fax:<br />
02/27002564<br />
SUL PROSSIMO<br />
NUMERO TROVERETE<br />
I nostri impegni europei dopo<br />
Sheffield<br />
di Graziano Frigeri<br />
La conferenza di Rio: e noi cosa<br />
c'entriamo?<br />
di Fabio Terragni<br />
e Mercedes Bresso<br />
Auditing ambientale e USL:<br />
di Carlo Bossi<br />
Verso il Convegno SNOP del '93<br />
a cura del direttivo nazionale<br />
Delegato alla prevenzione:<br />
un'occasione da non perdere<br />
di Franco Rampi<br />
Speciale direttive CEE sull'ambiente<br />
a cura di Luciano Seller<br />
Apprendisti: è tempo di fare<br />
il punto<br />
di Alberto Baldasseroni
PATTI CHIARI<br />
Quando questo editoriale sarà<br />
stampato molti eventi saranno già<br />
compiuti, Alcuni avvenimenti planetari<br />
certamente, come la conferenza mondiale<br />
di Rio de Janeiro di questo giugno<br />
1992. Altri, di minore portata, come un<br />
vero rinnovato governo per l'Italia, forse<br />
saranno ancora incerti, ma per tutti<br />
noi qualcosa è cambiato.<br />
"Cli ultimi 4 anni, che possiamo simbolicamente<br />
fare cominciare dalla pubblicazione<br />
della famosa copertina del Times<br />
sul pianeta in pericolo, sono stati<br />
un periodo di straordinaria importanza<br />
per l'avvenire della politica ambientale...<br />
la consapevolezza della gravità<br />
della situazione ha investito Nord e<br />
Sud del mondo.<br />
La coscienza ambientale si è evoluta...<br />
se qualcuno pensava che questa<br />
fosse una moda passeggera si è sbagliato<br />
di grosso. Negli ultimi anni è successo<br />
di tutto: dalla riunificazione tedesca<br />
alla guerra del golfo, alla dissoluzione<br />
dell'Unione Sovietica; ma è certo<br />
che tutte le forze politiche devono fare<br />
i conti nei loro programmi con una coscienza<br />
ecologica che investe strati<br />
sempre più vasti dell'opinione pubblica<br />
e che chiede di ripensare politiche fondamentali,<br />
come quelle dello sviluppo<br />
e della difesa...", così si esprimeva Carlo<br />
Ripa di Meana, commissario CEE al-<br />
/Ambiente in un'iniziativa a Milano,<br />
prima della conferenza di Rio.<br />
A ben vedere, durante la recente<br />
campagna elettorale i problemi della<br />
qualità dello sviluppo, ad esempio la<br />
cooperazione tecnologica, o i grandi<br />
temi economici legati all'ambiente e<br />
più in generale allo sviluppo sostenibile<br />
(scelte produttive, politiche fiscali come<br />
la tassa sulla C02 o sull'energia,<br />
forme di bonus-malus, cassa integrazione<br />
"verde"), sono rimasti in ombra.<br />
Non che altri paesi siano meglio. Gli<br />
USA, per voce del presidente Bush,<br />
continuano a sabotare le politiche sui<br />
CFC o sulla diminuzione delle emissioni<br />
di C02, il Giappone ha mantenuto<br />
per molto tempo un profilo basso, nascondendosi<br />
dietro gli Stati Uniti, ma<br />
recentemente ha preso posizioni di sostegno<br />
alla convenzione sulla biodiversità<br />
o alla stabilizzazione delle emissioni<br />
di anidride carbonica ed ha avanzato<br />
proposte su tasse ambientali "pesanti"<br />
per i paesi sviluppati per finanziare<br />
le bonifiche e per cambiare i consumi.<br />
I paesi dell'Est sono gravati da problemi<br />
ambientali gravissimi, i paesi del<br />
terzo mondo rischiano una scelta tra<br />
uno sviluppo mancato e uno sviluppo<br />
basato sugli errori.<br />
Il Canada, l'Australia, con la Comu-<br />
EDITORIALE<br />
di Laura Bodini<br />
nità Europea, potranno diventare attori<br />
chiave in questo momento?<br />
E noi? Surriscaldati dal buco di ozono<br />
e schiacciati da questi grandi temi<br />
continueremo a lavorare tenaci (o<br />
ignari?), nei nostri amati servizi di prevenzione,<br />
come avamposto per assicurare<br />
nel nostro piccolo il mantenimento<br />
dell'equilibrio ecologico del pianeta?<br />
Nessuno a questo punto si permetta<br />
di pensare al deserto dei tartari.<br />
Certamente dovremo ripetere -<br />
come un salmo del mattino - quella<br />
bella frase dell'Organizzazione Mondiale<br />
della Sanità: "pensare globalmente<br />
e agire localmente", già titolo di un<br />
altro editoriale.<br />
In questi ultimi mesi, dopo la 277 e<br />
la campagna elettorale, molti di noi<br />
hanno imparato a essere meno "riservati".<br />
Stiamo finalmente capendo che<br />
non basta lavorare bene se non lo sa<br />
BOCADILLOS<br />
Note del direttore<br />
In questo numero doppio (!), contributi<br />
di riflessione e di studio di Baracani<br />
e Ruffini; alcuni spunti di lavoro "diverso"<br />
su DOC: malformazioni e Parkinson;<br />
le conclusioni delle nostre<br />
grandi iniziative primaverili di Torino<br />
(infortuni e tumori professionali) e Bari<br />
(Operazione prevenzione Sud e Progetto<br />
Agricoltura).<br />
La Fiera Ambiente e Lavoro di Modena<br />
ci attende 1'8 ottobre con una<br />
grande iniziativa sull'archivio soluzioni<br />
e il concreto tema della fattibilità tecnologica.<br />
Appuntamento di settembre<br />
a Sheffield, anche se saranno pochi gli<br />
eletti che se la fileranno "all'inglese"<br />
dall'amata Patria per confrontarsi con<br />
un po' di mondo.<br />
Un punto su Progetto obiettivo sicurezza<br />
in edilizia, mentre è sempre fermo<br />
quello sull'ambiente urbano.<br />
In vista del prossimo Convegno<br />
SNOP del '93 un grande gemellaggio<br />
tra il gruppo di lavoro sulla VRQ e<br />
quello sul sistema informativo, in verità<br />
un po' disperso dopo l'iniziativa di Genova<br />
dell'88.<br />
Come sempre, buone vacanze e<br />
buon lavoro.<br />
nessuno, non basta avere un modello<br />
moderno e razionale di intervento,<br />
avere pensato alla rete dei servizi multireferenti,<br />
all'Agenzia di prevenzione,<br />
al coordinamento tra i tanti attori sociali<br />
ed istituzionali se poi chi fa le leggi,<br />
chi destina fondi, è strattonato una<br />
volta dal funzionario del Ministero del<br />
Lavoro, un'altra volta da quello dell'Industria<br />
(e quello della Sanità? direte<br />
voi...), e poi c'è la Confindustria, gli<br />
amici della tal mega struttura che ottiene<br />
finanziamenti e potere.<br />
Agire da lobby? Se questo ha voluto<br />
dire avere raccolto insieme all'Associazione<br />
Ambiente e Lavoro molte significative<br />
firme "trasversali" di parlamentari<br />
(i primi firmatari eletti sono a pagina<br />
35), o avere promosso continuamente<br />
e in più occasioni (dal medico<br />
competente, ad Operazione prevenzione<br />
Sud...), un confronto ed una collaborazione<br />
tra chi non si parlava (Sanità,<br />
Ambiente, Lavoro), piuttosto che<br />
tra ISPESL e INAIL, allora stiamo finalmente<br />
diventando una lobby.<br />
Se questo vuoi dire che sempre di<br />
più ed in modo sempre più fisiologico i<br />
grandi temi della sanità pubblica e della<br />
politica ambientale stanno diventando<br />
familiari nelle nostre iniziative e nelle<br />
nostre produzioni scientifiche, possiamo<br />
affermare di avere vinto una prima<br />
battaglia interna, anche se "invadere<br />
il campo" degli "intoccabili" ci sta<br />
procurando qualche nemico tra vecchie<br />
e nuove parrucche accademiche<br />
e burosauri di palazzo.<br />
Stiamo, anche se tardivamente, diventando<br />
un po' più laici.<br />
L'unico operatore della prevenzione<br />
eletto in Parlamento è contemporaneamente<br />
iscritto a <strong>Snop</strong> e alla Lega<br />
Nord.<br />
La 277 ci ha posto - come operatori<br />
e come Associazione - tante richieste<br />
di incontri, corsi, consulenze<br />
con e per gli imprenditori; segno finalmente<br />
che i nostri servizi sono diventati<br />
un punto di riferimento istituzionale<br />
e scientifico cui non è possibile<br />
prescindere.<br />
La nuova legge (che dovrà essere ripresa<br />
e modificata dai firmatari del<br />
Patto), sul delegato alla sicurezza (o<br />
meglio alla prevenzione), potrà riaprire<br />
una stagione di formazione di<br />
quadri e delegati che dovrà vedere in<br />
prima linea i servizi territoriali. Ma<br />
queste possibilità saranno vuote se<br />
continua ad arretrare il fronte dei diritti<br />
di cittadinanza dei lavoratori.<br />
Le direttive CEE sulla sicurezza che<br />
dovranno essere recepite entro agosto<br />
del '93 nella legge comunitaria, sono<br />
state oggetto di un primo commento
"preventivo" da parte di un gruppo di<br />
eroi della SNOP e stampate in Due<br />
Dossier di Ambiente e Lavoro.<br />
Così si sta cercando di fare per quelle<br />
sull'ambiente.<br />
Non potrà essere allentata la vigilanza<br />
sul Parlamento per il recepimento di<br />
tutte queste direttive, che saranno la<br />
base legislativa del nostro lavoro futuro,<br />
e che ha portato alla nascita del<br />
cartello Rimedia '91.<br />
Il rischio, e i contributi di Rullini e<br />
Frigeri su questo numero sono una testimonianza,<br />
è diventare dei soli passacarte,<br />
degli azzeccagarbugli moderni<br />
tra valori limite sorpassati o sfiorati, lasciando<br />
in soffitta l'esperienza originale<br />
e la portata culturale e scientifica del<br />
nostro lavoro di questi anni.<br />
Ma tutte queste sono chiacchere se<br />
saremo sempre quattro gatti.<br />
L'articolo di Longo e Garufi su Operazione<br />
prevenzione Sud che troverete<br />
nella rubrica "Iniziative SNOP" è sufficientemente<br />
spietato. Molte Istituzioni,<br />
gran parte del Parlamento precedente,<br />
molte Regioni, molte Amministrazioni<br />
di USL sono rimaste in questi decenni<br />
completamente indifferenti al loro ruolo<br />
di garantire in tutto il paese il rispetto<br />
delle leggi sulla sicurezza del lavoro,<br />
sull'ambiente, sull'igiene edilizia o degli<br />
alimenti.<br />
Sarà proprio questo il primo punto<br />
sul quale "azzannare ai polpacci" i parlamentari<br />
firmatari del Patto.<br />
Combattere reti parallele (che saranno<br />
puntualmente riproposte); sostenere<br />
il decentramente territoriale e la<br />
centralità delle Regioni; fare stanziare<br />
almeno il 10% del bilancio di Sanità e<br />
Ambiente per i dipartimenti di prevenzione;<br />
fare della formazione del personale<br />
e della verifica di qualità finalmente<br />
una battaglia politica seria dopo<br />
anni (ad eccezione delle solite tre o<br />
quattro Regioni), di mortificazioni e di<br />
finanziamenti clientelari.<br />
Così quanto si affermava sul Piano<br />
sanitario, nell'editoriale del numero<br />
scorso, andrà ripreso e promosso, se<br />
vogliamo che non solo di tagli ma di<br />
programmi si parli nella sanità.<br />
Queste alcune delle battaglie che ci<br />
aspettano. E quando qualcuno pensa<br />
che stiamo facendo troppa politica ed<br />
addirittura ci siamo messi in testa di<br />
parlare "con il palazzo " , vorrei ricordare<br />
che molti di noi credono ancora ad<br />
ideali sociali, quali il diritto alla salute,<br />
all'ambiente, all'istruzione, alla formazione<br />
e al lavoro (per citare l'amato<br />
Norberto Bobbio nell'intervista su Repubblica<br />
del 17 aprile), e che l'osservatorio<br />
territoriale dei servizi di prevenzione<br />
è un punto formidabile di lavoro<br />
scientifico e civile.<br />
Molti di noi si accorgono prima e<br />
più di altri che però "fanno opinione"<br />
(politici di professione, giornalisti di grido,<br />
sociologi da tavolino, ambientalisti<br />
da salotto...), di quanto quotidiana sia<br />
l'emergenza emigrati nel lavoro (e<br />
quanti infortuni "vecchi" dovremo indagare...),<br />
di come pesi l'innovazione<br />
tecnologica di cui tanto si parla a proposito<br />
e a sproposito, di come sia importante<br />
avere un sistema informativo<br />
unitario territoriale per dare informazione<br />
alla popolazione o fare dei programmi<br />
di intervento; l'emergenza rifiuti<br />
o l'inquinamento dell'aria nelle<br />
aree urbane o l'uso indiscriminato di fitofarmaci<br />
in agricoltura ha per noi una<br />
quotidianità che va ben oltre le mode<br />
o le copertine shock dei settimanali.<br />
Insomma qualsiasi tipo di accordo o<br />
impegno multilaterale, multiregionale,<br />
presente, passato e futuro in materia<br />
di gestione des grandi fenomeni ecologici,<br />
la proposizione di nuovi ed interessanti<br />
strumenti di analisi e di gestione<br />
(a cominciare dall'auditing ambientale<br />
per le imprese), che riguardano<br />
NEWSNOP<br />
L'altro giorno sono passato in Redazione<br />
e tutti erano parecchio agitati;<br />
dicevano che in autunno avrebbero<br />
cambiato vestito. Che c'è di strano,<br />
faccio io, e intanto pensavo alla tintoria,<br />
alla naftalina e a tutto il resto.<br />
Mi hanno guardato male e uno di<br />
loro ha specificato che il vestito lo<br />
avrebbero cambiato al bollettino. Gli<br />
ho risposto che facevano bene e che<br />
era ora. 5i sono offesi, mi hanno detto<br />
di non illudermi e che il vestito tutto<br />
nuovo non sarebbe stato di certo. A<br />
quel punto ho fatto il sarcastico e ho<br />
chiesto se avevano per caso in mente<br />
di comprarlo usato. Dopo un "vai a<br />
farti fottere " , uno ha sentenziato che la<br />
copertina doveva assolutamente rimanere,<br />
un altro che se toglievano i disegni<br />
dovevano togliere anche lui, un<br />
terzo ha tirato in ballo la democrazia<br />
dei titoli tutti uguali; io ho domandato<br />
che cavolo pensavano allora di cambiare.<br />
11 carattere, mi hanno risposto.<br />
Quasi quasi m'incazzavo: e tutto quello<br />
che abbiamo sostenuto fino a ora,<br />
tutto da buttare? Hanno fatto la faccia<br />
schifata. Non si tratta del carattere della<br />
rivista, pare, ma del carattere tipografico,<br />
e così ho. fatto anche la figura<br />
dello scemo. Adotteranno un carattere<br />
inglese, più leggibile ed elegante, dicono.<br />
Ho pensato che la storia dell'Europraticamente<br />
tutti i paesi del pianeta,<br />
rischia di avere poco senso all'infuori<br />
della definizione e messa in opera di<br />
strumenti di controllo. E una vera e<br />
propria questione "istituzionale" della<br />
politica ambientale che va affrontata e<br />
risolta.<br />
Ecco che allora si torna all'inizio di<br />
questo editoriale. Dopo il grande scossone<br />
elettorale ci sono le premesse<br />
perché finalmente dopo 12 anni dalla<br />
Riforma Sanitaria si ricominci a dare<br />
autonomia a Regioni e territori, perché<br />
si valuti come si spendono i soldi nella<br />
prevenzione, perché la trasparenza<br />
amministrativa e dei programmi non<br />
siano parole vuote?<br />
E se il grande tema del lavoro al<br />
centro del programma politico (e speriamo<br />
non solo elettorale) di alcune<br />
forze del paese e la questione morale<br />
che sta scuotendo ogni angolo della<br />
Pubblica Amministrazione (chi scrive<br />
sta di casa a Tangentopoli), non verranno<br />
abbandonati, potremo riprendere<br />
con più forza il nostro impegno.<br />
pa deve averli gasati un tantino, ma<br />
non l'ho detto. Poi uno è saltato su a<br />
spiegarmi che non si poteva più lavorare,<br />
che tutto era rigido, impacchettato,<br />
funereo, stantio e un sacco di altre<br />
brutte cose. L'ho lasciato dire, ma dovevo<br />
avere stampata in faccia la mia<br />
perplessità, perché un altro mi ha pedantemente<br />
spiegato della gabbia, dei<br />
filetti, del box titoloni, tutta roba inutile<br />
a sentir lui, orpelli, e che invece ci<br />
volevano inserimenti in giustezza, entrate<br />
dal vivo, richiami sgranati dell'immagine<br />
guida, retinature. Sarà la famosa<br />
moviola? Hanno disquisito per un<br />
po', si sono saltati addosso con le citazioni,<br />
hanno litigato, hanno tirato in<br />
ballo la professionalità, tanto che mi<br />
andavo confortando nell'idea che deve<br />
proprio trattarsi della moviola, e<br />
così mi stava prendendo un abbiocco,<br />
quando mi arriva all'orecchio la storia<br />
del colore. Si, proprio il colore giallo di<br />
SNOP, che potrebbero anche decidere<br />
di cambiare.<br />
A quel punto non ci ho visto più e<br />
balzando in piedi sulla sedia gli ho<br />
cantato chiaro e tondo che io verdecimadirapa<br />
non sarei diventato di certo<br />
e me ne sono andato sbattendo la<br />
porta. Staremo a vedere.<br />
il vostro, per adesso,<br />
Giallolimone<br />
P.S. - Notizia dell'ultima ora: la proposta<br />
di cambiare colore è rientrata.
LETTERE<br />
DA TRIESTE<br />
I PROBLEMI DEL<br />
MEDICO COMPETENTE<br />
La circolare ministeriale 8/2/92 "Medico<br />
competente", pone alcuni problemi<br />
riguardo all'attività dei Servizi di<br />
medicina del lavoro, in particolare<br />
quando di essa vengano date letture<br />
restrittive.<br />
I sottoscritti medici del lavoro del<br />
Friuli-Venezia Giulia sentono l'esigenza<br />
di porre all'attenzione degli operatori<br />
dei Servizi di medicina del lavoro alcune<br />
considerazioni in merito.<br />
Per chiarezza si fanno alcune premesse:<br />
1) si dà per acquisito che le attività<br />
di controllo medico preventivo e<br />
periodico non possono far carico istituzionalmente<br />
sui servizi; 2) si ritiene<br />
fatto positivo che almeno larga fetta di<br />
tali attività sia comunque a carico del<br />
SSN, attraverso personale dipendente<br />
o convenzionato, benché sorgano<br />
molti dubbi sulla reale volontà di Stato<br />
e Regioni a provvedere in tal senso.<br />
Fatte tali premesse, si ritiene fatto<br />
negativo e pericoloso negare la possibilità<br />
di effettuare le attività proprie del<br />
medico competente ai medici dei Servizi<br />
non UPG. Ciò si tradurrebbe di fatto<br />
nell'impossibilità da parte dei Servizi<br />
di effettuare una sorveglianza sanitaria<br />
che non sia esclusivamente controllo<br />
del rispetto delle norme di legge<br />
(non si vede infatti come i Servizi potrebbero<br />
fare indagini mediche su lavoratori<br />
di comparti o su situazioni di<br />
particolare rischio senza che esse sostituiscano<br />
di fatto le visite periodiche,<br />
né si vede come potrebbero impostare<br />
indagini epidemiologiche senza avere il<br />
controllo in prima persona dell'esecuzione<br />
dei protocolli e magari neanche<br />
la possibilità di imporli).<br />
Riteniamo invece che sorveglianza<br />
sanitaria abbia il significato più ampio<br />
di analisi e controllo dello stato di salute<br />
dei lavoratori in rapporto a fattori<br />
patogeni legati al lavoro. In tal senso<br />
alcuni punti vanno tenuti presenti:<br />
a) le capacità professionali che si riscontrano<br />
nei servizi si sono formate<br />
non solo a tavolino, ma anche attraverso<br />
l'esperienza diretta di lavoro sugli<br />
uomini e sulle situazioni, come d'altra<br />
parte avviene per tutte le discipline<br />
che non abbiano solo aspetti teorici;<br />
b) se nessun sapere può essere dato<br />
una volta per tutte, ciò vale in modo<br />
particolare per la nostra materia, vista<br />
la rapidità dell'evoluzione tecnologica,<br />
oltre che delle conoscenze biologiche;<br />
pertanto il rapporto con "il campo" deve<br />
essere mantenuto stretto;<br />
c) i servizi hanno promosso cultura<br />
proprio attraverso un operare scientificamente<br />
corretto, innalzando di conseguenza<br />
anche il livello medio delle<br />
prestazioni di alcune strutture di fabbrica;<br />
a noi sembra questo uno dei<br />
mezzi più produttivi per controllare la<br />
"qualità" delle prestazioni, mentre vediamo<br />
piuttosto limitata l'efficacia di<br />
un controllo repressivo che vada oltre<br />
la "quantità";<br />
d) la preoccupazione maggiore è<br />
tuttavia per le nuove leve di medici del<br />
lavoro: 1) i medici più "anziani" dei Servizi<br />
hanno perlopiù una storia di forte<br />
motivazione all'attività, mentre questo<br />
non è scontato, anzi, per le nuove e<br />
future leve; 2) non è necessario alcun<br />
iter formativo, né alcuna specializzazione<br />
per accedere ad un servizio<br />
(mentre è necessario per essere medico<br />
competente): pertanto potrebbe facilmente<br />
verificarsi che un medico di<br />
servizio sia realmente incompetente e<br />
in più non abbia neanche la possibilità<br />
di farsi una competenza sul campo,<br />
ma abbia invece il compito di vigilare<br />
su chi un minimo di formazione l'ha<br />
avuta. Siamo cioè alla dicotomia tra<br />
sapere e potere; 3) se ai due punti precedenti<br />
aggiungiamo l'allontanamento<br />
dell'obiettivo immediato e visibile (uomo<br />
che chiede salute), il rischio che<br />
l'attività dei nuovi medici tenda a ridursi<br />
anche quantitativamente e prenda<br />
contorni impersonali di "pratica",<br />
con conseguente diminuzione della<br />
"produzione di salute", diviene alto;<br />
e) il ritorno ad una funzione principalmente<br />
se non esclusivamente ispettiva<br />
non può che essere gradita a certo<br />
tipo di industria che non ha visto favorevolmente<br />
il precedente passaggio<br />
ispettorato --> Servizi USL;<br />
f) non in tutte le Regioni e non in<br />
tutte le USL vi sono nuclei di medici<br />
competenti che possano di fatto lavorare<br />
in stretto contatto con i Servizi<br />
(possibile ma parziale soluzione), né<br />
sembra che ciò possa avvenire in un<br />
tempo ragionevolmente breve. E quindi<br />
probabile che in gran parte delle Regioni<br />
saranno i medici aziendali ad effettuare<br />
la sorveglianza sanitaria sul<br />
campo.<br />
In un caso o nell'altro la cultura del<br />
medico del lavoro esce di fatto dai<br />
Servizi e rischia nel peggiore dei casi di<br />
diventare appannaggio, magari con<br />
spessore minimo, delle strutture aziendali.<br />
Vorremmo infine osservare che l'idea<br />
di una vigilanza come unica attività<br />
dei Servizi (cosa che sembra caldeggiata<br />
anche da alcuni operatori), opera<br />
di fatto una confusione tra mezzo e fine:<br />
riteniamo che essa sia un ottimo<br />
mezzo, ma il fine è la salute sul lavoro.<br />
A valle di tali riflessioni e in attesa<br />
che il Consiglio di Stato si pronunci sui<br />
quesiti riguardanti la figura di medico<br />
competente, poniamo all'attenzione le<br />
seguenti proposte a definizione delle<br />
attività sanitarie dei Servizi in rapporto<br />
a tale figura:<br />
1) i medici dei Servizi di Medicina<br />
del Lavoro possono temporaneamente<br />
operare in prima persona, e là dove è<br />
possibile in collaborazione col medico<br />
competente, per l'effettuazione degli<br />
accertamenti sanitari preventivi e periodici;<br />
tale attività risulterà sostitutiva<br />
degli obblighi del medico competente,<br />
(segue a pag. 6)
naturalmente limitatamente al periodo<br />
dell'intervento;<br />
2) i Servizi pertanto mantengono la<br />
possibilità di effettuare direttamente<br />
l'attività di sorveglianza sanitaria nei<br />
seguenti casi: a) indagini mirate di<br />
comparto; b) indagini per rischi o patologie<br />
di particolare rilevanza; c) prosecuzione<br />
di indagini sanitarie già in carico<br />
ai Servizi all'entrata in vigore della<br />
legge 277;<br />
3) visto che l'organo di vigilanza deve<br />
pronunciarsi sui ricorsi avverso le<br />
decisioni del medico competente, poiché<br />
si avvisa che tale attività ha carattere<br />
di elevata responsabilità, si ritiene<br />
opportuno che l'organo di vigilanza si<br />
pronunci in forma collegiale; si propone<br />
pertanto come sede collegiale una<br />
Commissione provinciale o regionale,<br />
composta da un medico dei lavoro<br />
dell'USL ove ha sede l'attività produtti -<br />
va in cui è impiegato il ricorrente (tale<br />
sanitario provvederà all'istruzione della<br />
pratica), da un medico specialista nella<br />
branca riguardante la patologia per la<br />
quale è stato emesso il provvedimento<br />
di allontanamento, e da un medico del<br />
lavoro appartenente all'USL capoluogo<br />
o ad altra USL della Regione, nel caso<br />
USL e Provincia coincidano per territorio.<br />
Come medici dei lavoro del Friuli-<br />
Venezia Giulia riteniamo necessario allargare<br />
nel modo più ampio la discussione<br />
su tali temi (analisi e proposte),<br />
poiché li giudichiamo fondamentali<br />
per la configurazione che verranno a<br />
prendere i Servizi nel prossimo futuro.<br />
Giovanna Cornelio, coadiutore SML di<br />
Trieste. Lucio Petronio, dirigente medico<br />
responsabile SML di Trieste. Roberto<br />
Riavez, caposettore IP e Med. Lav.<br />
Bassa Friulana. Giovanna Munafò, coadiutore<br />
resp. SML della Bassa Friulana.<br />
Giuliano D'Ambrogio, caposettore<br />
Med. Lav., dell'Udinese. Enzo Rancati,<br />
coadiutore SML di Udine. Paolo Pischiutti,<br />
assistente SML di Udine. Massimo<br />
Sigon, coadiutore resp. SML S.<br />
Daniele. Tina Zanin, coadiutore resp.<br />
SML di Monfalcone-Gorizia. Giancarlo<br />
Miglio, caposettore IP e Med. Lavi di<br />
Gemona. Sergio Tonut, coadiutore sanitario<br />
Med. Lavi di Pordenone. Beppino<br />
Colle, caposettore lP e Med. Lav. di<br />
Cividale; Massimo Treleani, assistente<br />
Med Lavi di Tolmezzo. Emanuela<br />
Zamparo, coadiutore Med. Lav. di San<br />
Vito. Anna Furlan, caposettore 1P e<br />
Med. Lavi di Maniago-Spilimbergo.<br />
Paolo Valentino Turri, assistente Med.<br />
Lavi di Sacile.<br />
ASV<br />
FRA LE PIEGHE<br />
DELLA STORIA<br />
Come operatrice veterana, nata con<br />
['istituzione stessa del Servizio, mi sento<br />
chiamata in causa nel dover esprimere<br />
alcune considerazioni sul ruolo<br />
dell'ASV, e più in generale del personale<br />
infermieristico, all'interno dei Servizi<br />
di prevenzione e tutela della salute<br />
nei luoghi di lavoro. Un rapido escursus<br />
storico mi induce a considerare<br />
che le motivazioni che hanno spinto<br />
queste figure ad operare in tali strutture<br />
non sono riconducibili a precise<br />
scelte professionali determinate più a<br />
monte da personali "vissuti ideologici",<br />
come è accaduto per molti medici del<br />
lavoro. L'infermiere e poi l'assistente<br />
sanitario, si sono trovati a lavorare nei<br />
servizi, semplicemente perché questi<br />
rappresentavano una risposta ad una<br />
domanda di lavoro, una prospettiva<br />
"ambita", tanto più che si conciliava<br />
con una dimensione più "vivibile" rispetto<br />
a quella ospedaliera.<br />
Questo aspetto allettante veniva subito<br />
annullato dal disorientamento in<br />
cui veniva ben presto a trovarsi questa<br />
figura che non aveva nessuna scienza<br />
in materia di medicina del lavoro (gli<br />
stessi programmi della scuola di LP.<br />
non prevedevano allora l'insegnamento<br />
di questa disciplina), non riuscendo<br />
peraltro a trasferire, adattare alcuna<br />
voce del suo mansionario. Certamente<br />
la difficoltà era più generalizzata; questi<br />
servizi sortivano dal "nulla", andavano<br />
inventati, impostati a partire da<br />
normative regionali a volte difficilmente<br />
interpretabili.<br />
Correvano gli anni in cui si trattava<br />
di inverare quella tanto declamata prevenzione<br />
e tutela della salute in fabbrica<br />
che erano diventate parole d'ordine<br />
nelle contrattazioni sindacali.<br />
Lo sforzo corale era quindi teso a far<br />
decollare il servizio in funzione di queste<br />
nuove istanze sociali, piuttosto che<br />
ad individuare specifici ruoli professionali.<br />
La consapevolezza che questo era<br />
l'obiettivo prioritario ha reso l'operatore<br />
sanitario disponibile a "tutto campo",<br />
disponibilità che si espletava nelle<br />
mansioni più diversificate, burocratiche<br />
ed organizzative, a scapito di quelle<br />
più propriamente sanitarie.<br />
L'identificazione con il servizio, la<br />
speranza che la situazione di "empasse"<br />
fosse solo transitoria non ha fatto<br />
sentire l'operatore infermieristico dequalificato<br />
a manovalanza; aveva scelto<br />
di asservire alla "polis" del servizio<br />
più che a un suo paradigma professionale.<br />
Molte lune sono trascorse. I nostri<br />
servizi hanno guadagnato una loro immagine<br />
e ruolo istituzionale; con più<br />
presenze e maggiori professionalità.<br />
Le competenze ispettive in materia<br />
di igiene e sicurezza del lavoro hanno<br />
attribuito facoltà di accesso e di intervento<br />
in fabbrica, conferendo al personale<br />
tecnico precisi compiti e ruoli<br />
istituzionali. Ne è derivata, per così dire<br />
"d'ufficio", una loro autonomia operativa<br />
e decisionale, anche rispetto ai<br />
medici, che si è tradotta in una ben<br />
definita riqualificazione professionale.<br />
Ciò non è accaduto, viceversa, per<br />
la nostra categoria che rimane tutt'ora<br />
personaggio in cerca d'autore.<br />
Una prima motivazione è legata al<br />
fatto che le malattie professionali ed i<br />
loro fattori di rischio hanno subito in<br />
questi anni una trasformazione qualitativa<br />
e quantitativa più radicale rispetto<br />
agli infortuni ed alle loro cause.<br />
Questo ha comportato un continuo<br />
interrogarsi sui metodi e gli obiettivi<br />
dell'indagine sanitaria. In questa situazione<br />
così fluida ed in continuo divenire,<br />
che mette in crisi lo stesso ruolo<br />
medico, è quindi paradossale ipotizzare<br />
una precisa identità professionale<br />
per l'assistente sanitario.<br />
Di fronte ad un clima sociale profondamente<br />
mutato, ad una progressiva<br />
differenziazione delle figure tecniche<br />
da quelle sanitarie, ad un momento<br />
di globale ripensamento del significato<br />
della stessa medicina del lavoro,<br />
esiste un rischio oggettivo di emarginazione<br />
e dequalificazione per il giovane<br />
assistente sanitario che approda a<br />
questi servizi.<br />
Questo nuovo operatore va onestamente<br />
informato che non è proponibile<br />
per lui un ruolo analogo a quello dei<br />
tecnici, che le carriere previste dall'ex-<br />
Ministro della Sanità sono ancora più<br />
irrealistiche a livello territoriale rispetto<br />
a quello ospedaliero.<br />
Credo però che, sgombrato il campo<br />
da ogni forma di gratuito scetticismo,<br />
qualora si esplorassero nuovi e<br />
più adeguati approcci per indagare lo<br />
stato di salute dei lavoratori - come<br />
ad esempio la ricerca diretta delle ma-<br />
[attie professionali più attuali e lo studio<br />
dei cosiddetti effetti a lungo termine,<br />
anche in relazione alla popolazione<br />
generale si aprirebbero prospettive<br />
di ampio respiro, capaci di garantire,<br />
per tutti, un lavoro dignitoso al di là di<br />
rigidi inquadramenti professionali.<br />
Corinna Albolino<br />
UOTSSL - USSL 47 Mantova
CONTRIBUTI<br />
Dall'attenta lettura delle normative<br />
in merito ai problemi di prevenzione<br />
ambientale di questi ultimi dieci anni,<br />
sembra non risolta l'antiteticità di funzioni<br />
ed attività di fronte alla quale si<br />
trovano costantemente i servizi di prevenzione.<br />
In particolare, se abbiamo<br />
ancora bisogno di servizi specifici che<br />
si occupino dei problemi di intersezione<br />
tra ambiente e salute o, proseguendo<br />
con la definizione di standard e<br />
norme tecniche, possiamo considerare<br />
inclusi e risolti in questi i problemi di<br />
prevenzione per la salute umana. E<br />
dunque, progressivamente, avremo<br />
sempre più bisogno di controllori dell'applicazione<br />
di norme tecniche definite<br />
per legge per cui dobbiamo prevedere<br />
uno sviluppo di corpi di polizia<br />
specializzati più che di servizi?<br />
L'antiteticità di questi quesiti è certamente<br />
voluta ed esasperata, ma [a<br />
loro apparente capacità di provocazione,<br />
non è voluta, risiede nelle questioni<br />
generali che dobbiamo affrontare fino<br />
ai problemi di scelta fra attività che<br />
quotidianamente si debbono compiere.<br />
Il problema che li sottende è in quale<br />
modo i servizi debbono concorrere<br />
al governo di una questione ambientale<br />
che si rivela sempre di più nella sua<br />
complessità, e quale deve essere il loro<br />
ruolo rispetto alla crescente domanda<br />
della società civile. Quali delle funzioni<br />
loro assegnate con la L. 833 possono<br />
ancora essere collocate nei servizi, alla<br />
luce anche della nuova normativa ambientale?<br />
Occorre innanzitutto intenderci sul<br />
termine complessità: abbiamo tutti imparato<br />
dall'ecologia che ['ambiente<br />
presenta: "., un numero incalcolabile<br />
di interazioni, di inter-retroazioni, uno<br />
straordinario groviglio che non può venir<br />
computato nemmeno con il ricorso<br />
al computer più potente" (1). Ma anche<br />
che dobbiamo pensare in termini<br />
di singolarità, località e temporalità e<br />
nello stesso tempo in termini di totalità<br />
integratrici; che occorre superare contemporaneamente<br />
il ".. riduzionismo<br />
(che vuole comprendere il tutto a partire<br />
soltanto dalle qualità delle parti) e<br />
.,. l'olismo non meno semplificante<br />
- che ignora le parti per comprendere<br />
il tutto" M.<br />
L'approccio ad un problema così<br />
complesso non può probabilmente<br />
che essere multidimensionale, cioè abbiamo<br />
bisogno di angoli visuali diversificati.<br />
Si badi, non ci si riferisce qui al<br />
problema di una disciplina scientifica o<br />
tecnica e nemmeno di un coacervo<br />
omogeneo di discipline: non è solo un<br />
problema di pluridisciplinarietà. Ma è<br />
IL RUOLO DEI SERVIZI<br />
DI PREVENZIONE NELLE<br />
QUESTIONI AMBIENTALI<br />
prima di tutto un problema di finalità,<br />
obiettivi diversificati e conseguentemente<br />
metodi e procedure e solo dopo<br />
di bagaglio conoscitivo necessario<br />
(discipline appunto). Occorre in definitiva<br />
partire dall'accettazione che la tutela<br />
ambientale dal punto di vista paesaggistico,<br />
quella dal punto di vista<br />
della protezione di ecosistemi animali<br />
o vegetali pregiati, quella dal punto di<br />
vista della protezione della salute, ed<br />
altri punti di vista dai quali si esige la<br />
tutela ambientale, possono avere punti<br />
di sovrapposizione, ma richiedono approcci,<br />
metodi, conoscenza di base e<br />
specialistiche diverse. Questa non deve<br />
essere considerata una iattura, al<br />
contrario costituisce un elemento positivo<br />
rispetto alla complessità del problema<br />
ambientale ed è l'unica strada<br />
per giungere ad un pensiero multidimensionale<br />
che, rinunciando per principio<br />
all'onniscienza, sappia realmente<br />
trovare e lavorare sui punti di sovrapposizione<br />
per accostare in uno scenario<br />
unico, ma su più dimensioni, i diversi<br />
"punti di vista" con i quali oggi affrontiamo<br />
il problema della tutela ambientale.<br />
Caratteristica ulteriore di tali<br />
problemi è che per ciascuno dei sopraddetti<br />
"punti di vista" si pongono<br />
anche questioni riguardanti la dimensione<br />
di scala (locale, regionale, continentale,<br />
planetaria), con la quale osservare<br />
i fenomeni e adottare i provvedimenti<br />
(gli esempi dei clorofluorocarburi<br />
e delle emissioni di anidride carbonica<br />
sono oramai noti a tutti, così come<br />
l'esigenza di valutare l'impatto di una<br />
singola opera su un territorio ben determinato).<br />
Proprio dal tentativo di riunire in un<br />
unico scenario i diversi punti di vista e<br />
le diverse dimensioni riguardo alla tutela<br />
ambientale, si sono costruite la<br />
metodologia di valutazione di impatto<br />
ambientale e quella di valutazione delle<br />
attività a rischio di incidente rilevante:<br />
queste debbono essere acquisite da<br />
tutti i servizi di prevenzione importanti<br />
particolarmente per l'aspetto metodologico,<br />
ancor più che per le tecniche.<br />
Ed è proprio per le difficoltà di elaborare<br />
un pensiero multidimensionale che<br />
queste metodologie esitano in decisioni<br />
finali che sono sostanzialmente politico-amministrative<br />
e come tali prevedono<br />
come passi fondamentali della<br />
procedura metodologica la partecipazione<br />
attiva della popolazione. Questo<br />
passaggio procedurale è determinante<br />
non solo per un generico principio<br />
democratico, ma per la validità<br />
stessa della procedura di impatto nella<br />
quale elementi essenziali sono proprio<br />
la percezione del rischio e l'accettabilità<br />
del rischio da parte della popolazione<br />
interessata.<br />
Non è possibile e non è ammissibile,<br />
dunque, semplificare! Ne discende,<br />
pertanto, che è impensabile parlare di<br />
un unico servizio di tutela ambientale<br />
sia che sia inserito nella sanità, sia che<br />
sia inserito nell'ambiente.<br />
Esistono, in definitiva, dimensioni,<br />
approcci diversi con i quali vengono<br />
affrontate le questioni ambientali,<br />
compreso quello tipico della cultura e<br />
direi dell'antropologia sociale di un<br />
determinato gruppo di popolazione. La<br />
consapevolezza che dobbiamo acquisire<br />
è che essi sono connaturati alla<br />
complessità delle questioni in gioco<br />
che non può essere ridotta, al contrario<br />
tale diversità va favorita e sostenuta.<br />
Fra queste dimensioni vi è l'approccio<br />
ambiente-salute dell'uomo che a<br />
sua volta ha una propria complessità.<br />
Se accettiamo ciò, allora dobbiamo<br />
vedere la tutela ambientale ai fini della<br />
promozione e prevenzione per la salute<br />
dell'uomo, come una dimensione<br />
specifica e in qualche misura autonoma,<br />
o, quanto meno, che deve concorrere<br />
in modo autonomo alla tutela<br />
ambientale: rispetto a tale dimensione<br />
dobbiamo definire metodi, strumenti e<br />
risorse. Giustamente, e direi con lungimiranza,<br />
la riforma sanitaria collocava<br />
nel servizio sanitario nazionale funzioni<br />
concernenti anche la tutela ambientale,<br />
a condizione che questa non sia intesa<br />
nella sua omnicomprensività, ma<br />
riferita appunto allo specifico della sa-
Iute. Ecco perché personalmente non<br />
mi trovo d'accordo con le operazioni<br />
di rivisitazione delle funzioni previste<br />
dalla L. n. 833178 al fine di una loro<br />
riattivazione al versante Ambiente<br />
(cioè Ministero dell'Ambiente), o al<br />
versante Sanità (cioè Ministero della<br />
Sanità).<br />
Per due ulteriori motivi:<br />
il primo è che tale operazione ' sottende<br />
una visione del rapporto salute-ambiente,<br />
di tipo esclusivamente<br />
biologico;<br />
il secondo è che pur all'interno dell'approccio<br />
biologico non si tiene<br />
conto delle interazioni complesse tra<br />
uomo biologico e ambiente.<br />
Per quanto riguarda il primo punto:<br />
anche se accettassimo di disegnare le<br />
diverse funzioni della L. 833/78 in un<br />
continuum che va dalle funzioni esclusivamente<br />
"ambientali", a funzioni<br />
esclusivamente "sanitarie", con in mezzo<br />
un corposo gruppo di funzioni parzialmente<br />
ambientali e parzialmente<br />
sanitarie, come definire una virtuale linea<br />
di separazione in tale continuum<br />
fra Ambiente e Sanità avendo a riferimento<br />
che l'uomo non è solo biologico<br />
o solo culturale, ma, come è stato<br />
affermato, è completamente biologico<br />
e completamente culturale cioè è uniduale<br />
(1)? Basti pensare ai problemi della<br />
percezione del rischio, sui quali si è<br />
concentrata l'attenzione di questi ultimissimi<br />
anni, non solo degli addetti ai<br />
lavori per la valutazione dei rischi nell'impatto<br />
ambientale, ma che ha suscitato<br />
l'interesse di discipline apparentemente<br />
lontane come l'antropologia<br />
(2).<br />
Per quanto riguarda il secondo punto:<br />
mi sembra che nella logica di separazione<br />
di funzioni all'interno della dimensione<br />
tutela ambientale per la salute<br />
vi sia sottinteso un eccessivo affidamento<br />
alla logica dello standard.<br />
Dovremmo, invece, prestare attenzione<br />
alla falsa sicurezza (direi quasi alla<br />
falsa ideologia dello standard), anche<br />
perché, come accade con evidenza<br />
per i limiti negli ambienti di lavoro,<br />
nessuno può assicurare per una serie<br />
di sostanze non ancora sufficientemente<br />
studiate e per altre per le quali<br />
non è possibile identificare con certezza<br />
un valore soglia, che una loro presenza<br />
in quantità corrispondenti ai limiti<br />
fissati nell'aria, nell'acqua, negli<br />
alimenti o nel suolo sia del tutto innocua.<br />
Lo standard è senza dubbio un<br />
potente elemento di semplificazione<br />
del governo dei problemi ambientali,<br />
ma non bisogna dimenticare che è solo<br />
un indice settoriale. Esso tiene conto<br />
di alcuni effetti, ma non di altri, né delle<br />
interazioni con altre sostanze. Ma<br />
soprattutto gli standard non tengono,<br />
né possono tener conto del particolare<br />
equilibrio ambientale di un territorio<br />
che è suo e suo proprio, dell'uso umano<br />
di quel territorio, della sua particolare,<br />
singolare appunto, vulnerabilità<br />
naturale e di conseguenza di uno specifico<br />
rapporto ambiente-salute.<br />
L'accettazione della complessità dei<br />
problemi di interazione ambientesalute<br />
deve dunque comprendere e<br />
non annullare il concetto di località e<br />
unitarietà, e conseguentemente prevedere<br />
gli strumenti adeguati al livello<br />
territoriale di conoscenza ed azione. E<br />
un ulteriore elemento di semplificazione<br />
inaccettabile puntare su servizi<br />
sempre più accentrati, perderemmo la<br />
possibilità di comprendere e verificare<br />
la diversificazione dei problemi ambientali<br />
e del loro rapporto con la salute<br />
dell'uomo.<br />
D'altra parte una conferma diretta<br />
che l'impostazione unitaria della riforma<br />
fosse metodologicamente corretta<br />
ci viene da una fonte prestigiosa. La<br />
National Accademy of Science degli<br />
Stati Uniti ha condotto un approfondito<br />
studio sulla situazione statunitense<br />
che era passata da una gestione tecnico-scientifica<br />
unitaria di questi problemi<br />
all'interno del sistema di Sanità<br />
Pubblica ad una gestione distribuita<br />
fuori dalla Sanità pubblica tra agenzie<br />
diverse per ciascun settore: ebbene è<br />
stata verificata, nella situazione statunitense,<br />
una caduta di efficacia degli<br />
interventi, in quanto ogni agenzia perseguiva<br />
i propri obiettivi settoriali ignorando<br />
i problemi degli altri settori e le<br />
conseguenti ricadute. ll giudizio finale<br />
risultava così del tutto negativo.<br />
A mio parere, pertanto, i veri problemi<br />
non consistono nello stabilire<br />
quale sia la migliore filiazione delle<br />
funzioni e attività dei servizi di prevenzione<br />
(Sanità o Ambiente), che può essere<br />
definita anche in base a considerazioni<br />
pragmatiche. I problemi rilevanti,<br />
oltre ovviamente a quelli inerenti<br />
le risorse necessarie, sono di due tipi:<br />
uno riguarda' le informazioni sui<br />
problemi ambientali ed il loro governo,<br />
l'altro riguarda la collocazione dei servizi<br />
di prevenzione rispetto alle istituzioni<br />
politico-amministrative, a quelle<br />
giudiziarie, ai cittadini e loro associazioni.<br />
Per un discorso ravvicinato sullo stato<br />
dell'informazione sui problemi ambientali<br />
dovremmo poter analizzare<br />
fonti informative, dati attualmente a<br />
disposizione, modalità di organizzazione<br />
ed elaborazione di essi, modalità di<br />
utilizzazione, grado di diffusione e conoscenza.<br />
Ma il dibattito sull'ambiente<br />
in Italia non ha ancora affrontato, se<br />
non molto marginalmente e per settori,<br />
questo tipo di questioni.<br />
Eppure non vi è chi possa negare il<br />
valore strategico ed il ruolo centrale<br />
che ie informazioni rivestono anche<br />
per qualsiasi approccio si voglia tentare<br />
nell'affrontare i problemi connessi<br />
all'ambiente.<br />
La prima azione che occorre intraprendere<br />
consiste in un'attenta ricognizione<br />
di tutti i "luoghi" istituzionali e<br />
non, del servizio sanitario e no, in cui<br />
oggi si producono informazioni sulle<br />
caratteristiche ambientali, definendo<br />
contemporaneamente la dimensione<br />
di scala per la quale queste informazioni<br />
vengono prodotte. E un compito<br />
che vedrei bene svolto a livello delle<br />
singole Regioni.<br />
La seconda azione, che considero<br />
centrale, è quella di mettere in rete<br />
prima anche informalmente, ma poi<br />
formalmente quei luoghi, forzando una<br />
sorta di diffusa gelosia dei propri archivi<br />
più adatta ad un convento medioevale,<br />
che ad una moderna coscienza di<br />
essere nodi fondamentali di una rete<br />
informativa. E questo un compito di<br />
particolare difficoltà anche tecnica che<br />
deve essere affrontato dal livello centrale<br />
dello Stato e dalle Regioni.<br />
La terza azione deve riguardare una<br />
concreta attuazione delle possibilità<br />
aperte dalla L. n. <strong>24</strong>1 del 1990 sulla tra-
sparenza. E un'occasione da non perdere<br />
per aprire ad una più vasta conoscenza<br />
e partecipazione dei cittadini e<br />
delle loro associazioni il dibattito sui<br />
problemi ambientali.<br />
Per quanto riguarda in particolare i<br />
servizi di prevenzione ambientale nell'ambito<br />
del servizio sanitario, la realizzazione<br />
dei Dipartimenti degli ambienti<br />
di vita e di lavoro, già previsto dal<br />
Piano Sanitario Regionale della Toscana<br />
e da quelli di altre Regioni, costituirà<br />
la prima risposta concreta ai problemi<br />
suddetti, proprio nel senso di mettere<br />
in rete almeno informale, per ora,<br />
i servizi. Ma è ancora tutto da discutere<br />
con quali modalità i cittadini potranno<br />
avere accesso alle informazioni<br />
dei servizi e del Dipartimento, considerando<br />
la pressocché assoluta impossibilità<br />
della struttura e delle risorse attuali<br />
dei servizi di far fronte ad una richiesta<br />
che vorremmo ampia e crescente.<br />
La rilevanza dei problemi e delle<br />
azioni necessarie per affrontarli richiedono<br />
una forte capacità di governo<br />
del sistema informativo per la gestione<br />
dei problemi ambientali, che definisca<br />
chi produce le informazioni e dove, chi<br />
le trasmette e le elabora, quali sono i<br />
potenziali utilizzatori; cosa si produce<br />
in termini informativi e cosa si utilizza;<br />
come si producono, come si trasmettono<br />
e si elaborano informazioni, come<br />
si utilizzano.<br />
Mi sembra più urgente pertanto lavorare<br />
a fondo sulla costruzione di una<br />
rete informativa che interconnetta tutti<br />
i produttori ed utilizzatori di informazioni<br />
sull'ambiente, che implementare<br />
una discussione sulla redistribuzione di<br />
competenze, accorpamenti, ecc., certamente<br />
lunga e probabilmente non<br />
conclusiva in tempi brevi, pur se sul<br />
piano delle competenze alcuni netti<br />
chiarimenti debbono essere prodotti.<br />
Accanto a quello delle informazioni<br />
abbiamo precedentemente indicato<br />
come problema su cui dovremmo ragionare<br />
quello della reale collocazione<br />
istituzionale dei servizi di prevenzione<br />
rispetto alle questioni ambientali. Questi<br />
servizi, e soprattutto quelli di livello<br />
territoriale, si sono venuti collocando<br />
all'interno di un triangolo le cui interfaccie<br />
sono le istituzioni politico - amministrative,<br />
la Magistratura, i cittadini<br />
di un territorio determinato e loro associazioni.<br />
La struttura del servizio-triangolo e<br />
l'ampiezza di ciascuna interfaccia ha<br />
una diversa derivazione storica. Ad<br />
esempio non vi è dubbio che i servizi<br />
di igiene pubblica risentono fortemente<br />
della storia delle figure pre-riforma<br />
(ufficiale sanitario e medico provinciale)<br />
e della loro posizione nettamente<br />
determinata all'interno delle istituzioni.<br />
Al contrario i servizi di igiene del lavoro<br />
sono nati contestualmente, anzi<br />
dall'interno, del movimento che portò<br />
alla riforma.<br />
La constatazione oggettiva che<br />
qualsiasi servizio di prevenzione ambientale<br />
è al centro del triangolo suddetto,<br />
fa emergere con chiarezza che<br />
continuare a considerarli come servizi<br />
del tutto interni all'istituzione politicoamministrativa<br />
comunale non ha corrispondenza<br />
con la realtà. La stessa interfaccia<br />
istituzionale non riguarda più<br />
solo il Comune, ma anche, in forme<br />
crescenti, la Provincia (controllo rifiuti,<br />
ecc.), la Regione (Assessorati Sanità ed<br />
Ambiente), lo Stato (Ministeri Sanità ed<br />
Ambiente).<br />
Tale struttura triangolare è fortemente<br />
influenzata proprio dalle risposte<br />
date alle domande che ponevo all'inizio<br />
su qual è il tipo di servizi di cui<br />
abbiamo bisogno. Mi pare sia fin troppo<br />
ovvio che se scegliamo un servizio<br />
che non si limita a controllare l'applicazione<br />
delle norme legislative, ma<br />
esprime opinioni e pareri tecnicoscientifici,<br />
avremo sempre meno necessità<br />
di individuare gerarchie e inquadramenti<br />
istituzionali, e sempre<br />
più, invece, avremo bisogno di garantire<br />
a tale struttura una posizione relativamente<br />
autonoma dalle istituzioni<br />
politico-amministrative e giudiziarie. In<br />
modo che possa rispondere, quanto<br />
meno in egual misura, alle domande<br />
da queste provenienti e contemporaneamente<br />
accrescere l'interfaccia nei<br />
confronti dei bisogni e delle domande<br />
dei cittadini. Occorre in definitiva operare<br />
un passaggio, prima ancora culturale<br />
che di collocazione politico - istituzionale,<br />
da servizi per [e istituzioni a<br />
servizi per i cittadini.<br />
Se sono riuscito ad esprimere con<br />
sufficiente chiarezza le problematiche<br />
inerenti il rapporto tra servizi e questioni<br />
ambientali, risulta evidente che il<br />
passaggio da servizi per l'istituzione a<br />
servizi per i cittadini, costituisce un<br />
passaggio cruciale nel risolvere quelle<br />
problematiche. Penso che un'oculata<br />
utilizzazione delle norme delle LL. n.<br />
142 e n. <strong>24</strong>1 del '90, insieme ad un'attenzione<br />
critica, certamente superiore<br />
a quella attualmente esistente nel Paese<br />
e fra le forze politiche e sociali, a<br />
quanto si sta legiferando a livello di<br />
parlamento sulla cosiddetta riforma<br />
della riforma possano aprire spazi per<br />
iniziare, facilitare e concludere questo<br />
passaggio dei servizi di prevenzione,<br />
segnandone il futuro a breve e a medio<br />
termine.<br />
Giancarlo Ruffini<br />
responsabile Servizio Igiene -Pubblica<br />
e Igiene del Lavoro, Attività Sanitaria<br />
di Comunità<br />
USL 11, Regione Toscana<br />
(1)Edgar Morin "Le vie della complessità"<br />
pagg. 49-60 in "La sfida della complessità'AA.VV.,<br />
Feltrinelli 1985.<br />
(2)Si veda ad esempio: Mary Douglas:<br />
Come percepiamo il pericolo Antropologia<br />
del rischio, Feltrinelli 1991.
QUALE FUTURO PER LA<br />
TUTELA DELLA SALUTE<br />
DEI LAVORATORI<br />
NELL'ITALIA EUROPEA<br />
SERVIZI DI PREVENZIONE<br />
O ORGANI<br />
DI VIGILANZA?<br />
L'emanazione del DL 277191, ha in<br />
un primo tempo suscitato vivaci discussioni<br />
soprattutto intorno agii<br />
aspetti di più immediata lettura relativamente<br />
all'impatto sulla situazione<br />
normativa vigente nei nostro Paese:<br />
valori limite elevati rispetto alla prassi<br />
vigente in Italia, rischio di subordinazione<br />
delle misure di tutela a variabili<br />
di ordine economico, questioni legate<br />
all'afferenza istituzionale del Medico<br />
Competente.<br />
Al nostro interno è iniziata contemporaneamente<br />
una riflessione intorno<br />
alla "filosofia" complessiva del DL 277<br />
e, in generale, della legislazione comunitaria.<br />
Si è riacceso, fra l'altro, un serrato<br />
dibattito in ordine al rapporto tra<br />
"consulenza" e "vigilanza", che sta raggiungendo<br />
un'intensità pari a quella<br />
che ha caratterizzato, nel 1982, la fase<br />
storico-istituzionale del "passaggio delle<br />
competenze" dal quale si è usciti,<br />
nelle realtà più consolidate, attraverso<br />
la definizione (e la pratica) delle funzioni<br />
di vigilanza quale uno degli strumenti<br />
utilizzabili (e utili) per le attività<br />
di Prevenzione, quale modello operativo<br />
contrapposto alle ipotesi (pure praticate<br />
nelle realtà meno forti), alla separazione<br />
tra Prevenzione e Vigilanza<br />
(e tra "preventori" e "repressori"), soluzione<br />
"deviante" rispetto allo spirito e<br />
alla lettera della legge 833, nella quale<br />
l'accento è posto, soprattutto dall'art.<br />
20, sulle attività di Prevenzione, che<br />
implicano necessariamente la possibilità<br />
(e la capacità) dei Servizi e degli<br />
Operatori di intervenire, attivamente e<br />
direttamente, nell'ambiente di lavoro,<br />
conducendo indagini ambientali e programmi<br />
di sorveglianza sanitaria, e sapendo<br />
indicare, ai lavoratori e alle<br />
aziende, le soluzioni per la riduzione o<br />
l'eliminazione dei fattori di rischio.<br />
In effetti, ad un'attenta riflessione, il<br />
maggior vantaggio (ai fini delle attività<br />
di Prevenzione), derivante dall'esercizio<br />
delle funzioni di vigilanza, consiste da<br />
un iato nella possibilità per i Servizi di<br />
intervenire nelle numerose realtà non<br />
raggiunte e non raggiungibili altrimenti;<br />
dall'altro, nella possibilità, tramite<br />
gli strumenti prescrittivi e dispositivi, di<br />
estendere ad interi comparti produttivi<br />
i risultati delle indagini e degli interventi<br />
eseguiti su di un numero relativamente<br />
ristretto di aziende, con un netto<br />
miglioramento dell'efficacia complessiva<br />
del lavoro.<br />
E sembrato, in un primo tempo, che<br />
il DL 277191 (la prima norma di recepimento<br />
organico delle direttive comunitarie),<br />
fosse destinato ad impattare<br />
sui Datori di Lavoro, i Dirigenti ed i<br />
Preposti, rimanendo sostanzialmente<br />
invariati i compiti dei Servizi, interessati<br />
dalla norma solo in quanto Organi di<br />
Vigilanza.<br />
In realtà, con il passare del tempo, ci<br />
si è resi conto che l'effetto dirompente<br />
dell'impostazione comunitaria è rappresentato<br />
soprattutto dal tentativo di<br />
riconduzione delle attività di Prevenzione<br />
a materia esclusiva di contrattazione<br />
fra le parti sociali, con i Servizi di<br />
Prevenzione relegati a funzioni di "notai"<br />
legittimati ad intervenire solo in<br />
caso di mancato rispetto delle regole<br />
del gioco.<br />
Questo modello operativo, che<br />
"subdolamente" il DL 277/91 tenta di<br />
introdurre, si fonda su presupposti<br />
estranei alla realtà italiana, nella quale<br />
non vige il sistema di cogestione delle<br />
imprese, proprio dei Paesi Scandinavi.<br />
Al contrario, in Italia i rapporti sociali<br />
si fondano oggettivamente sul conflitto<br />
di interessi differenti (anche se<br />
non sempre obbligatoriamente antitetici),<br />
quale terreno di partenza per il<br />
raggiungimento di sintesi costruttive:<br />
in questo contesto, senza l'intervento<br />
attivo della Pubblica Amministrazione,<br />
principi etici facilmente definibili come<br />
variabili dal punto di vista dei costi,<br />
ma difficilmente quantificabili in termini<br />
di vantaggio economico immediato<br />
(quali la salute e la sicurezza sul lavoro),<br />
verrebbero facilmente sacrificati.<br />
Inoltre il "modello anglosassone", se<br />
pure potrebbe applicarsi (al di là delle<br />
considerazioni di ordine sociale ed etico),<br />
nei caso della grande impresa, risulta<br />
del tutto insostenibile per la piccola<br />
e media impresa, categoria non<br />
secondaria nell'economia nazionale. E,<br />
dei resto, è proprio tra gli artigiani, le<br />
piccole e medie imprese che, in questi<br />
mesi, è venuta crescendo nei confronti<br />
della normativa comunitaria, e del DL<br />
277 in particolare, una protesta ben<br />
più radicale di quella esercitata dai lavoratori<br />
o dagli operatori della prevenzione,<br />
parallelamente alla richiesta di<br />
"Servizi alle Imprese" prestati direttamente<br />
dalla Pubblica Amministrazione.<br />
Circa la "vexata quaestio" dell"'incompatibilità"<br />
(sia per i Servizi che per<br />
gli Operatori), va detto con chiarezza<br />
che, a tutt'oggi, non esiste alcuna norma<br />
legislativa che stabilisca l'incompatibilità<br />
tra funzioni di vigilanza ed attività<br />
di prevenzione svolte anche In forma<br />
di "consulenza e assistenza".<br />
Risulta francamente schizofrenica, a<br />
questo proposito, la formulazione contenuta<br />
nella circolare del Ministero<br />
della Sanità n. 3192, in relazione all'esercizio<br />
delle funzioni di Medico Competente:<br />
se dovessimo applicare conseguentemente<br />
tale circolare, ne deriverebbe<br />
che nessun medico dipendente<br />
o convenzionato col Servizio Sanitario<br />
Nazionale, che in quanto tale è comunque<br />
un Pubblico Ufficiale, potrebbe<br />
svolgere l'attività di Medico Competente,<br />
con buona pace dell'art. 3,<br />
comma c, del DL 277/91!!<br />
La posizione del tecnico competente,<br />
poi, figura indefinita contemplata<br />
dall'art. 40, comma 3, per l'effettuazione<br />
delle rilevazioni finalizzate alla valutazione<br />
del rischio da esposizione a rumore,<br />
dal punto di vista della "compatibilità"<br />
è ancora più semplice, non essendo<br />
previsti né requisiti professionali<br />
specifici (ed è una grave lacuna che<br />
deve essere colmata al più presto), né<br />
sanzioni.<br />
Quali sono, quindi, gli scenari possibili<br />
negli anni 90 in generale, ma anche<br />
nel prossimo futuro?<br />
La legge comunitaria 91 (forse tenendo<br />
conto della "vicenda 277"), è assai<br />
precisa, obbligando il governo al recepimento<br />
delle Direttive Comunitarie<br />
salvaguardando in ogni caso le condizioni<br />
di migliore tutela contenute nella<br />
legislazione italiana (art. 43, comma 2).<br />
Ebbene, oltre la Costituzione e il Codice<br />
Civile, oltre i DPR 303 e 547, anche<br />
i principi della legge 833/78 (art. 2)<br />
e le forme nelle quali tali principi si sostanziano<br />
(art. 20), costituiscono " condizioni<br />
di migliore tutela'.<br />
Ne consegue necessariamente che il
modello di Prevenzione nel nostro Paese<br />
è ancora quello che prevede l'intervento<br />
diretto e attivo dei Servizi nell'individuazione<br />
e nel controllo dell'ambiente<br />
di lavoro e della salute dei<br />
lavoratori, e nell'indicazione delle soluzioni<br />
per la rimozione o la riduzione<br />
dei fattori di rischio.<br />
In quest'ottica, pertanto, dovranno -<br />
estendersi e svilupparsi anche le capacità<br />
tecniche, professionali ed organizzative<br />
destinate alle funzioni di "assistenza<br />
e consulenza alle imprese", in<br />
ordine allo studio dei problemi e alla<br />
ricerca delle soluzioni per migliorare le<br />
condizioni di tutela della salute e della<br />
sicurezza dei lavoratori.<br />
A questo proposito, vi è infine da<br />
sottolineare che, nel campo delle competenze<br />
professionali e tecniche relative<br />
alle attività di prevenzione nei luoghi<br />
di lavoro, la quota di gran lunga<br />
più importante di risorse si trova oggi<br />
collocata nel settore pubblico: la stragrande<br />
maggioranza dei Medici Competenti,<br />
di nome e di fatto, si trova nei<br />
Servizi di Medicina del Lavoro (comunque<br />
denominati), delle USL e, in numero<br />
assai minore, nelle Università e negli<br />
Ospedali.<br />
Sui versante tecnico, senza nulla togliere<br />
agli addetti alla sicurezza aziendali<br />
(presenti tuttavia solo nelle grandi<br />
aziende) e a qualche tecnico o struttura<br />
privata che opera seriamente e a livelli<br />
qualitativi eccellenti, la situazione<br />
è analoga: è nel settore pubblico, questa<br />
volta pressocché totalmente nel<br />
Servizio Sanitario Nazionale (Servizi di<br />
base e Presidi Multizonali di Prevenzione),<br />
che si concentra la maggior parte<br />
di competenze, risorse e strumenti.<br />
Ebbene, la privatizzazione toutcourt<br />
anche delle attività di prevenzione<br />
(come in parte sta accadendo nelle<br />
realtà, guarda caso, storicamente meno<br />
"attrezzate"), avrebbe tra l'altro l'effetto<br />
di congelare, relegandole "fuori<br />
dal mercato", un vasto patrimonio di<br />
competenze, esperienze e risorse strumentali<br />
presenti nel settore pubblico,<br />
favorendone di fatto l'impoverimento<br />
scientifico e professionale e l'appiattimento<br />
operativo sull'esercizio burocratico<br />
delle sole funzioni di vigilanza.<br />
Il risultato finale di tutta l'operazione<br />
sarebbe rappresentato da un arretramento<br />
generalizzato ed immediato<br />
delle condizioni di tutela della salute e<br />
della sicurezza sul lavoro, soprattutto<br />
nelle zone nelle quali il modello operativo<br />
nato dalla 833, e sviluppatosi nell'arco<br />
degli anni 80, ha avuto modo di<br />
estrinsecare al meglio la sua potenzialità.<br />
Graziano Frigeri<br />
LA CONSULENZA<br />
DELL'USL<br />
Da anni si discute se in materia di<br />
sicurezza del lavoro l'unità sanitaria locale<br />
possa prestare attività di consulenza<br />
nei confronti delle imprese. Sul<br />
tema è ora intervenuta la Corte di<br />
Cassazione. In una sentenza finora<br />
passata inosservata del 26 ottobre<br />
1990, la quarta sezione penale prende<br />
le mosse dal rilievo che il "datore di lavoro,<br />
tenuto al rispetto delle norme<br />
antinfortunistiche volute a tutela del<br />
bene costituzionalmente rilevante dell'integrità<br />
psico-fisica del lavoratore,<br />
non può non avvertire, dal punto di vista<br />
professionale, l'onere di approfondire<br />
la tecnica antinfortunistica, così<br />
come avverte sicuramente l'onere di<br />
aggiornarsi, come imprenditore, sotto<br />
altri profili': Ciò premesso, la Cassazione<br />
si chiede come il datore di lavoro<br />
debba assolvere a un simile onere di<br />
QUANDO LANTINFORTUNISTICA NON È<br />
IMPROVVISAZIONE<br />
INTERRUTTORE DI SICUREZZA<br />
aggiornamento, e dà questa risposta:<br />
"o dedicandovi personalmente del<br />
tempo, o rivolgendosi ad appositi organismi<br />
squisitamente tecnici, quali, ad<br />
esempio, tra gli altri, le unità sanitarie<br />
locali cui, a seguito della riforma sanitaria<br />
(L. 833/78) sono stati assegnati determinati<br />
compiti già dell'Enpi" Chiarisce<br />
ancora ia Corte suprema che l'onere<br />
di aggiornamento non potrà considerarsi<br />
assolto, "se quel datore di lavoro<br />
si sarà rivolto, per delucidazioni,<br />
ad organi, quali l'Ispettorato del lavora<br />
i carabinieri, ecc., che non hanno tra i<br />
loro compiti istituzionali quello dello<br />
studio e della ricerca scientifica in materia<br />
antinfortunistica, anche se spetta<br />
anche ad essi prevenire gli infortuni<br />
pretendendo l'adozione degli ineludibili<br />
accorgimenti previsti direttamente<br />
dalla legge o di quelli che la comunissima<br />
esperienza può suggerire"<br />
a cura di Raffaele Guariniello<br />
Magistrato in Torino<br />
(da "Lavoro e Salute" n. 1/92)<br />
NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEWz<br />
w<br />
z<br />
w<br />
z<br />
w<br />
z<br />
w<br />
z<br />
w z<br />
w z<br />
w z<br />
w z<br />
w z<br />
w z<br />
w z<br />
w zM3N<br />
KRONENBERG<br />
wZX<br />
n-<br />
zione antinfortunistica<br />
a sicurezza<br />
totale: la chiave<br />
inserita, ma non<br />
fissata sul riparo, non<br />
aziona l'interruttore.<br />
L ' UNICO che permette, ruotando<br />
la testa, di ottenere 8 lati di comando.<br />
IL SOLO che con l'inserzione di un altro tipo di chiave permette<br />
di essere disattivato.<br />
SPECIALISTI nel settore noi della TE siamo lieti di presentarVi<br />
questo interruttore dalle elevate caratteristiche tecnologiche, certi<br />
di garantirVi la miglior soluzione dei Vostri problemi.<br />
SEGNALAZIONE E SICUREZZA<br />
201<strong>23</strong> Milano - Viale Papiniano, 221A<br />
F Tel. 02148012527 r.a. - Fax 02148012575 - Tlx 311319<br />
M3N M3N M3N M3N M3N M3N M3N M3N M3N^<br />
z<br />
m<br />
z m<br />
z m<br />
z m<br />
z m<br />
z m<br />
z m<br />
z m<br />
z m<br />
z m<br />
z m
PROBLEMI E PROSPETTIVE<br />
NELL'ATTIVITÀ DEI SERVIZI<br />
I RISULTATI<br />
DI UNA RICERCA<br />
(la parte)<br />
Nell'ultimo numero della rivista, C.<br />
Frigeri ha commentato le proposte per<br />
il settore della prevenzione, contenute<br />
nell'ennesima bozza di piano sanitario<br />
nazionale ima a che servono queste<br />
eterne bozze?). La situazione politica<br />
promette incertezza, il che rende difficile<br />
ogni programmazione: tuttavia si<br />
deve accettare l'invito che Frigeri rivolge<br />
in chiusura del suo testo per approfondire<br />
i diversi problemi evitando<br />
ogni tentazione di "chiamarsi fuori".<br />
In questa prospettiva abbiamo ritenuto<br />
utile presentare alcuni risultati<br />
dell'indagine realizzata con il contributo<br />
di un certo numero di servizi di prevenzione<br />
nel settore del lavoro. Si tratta<br />
della prima parte di una ricerca promossa<br />
dal Dipartimento Studi Sociali<br />
dell'Università di Firenze, in collaborazione<br />
con le sedi universitarie di Bologna,<br />
Padova e Roma, e realizzata nel<br />
corso degli ultimi due anni. La seconda<br />
parte, come si dirà meglio più avanti,<br />
concerne invece la prospettiva europea,<br />
e sarà realizzata se riterremo che<br />
sia utile proseguire e se il Ministero del<br />
Lavoro (e quello della Ricerca Scientifica),<br />
decideranno di sostenerla così<br />
come hanno fatto fino ad ora.<br />
Nella prima fase, che si sta concludendo,<br />
si è cercato di rispondere a<br />
questa domanda: prendendo in considerazione<br />
un certo numero di servizi<br />
di prevenzione e sicurezza del lavoro<br />
in diverse Regioni, ritenuti significativi<br />
per la loro consistenza e per il volume<br />
di attività realizzato, ed assumendo a<br />
riferimento il triennio 1987-1989, è<br />
possibile ricostruire il quadro delle loro<br />
attività, ponendo così una base concreta<br />
per degli indicatori di processo e<br />
di impatto? Ai lettori della rivista questi<br />
problemi non giungono certamente<br />
nuovi: basti ricordare i contributi sulla<br />
verifica di qualità, i materiali del "censimento"<br />
del 1988, le schede regionali<br />
che via via hanno illustrato l'evolversi<br />
delle diverse situazioni, le riflessioni<br />
che si sono venute succedendo sugli<br />
aspetti metodologici, sui modelli di lavoro,<br />
sui conflitti tra ruoli, per arrivare<br />
fino alle segnalazioni di singoli problemi<br />
da parte di servizi o di operatori. Il<br />
nostro resoconto è ancora in fase di<br />
elaborazione: infatti !a relazione è stata<br />
inviata ai dirigenti dei servizi che hanno<br />
fornito le informazioni per consen-<br />
Tab. n. 1 - Quadro generale dei servizi interessati alla ricerca, con dati sul personale in servizio al 31/12/1989<br />
Cadice<br />
serv.<br />
Città sede del servizio<br />
Comuni<br />
n.<br />
Superi.<br />
kq.<br />
Popolazinne<br />
Censimento 1981 Personale in servizio al 31112!89<br />
Unità<br />
locali<br />
Addetti Medici Biologi<br />
Chimici<br />
Ingegneri<br />
Periti Inr. Amm. 701.<br />
Upg<br />
1.41 Brescia <strong>24</strong> 401 321926 <strong>24</strong>.931 136.912 7 - 8 6 5 26 5<br />
1.60 Vimercate 19 116 112.116 5.273 48.809 4 - - 4 - 2 11 3<br />
1.70 regnano 6 48 91.780 5.073 37.179 3 - - 3 1 1 9 5<br />
2. 3 Belluno 20 1.062 96.053 6.814 31.850 2 1 1 2 1 1 8 6<br />
2. 6 Thiene 32 659 161.364 12.054 61.864 4 - 1 1 4 3 2 15 6<br />
2.10 Treviso 22 614 263.015 19.839 90.908 5 - 1 1 4 4 1 16 5<br />
2.25 Verona 9 454 269.763 20.931 116.896 5 1 - 4 2 - 12 7<br />
2.36 Marghera 3 353 207.585 10.200 75.300 7 1 2 1 11 3 4 29 5<br />
3. 4 Parma 12 717 <strong>23</strong>9.830 27.139 108.100 5 - - - 9 3 3 20 8<br />
3.10 Cuastalla 8 315 61.488 5.705 22.960 3 - 1 1 4 2 1 12 .5<br />
3.28 Bologna Nord 119 163.306 13.544 86.776 5 1 1 2 5 2 3 19 12<br />
3.37 Faenza 8 761 87.914 7.752 30.765 4 1 1 -- 5<br />
2<br />
2 15 7<br />
4. 7 Pescia 11 266 104.8<strong>24</strong> 10.493 39.895 4 - 1 - 6 1 1 13 2<br />
4.10 Firenze, 10./D 28 119.944 5.402 41.782 7 - 2 1 6 2 3 <strong>23</strong> 3<br />
4.25 Piombino 6 499 63.027 3.869 25.149 3 1 - 1 5 2 1 13 9<br />
4.28 Grosseto 7 1.757 101.347 12.331 40.598 2 1 - - 8 2 2 15 8<br />
5. 2 Tarquinia 9 987 39.414 2.574 7.311 2 1 - 1 4 - B 5<br />
5. 5 Civita Castellana fVt? 12 464 52.737 3.081 13.697 4 2 4 3 2 15 2<br />
5. 6 Formia 9 356 93.364 5.274 19.202 2 - 4 6 .5<br />
5.21 Civitavecchia 4 381 68.118 3.411 16.6<strong>23</strong> 4 - 1 - 6 1 1 13 5<br />
612 Popoli 22 520 45.490 2.848 11.217 2 - - 3 - 6 5<br />
<strong>24</strong>5 10.877 2.764A05 208.538 1.063.193 84 8 13 12 109 41 35 302 118<br />
(Fonte del dati generali: !STAT) * = Parte = Stima<br />
La prima cifra del codice dei servizi indica la Regione: 9 = Lombardia; 2 = Veneto; 3 = Emilia-Romagna; 4 = Toscana; 5 = Lazio;<br />
6 = Abruzzo. La Lombardia ha un servizio in meno perché non sono pervenuti i dati di Mantova. Per l'Abruzzo erano previsti tre servizi,<br />
ma sono pervenuti solo i dati di Popoli.
tire a loro di integrare il lavoro sin qui<br />
svolto. Alla fine di maggio un incontro<br />
di lavoro permetterà di discutere questa<br />
relazione e di arrivare ad un testo<br />
definitivo. Per ognuno dei servizi e stata<br />
inoltre predisposta una "monografia"<br />
che richiama l'ambiente in cui il<br />
servizio opera, riprende i momenti salienti<br />
del suo sviluppo organizzativo,<br />
mette a fuoco i problemi incontrati,<br />
delinea delle prospettive. Tutto questo<br />
materiale sarà disponibile entro l'anno,<br />
e le singole regioni potranno utilizzarlo<br />
autonomamente, con le integrazioni<br />
che riterranno di apportarvi. Per il momento<br />
si vogliono fornire solo alcuni<br />
dati che ci sono sembrati particolarmente<br />
significativi.<br />
Vediamo innanzitutto il quadro generale<br />
dei servizi a cui facciamo riferimento,<br />
precisando che sono stati scelti,<br />
dopo una discussione preliminare,<br />
ipotizzando che potessero rappresentare,<br />
nelle Regioni considerate, delle<br />
realtà diversificate per ambiente produttivo,<br />
sviluppate come organizzazione,<br />
abbastanza ricche quanto ad attività<br />
svolta (Tab. 1).<br />
Come si vede, si tratta di uno spaccato<br />
abbastanza ampio, in quanto<br />
comprende poco meno del 5% dell'intera<br />
popolazione nazionale; per questa<br />
quota di popolazione il costo della<br />
prevenzione, nelle sue diverse componenti,<br />
dovrebbe ammontare, secondo<br />
quanto indicato dal piano, a oltre 208<br />
miliardi; il costo effettivo dei servizi da<br />
noi studiati si aggira intorno ai 20 miliardi,<br />
ossia poco più di 7.000 lire pro<br />
capite (18.800 per occupato), una quota<br />
decisamente bassa, anche considerando<br />
che quella degli ambienti di lavoro<br />
è solo una delle componenti della<br />
prevenzione (le altre sono gli ambienti<br />
di vita, la vigilanza igienica degli alimenti,<br />
la sanità pubblica veterinaria).<br />
Stabilire una quota di risorse da destinare<br />
ad un settore come quello della<br />
prevenzione presenta parecchi rischi<br />
se non si indicano contemporaneamente<br />
delle strade da seguire: quanta<br />
parte di queste risorse verrà sottratta<br />
alle Regioni per finanziare strutture<br />
centralizzate? Come si procederà alla<br />
ripartizione territoriale di queste risorse?<br />
Quale grado di autonomia avranno<br />
le Regioni nel determinare gli organici<br />
e i livelli di attrezzature? Questo aumento<br />
di risorse e di personale è previsto<br />
in funzione dei dipartimenti della<br />
prevenzione da realizzare in tutte le<br />
unità sanitarie locali o è previsto in<br />
funzione di altre forme organizzative?<br />
Se queste indicazioni mancano, ciò è<br />
dovuto al fatto che sono carenti le informazioni<br />
necessarie o ad altre ragioni?<br />
Che cosa hanno da dire le Regioni<br />
ed i servizi territoriali?<br />
Tenendo queste domande sullo<br />
sfondo, cerchiamo ora di presentare<br />
sinteticamente l'immagine che siamo<br />
riusciti sin qui a ricostruire, partendo<br />
dalla risorsa più importante, il personale.<br />
Il numero complessivo di operatori<br />
in attività nei servizi studiati appare<br />
nella tabella n. 1; il loro incremento si<br />
è verificato di recente, sulla base di<br />
proposte di organico decise dalle Regioni<br />
con criteri anche molto diversi,<br />
dal che deriva una prima domanda:<br />
sulla base dell'esperienza sin qui svolta,<br />
sono ancora proponibili gli standards<br />
minimi a suo tempo proposti<br />
proprio sulla rivista (n. 5, p. 15, a cui si<br />
rinvia per esigenze di spazio), lasciando<br />
poi alle Regioni di adattare quegli standards<br />
a situazioni particolari? Si potrebbe<br />
pensare ad un insieme di servizi<br />
territoriali, chiamati tutti nello stesso<br />
modo ed aventi una base professionale<br />
ed organizzativa comune all'interno<br />
di dipartimenti? L'aumento del personale<br />
di cui si parla nella proposta di<br />
piano e che riguarda !'intero settore<br />
della prevenzione contiene dei rischi<br />
rilevanti senza una base di riferimento.<br />
Si osservi come nelle realtà studiate<br />
siano sovrarappresentati i medici e come<br />
siano carenti certe altre figure. Si<br />
osservi anche come siano sottodimensionate<br />
le figure amministrative. Anche<br />
i tecnici diplomati sono probabilmente<br />
in numero superiore rispetto a quello<br />
standard minimo a suo tempo proposto<br />
(1 ogni 10.000 lavoratori ponderati).<br />
Mettendo insieme le varie informazioni,<br />
veniva delineandosi un quadro<br />
che combinava, tra gli altri, i seguenti<br />
elementi: 1) eccessiva forza della figura<br />
medica, che copre in modo esclusivo e<br />
non sufficientemente motivato, il ruolo<br />
dirigenziale (17 servizi su 21 hanno un<br />
dirigente); 2) sottovalutazione del lavoro<br />
amministrativo, a causa di uno scarso<br />
impegno di formazione, di un'insufficiente<br />
direzione organizzativa, di una<br />
sovrapposizione impropria di compiti;<br />
3) incerta individuazione di figure infermieristiche<br />
(professionali, assistenti sanitari),<br />
con spazi di lavoro oscillanti tra<br />
l'amministrazione e l'esecuzione di<br />
compiti tecnico-sanitari a bassa specializzazione;<br />
4) variazioni rilevanti nella<br />
dotazione delle stesse figure professionali,<br />
il che fa pensare a delle pressioni<br />
sviluppatesi con successo nella<br />
fase di determinazione di standards su<br />
scala regionale; 5) eccessive differenze<br />
nei bacini di utenza di singoli servizi, il<br />
che rende problematica l'individuazione<br />
di standards o favorisce un utilizzo<br />
inefficiente di certe professionalità; 6)<br />
non conoscenza dei costi dell'organizzazione;<br />
7) difficoltà di integrazione<br />
culturale all'interno delle équipes dovute<br />
sia a variabili generazionali, che<br />
all'esistenza e qualità della direzione.<br />
Fermiamoci per il momento a queste<br />
osservazioni e prendiamo in considerazione<br />
l'insieme delle azioni sviluppate<br />
nel triennio 1987-89, considerandole<br />
come risultati del lavoro dei servizi, sia<br />
nel loro rapporto con l'ambiente esterno,<br />
sia nel costruirsi del processo di lavoro<br />
e di organizzazione. Teniamo presente<br />
che si tratta di servizi che, per<br />
quanto sviluppati nel contesto regionale<br />
in cui operano, presentano tra loro<br />
notevoli differenze per quanto concerne<br />
le sedi, le attrezzature, la documentazione<br />
a disposizione. In 19 di<br />
questi servizi sono in corso 320 abbonamenti<br />
a riviste proprie del settore e<br />
in 14 di essi sono catalogati circa 4.000<br />
volumi. Gli abbonamenti a riviste sono<br />
cresciuti in modo costante, a un ritmo<br />
medio di 22 nuovi accessi per anno:<br />
"La Medicina del Lavoro" è la pubblicazione<br />
più diffusa: seguono "Lavoro sicuro",<br />
i "Cahiers de Notes Documentaires"<br />
e numerose riviste in lingua inglese.<br />
Le attrezzature presentano dislivelli<br />
notevoli tra un servizio e l'altro,<br />
ma in generale la dotazione appare insufficiente<br />
e invecchiata, ove si prendano<br />
a riferimento le indicazioni proposte<br />
sul n. 5 del Bollettino SNOP. Sarebbe<br />
molto importante approfondire<br />
questo problema delle attrezzature individuando<br />
orientativamente dei livelli<br />
di dotazione uniformi. Sono abbastanza<br />
frequenti i problemi di spazio e di<br />
personale (quantità e formazione),
nonché le difficoltà connesse alla manutenzione.<br />
I dati relativi alla formazione e all'aggiornamento<br />
presentano nel triennio la<br />
partecipazione ad una quantità rilevante<br />
di inziative, promosse prevalentemente<br />
in sede locale e regionale,<br />
con una presenza di tutte le figure<br />
professionali: l'incontrarsi e il conoscersi,<br />
la circolazione delle informazioni,<br />
l'individuare problemi comuni, unitamente<br />
allo svilupparsi degli interventi<br />
delle regioni, hanno contribuito in<br />
maniera determinante a diffondere<br />
modelli di lavoro e a costruire un'immagine<br />
e un linguaggio comuni. II fatto<br />
però che un terzo dei servizi studiati<br />
non sia stato nelle condizioni di (o non<br />
abbia voluto), fornire analiticamente le<br />
informazioni circa la partecipazione a<br />
momenti formativi, è indicativo della<br />
difficoltà di programmare, gestire e verificare<br />
queste attività (Tab. 2).<br />
Si osservi, nella Tabella 3 e a proposito<br />
della partecipazione dei diversi<br />
operatori, la situazione degli amministrativi<br />
e dei tecnici laureati, che rappresentano<br />
i due opposti.<br />
Il ruolo centrale delle Regioni e delle<br />
USL nel promuovere iniziative di formazione<br />
è evidente (Tab. 4).<br />
Per quanto riguarda i contenuti, si<br />
può tentare una classificazione per<br />
aree.<br />
Vi è una prima area, che ha per oggetto<br />
l'organizzazione generale, regionale<br />
e locale dei servizi, le loro procedure<br />
formalizzate, i sistemi informativi,<br />
l'organizzazione del lavoro, i corsi<br />
dedicati alla gestione, alla direzione, al<br />
controllo del lavoro e delle risorse. Sono<br />
stati qui classificati i momenti di<br />
studio relativi a questioni normative<br />
(come ad esempio i problemi di applicazione<br />
delle direttive comunitarie).<br />
Quest'area comprende 63 iniziative,<br />
ossia il 13% delle 482 segnalate dai 14<br />
servizi che hanno fornito questa informazione.<br />
La quota più rilevante è stata<br />
organizzata dalle Regioni e dalle USL<br />
(57%), e rilevante è l'apporto delle società<br />
scientifiche e professionali (17%).<br />
La partecipazione del personale vede<br />
una presenza equilibrata, pur con una<br />
prevalenza medica, di tutte le figure,<br />
con la sottolineatura che per gli infermieri<br />
questa rappresenta l'area più importante<br />
dopo quella dell'informazione<br />
generale (vedi più avanti); questa circostanza<br />
viene sottolineata poiché<br />
sembra confermare un certo uso improprio<br />
del personale infermieristico<br />
in mansioni organizzativo - amministrative.<br />
Questo gruppo di iniziative<br />
comprende 7 delle 10 circostanze in<br />
cui è stato coinvolto il personale am-<br />
Tab. n. 2 - Iniziative di formazione e di aggiornamento segnalate,<br />
nel triennio 1987 - 89, da quattordici dei 21 servizi analizzati.<br />
Valori assoluti e percentuali<br />
Tipo di iniziativa N.<br />
Di accesso 57 12<br />
Aggiornamento 214 45<br />
Ricorrente 8 2<br />
Seminari di studio 40 8<br />
Convegni/Congressi 102 21<br />
Formazione 30 6<br />
Formazione a lavoratori 15 3<br />
Formazione a studenti 16 3<br />
Totale 482 100<br />
Tab. n. 3 - Partecipazione delle diverse figure professionali alle iniziative<br />
di formazione e di aggiornamento, con l ' indicazione degli operatori<br />
in servizio di ruolo al 1989 nei quattordici servizi analizzati.<br />
Valori assoluti e percentuali<br />
Figure professionali<br />
In servizio<br />
al 1989 n.<br />
N. iniziative cui<br />
hanno partecipato<br />
Medici 53 <strong>24</strong>6 51<br />
Tecnici laureati 20 174 36<br />
Tecnici diplomati 71 186 39<br />
Infermieri e ASV 28 65 13<br />
Amministrativi <strong>24</strong> 12 2<br />
Totale 196<br />
Tab. n. 4 - Promotori delle iniziative di formazione e di aggiornamento<br />
segnalate nei quattordici servizi studiati. Valori assoluti e percentuali<br />
Enti promotori N. ^/u<br />
USL di appartenenza del servizio 73 15<br />
Altre USL (della Regione e non) 73 15<br />
Regione di appartenenza 90 19<br />
Altre Regioni 8 2<br />
Istituto Superiore di Sanità e Istituto Superiore<br />
Previdenza e Sicurezza del lavoro 43 9<br />
SNOP e Società scientifiche e professionali 54 11<br />
Altri Enti Locali 2 1<br />
Università e Centri di ricerca 34 7<br />
Altri promotori 70 14<br />
Altri non segnalati 35 7<br />
Totale 482 100<br />
ministrativo che, come si è osservato,<br />
appare avere un ruolo molto marginale<br />
(forse anche per le sue caratteristiche<br />
soggettive ma, probabilmente, anche<br />
per la tradizionale difficoltà di valorizzare<br />
questi profili nelle organizzazioni<br />
professionali).<br />
Una seconda area concerne l'educazione<br />
alla salute, rivolta ad utenti<br />
diversi (lavoratori, studenti, popolazio-<br />
°Io
ne, operatori), comprendendovi sia gli<br />
aspetti metodologici che quelli operativi.<br />
Si tratta di un'area non particolarmente<br />
ampia (26, pari a poco più del<br />
5%), a prevalente promozione della<br />
USL di appartenenza (15) o di promotori<br />
locali (6). La partecipazione delle<br />
diverse figure professionali è molto<br />
equilibrata, segno di una funzione diffusa<br />
ed interdisciplinare; i medici sono<br />
presenti in 11 casi, i tecnici laureati in<br />
11, í diplomati in 10, gli infermieri in 9.<br />
Una terza area, che abbiamo chiamato<br />
dell'informazione generale, vede<br />
particolarmente attive le associazioni<br />
scientifiche e professionali. Si<br />
tratta di 97 iniziative (20%), in cui poco<br />
meno del 20°/o è stato promosso<br />
dalle USL e a livello decentrato: oltre il<br />
60%, vede infatti attive le associazioni,<br />
le università e i centri di ricerca, altri<br />
enti pubblici e privati. Questo dato è<br />
importante per due motivi: il primo è<br />
che evidenzia il concentrarsi dello<br />
sforzo locale su temi specifici; il secondo<br />
è che mostra un lavoro notevole<br />
svolto da soggetti associativi attorno ai<br />
problemi della prevenzione e sicurezza<br />
sul lavoro, e quindi un allargarsi dei legami<br />
tra i servizi e gli altri soggetti. Che<br />
in queste iniziative i fini dichiarati e<br />
quelli latenti si combinino in mille modi<br />
non diminuisce l'importanza dei<br />
momenti di incontro e di confronto. La<br />
partecipazione dei personale medico è<br />
prevalente in questo tipo di attività,<br />
uguale alla somma di tutte le altre figure<br />
(74 casi per i medici, 75 per tutte<br />
le altre figure).<br />
Una quarta area comprende momenti<br />
programmati per un'utenza circoscritta<br />
e definita, che si tratti di<br />
neoassunti, di studenti di specifici corsi<br />
scolastici (cuochi, geometri, periti,<br />
ecc.), di lavoratori con funzioni di rappresentanza,<br />
di delegati sindacali: si<br />
concentra qui l'azione su quelli che<br />
possiamo considerare "operatori secondari",<br />
coloro cioè che possono avere<br />
funzione di moltiplicatore dell'efficacia<br />
dell'informazione trasmessa, tanto<br />
in termini di conoscenza, quanto in<br />
termini di comportamenti soggettivi.<br />
Abbiamo classificato in quest'area 71<br />
iniziative (poco meno del 15%), promosse,<br />
in grande maggioranza (61),<br />
dalla USL di appartenenza del servizio<br />
(27) e dalla Regione (<strong>24</strong>). II dato generale<br />
di quest'area è comunque sottostimato,<br />
poiché alcuni servizi hanno ricompreso<br />
sotto un'unica indicazione<br />
un certo numero di iniziative simili che<br />
si ripetono nel tempo. Anche in questo<br />
caso, , la partecipazione delle diverse figure<br />
professionali è abbastanza equilibrata<br />
(32 medici, 27 tecnici laureati, 33<br />
tecnici diplomati, 8 infermieri/ASV, 2<br />
amministrativi).<br />
Una quinta area, molto ampia, concerne<br />
iniziative sui rischi e la sicurezza<br />
del lavoro, analizzati in termini generali<br />
o in specifici comparti, settori,<br />
luoghi di lavoro, con riferimento anche<br />
a sostanze (gas, polveri, sostanze tossiche),<br />
ai rischi da rumore, al rischio<br />
elettrico, ad impianti previsti per diminuire<br />
od eliminare i rischi. Si tratta di<br />
131 iniziative (27%), promosse, nel<br />
48% dei casi, dalle USL e dalle Regioni.<br />
Dal punto di vista della partecipazione<br />
delle diverse figure professionali, è interessante<br />
osservare la prevalenza del<br />
personale tecnico diplomato (61 casi),<br />
seguito da quello laureato (51), da<br />
quello medico (40) e da quello infermieristico<br />
(7). La componente tecnica<br />
dei rischi lavorativi in termini di sostanze<br />
e di tecnologie mobilita dunque<br />
chimici, ingegneri, periti. L'analisi dei rischi<br />
si specializza e vede crescere il<br />
peso delle figure professionali a ciò<br />
preparate.<br />
La sesta area comprende gli argomenti<br />
dedicati ai danni e in particolar<br />
modo agli infortuni e alle malattie professionali,<br />
senza. trascurare l'analisi di<br />
patologie da lavoro, vecchie e nuove,<br />
ha permesso di raccogliere un numero<br />
molto limitato di casi. Ciò può essere<br />
legato a molte cause, prima tra le quali<br />
l'indebita divisione, in questa sede, dell'analisi<br />
dei rischi e dei danni. Se così<br />
fosse, il problema sarebbe risolto con<br />
una critica della classificazione. Ma<br />
può darsi anche che l'insufficiente disponibilità<br />
di informazioni e la difficoltà<br />
di comunicazione e di collaborazione<br />
con enti che gestiscono queste notizie<br />
e . le relative pratiche abbiano costituito,<br />
fino ad ora, di dedicare più<br />
spazio a questi problemi. Probabilmente<br />
questi elementi ci sono tutti e due.<br />
In ogni caso, alle 10 iniziative raggruppabili<br />
in quest'area, hanno partecipato<br />
prevalentemente i medici, com'era logico<br />
attendersi.<br />
Restano infine da segnalare, come<br />
settima area, quelle iniziative di argomento<br />
tecnico/professionale riferibili<br />
ad aspetti specifici e/o a metodiche di<br />
esecuzione di atti professionali, ivi<br />
comprese le questioni relative alle attività<br />
di Polizia Giudiziaria nei suoi<br />
aspetti professionali e in rapporto con<br />
il nuovo codice di procedura penale. Si<br />
tratta di un complesso di 76 iniziative<br />
(poco più del 15%), promosse da diversi<br />
soggetti (un rilievo particolare<br />
hanno le istituzioni di ricerca, ma anche<br />
i privati), con una partecipazione<br />
prevalente di medici (44 casi), seguiti<br />
dai tecnici diplomati (25) e dai tecnici<br />
laureati (22), dagli infermieri (9).
Collegate con i momenti formativi<br />
sono da segnalare 108 esperienze di ricerca<br />
o di collaborazione che hanno<br />
visto, nel triennio, 20 dei 21 servizi impegnati<br />
in un lavoro con università (68<br />
casi), con centri pubblici, con laboratori.<br />
Immaginiamo dunque i nostri 302<br />
operatori nelle loro sedi, arrivati a questo<br />
lavoro per vie diverse, portatori di<br />
professionalità, di esperienze, di attese;<br />
immaginiamoli nella situazione da loro<br />
stessi descritta, con tutte le incertezze<br />
e le difficoltà che incontra chiunque<br />
debba mettere in piedi qualcosa di<br />
nuovo. Problemi e conflitti non mancano<br />
(la rivista offre, a rileggerla, tanti<br />
materiali interessanti: per citare solo<br />
l'ultimo numero, si vedano le lettere di<br />
Giovanna Galli sugli impiegati e quella<br />
di Alberto Righi sugli assistenti sanitari,<br />
senza dimenticare quelle precedenti e<br />
gli scritti di Giallolimonel); il lavoro però<br />
viene programmato, la direzione si<br />
consolida e si sviluppa ragionando di<br />
democrazia e di partecipazione, ecc.<br />
Hanno a che fare con un ambiente<br />
complesso che esprime interessi legittimi<br />
e contraddittori e si manifesta in<br />
una domanda variegata: la nostra rilevazione<br />
mostra il crescere dell'interazione<br />
con numerosi soggetti su problemi<br />
che richiedono l'integrazione con<br />
altri servizi o attività di prevenzione. I<br />
Comuni che si rivolgono per consulenza<br />
ai servizi a seguito di una domanda<br />
dei cittadini relativa agli effetti di strutture<br />
produttive; le segnalazioni di rischi<br />
o di disturbi da parte di rappresentanze<br />
sindacali di azienda; le domande<br />
di intervento da parte dei sindacati<br />
o dei lavoratori; la richiesta di<br />
informazioni da parte dei tecnici delle<br />
imprese che debbono programmare<br />
nuovi insediamenti produttivi, adeguare<br />
gli impianti dal punto di vista della<br />
sicurezza o attuare delle bonifiche; la<br />
domanda di accertamenti sanitari preventivi<br />
e periodici; le domande di consulenza<br />
e di informazioni da parte dei<br />
medici di azienda; la richiesta di controlli<br />
da parte di cittadini per fenomeni<br />
di inquinamento; la domanda di informazione<br />
da parte di commercialisti e<br />
di consulenti aziendali; la richiesta di<br />
interventi di educazione alla salute<br />
nelle scuole; tutta questa domanda è<br />
stata ben documentata dalla maggior<br />
parte dei servizi, formando l'immagine<br />
di una rete di comunicazione che da<br />
un Iato legittima i servizi stessi come<br />
punto di riferimento, dall'altro crea numerosi<br />
problemi di programmazione,<br />
di gestione di informazioni, di compatibilità<br />
(per tempo, organizzazione e risorse),<br />
di rapporti con altre organizzazioni,<br />
di invenzione di modalità di risposta.<br />
Questa domanda diffusa può<br />
essere considerata come un indicatore<br />
di impatto sull'ambiente, pur interferendo<br />
in maniera rilevante sul processo<br />
di lavoro. Questi esempi di domanda<br />
esprimono gradi di cogenza diversa,<br />
cogenza che diviene fortissima in alcune<br />
circostanze, come quelle di gravi<br />
infortuni, di richieste di intervento da<br />
parte della magistratura, di interventi<br />
che discendano da attività ispettive in<br />
alcuni camparti come l'edilizia. Di<br />
fronte a questa complessità dell'ambiente,<br />
la risposta dei servizi sembra<br />
essere orientata secondo tre direttrici:<br />
potenziare l'utilizzo delle informazioni<br />
in modo sistematico; rendere compatibili<br />
gli interventi programmati e quelli<br />
non programmati; sviluppare la preparazione<br />
e la formazione degli operatori.<br />
Di quest'ultimo aspetto si è già detto.<br />
Per quanto riguarda invece i sistemi<br />
informativi, ci preme innanzitutto sottolineare<br />
che la loro molteplicità (che<br />
sta trovando in questi ultimi tempi delle<br />
linee comuni su scala regionale ed<br />
oltre), racconta delle decisioni successive<br />
di creare strumenti informativi<br />
mano a mano che nuove esigenze si<br />
presentavano. Racconta anche, forse,<br />
del controllo che certe figure professionali<br />
riuscivano a conquistarsi con la<br />
costruzione e l'uso di strumenti informativi,<br />
con i conseguenti ed inevitabili<br />
effetti organizzativi. Alla fine del 1989,<br />
come mostra la Tabella 5, erano attivi<br />
un gran numero di strumenti di registrazione<br />
ed archiviazione di informazioni.<br />
Si noti come le prime tre aree,<br />
quella degli infortuni, quella dei nuovi<br />
insediamenti e delle verifiche e quella<br />
della vigilanza/ispezione, rappresentino<br />
quasi la metà di tutti gli strumenti attivati.<br />
Per quanto riguarda la terminologia,<br />
essa contiene qualche ambiguità: tuttavia,<br />
il registro rimanda ad una dimensione<br />
più semplice, più immediata,<br />
secondo l'evolversi cronologico delle<br />
situazioni o delle procedure, mentre<br />
['archivio rimanda ad un disegno più<br />
complesso. Il protocollo della posta in<br />
arrivo e partenza da un Iato e l'archivio<br />
delle aziende con le informazioni<br />
complesse che vi confluiscono in un<br />
aggiornamento continuo possono costituire<br />
l'esempio di riferimento.<br />
Nel tempo, si osserva un'accelerazione<br />
nella strutturazione di questi<br />
strumenti; infatti, mentre solo il 12%<br />
era attivato prima del 1980 (e quest'area<br />
è da ricondursi alle esperienze sviluppate<br />
su scala locale dai Consorzi<br />
socio-sanitari o da esperienze simili), il<br />
14% è stato attivato fra il 1980 e il<br />
1983, il 26% fra il 1983 e il 1987, e ben<br />
il 38% dopo il 1987. Un'immagine analoga<br />
emerge guardando il processo di<br />
informatizzazione. Su un totale di 88<br />
strumenti di registrazione e/o di archiviazione<br />
informatizzati, 25 lo sono stati<br />
nel 1990, 19 nel 1989, 15 ne[ 1988, 7<br />
Tab. n. 5 - Registri ed archivi dichiarati attivi dai servizi (20 su 21),<br />
classificati per area. Valori assoluti. 1989<br />
Area/Denominazione<br />
Sistemi classificati come<br />
Registri<br />
Archivi<br />
Totale<br />
infortuni/Malattie professionali <strong>23</strong> 25 48<br />
NIP/Attività Amministrative/Verifiche 31 16 47<br />
Vigilanza/Ispezione/PG 27 15 42<br />
Attività sanitarie 14 20 34<br />
Attività ambientali 13 15 28<br />
Aziende 27 27<br />
ASPP 6 9 15<br />
Attività 6 6 12<br />
Prestazioni 6 6<br />
Domanda 4 4<br />
Leggi 4 4<br />
Minori 3 3<br />
Pubblicazioni 3 3<br />
Educazione alla salute 2 2<br />
Totale 128 147 275<br />
Altri 21 21<br />
Totale 296
nel 1986, 7 nel 1985 o prima. Infine, c'è<br />
da osservare che spesso è difficile<br />
adattare uno strumento in uso, e cambiarlo<br />
radicalmente porta a numerose<br />
conseguenze non sempre prevedibili,<br />
per cui non deve stupire una certa<br />
eventuale ritrosia a modificare ciò che<br />
si è costruito. Sono infatti rari i casi in<br />
cui sia stata evidenziata la sostituzione<br />
di un archivio con un altro, magari attraverso<br />
la fusione in uno strumento<br />
più ampio: sembrerebbe dunque prevalere<br />
una logica di tipo incrementale<br />
più che una logica di tipo selettivo.<br />
Non è possibile descrivere qui analiticamente<br />
i diversi strumenti: ci limiteremo<br />
ad alcune osservazioni. In primo<br />
luogo, gli archivi concernenti gli infortuni<br />
e le malattie professionali risentono<br />
della difficoltà di disporre in tempi<br />
accettabili dei dati di provenienza<br />
esterna. In secondo luogo, gli archivi<br />
relativi alle aziende sono ormai strutturati<br />
con una notevole ricchezza di informazioni,<br />
ma hanno necessità di attingere<br />
informazioni con un flusso regolare.<br />
In terzo luogo, le incertezze<br />
che compaiono nella struttura degli archivi<br />
potranno essere superate proprio<br />
per l'elaborazione che è stata condotta<br />
a partire da queste esperienze. Infine,<br />
gli strumenti di archiviazione e registrazione<br />
delle attività hanno a che<br />
fare anche col processo di direzione: è<br />
probabile che ad una direzione efficace<br />
corrisponda una minore frammentazione<br />
di tali strumenti, poiché la logica<br />
incrementale (e di controllo da<br />
parte di singoli), può essere sostituita<br />
da un disegno che raccolga il consenso<br />
di tutti. In ogni caso, proprio l'indagine<br />
che abbiamo condotto mostra<br />
come sia possibile, attraverso questi<br />
strumenti, rendere ragione del proprio<br />
lavoro, e quindi consentirne una valutazione.<br />
Rimane solo da notare che<br />
una parte di questi archivi contiene già<br />
una quantità di informazioni che varrebbe<br />
la pena analizzare, in quanto coprono<br />
un arco di tempo che supera il<br />
decennio. Pervenire a forme unificate<br />
sarà un processo abbastanza lungo<br />
che, forse, è pericoloso voler accelerare<br />
troppo o in maniera troppo totalizzante:<br />
i sistemi di registrazione/archiviazione<br />
non possono essere "sovrapposti"<br />
all'organizzazione reale senza<br />
conoscerla bene e senza valutare lo<br />
scarto esistente tra un prodotto sedimentato<br />
ed un modello che si presume<br />
debba essere utilizzato da tutti nello<br />
stesso modo: tali sistemi sono fatti<br />
per le persone e non viceversa, con<br />
ciò che ne consegue in termini di temi<br />
di apprendimento e di possibilità effettiva<br />
di utilizzo e di comunicazione.<br />
La linea che unisce i piani mirati di<br />
intervento con l'elaborazione di profili<br />
di rischio lavorativo e con le bonifiche<br />
ambientali costituisce uno dei punti<br />
centrali del lavoro dei servizi, un insieme<br />
di azioni in cui confluiscono studio,<br />
comunicazione, programmazione di<br />
interventi, verifiche di efficacia. Questa<br />
linea di lavoro non può trovare realizzazione<br />
che in presenza.di una buona<br />
conoscenza del territorio e dei suoi<br />
problemi. Assumiamo i termini relativi<br />
con tutte le incertezze che li caratterizzano,<br />
intendendo i primi due come<br />
precondizione del terzo e il primo come<br />
più generale rispetto al secondo,<br />
che costituisce l'azione conoscitiva<br />
che più direttamente influisce sulla<br />
programmazione e l'esecuzione di ogni<br />
singola bonifica.<br />
La definizione di profilo di rischio lavorativo<br />
adottata, ad esempio, dal<br />
gruppo VRQ della SNOP, trova riscontro<br />
nell'attìvità dei servizi, ed ha interessato,<br />
negli ultimi anni, quasi 150.000<br />
addetti nei territori di competenza dei<br />
servizi analizzati: i fattori di rischio che<br />
sono stati presi in esame in ogni contesto<br />
rappresentano quei "tratti essenziali"<br />
che orientano poi l'intervento.<br />
Anche la gamma dimensionale è rappresentata<br />
nelle sue diverse possibilità:<br />
vi sono infatti profili che riguardano interi<br />
comparti, altri che sono centrati su<br />
una sola unità locale, altri che riguardano<br />
singole lavorazioni. "II profilo di<br />
rischio lavorativo è l'immagine sintetica<br />
che connota uno o più luoghi di lavoro<br />
osservati con finalità preventiva.<br />
Per definizione un "profilo" non è una<br />
"fotografia della realtà", ma è costituito<br />
da pochi tratti essenziali che permettono<br />
di riconoscerla". Il profilo di rischio<br />
lavorativo evidenzia, con modalità<br />
standardizzate e facendo riferimento<br />
ad un periodo di tempo determinato:<br />
le tipologie dei luoghi, il tipo di lavoro,<br />
i principali fattori di rischio per la<br />
salute, le stime dei soggetti a rischio in<br />
rapporto al numero degli addetti, i<br />
principali danni accertati. Le modalità<br />
sono standardizzate a livello nazionale<br />
da società scientifiche come la SNOP<br />
e sono specifiche per ogni comparto. Il<br />
profilo di rischio lavorativo può essere<br />
riferito a singoli luoghi di lavoro o insiemi<br />
di essi (comparti), o porzioni di<br />
essi (impianti, reparti, postazioni), o anche<br />
a fasi lavorative, lavorazioni, mansioni".<br />
Stando alle informazioni che ci hanno<br />
fornito i nostri 21 servizi di riferimento,<br />
possiamo innanzitutto rilevare<br />
che nel 1989, 19 di essi hanno realizzato<br />
interventi di bonifica in 2.080 aziende<br />
con 45.787 addetti.
Cerchiamo di analizzare più da vicino<br />
questi dati, individuando i comparti<br />
prevalenti e disaggregando le bonifiche<br />
per tipologia. Va precisato che il<br />
dato sulle bonifiche deve essere posto<br />
in relazione, sia pure in forma non deterministica,<br />
con l'elaborazione dei<br />
profili di rischio, che, come si è detto,<br />
hanno coinvolto, prevalentemente negli<br />
anni successivi ai 1985, quasi<br />
150.000 lavoratori esposti a situazioni<br />
di rischio diverse; questo lavoro di<br />
analisi non esplica i suoi effetti in un<br />
anno, ma costituisce un "capitale" di<br />
informazioni il cui effetto deve essere<br />
valutato in tempi più lunghi e che aumenterà<br />
tanto più di efficacia quanto<br />
più facilmente le informazioni circoleranno<br />
sull'intero territorio coinvolgendo<br />
non solo i servizi, ma anche i lavoratori,<br />
le aziende, i progettisti.<br />
I dati generali riclassificati per ramo<br />
ISTAT, sono riportati nella tabella seguente.<br />
Già questi dati mostrano una gerarchizzazione<br />
degli interventi: l'industria<br />
manifatturiera, quella estrattiva e chimica<br />
e l'edilizia rappresentano i settori<br />
di maggiore concentrazione. La rilevanza<br />
dei diversi settori appare più<br />
chiaramente disaggregando i dati per<br />
comparto, come appare nella tabella<br />
successiva, in cui compaiono i comparti<br />
raggruppati a seconda del numero<br />
dei profili di rischio elaborati. Così,<br />
l'edilizia è presente nel lavoro di 13<br />
servizi, mentre il settore meccanico-<br />
!metalmeccanico è presente in 8, ecc.;<br />
nella colonna di destra è riportato il<br />
totale dei profili di rischio relativi a<br />
quel comparto o gruppo di comparti.<br />
Possiamo aggiungere che il fattore di<br />
rischio che compare con maggiore<br />
frequenza è il rumore (57%), seguito<br />
dagli infortuni (52%), le polveri (37%), i<br />
solventi (<strong>23</strong>%), i gas, fumi e vapori<br />
{21%), iÍ microclima (14%), l'amianto<br />
(11°/n) e poi, via via, tutti gli altri fattori,<br />
in numero di 54.<br />
Possiamo quindi affermare che i 19<br />
servizi che hanno fornito informazioni<br />
sistematiche, hanno elaborato, nel<br />
triennio preso in considerazione, 126<br />
profili di rischio, coinvolgendo quasi<br />
150.000 addetti ed operando, nel solo<br />
1989, bonifiche, programmate e non,<br />
in 2.080 aziende con oltre 45.000 addetti.<br />
(fine<br />
la parte)<br />
Nedo Baracani<br />
Sauro Garzi<br />
Dipartimento Studi Sociali<br />
Università di Firenze<br />
Fulvio D'Orsi<br />
SNOP<br />
Tab. n. 6 - Bonifiche ambientali, per ramo ISTAT, comunque originate,<br />
effettuate nel 1989 da 19 dei 21 servizi analizzati. Profili di rischio elaborati<br />
da 19 dei 21 servizi analizzati, negli anni 85-89 per ramo ISTAT<br />
e per numero di esposti. Valori assoluti<br />
Ramo ISTAT<br />
Bonifiche 1989<br />
Aziende n. Addetti n.<br />
Esposti interessati<br />
all 'elaborazione<br />
di profili<br />
di rischio<br />
anni 1985-1989 n.<br />
01. Agricoltura 4 - 21.668<br />
04. Attività connesse con l'agricoltura 1 400 2.850<br />
1A. Estrazione combustibili industria<br />
petrolifera 4 200 10.100<br />
1B. Energia, elettricità, gas e acqua 7 1.450 2.540<br />
2. Industrie estrattive, manifatturiere<br />
per trasformazione di minerali,<br />
chimiche 285 4.864 22.531<br />
3. Industrie manifatturiere per la<br />
trasformazione dei metalli,<br />
meccanica di precisione 286 4.990 25.180<br />
4. Industrie manifatturiere, alimentari,<br />
tessili, abbigliamento, mobilio e altre 283 8.482 32.767<br />
5. Edilizia, costruzione e installazione<br />
impianti 899 4.829 <strong>23</strong>.300<br />
67. Riparazione di beni di consumo<br />
e di veicoli 80 200 700<br />
7. Trasporti 5 600 740<br />
8. Credito, assicurazioni, servizi<br />
imprese, noleggi 11 150 125<br />
9A. Pubblica Amministrazione 21 120 1.200<br />
92. Servizi di igiene pubblica<br />
e amministrazione cimiteri 50<br />
93. Istruzione 3 400<br />
95. Sanità e servizi veterinari 4 342 6.000<br />
99. Vari non classificabili 187 18.760<br />
Totale 2.080 45.787 149.751<br />
Tab. n. 7 - Profili di rischio elaborati, disaggregati per camparti.<br />
Valori assoluti<br />
Comparti, indicati dai servizi, nei quali sono stati elaborati<br />
uno o più profili di rischio<br />
PDRL<br />
Totale<br />
Acque minerali, lavoro portuale, depositi di carburante,<br />
tintostamperie, elettromeccanico, farmaceutico, telefonia,<br />
alluminio, ambiente urbano, industrie a rischio rilevante,<br />
bancario, pulizie, distillerie, zinco, ferrovie, smalterie,<br />
tipografie 1 17<br />
Produzione elettricità, ospedaliero, cartario, trasporti,<br />
tutti i comparti 2 TO<br />
Metallurgico, chimico, carrozzerie, floricolo, lavanderie,<br />
Pubblica Amministrazione, tessile/abbigliamento,<br />
cementolcementamianto/cemento-caolino, vari 3 27<br />
Ceramico, agricoltura, alimentare, vetro, gomma<br />
e plastica, resine poliesteri/vetroresina 4 <strong>24</strong><br />
Calzature/pelletterie, galvanico, legno 5 15<br />
Industrie estrattive/cave, fonderie/siderurgia 6 12<br />
Meccani co/metalmeccanico 8 8<br />
Edilizia 13 13<br />
Totale 126
GRUPPI DI LAVORO<br />
CONVEGNO 1993<br />
Ne! 1993 il Convegno Nazionale della<br />
SNOP sarà sul tema del sistema informativo<br />
e della verifica e revisione di<br />
qualità nei servizi e presidi di prevenzione.<br />
Un tema impegnativo come è<br />
nostro masochistico costume. Iniziamo<br />
quindi da questo numero una serie di<br />
contributi di riflessione.<br />
Chi poteva iniziare meglio del padre<br />
della nostra VRQ e del past-president,<br />
organizzatore (Genova 1988), del famoso<br />
seminario sul sistema informativo?<br />
ALCUNE RIFLESSIONI SUI<br />
RAPPORTI FRA SISTEMA<br />
INFORMATIVO (SI)<br />
E QUALITY ASSURANCE<br />
(QA)<br />
PREMESSA<br />
Nel presente contesto per SI si intenderà<br />
il supporto organizzativo che<br />
viene offerto allo scorrimento dei flussi<br />
informativi in entrata, interni ed in<br />
uscita dai Servizio. È questa una definizione<br />
di SI "Riduzionista" e francamente<br />
operativa, ma proprio per questo<br />
euristica. Quanto al significato ed ai<br />
contenuti della QA si rimanda agii interventi<br />
già pubblicati su queste pagine<br />
in precedenti occasioni (n. 17 e<br />
segg.).<br />
CONDIZIONI ESSENZIALI<br />
Per chiarire subito i principali caposaldi<br />
utilizzeremo alcune affermazioni<br />
apodittiche:<br />
- non esiste QA senza adeguato 51;<br />
- migliorare la Qualità significa possedere<br />
adeguata conoscenza della<br />
realtà sulla quale si vuole intervenire;<br />
-<br />
l'esistenza di un 51 di servizio formalizzato<br />
e in grado di registrare ("verba<br />
volant, scripta manent") è precondizione<br />
per una QA.<br />
Ciò non significa che in assenza di<br />
un S1 già in routine non si possa fare<br />
nulla. Progetti di miglioramento della<br />
qualità possono anche implementarsi<br />
attraverso la costituzione di strumenti<br />
informativi (registri, schede di rilevazione,<br />
questionari, ecc.) ad hoc.<br />
Tuttavia è giusto ricordare che una<br />
valutazione "in continuo" della qualità,<br />
raffrontabile tra più aree geografiche e<br />
nel tempo, necessita in modo assoluto<br />
di un SI di servizio ben radicato e, se<br />
possibile, condiviso su base almeno sovrazonale.<br />
L'esperienza che si stà conducendo<br />
in Regione Toscana è al proposito molto<br />
significativa.<br />
Pur tra difficoltà e ritardi, la Regione<br />
stà dotanto tutti i servizi PISLL di un 51<br />
unico, dal quale sarà possibile estrarre<br />
le informazioni minime indispensabili<br />
ai fini di un'omogenea QA. Si profilano<br />
tuttavia all'orizzonte numerosi problemi.<br />
Il principale di essi è costituito dal<br />
mancato sincronismo tra impostazione<br />
del SI regionale e prospettive di monitoraggio<br />
della qualità in continuo.<br />
Cioè il SI non è stato realizzato avendo<br />
già presenti i "criteri" di qualità indicati<br />
per esempio nel documento SNOP<br />
presentato al convegno di Bologna del<br />
dicembre scorso. Questo fa sì che il SI<br />
manchi di notizie relative a numerosi<br />
indicatori di qualità giudicati di fondamentale<br />
importanza nei "criteri" SNOP.<br />
SI, CENTRI ELABORAZIONE DEI DATI<br />
(CED) (O EQUIPOLLENTI) DI USL<br />
E QA<br />
Capitolo assai delicato, inquinato da<br />
numerosi "bias" (fattori di distorsione).<br />
Finora gli "esperti" dei vari CED di USL<br />
hanno operato (tranne lodevoli eccezioni)<br />
finalizzando l'acquisizione di dati<br />
in uscita dai servizi alla costruzione di<br />
flussi per cosiddette "incentivazioni" alla<br />
produttività. Con risultati quantomai<br />
falsanti. Tutto è stato cioè visto in termini<br />
di prestazioni fatturahili e questo<br />
paradigma (della cosiddetta prestazione<br />
fatturabile), ha distorto anche voci<br />
ed indicatori più rispettabili, costretti a<br />
passare attraverso le forche caudine di<br />
tariffari burocratici e lontani dalla realà.<br />
Su queste basi non si fa QA, ma solo<br />
la vaga caricatura di un'ufficio qualità<br />
in un'industria produttrice di beni di<br />
consumo.<br />
Se il "contatto" informativo con i<br />
CED vari si limita al periodico rigurgito<br />
di questo genere di dati, allora il discorso<br />
manca dei presupposti per poter<br />
proseguire e l'unica speranza è<br />
quella di limitare i danni.<br />
Ben diversa sarebbe la logica di acquisire<br />
gli indicatori di qualità suggeriti<br />
dai criteri SNOP per giustificare incentivazioni<br />
e disincentivi. Il paradigma<br />
che cambia è quello della "prestazione<br />
individuale fatturabile" che si trasforma<br />
in qualcosa che potremmo cercare di<br />
definire come "Obiettivo di Team", ossia<br />
come qualcosa che sia il frutto dello<br />
sforzo collettivo del Servizio, piuttosto<br />
che misura individuale di una singola<br />
performance (per giunta vista dal<br />
solo Iato della quantità).<br />
Migliori prospettive appaiono presenti<br />
nel capitolo contrattuale riguardante<br />
le cosiddette incentivazioni ex<br />
art. 59 (sub-2), che articolate per progetti-obiettivo<br />
rappresentano un discreto<br />
banco di prova della capacità<br />
progettuale dei servizi.<br />
Ma l'area contrattuale privilegiata<br />
per la Verifica e Revisione di Qualità<br />
(VRQ) non può che essere quella prevista<br />
dall'art. 65 che istituisce le "Commissioni"<br />
per la VRQ a livello Regionale<br />
e poi di USL, le quali debbono provvedere<br />
(anche loro), ad avviare programmi<br />
di miglioramento della qualità<br />
in alcuni già individuati settori per ciò<br />
che riguarda l'assistenza ospedaliera e<br />
settori meno chiari per ciò che riguarda<br />
il lavoro dei servizi territoriali.<br />
RIASSUMENDO<br />
L'affermazione che non si dà miglioramento<br />
della Qualità senza adeguato<br />
SI a questo punto passa dal livello di<br />
affermazione generica a quello di<br />
espressione empirica (cioè verificabile<br />
o anche "falsificabile"), passibile di<br />
controllo sul campo.<br />
In sintesi al momento attuale:<br />
1) l'Ordinatore Regionale vuole (nel<br />
migliore dei casi) monitorare la qualiquantità<br />
del lavoro della rete dei servizi<br />
di prevenzione per innescare meccanismi<br />
centrali di incentivo (concessione<br />
di deroghe per la copertura di<br />
posti vacanti in organico, fondi finalizzati,<br />
ecc.). Perciò fornisce un SI dal<br />
quale si aspetta di ritorno informazioni<br />
per decidere su tali aspetti;<br />
2) il Burocrate dell'Ufficio Personale<br />
dell'USL, tramite il suo braccio "armato"<br />
(più o meno) informatizzato, esige<br />
numeri, cifre, quantità di prestazioni<br />
da tariffare per consentire di giustificare<br />
le ore di plus-orario concessestrappate<br />
grazie ad accordi "politici"<br />
dal Primario locale. Perciò il suo SI è<br />
un mero produttore di "conti della<br />
spesa";<br />
3) l'Operatore Capo del Servizio<br />
chiede di conoscere, tramite il 51 come<br />
e quanto lavorano tutti i vari operatori<br />
ed è interessato (nel migliore dei casi),<br />
ad operare meccanismi di feed-back<br />
per migliorare la qualità di pezzi del<br />
processo produttivo fuori "norma";<br />
4) l'Operatore generico del servizio<br />
chiede al SI migliore conoscenza sul ciclo<br />
lavorativo, di cui lui è responsabile<br />
solo per un pezzetto. Può vedere anche<br />
nel SI una sorta di riconoscimento<br />
istituzionale del proprio operato (si registra,<br />
quindi qualcuno poi utilizzerà<br />
quei dati, quindi il mio lavoro "risulta").
Di questo passo si potrebbe continuare<br />
seguendo l'ottica dei vari soggetti<br />
interessati alle informazioni in<br />
uscita dal SI del servizio.<br />
Un'ultima domanda si può porre per<br />
connettere SI e QA: che immagine<br />
emergerà dai nostri servizi per un'osservatore<br />
del futuro?<br />
E probabile che ponendosi questa<br />
domanda e cercando di darle una risposta<br />
spassionata, potremo fare qualche<br />
passo in avanti nell'approfondimento<br />
dei rapporti fra SI e Monitoraggio<br />
della Qualità.<br />
Per chiudere un'analogia ed una<br />
metafora.<br />
L'analogia si riferisce all'immagine (e<br />
quindi alla valutazione sulla qualità del<br />
lavoro svolto), che emerge dalle relazioni<br />
che l'Ispettorato del Lavoro faceva<br />
annualmente. Da una fase in cui<br />
(primi anni del nostro secolo fino a circa<br />
gli anni 30), molto più che le cifre<br />
degli atti compiuti, colpisce la ricchezza<br />
analitica, la capacità di "vedere" la<br />
realtà dei rischi da parte dei primi<br />
"ispettori delle fabbriche", documentata<br />
nei numeri del Bollettino dell'Ufficio<br />
del Lavoro, BUL, e poi nel Bollettino<br />
dell ' Ispettorato del lavoro, si passa nel<br />
secondo dopoguerra a resoconti molto<br />
più ricchi (artificiosamente gonfiati con<br />
piccoli espedienti, quali quelli di contare<br />
non solo i sopralluoghi effettuati,<br />
ma soprattutto il numero di prescrizioni<br />
impartite), che però lasciano molto<br />
a desiderare sul piano della qualità del<br />
lavoro svolto. Soprattutto nulla emerge<br />
sull'efficacia degli interventi, pur in<br />
presenza della stessa identica legislazione<br />
oggi vigente. Il senso di un fallimento<br />
programmato emerge però indirettamente<br />
dalla constatazione che<br />
solo il 2-3% del totale delle prescrizioni<br />
impartite venivano poi verificate.<br />
La metafora è invece suggerita dalle<br />
recenti gesta dell'Etna.<br />
Dobbiamo fare un po' come la protezione<br />
civile col fiume di lava che<br />
sgorga dal vulcano: evitare che si ingrotti,<br />
fluendo nascosta da una cappa<br />
spessa, verso sbocchi non previsti e talora<br />
non voluti, rompendo la cappa e<br />
instradandola in alvei predisposti, verso<br />
taguardi consapevoli, scelti coscientemente<br />
dai soggetti coinvolti più da<br />
vicino, trasformando così un fluire<br />
caotico e minaccioso, in uno spettacolo<br />
della natura. Sempre, beninteso, rispettando<br />
la natura...<br />
Alberto Baldasseroni<br />
PROSPETTIVE DI LAVORO<br />
SNOP SUL SISTEMA<br />
INFORMATIVO<br />
Il Seminario di Torino ha fornito<br />
un'occasione per un incontro sul tema<br />
del Sistema informativo, o meglio dei<br />
Sistemi informativi, in tema di infortuni<br />
lavorativi. Si è trattato in sostanza di<br />
una puntata dello spinoso libro dedicato<br />
alle molteplici questioni del Sistema<br />
informativo, perno essenziale del<br />
"nostro" modello d'intervento, ma anche<br />
di varie nostre iniziative passate.<br />
Da qualche tempo nel Direttivo nazionale<br />
la questione è stata ripresa, anche<br />
per "far fronte" ai movimenti in<br />
corso a livello nazionale; in estrema<br />
sintesi tali "movimenti" riguardano tre<br />
questioni di fondo:<br />
* situazione dei sistemi informativi nei<br />
Servizi territoriali di prevenzione;<br />
* SIPRE (Sistema informativo per la<br />
prevenzione) presso I'ISPESL;<br />
• Sistema informativo rispetto a infortuni<br />
e malattie professionali presso<br />
l'INAIL (e prospettive del progetto<br />
Polaris).<br />
All'occasione torinese si era giunti<br />
appunto a breve distanza da un riapprofondimento<br />
del tema, iniziato nell'ultimo<br />
Direttivo Nazionale del 21-22<br />
febbraio. Un riapprofondimento, o meglio<br />
un breve punto sullo stato dell'arte<br />
in tema di SI, conclusosi con l'impegno<br />
di riapprofondire la materia con la<br />
ripresa dei lavori del gruppo SNOP Sistema<br />
Informativo. Una decisione molto<br />
significativa, definita dal DN, è stata<br />
in proposito proprio la ricostituzione di<br />
un nuovo gruppo di lavoro, che preveda<br />
la "fusione" del gruppo in parte<br />
disperso che negli anni precedenti<br />
ha lavorato e prodotto sul tema del Sistema<br />
informativo (in particolare sul<br />
Sistema informativo automatizzato) e<br />
di quello nato da poco (o comunque<br />
meno "anziano"), che si sta occupando<br />
di verifica e revisione di qualità. Entrambi<br />
i gruppi hanno prodotto varie<br />
riflessioni e contributi: ognuno dei due<br />
ha inoltre realizzato una specifica occasione<br />
seminariale (Genova '88 sui<br />
SIA, Bologna '91 sulla Vrq), che costituiscono,<br />
seppur con diverse caratteristiche,<br />
un validissimo punto di riferimento.<br />
Ridotta all'osso, l'ipotesi di partenza<br />
per una fusione o almeno, per<br />
un confronto ravvicinato tra i due<br />
gruppi, parte da alcuni convincimenti,<br />
a ben vedere abbastanza ovvi:<br />
* che un adeguato Sistema informativo<br />
è essenziale ed indispensabile per<br />
orientare le scelte, il lavoro di un<br />
Servizio;<br />
che non può esistere concretamente<br />
sufficiente qualità, e qualità verificabile,<br />
nella presenza e nell'azione di<br />
un Servizio che non fondi i propri interventi<br />
sulla conoscenza dei cicli lavorativi,<br />
dei rischi, dello stato di salute<br />
della popolazione lavorativa o dell'ambiente<br />
(di un Servizio quindi che<br />
abbia una visione scientifica dello<br />
stato di salute del proprio territorio<br />
di competenza, con flussi informativi<br />
adeguati, dinamici oltre che il più<br />
possibile trasparenti).<br />
La domanda che oggi ci poniamo, e<br />
sulle quali nelle citate occasioni del<br />
DN e del Seminario di Torino si è improntata<br />
seppur in modo parziale<br />
- la discussione, sono:<br />
qual è la realtà, oggi, nei Servizi territoriali<br />
in tema di Sistema informativo,<br />
di assetto, strutturazione, contenuti<br />
dello stesso, di finalizzazione ed<br />
orientamento della programmazione<br />
dell'attività e degli interventi?;<br />
è possibile ridefinire indirizzi per un<br />
modello di SI che tenendo conto<br />
dell'esistente, e facendo tesoro delle<br />
numerose, ma spesso disarticolate<br />
esperienze, tenda a rendere meno<br />
disomogenea la realtà d'intervento<br />
dei Servizi (di quella smagliatissima<br />
rete nazionale...)?;<br />
quali rapporti, quali opportunità di<br />
flussi reciproci vi sono tra i Servizi<br />
territoriali e gli Enti nazionali (ISPESL,<br />
INAIL), che - in misura e con ruoli<br />
diversi - hanno assunto nella fase<br />
recente impegni in questo campo?<br />
Su quest'ultimo punto i contributi<br />
dei presenti alla discussione nella specifica<br />
sessione di Torino (circa 30-40<br />
addetti ai lavori), ed in particolare di<br />
rappresentanti dell'ISPESL e dell'INAIL<br />
hanno permesso di prendere atto almeno<br />
sommariamente di interessanti<br />
sviluppi nei progetti dei due enti:<br />
- per quanto riguarda I'ISPESL appare<br />
chiaro che pur essendo stato realizzato<br />
molto lavoro teorico, la parte<br />
operativa del progetto SIPRE è ancora<br />
assai ... scarna, ma viene assicurato<br />
che vi sono prospettive interessanti a<br />
breve; peraltro si comprende che il Dipartimento<br />
competente ha acquisito<br />
una stabilizzazione all'interno dell'Istituto<br />
e che il progetto si sta "insediando"<br />
sempre più con finanziamenti, acquisizione<br />
di un rilevante numero di<br />
operatori, ecc. Insomma si tratta di<br />
una realtà con prospettive anche operative<br />
d'indubbia importanza: è evidente<br />
- come SNOP ha sostenuto in<br />
varie occasioni - che il futuro del SI-<br />
PRE dipenderà in buona misura da una
condizione di fondo: l'impegno delle<br />
istituzioni decentrate (Regioni, USL,<br />
Servizi territoriali), nella definizionegestione-utilizzo<br />
del progetto. Non dimentichiamo<br />
infatti che si tratta formalmente<br />
di un progetto ISPESL - Regioni,<br />
che va quindi condiviso dai due<br />
soggetti e dai loro rappresentanti... La<br />
domanda sorge spontanea, per dirla<br />
alla Lubrano: che faranno le Regioni (le<br />
Regioni coordinate)?;<br />
- per quanto riguarda l'INAIL, la graduale<br />
attivazione del progetto Polaris<br />
in un numero sempre più ampio di sedi,<br />
con la dichiarata disponibilità a flussi<br />
reciproci con i servizi delle USL, apre<br />
prospettive molto interessanti tra due<br />
soggetti che, pur con diversi ruoli, detengono<br />
informazioni "locali" reciprocamente<br />
potenziabili e tali da migliorarne<br />
concretamente e da indirizzarne<br />
significativamente gli interventi. A<br />
quanto risulta, pur non essendo ancora<br />
state formalizzate chiaramente a livello<br />
nazionale le caratteristiche delle<br />
possibili collaborazioni, dei possibili<br />
flussi tra INAIL e sedi decentrate del<br />
SSN (leggi USL, Servizi territoriali), a livello<br />
periferico è già possibile assumere<br />
iniziative di collaborazione non sporadica.<br />
Si tratta di vedere quali soggetti<br />
si attiveranno (Regioni, singole USL).<br />
Ma fondamentale appare approfondire<br />
i primi due punti indicati, a partire<br />
dallo stato di salute informativa dei<br />
Servizi, che poi significa riapprofondire<br />
l'aderenza dell'azione dei Servizi a quei<br />
caposaldi che SNOP da tempo ha lanciato<br />
(Roma, Pisa), in tema di modello<br />
d'intervento. Un riapprofondimento<br />
ovviamente non ipocrita, che sappia<br />
individuare i problemi, che voglia verificare<br />
le eventuali trasformazioni in atto,<br />
coglierne le implicazioni e le prospettive,<br />
che sappia essere concretamente<br />
propositivo (in tema di software<br />
non tanto di hardware, per dirla informaticamente).<br />
Una possibile prospettiva di lavoro<br />
per il nascente gruppo potrebbe essere<br />
anche di preparare con questi presupposti<br />
una seconda occasione di Seminario<br />
nazionale (una Genova 2?), che<br />
possa rappresentare uno sviluppo dei<br />
molti spunti forniti nel primo Seminario<br />
sui SIA di Genova: allora l'occasione<br />
consentì di definire alcune linee<br />
guida, ma anche di verificare la variegatezza<br />
e la disomogeneità della situazione<br />
nei Servizi; oggi si può pensare di<br />
fare alcuni passi in avanti.<br />
Claudio Calabresi<br />
INNOVAZIONE<br />
TECNOLOGICA E SALUTE<br />
Sono usciti gli Atti del Seminario<br />
SNOP-ENEA (da agosto 1991 Ente per<br />
le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente)<br />
svoltosi a Roma nel maggio<br />
dello scorso anno su "Innovazione tecnologica<br />
e Salute". II Seminario aveva<br />
lo scopo di aprire un dibattito a più<br />
voci sul nuovi modi di produrre ma<br />
anche sul nuovo modo di concepire la<br />
salute.<br />
Il dibattito è stato aperto e la presenza<br />
delle esperienze italiane più significative<br />
ha permesso agli intervenuti<br />
di apprezzare quanto è stato fatto ma<br />
anche quanto ci sia ancora da fare in<br />
questo campo. Le voci ci sono ma ancora<br />
i suoni rimangono separati e<br />
continua ad esserci una notevole difficoltà<br />
a creare una linea comune che<br />
permetta di superare il ritardo con il<br />
quale osserviamo i cambiamenti tecnologici<br />
e guardiamo la salute in senso<br />
globale.<br />
Ogni operatore che desideri intervenire<br />
su questi temi non potrà comunque<br />
non apprezzare questo sforzo che<br />
ha permesso una raccolta di contributi,<br />
che vanno dagli aspetti più teorici a<br />
quelli applicativi con approcci completamente<br />
differenti, in un unico volume<br />
con una bibliografia ricchissima e con<br />
un indirizzario , degli intervenuti potenziali<br />
prosecutori del discorso.<br />
Ma lasciamo all'indice degli Atti<br />
esprimere al meglio i contenuti:<br />
INTRODUZIONE<br />
Danielle Mazzonis: saluto ai partecipanti<br />
Agostino Mathis: introduzione ai lavori<br />
Susanna Cantoni, Riccardo Della Valle<br />
- Relazione del Gruppo di lavoro Innovazione<br />
Tecnologica della SNOP<br />
Realtà lavorative innovate: influenze<br />
dell'automazione<br />
Luigi De jaco - Linee del cambiamento<br />
nei processi automatici<br />
Angelo Dina - Tecnologie innovative di<br />
processo<br />
Hidekazu Hasegawa - Innovazione tecnologica<br />
in Giappone: alcuni aspetti<br />
dell'automazione in fabbrica<br />
Cambiamento del lavoro organizzato<br />
Graziano Frigeri<br />
Antonio Grieco<br />
Francesco Novara<br />
Le conseguenze del cambiamento sulla<br />
salute<br />
Francesco Carnevale: introduzione<br />
Giovanni Berlinguer - Automazione e<br />
salute: prospettiva storica.<br />
Modelli preventivi nell'igiene del lavoro<br />
Silvana Salerno - Verso la salute nel lavoro<br />
innovato<br />
Le Esperienze:<br />
Giovanni Rulli - Prima e dopo il CAD<br />
(Computer Aided Design): situazioni di<br />
lavoro impiegatizio a confronto<br />
Riccardo Tartaglia - Dal tornio automatico<br />
al tornio a controllo numerico<br />
computerizzato. Cambiamenti del lavoro<br />
organizzato con l'innovazione<br />
tecnologica<br />
Sebastiano Bagnara - Organizzazione<br />
del lavoro, fatica mentale e stress<br />
Piero Perazzo e Maurizio Lombardi -<br />
Lavoro e cambiamento: un modello di<br />
intervento sulla soggettività di lavoratori<br />
e operatori della prevenzione;<br />
esperienze vissute<br />
Sabrina Guglielmino - Alcuni risultati di<br />
una ricerca su innovazione tecnologica<br />
e salute nel comprensorio di Sassuolo<br />
e Scandiano<br />
Automazione, tecnologia informatica<br />
Walter Saresella - Alcuni problemi giuridici<br />
e normativi<br />
Aspetti della comunicazione sull'innovazione<br />
tecnologica nel lavoro d'ufficio<br />
Piero Cutilli e Isabella Torrente: esperienza<br />
del gruppo ENI<br />
Andrea Dotti - Primi orientamenti per<br />
la prevenzione<br />
Il Gruppo SNOP I.T., come avete potuto<br />
leggere nella Rivista (v. il numero<br />
precedente), ha colto anche l ' esigenza<br />
di approfondire le tematiche dell'innovazione<br />
legate alla Robotica, per questo<br />
motivo sarà ospitata a Firenze,<br />
presso l'USI 10/D, la riunione internazionale<br />
del gruppo quadripartito sulla<br />
sicurezza in robotica che si terrà agli<br />
inizi del mese di novembre. Chi avesse<br />
contributi da portare può rivolgersi al<br />
dr. Riccardo Tartaglia presso l'USL<br />
10/D.<br />
Per gli Atti del Seminario indirizzare<br />
la richiesta a:<br />
Silvana Salerno<br />
ENEA - Casaccia 5P. 077<br />
S.P. Anguillarese<br />
00060 Roma<br />
tel. 06/30483571 - fax 06/30484925<br />
Il Gruppo SNOP<br />
Innovazione Tecnologica
OSSERVATORIO EDILIZIA<br />
Pubblichiamo su questo numero i<br />
dati relativi all'attività di vigilanza svolta<br />
nel 1991 dai Servizi di prevenzione<br />
della Regione Umbria.<br />
Ancora una volta è stata l'iniziativa<br />
dei singoli operatori e della Sezione regionale<br />
SNOP a supplire all'inerzia dell'Ente<br />
Regione. Speriamo che la nostra<br />
costanza sia alla fine premiata e che le<br />
Regioni si decidano ad attivarsi direttamente.<br />
Nei frattempo ritengo necessario<br />
che tutti i referenti regionali si attivino<br />
per raccogliere i dati relativi al 1991.<br />
A tale proposito è già stata inviata<br />
una lettera esplicativa agii interessati<br />
in cui si chiede:<br />
n. di cantieri visitati;<br />
n. di verifiche;<br />
n. di sequestri;<br />
n. di contravvenzioni suddivise secondo<br />
i 17 capitoli della proposta<br />
SNOP (vedi Atti del 1° Convegno di<br />
Vicenza);<br />
presenza ed utilizzo di Registri provinciali.<br />
La scommessa è di arrivare al 1995<br />
con. i seguenti risultati:<br />
a) raggiungimento in tutte le Regioni<br />
dell'indice di frequenza raggiunto al<br />
Nord nel suo insieme per il 1989:<br />
56,7%. Le Regioni che sono già al di<br />
sotto dovranno scendere proporzionalmente;<br />
b} riduzione dei casi mortali per caduta<br />
dall'alto e per folgorazione fino a<br />
raggiungere gli indici '89 del Comparto<br />
Costruzioni nel suo insieme: . 29%;<br />
c) raddoppio delle ispezioni: da<br />
10.000 a 20.000.<br />
Si dovrà infine cercare di verificare<br />
se ad una riduzione delle violazioni per<br />
una determinata causa corrisponda<br />
una riduzione degli infortuni per quella<br />
stessa causa.<br />
INIZIATIVE & CONVEGNI<br />
Si segnalano alcune interessanti iniziative<br />
che hanno prodotto Atti o materiali<br />
scritti che possono essere richiesti<br />
direttamente agli Organizzatori.<br />
L'USL 31 di Ferrara (rif. ing. Salicini<br />
tel. 0532/760580), ha organizzato nei<br />
giorni 28-29 maggio scorso un interessante<br />
Convegno sulla "Sicurezza nel<br />
montaggio dei prefabbricati".<br />
L'USL 22 di S. Lazzaro di Savena<br />
(BO), (rif.. dott. Cerosa - tel.<br />
051/62<strong>24</strong>433), in collaborazione con la<br />
Regione Emilia-Romagna, la SNOP e il<br />
SEDI ha organizzato il 3 giugno scorso<br />
un Seminario nazionale su "Infortuni in<br />
edilizia: immagini di danno e prevenzione".<br />
Si è tenuto un Seminario di studio<br />
nei pressi di Bressanone il 21 e 22 maggio<br />
scorso, organizzato dalla FILLEA<br />
Lombardia e FILLEA Alto-Adige con la<br />
partecipazione di esperti tedeschi e<br />
svizzeri sui piani della sicurezza e la<br />
normativa CEE in proposito, sui rischi<br />
di malattie professionali in cantiere (rif.<br />
Franco Mugliari FILLEA Bz - tel.<br />
0471/911266, Paolo Cozzo FILLEA Lombardia<br />
- tel. 02/58310519).<br />
L'ULSS 30 di Rovigo ha organizzato<br />
in collaborazione con la SNOP un corso<br />
di aggiornamento per tecnici dei<br />
Servizi di prevenzione.<br />
NOTIZIA DELL'ULTIMA ORA<br />
La CEE ha accettato e finanziato nell'ambito<br />
dell'Anno Europeo della Sicurezza,<br />
con un significativo contributo<br />
del nostro Ministero del Lavoro, un<br />
Progetto SNOP su "Prevenzione degli<br />
infortuni per caduta dall'alto in edilizia:<br />
corretto uso delle cinture di sicurezza<br />
nei lavori in altezza" da realizzarsi<br />
nel periodo gennaio-marzo<br />
1993.<br />
Il progetto prevede di avviare una<br />
campagna nazionale di informazione<br />
sul corretto uso delle cinture di sicurezza<br />
in edilizia, utilizzando i sistemi<br />
pubblicitari.<br />
L'informazione è mirata ai lavoratori<br />
ed agli imprenditori.<br />
L'OBIETTIVO è dare una corretta informazione<br />
su come si possono prevenire<br />
le cadute dall'alto in quelle situazioni<br />
in cui le protezioni "passive" (opere<br />
provvisionali), non possono essere<br />
facilmente installate.<br />
Si prevede uno SPOT PUBBLICITA-<br />
RIO da inserire sulle TV nazionali (e locali).<br />
Le immagini ed il testo dovranno<br />
proporre situazioni reali e comuni.<br />
In tutte le immagini non andrà trascurata,<br />
come messaggio secondario,<br />
ma importantissimo, la sicurezza "passiva"<br />
(parapetti, ecc.), quando sia possibile.<br />
Dallo spot va ricavato un ADESIVO<br />
significativo ed un MANIFESTO da diffondere<br />
fra le imprese.<br />
Il prodotto più completo sarà un VI-<br />
DEO di 8-10 minuti così costruito:<br />
1) presentazione dei problema visto<br />
nelle diverse realtà produttive, con<br />
l'accento posto sui prefabbricati, le<br />
demolizioni ed i lavori sui tetti;<br />
2) dati epidemiologici sugli infortuni<br />
per caduta;<br />
3) richiamo della normativa specifica;<br />
4) illustrazione delle diverse tipologie<br />
di cinture con le modalità di utilizzo;<br />
5) problemi che ne ostacolano l'uso e<br />
modalità di soluzione.<br />
Il video sarà offerto ai Servizi di Prevenzione,<br />
alle Associazioni Imprenditoriali<br />
e Sindacali, Comitati Paritetici<br />
Territoriali.<br />
E intenzione del gruppo promotore<br />
interessare il maggior numero di persone<br />
possibile alla realizzazione dell'iniziativa:<br />
si pensa di bandire un concorso<br />
per la migliore idea da utilizzare nella<br />
realizzazione dello Spot.<br />
Informazioni più precise sul prossimo<br />
numero.<br />
Flavio Coato
OSSERVATORIO EDILIZIA<br />
ATTIVITÀ DI VIGILANZA<br />
NEI CANTIERI EDILI<br />
IN UMBRIA NEL 1991<br />
El 1991 ha posto all'attenzione dell'opinione<br />
pubblica il fenomeno degli infortuni<br />
in edilizia in Umbria, anche grazie<br />
all'opera di sensibilizzazione ed informazione<br />
svolta dai servizi di prevenzione<br />
nei confronti sia dei soggetti direttamente<br />
interessati (imprenditori e<br />
lavoratori), sia di un pubblico più vasto.<br />
Un ruolo importante è stato svolto<br />
dalla stampa locale, dimostratasi particolarmente<br />
sensibile alla problematica<br />
e molto disponibile nei confronti degli<br />
operatori dei servizi.<br />
Per quanto concerne l'attività di vigilanza,<br />
essa viene svolta in maniera<br />
programmata in 11 delle 12 ULSS regionali,<br />
con modalità non del tutto<br />
omogenee tra i vari servizi: solo alcuni,<br />
infatti, hanno istituito il registro dei<br />
cantieri visitati, elemento base per la<br />
costituzione del registro provinciale,<br />
oppure utilizzano modulistica prestampata<br />
per effettuare dei sopralluoghi<br />
guidati (un gruppo di lavoro di operatori<br />
ha però presentato una proposta,<br />
che ricalca sostanzialmente quella<br />
SNOP, all'Assessorato alla Sanità sull'argomento).<br />
Più o meno tutti, invece,<br />
seguono la prassi del sopralluogo di<br />
verifica nei cantieri in cui hanno riscontrato<br />
irregolarità.<br />
I dati relativi all'attività di vigilanza,<br />
raccolti e divulgati dalla SNOP, forniscono<br />
elementi di valutazione interessanti;<br />
su di essi ancora non si è avuta<br />
da parte degli operatori la necessaria<br />
riflessione che senza dubbio meritano,<br />
ma alcune indicazioni è già possibile<br />
trarne, soprattutto al fine di rendere<br />
più efficace l'azione di prevenzione.<br />
Gli elementi più significativi riguardano<br />
il numero assoluto di sopralluoghi<br />
effettuati e cantieri ispezionati, da<br />
considerare elevato, anche rapportandolo<br />
ai dati relativi al 1990 delle realtà<br />
nazionali più avanzate; sul versante<br />
degli atti formali adottati (prescrizioni,<br />
denunce all'AG e sequestri), emerge<br />
una differenza di comportamento tra i<br />
vari servizi, fenomeno già riscontrato<br />
in altre Regioni, il quale stimola ad un<br />
confronto per eliminare le cause che<br />
lo sottendono.<br />
Attività di vigilanza nei cantieri edili espletata dai SPII in Umbria<br />
ULSS Sopr. Rivis. Cantieri Verb. prescr. Denunce A.G. Sequestri<br />
a 365 169 196 44 (22,4%) 44 (22,4%) O<br />
b 198 35 163 36 (22%) (22%) 3 (1,8%)<br />
c 36 16 16 1<br />
d 50 10 4 1<br />
e 64 9 33 12 (21,8%) 30 (54,5%) 0<br />
f 78 22 2 0<br />
g 78 0 17 1<br />
h 52 0 0 0<br />
i 260 128 132 0 19 (14,4%) 0<br />
82 37 9 0<br />
Totale 1.263 "433 (52%) 830 177 (21,3 0 /o) 177 (21,3%) 6 (0,7%)<br />
Nota<br />
" Il numero di cantieri ispezionati e di rivisite effettuate nelle ULSS per cui non si dispone del dato preciso è stato approssimato sottraendo<br />
al numero di sopralluoghi espletati il numero di prescrizioni emanate, tenendo conto che dopo una prescrizione (o una denuncia), viene<br />
effettuato di norma un sopralluogó di controllo. Le percentuali riportate sono riferite ai cantieri visitati.
INIZIATIVE SNOP<br />
OPERAZIONE<br />
PREVENZIONE SUD<br />
SPOSTARE IL BARICENTRO<br />
DELLE INIZIATIVE<br />
La situazione di grave ritardo di gran<br />
parte delle Regioni meridionali nell'organizzazione<br />
dei servizi e dei presidi di<br />
prevenzione territoriali è oggetto di attenzione<br />
e preoccupazione da parte<br />
della nostra associazione già da alcuni<br />
anni. Oa qui la necessità di mettere a<br />
fuoco iniziative mirate a modificare<br />
l'attuale situazione attraverso un coinvolgimento<br />
di quanti in ruoli e posizioni<br />
diverse possono dare un loro contributo.<br />
La scelta di spostare il baricentro<br />
dell'iniziativa verso le regioni meridionali<br />
nasce anche da questa esigenza,<br />
oltre che dell'opportunità costituita da<br />
una presenza oramai consolidata e significativa<br />
di operatori della prevenzione<br />
che hanno individuato nella<br />
SNOP la sponda culturale e scientifica<br />
con cui lavorare per una prospettiva di<br />
tutela e di crescita della propria professionalità.<br />
La stessa scelta di Bari per il Convegno<br />
Nazionale del '92 va in questo segno.<br />
GLI INDICATORI DISPONIBILI<br />
La riforma sanitaria pur affermando<br />
il principio dell'unicità degli interventi<br />
prevenzionali negli ambienti di vita e<br />
di lavoro, non indicava chiaramente<br />
modelli organizzativi, né approfondiva<br />
le compiesse tematiche legate al superamento<br />
della vecchia organizzazione<br />
e concezione dell'igiene e sanità<br />
pubblica.<br />
Veniva demandato alle regioni il<br />
compito di adeguare il nuovo al vecchio<br />
attraverso leggi di settore e di ripianificazione<br />
delle piante organiche.<br />
In questo modo si sono venute a delineare<br />
le differenze tra regione e regione<br />
nell'approntare i modelli organizzativi<br />
prevenzionali (almeno per le regioni<br />
che questo sforzo hanno fatto).<br />
Una prima considerazione va fatta a<br />
margine di "operazione sud": non sono<br />
al momento disponibili dati ufficiali relativi<br />
alle attività svolte dai servizi, come<br />
non sono disponibili dati ufficiali<br />
aggiornati relativi alle strutture operanti,<br />
ai di fuori di quelli consegnati ai lavori<br />
delle Commissioni parlamentari<br />
del 1988.<br />
Daltronde non è stato possibile effettuare<br />
una rilevazione sul modello<br />
utilizzato per operazione prevenzione<br />
del 1988, non essendoci quella rete diffusa<br />
di operatori necessaria alla raccolta<br />
dei dati per ciascuna USL delle regioni<br />
meridionali,<br />
Siamo pertanto andati alla ricerca di<br />
indicatori possibili e disponibili facilmente,<br />
per una valutazione del sistema<br />
prevenzionale nelle regioni meridionali.<br />
Abbiamo scelto da un lato gli indicatori<br />
strutturali, inerenti le strutture<br />
preposte alla prevenzione nelle diverse<br />
loro articolazioni, dall'altro gli indicatori<br />
di attività legislativa espressione almeno<br />
di una volontà dei governi regionali.<br />
Avremmo voluto portare dati anche<br />
su un altro tipo di indicatore, quello di<br />
attività, ma purtroppo i sistemi informativi,<br />
l'organizzazione dei servizi di<br />
prevenzione di gran parte delle regioni<br />
meridionali sono tali da non rendere<br />
disponibili queste informazioni.<br />
Lo stesso discorso vale per gli indicatori<br />
di rischio e sanitari. In particolare<br />
per questi ultimi sono disponibili<br />
esclusivamente i dati dell'INAIL con<br />
tutti i limiti e le difficoltà che sono già<br />
stati evidenziati in altre sedi, riguardanti<br />
l'interpretazione dei dati rivenienti<br />
dal loro sistema informativo,<br />
espressione di un'attività di tipo assicurativo<br />
e non di tipo sanitariopreventivo.<br />
Qualche anno fa sembrava che i<br />
problemi di conoscenza dei fenomeni<br />
infortunistici potessero avere un effettivo<br />
momento di gestione e valutazione<br />
periferica, allorquando veniva imposto<br />
per decreto del Presidente del<br />
Consiglio l'invio dei nastri contenenti<br />
tutte le informazioni sui singoli eventi,<br />
dall'INAIL alle regioni. Tuttavia ci si rese<br />
subito conto che, aldilà del fatto<br />
che la ricerca materiale di questi nastri<br />
nell'ambito di alcune regioni diventava<br />
l'oggetto di una vera caccia al tesoro,<br />
l'utilizzabilità degli stessi veniva inficiata<br />
dalla mancanza di riferimenti alle<br />
aziende di appartenenza e per l'assenza<br />
di un denominatore usabile in termini<br />
di ore effettivamente lavorate.<br />
Il quadro relativo alle malattie professionali<br />
risulta invece distorto dalla limitatezza<br />
del sistema tabellare chiuso<br />
(anche dopo le note sentenze della<br />
CC), inadeguato a rappresentare il vero<br />
andamento del fenomeno delle malattie<br />
professionali.<br />
Il vero problema è, tuttavia, quello<br />
dell ' individuazione di indicatori di attività<br />
facilmente monitorabili; ciò costituisce<br />
un importante obiettivo dei servizi<br />
di prevenzione, laddove non esiste<br />
un riscontro semplice e immediato tra<br />
attività svolta e risultati ottenuti.<br />
L'esame comparativo delle diverse<br />
realtà regionali (8) si presenta oltremodo<br />
complicato per l'estrema diversificazione<br />
delle iniziative regionali.<br />
Una prima considerazione viene da<br />
fare dall'esame comparato dei dati<br />
raccolti nelle indagini parlamentari relativi<br />
al personale e quanto risultato da<br />
alcune delle nostre schede. Appare<br />
con una certa evidenza come i dati<br />
forniti alle Commissioni parlamentari<br />
siano sovrastimati, probabilmente a<br />
causa della confusione derivante dalle<br />
molteplici figure professionali ante riforma<br />
ancora presenti in molte regioni<br />
del Sud.<br />
Povera è la legislazione regionale di<br />
settore sia per quanto riguarda l'igiene<br />
pubblica e ambientale, sia soprattutto<br />
per la normativa in igiene del lavoro<br />
(solo 3 regioni di cui 2 con leggi antecedenti<br />
la Riforma Sanitaria).<br />
Sulle otto regioni prese in considerazione<br />
solo 3 hanno approntato un piano<br />
sanitario regionale.<br />
Solo una regione, la Sicilia, ha approvato<br />
le nuove piante organiche per<br />
la Medicina del lavoro (pur non avendo<br />
né il PSR, né leggi specifiche nei<br />
settori interessati).<br />
Leggermente migliore è la situazione<br />
dei PMP avendo 6 regioni legiferato la<br />
loro istituzione.<br />
Per quanto riguarda le leggi relative<br />
all'igiene pubblica si tratta fondamentalmente<br />
di leggi di trasferimento delle<br />
competenze dei Medici Provinciali alle<br />
USL, che non entrano tuttavia nel merito<br />
dei nuovi assetti organizzativi.<br />
Sono presenti presso gli Assessorati<br />
distinti uffici per la Medicina del Lavoro,<br />
l'Igiene Pubblica e la Veterinaria solo<br />
in alcune regioni e con dotazioni or-
ganiche insufficienti.<br />
Il panorama che si è venuto delineando<br />
conferma quanto in realtà già<br />
sapevamo e cioè che ci troviamo di<br />
fronte ad una assetto strutturale della<br />
sanità pubblica non molto lontano da<br />
quello precedente la riforma sanitaria,<br />
per quanto riguarda le risorse di personale<br />
e strutture. Tutto questo mentre<br />
la normativa in materia di igiene<br />
ambientale e igiene e sicurezza del lavoro<br />
sta per adeguarsi in termini qualiquantitativi<br />
a quella europea inducendo<br />
compiti complessi e responsabilità<br />
di notevole carico alle strutture prevenzionali<br />
esistenti.<br />
Ancora assistiamo ad una produzione<br />
disordinata ed incoerente di strumenti<br />
legislativi cui non fanno seguito<br />
quasi mai i necessari adeguamenti delle<br />
piante organiche. Non vi è evidenza<br />
di una logica unitaria nelle previsioni<br />
degli strumenti legislativi in materia di<br />
prevenzione, ma questo non sorprende<br />
in assenza nella maggior parte dei<br />
casi degli strumenti della programmazione<br />
sanitaria regionale.<br />
L'Igiene pubblica e ambientale da<br />
una parte, la tutela nei luoghi di lavoro<br />
dall'altra (o più spesso assente), i Presidi<br />
Multizonali di fatto sganciati da un<br />
possibile raccordo funzionale con il<br />
territorio, in parte visti come luogo di<br />
delega allo svolgimento di alcune funzioni<br />
prevenzionali territoriali.<br />
Ciò porta ad alcune situazioni emblematiche:<br />
l'Ispettorato del lavoro a<br />
tutt'oggi in molte realtà meridionali<br />
continua ad essere l'unico soggetto<br />
istituzionale che svolge l'attività di vigilanza<br />
per la tutela della salute negli<br />
ambienti di lavoro,<br />
In Sicilia, dall ' esame dei dati di attività<br />
dei servizi di Medicina del Lavoro,<br />
risulta ridottissima ad esempio l'attività<br />
relativa all'applicazione dell'art. 48 del<br />
DPR 303/56 e sempre nella stessa regione<br />
sono ancora presenti gli uffici<br />
dei.medici e veterinari provinciali.<br />
Viene purtroppo confermato uno<br />
dei passaggi conclusivi della relazione<br />
della Commissione Lama, in cui si afferma<br />
che "laddove i servizi di prevenzione<br />
non sono stati dotati delle minime<br />
risorse necessarie all'esercizio delle<br />
loro funzioni non solo l'attività di vigilanza<br />
non è stata potenziata.... ma si è<br />
determinato un pericoloso vuoto istituzionale".<br />
Che le carenze riguardino tutta l'area<br />
della prevenzione ce lo conferma<br />
un dato pubblicato dall'Unione Italiana<br />
Chimici Igienisti, da cui si rileva che nel<br />
1989 sono stati controllati 61.888<br />
campioni di alimenti, con una media<br />
per laboratorio di 1.195 campioni al<br />
Nord, 1.152 al Centro e 439 al Sud.<br />
Siamo, quindi, ben lontani dal disegno<br />
unitario previsto dalla Riforma Sanitaria:<br />
conoscenza dei rischi, piani mirati<br />
di prevenzione dei luoghi di lavoro<br />
e di tutela dell'ambiente, dal suolo alle<br />
acque, all'aria, non possono che partire<br />
da un lavoro comune e dall'integrazione<br />
delle competenze sul campo.<br />
Le aziende visitate una, due, tre voitre<br />
da operatori diversi sono l'immagine<br />
sprecona e non efficiente della<br />
pubblica amministrazione dai ritorni<br />
negativi sia per i lavoratori che per gli<br />
imprenditori.<br />
Tuttavia anche da questo quadro<br />
possiamo trarre alcuni spunti positivi.<br />
Innanzitutto possiamo affermare che<br />
pur tra le tante difficoltà oggettive, da<br />
queste regioni non viene messo in discussione<br />
il modello prevenzionale basato<br />
su una rete territoriale articolata<br />
in Servizi e Presidi di prevenzione.<br />
La legge regionale prodotta dalla regione<br />
Calabria può rappresentare una<br />
ipotesi cui aggregare modelli organizzativi<br />
nel settore dell'igiene e sicurezza<br />
del lavoro.<br />
La pianificazione delle piante organiche<br />
dei servizi di igiene pubblica e medicina<br />
del lavoro in Sicilia sono sicuramente<br />
una buona base di partenza.<br />
Così pure l'ipotesi organizzativa della<br />
regione Sardegna.<br />
Inoltre sono da ricordare le due positive<br />
esperienze di formazione del personale<br />
dei servizi di medicina del Lavoro<br />
effettuate in Sardegna ed in Sicilia<br />
nel 1991, su iniziativa degli assessorati<br />
alla Sanità nelle quali è stata coinvolta<br />
la SNOP.<br />
Infine, proprio il fatto che il XII Congresso<br />
Nazionale della SNOP si tenga a<br />
Bari può essere considerato un buon<br />
indicatore della sensibilità nuova che<br />
vi è al Sud sulle problematiche della<br />
Prevenzione.<br />
PROPOSTE<br />
Molteplici cause possono essere individuate<br />
come responsabili di questa<br />
situazione.<br />
A noi sembrano fondamentali l'assenza<br />
di esperienze antecedenti alla riforma<br />
sanitaria sul tipo dei consorzi<br />
socio-sanitari, la diversità della situazione<br />
lavorativa del Sud rispetto al<br />
Centro-Nord, la minore presenza e incisività<br />
del movimento sindacale, lo<br />
scarso interesse politico verso questi<br />
aspetti di sanità pubblica, soprattutto<br />
in regioni dove vi è una notevole spinta<br />
ad indirizzare la spesa sanitaria verso<br />
la privatizzazione della sanità.<br />
Da questi spunti consegue che diventa<br />
ormai non più rinviabile un deciso<br />
intervento centrale e periferico verso<br />
questa area della sanità pubblica<br />
che per il suo ruolo di garante dell'ambiente<br />
e della salute dei cittadini<br />
non potrà che rimanere pubblica.<br />
Ci sembra, quindi, che alla luce di<br />
quanto sin qui detto, siano possibili le<br />
seguenti proposte:<br />
1) T'art. 4 della legge finanziaria del<br />
1992, fissa in misura non inferiore al<br />
6% la quota del fondo sanitario nazionale<br />
da destinare alla prevenzione. Il ritardo<br />
nel settore della prevenzione<br />
nelle regioni meridionali interessa anche<br />
altri ambiti oltre quelli della tutela<br />
della salute degli ambienti di vita e di<br />
lavoro, pertanto riteniamo che si debba<br />
destinare in queste regioni una<br />
quota del 10% intervenendo su quei<br />
capitoli della spesa sanitaria, quali la<br />
convenzionata esterna e la spesa farmaceutica<br />
che costituiscono ai Sud<br />
tradizionale fonte di spreco;<br />
2) adeguamento delle piante organiche<br />
dei servizi di prevenzione agli<br />
standards previsti dalle indagini parlamentari,<br />
con presenza di figure professionali<br />
multidisciplinari e diretti da<br />
operatori in possesso delle specifiche<br />
qualifiche;<br />
3) produzione da parte delle regioni<br />
di leggi di settore conformi a quanto<br />
già legiferato da regioni ove la rete dei<br />
servizi risulta maggiormente consolidata<br />
ed efficiente;<br />
4) potenziamento o istituzione ove<br />
mancanti degli uffici presso le regioni<br />
destinati all'organizzazione, coordinamento<br />
e verifica delle attività di prevenzione;<br />
5) coinvolgimento del Coordinamento<br />
interregionale per la Prevenzione<br />
per il raggiungimento degli obiettivi<br />
sopra indicati;<br />
6) coinvolgimento dei soggetti sociali<br />
(sindacati, imprenditori, associazioni,<br />
etc.) interessati a vario titolo allo sviluppo<br />
dei servizi e delle attività di prevenzione<br />
al Sud;<br />
7) costituzione di un "Osservatorio<br />
permanente per Io sviluppo della rete<br />
dei servizi di prevenzione nelle regioni<br />
meridionali" formato dai segretari e referenti<br />
del Sud e ufficio di presidenza<br />
della SNOP con il compito di elaborare<br />
e coordinare le iniziative dell'Associazione<br />
mirate al raggiungimento di questi<br />
obiettivi che dovranno diventare<br />
anche un punto fondamentale del Patto<br />
di impegno per i parlamentari.<br />
Fulvio Longo<br />
segretario SNOP Puglia<br />
Francesco Garuf i<br />
segretario SNOP Sicilia
EUROPEAN<br />
NCSAP<br />
NATIONAL COUNCIL<br />
OF THE SCIENTIFIC<br />
ASSOCIATIONS<br />
FOR PREVENTION<br />
The complexity of the problems<br />
involved in the health protection of<br />
both people and environment; with<br />
the corresponding complexity of regulations,<br />
technical and organizational<br />
responses, have stimulated the<br />
gathering togheter of some of the<br />
most representative professional<br />
and scientific organizations working<br />
in occupational medecine, industrial<br />
hygiene, accident prevention, ergonomics,<br />
toxicology, environmental<br />
protection and produci safety.<br />
At the beginning of 1990, these<br />
organizations gave birth to the National<br />
Council of the Scientific Associations<br />
for Prevention which is<br />
aimed at acting as a means to integrate<br />
knowledge and harmonise responses<br />
re]ated to prevention.<br />
NCSAP pursues two lines of action:<br />
the first is technical-scientific<br />
in nature and acts through working<br />
groups aiming at interdisciplinary<br />
synthesis of specific themes, and the<br />
second is socia] in that it proposes<br />
synthesis for policy-making bodies<br />
either at international community,<br />
national and regional levels.<br />
NCSAP is composed of the Committee<br />
of Delegates of 12 member<br />
associations representing about<br />
10.000 professionals working within<br />
prevention.<br />
OBJECTIVES<br />
To promote the development of corrent<br />
preventive strategies and their<br />
diffusion,<br />
To promote updating and scientifictechnologic<br />
advancement also by<br />
means of initiatives of training and<br />
information to stimulate education<br />
and professional progress.<br />
To upgrade the professional categories<br />
working within prevention.<br />
To provide technical and scientific<br />
support to study and produce specific<br />
regulations also at the Community<br />
leve].<br />
To establish permanent links among<br />
the member associations to discuss<br />
cxpericnces and agree on common<br />
positions on particular themes.<br />
To take part in ad hoc committee at<br />
institutional level in order to make<br />
the joint action more effective.<br />
To keep constant and effective relations<br />
with the international community,<br />
national and regional seats.<br />
To establish constant flow of information<br />
among the member association<br />
to hold meetings and official<br />
gatherings as well as to carry out<br />
interdisciplinary studies and research.<br />
HEAD OFFICE<br />
Via S. Barnaba, 8 - 20122 Milano<br />
IN QUEST<br />
OF THE "LOST"<br />
OCCUPATIONAL<br />
CANCERS:<br />
A CASE-REPORT<br />
OF PLEURAL<br />
MESOTHELIOMA<br />
IN A BOILER<br />
SWEEPER<br />
A pleura] mesothelioma is reported<br />
in a boiler sweeper, residing in<br />
Sesto San Giovanni, Lombardy region.<br />
A quick scarch in the neighbouring<br />
areas Ieaded to the discovery<br />
of three other cases (two mesotheliomas<br />
and a pulmonary cancer)<br />
in the lame job.<br />
The author discusses the possible<br />
sources of exposure, the main carcinogenic<br />
hazards in this job (Asbestos,<br />
PAHs, Heavy Metals, etc.)<br />
describes the tasks of this activity.<br />
In the author's view-point, the<br />
health of these workers is not protected<br />
enough, because of the underestimate<br />
of the hazards' levels and<br />
the avoidance of the health and safety<br />
controls by the employers. In<br />
fact most of the boiler sweepers are<br />
employed by subcontracts, so that<br />
their rights to healthy and safety job<br />
are compelled.
OUTLOOK<br />
r<br />
INFORMATION<br />
SYSTEM (I.S.):<br />
A BASE FOR<br />
FURTHER ADVANCES<br />
IN PREVENTION<br />
Information system is one of the<br />
hiterto most discussed topics among<br />
the SNOP's members. The reason is<br />
not difficult to guess. I.S. can be viewcd<br />
as the nervous system of a Preventive<br />
Service. At the same time<br />
I.S. represents an "a-priori" condition<br />
to allow Quality Assurance in<br />
this field. Without data registration<br />
and retrieval, nobody can revise and<br />
improve, if necessary, the quality of<br />
his own performances.<br />
Some misunderstandings are possible<br />
in the practical application of<br />
LS. The matter of argument is: what<br />
are the criteria on which we can<br />
choose the right indicators of quality?<br />
At the . present time we are requested<br />
by diligent bureaucrats to fili<br />
tedious forms with a lot of figures<br />
but with small sense. Only numerable<br />
entities bave to be taken into account.<br />
for instante "number of investigation<br />
in workplaces", "number<br />
of medical visits", "number of new<br />
licensed firms" and so on. They ask<br />
no information about "Accessibility",<br />
"Users" satisfaction", "Effectiveness<br />
of preventive actions",<br />
"Health and Safety Education programs<br />
for workers", "Periodic training<br />
of service's team", "Latency time<br />
between request and every kind<br />
of license" and other similar topics.<br />
Our proposals were focused in a<br />
meeting held in Bologna last December<br />
and now we are trying to<br />
practice that, as members of regional<br />
commissions dealing with both<br />
I.S. and Q.A., as in Tuscany region.<br />
Alberto Baldasseroni<br />
%<br />
barr<br />
The following is quoted from<br />
the Ca-OSHA Reporter<br />
and appeared<br />
in the January 1,<br />
1990 issue<br />
TLVs NOT A GOOD<br />
BASIS FOR HEALTH<br />
PROTECTION<br />
Berkeley - Fed-OSHA relied heavily<br />
on the threshold limit values (TLVs)<br />
developed by the American Conferente<br />
of Governmental Industriai<br />
Hygienists (ACGIH) when it updated<br />
its permissible exposure limits<br />
for airborne contaminants.<br />
The TLVs are generally presumed<br />
to be hased on health considerations.<br />
But Castleman and Ziem, in a<br />
1988 article on the American Journal<br />
of Industria] Medicine (J. Ind.<br />
Med.) declared that many TLVs were<br />
set according to corporate comfort<br />
rather than worker safety.<br />
Now Stanley Roach and Stephen<br />
Rappaport of the Northern California<br />
Occupational Health Center (N-<br />
COHC) have critically examined the<br />
documentation of the TLVs and the<br />
origina] studies cited to see how the<br />
health of employees exposed to<br />
TLVs could be affected. Their findings<br />
seem to confirm what Castleman<br />
and Ziem asserted.<br />
According to Roach: "Only one<br />
in five of the studies cited by the<br />
ACGIH showed no adverse effects.<br />
The remaining, four in every five<br />
studies, showed that up to 100% of<br />
exposed employees were affected " .<br />
The Berkeley scientists discovered<br />
no relationship between TLVs and<br />
the incidente of adverse health effects.<br />
"Oddiy", said Rappaport, "it<br />
seemed that the TLVs were about<br />
the saure as the levels of contamination<br />
found in factories which had<br />
been studied".<br />
The researchers concluded that<br />
the committee which sets TLVs<br />
chooses values which are realistic<br />
and attainable at the time, not levels<br />
which are protective of health. They<br />
will recommend, in a paper to be<br />
published in the Aprii issue of J.<br />
Ind. Med., that employees, wherever<br />
possible, use the new OSHA PELs<br />
only as guides for controls and keep<br />
the average exposure of their employees<br />
below one-tenth of the TLV<br />
to avoid adverse health effects.<br />
The NCOHC researchers can be<br />
reached through the UC-Berkeley<br />
School of Public Health.
SCHEDE REGIONALI<br />
ABRUZZO<br />
<strong>Numero</strong> USL 15<br />
Piano Sanitario Regionale NO<br />
PMIP previsti n. 4, attivati n. 2<br />
L.R. n 37187<br />
L.R. n. 70178 (ante-riforma)<br />
"Tutela della salute dei lavoratori negli<br />
ambienti di lavoro"<br />
L.R. n. 10180 di istituzione delle USL<br />
L.R. n. 32181<br />
"Norme per il trasferimento alle USL<br />
delle funzioni in materia di Igiene, Sanità<br />
Pubblica, di Vigilanza sulle farmacie"<br />
Con quest'ultima legge vengono<br />
istituiti i Servizi di Prevenzione e Igiene<br />
Ambientale e le attività medico legali<br />
vengono attribuite ai Servizi di Medicina<br />
del lavoro, che assumono la denominazione<br />
di "Servizi di Medicina Legale<br />
e del Lavoro".<br />
Non sono previste per quest'ultimo<br />
potenziamenti delle piante organiche<br />
ed il personale opera prevalentemente<br />
in condizione di part-time tra le due<br />
aree di funzioni.<br />
Nel 1988 vengono approvati provvedimenti<br />
per il riordino delle piante organiche<br />
dei PMIP, per il potenziamento<br />
dei servizi di Prevenzione e Igiene Ambientale<br />
e dei Servizi veterinari,<br />
La routine delle certificazioni medico-legale<br />
ha schiacciato e limitato le<br />
nuove funzioni di igiene e sicurezza<br />
del lavoro.<br />
Tra i dirigenti dei Servizi di Medicina<br />
Legale e del Lavoro abbiamo tra gli altri:<br />
2 cardiologi, 1 primario della medicina<br />
nucleare, 2 primari di medicina<br />
generale, 1 primario del servizio di citologia<br />
vaginale.<br />
Presso l'Assessorato opera da alcuni<br />
mesi un Gruppo Tecnico Informale di<br />
supporto per la redazione del Progetto<br />
Obiettivo Regionale per la tutela della<br />
salute dei lavoratori.<br />
MOUSE<br />
<strong>Numero</strong> USL 7<br />
Piano Sanitario Regionale NO<br />
L.R. n. 3181<br />
"Norme per il trasferimento alle USL<br />
delle funzioni in materia di Igiene, Sanità<br />
Pubblica, di Vigilanza sulle farmacie<br />
e per l'assistenza farmaceutica".<br />
L.R. n. 18/85 di istituzione di 1 PMIP<br />
con due sedi (Isernia e Campobasso)<br />
Sono assenti leggi in materia di Igiene<br />
e sicurezza del lavoro e relative<br />
piante organiche (anche per il SIP?.<br />
Convenzione con la EDINFORM per<br />
la formazione professionale del personale<br />
medico-veterinario e tecnico<br />
(1990).<br />
CAMPANIA<br />
<strong>Numero</strong> USL 61<br />
Piano Sanitario Regionale NO<br />
L.R. 36187<br />
"Norme per la programmazione sanitaria<br />
e per il Piano Sanitario Regionale"<br />
In questa legge che è fondamentalmente<br />
una legge di riordino delle USL<br />
è prevista la possibilità per le USL di attivare<br />
al proprio interno Settori di Medicina<br />
del Lavoro.<br />
Nella scheda della commissione Bogi<br />
si parla di proposta di legge sulla<br />
Prevenzione e sicurezza negli ambienti<br />
di lavoro e sui PMIP in corso di preparazione.<br />
Ad oggi sono ancora in corso<br />
di allestimento.<br />
Non risulta una legge di riordino dei<br />
servizi di Igiene e Sanità Pubblica.<br />
Si è costituito dal mese di ottobre<br />
del 1991 presso l'assessorato regionale<br />
alla Sanità, un gruppo di referenti nominati<br />
dalle USL per l'epidemiologia e<br />
la prevenzione delle patologie da lavoro.<br />
BASILICATA<br />
<strong>Numero</strong> USI 7<br />
Piano Sanitario Regionale<br />
SI<br />
L.R. n. 54181<br />
"Norme per l'esercizio delle funzioni<br />
in materia di igiene e sanità pubblica<br />
e in materia farmaceutica"<br />
L.R. n. 36182<br />
"Organizzazione e funzionamento dei<br />
Presidi multizonali di igiene e Prevenzione<br />
e tutela sanitaria nei luoghi di<br />
lavoro"<br />
Nel più recente piano annuale di attuazione<br />
del Piano Sanitario Regionale<br />
'90-'92, pur nella consapevolezza della<br />
gravità della situazione, si ipotizzano<br />
soluzioni miranti al rafforzamento unico<br />
dei PMIP, tralasciando ogni iniziativa<br />
rivolta ad un'effettiva riorganizzazione<br />
periferica in Servizi o Unità Operative<br />
di Igiene e Sicurezza del Lavoro<br />
da attivare in tutte le UU.SS.LL.<br />
Testuale dal PSR per il triennio<br />
1990/1992: "Nessuna USL della Basilicata<br />
sviluppa interventi sistematici e programmati<br />
nel settore della sicurezza e<br />
tutela della salute dei lavoratori nei<br />
luoghi di lavoro. Solo nell'USL di Potenza<br />
opera un servizio ospedaliero di<br />
Medicina del Lavoro con compiti sanitari<br />
e di controllo degli ambienti di lavoro".<br />
Dallo stralcio del piano annuale di<br />
attuazione del PSR si legge che mentre<br />
in ogni USL si sono potenziati gli organici<br />
nei settori di igiene e sanità Pubblica<br />
e in quello veterinario, niente o poco<br />
esiste nel campo della Medicina del<br />
Lavoro a livello dei servizi territoriali.<br />
Tuttavia da questa affermazione discende<br />
solo il potenziamento dei PMIP<br />
con particolare riferimento a quello di<br />
Potenza in previsione dell ' insediamento<br />
FIAT nel Melfese.<br />
Esiste una proposta di pianta organica<br />
che non è stata ancora approvata.<br />
PUGLIA<br />
<strong>Numero</strong> USI. 55<br />
Piano Sanitario Regionale NO<br />
L.R. n. 50178 (ante-riforma)<br />
"Tutela della salute negli ambienti di<br />
lavoro"<br />
L.R. n. 36184<br />
"Norme per il trasferimento alle USI<br />
delle funzioni in materia di Igiene, Sanità<br />
Pubblica, di Vigilanza sulle farmacie<br />
e per l'assistenza farmaceutica"<br />
L.R. n. 4188<br />
"Istituzione di Presidi Multizonali di<br />
Prevenzione"<br />
Approvate anche le nuove piante<br />
organiche dei PMP.<br />
Mancano le piante organiche dei<br />
Servizi di Igiene pubblica, educazione<br />
sanitaria, medicina legale e igiene e sicurezza<br />
del lavoro.<br />
La regione si è convenzionata con la<br />
Società EDINFORM per la gestione della<br />
formazione professionale degli operatori<br />
medico-veterinari e tecnici delle<br />
USL, per la realizzazione di un Sistema<br />
Informativo Automatizzato regionale<br />
che abbraccia tutte le aree della pre-
venzione sul territorio, per la definizione<br />
dei fabbisogno di personale e strutture<br />
(piante organiche), il censimento<br />
di tutte le Unità Produttive della regione.<br />
Dal marzo del 1991 si è costituito<br />
presso l'assessorato regionale alla Sanità,<br />
un gruppo tecnico di supporto per<br />
il Servizio di igiene ambientale e igiene<br />
e sicurezza del lavoro della Regione.<br />
Sono fermi in Regione progettiobiettivi<br />
regolarmente deliberati e finanziati<br />
con fondi a destinazione vincolata,<br />
che tuttavia hanno preso altre<br />
destinazioni (delibere n. 8881/88 e n.<br />
6261/90). Ancora in attesa di rifinanziamento.<br />
CALABRIA<br />
<strong>Numero</strong> USI 31<br />
Piano Sanitario Regionale NO<br />
L.R. n. 18181 di istituzione delle USI<br />
Un unico servizio con possibili articolazioni<br />
per settori di igiene pubblica,<br />
ambientale, medicina legale, prevenzione<br />
e sicurezza nei luoghi di lavoro,<br />
medicina scolastica e dello sport, medicina<br />
preventiva.<br />
A dirigere questi servizi raramente<br />
sono stati assegnati igienisti o medici<br />
del lavoro, più spesso apicali dell'area<br />
chirurgica e dell'area medica.<br />
L.R. n. <strong>24</strong>185 di istituzione dei PMP<br />
Sono state approvate le relative piante<br />
organiche<br />
L.R. n. 12/89<br />
"Norme per la programmazione e organizzazione<br />
delle unità operative per<br />
la prevenzione, l'igiene e sicurezza<br />
nei luoghi di lavoro".<br />
Vengono individuati compiti, standards<br />
di personale, rapporti tra le diverse<br />
strutture preposte ai compiti di<br />
prevenzione.<br />
Tuttavia ancora carenti sono le dotazioni<br />
di personale e di risorse tecniche<br />
delle USL.<br />
Anche in questa regione si è stipulata<br />
una convenzione con la EDINFORM<br />
per la determinazione di mappe di rischio,<br />
sistemi informativi automatizzati<br />
e formazione professionale del personale.<br />
Da alcuni anni opera presso l'assessorato<br />
un gruppo tecnico di supporto<br />
per l'igiene e sicurezza del lavoro.<br />
Per i servizi di igiene pubblica non<br />
esistono leggi di riordino, né tantomeno<br />
piante organiche.<br />
Un'importante novità è l'approvazione<br />
avvenuta recentemente della<br />
L.R. n. 3 dell'aprile '92 che prevede il<br />
riaccorpamento delle USL che da 31<br />
passano a 11. Viene inoltre prevista l'istituzione<br />
dei Servizi di Igiene pubblica<br />
ed ambientale e dei Servizi di Igiene e<br />
sicurezza del lavoro.<br />
SICILIA<br />
<strong>Numero</strong> USL 62<br />
Piano Sanitario Regionale NO<br />
L.R. n. 6181<br />
Per l'organizzazione delle USL<br />
Viene prevista l'istituzione di Servizi<br />
autonomi di Medicina del lavoro nelle<br />
USL la cui organizzazione viene rinviata<br />
al PSR.<br />
Nel luglio del 1991 viene approvato<br />
un provvedimento stralcio che prevede<br />
l'istituzione di 17 nuovi servizi di<br />
medicina del lavoro in aggiunta ai 5<br />
già esistenti per un totale di 22 (in previsione<br />
dell'accorpamento delle USL)<br />
con le relative nuove piante organiche<br />
per i servizi di Medicina del Lavoro<br />
nonché il potenziamento dei servizi di<br />
Igiene Pubblica e veterinari. Viene prevista,<br />
inoltre, la priorità di copertura<br />
dei posti dei Servizi di Medicina del Lavoro<br />
rispetto a tutti gli altri.<br />
Mancano tuttavia leggi di settore sia<br />
per la Medicina del Lavoro che per l'Igiene<br />
Pubblica. Non c'è una legge che<br />
istituisce i PMP. Sono in realtà tutte in<br />
discussione nell'Assemblea Regionale.<br />
Sono previsti 9 PMP (gli attuali laboratori<br />
di igiene e profilassi).<br />
Per sopperire alle carenze di personale<br />
medico sono stati assunti 390 medici<br />
della medicina dei servizi a cui sono<br />
stati assegnati, dopo un periodo di<br />
formazione (organizzato dalla Regione),<br />
compiti di medicina del Lavoro. Stessa<br />
cosa è avvenuta per l'Igiene Pubblica:<br />
in questo caso ne sono stati assunti<br />
200.<br />
Dal 1989 esistono i dati relativi alle<br />
attività dei servizi di Medicina del lavoro.<br />
Opera presso l'assessorato una<br />
Commissione di studio sulle attività di<br />
medicina del lavoro.<br />
SARDEGNA<br />
<strong>Numero</strong> USL 22<br />
Piano Sanitario Regionale<br />
SI<br />
L.R. n. 13181 Istituzione delle USL<br />
L.R. n. 34186<br />
Istituzione dei PMIP (5)<br />
e dei Servizi di igiene e sicurezza degli<br />
ambienti di lavoro<br />
Con direttiva n. 117/88, approvata<br />
dalla Giunta Regionale, l'Assessorato<br />
detta criteri per l'articolazione funzionale<br />
dei Servizi territoriali in settori e<br />
unità operative. In particolare vengono<br />
individuati 2 Settori, uno di "igiene<br />
pubblica, dell'ambiente e medicina i&<br />
gale", l'altro di "igiene e sicurezza degli<br />
ambienti di lavoro " . Il primo si potrà<br />
articolare in 4 Unità Operative (igiene<br />
ambientale, degli alimenti, epidemiologia<br />
e profilassi delle malattie infettive e<br />
medicina legale).<br />
Nel 1989 vengono definite le piante<br />
organiche dei PMIP e dei settori la cui<br />
copertura viene cadenzata su base<br />
triennale con relativa deroga alle assunzioni.
11 gruppo Agricoltura della SNOP<br />
traccia in queste brevi note alcune<br />
delle linee di lavoro e delle conclusioni<br />
scientifiche e metodologiche emerse<br />
dalla prima parte del Progetto Agricoltura<br />
che nell'ultimo anno ci (li) ha visti<br />
impegnati nelle varie iniziative di crescente<br />
complessità: Bologna, Sondrio,<br />
Bari.<br />
Ma non è ovviamente finita qui, già<br />
si pensa al '93 e all'iniziativa di Grosseto<br />
con la Regione Toscana e alla ripresa<br />
nelle varie sedi regionali degli innumerevoli<br />
stimoli di lavoro che sono<br />
emersi in questo anno di grande impegno.<br />
Lavoro per tutti, quindi: veterinari,<br />
presidi multizonal( servizi di igiene ambientale,<br />
sanità pubblica e medicina<br />
del lavoro, Università e imprese, sindacato<br />
e organizzazioni dei consumatori,<br />
ambientalisti e parlamentari.<br />
PROGETTO AGRICOLTURA<br />
Il convegno Progetto Agricoltura era<br />
stato progettato per raggiungere alcuni<br />
obiettivi, e precisamente:<br />
1) offrire il quadro "europeo" della legislazione<br />
e dell'organizzazione sanitaria<br />
utile ad una più piena comprensione<br />
della situazione attuale e<br />
a delinearne i possibili scenari futuri;<br />
2) descrivere in modo dettagliato e<br />
sotto le diverse angolazioni professionali,<br />
tramite esempi non solo metodologici<br />
ma anche di contenuto,<br />
le attività alle quali i Servizi di prevenzione<br />
possono prioritariamente<br />
applicare le loro risorse, certi di inserire<br />
i loro sforzi in un contesto<br />
consolidato e di contribuire sia localmente<br />
che a livello nazionale alla<br />
crescita di dati utili e fruibili su[ piano<br />
scientifico e sul piano delle loro<br />
funzioni istituzionali;<br />
3) proporre temi innovativi per il rapporto<br />
con le strutture di ricerca e le<br />
Università utili a instaurare un rapporto<br />
di committenza specifica mirata<br />
all'espletamento di ricerca finalizzata<br />
nel settore;<br />
4) portare all'attenzione dei convenuti<br />
i problemi della gestione dell'informazione<br />
nel campo dell'Igiene e Sanità<br />
Pubblica di settore tramite una<br />
prima presa di contatto tra tutti gli<br />
interlocutori interessati e disponibili;<br />
5) avviare un confronto tecnico e un<br />
esperimento di collaborazione con<br />
un'Associazione Ambientalista particolarmente<br />
impegnata su alcuni<br />
dei temi oggetto del convegno.<br />
Sotto il profilo metodologico, inoltre,<br />
è stata inserita nella scaletta del<br />
convegno una sessione di discussione<br />
pubblica dei contributi a poster, fortemente<br />
voluta e sollecitata dai colleghi.<br />
Riteniamo che buona parte degli<br />
obiettivi sia stata raggiunta, anche se<br />
una partecipazione leggermente inferiore<br />
al previsto e gli impedimenti sopravvenuti<br />
ad alcuni relatori della sessione<br />
concernente l'Organizzazione<br />
dei Servizi di Prevenzione in Europa<br />
hanno parzialmente condizionato il dibattito<br />
e ridotto l'ampiezza dei contributi.<br />
Il livello qualitativo dei contributi è<br />
stato generalmente elevato, con forte<br />
caratterizzazione scientifica e professionale,<br />
proponendo un quadro di crescita<br />
sostanziale del bagaglio tecnico,<br />
metodologico ed organizzativo dei servizi<br />
relativamente ai temi trattati; questo<br />
fatto, probabilmente enfatizzato<br />
anche, per alcuni temi, dall'evidente<br />
taglio dipartimentale delle esperienze<br />
dimostrate, si presenta forse come uno<br />
dei motivi di soddisfazione maggiore<br />
per gli organizzatori.<br />
Di rilievo appare inoltre il mutuo interesse<br />
con il quale si è sviluppato il<br />
rapporto con i diversi e nuovi interlocutori<br />
degli ambienti Universitari e della<br />
Ricerca in generale. Riteniamo infatti<br />
che in proposito siano stati verificati<br />
i presupposti per una collaborazione<br />
ed un'integrazione di attività che dovrà<br />
essere, nel futuro prossimo, fonte<br />
di numerosi e produttivi sviluppi.<br />
ATTI<br />
Gli Atti del Xll Convegno nazionale<br />
SNOP "Progetto Agricoltura-Operazione<br />
Prevenzione Sud"<br />
(Bari 27-30 aprile 1992):<br />
vol. 1: Relazioni<br />
)pagg. 350, in stampa)<br />
vol. 2: Interventi preordinati<br />
e posters<br />
(pagg. 355, disponibile)<br />
Possono essere richiesti a:<br />
Segreteria Scientifica<br />
Progetto Agricoltura<br />
c.a. dr.ssa Paola Bertoli<br />
c/o SMP1L USL 7<br />
43073 Langhirano (PR)<br />
allegando copia del versamento di<br />
L. 100.000 sul c/c postale n<br />
2001<strong>24</strong>07 intestato a SNOP - via<br />
Ciamician, 2 - Bologna.<br />
Le sessioni di carattere "tecnico"<br />
(antiparassitari, zootecnia e infortunistica)<br />
hanno presentato momenti di<br />
particolare interesse, e si sono concluse<br />
con proposte concrete e circostanziate<br />
di lavoro e suggestive prospettive<br />
di sviluppo sia sul versante del metodo<br />
che su quello, non meno importante,<br />
dei contenuti.<br />
In particolare, per quanto riguarda<br />
gli antiparassitari, queste possono essere<br />
così riassunte:<br />
Sorveglianza sanitaria<br />
È stata prodotta una proposta organizzativa<br />
e tecnica da sperimentare sul<br />
piano operativo.<br />
Controlli sulle macchine irroratrici<br />
Sono state analizzate le tipologie<br />
della manutenzione ed i problemi connessi.<br />
Sono state esposte le proposte minime<br />
per l'effettuazione della manutenzione<br />
da parte dell'agricoltore, sono<br />
state conseguentemente descritte le<br />
condizioni di Buona Pratica di Lavoro e<br />
i relativi elementi di verifica.<br />
- Tempi di rientro (standards temporali<br />
entro i quali il rientro per lavoro in<br />
aree trattate con antiparassitari deve<br />
avvenire solo con idonee protezioni<br />
personali)<br />
Ne è stato analizzato il significato e<br />
la valenza igienistica, anche alla luce<br />
della recente normativa nazionale e<br />
CEE.<br />
È stata presentata un review della<br />
letteratura e dei dati esistenti ed una<br />
cospicua mole di dati sperimentali sul<br />
campo.<br />
Sono state analizzate criticamente,<br />
sulla base dei dati prodotti, le metodologie<br />
di rilevazione dei dati e valutati<br />
gli obiettivi minimi da perseguirsi da<br />
parte dei Servizi nei prossimi anni.<br />
E stata lanciata una proposta di Data-base<br />
nazionale in proposito che aggreghi<br />
i dati esistenti e raccolga e renda<br />
disponibili per tutti i Servizi i risultati<br />
delle indagini che saranno effettuate<br />
per il futuro.<br />
Rapporti con la ricerca<br />
Oltre ai risultati già riportati per la<br />
Sezione "macchine", per i quali sono<br />
prevedibili sviluppi anche sotto il profilo<br />
della ricerca riguardante le nuove<br />
attrezzature (a basso volume con o<br />
senza apparecchiatura elettrostatica),<br />
sono state consolidate ipotesi di lavoro<br />
e di sperimentazione dei risultati sia<br />
nella direzione della dinamica ambientale<br />
degli Antiparassitari (per la quale<br />
sono state anche consegnate alcune
A Bolzano, organizzato da RISIKO-<br />
NULL e dalla SNOP, si è tenuto un<br />
convegno/esposizione sui dispositivi<br />
per la protezione individuale (DPI).<br />
Nelle due giornate del convegno sono<br />
state fornite informazioni e criteri<br />
per la scelta dei DPI, sono stati appprofonditi<br />
aspetti inerenti le caratteristiche<br />
tecniche (ivi inclusa I'ergonomicità)<br />
che devono avere alcuni tipi di<br />
DPI (ad esempio per la protezione delle<br />
vie aeree, degli occhi e dell'udito) ed è<br />
stata presentata la situazione normativa,<br />
in proposito, di altri paesi europei<br />
(Germania, Austria e Svizzera).<br />
Non vi è dubbio, infatti, che in questi<br />
paesi vi sia una tradizione assai più<br />
consolidata in questo campo, e ciò,<br />
durante il convegno, è stato proposto<br />
sempre ponendo attenzione anche agli<br />
aspetti non positivi di tali esperienze.<br />
Partendo dalle direttive sui DPI emanate<br />
(n. 656/89 e n. 686/89) nei due<br />
giorni si è tentato di indicare i criteri<br />
per un recepimento ottimale "per<br />
un'integrazione armonica" delle direttiprocedure<br />
sperimentali di modellistica),<br />
sia per i rapporti fra struttura delle<br />
molecole e loro attività biologica.<br />
Documenti<br />
Unitamente a Greenpeace sono stati<br />
prodotti tre documenti, uno dei quali<br />
riguardante l'eliminazione dall'uso<br />
dei P.A. con certa o limitata evidenza<br />
di cancerogenicità sull'animale; un secondo<br />
documento, corredato da proposta<br />
di regolamentazione dei residui<br />
multipli nelle matrici alimentari, riguarda<br />
l'organizzazione ed agli standards<br />
per i controlli dei residui degli antiparassitari<br />
negli alimenti, mentre il terzo<br />
documento prodotto concerne i contenuti<br />
e le modalità per la diffusione<br />
dei dati relativi ai controlli effettuati<br />
dalle UU.SS.LL. sulla contaminazione<br />
dell'uomo, dell'ambiente e degli alimenti<br />
da antiparassitari. II contenuto<br />
dei documenti, sottoposti alla firma dei<br />
convegnisti ed allegati per la sottoscrizione,<br />
costituirà base per le proposte<br />
organizzative e di modifica e integrazione<br />
della normativa che SNOP e<br />
Greenpeace sosterranno nell'immediato<br />
futuro.<br />
a cura del gruppo Agricoltura<br />
SNOP<br />
BOLZANO<br />
26-27 MARZO 1992<br />
ATTREZZATURE<br />
DI PROTEZIONE<br />
INDIVIDUALE<br />
ve nell'impianto normativo italiano tale<br />
da aiutare e non condizionare in<br />
modo negativo le esperienze e il modello<br />
di prevenzione che si è confermato<br />
in Italia (ad esempio - come ricorda<br />
Stefano Faes, principale promotore<br />
dell'iniziativa "attraverso<br />
un'applicazione troppo rigida e meccanica,<br />
calata dall'alto, a scapito di<br />
una valutazione caso per caso").<br />
Ai convegno hanno partecipato con<br />
contributi originali sia relatori delle istituzioni<br />
preposte (Ministero del Lavoro,<br />
Ispels, Istituti di Medicina del Lavoro,<br />
Servizi di Prevenzione delle UU.SS.LL.,<br />
Uffici Sicurezza del Lavoro), sia tecnici<br />
delle Aziende produttrici (Bilson, 3M,<br />
...), sia rappresentanti sindacali e dell'Associazione<br />
industriali.<br />
Interessanti anche i contributi delle<br />
Associazioni di categoria e degli industriali<br />
(Berufsgenossenschaften) sulla<br />
esperienza tedesca e austriaca.<br />
Nell'ambito della manifestazione, si<br />
è tenuta infine una tavola rotonda sul<br />
tema "Cogestione e politiche della sicurezza<br />
nel quadro dell'integrazione<br />
europea", un tema di interesse locale<br />
(per ora), ma che ha animato un dibattito<br />
fra sindacati, imprenditori, politici<br />
e tecnici sui rispettivi ruoli nell'ambito<br />
della prevenzione.<br />
Enrico Desideri
La terza iniziativa di Torino ha segnato<br />
un importante passo in avanti<br />
nella nostra elaborazione e nel lavoro<br />
comune con i magistrati.<br />
I temi trattati, infortuni e tumori<br />
professionali, non sono certamente né<br />
nuovi né originali ma da poco tempo<br />
stiamo imparando a convivere con -<br />
ed a combattere - i primi ed a riconoscere<br />
i secondi.<br />
Per quanto riguarda la questione infortuni<br />
è emersa in particolare l'importanza<br />
di avere elementi di conoscenza<br />
puntuale del fenomeno anche a livello<br />
territoriale. Non si tratta evidentemente<br />
di rifare in sedicesimi archivi INAIL,<br />
regionali o dell'ISPESL, quanto di saper<br />
leggere in questi - o meglio saper<br />
trarre da questi -- il dato locale, poter<br />
gestire in "tempo reale" l'informazione<br />
quotidiana dell'infortunio avvenuto,<br />
che i primi non possono fornire e che<br />
invece è contenuta nelle denunce "in<br />
chiaro".<br />
Più in generale, da Torino esce ulteriormente<br />
rafforzata l'esigenza, che in<br />
questa fase si sta ripresentando con<br />
forza nelle nostre riflessioni, di riapprofondire<br />
le questioni dei Sistema informativo,<br />
della realtà esistente in proposito<br />
nei Servizi, delle prospettive nazionali.<br />
Per quanto riguarda queste ultime,<br />
si tratta anche di entrare nel merito<br />
dell'evoluzione dei quadro complessivo,<br />
non trascurando i movimenti in<br />
corso, a partire dalle strategie di alcuni<br />
soggetti, tra i quali in primo luogo i'I-<br />
SPESL e l'INAIL; il primo sta tuttora<br />
"lanciando" il progetto S.I.PRE. (che<br />
sembra di capire sta trovando risorse<br />
non solo finanziarie sempre più rilevanti<br />
e che potrebbe quindi divenire<br />
un punto di riferimento essenziale); li<br />
secondo, l'INAIL, con ia graduale attivazione<br />
del progetto Polaris in un numero<br />
sempre più ampio di sedi, con la<br />
dichiarata disponibilità a flussi reciproci<br />
con i servizi delle USL, apre prospettive<br />
molto interessanti di rapporti tra<br />
soggetti che, pur con diversi ruoli, detengono<br />
informazioni "locali" reciprocamente<br />
potenziabili e tali da migliorarne<br />
concretamente e da indirizzarne<br />
significativamente gli interventi.<br />
Sul fronte dei Servizi, appare comunque<br />
necessario ed urgente esaminare<br />
lo stato di salute informativa dei<br />
Servizi, aspetto strettamente connesso<br />
all'aderenza o meno dell'iniziativa<br />
di prevenzione a quei caposaldi che<br />
SNOP da tempo ha lanciato (vedi<br />
Operazione Prevenzione Roma, vedi<br />
Pisa) in tema di modello d'intervento.<br />
A Torino operatori anche di Servizi<br />
"storici" hanno posto con chiarezza all'attenzione<br />
comune che tra le trasfor-<br />
DOPO TORINO 3<br />
mazioni in atto nella strategia dei Servizi<br />
ve n'è una certamente molto critica;<br />
in molti Servizi il livello di programmazionelpianificazione<br />
tende pericolosamente<br />
al minimo, mentre sale vertiginosamente<br />
la quantità di lavoro in risposta<br />
alla richiesta esterna.<br />
C'è il rischio, insomma (rischio o già<br />
realtà?), che il lavoro dei Servizi sia travolto<br />
da una situazione non dissimile<br />
da quella nella quale si muovevano i<br />
primi Servizi pionieristici degli anni '70:<br />
la strategia imperniata essenzialmente<br />
sulle riposte alle domande "a pioggia",<br />
con la "piccola" differenza che allora<br />
in una stagione sociale ben diversa<br />
- erano i lavoratori e le loro rappresentanze<br />
a porre domande, ora è assai<br />
più spesso la magistratura a chiedere....<br />
Il tutto, alla faccia di quel ruolo di governo,<br />
di nodo territoriale sulle questioni<br />
della tutela della salute e della sicurezza<br />
nei luoghi di lavoro e neli'amhiente<br />
che rimane pur sempre (o no?)<br />
un nostro "obiettivo di servizio".<br />
Di qui l'esigenza di riapertura del dibattito<br />
sul tema, che intendiamo rilanciare<br />
anche con una nuova fase di lavori<br />
di un gruppo nazionale sul sistema<br />
informativo, un gruppo che veda insieme<br />
ii contributo di chi ha approfondito<br />
finora le questioni specifiche del sistema<br />
informativo e di chi nel periodo più<br />
recente ha cominciato a riflettere sulla<br />
verifica di qualità: nella convinzione<br />
che un adeguato sistema informativo è<br />
essenziale ed indispensabile per orientare<br />
le scelte ed il lavoro di un Servizio<br />
ma anche che non si può parlare<br />
veramente di qualità, e di qualità verificabile,<br />
nell'azione di un Servizio che<br />
non fondi i propri interventi su elementi<br />
almeno essenziali di conoscenza<br />
dei cicli lavorativi, dei rischi, dello stato<br />
di salute della popolazione lavorativa o<br />
dell'ambiente.<br />
Pur con tutti i problemi ora citati<br />
comunque, ci confortano le esperienze<br />
presentate a Torino da molti Servizi,<br />
che tra l'altro spesso derivano da positive<br />
collaborazioni con la magistratura<br />
(Brescia, Torino, Firenze, ossia sedi giudiziarie<br />
tra ie più impegnate nel campo<br />
della tutela del lavoro).<br />
Abbiamo sempre saputo che la probabilità<br />
di ricostruire con ragionevole<br />
certezza la dinamica di un infortunio è<br />
inversamente proporzionale al tempo<br />
che intercorre tra evento e primo sopralluogo,<br />
per non parlare della memoria<br />
dei testimoni, della validità della<br />
raccolta delle prove.<br />
Dove i servizi territoriali sono diventati<br />
anche per la Magistratura il<br />
nodo informativo e decisionale in questo<br />
campo, ciò non può che rappresentare<br />
un momento di maggiore autonomia<br />
e di professionalità.<br />
"Agire sugli infortuni prima che gli<br />
infortuni agiscano sui servizi" così sintetizzava<br />
qualcuno il pomeriggio del<br />
primo giorno torinese.<br />
Certamente - come per ogni altra<br />
attività - anche questa pone la questione<br />
del reale stato dei servizi territoriali.<br />
Per quanto riguarda la giornata sui<br />
tumori professionali, vale la pena di<br />
sottolineare un aspetto centrale che la<br />
veemenza della discussione ha paradossalmente<br />
messo in ombra.<br />
Usciti dalla fase dello sperimentalismo,<br />
i servizi si interrogano sull'efficacia<br />
del proprio lavoro rispetto ad un'evoluzione<br />
tecnologica che ha radicalmente<br />
cambiato la fisionomia dei lavoro<br />
soprattutto negli ultimi dieci anni.<br />
Le esposizioni tradizionali costituiscono<br />
oramai un evento marginale rispetto<br />
allo standard raggiunto e, di<br />
conseguenza, gli effetti attesi sulla salute<br />
della popolazione lavorativa sono<br />
ben diversi da quelli che riempiono i<br />
trattati di medicina del lavoro.<br />
Le malattie professionali perderanno<br />
la loro specificità, assomiglieranno<br />
sempre di più a quelle della popolazione<br />
generale, con ampia prevalenza di<br />
quelle per cui non è identificabile una<br />
soglia di sicurezza, nonostante la riduzione<br />
dei valori di esposizione. Le allergopatie,<br />
le malattie degenerative tra le<br />
quali soprattutto i tumori si impongono<br />
e si imporranno ancora di più alla<br />
nostra attenzione di operatori della<br />
prevenzione per la loro gravità.<br />
I tumori in particolare per la loro<br />
lunga latenza, relativa rarità ed età<br />
anagrafica di insorgenza, mettono in
discussione il tradizionale approccio<br />
per la ricerca delle malattie professionali.<br />
Si tratta della tradizionale indagine<br />
trasversale sui presenti al lavoro,<br />
che come nel caso illustrato nella<br />
relazione introduttiva di Merler della<br />
silicosi, storica malattia professionale<br />
ma simile ai tumori per insorgenza ed<br />
evoluzione, ha comportato gravi sottostime<br />
del rischio silicotigeno con conseguenze<br />
drammatiche che oggi stiamo<br />
scontando in termini di mortalità.<br />
Si impone quindi, oggi ancora più<br />
urgentemente, un nuovo approccio alla<br />
ricerca delle malattie professionali<br />
che si caratterizzano per la presenza di<br />
effetti a lungo termine soprattutto negli<br />
ex-esposti.<br />
Data questa premessa, il problema:<br />
quali possono essere i criteri e gli strumenti<br />
più utili per valutare, oggi, e non<br />
solo domani sulla base dei danni osservati<br />
"a posteriori", se il lavoro del servizio<br />
"serve" per la prevenzione nel proprio<br />
territorio?<br />
E la risposta a questo interrogativo<br />
che si propone come più autentica<br />
priorità rispetto alla microriproposizione,<br />
a livello del servizio, di studi eziologici<br />
che ben raramente hanno qualche<br />
chances di aggiungere nuove conoscenze.<br />
lnsommma lo studio "sulle<br />
cause" lasciamolo agli istituti di ricerca,<br />
ad iniziare da quelli di epidemiologia<br />
(peraltro presenti in forza e con nomi<br />
prestigiosi al seminario di Torino) o ad<br />
auspicabili iniziative multicentriche<br />
che finalmente includano i servizi accomunati<br />
dalle medesime specificità<br />
territoriali.<br />
Le conoscenze portate dal gruppo<br />
di epidemiologia di Torino (Terracini,<br />
Magnani, Vineis) sulle attribuzioni, le<br />
cause e le concause sono state infatti<br />
numerose e ricche di stimoli da farci<br />
tornare a casa più ricchi di prima.<br />
Per ritornare alla proposizione originaria<br />
"sul come" valutare 1a presunta<br />
utilità preventiva dell'attività di servizio<br />
è necessario avere il coraggio di mettere<br />
radicalmente in discussione un<br />
vecchio modo di lavorare sulle malattie<br />
professionali, un po' acritico e burocratico,<br />
che trova il suo corrispettivo<br />
nella totalizzante pratica vaccinale e<br />
certificativa dell'Igiene Pubblica come<br />
se i problemi sanitari della collettività<br />
si fossero fermati alla "cittadella" dei<br />
minatori di Cronin.<br />
D'altra parte va evitato anche il rischio<br />
uguale e contrario, spesso prodotto<br />
dal contraccolpo del primo, dell'improprio<br />
approfondimento di aspetti<br />
particolari, che finisce per far perdere<br />
di vista i bisogni veri del territorio.<br />
E tra questi due estremi che spesso<br />
oscilla l'attività del servizio senza risolversi<br />
in alcuna sintesi in grado di porsi<br />
come convincente metodo di lavoro.<br />
Questo terzo seminario di Torino ha<br />
rilanciato solo in parte questa riflessione,<br />
che speriamo possa essere recuperata<br />
da iniziative a livello regionale e<br />
sulla rivista.<br />
Le direttive CEE, ad iniziare da quella<br />
sui cancerogeni, ripongono all'ordine<br />
del giorno temi quali: la "mappa di rischio<br />
dei cancerogeni" per ogni territorio,<br />
la valutazione della sostituzione<br />
delle sostanze; i valori limite; il registro<br />
ed il mantenimento dell'informazione<br />
sull'esposizione; la sorveglianza sanitaria<br />
negli ex-esposti...<br />
Oltre a questi stimoli precisi, un'altra<br />
questione ha trovato ampio spazio<br />
nell'iniziativa di Torino, soprattutto<br />
con gli interventi di Calisti e Barbieri: la<br />
ricerca attiva dei tumori professionali<br />
ad iniziare da quelli "sentinella", in un<br />
rapporto con tutte le aree della specialistica<br />
ospedaliera e del territorio.<br />
Oggi non è più tollerabile che in<br />
un'area ad alta intensità di produzioni<br />
del legno o del cuoio continuino ad<br />
essere ignorati (non magari nelle pubblicazioni,<br />
ma nel loro portato prevenzionale<br />
e medico-legale) le decine e<br />
decine di adenocarcinomi delle fosse<br />
nasali che si manifestano. Così come è<br />
abbastanza incredibile che non ci sia<br />
una anamnesi professionale per "ogni"<br />
mesotelioma (ma forse anche per ogni<br />
tumore alla vescica, per ogni leucemia,<br />
per ogni tumore polmonare insorto in<br />
giovane età e magari in un non fumatore...)<br />
che viene evidenziato in "ogni"<br />
territorio.<br />
La mancata ricerca attiva dei tumori<br />
professionali è oramai una resistenza<br />
ingiustificata ed in questa attività grande<br />
è il ruolo che può essere giocato da<br />
quelle figure professionali frequentemente<br />
male utilizzate che sono gli assistenti<br />
sanitari.<br />
Colmare il divario tra tumori fortemente<br />
attribuibili e tumori denunciati<br />
come malattie professionali è un<br />
obiettivo credibile.<br />
Come mai i tanti tumori attribuiti alla<br />
professione negli studi e nelle ricerche<br />
in tanti convegni non divengono<br />
mai nomi e cognomi e denunce precise?<br />
A questa domanda, prima della<br />
Magistratura (omicidio colposo, obbligo<br />
di referto, chi erano costoro?) dovrebbero<br />
rispondere le nostre coscienze<br />
etiche e professionali.<br />
Questa problematica complessa si<br />
potrà applicare ad altre malattie degenerative<br />
e quindi andrà meglio pensato<br />
e organizzato sul territorio lo "spazio<br />
di attenzione" nei confronti di queste<br />
patologie, quell ' ambulatorio perisionati<br />
o quant'altro la fantasia e l'impegno<br />
degli operatori saprà inventare<br />
in questo vuoto istituzionale.<br />
Nell'iniziativa di Torino 4 occorrerà<br />
misurarci anche con i nuovi temi della<br />
difesa e del diritto (e dei numerosi reati)<br />
in campo ambientale e quindi crediamo<br />
che occorra cominciare a confrontarci<br />
anche con i magistrati<br />
con procedure efficaci ed esperienze<br />
innovative che si stanno formando in<br />
molti territori.<br />
a cura di Claudio Calabresi,<br />
Andrea Dotti, Paolo Ricci
LIVORNO<br />
16/3/1992<br />
LE DIRETTIVE<br />
COMUNITARIE<br />
SU SALUTE E SICUREZZA<br />
COSA CAMBIA NEL<br />
MONDO DEL LAVORO<br />
In una cornice consona allo stile<br />
SNQP (si era nella sala congressi dell'Azienda<br />
Municipale dei Servizi, in piena<br />
zona industriale) si è svolto a Livorno<br />
un incontro tra operatori dei servizi,<br />
attivisti sindacali, esperti di legislazione<br />
sul recepimento delle nuove direttive<br />
CEE per il 1991. Scopo della riunione<br />
era quello di sollecitare l'attenzione<br />
del mondo degli operatori da<br />
una parte e di quello dei lavoratori nei<br />
riguardi delle normative in fase di recepimento<br />
nel nostro ordinamento.<br />
Tali normative hanno tutte le caratteristiche<br />
per rinnovare profondamente<br />
la nostra quotidiana prassi di lavoro,<br />
come a tutti è apparso chiaro dopo il<br />
colpo di mano ferragostano del D.L.<br />
277/91. Di grande interesse è stata la<br />
relazione di Laureen Vogel esperto per<br />
la Ces (Confederazione Europea dei<br />
Sindacati) di questioni relative alla sicurezza<br />
e alla salute dei lavoratori, il<br />
quale ha tracciato un quadro ad ampio<br />
raggio di come sta procedendo l'adeguamento<br />
di questa normativa a livello<br />
degli altri stati europei. Si è così<br />
potuto apprendere che se in alcuni<br />
paesi (Francia, Germania, Gran Bretagna)<br />
la normativa è stata accolta in<br />
modo alquanto passivo, senza che abbia<br />
stimolato alcun dibattito o miglioria<br />
nell'esistente "corpus" legislativo, in<br />
paesi come la Spagna è stata occasione<br />
di un più ampio adeguamento e<br />
rinnovamento della normativa preesistente,<br />
che risaliva in quel caso al periodo<br />
franchista. Anche l'esperienza<br />
danese e olandese si prestano ad interessanti<br />
approfondimenti, con tratti<br />
che le rendono molto avanzate e con<br />
diverse affinità col modello italiano. Il<br />
quale rimane comunque non ripetuto<br />
per quanto riguarda la fusione in una<br />
unica struttura preventiva degli aspetti<br />
di prevenzione primaria, sicurezza delle<br />
macchine, vigilanza sul rispetto della<br />
normativa, sorveglianza sanitaria e diagnosi<br />
precoce.<br />
Susanna Cantoni ha poi illustrato il<br />
contenuto e lo spirito della cosiddetta<br />
legge quadro, la 391/89, soffermandosi<br />
su quegli aspetti controversi, che saranno<br />
oggetto di interventi della SNOP<br />
in sede di recepimento. Piuttosto deludente<br />
la partecipazione dei "politici"<br />
che non hanno portato contributi di<br />
particolare rilievo, così come generico<br />
si è rivelato l'intervento del rappresentante<br />
della Confindustria toscana.<br />
Gloria Malaspina, esperta di questioni<br />
legislative sulla sicurezza e l'igiene<br />
del lavoro, ha concluso i lavori della<br />
mattina, dedicando il suo intervento<br />
soprattutto al ruolo che il sindacato, a<br />
partire dai luoghi di lavoro, dovrà svolgere<br />
nel mantenere viva l'attenzione<br />
dei lavoratori su di un argomento di<br />
enorme rilievo negli anni a venire. In<br />
particolare si tratterà di vigilare assiduamente<br />
affinché l'adeguamento alla<br />
normativa comunitaria non avvenga in<br />
Italia, paese con una prassi prevenzionistica<br />
molto avanzata nel centro e<br />
nord Italia, abbassando i livelli raggiunti<br />
di salvaguardia, cosa per taluni versi<br />
accaduta con il precedente decreto legislativo<br />
riguardante Piombo, Amianto<br />
e Rumore.<br />
Il pomeriggio è stato dedicato ad un<br />
esame più tecnico sulle due prime normative<br />
inserite nel pacchetto affidato<br />
dal Parlamento al Governo; quelle sul<br />
Sollevamento di carichi e quella sui<br />
VDT. Gli esperti intervenuti (Enrico Occhipinti<br />
e Natale Battevi) hanno messo<br />
in evidenza pregi e limiti delle direttive<br />
CEE relative, sollecitando miglioramenti<br />
ed integrazioni al testo proposto in<br />
sede europea. I preziosi suggerimenti<br />
dovranno essere al centro del nostro<br />
intervento presso gli uffici romani del<br />
Ministero del Lavoro dai quali tutta la<br />
partita dipende.<br />
Un'ultima annotazione sui partecipanti:<br />
non molti gli operatori dei servizi<br />
intervenuti, di più i sindacalisti richiamati<br />
da "Ambiente & Lavoro" sez. di<br />
Livorno che coorganizzava l'iniziativa.<br />
Strano contrasto con l'affollatissima<br />
precedente riunione organizzata dalla<br />
sezione Toscana a Firenze in ottobre<br />
sul D.L. 277/91. Non vorremmo che le<br />
"masse" di operatori si muovessero solo<br />
in presenza di una legge già fatta,<br />
ignorando che (paradosso clamoroso<br />
per costoro) Prevenire i possibili danni<br />
di un erroneo recepimento è molto<br />
meglio che cercare di Rimediare con<br />
interventi legislativi successivi.<br />
Si annunciano a breve scadenza in<br />
Toscana altre iniziative per completare<br />
l'esame delle nuove norme.<br />
Direttivo SNOP Toscana<br />
ETICHETTATURA<br />
Con il Decreto Ministeriale n. 46 del<br />
28/1/92 sono state recepite due Direttive<br />
della CEE: la 379/88 sulla classificazione,<br />
imballaggio ed etichettatura di<br />
tutti i preparati, e la 155/91 sulle relative<br />
schede di sicurezza. Son quindi superati<br />
(ed abrogati) i decreti su solventi,<br />
vernici, inchiostri, ecc... ed ora tutti i<br />
preparati che contengono sostanze<br />
pericolose devono essere etichettati,<br />
ed avere una scheda di sicurezza decisamente<br />
esaustiva.<br />
lI rispetto da parte dei produttori<br />
dell'insieme delle Direttive relative a<br />
sostanze e preparati pericolosi è sempre<br />
stato molto blando (per usare un<br />
eufemismo) ed i controlli (che spettano<br />
alle strutture del Servizio Sànitario Nazionale)<br />
sostanzialmente inesistenti.<br />
Questo ultimo Decreto è invece<br />
fondamentale: anche se la normativa<br />
CEE sulla etichettatura non è immediatamente<br />
finalizzata alla sicurezza nei<br />
luoghi di lavoro, il suo pieno rispetto<br />
porterebbe a comportamenti molto<br />
più corretti da parte dei produttori e<br />
commercializzatori dei preparati, all'approntamento<br />
di schede di sicurezza<br />
approfondite, in definitiva a maggiori<br />
livelli di conoscenza e di sicurezza<br />
nella manipolazione dei prodotti<br />
con potenziali effetti nocivi.<br />
Per recuperare questi ritardi la<br />
SNOP e Ambiente e Lavoro hanno intenzione<br />
di organizzare varie iniziative:<br />
articoli sul bollettino, Convegni, ecc...<br />
Chi è interessato a partecipare alla<br />
preparazione di queste attività può telefonare<br />
a Dario Tagini (USSL 57.i<br />
02/98<strong>23</strong>0736 o Ambiente e Lavoro:<br />
02/262<strong>23</strong>120.
PRIMI DEPUTATI<br />
E SENATORI CHE HANNO<br />
ADERITO AL. PATTO<br />
AMBIENTALE ELETTI<br />
NELL'XI LEGISLATURA<br />
Aggiornamento al 21/4/92<br />
PDS<br />
Rebecchi Aldo, BG - BS<br />
Testa Chicco, BG - BS<br />
Mombelli Luigi, CO - SO - VA<br />
Bassanini Franco, MI - PV<br />
Felissari Osvaldo, MI - PV<br />
Petruccili Claudio, MI - PV<br />
Pizzinato Antonio, MI - PV<br />
Correnti Gianni, TO - NO - VC<br />
Turco Livia, TO - NO - VC<br />
Di Prisco Elisabetta, VR - PD - VI - RO<br />
Masini Nadia, BO - FE RA - FO<br />
Montecchi Elena, PR - MO - PC - RE<br />
Mussi Fabio, Pi - LI - LU - MS<br />
Buricotti Annamaria, PI - LI - LU - MS<br />
Tattarini Flavio, SI - AR - GR<br />
Nicolini Renato, RM - VT - LT - FR<br />
Melilla Gianni - AQ - CH - TE - PE<br />
Bassolino Antonio, NA - CE<br />
Reichlin Alfredo, BA - FG<br />
Perinei Fabio, BA - FG<br />
Monello Paolo, CT - ME - SR - RG - EN<br />
Sanna Anna, CA 55 NU - OR<br />
I.arizza Rocco, PT<br />
Colajanni Nicola, BA - FG<br />
Strada Renato, MN - CR<br />
Ghezzi Giorgio, BO - FE - RA - FO<br />
Battaglia Augusto, Roma<br />
Trabacchini Quarto, Roma<br />
Recchia Vincenzo, Roma<br />
Caccavari Rocco, Emilia Romagna<br />
Ingrao Chiara, Roma<br />
Petruccelli Edilio, Molise<br />
Sangiorgio M. Luisa, Milano<br />
Chiarante Giuseppe, Ostiglia (MN)<br />
Daniele Mariagrazia, Liguria<br />
Senesi Giovanna, Legnano<br />
Pedrazzi Anna, Lodi<br />
Borroni Roberto, MN<br />
Smuraglia Carlo, MI - V<br />
Gianotti Renzo, Piemonte<br />
Migone Giacomo, Piemonte<br />
Taddei Maria, Toscana<br />
Benvenuti Roberto, Toscana<br />
Lama Luciano, Umbria<br />
Torlontani Glauco, Abruzzo<br />
PSI<br />
Balzamo Vincenzo, BG - BS<br />
Buffoni Andrea, CO - SO - VA<br />
Ferrari Marte, CO - SO - VA<br />
Martelii Claudio, CR - MN<br />
Aniasi Aldo, MI - PV<br />
Artioli Rossella, MI - PV<br />
Scevaroli Gino, Ostiglia<br />
Renzulli Gabriele, UD - GO - PN - BL<br />
Cerutti Giuseppe, TO - NO - VC<br />
Garesio Giuseppe, TO - NO - VC<br />
La Ganga Giuseppe, TO - NO - VC<br />
Borgoglio Felice, AL - AT - CN<br />
Del Bue Mauro, PR - MO - PC - RE<br />
Maccheroni Giacomo, PI - LI - LU MS<br />
D'Andrea Matteo, AQ - CH - TE - PF<br />
Di Donato Giulio, NA - CE<br />
Cutrera Achille, Abbiategrasso<br />
Marniga Vittorio, Brenno - Iseo - Palazzolo<br />
Ruffolo Giorgio, Milano - VI<br />
Marinucci Elena, Abruzzo<br />
Signorile Claudio, LE - BR - TA<br />
DC<br />
Galli G. Carlo, CO - SO - VA<br />
Garavaglia M. Pia, MI - PV<br />
Baruffi Luigi, Mi - PV<br />
Castagnetti P. Luigi, PR - MO - PC - RE<br />
Mancini Vincenzo, NA - CE<br />
Minucci Daria, Veneto<br />
Svevo Paola, Breno - Iseo - Palazzolo<br />
RIFONDAZIONE<br />
Bergonzi Giorgio, CR - MN<br />
Dorigo Martino, VE - TV<br />
Dolino Gianni, TO - NO _ VC<br />
Libertini Lucio, TO - NO - VC<br />
Fagni Edda, PI - LI - LU - MS<br />
Volponi Franco, AN - PS - MC - AP<br />
Bolognesi Marisa, GE - IM<br />
Russo Spena Franco, BG - BS<br />
Sestero M. Grazia, TO - NO - VC<br />
Vinci Luigi, MI PV<br />
Ramon Mantovani, MI - PV<br />
VERDI<br />
Mattioli Gianni, MI - PV - Perugia<br />
Paissan Maurizio, PI - LI - LU - MS<br />
Scalia Massimo, RM - VT - LT - FR<br />
Ronchi Edo, CO - NO - VC<br />
Leccese Vito, BA - FG<br />
Molinari Emilio, MI<br />
PSDI<br />
Ferri Enrico, MI - PV<br />
LA RETE<br />
Dalla Chiesa Nando, MI - PV<br />
PLI<br />
Biondi Alfredo, GE - IM - SP - SV<br />
LEGA NORD<br />
Silvestro Terzi, BS - BG<br />
MSI<br />
Florino Michele, NA<br />
PRI<br />
Castagnetti Guglielmo - BG - BS
APPROFONDIMENTI<br />
277<br />
DAL PARLAMENTO<br />
E DALLA CORTE<br />
DI CASSAZIONE<br />
A seguito del Patto di Impegno Ambientale,<br />
sottoscritto da oltre 100 parlamentari<br />
di tutte le forze politiche:<br />
Ambiente e Lavoro, SNOP, Acli-Anni<br />
Verdi, Magistratura Democratica hanno<br />
promosso la ripresentazione delle<br />
Proposte di Legge per migliorare il DL<br />
277/91.<br />
Le PDI_ (n. 210 al Senato e n. 190 alla<br />
Camera) sono già state sottoscritte da<br />
oltre 150 parlamentari. Per il Senato si<br />
è chiesta la procedura d'urgenza in base<br />
all'art. 81 del Regolamento, la decisione<br />
è prevista entro il luglio '92.<br />
Con sentenza n..599 del 18/3/1992<br />
la Corte di Cassazione (III Sezione Penale)<br />
obbligando alla bonifica ha equiparato<br />
sostanzialmente l'art. 41 del DL<br />
277 all'art. <strong>24</strong> del DPR 303/56: "il 277<br />
rafforza e integra il DPR 303, privilegiando<br />
gli interventi alla fonte... ed i<br />
valori limite non demarcano tra innocuo<br />
e nocivo ma sono solo indicatori...<br />
.<br />
277<br />
DIAGRAMMA DI FLUSSO<br />
DEL PROCESSO<br />
DI VALUTAZIONE<br />
RELATIVO<br />
ALL'OTTEMPERANZA<br />
DELL'ART. 41 DPR 277191<br />
E ovviamente improponibile standardizzare<br />
una procedura di valutazione<br />
specifica per ogni tipologia produttiva,<br />
soprattutto nel caso di un inquinante<br />
ubiquitario come il rumore.<br />
D'altra parte, appare opportuno non<br />
rinunciare ad un approccio metodologico<br />
sulla questione dell'ottemperanza<br />
all'art. 41, soprattutto quando ciò<br />
comporta l'obbligo di redigere una notizia<br />
di reato che necessita di un'articolata<br />
argomentazione di ordine tecnico.<br />
Infatti, se il concetto di "concretamente<br />
attuabile" non è da intendersi<br />
anche come "economicamente compatibile",<br />
ma soltanto come "tecnicamente<br />
fattibile in concreto" ne derivano<br />
alcune conseguenze.<br />
Le "soluzioni" che consentono di ridurre<br />
ulteriormente il livello d'inquinamento<br />
presente in ambiente di lavoro<br />
non devono possedere il carattere della<br />
genericità, ma devono apparire convincenti<br />
ed esaurienti nello specifico<br />
della loro applicabilità.<br />
La concretezza, pur prescindendo<br />
dalle condizioni economiche di quel<br />
datore di lavoro, deve tuttavia tener<br />
conto della tipologia produttiva di<br />
quell'azienda (es. piccola impresa artigiana<br />
o medio-grande industria) e della<br />
disponibilità sul mercato di tutto ciò<br />
che risulta necessario per realizzare le<br />
soluzioni più favorevoli.<br />
In realtà i comportamenti degli<br />
Operatori della Prevenzione non si sono<br />
mai discostati di molto da queste<br />
"norme di buona tecnica" e mai un datore<br />
di lavoro è stato anche soltanto<br />
imputato per non aver ottemperato a<br />
prescrizioni astratte, sofisticate o che<br />
presupponevano spese iperboliche.<br />
È vero, però, che era pacifica consuetudine<br />
degli Operatori non entrare<br />
troppo nello specifico delle possibili<br />
soluzioni, per non precludere la possibilità<br />
di interventi alternativi di pari o<br />
addirittura superiore efficacia, ma più<br />
congeniali alle esigenze dell'imprenditore<br />
o degli stessi dipendenti.<br />
1n definitiva, è nel carattere della<br />
"specificità" che si può individuare la<br />
discriminante tra il vecchio ed il nuovo<br />
modello normativa.<br />
Il diagramma di flusso procede secondo<br />
la gerarchia di priorità preventive<br />
indicate all'art. 41.<br />
AI vertice si collocano le misure tecniche<br />
orientate alla riduzione dell'intensità<br />
sonora, in primis quelle capaci<br />
di agire sulla "causa prima" del rumore,<br />
indipendentemente dalla sua diffusione<br />
nell'ambiente.<br />
Soltanto dopo aver superato gli<br />
steps relativi a questo aspetto, si passa,<br />
infatti, a verificare la presenza di barriere<br />
fonoassorbenti, nonché la loro<br />
idoneità strutturale e progettuale.<br />
Quindi si procede ad analizzare la<br />
collocazione spaziale della fonte rispetto<br />
agli esposti, poi la congruenza e<br />
la possibilità di ridurre il riverbero.<br />
Qualora tutto ciò non appaia "concretamente<br />
fattibile", secondo la definizione<br />
precedentemente riportata, si<br />
prende in considerazione la possibilità<br />
di intervenire sul primo bersaglio della<br />
fonte medesima, cioè sulla stazione di<br />
lavoro degli esposti che può essere<br />
protetta da idonee cabine fonoassorbenti<br />
(conduttori di macchina/impianto)<br />
o da schermi equipollenti (altri addetti).<br />
Soltanto da ultimo si valutano le misure<br />
organizzative e procedurali, che<br />
definiscono l'organizzazione del lavoro,<br />
tenendo conto della loro "compatibilità"<br />
rispetto alla specifica tipologia<br />
produttiva per soddisfare il principio<br />
della concreta fattibilità introdotto dal<br />
DPR 277/91. Ne consegue che ogni<br />
possibilità di bonifica dimostrata e non<br />
attuata è configurabile come violazione<br />
dell'art. 41, autonomamente sanzionato.
Diagramma di flusso del processo di valutazione relativo all'ottemperanza dell'art. 41 DPR 277/91<br />
SI<br />
SI<br />
l'incapsulamento è totale?<br />
4 NO<br />
esistono vincoli oggettivi (es. entrata!<br />
uscita materiale, presenza di<br />
transfert)?<br />
NO<br />
SI<br />
T<br />
la modalità d'incapsulamento e la<br />
qualità del materiale insonorizzante<br />
impiegato sono adeguate?<br />
SI<br />
le componenti indebite dipendono da<br />
carenze di manutenzione?<br />
1 SI<br />
la fonte ha COMPONENTI INDEBITE,<br />
cioè NON NECESSARIE per il<br />
funzionamento di QUELLA macchina/<br />
impianto (es. sciati aria compressa non<br />
silenziati, caduta pezzi/sfridi su superfici<br />
metalliche, sbattimenti, attriti da cuscinetti<br />
usurati)?<br />
NO<br />
la fonte è incapsulata<br />
con materiale insonorizzante?<br />
I NO<br />
la tante è incapsuullabile (assenza di<br />
vibncoli oggettivi quali entrata/uscita<br />
materiale, presenza transfert)?<br />
la tonte può essere dislocata fuori<br />
dall'area di esposizione a rumore o<br />
più lontano da questa o in poszione<br />
di minor riverbero (es. compressore,<br />
motore, buratto, mulino)?<br />
NO<br />
SI<br />
SI<br />
dipendono da effetti secondari<br />
rispetto all'attività primaria della<br />
macchina 1 impianto (es. caduta<br />
pezzi dopo taglio)?<br />
NO<br />
Sl<br />
SI<br />
la separazione è possibile con un'attra<br />
o.d.L., ma compatibile con QUELLA<br />
tipologia produttiva?<br />
1 NO<br />
è possibile una separazione fisica<br />
(totale o parziale) rispetto agli altri<br />
addetti mantenendo la medesima<br />
organizzazione del lavoro?<br />
NO<br />
SI<br />
SI<br />
NO<br />
il riverbero è una componente<br />
rilevante della fonte ed è riducibile<br />
con trattamenti fonoassorbenti<br />
comunemente applicati in QUESTE<br />
tipologie produttive?<br />
,jr NO<br />
esistono cabine fonoisolate?<br />
NO<br />
esistono posizioni fisse ai comandi<br />
della macchina/impianto tali da<br />
consentire l'isolamento dell'addetto<br />
in cabina?<br />
TJF NO<br />
l'introduzione di alcuni automatismi<br />
su QUELLA macchina/impianto<br />
potrebbe consentire l'isolamento<br />
dell'addetto in cabina?<br />
SI<br />
NO<br />
SI le cabine fonoisolate sono<br />
adeguate per utilizzabilità<br />
insonorizzazione comfori<br />
(climatizzazione, dimensioni<br />
ergonomia)?<br />
NO<br />
Si<br />
la fonte comporta esposizione a rumore<br />
per ALTRI addetti?<br />
A<br />
SI
NOTIZIARIO<br />
LAVORATRICI MADRI<br />
E RADIAZIONI<br />
IONIZZANTI<br />
Due recenti delibere della Giunta<br />
Regionale dell'Umbria, approvate dal<br />
Commissario di governo con un provvedimento<br />
caratterizzato da un articolato<br />
e approfondito commento, stabiliscono:<br />
a) la cessazione dell'attività dell'Ispettorato<br />
del lavoro in materia di prevenzione<br />
nei luoghi di lavoro, con particolare<br />
riferimento alla L. 1204/71 e al DPR<br />
185/64;<br />
b) il trasferimento dei beni immobili,<br />
delle apparecchiature e degli arredi<br />
delle sezioni mediche ed antiinfortunistiche<br />
alla Regione;<br />
c) il comando dei funzionari degli<br />
ispettorati dei lavoro presso il S.S.R.<br />
Va innanzitutto ricordato che la stesura<br />
e l'approvazione delle delibere regionali<br />
è frutto sia della sensibilità particolare<br />
dell'Assessorato regionale alla<br />
sanità, sia di un'azione decisa che in<br />
questi ultimi anni gli operatori dei servizi<br />
delle ULSS hanno attuato. La sezione<br />
umbra della SNOP, per parte sua,<br />
ha assunto la piena difesa di questi<br />
operatori, sottoposti ad iniziative di carattere<br />
intimidatorio, anche pesanti, da<br />
parte dell'Ispettorato del lavoro.<br />
Ritengo che la riflessione su ciò che<br />
è successo debba essere estesa aldilà<br />
dei ristretti ambiti giuridico-amministrativi<br />
delle questioni specifiche.<br />
La formalizzazione del principio che<br />
all'Ispettorato del lavoro non residuano<br />
più quelle competenze che hanno<br />
rappresentato il suo cavallo di battaglia<br />
(in realtà cavallo di Troia, come si<br />
vedrà più avanti), fornisce uno strumento<br />
per togliere di mezzo un ostacolo<br />
concreto alla piena attivazione su<br />
tutto il territorio nazionale dei servizi<br />
delle ULSS.<br />
Tale ostacolo era ed è certamente<br />
trascurabile nelle regioni dove i servizi<br />
sono forti e ben radicati, ma ben più<br />
importante si è rivelato nelle realtà in<br />
cui il potenziamento della rete dei servizi<br />
è in via di attuazione; ciò è dovuto<br />
al fatto che la normativa che regolamenta<br />
il trasferimento delle competenze<br />
alle ULSS in materia di prevenzione<br />
ha insito il meccanismo che ha<br />
permesso agli Ispettorati del lavoro di<br />
ritardare al massimo il trasferimento<br />
delle proprie competenze.<br />
La legge 33/80, infatti, procrastina il<br />
termine per il trasferimento dei compiti<br />
degli ispettorati del lavoro alle ULSS,<br />
stabilito dalla L. 833/78 al 1/1/1980, differendolo<br />
sino al verificarsi di due<br />
eventi: l'istituzione dell'ISPESL e la costituzione<br />
dei servizi delle ULSS. Ma in<br />
molte realtà i servizi delle ULSS hanno<br />
stentato e stentano a decollare in<br />
quanto i tecnici degli ispettorati del lavoro<br />
non hanno chiesto il trasferimento,<br />
sottraendo così del personale che<br />
nella fase di avvio avrebbe dovuto o<br />
dovrebbe essere il nucleo costitutivo<br />
dei servizi: insomma, una delle cause<br />
del ritardo dell'attivazione dei servizi<br />
ne è diventata effetto, in un perverso<br />
meccanismo di feed back positivo.<br />
L'esempio di quanto è avvenuto in<br />
Umbria è al riguardo illuminante: un<br />
solo funzionario transitò alle ULSS e<br />
tuttora 12 tecnici (6 laureati e 6 non<br />
laureati) dell'Ispettorato del lavoro<br />
svolgono attività di prevenzione, mentre<br />
in una ULSS non esiste ancora il<br />
servizio.<br />
Ma forse i motivi di preoccupazione<br />
maggiori sono legati al fatto che, dopo<br />
avere in maniera pesante svolto la sua<br />
opera di intralcio, ora il Ministero del<br />
lavoro mette in campo iniziative tendenti<br />
a sovrapporsi in maniera assai<br />
ampia a quelle dei servizi delle ULSS<br />
ed a comunque condizionarle pesantemente:<br />
ricordiamo le recenti vicende<br />
legate all'approvazione del D.L. 277/91<br />
ed i due D.M., del 15/5/1991 G.U. del<br />
4/6/91, riguardanti la ristrutturazione<br />
degli Ispettorati centrali, regionali e<br />
provinciali del lavoro con cui si attribuiscono<br />
ad essi nuove ed ampie<br />
competenze in materia di prevenzione<br />
(rilevazione ed analisi del fenomeno infortunistico,<br />
disciplina in ambito provinciale<br />
della produzione ai fini della<br />
sicurezza del lavoro, collaudi e verifiche,<br />
inchieste infortuni, interventi di<br />
polizia giudiziaria in materia di igiene<br />
del lavoro, studi e ricerche di metodiche<br />
analitiche e di campionamento,<br />
agenti fisici dannosi, VOT e nuove tecnologie,<br />
ergonomia, malattie da fitofarmaci<br />
e cancerogeni, etc.U.<br />
Si ritiene che il piano del Ministero<br />
dei lavoro si sia ormai ampiamente dispiegato:<br />
ritardare ed intralciare in<br />
ogni modo l'attività dei servizi delle<br />
ULSS, far rimanere tenacemente attaccati<br />
alle famose competenze residue<br />
(Rx, FF.SS., lavoratrici madri, denunce<br />
di malattie professionali) gli ispettorati<br />
dei lavoro per giustificarne in qualche<br />
modo la sopravvivenza, portare al momento<br />
opportuno (è pendente la riforma<br />
della riforma sanitaria) l'attacco decisivo<br />
ai servizi di prevenzione nel loro<br />
complesso. E questo piano va contrastato,<br />
attribuendo innanzitutto con<br />
chiarezza al Ministero del lavoro le<br />
gravi responsabilità politiche che gli<br />
competono in queste vicende; in secondo<br />
luogo, va messo nelle condizioni<br />
di non nuocere ulteriormente, impedendogli<br />
di portare avanti i suoi progetti,<br />
di assorbire, in maniera non trascurabile,<br />
risorse che invece dovrebbero<br />
essere destinate al SSN e di creare<br />
grosse aree di sovrapposizione con<br />
l'attività delle ULSS e degli altri organi<br />
del SSN.<br />
Armando Mattioli<br />
Segretario regionale<br />
SNOP Umbria<br />
ANCHE GLI IMPRENDITORI<br />
LEGGONO SNOP<br />
La Rivista del Colore, nel numero di<br />
aprile dei bimestrale dedicato ai problemi<br />
della verniciatura del legno, ha<br />
riportato, tra le cronache giudiziarie,<br />
un ampio stralcio dell'articolo pubblicato<br />
sul n. 2 del bollettino SNOP relativo<br />
all'utilizzo di amianto nella produzione<br />
di vernici per il legno riscontralo<br />
dagli operatori del Servizio di Prevenzione<br />
Igiene e Sicurezza nei Luoghi di<br />
Lavoro dell'USL n. 16 di Pontedera nel<br />
corso di un sopralluogo presso una ditta<br />
produttrice di vernici ed ai conseguente<br />
sequestro, disposto dalla Procura<br />
di Pisa, dell'amianto immagazzinato<br />
e delle vernici che lo contenevano,<br />
compreso quelle già commercializzate.<br />
La rivista richiama l'attenzione dei<br />
propri lettori sui problemi di igiene del<br />
lavoro, in particolare sui rischi di esposizione<br />
ad amianto nel corso di operazioni<br />
di carteggiatura, dopo l'applicazione<br />
di tali vernici sui manufatti ed invita<br />
gli utilizzatori ad una "maggiore<br />
attenzione nei confronti dei produttori<br />
di vernici, con la richiesta di schede di<br />
sicurezza" al momento della fornitura<br />
del prodotto.<br />
Vorremmo in breve sottolineare come<br />
l'informazione, se correttamente<br />
assunta a strumento e riferimento di<br />
una comune crescita e circolazione<br />
delle esperienze e delle idee, possa in<br />
concreto fruttare da subito prevenzione.<br />
Maida Perco<br />
Nadi Serretti<br />
SP/SL L USL 16<br />
Pontedera (PI)
AMADOIL LM 350-LM 600<br />
IMPIANTI LAVAMETALLI A<br />
CIRCUITO<br />
ERMETICO<br />
LA TECNOLOGIA PIU AVANZATA<br />
PER UN AMBIENTE PIU SICURO<br />
assoluta ermeticità<br />
emissioni annullate negli ambienti di<br />
lavoro<br />
risparmio fino al 90% sui consumi di<br />
solvente<br />
eliminazione di qualsiasi tipo di inquinante<br />
. eliminazione dei trucioli di lavorazione<br />
utilizzo di solvente pulito in ogni ciclo di<br />
lavaggio<br />
fase di asciugatura in ambiente anidro<br />
programmi computerizzati di lavaggio<br />
per tutte le esigenze<br />
controllo elettronico della temperatura<br />
nel distillatore<br />
controllo elettronico delle temperature<br />
di acqua-olio-aria<br />
check-up computerizzato completo dell'impianto<br />
segnalazione ottica ed acustica immediata<br />
di eventuali anomalie<br />
DELFINO è la dimostrazione concreta<br />
che la tecnologia più avanzata nel trattamento<br />
superfici si armonizza perfettamente con le esigenze<br />
ambientali ed ecologiche.<br />
Nata da un gruppo di tecnici e professionisti<br />
operanti nel settore della chimica, DELFINO<br />
è una delle prime aziende italiane nello studio<br />
di sistemi ecologici applicati al settore industriale<br />
del lavaggio di manufatti.<br />
E oggi si colloca ancora più avanti grazie all'incontro<br />
con le tecnologie della AMA UNIVER-<br />
SAL S.p.A. di Castelmaggiore (BO), una delle prime<br />
Società al mondo nella produzione di macchine<br />
per il lavaggio industriale a circuito ermetico.<br />
Macchine che permettono di eliminare le<br />
emissioni di vapori in atmosfera con un risparmio<br />
fino al 90% sul consumo di solvente rispetto<br />
agli impianti tradizionali.<br />
DELFINO: la tecnologia più avanzata per<br />
una migliore ecologia ed una maggiore economia.<br />
Ire CULI"<br />
■OELFIIMIIW<br />
SISTEMI E MACCHINE PER LAVAGGI ECOLOGICI<br />
Via Barona, 31 - 20142 Milano - Tel. 02-817565 - Telex 321035 - Telefax 02-8137380
EPPUR SI MUOVE<br />
Un'interessante iniziativa si è svolta<br />
a Pomigliano d'Arco il 10 marzo 1992.<br />
La Camera del lavoro territoriale e la<br />
federazione della Funzione Pubblica<br />
della CGIL hanno organizzato una tavola<br />
rotonda per presentare una piattaforma<br />
rivendicativa nei confronti<br />
delle istituzioni (Regione Campania,<br />
Provincia di Napoli, comuni dell'hinterland<br />
partenopeo e dell'agro Nocerino-<br />
Sarnese) in materia di organizzazione e<br />
soprattutto deciso avvio dei Servizi di<br />
Prevenzione sia nei luoghi di lavoro<br />
che per l'ambiente di vita.<br />
Non è casuale la sede del convegno.<br />
L'area dell'agro nocerino sarnese comprende<br />
circa 2 milioni di abitanti, confina<br />
con la periferia orientale della città<br />
partenopea ed è sede di grossi impianti<br />
industriali a rischio di incidente rilevante<br />
anche raffinerie e prodotti di<br />
trasformazione primaria degli idrocarburi<br />
- fino alla zona nord orientale<br />
vesuviana con miriadi di insediamenti<br />
industriali-aziende automobilistiche ed<br />
aeronautiche e numerosissime attività<br />
artigianali del settore calzaturierotessile,<br />
di trasformazione agricola nonché<br />
agricoltura ed industria agroalirnentare<br />
in genere.<br />
Il territorio è diviso in 6-7 USL e di<br />
queste solo nell'USL di Pomigliano esiste<br />
un piccolo nucleo di operatori -<br />
12 su 64 previsti con carattere di<br />
multizonalità per tutta l'area. Il Servizio<br />
dispone di una sede grande ma grandemente<br />
vuota per risorse operative<br />
strumentali nel senso lato del termine.<br />
Gli operatori sono ovviamente contesi<br />
da tutte le sedi USL, dalla magistratura<br />
e devono accorrere per supporto (!)<br />
anche su altre USL lontane da questo<br />
mega comprensorio.<br />
Dai primi anni '80, dopo un gemellaggio<br />
d'avvio con l'USL di Siena seguito<br />
al terremoto, non ha mai visto nuove<br />
assunzioni né assegnazione di risorse.<br />
La stessa mega sede è frutto di un<br />
finanziamento di banche e attivata per<br />
la presenza di operatori con responsabilità<br />
politico-amministrative a quei<br />
tempi.<br />
L'iniziativa della CGIL campana ha<br />
coinvolto interlocutori importanti nella<br />
discussione: assenti i rappresentanti<br />
degli Industriali e l'assessore regionale<br />
alla Sanità e all'Ambiente che, per un<br />
ennesimo balletto nella Giunta Regionale,<br />
è di nuovo cambiato dopo alcuni<br />
giorni - che bassa vita media politico/amministrativa!<br />
Presenti invece: il sostituto procuratore<br />
presso la Pretura di Napoli Borrelli<br />
e per la COL nazionale Portioli della<br />
FIOM, Cazzola della Segreteria, Notargiovanni<br />
del dipartimento Ambiente, e<br />
lo staff della CGIL regionale.<br />
Gli organizzatori hanno voluto la<br />
presenza ed il contributo della SNOP,<br />
presente con lo scrivente per il direttivo<br />
nazionale.<br />
L'animatore dell'iniziativa, Felice<br />
ninno della CGIL di Pomigliano d'Arco,<br />
ha presentato la piattaforma rivendicativa<br />
locale e soprattutto quella regionale<br />
per una promulgazione di legislazione<br />
in materia di prevenzione, scorporato<br />
da altri settori sia in termini di<br />
specifici finanziamenti che di Servizi e<br />
strutture decentrate nel territorio. E<br />
paradossale la condizione della Regione<br />
Campania che, pur avendo avuto<br />
copiosi finanziamenti, non li ha precisamente<br />
destinati a settori, né in qualche<br />
modo utilizzati: a questo hanno<br />
contribuito il balletto delle giunte e degli<br />
assessorati, la mancanza di una legislazione<br />
finalizzata e anche l'incuria<br />
politica ed amministrativa, che non<br />
corrisponde ad un'estraneità alle tematiche<br />
in oggetto ma a consapevole<br />
trascuratezza, di cui eco se ne è avuto<br />
anche nel convegno sia per l'assenza<br />
dell'assessore regionale che per il tipo<br />
di interventi di amministratori e sindaci<br />
presenti come risposta alla particolare<br />
ed interessante esperienza d'intervento<br />
nel comparto calzaturiero e soprattutto<br />
nel settore dell'edilizia che stanno<br />
effettuando, di concerto, la magistratura<br />
napoletana e gli operatori del<br />
servizio di Pomigliano.<br />
L'ipotesi da cui parte la CGIL campana<br />
è il condensato delle elaborazioni<br />
nate nei Servizi e con la SNOP a livello<br />
nazionale sia come modello per i<br />
luoghi di lavoro che per gli ambienti di<br />
vita e fatta propria con richiesta di una<br />
corrispondente specifica normativa regionale<br />
con precisi standard minimi.<br />
Attualmente non esiste una dettagliata<br />
conoscenza della diffusione di<br />
operatori nelle varie USL destinati alla<br />
Prevenzione ma uno sforzo sta emergendo<br />
tra gli operatori dell'osservatorio<br />
epidemiologico regionale che hanno<br />
costruito la mappa di referenti USL<br />
e avviato un coordinamento per temi<br />
di intervento nei luoghi di lavoro a<br />
partire dal comparto strutture sanitarie<br />
e su aspetti di tipo ambientale in più di<br />
due terzi delle USL. Tale iniziativa è<br />
stata rendicontata da Giuseppe Nasti<br />
che parte di questo impegno nell'Osservatorio<br />
sta portando avanti in prima<br />
persona.<br />
Il contributo della SNOP è stato accolto<br />
con interesse riconfermato sia a<br />
livello culturale che politicoistituzionale<br />
e anche dai rappresentanti<br />
nazionali della CGIL si è notato un<br />
rinnovato interesse sia per i lavori delle<br />
commissioni parlamentari che per le<br />
ipotesi della rete multireferente e dell'agenzia<br />
primaria della prevenzione<br />
(da G. Cazzola in particolare, recuperando<br />
forme contenute di congelamento<br />
di affinità che si erano notate<br />
prima e dopo la promulgazione della<br />
277 tra SNOP e CGIL).<br />
Come SNOP siamo stati per l'ennesima<br />
volta tempestivi, divulgando l'iniziativa<br />
di Operazione Prevenzione Sud<br />
di Bari. Come società scientifica abbiamo<br />
forse da mettere in conto una<br />
particolare iniziativa che può essere<br />
solo nostra e non di altri soggetti.<br />
Questa iniziativa può essere la seguente:<br />
- far diffondere il circuito informativo<br />
e di documentazione istituzionale, enti<br />
centrali e centri di documentazione regionali<br />
oggi esistenti nelle zone deboli<br />
e che non corrispondono solo al sud<br />
geograficamente inteso;<br />
- fare la scelta subordinata, e in parte<br />
di supplenza, di compiere un'Operazione<br />
Gemellaggio (Sezioni regionali<br />
SNOP forti con quelle più deboli o<br />
gruppi di lavoro per comparto nei confronti<br />
di zone geograficamente dotate<br />
di questi comparti ma con servizi deboli).<br />
Questa proposta ovviamente lascia<br />
ad altri soggetti istituzionali incombenze<br />
che sono politico-amministrative,<br />
ma ribadisce che grosso ruolo possano<br />
avere i contatti scientifico-culturali come<br />
hanno dimostrato quelli nei settore<br />
della concia fra il gruppo SNOP e la<br />
Zona avellinese di Solofra, per il settore<br />
calzaturiero nato nel corso di questa<br />
iniziativa e quello prossimo per il<br />
settore delle strutture sanitarie (atti di<br />
Comano) e la specifica iniziativa in<br />
corso dell'osservatorio epidemiologico<br />
regionale campano.<br />
Domenico Taddeo
I TLVs NON SONO<br />
UNA BUONA BASE<br />
PER LA TUTELA<br />
DELLA SALUTE<br />
Fed-OSHA si è da sempre affidata ai<br />
valori dei limiti di soglia (TLVs) sviluppati<br />
dalla ACGIH (American Conference<br />
of Governmental Industrial Hygienists)<br />
quando questa ha aggiornato i limiti<br />
di esposizione permessi per i contaminanti<br />
atmosferici.<br />
Si è sempre dato per scontato che i<br />
TLV fossero calcolati a partire dagli effetti<br />
sulla salute.<br />
Castleman e Ziem in un articolo del<br />
1988 sul J. Ind. Med. (American Journal<br />
of Industrial Medicine) hanno dichiarato<br />
che molti TLV sono stati elaborati<br />
considerando più le necessità corporativistiche<br />
che non la sicurezza dei lavoratori.<br />
Ultimamente Stanley Roach e Stephen<br />
Rappaport del NCOHC (Northern<br />
California Occupational Health Center)<br />
hanno esaminato criticamente la<br />
documentazione sui TLVs e gli studi<br />
originari citati circa gli effetti suila salute<br />
dei lavoratori esposti a quei TLVs.<br />
I loro risultati sembrano confermare<br />
quanto asserito da Castleman e Ziem.<br />
Secondo Roach: "Solo uno su cinque<br />
degli studi citati dalla ACGIH non<br />
dimostrano effetti dannosi. I restanti<br />
quattro dimostrano che i lavoratori<br />
esposti erano sfavorevolmente colpiti<br />
in percentuali che andavano fino al<br />
100%".<br />
Gli scienziati di Berkeley non hanno<br />
trovato relazioni tra i TLVs e l'incidenza<br />
di effetti collaterali sulla salute.<br />
Rappaport ha dichiarato che: "Stranamente<br />
sembra che i valori dei TLVs<br />
erano quasi gli stessi dei livelli di inquinanti<br />
trovati nelle aziende oggetto di<br />
studio".<br />
I ricercatori hanno concluso che la<br />
Commissione che determina i TLVs<br />
adotti i valori che in quel momento<br />
siano i più realistici e i più raggiungibili<br />
e non i valori che siano protettivi per<br />
la salute.<br />
Gli stessi ricercatori raccomanderanno<br />
in un prossimo articolo sul J. Ind.<br />
Med. che i datori di lavoro, laddove<br />
possibile, utilizzino i nuovi OSHA PELs<br />
solo come linee guida per controlli e<br />
tengano invece i lavoratori a livelli di<br />
esposizione medi al di sotto di un decimo<br />
dei TLVs al fine di evitare qualsiasi<br />
effetto negativo sulla salute.<br />
I ricercatori NCOHC possono essere<br />
raggiunti tramite la UC Berkeley<br />
School of Public Health.<br />
estratto da Ca-OSHA Reporter<br />
dell'i gennaio 1992<br />
MA QUAL È IL LIMITE<br />
DI RUMOROSITÀ NON<br />
DANNOSO SECONDO<br />
LA NORMATIVA ISO 1999?<br />
La norma ISO 1999 (Determinazione<br />
dell'esposizione al rumore professionale<br />
e stima del danno uditivo indotto<br />
dal rumore), da sempre croce e delizia<br />
degli operatori della prevenzione e degli<br />
operatori in genere che si interessano<br />
della tutela della salute dei lavoratori,<br />
ha subito con l'ultima edizione del<br />
1990 (che ha sostituito la precedente<br />
del 1975) una modificazione nella stesura<br />
che merita un'attenta valutazione.<br />
E nozione comune che ai fini del rispetto<br />
di tale normativa sia sempre<br />
stato considerato il valore di 85 dbA<br />
come il valore di tranquillità capace di<br />
evitare un Trauma Acustico e una<br />
conseguente Ipoacusia ai lavoratori<br />
esposti.<br />
La nuova formulazione invece sposta<br />
questa logica e indica finalmente<br />
con chiarezza quali siano i reali livelli<br />
di rumorosità incapaci di dare danno<br />
da rumore nei soggetti esposti; vediamo<br />
come.<br />
Alla pagina 7 della normativa ISO si<br />
trova la formula matematica che permette<br />
il calcolo dello Spostamento<br />
Permanente di Soglia originato dal rumore<br />
(NIPTS degli autori Anglosassoni):<br />
N = (u + v Log (Anni Esp11 Anno)*<br />
(Lex,8h-LO) 2 dove:<br />
u e v sono delle costanti che variano<br />
in funzione delle frequenze.<br />
Lex,8h = Livello di esposizione normalizzato<br />
(che possiamo assimilare al Lep<br />
della recente normativa 277).<br />
LO = valore di riferimento variabile<br />
per le varie frequenze e contenuto nella<br />
seguente Tabella (riportata nella medesima<br />
norma ISO 1999).<br />
Hz 500 = 93 dbA<br />
Hz 1.000 = 89 dbA<br />
Hz 2.000 = 80 dbA<br />
Hz 3.000 = 77 dbA<br />
Hz 4.000 = 75 dbA<br />
Hz 6.000 = 77 dbA<br />
Senza volere tediare con calcoli matematici,<br />
possiamo affermare che il livello<br />
di rumore che non provoca danno<br />
è quello che inserito nell'equazione<br />
(N) fornisce il valore = 0.<br />
Affinché si realizzi tale condizione<br />
sono possibili 2 ipotesi: o il Tempo di<br />
esposizione è uguale a O (quindi non vi<br />
è stata esposizione) o il valore di Lex<br />
deve essere uguale al valore LO, affinché<br />
Lex - LO = 0.<br />
In questo modo il prodotto dei due<br />
termini dell'equazione diverrà uguale a<br />
0 e quindi N (perdita uditiva indotta<br />
dal rumore) sarà uguale a 0.<br />
Tali valori di Lex sono, pertanto,<br />
quelli sopra riportati per LO. Ovviamente<br />
non intendiamo riferirci alla frequenza<br />
del rumore, ma alla sensibilità<br />
dell'orecchio a livello delle varie zone<br />
della coclea.<br />
Possiamo allora definire il Livello di<br />
Rumore non dannoso come quel livello<br />
che non provoca alcun danno all'orecchio<br />
del soggetto esposto a qualsiasi<br />
frequenza.<br />
E noto che l'orecchio umano ha una<br />
maggiore vulnerabilità per la frequenza<br />
di 4.000 Hz, tant'è che il danno da<br />
trauma acustico inizia generalmente<br />
proprio per questa frequenza.<br />
Per la frequenza di 4.000 Hz il valore<br />
dell'equazione sarà pari a zero quando<br />
il Lex sia pari a 75 dbA, valore che costituisce<br />
quindi il livello massimo incapace<br />
di provocare danni.<br />
A volere poi ragionare in termini di<br />
frequenze basse (quelle a torto definite<br />
necessarie per la comunicazione, essendo<br />
anche 4.000 una frequenza indispensabile<br />
per la comunicazione sociale),<br />
cioè 2.000 Hz, vediamo che il Lex<br />
incapace di provocare danno si attesta<br />
su 80 dbA, ben al di sotto dei fatidici<br />
85 dbA citati all'inizio.<br />
Questi dati clinici espressi dalla Normativa<br />
ISO ci impongono una riflessione<br />
sul D.L. 277/91 contro la rumorosità<br />
negli ambienti di lavoro.<br />
II valore di riferimento non deve essere<br />
assolutamente il valore superiore,<br />
cioè 90 dbA, ma deve essere il primo<br />
valore di attenzione, cioè 80 dbA; è a<br />
questo livello che devono scattare tutti<br />
quegli adempimenti previsti dal decreto,<br />
tesi a proteggere il lavoratore da<br />
un ' indebita esposizione, infatti come<br />
riteniamo di avere documentato il valore<br />
di 80 dbA rappresenta un valore<br />
di rumorosità capace di indurre una<br />
perdita uditiva (sanzionabile penalmente<br />
dalla nostra legislazione) su<br />
ben 4 frequenze: 2.000, 3.000, 4.000,<br />
6.000 hz.<br />
Riteniamo con queste riflessioni di<br />
avere fornito una base di discussione<br />
su di un argomento che non manca e<br />
non mancherà di suscitare un interesse<br />
particolare.<br />
Giuseppe Paludi
L'ACCESSO AI DATI<br />
INFORMATIZZATI DELLE<br />
SEDI PROVINCIALI INAIL<br />
La possibilità di accedere a livello<br />
provinciale agli archivi magnetici dell'I-<br />
NAIL, con i mezzi e per i fini di seguito<br />
precisati, costituisce probabilmente<br />
l'unico modo per quei Servizi, invero<br />
molto numerosi (e non solo a! Sud),<br />
che non possono permettersi il "lusso"<br />
di raccogliere in proprio ed in modo sistematico<br />
tutti i dati sugli infortuni<br />
provenienti dalle diverse fonti informative.<br />
A ciò si aggiunga una riflessione sull'opportunità,<br />
in termini di costobeneficio,<br />
di costruire archivi paralleli,<br />
piuttosto che puntare, a livello locale o<br />
nazionale, a seconda delle diverse esigenze,<br />
all'accesso di archivi già esistenti<br />
ed organizzati in modo informatico,<br />
quale base di successivi arricchimenti,<br />
selezioni e verifiche di qualità.<br />
Il combinato disposto degli artt. 370<br />
e 256 del C.P.P. consente all'Autorità<br />
Giudiziaria di acquisire "gli atti e i documenti,<br />
anche in originale..." in possesso<br />
dei Pubblici Uffici, qualora, ovviamente,<br />
appaiano utili a fini di giustizia<br />
penale, come nel caso delle informazioni<br />
raccolte dall'INAIL che descrivono<br />
compiutamente l'occasione di<br />
lavoro" responsabile degli infortuni.<br />
Una Circolare della Procura della Repubblica<br />
di Mantova ha tradotto in<br />
termini operativi questa facoltà, consentendo<br />
ai Servizi territoriali di ottenere<br />
rapidamente, a basso costo, sia in<br />
termini di personale che di risorse, un<br />
archivio informatizzato ed aggiornabile<br />
negli anni degli infortuni accaduti (definiti<br />
e non) nella propria USL a partire<br />
dal 1999.<br />
La procedura ha comportato il trasferimento<br />
dei files presenti nella Sede<br />
Provinciale dell'INAIL da nastro a dischetto<br />
con successiva selezione delle<br />
sole informazioni utili a fini di conoscenza<br />
specifica.<br />
Tutto questo è stato realizzato grazie<br />
alla consulenza informatica ottenuta<br />
dal Pubblico Ministero che ha comportato<br />
la messa a punto di un programma<br />
che consente l'estrazione automatica<br />
dei soli dati di interesse e<br />
l'organizzazione degli stessi in un semplice<br />
archivio gestibile in d8111.<br />
E possibile che La nostra esperienza<br />
ed il nostro programma possano essere<br />
socializzati con altri Servizi interessati.<br />
Ogni record del file di sintesi che<br />
abbiamo ottenuto è costituito da un<br />
insieme di campi che contengono tutte<br />
le informazioni relative all'infortunio<br />
- compreso il nome della ditta ed il<br />
relativo codice di attività utili per<br />
condurre qualsiasi tipo di "analisi personalizzata"<br />
rispetto agli obiettivi di<br />
conoscenza e di programmazione dell'attività<br />
di prevenzione che il singolo<br />
Servizio intende darsi.<br />
E doveroso, comunque, riconoscere<br />
che, a livello nazionale, è in corso<br />
presso l'Istituto Assicuratore un processo<br />
di sostanziale trasformazione<br />
che interessa non solo gli aspetti informatici<br />
della gestione dati, con la dotazione<br />
alle Sedi periferiche di terminali<br />
"intelligenti" per consentire elaborazioni<br />
autonome, ma anche quella sorta<br />
di "atteggiamento autarchico" che di<br />
fatto ha penalizzato l'utenza esterna<br />
interessata al suo patrimonio conoscitivo.<br />
E bene infatti ricordare che nei<br />
paesi europei, tra cui la civile Inghilterra,<br />
dove non esiste un istituto assicuratore<br />
nazionale e centralizzato, cioè sul<br />
modello 1NAIL, il fenomeno infortunistico<br />
si manifesta soltanto come punta<br />
di un iceberg.<br />
E auspicabile quindi che questa<br />
"modernizzazione" si concretizzi al più<br />
presto, senza snaturare, ma arricchire<br />
(assorbendo per esempio i settori dei<br />
Trasporti con assicurazioni autonome<br />
come le Ferrovie dello Stato o altre<br />
sacche di esclusione) quella storica<br />
centralità informativa dell'Istituto Assicuratore,<br />
verso la quale gli Operatori<br />
dei Servizi dovrebbero disporre, naturalmente,<br />
di un accesso preferenziale<br />
per esercitare i propri compiti istituzionali<br />
di Prevenzione.<br />
Paolo Ricci<br />
Alberto Tieghi<br />
AMIANTO E CORRIERE<br />
Riteniamo opportuno segnalare all'attenzione<br />
degli operatori dei Servizi<br />
un problema relativo ad una delle tante<br />
"presenze indebite" dell'amianto che<br />
per il suo livello di diffusione nazionale<br />
costituisce però una condizione di particolare<br />
rilevanza.<br />
In una autorimessa mantovana sono<br />
state individuate alcune corriere in cui<br />
le condutture dedicate al condizionamento<br />
dell'aria erano rivestite internamente<br />
da un pannello angolare di<br />
amianto-crisotilo con funzione di coibente.<br />
Macroscopicamente il pannello si<br />
presentava vistosamente usurato per<br />
cui si è desunto che il rilascio delle fibre,<br />
favorito dall'azione di lavaggio<br />
dell'aria calda in leggera pressione, fosse<br />
significativo, anche se di difficile<br />
quantificazione.<br />
Trattandosi di mezzi di trasporto destinati<br />
a percorrenze medio-brevi da<br />
parte soprattutto di lavoratori pendolari<br />
e studenti, si configurava un'esposizione<br />
cumulativa in soggetti giovani<br />
che suggeriva un sollecito intervento<br />
di bonifica, come si è subito proceduto<br />
a realizzare.<br />
Le corriere in questione erano carrozzate<br />
Menarini (nota fabbrica bolognese)<br />
per cui è stato contattato il Servizio<br />
territorialmente competente che<br />
ha provveduto, sulla scorta di un lavoro<br />
precedente condotto su questa<br />
azienda, ad una mappatura di tutte le<br />
corriere nelle quali risultava l'impiego,<br />
continuato fino agli anni '70, di pannelli<br />
costituiti da amianto.<br />
Tramite la mappatura si è acquisito<br />
l'elenco dei clienti (società pubbliche e<br />
private) che avevano acquistato tali<br />
mezzi di trasporto e tutta la documentazione<br />
è stata inviata ai competenti<br />
Assessorati Regionali alla Sanità, con<br />
invito ad intervenire attraverso i Servizi.<br />
Paolo Ricci - Mantova<br />
Cesare Ghizzi - Mantova<br />
Leopoldo Magelli - Bologna
PROPOSTA<br />
Iniziativa di solidarietà<br />
e sostegno nei confronti<br />
del servizio di medicina<br />
del lavoro della Regione Il<br />
di Leon - Nicaragua<br />
E ampiamente documentata la<br />
drammatica rilevanza dei problemi di<br />
salute pubblica e di tutela ambientale<br />
presenti nei paesi in via di sviluppo.<br />
All'uso di tecnologie superate ed<br />
obsolete, spesso dismesse dai paesi ricchi,<br />
si aggiungono specifici fattori di rischio<br />
ambientale che condizionano<br />
negativamente le possibilità di prevenzione<br />
primaria.<br />
Rapporti dell'OMS (fascicolo n. 3,<br />
1990, vol. 43) hanno esaminato le connessioni<br />
tra ambiente - inquinamento<br />
e salute nei paesi in via di sviluppo.<br />
Recenti iniziative scientifiche hanno<br />
affrontato le problematiche della tutela<br />
della salute negli ambienti di lavoro<br />
e hanno documentato la rilevanza sociale<br />
e sanitaria dell'impegno prevenzionale<br />
in questo specifico campo (Parigi,<br />
10/9/91: ottava colloquio internazionale<br />
sull'epidemiologia e sulla medicina<br />
del lavoro).<br />
A livello nazionale deve essere citata<br />
l'iniziativa della Clinica del Lavoro di<br />
Milano (28 ottobre 1991: "convegno<br />
nazionale medicina del lavoro e cooperazione<br />
internazionale") sul ruolo<br />
della cooperazione nello sviluppo e nel<br />
sostegno della medicina dei lavoro nel<br />
terzo mondo, in particolare, sono state<br />
indicate le esperienze in corso in alcuni<br />
paesi del Sud America per opera<br />
delle organizzazioni italiane di cooperazione.<br />
Il MLAL, organizzazione di volontariato<br />
laico, ha condotto un'esperienza<br />
specifica attuando un progetto di sviluppo<br />
della medicina dei lavoro nella<br />
regione Il di Leon, Nicaragua, a partire<br />
dal 1988 (La medicina del lavoro in Nicaragua:<br />
ia cooperazione internazionale<br />
nell'esperienza della Il regione di<br />
Leon, Rassegna di Medicina dei Lavoratori,<br />
n. 22, 1991).<br />
L'esperienza condotta è risultata ricca<br />
di indicazioni sulle condizioni igienico-sanitarie<br />
degli ambienti di lavoro e<br />
ha confermato, ancora una volta, l'elevato<br />
livello di rischio connesso al rapporto<br />
uomo-macchina-ambiente che<br />
si realizza nelle realtà industriali più arretrate.<br />
Per quanto indicato, si ritiene che il<br />
servizio avviato non debba cessare<br />
con la scadenza del progetto del MLAL<br />
(1991), ma possa continuare attraverso<br />
forme di solidarietà internazionale da<br />
promuovere e mantenere vive.<br />
L'interruzione dell'appoggio all'esperimento<br />
internazionale di Leon, proprio<br />
nei momento in cui inizia a produrre i<br />
primi risultati, comporterebbe la cessazione<br />
dell'esperienza in corso e farebbe<br />
venir meno un importante osservatorio<br />
sulle condizioni di lavoro e di salute<br />
nei paesi del terzo mondo e annullerebbe<br />
i timidi tentativi di prevenzione<br />
in corso.<br />
Per quanto detto la SNOP Veneto<br />
promuove una campagna di solidarietà<br />
internazionale nei confronti del<br />
OSO del ministero della Sanità della<br />
Regione II di Leon, finalizzata alla raccolta<br />
di fondi da destinarsi all'acquisto<br />
di attrezzature sanitarie e alla formazione<br />
di personale nicaraguense.<br />
In particolare, si prevedono i seguenti<br />
momenti organizzativi e procedurali:<br />
- entro i primi mesi 1992: presentazione<br />
pubblica (Università e Sindacato),<br />
in occasione della presenza in Italia<br />
del dott. L. Rossini che, come Medico<br />
del Lavoro, ha effettuato il volontariato<br />
presso l'OSO (Ufficio di salute<br />
occupazionale) di Leon nel periodo<br />
1987-'91 per conto del MLAL;<br />
- raccolta fondi per tutto il 1992;<br />
- 1993 realizzazione del progetto di<br />
solidarietà.<br />
Il progetto di solidarietà dovrebbe<br />
prevedere la raccolta dei fondi necessari<br />
al finanziamento delle seguenti fasi:<br />
acquisto di uno spirometro portatile<br />
tipo Pony Spirometer o Vitalograf: L.<br />
4.000.000;<br />
finanziamento di una borsa di studio<br />
in Italia per un medico nicaraguense<br />
che operi presso L ' OSO di Leon, il<br />
fondo deve assicurare iL viaggio, il<br />
vitto, l'alloggio e le spese varie: L.<br />
20.000.000.<br />
Per la formazione del medico nicaraguense<br />
si prevederanno diversi momenti<br />
finalizzati all'apprendimento della<br />
disciplina nell'aspetto teoricoclinico,<br />
pratico ispettivo ed igienistico<br />
ambientale, comprese le tecniche e<br />
metodiche dell'indagine ambientale,<br />
nella seguente forma: 7 mesi presso l'Istituto<br />
di Medicina del Lavoro dell'Università<br />
di Verona, 2 mesi presso SPISAL<br />
della Provincia di Verona, 2 mesi presso<br />
il PMP di Verona, 1 mese presso il<br />
Servizio di Medicina del Lavoro del Comune<br />
di Trento (tematiche relative alla<br />
medicina del lavoro nell'agricoltura).<br />
Ovviamente, il progetto di solidarietà<br />
sarà attuato solo a seguito dell'accertata<br />
disponibilità delle istituzioni del<br />
Nicaragua ad assicurare il mantenimento<br />
e lo svolgimento delle attività<br />
sanitarie nel campo della medicina del<br />
lavoro.<br />
La sussistenza di . tale condizione<br />
preliminare potrà essere accertata dal<br />
dott. Lucio Rossini, attualmente domiciliato<br />
in Leon.<br />
Sezione Veneta<br />
C.C.B. n. 1639/46<br />
Banco Ambrosiano Veneto<br />
filiale Contrà Porta PD - VICENZA<br />
causale di versamento:<br />
progetto Nicaragua
È DISPONIBILE<br />
ARIANNA 92<br />
Occasioni come l'anno europeo<br />
della sicurezza, dell'igiene e della salute<br />
sul luogo di lavoro, la realizzazione<br />
del Mercato Unico Europeo, rafforzano<br />
l'importanza della circolazione delle informazioni<br />
per la tutela della salute nei<br />
luoghi di vita e di lavoro.<br />
1 Centri regionali di documentazione<br />
intendono rispondere a questa esigenza<br />
rendendo fruibili conoscenze, esperienze,<br />
materiali in tema di prevenzione<br />
ambientale e lavorativa.<br />
Nel nostro paese attualmente i Centri<br />
regionali sono tre e si configurano<br />
come:<br />
strutture informative delle Regioni<br />
nella rete dei Servizi territoriali di<br />
prevenzione;<br />
modi del sistema informativo nazionale<br />
per la prevenzione;<br />
fonti di documentazione che operano<br />
nell'ambito della struttura pubblica<br />
e costituiscono un interlocutore<br />
qualificato per chi lavora nel campo<br />
della prevenzione.<br />
II più recente impegno dei Centri regionali<br />
è la realizzazione del progetto<br />
Arianna, base dati per la prevenzione<br />
negli ambienti di vita e di lavoro.<br />
E un programma guidato che consente<br />
l'interrogazione degli archivi di<br />
documentazione e di informazione dei<br />
Centri regionali.<br />
Gli archivi di documentazione, DOC<br />
e SEGNAL, raccolgono testi, relazioni<br />
dei Servizi, atti di convegni, segnalazioni.<br />
L'archivio di informazione, INFO,<br />
raccoglie le notizie sulle attività dei<br />
Servizi di prevenzione.<br />
Scopo del progetto è:<br />
diffondere le informazioni sulle esperienze<br />
e attività svolte dagli operatori<br />
della prevenzione;<br />
consentire la circolazione della documentazione<br />
italiana non reperibile<br />
nelle maggiori banche dati bibliografiche;<br />
permettere la consultazione diretta<br />
delle biblioteche specialistiche dei<br />
Centri regionali.<br />
Il programma Arianna è distribuito<br />
gratuitamente con il manuale ai Servizi<br />
delle USL Enti e Organizzazioni che ne<br />
facciano richiesta.<br />
Può essere installato su qualsiasi<br />
personal computer IBM o compatibile<br />
dotato di disco fisso, in ambiente operativo<br />
MS-DOS.<br />
a cura dei Centri regionali<br />
di documentazione e<br />
informazione CEDOC (Toscana)<br />
C!D (Liguria)<br />
SEDI (Emilia Romagna)<br />
CONVEGNI, CONGRESSI & C.<br />
SNOP<br />
Assessorato alla Sanità Regione<br />
Emilia Romagna<br />
SEDI<br />
2° Appuntamento sulle bonifiche<br />
FIERA AMBIENTE E LAVORO<br />
Modena, 8 ottobre 1992<br />
Associazione Italiana<br />
di Aerobiologia<br />
HABITAT E SALUTE<br />
Montecatini Terme<br />
14117 ottobre 1992<br />
rif. Medicina Viva<br />
Servizio Congressi<br />
via dei Mille, 140<br />
L43700 Parma<br />
Regione Emilia Romagna<br />
USL 5 Fidenza<br />
Comitato Nazionale sugli Studi<br />
di mortalità<br />
SEMINARIO SUGLI STUDI E SUI<br />
DATI DI MORTALITÀ IN ITALIA<br />
Salsomaggiore Terme<br />
14116 ottobre 1992<br />
Clinica del Lavoro di Milano<br />
Seminario europeo<br />
IL CONTRIBUTO DELLA SCIENZA<br />
PER LA PROMOZIONE<br />
DELLA SALUTE<br />
NEI LUOGHI DI LAVORO<br />
Milano, 20 novembre 1992<br />
Regione Toscana<br />
Giunta Regionale Toscana<br />
in collaborazione con USL 28 Area<br />
Grossetana, Società Nazionale<br />
Operatori della Prevenzione<br />
(SNOP), Istituto di Medicina del lavoro<br />
dell'Università di Siena<br />
organizza per il 1993 un Convegno<br />
Nazionale su<br />
LAVORO E SALUTE<br />
IN AGRICOLTURA<br />
riferimenti per contribuire con relazioni,<br />
poster, comunicazioni: Regione<br />
Toscana, Dipartimento Sicurezza<br />
Sociale - Servizio 98 - via di<br />
Novoli, 26 - 50127 Firenze<br />
Alberto Cappelli tel. 055/4383267<br />
SPISL USL 28<br />
via Cimabue, 109 - 58100 Grosseto<br />
Enrico Desideri tel. 0564/4855<strong>23</strong>
DOC<br />
ALLA RICERCA DEI<br />
TREMORI PERDUTI<br />
Negli anni 80 numerose osservazioni<br />
di alterazioni neurologiche in assuntori<br />
di un derivato della piridina, I'MPTP, a<br />
scopo voluttuario ha messo in evidenza<br />
la possibilità che sostanze esogene<br />
provochino una malattia del tutto sovrapponibile,<br />
anche per lesioni anatomiche,<br />
al morbo di Parkinson così detto<br />
idiopatico.<br />
La somiglianza della formula chimica<br />
dell'MPTP con quella degli erbicidi<br />
piridinici, in particolare con il Paraquat,<br />
ha attirato l'attenzione dei medici del<br />
lavoro anche in Italia.<br />
Attualmente sono in corso ricerche<br />
epidemiologiche di tipo geografico in<br />
Campania, in Sicilia, a Ferrara: la mortalità<br />
per morbo di Parkinson e parkinsonismi,<br />
in rapporto al consumo di erbicidi,<br />
paraquat e fungicidi, è stata studiata<br />
sui dati di fonte ISTAT relativamente<br />
alle regioni e province d'Italia<br />
da N. Vanacore e altri della 19 Università<br />
di Roma (Dipartimento di Scienze<br />
Neurologiche); a Bari la Clinica del Lavoro<br />
(M. Musti) sta conducendo un'indagine<br />
caso-controllo.<br />
Altre sostanze sono conosciute come<br />
causa di morbo di Parkinson: manganese,<br />
monossido di carbonio, cianuro<br />
di potassio, solfuro di carbonio, derivati<br />
organici del mercurio.<br />
II problema è emerso in questi ultimi<br />
anni e, sia pure lentamente, i neurologi<br />
cominciano a prenderne consapevolezza:<br />
i primi contributi sperimentali,<br />
epidemiologici e clinici sono stati presentati<br />
al 1° Congresso Nazionale<br />
"Ambiente e Malattie del Sistema Nervoso"<br />
svoltosi a Roma il 30 novembre<br />
e 1° dicembre 1990; il 2° Congresso si<br />
terrà 1'11 e 12 dicembre 1992; i contributi<br />
preannunciati dimostrano il crescente<br />
interesse per il problema dei<br />
medici del lavoro, degli epidemiologi e<br />
dei neurologi.<br />
Nel campo assicurativo, che è quello<br />
cui è interessato direttamente l'IN-<br />
CA, i casi denunciati sono pochi e ancor<br />
meno quelli indennizzati; come<br />
sempre quando si esce dal campo delle<br />
malattie professionali "tradizionali"<br />
(silicosi, asbestosi, dermatiti da contatto,<br />
ipoacusie da rumore, saturnismo e<br />
poche altre), il fenomeno è ampiamente<br />
sottovalutato.<br />
L'esperienza dell'INCA nazionale è<br />
scarsa, i pochissimi casi di cui siamo a<br />
conoscenza, anche se ben documentati<br />
quanto ad esposizione a manganese<br />
(un caso) e a paraquat (due casi) sono<br />
stati respinti dall'INAIL e sono attualmente<br />
in fase giudiziaria, anche se,<br />
correttamente, nella guida INAIL "elementi<br />
diagnostici per le malattie professionali<br />
tabellate" la patologia neurologica<br />
da queste esposizioni è messa in<br />
evidenza.<br />
Per migliorare la tutela assicurativa<br />
di questi malati ci proponiamo di mettere<br />
in moto un meccanismo simile a<br />
quello attuato per i tumori professionali:<br />
esposizione in un articolo o in una<br />
circolare dei dati della letteratura<br />
scientifica, da inviare a tutte le sedi periferiche,<br />
con l'invito di segnalare i casi<br />
denunciati: formazione di un archivio<br />
dei casi e discussione del problema<br />
con gli operatori della prevenzione e<br />
dei servizi specialistici di neurologia.<br />
Alla ricerca dei morbi di Parkinson<br />
perduti: ogni segnalazione e osservazione<br />
è molto gradita.<br />
Nicola Vanacore<br />
Vincenzo Bonifati<br />
Giuseppe Meco<br />
* Carlo Bracci<br />
Laboratorio di Neuroecologia<br />
Dipartimento di Scienze Neurologiche,<br />
Università La Sapienza Roma<br />
INCA CC/L<br />
ALLA RICERCA DEI<br />
TUMORI PERDUTI<br />
UN CASO DI<br />
MESOTELIOMA PLEURICO<br />
IN PULITORE DI CALDAIE<br />
Qualche tempo fa, di fronte ad un<br />
caso di mesotelioma pleurico in un addetto<br />
alla pulizia di caldaie, ho riflettuto<br />
su quanto gli addetti al cosidetto<br />
terziario di servizio siano abbandonati<br />
e non "osservati" (vi ricordate il caso di<br />
mesotelioma in un addetto alla manutenzione<br />
ascensori, presentato da altri<br />
colleghi su questa rivista?).<br />
Parlando casualmente con i due servizi<br />
più vicini, ho scoperto che in uno<br />
si erano presentati solo negli ultimi<br />
mesi due casi di asbestosi in pulitori di<br />
caldaie e, nell'altro, un caso di tumore<br />
polmonare sempre nella stessa mansione.<br />
Ciò mi confermava quindi di<br />
trovarmi di fronte ad una lavorazione<br />
rischiosa e scarsamente oggetto di attenzione,<br />
pur essendo diffusa per l'estensione<br />
degli impianti di riscaldamento<br />
nelle abitazioni civili, negli uffici,<br />
imprese, servizi.<br />
Questi impianti vanno, come tutti<br />
sanno, mantenuti e puliti periodicamente.<br />
Si segnala per i più pedanti che<br />
la lavorazione di pulizia delle caldaie<br />
potrebbe rientrare nell'articolo 33 del<br />
DPR 303156 alla voce 47: sostanze cancerogene,<br />
bitumi, fuliggine, olii minerali,<br />
catrame e residui. Questa operazione<br />
inoltre può esporre gli addetti ad<br />
amianto, materiale che frequentemente<br />
compare come guarnizione di tenuta<br />
dei forni, come rivestimento interno<br />
di fasci tubieri o dei locali stessi.<br />
L'effetto cancerogeno della fibra di<br />
amianto è potenziato dalla presenza di<br />
incombusti: IPA, fuliggini.... Ricordiamo<br />
poi che tra le componenti presenti nelle<br />
scorie e nelle ceneri (silicati di AI, Fe,<br />
Ca...), da rimuovere nelle caldaie, e che<br />
variano a seconda del combustibile<br />
usato (carbone, gasolio...) occorre annoverare<br />
i metalli tossici (Pb, Mn, Co,<br />
Zn, Cu, Va) alcuni dei quali poi come<br />
As, Cr, Ni, con sufficiente grado di evidenza<br />
di cancerogenicità. Ovviamente<br />
la quantità di scorie da rimuovere è diversa<br />
a seconda che si tratti di caldaie<br />
a gasolio piuttosto che a carbone (dove<br />
non vi sono solo più scorie, ma sono<br />
anche più pulverulente). Le modalità<br />
operative della pulizia della caldaia<br />
è spesso piuttosto artigianale con raschietti<br />
e spazzole: le imprese che la<br />
effettuano sono frequentemente quegli<br />
appalti di servizio dove vi è elevatissimo<br />
turn-over e precarietà dei rapporti<br />
di lavoro, dove la conoscenza e l'uso<br />
dei mezzi di protezione personale rimane<br />
piuttosto aleatoria.<br />
Eppure, se volessimo, tra dati delle<br />
Camere di commercio e pagine gialle<br />
(per tacere degli amministratori di stabili),<br />
sapere chi sono i pulitori di caldaie<br />
della nostra zona non avremmo<br />
certo gravi difficoltà. Provare per credere.<br />
Laura Bodini
MALFORMAZIONI<br />
CONGENITE<br />
E LAVORO<br />
In questo periodo sulle pagine dei<br />
giornali si è molto e giustamente parlato,<br />
in occasione di fatti di dolorosa<br />
cronaca (la storia di Valentina, la bimba<br />
nata priva di corteccia cerebrale...),<br />
di bioetica, di opportunità di trapianti,<br />
di tempo di vita e di tempo di morte.<br />
Molto più in ombra la questione<br />
dell'aumento delle malformazioni e dei<br />
difetti congeniti e delle cause di tali<br />
eventi. Per chi si occupa - come noi<br />
- di tossicologia, di rischio, di esposizione<br />
occupazionale ed ambientale,<br />
questi fatti non possono non farci riflettere.<br />
Quando con tanta sicurezza vengono<br />
fissati dei valori limiti viene tenuto<br />
conto del rischio genotossico?<br />
Tumori e malformazioni sono da<br />
sempre stati considerati degli indicatori<br />
di genotossicità..<br />
Ecco che la perfida SNOP, dopo<br />
aver lanciato e raccolto la sfida della<br />
ricerca dei "tumori perduti" si sta per<br />
buttare in un'altra agone: quella della<br />
ricerca delle malformazioni?<br />
E perché no?<br />
Quanti colleghi di sanità pubblica<br />
stanno ragionando sui loro dati locali?<br />
(che pure esistono, data la obbligatorietà<br />
della registrazione delle malformazioni<br />
congenite...).<br />
Le esperienze, come vedremo, ci sono.<br />
Questa riflessione è stata sollecitata<br />
dall'arrivo - in redazione SNOP --<br />
degli interessantissimi Atti del Seminario<br />
di studio sui difetti congeniti della<br />
Società Italiana di Pediatria, tenutosi a<br />
S. Miniato (Pisa) nel novembre 1990.<br />
Trai relatori, alcuni nomi familiari<br />
(Seniori Costantini, Taddeo, Scarpelli,<br />
Vineis...) ennesimo segno di un gemellaggio<br />
tra professionalità e specialità<br />
diverse: pediatri, epidemiologi, medici<br />
del lavoro, ricercatori del CISPO e del<br />
CNR.<br />
Oltre dieci anni di Registri delle Malformazioni<br />
Congenite (quelli Regionali<br />
sono sembrati i più utili) hanno permesso<br />
di raccogliere, organizzare e valutare<br />
dati epidemiologici in vari tipi di<br />
studio: di sorveglianza, di epidemiologia,<br />
di genetica o di clinica.<br />
In Italia la frequenza delle anomalie<br />
congenite alla nascita è di circa 2 per<br />
cento. La conoscenza della "frequenza<br />
di base" dell'evento malformativo consente<br />
di identificare eventuali variazioni<br />
sia quantitative che qualitative (alcuni<br />
difetti relativamente frequenti<br />
quali la sindrome di Down o la spina<br />
bifida sono "attesi" ad esempio in un<br />
certo numero ogni anno).<br />
Queste notizie possono porre delle<br />
strategie per la prevenzione: si pensi<br />
alla rosolia o al diabete materno insulino-dipendente<br />
come condizioni di<br />
aumento del rischio di anomalie congenite.<br />
Per quanto riguarda la teratogenesi<br />
chimica ':.. l'induzione di malformazioni<br />
è ritenuta essere la risposta più precoce<br />
e più comune ad insulti intrauterini.<br />
Eventi che agiscano nelle prime<br />
settimane della vita intrauterina danno<br />
origine ad aborti precoci, molti dei<br />
quali associati a gravi malformazioni;<br />
nei primi mesi di gestazione avviene<br />
l'induzione di malformazioni identificabili<br />
alla nascita, mentre nei mesi successivi<br />
gli insulti intrauterini danno origine<br />
a proliferazione cellulare, che esita<br />
in amartomi, tumori benigni o maligni",<br />
dall'intervento di Paolo Vineis del<br />
Servizio di epidemiologia dei Tumori<br />
dell'Università di Torino.<br />
Le difficoltà di stimare gli aborti<br />
"spontanei" cioè le morti precoci dell'embrione<br />
rendono quasi impossibile<br />
stimare la reale frequenza (incidenza)<br />
delle malformazioni. Di fatto le indagini<br />
epidemiologiche si limitano alla stima<br />
della prevalenza alla nascita (che<br />
appunto varia dal 2 al 6%).<br />
Molto interessante la relazione sui<br />
teratogeni nell'ambiente di lavoro. La<br />
rassegna bibliografica riporta ad esempio<br />
i casi delle patologie neurologiche<br />
in nati da donne esposte a metilmercurio<br />
(Giappone) così come solventi,<br />
metalli o pesticidi sono stati imputati<br />
di questo effetto teratogeno.<br />
Significativa l'esperienza dell'USL 17<br />
del Valdarno Inferiore, la nostra sede<br />
di riferimento del gruppo SNOP concia.<br />
Nel servizio di prevenzione esiste da<br />
tempo un archivio tossicologico dei<br />
composti chimici (solventi, coloranti,<br />
pigmenti, sostanze concianti) usati nei<br />
comparti tipici della concia, della pelletteria<br />
e della calzatura (anche tenendo<br />
conto dei settori ausiliari come il<br />
PVC dei tacchi...), settori produttivi dove<br />
sono occupate circa 3.000 donne<br />
nel settore della finitura della concia e<br />
di circa 3.000 nel settore della calzatura<br />
e dove esisteva una raccolta regionale<br />
e territoriale della casistica delle<br />
malformazioni congenite.<br />
L'osservazione e l'analisi dei casi ha<br />
confermato quanto già emerso da altre<br />
ricerche epidemiologiche condotte<br />
in Inghilterra e nel Canada nelle zone<br />
della lavorazione del cuoio e delle calzature,<br />
cioè un'associazione significativa<br />
di rischio tra alcuni tipi di difetti<br />
congeniti (es. cardiopatie) e condizioni<br />
di gestanti lavoratrici nel comparto.<br />
Occorre, ovviamente, tenere conto<br />
della genesi multifattoriale delle malformazioni<br />
(come peraltro dei tumori),<br />
valorizzando l'importanza del fattore<br />
genetico, della familiarità, dell'abitudine<br />
al fumo non solo della madre, ma<br />
anche del padre (vedi ad esempio la<br />
comparsa di spermatozoi patologici indotti<br />
dall'attività mutagena da idrocarburi<br />
policiclici aromatici contenuti nel<br />
fumo di sigaretta), o da inquinanti ubiquitari<br />
quali il piombo, ma anche di<br />
cofattori quali ad esempio lo stress,<br />
sia fisico che psichico.<br />
Alcune recenti osservazioni USA<br />
sulle labio-palato schisi " epidemiche"<br />
dopo un uragano piuttosto che le ricerche<br />
sperimentali sull'aumento dell<br />
' incidenza di malformazioni congenite<br />
tra topoline esposte alla stessa<br />
quantità di teratogeno chimico (il colorante<br />
tripan blu) ma esposte anche ad<br />
alti livelli di rumore per 6 ore al giorno,<br />
sembrano porre l'accento anche<br />
sui fattori di stress come possibile<br />
concausa di difetti congeniti.<br />
Un campo quindi molto interessante<br />
e per molti di noi forse nuovo, ma<br />
che rende più ricco di contenuti scientifici<br />
quel lavoro di tutela della salute<br />
della donna lavoratrice in gravidanza<br />
che non può essere vissuta solo come<br />
un passaggio di (in)competenze e di<br />
polverosi carteggi tra noi e l'Ispettorato<br />
del Lavoro, ma come occasione di<br />
ricerca e di informazione, in una parola<br />
di prevenzione.<br />
Anche in altre situazioni territoriali<br />
ci sono le condizioni di base della più<br />
attenta USL 17 della Toscana: informazioni<br />
(anche di tipo storico) sul rischio<br />
per lavorazioni e comparti (partendo<br />
ad esempio da quelli con un'alta incidenza<br />
di occupazione femminile) e<br />
dall'altra parte l'interesse che nel mondo<br />
degli altri specialisti (pediatri, epidemiologi...)<br />
è presente nei confronti del<br />
drammatico fenomeno delle malformazioni<br />
da molti anni censite e studiate<br />
e più in generale nei confronti dei<br />
grandi temi scientifici legati alla contaminazione<br />
dell'ambiente.<br />
Laura Bodini
Tabella I. Livello qualitativo<br />
di prove: teratogenicità nell'uomo<br />
di sostanze chimiche, diverse<br />
dai farmaci, secondo una rassegna<br />
(da Hemminki e Vineis, 1985)<br />
Elevato livello di prove<br />
Etanolo<br />
Metilmercurio<br />
PCB (Kanechior)<br />
Attività di laboratorio (solventi?)<br />
Limitato livello di prove<br />
Gas anestetici<br />
Monossido di carbonio<br />
Basso livello di prove<br />
Caffè<br />
Esaclorofene<br />
LSD<br />
Ossido nitroso<br />
Tabacco<br />
Lavoro di fonderia<br />
Livello inadeguato di prove<br />
2,4,5 - T<br />
Fluorazione delle acque<br />
Vapori di benzina<br />
Alotano<br />
Piombo<br />
Muffa delle patate<br />
Acque molli<br />
Adesivi spray<br />
Marihuana<br />
TCDD<br />
Cloruro di vinile<br />
Tabella 2. Attività lavorative<br />
associate a effetti nocivi<br />
sulla riproduzione<br />
(Esposizione materna)<br />
Laboratori chimici<br />
(solventi)<br />
Difetti SNC<br />
Altre malformazioni<br />
Personale ospedaliero<br />
Infermiere<br />
Malformazioni<br />
Aborti spontanei<br />
Natimortalità<br />
Anestesisti (gas anestetici)<br />
Malformazioni<br />
Dentisti (gas anestetici)<br />
Malformazioni<br />
Addetti alla disinfezione<br />
Malformazioni<br />
Lavanderie<br />
(solventi: tetracloroetilene)<br />
Basso peso<br />
Industria PVC<br />
Malformazioni<br />
Morte fetale<br />
Parto prematuro<br />
Industria farmaceutica<br />
(solventi)<br />
Malformazioni<br />
Industria elettronica<br />
(microsaldatura solventi)<br />
Aborti spontanei<br />
Basso peso<br />
Industria alimentare<br />
Malformazioni<br />
Industria gomma<br />
Malformazioni<br />
Pelle, cuoio, calzature<br />
Basso peso<br />
Natimortalità<br />
Addette smaltatura (Pb, As, s)<br />
Malformazioni<br />
Parrucchiere<br />
Basso peso<br />
Confezioni<br />
Basso peso<br />
Videoterminali<br />
Aborti<br />
Insegnanti<br />
Malformazioni<br />
Commercio (vendita)<br />
Aborti spontanei<br />
Servizi<br />
Natimortalità<br />
Sport, danza<br />
Natimortalità<br />
Plastica (solventi)<br />
Malformazioni<br />
Lavoratrici agricole<br />
Basso peso<br />
Natimortalità<br />
Tab. 3. Malformazioni associate ad<br />
esposizione a solventi<br />
A) Esposizione materna<br />
Costruzioni meccaniche, elettronica,<br />
laboratori chimici, plastica,<br />
ospedalieri, lavanderie<br />
Difetti SNC, Palatoschisi, Atresie<br />
intestinali, altre malformazioni (anche<br />
basso peso)<br />
(Xilene, Toluene, Stirene,<br />
Benzyl-Alcool)<br />
da:<br />
Holmberg 1979, 1980, 1982<br />
Mc Donald 1987<br />
Olsen 1983<br />
Axelsson 1984<br />
Kurpa 1983<br />
Tikkanen 1988<br />
Olsen 1990<br />
B) Esposizione paterna<br />
Carrozzerie, verniciatura,<br />
editoria/stampa, vetroresina, plastica,<br />
laboratori chimici<br />
Difetti SNC, Anencefalia, altre<br />
malformazioni (anche basso peso alla<br />
nascita e aborti spontanei)<br />
(Stirene, Toluene, Tetracloroetilene,<br />
Tricloroetilene, Xilene)<br />
(1,1,l-Tricloroetano)<br />
da:<br />
Brender 1990<br />
Daniell 1988<br />
Taskinen 1989<br />
Kucera 1968<br />
Olsen 1983
TUTTI IN POLTRONA<br />
Francesco Candura<br />
ELEMENTI DI TECNOLOGIA<br />
INDUSTRIALE AD USO DEI CULTORI<br />
DI MEDICINA DEL LAVORO<br />
COMET Editrice, Pavia 1991,<br />
terza edizione, Volume I e Il, pp. 1544<br />
Candura, circa 30 anni addietro, a<br />
ragione, aveva maturato la decisione<br />
che i medici del lavoro, ad esclusione<br />
di Vigliani e di qualche altro, non conoscessero<br />
e, forse, non fossero interessati<br />
alla tecnologia industriale. Deve<br />
essere stato questo, se non l'unico, il<br />
principale motivo (solo apparentemente<br />
contraddittorio) che lo ha guidato<br />
nella fatica-piacere di scrivere e poi di<br />
dare alle stampe gli "Appunti di Tecnologia<br />
Industriale, di igiene del Lavoro e<br />
di Pronto Soccorso" (Editrice Viscontea<br />
Pavia-Milano 1964, pp. 303), un'opera,<br />
a detta dei testimoni dell'epoca, originale<br />
(strana) ma utile e, grazie ai capitoli<br />
di già numerosi ed esaurienti di<br />
tecnologia industriale, capace di colmare<br />
librescamente le lacune assolute<br />
o relative dei medici del lavoro universitari<br />
e di qualche altro ente o, nel migliore<br />
dei casi, di stimolare in loro la<br />
curiosità e quindi l'esigenza della ricerca<br />
e della valutazione (qualitativa e<br />
forse anche quantitativa) dei rischi lavorativi,<br />
almeno al fine di meglio inquadrare<br />
la patologia da lavoro che, in<br />
quegli anni, era ancora clamorosa e di<br />
frequente osservazione, sia in fase terapeutica<br />
che in quella assicurativa.<br />
L'originalità e la fortuna (non certo<br />
però in termini di vendite) di quell'opera,<br />
oltre che nell'impostazione culturale,<br />
negli sforzi e nelle capacità organizzative<br />
dell'autore, ammirevoli ed ammirati<br />
da tutti, possono essere ricondotte<br />
ad alcune precondizioni operanti<br />
all'epoca in Italia: l'affievolirsi od il trasformarsi,<br />
anche sulla scia di una sterile<br />
logica universitaria, dell'igiene industriale;<br />
la sostanziale estraneità degli<br />
ingegneri impiantisti e dei chimici industriali<br />
universitari ai fatti della sicurezza<br />
e della salute degli operai; una<br />
separazione, uno scarso dialogo (almeno<br />
dal punto di vista funzionale) tra i<br />
medici addetti alla diagnosi ed alla cura<br />
dei lavoratori e quelli incaricati di<br />
una infinità di accertamenti sanitari<br />
periodici e tra tutti questi e gli ispettori<br />
del lavoro e coloro che, all'interno delle<br />
aziende, dovevano provvedere all'igiene<br />
ed alla sicurezza. Ovviamente<br />
quelle precondizioni non vanno viste<br />
come assolute e sistematiche o come<br />
operanti da sempre.<br />
E vero infatti che Candura ha avuto<br />
degli illustri precursori, principalmente<br />
nei primi due decenni del secolo,<br />
quando medici del lavoro come Devoto,<br />
Carozzi, Ranelletti, Pieraccini, Biondi,<br />
ma anche tanti altri, descrivevano<br />
mirabilmente, oltre che le condizioni<br />
sanitarie e sociali dei lavoratori, i cicli<br />
lavorativi oggetto delle loro indagini<br />
che oggi definiremmo di comparto;<br />
basta pensare a quello della stampa,<br />
della verniciatura, dei lavoratori della<br />
paglia, dell'industria estrattiva, ecc..<br />
Sempre in questo senso sono esemplari,<br />
perché vi è posta molta attenzione<br />
alla tecnologia industriale, il "Trattato<br />
pratico di igiene industriale" diretto<br />
da H. Albrecht, un'opera monumentale<br />
di 1097 pagine tradotta a cura di<br />
Camillo Terni e pubblicata dalla Casa<br />
Editrice dottor Francesco Vallardi di<br />
Milano (s.d., ma primi anni del secolo)<br />
o di "Malattie professionali e igiene dei<br />
lavoro" di E. Roth con traduzione e note<br />
veramente ammirevoli di Luigi Carozzi<br />
(Fratelli Treves, Editori, Milano<br />
1909), lo stesso che in seguito, tra il<br />
1930 ed il 1934, avrebbe curato da Ginevra,<br />
per conto dell'Ufficio Internazionale<br />
del Lavoro, la prima edizione della<br />
fondamentale "Encyclopaedia, Occupation<br />
and Health".<br />
Su un altro versante, quello che vede<br />
la pubblicazione a fini pratici ma<br />
anche scientifici o di educazione popolare<br />
alle cose dell'industria, vale la<br />
pena di ricordare, quali precursori del<br />
"Candura", anche se non intenzionalmente<br />
diretti a "cultori della medicina<br />
del lavoro", il fiorire, a partire dalla seconda<br />
metà dell'ottocento, di pubblicazioni<br />
accurate, utili e molto diffuse<br />
nei decenni successivi, quali "Le meraviglie<br />
dell'industria", descrizione delle<br />
principali industrie moderne, del Figuier<br />
(Fratelli Treves, Editori, Milano<br />
1881) e "Le arti e i mestieri illustrati" di<br />
Bitard (Edoardo Sonzogno, Editore, Milano<br />
1885) oppure ancora i circa 40<br />
manuali tecnico-pratici e scientifici (arrivati<br />
oggi a 5.000) che la Hoepli ha<br />
pubblicato annualmente a partire dal<br />
1887 (anno in cui fu pubblicato il primo,<br />
"Il manuale del tintore" di Lepetit).<br />
Le citazioni non appaiono gratuite,<br />
si vuole sottolineare, tra le altre cose,<br />
che indagini storiche (in alcuni casi anche<br />
di tipo epidemiologico) sui rischi<br />
dei lavoratori sono possibili ricorrendo<br />
ad adeguate fonti di dati. Anche per<br />
questo tipo di pubblicazioni, come nel<br />
campo della medicina del lavoro, il periodo<br />
tra le due guerre può essere connotato,<br />
con pochissime eccezioni, tra<br />
le quali si può inserire la pubblicazione<br />
della "Enciclopedia Treccani", come<br />
interruzione di una tradizione e con il<br />
prevalere di una trattatistica di tipo<br />
"ideologico", che ricerca il consenso<br />
anche ai "valori" assegnati dal regime<br />
all'industria ed alla sua organizzazione.<br />
Nel 1974 compare la seconda edizione<br />
del "Candura" (Aurora Leg. Cart.<br />
di C. Ce., Pavia pp. 759), "Gli Appunti"<br />
diventano "Elementi di Tecnologia Industriale",<br />
scompaiono i capitoli dedicati<br />
all'igiene del lavoro ed al pronto<br />
soccorso ed il titolo si arricchisce di<br />
quella "antica" dizione "a uso dei cultori<br />
di Medicina del Lavoro" che più di<br />
uno ha considerato o snob o inutile<br />
oppure incomprensibile. Da parte mia,<br />
ho sempre pensato, senza essermi mai<br />
confrontato con nessuno, che con<br />
quella dizione si dovesse intendere che<br />
il libro poteva essere utilmente usato<br />
anche da chi non era in possesso di un<br />
titolo legalmente riconosciuto (di ingegnere,<br />
per esempio) o di una posizione<br />
strutturata ed ufficiale (un medico del<br />
lavoro che non fa parte di una équipe<br />
multidisciplinare con un suo ruolo ben<br />
preciso, come invece è quello del medico<br />
di fabbrica all'interno dell'ufficio<br />
di sicurezza dell'azienda, oppure, oggi,<br />
un medico del lavoro all'interno di un<br />
Servizio di Prevenzione dove convive<br />
con tecnici di vario genere), e cioè che<br />
dovesse essere utilizzato da medici del<br />
lavoro universitari troppo occupati ad<br />
approfondire una qualche specialistica<br />
metodica diagnostica o da medici degli<br />
enti assicurativi o, ancora, da chi si<br />
avvicinava alla medicina del lavoro per<br />
fini molto particolari, uno scrittore di<br />
romanzi o un regista che vuole parlare<br />
di operai o di fabbriche, oppure un sindacalista<br />
od un politico che, per motivi<br />
diversi nelle varie epoche, decide di<br />
agitare con un minimo di competenza<br />
gli argomenti della salute operaia.<br />
Non penso, come vorrebbe qualcuno,<br />
che gli "Elementi" fossero stati destinati<br />
e poi siano stati utilizzati, neppure<br />
nei momenti più propizi, da lavoratori<br />
o delegati di fabbrica, i materiali<br />
da loro prodotti in alcuni anni attingono<br />
ad altre fonti e sono di diverso significato;<br />
dubito fortemente inoltre<br />
che l'opera possa risultare fruibile da<br />
medici di base anche se c'è stato qualcuno<br />
che ha teorizzato una tale strana<br />
eventualità.<br />
Lo confesso, ho ottenuto, utilizzato<br />
e posseggo ancora oggi una copia fotostatica<br />
(illegale), ma ben rilegata in<br />
quattro tomi, degli "Appunti" del 1964.<br />
II fatto era stato gravato soggettivamente<br />
di elementi emotivi oltre che<br />
economici, gli stessi, mi pare di poter<br />
dire, che portavano i cubani a non<br />
aderire alla convenzione internazionale<br />
sui diritti d'autore ed a "fucilare", a<br />
riprodurre illegalmente, negli anni '60,<br />
etichettandoli come "edition revolu-
cionaria", molti libri ed in particolare<br />
quelli scientifici nordamericani, tra i<br />
quali figura un molto importante "handbook<br />
of industrial loss prevention" di<br />
cui conservo religiosamente una copia.<br />
Questa seconda edizione del "Candura"<br />
è risultata opportuna per tanti<br />
motivi, ma principalmente per uno: ha<br />
segnato l'epoca dello sviluppo in Italia<br />
dei Servizi territoriali di medicina del<br />
lavoro, specie di quelli sorti senza tecnici,<br />
dove i medici si dovevano riconoscere<br />
quali veri "cultori della prevenzione<br />
nei luoghi di lavoro", magari<br />
ignorando o mettendo da parte la tossicologia<br />
del berillio, ma volendo sapere<br />
tutto, a partire dal "Candura", sulle<br />
industrie di trasformazione dei metalli,<br />
oppure andando a sbattere la testa da<br />
tante parti, ma prima sul "Candura",<br />
per conoscere la composizione dei<br />
prodotti vernicianti o degli inchiostri<br />
da stampa.<br />
La mitica "mappa dei rischi" o il famoso<br />
"piano di comparto" iniziava (almeno<br />
per chi ci lavorava seriamente,<br />
non limitandosi a teorizzare quegli<br />
strumenti) con Io studio degli "Elementi<br />
di tecnologia industriale". Ed è proprio<br />
perché veniva utilizzato che se ne rilevavano<br />
i "limiti": la mancanza delle indicazioni<br />
di bonifica (rispetto ai rischi<br />
enunciati); la notazione soltanto qualitativa<br />
e non ponderata dei fattori di rischio;<br />
l'obsolescenza, causata necessariamente<br />
dalla troppo rapida, in quegli<br />
anni, evoluzione della tecnologia e dal<br />
mutamento merceologico di molte<br />
delle materie prime; ed altri ancora più<br />
o meno sofisticati, compresa la mancanza<br />
della bibliografia.<br />
A ben vedere si trattava di "limiti"<br />
intrinseci all'opera ma, principalmente,<br />
"positivi", capaci cioè di stimolare la ricerca<br />
(anche da un punto di vista metodologico)<br />
e l'applicazione nelle singole<br />
realtà del gran numero di informazioni,<br />
ben confezionate, contenute<br />
nel grosso volume con coperta di tela<br />
rossa. Penso che non sia sbagliato affermare<br />
che molti lavori scientifici di<br />
medici del lavoro e la moltitudine delle<br />
iniziative mirate di prevenzione, concluse<br />
o non con seminari o con atti a<br />
stampa, prodotti successivamente al<br />
1974 debbano essere visti come il giusto<br />
sviluppo e nel contempo il miglior<br />
riconoscimento per il "Candura", anche<br />
quando esso non veniva espressamente<br />
citato in bibliografia. Penso anzi<br />
che sia stato (relativamente) poco citato<br />
per un motivo principalmente, perché<br />
si è imposto culturalmente come<br />
"standard" minimo da superare ed arricchire,<br />
costringendo gli addetti ai lavori<br />
ad un "livello di tecnologia industriale"<br />
più approfondito e più specifico.<br />
La terza edizione è certamente più<br />
adeguata alle esigenze odierne. Per arrivare<br />
ad una tale affermazione non è<br />
necessario (sarebbe impossibile) leggere<br />
o studiare tutta l'opera, basta la verifica<br />
di alcuni semplici indicatori: l'autore<br />
ha fatto lavorare anche 52 collaboratori,<br />
stranamente (ma non tanto)<br />
tutti tecnici non medici, oppure medici<br />
(con qualche eccezione) dei Servizi territoriali,<br />
raggiungendo ancora come risultato<br />
una estrema omogeneità di<br />
tutta l'opera; tutti i capitoli sono stati<br />
sostanzialmente aggiornati od ampliati<br />
e tra tutti mi piace citare l'aggiornamento<br />
introdotto a proposito della<br />
"fabbricazione dei cappelli di feltro"<br />
(Appendice 13.4.7) dove, essendo stata,<br />
dopo molti decenni di sofferenze<br />
(per i lavoratori) sconfessata la necessità<br />
del "secretaggio" con il nitrato mercurico,<br />
si registra che in sua vece (e<br />
forse con gli stessi risultati, ma anche<br />
se non fosse?) "si impiegano perossido<br />
di sodio in soluzione all'l% in acqua<br />
ovvero anche acqua ossigenata acidulata<br />
con acido solforico".<br />
Le industrie zuccheriere sono diventate<br />
industrie alimentari e conseguentemente<br />
ampliate di molto; compaiono<br />
tre nuovi capitoli, l'industria farmaceutica,<br />
elettronica e biotecnologica, il<br />
secondo dei quali spicca per completezza<br />
ed utilità; gli indici occupano 151<br />
pagine e quello analitico è costruito in<br />
maniera da far distinguere tra produzione<br />
ed impiego della stessa sostanza;<br />
nella nuova edizione sono state arricchite<br />
ed aumentate le note (delle quali<br />
esiste un indice) non trascurabile fonte<br />
di notizie e curiosità (spazianti dalla<br />
"Pirotechnia di Vanoccio Biringuccio" a<br />
"Composizione delle polveri nere in<br />
Ariosto" fino a "Tolstoy e i macelli")<br />
che nel mentre rendono conto del bagaglio<br />
e dell'orientamento culturale<br />
dell'autore, fanno più appassionante la<br />
consultazione del testo; è stato introdotto<br />
un nuovo capitolo sul "Le sostanze<br />
pericolose e le leggi che ne regolano<br />
l'impiego" e poi la maggioranza<br />
dei capitoli (ed anche quelli che comprendono<br />
alcuni miei crucci inesauribili,<br />
come le tinture e gli inchiostri da<br />
stampa) propongono una maggiore attenzione<br />
sulla composizione dei prodotti<br />
commerciali ed industriali, è un<br />
lavoro di Sisifo, le leggi si sovrappongono<br />
e le sostanze nei prodotti cambiano<br />
velocemente, troppo per un archivio<br />
specializzato prodotti/sostanze<br />
ed a maggior ragione per la vita naturale<br />
di un trattato di tecnologia industriale.<br />
11 miglior augurio per questa terza<br />
edizione del "Candura" è che abbia la<br />
ventura di incrociare avvenimenti storico-organizzativi<br />
e quindi di risultare<br />
di somma utilità così come è successo<br />
alla precedente. E un augurio interessato<br />
(l'interesse è dei lavoratori ma anche<br />
di coloro che sono addetti ai lavori<br />
quali tecnici della prevenzione) nel<br />
senso che più esso ha fortuna e viene<br />
utilizzato, maggiore è la probabilità<br />
che si attuino iniziative di prevenzione.<br />
Ma è opportuno fare un altro tipo di<br />
augurio-proposta: una prossima edizione<br />
del "Candura" potrebbe anche essere<br />
più direttamente ispirata (per<br />
esempio sotto il profilo del metodo<br />
della trattazione, degli obiettivi e dei<br />
destinatari da raggiungere) dalla raccolta<br />
sistematica e critica dei materiali<br />
preparati dai Servizi territoriali per le<br />
iniziative di prevenzione o ottenuti come<br />
ricaduta da questi, materiali che<br />
sono già oggi in quantità inimmaginabile,<br />
specie per quanto riguarda i cicli<br />
lavorativi più frequenti nella piccola e<br />
media industria.<br />
Franco Carnevale
Aki Kaurismaki<br />
LA FIAMMIFERAIA<br />
Per scrivere questa recensione ho<br />
deciso di vedere nuovamente questo<br />
film del regista finlandese Aki Kaurismaki<br />
(19921 superando quel certo disagio<br />
che, nella prima visione, mi aveva<br />
impedito di apprezzarlo. Non siamo<br />
più abituati a pensare a condizioni<br />
operaie di vita così tristi, così vuote,<br />
così anonime, così deprimenti. Forse<br />
in questo c'è l'illusione che quel mondo<br />
operaio, rappresentato anche nei<br />
film di Ken Loach, Riff Raff non ci sia<br />
più, almeno nelle sue negatività.<br />
Il film, invece, viaggia nei realismo di<br />
condizioni di vita forse analoghe a<br />
quelle di un'Italia degli anni '70 ma<br />
non riconducibili certamente, almeno<br />
nel nostro immaginario, a nazioni europee<br />
quali la Finlandia del Duemila.<br />
La Finlandia, che taglia alberi, sfogliati<br />
come cipolle, tagliati in minuscoli<br />
frammenti, poi ricoperti di sostanze infiammabili<br />
capaci di accendere con facilità<br />
le sigarette, simbolo di una cronica<br />
ansietà che si vuole in qualche modo<br />
lenire.<br />
La fiammiferaia, operaia di un'azienda<br />
che produce fiammiferi in scatola,<br />
come nella favola di H.C. Andersen,<br />
vive nel freddo non solo metereologico<br />
ma umano. La sua vita scorre tra la<br />
fabbrica dove il lavoro è semplice, banale,<br />
monotono, ripetitivo, stancante,<br />
rumoroso, non alleviato neanche dalla<br />
presenza di compagni/e di lavoro. Eliminare<br />
ogni giorno decine di scatole di<br />
fiammiferi mal etichettati, in linea, a<br />
ritmo della macchina, in piedi, sola, è il<br />
suo compito principale. Agli inizi del<br />
secolo avrebbe ugualmente lavorato<br />
all'inscatolamento dei fiammiferi manuale<br />
non meccanico, correndo non il<br />
rischio dell'alienazione ma della deturpazione<br />
del viso per la necrosi del mascellare<br />
dovuta al fosforo bianco.<br />
li tempo in cui si nasce è anche la<br />
malattia di cui si muore! Ma anche<br />
fuori della fabbrica non c'è vita. La città<br />
è squallida, i divertimenti scarsi e<br />
obbligati, la casa fredda e inospitale.<br />
Ma la speranza si accende con il magro<br />
guadagno di fine mese, con l'acquisto<br />
di un bel vestito a fiori, con il<br />
desiderio di vivere sentimenti ed emozioni.<br />
Tutto ciò verrà però frustrato da<br />
una famiglia parassita, da un incontro<br />
sbagliato, da una maternità rinnegata.<br />
Così la speranza muore e nasce il desiderio<br />
di vendetta.<br />
Uccidere chi non sente, chi non capisce,<br />
chi ti lascia sola nella solitudine<br />
quotidiana, chi vive del tuo guadagno.<br />
L'aggressività viene dunque rivolta non<br />
verso se stessa ma verso gli altri, i portatori<br />
del gelo, uccisi con un tale senso<br />
di liberazione da eliminare il rumore<br />
costante, ritmato delle macchine, finalmente<br />
sostituito dal suono di una dolce<br />
canzone ballabile.<br />
La piccola/grande fiammiferaia non<br />
salirà al cielo tra le braccia della nonna,<br />
riscaldata dai fiammiferi accesi, ma<br />
rimarrà sulla terra fredda nella ricerca<br />
di un senso per vivere forse ritrovato<br />
proprio nella capacità di opporsi a "crimini"<br />
non legalmente riconosciuti ma<br />
altrettanto capaci di uccidere.<br />
Silvana Salerno<br />
}amen L. Weeks, Barry S. Levy,<br />
Gregory R. Wagner<br />
PREVENTING OCCUPATIONAL<br />
DISEASE AND IN]URY<br />
0<br />
Dal nostro "corrispondente" negli<br />
Stati Uniti riceviamo questa interessante<br />
pubblicazione realizzata con intenti<br />
didattici e divulgativi dall'American Public<br />
Health Association, l'associazione<br />
di Public Health (termine non facilmente<br />
traducibile in italiano) di quella<br />
nazione.<br />
Si tratta di un corposo volumetto di<br />
750 pagine formato tascabile, costruito<br />
a mo' di bigino di medicina del lavoro.<br />
In una prima sezione si discute del<br />
contesto sociale e legislativo (statunitense)<br />
nel quale si inseriscono le azioni<br />
di tutela e promozione della salute e<br />
sicurezza di chi lavora.<br />
Nella seconda parte, organizzati alfabeticamente,<br />
si susseguono tutti i<br />
termini di comune uso per la definizione<br />
delle entità nosologiche legate alla<br />
nocività negli ambienti di lavoro. Di<br />
ogni malattia o sindrome o disturbo si<br />
dà una sintetica descrizione, se ne descrive<br />
la frequenza e diffusione, le cause,<br />
la fisiopatologia e le norme di prevenzione.<br />
La terza parte infine tratta in modo<br />
riassuntivo alcuni argomenti particolarmente<br />
rilevanti quali, per esempio,<br />
la definizione degli "Eventi-Sentinella " ,<br />
la patologia muscoloscheletrica, quella<br />
tumorale. Chiarezza espositiva, semplicità<br />
(mai banale) terminologica, aggiornamento<br />
scientifico confermano nel libro<br />
la sapienza didattica dalla scuola<br />
anglosassone per quel che riguarda il<br />
lessico scientifico. Si tratta insomma<br />
del frutto maturo di una scuola scientifica<br />
per molti versi differente dalla nostra,<br />
ma certamente ricca di suggerimenti<br />
per noi.<br />
Infine uno stimolo: l'essere questo<br />
volumetto uscito per i tipi di un'associazione<br />
scientifica come I'APHA, l'aver<br />
ricevuto il sostegno di un importante<br />
sindacato operaio come I'United<br />
Mine Workers of America, stimolano<br />
una possibile emulazione da parte<br />
della SNOP. Credo che SNOP sia matura<br />
per proporsi come autrice di un<br />
qualcosa di simile magari proprio prendendo<br />
spunto dal lavoro dei colleghi<br />
americani.<br />
Alberto Baldasseroni<br />
Stefano Beccastrini, Antonio Manti e<br />
GiulioAndrea Tozzi<br />
TRA 1L DIRE E IL FARE<br />
Materiali didattici per la formazione<br />
del delegato alla prevenzione<br />
Regione Liguria .<br />
USL 90 Genova Valle Scrivia<br />
pagg. 1<strong>23</strong><br />
.. pur nella crescente varietà e variabilità<br />
dei mestieri esercitati, il sindacalista<br />
compare essenzialmente come<br />
un artigiano indotto a cooperare con<br />
altri, dedito alla comunicazione, richiesto<br />
di apprendere ed interpretare, infine<br />
un organizzatore di risorse umane..."<br />
Bruno Manghi.<br />
Ho carpito questa citazione dal libro<br />
perché ci riporta ad un'epoca di partecipazione<br />
formidabile dove la questione<br />
della formazione alla conoscenza (e<br />
alla lotta per cambiare) era sicuramente<br />
meno sopita di oggi.<br />
Già il titolo di questo tempestivo<br />
manuale dei tre soci e colleghi tra i più<br />
attenti da sempre ai problemi di comunicazione<br />
"Tra il dire ed il fare" pone<br />
ai tanti di noi che si ostinano a fare<br />
senza far fare, dire senza ascoltare e a<br />
vedere senza fare vedere, un problema:<br />
ii confronto tra ricerca ed esperienza<br />
di lavoro.<br />
E quando si parla di lavoro non si<br />
parla solo del nostro ma anche di<br />
quello degli altri attori sociali, siano imprenditori,<br />
lavoratori e sindacalisti, magistrati,<br />
amministratori pubblici.<br />
Ecco che allora le riflessioni, il percorso<br />
didattico e i materiali suggeriti<br />
servono innanzitutto a noi prima che<br />
ad altri e se .-- come speriamo - la<br />
questione del delegato alla sicurezza (o<br />
alla prevenzione come vorremmo fosse<br />
chiamato) si sbloccasse sia al Parlamento<br />
che nel modo di funzionare del<br />
Sindacato oggi, ecco che questo manuale<br />
acquista un'ulteriore utilità ed<br />
attualità, sempre che vogliamo cogliere<br />
questa occasione.<br />
Laura Bodini<br />
da richiedere agli autori<br />
USL 70 - Via Jori, 30 A<br />
Genova - tel. 010/490050
DIRETTIVO SNOP<br />
EMILIA ROMAGNA<br />
Graziano Frigeri<br />
(Presidente SNOP)<br />
SMIPL - USL n. 7<br />
via loschi, 3<br />
43013 Langhirano (PR)<br />
Tel. 0521/858163-852710<br />
Fax 0521/8537<strong>23</strong><br />
Eva Francesconi<br />
(segretario regionale)<br />
SMIPL - USL n. 37<br />
c.so Beccarmi, 16<br />
48018 Faenza (RA)<br />
Tel. 0546/673755<br />
Fax 0546/664789<br />
Luigi Salizzato<br />
USL n. 39<br />
via Fiorenzuola, 1<br />
470<strong>23</strong> Cesena (FO)<br />
Tel. 0547/35<strong>24</strong>83<br />
VENETO<br />
Emilio Ciprani<br />
(segretario regionale)<br />
SPISAL - USL n. 26<br />
via Foro Boario, 28<br />
37012 Bussolengo (VR)<br />
Tei. 045/6700500<br />
Marcello Poti<br />
SPISAL-USSL n. 20<br />
via P. Cosma, 1<br />
35012 Campo Sampiero (PD)<br />
Tel. 0493790500<br />
PIEMONTE VALLE D'AOSTA<br />
Andrea Dotti<br />
(segretario regionale)<br />
SISL - USSL n. 1<br />
via Lombroso, 16<br />
10125 Torino<br />
Tel. 011/6502148-5754290<br />
Fax 011/6503149<br />
LIGURIA<br />
Rossella d'Acqui<br />
(segretario regionale)<br />
USL n. 10<br />
via Jori, 30/A<br />
16159 Genova<br />
Tel. 010/730131<br />
Claudio Calabresi<br />
(Ufficio di Presidenza)<br />
UOISAL n. 18<br />
corso Genova, 10<br />
16043 Chiavari<br />
Tel. 0185/329261<br />
Fax 0185/329283<br />
FRIULI<br />
Cristina Driussi<br />
(segretario regionale)<br />
USL n. 6<br />
via Sottomonte, 8<br />
33038 S. Daniele del Friuli (UD)<br />
Tel. 0432/955674<br />
Fax 0432/949355<br />
LOMBARDIA<br />
Laura Bodini<br />
(vicepresidente SNOP<br />
direttore rivista)<br />
UOTSLL - USSL n. 65<br />
via Oslavia, 1<br />
20099 Sesto S. Giovanni (MI)<br />
Tel. 02/<strong>24</strong>99631<br />
Fax 02/262<strong>23</strong>083<br />
Elio Tagliabue<br />
(segretario regionale)<br />
UOTSLL - USSL n. 12<br />
via Cavour, 10<br />
22063 Cantù (CO)<br />
Tel. 031/705330<br />
Fax 031/715716<br />
Enrico Cigada<br />
(tesoreria)<br />
Servizio n. 1 - USSL n. 65<br />
via Oslavia, 1<br />
20099 Sesto S. Giovanni (Ml)<br />
Tel. 02/<strong>24</strong>99625<br />
Fax 02/262<strong>23</strong>083<br />
TOSCANA<br />
Domenico Taddeo<br />
(segretario regionale)<br />
SPISLL - USSL n. 17<br />
viale Europa<br />
56022 Castelfranco dl Sotto (PI)<br />
Tel, 0571/269625<br />
Fax 0571/269649<br />
LAZIO<br />
Aurora di Marzio<br />
(segretario regionale)<br />
USL RM/7<br />
viale della Letteratura, 14<br />
00144 Roma<br />
Tel. 06/5922707<br />
MARCHE<br />
Giuliano Tagliavento<br />
(segretario regionale)<br />
Settore Med. del Lavoro USL<br />
n. 13<br />
vicolo Talleoni, 2<br />
60027 Osimo (AN)<br />
Tel. 071/7130330<br />
Fax 071/7130209<br />
UMBRIA<br />
Armando Mattioli<br />
(segretario regionale)<br />
via del Campanile, 12/A<br />
06034 Foligno (PG)<br />
Tel. 0742/20502<br />
SARDEGNA<br />
Antonio Omnis<br />
(segretario regionale)<br />
USL n. 15<br />
via Tirso, 71<br />
09037 5. Gavino<br />
Tel. 070/9375204<br />
ABRUZZO<br />
Silverio Gatta<br />
(segretario regionale)<br />
Servizio Medicina del Lavoro<br />
via della Stazione<br />
65026 Scafa (PE)<br />
Tel. 085/8541276<br />
CAMPANIA<br />
Felice dell'Armi<br />
(segretario regionale)<br />
USL n. 4<br />
C. da Riverano<br />
830<strong>24</strong> Monteforte Irpino (AV)<br />
Tel. 0825/203168<br />
CALABRIA<br />
Cirillo Bernardo<br />
(segretario regionale)<br />
UOML<br />
via Discesa Poerio, 3<br />
88100 Catanzaro<br />
Tel. 0961/887111<br />
Fax 0961/747556<br />
PUGLIE<br />
Fulvio Longo<br />
(segretario regionale)<br />
USL BA/14<br />
via Lecce, 5<br />
Casamassima (BA)<br />
Tel. 080/674832<br />
ALTRI RIFERIMENTI<br />
Antonio Cristofolini<br />
Servizio Medicina del Lavoro<br />
via Malta, 6<br />
38100 Trento<br />
Tel. 0461/<strong>23</strong>0030<br />
Stefan Faes<br />
via Amba Alagi, 5<br />
39100 Bolzano<br />
Tel. 0471/286530<br />
Francesco Garufi<br />
Igiene del Lavoro<br />
via Vaccaro, 5<br />
90145 Palermo<br />
Tel. 091/696328<br />
Sergio Scorpio<br />
via Conca Casale, 15<br />
86079 Venafro (IS)