11.05.2015 Views

Numero 23/24 - Snop

Numero 23/24 - Snop

Numero 23/24 - Snop

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

SNOP<br />

Rivista trimestrale della Società nazionale<br />

degli operatori della prevenzione<br />

NUMERO DOPPIO <strong>23</strong>-<strong>24</strong><br />

GIUGNO-SETTEMBRE<br />

Autorizzazione Tribunale di Milano n.<br />

416 del 2517!86<br />

Direttore respons. Giancarlo D'Adda<br />

Direttore: Laura Bodini<br />

Vicedirettore: Alberto Baldasseroni<br />

Prog. grafico e disegni: R. Maremmani<br />

Redazione: Milano, via Mellerio 2<br />

sped. in abb. postale gruppo IV (70%)<br />

Stampa: Cooperativa editoriale "Nuova<br />

Brianza"<br />

22065 Cassago B.za (Co)<br />

Tel. 039/9210981 - 3 linee r.a.<br />

Abbonamenti<br />

Lire 20.000 per quattro numeri<br />

Lire 30.000 per otto numeri<br />

Tramite versamente postale su cc n.<br />

2001<strong>24</strong>07 intestato a SNOP - Società<br />

Nazionale - Via Ciamician 2, Bologna,<br />

indicando la causale del versamento e<br />

l'indirizzo a cui spedire la rivista.<br />

Prezzo lire: 5.000<br />

Dallo statuto SNOP<br />

Art. 7 - E costituita l'Associazione denominata<br />

"Società Nazionale Operatori<br />

della Prevenzione', in sigla SNOP,<br />

con finalità scientifiche e culturali e<br />

con l'obiettivo di:<br />

- promuovere conoscenze ed attività<br />

che sviluppino la prevenzione e la tutela<br />

del benessere psicofisico dei lavoratori<br />

e della popolazione in relazione<br />

ai rischi derivanti dall'attività produttiva;<br />

- sostenere l'impegno politico e culturale<br />

per lo sviluppo di un sistema integrato<br />

di servizi pubblici di prevenzione<br />

negli ambienti di vita e di lavoro, finalizzato<br />

alla rimozione dei rischi derivanti<br />

dalle attività produttive;<br />

- favorire lo scambio di esperienze e<br />

informazioni fra gli operatori ed il confronto<br />

sulla metodologia ed i contenuti<br />

dell'attività per raggiungere l'omogeneità<br />

delle modalità di intervento e<br />

della qualità di lavoro a livello nazionale;<br />

- promuovere un ampio confronto<br />

con le istituzioni, le forze sociali e le altre<br />

Associazioni scientifiche su questi<br />

temi; diffondere l'informazione e la<br />

cultura della prevenzione.<br />

SOMMARIO<br />

EDITORIALE<br />

Patti chiari<br />

di Laura Budini PAGINA 3<br />

CORSIVO<br />

Newsnop<br />

di Giallolmone PAGINA 4<br />

LETTERE PAGINA 5<br />

CONTRIBUTI<br />

II ruolo dei servizi<br />

nelle questioni ambientali<br />

di Giancarlo Ruffini PAGINA 7<br />

Un'inchiesta<br />

sull'attività dei servizi<br />

(1a parte)<br />

di Nedo Baracani<br />

Sauro Garzi<br />

e Fulvio D'Orsi PAGINA 12<br />

Servizi di prevenzione<br />

e organi di vigilanza<br />

di Graziano Eriger/ PAGINA 15<br />

GRUPPI DI LAVORO<br />

Sistema informativo<br />

e Qaulity, Assurance<br />

di Alberto Baldasseroni PAGINA 19<br />

Prospettive di lavoro<br />

sul sistema informativo<br />

di Claudio Calabresi PAGINA 20<br />

Innovazione Tecnologica<br />

di Silvana Salerno<br />

e Giuseppe Leocata PAGINA 21<br />

Osservatorio Edilizia<br />

a cura di Flavio Coato PAGINA 22<br />

INIZIATIVE SNOP<br />

Operazione Prevenzione Sud<br />

di Fulvio Longo<br />

e Franco Garufi PAGINA <strong>24</strong><br />

EUROPEAN OUTLOOK PAGINA 26<br />

Progetto agricoltura<br />

a cura<br />

del Gruppo Agricoltura PAGINA 30<br />

Torino 3<br />

a cura di Andrea Dotti<br />

Claudio Calabresi<br />

e Paolo Ricci<br />

APPROFONDIMENTI<br />

DL 277 Art. 41<br />

di Paolo Ricci<br />

PAGINA 32<br />

PAGINA 36<br />

NOTIZIARIO<br />

Lavoratrici madri<br />

e radiazioni<br />

di Armando Mattioli PAGINA 38<br />

Eppur si muove<br />

di Domenico Taddeo PAGINA 40<br />

Iso 1999<br />

di Giuseppe Paludi PAGINA 41<br />

DOC<br />

Alla ricerca<br />

delle malattie perdute PAGINA 45<br />

Malformazioni congenite<br />

di Laura Budini PAGINA 46<br />

TUTTI IN POLTRONA PAGINA 48<br />

DIRETTIVO SNOP PAGINA 51<br />

In copertina: Arrivo di Hernan Cortez<br />

a Vera Cruz (particolare) 7951; da Storia<br />

del Messico, affresco di Diego Rivera.<br />

Città del Messico.<br />

Comunicazione<br />

Abbiamo aperto uno sportello informazioni<br />

SNOP presso l'Istituto Ambiente<br />

Europa - via E. Filai, 15 - 20126<br />

Milano - tel. 02/27002662 fax:<br />

02/27002564<br />

SUL PROSSIMO<br />

NUMERO TROVERETE<br />

I nostri impegni europei dopo<br />

Sheffield<br />

di Graziano Frigeri<br />

La conferenza di Rio: e noi cosa<br />

c'entriamo?<br />

di Fabio Terragni<br />

e Mercedes Bresso<br />

Auditing ambientale e USL:<br />

di Carlo Bossi<br />

Verso il Convegno SNOP del '93<br />

a cura del direttivo nazionale<br />

Delegato alla prevenzione:<br />

un'occasione da non perdere<br />

di Franco Rampi<br />

Speciale direttive CEE sull'ambiente<br />

a cura di Luciano Seller<br />

Apprendisti: è tempo di fare<br />

il punto<br />

di Alberto Baldasseroni


PATTI CHIARI<br />

Quando questo editoriale sarà<br />

stampato molti eventi saranno già<br />

compiuti, Alcuni avvenimenti planetari<br />

certamente, come la conferenza mondiale<br />

di Rio de Janeiro di questo giugno<br />

1992. Altri, di minore portata, come un<br />

vero rinnovato governo per l'Italia, forse<br />

saranno ancora incerti, ma per tutti<br />

noi qualcosa è cambiato.<br />

"Cli ultimi 4 anni, che possiamo simbolicamente<br />

fare cominciare dalla pubblicazione<br />

della famosa copertina del Times<br />

sul pianeta in pericolo, sono stati<br />

un periodo di straordinaria importanza<br />

per l'avvenire della politica ambientale...<br />

la consapevolezza della gravità<br />

della situazione ha investito Nord e<br />

Sud del mondo.<br />

La coscienza ambientale si è evoluta...<br />

se qualcuno pensava che questa<br />

fosse una moda passeggera si è sbagliato<br />

di grosso. Negli ultimi anni è successo<br />

di tutto: dalla riunificazione tedesca<br />

alla guerra del golfo, alla dissoluzione<br />

dell'Unione Sovietica; ma è certo<br />

che tutte le forze politiche devono fare<br />

i conti nei loro programmi con una coscienza<br />

ecologica che investe strati<br />

sempre più vasti dell'opinione pubblica<br />

e che chiede di ripensare politiche fondamentali,<br />

come quelle dello sviluppo<br />

e della difesa...", così si esprimeva Carlo<br />

Ripa di Meana, commissario CEE al-<br />

/Ambiente in un'iniziativa a Milano,<br />

prima della conferenza di Rio.<br />

A ben vedere, durante la recente<br />

campagna elettorale i problemi della<br />

qualità dello sviluppo, ad esempio la<br />

cooperazione tecnologica, o i grandi<br />

temi economici legati all'ambiente e<br />

più in generale allo sviluppo sostenibile<br />

(scelte produttive, politiche fiscali come<br />

la tassa sulla C02 o sull'energia,<br />

forme di bonus-malus, cassa integrazione<br />

"verde"), sono rimasti in ombra.<br />

Non che altri paesi siano meglio. Gli<br />

USA, per voce del presidente Bush,<br />

continuano a sabotare le politiche sui<br />

CFC o sulla diminuzione delle emissioni<br />

di C02, il Giappone ha mantenuto<br />

per molto tempo un profilo basso, nascondendosi<br />

dietro gli Stati Uniti, ma<br />

recentemente ha preso posizioni di sostegno<br />

alla convenzione sulla biodiversità<br />

o alla stabilizzazione delle emissioni<br />

di anidride carbonica ed ha avanzato<br />

proposte su tasse ambientali "pesanti"<br />

per i paesi sviluppati per finanziare<br />

le bonifiche e per cambiare i consumi.<br />

I paesi dell'Est sono gravati da problemi<br />

ambientali gravissimi, i paesi del<br />

terzo mondo rischiano una scelta tra<br />

uno sviluppo mancato e uno sviluppo<br />

basato sugli errori.<br />

Il Canada, l'Australia, con la Comu-<br />

EDITORIALE<br />

di Laura Bodini<br />

nità Europea, potranno diventare attori<br />

chiave in questo momento?<br />

E noi? Surriscaldati dal buco di ozono<br />

e schiacciati da questi grandi temi<br />

continueremo a lavorare tenaci (o<br />

ignari?), nei nostri amati servizi di prevenzione,<br />

come avamposto per assicurare<br />

nel nostro piccolo il mantenimento<br />

dell'equilibrio ecologico del pianeta?<br />

Nessuno a questo punto si permetta<br />

di pensare al deserto dei tartari.<br />

Certamente dovremo ripetere -<br />

come un salmo del mattino - quella<br />

bella frase dell'Organizzazione Mondiale<br />

della Sanità: "pensare globalmente<br />

e agire localmente", già titolo di un<br />

altro editoriale.<br />

In questi ultimi mesi, dopo la 277 e<br />

la campagna elettorale, molti di noi<br />

hanno imparato a essere meno "riservati".<br />

Stiamo finalmente capendo che<br />

non basta lavorare bene se non lo sa<br />

BOCADILLOS<br />

Note del direttore<br />

In questo numero doppio (!), contributi<br />

di riflessione e di studio di Baracani<br />

e Ruffini; alcuni spunti di lavoro "diverso"<br />

su DOC: malformazioni e Parkinson;<br />

le conclusioni delle nostre<br />

grandi iniziative primaverili di Torino<br />

(infortuni e tumori professionali) e Bari<br />

(Operazione prevenzione Sud e Progetto<br />

Agricoltura).<br />

La Fiera Ambiente e Lavoro di Modena<br />

ci attende 1'8 ottobre con una<br />

grande iniziativa sull'archivio soluzioni<br />

e il concreto tema della fattibilità tecnologica.<br />

Appuntamento di settembre<br />

a Sheffield, anche se saranno pochi gli<br />

eletti che se la fileranno "all'inglese"<br />

dall'amata Patria per confrontarsi con<br />

un po' di mondo.<br />

Un punto su Progetto obiettivo sicurezza<br />

in edilizia, mentre è sempre fermo<br />

quello sull'ambiente urbano.<br />

In vista del prossimo Convegno<br />

SNOP del '93 un grande gemellaggio<br />

tra il gruppo di lavoro sulla VRQ e<br />

quello sul sistema informativo, in verità<br />

un po' disperso dopo l'iniziativa di Genova<br />

dell'88.<br />

Come sempre, buone vacanze e<br />

buon lavoro.<br />

nessuno, non basta avere un modello<br />

moderno e razionale di intervento,<br />

avere pensato alla rete dei servizi multireferenti,<br />

all'Agenzia di prevenzione,<br />

al coordinamento tra i tanti attori sociali<br />

ed istituzionali se poi chi fa le leggi,<br />

chi destina fondi, è strattonato una<br />

volta dal funzionario del Ministero del<br />

Lavoro, un'altra volta da quello dell'Industria<br />

(e quello della Sanità? direte<br />

voi...), e poi c'è la Confindustria, gli<br />

amici della tal mega struttura che ottiene<br />

finanziamenti e potere.<br />

Agire da lobby? Se questo ha voluto<br />

dire avere raccolto insieme all'Associazione<br />

Ambiente e Lavoro molte significative<br />

firme "trasversali" di parlamentari<br />

(i primi firmatari eletti sono a pagina<br />

35), o avere promosso continuamente<br />

e in più occasioni (dal medico<br />

competente, ad Operazione prevenzione<br />

Sud...), un confronto ed una collaborazione<br />

tra chi non si parlava (Sanità,<br />

Ambiente, Lavoro), piuttosto che<br />

tra ISPESL e INAIL, allora stiamo finalmente<br />

diventando una lobby.<br />

Se questo vuoi dire che sempre di<br />

più ed in modo sempre più fisiologico i<br />

grandi temi della sanità pubblica e della<br />

politica ambientale stanno diventando<br />

familiari nelle nostre iniziative e nelle<br />

nostre produzioni scientifiche, possiamo<br />

affermare di avere vinto una prima<br />

battaglia interna, anche se "invadere<br />

il campo" degli "intoccabili" ci sta<br />

procurando qualche nemico tra vecchie<br />

e nuove parrucche accademiche<br />

e burosauri di palazzo.<br />

Stiamo, anche se tardivamente, diventando<br />

un po' più laici.<br />

L'unico operatore della prevenzione<br />

eletto in Parlamento è contemporaneamente<br />

iscritto a <strong>Snop</strong> e alla Lega<br />

Nord.<br />

La 277 ci ha posto - come operatori<br />

e come Associazione - tante richieste<br />

di incontri, corsi, consulenze<br />

con e per gli imprenditori; segno finalmente<br />

che i nostri servizi sono diventati<br />

un punto di riferimento istituzionale<br />

e scientifico cui non è possibile<br />

prescindere.<br />

La nuova legge (che dovrà essere ripresa<br />

e modificata dai firmatari del<br />

Patto), sul delegato alla sicurezza (o<br />

meglio alla prevenzione), potrà riaprire<br />

una stagione di formazione di<br />

quadri e delegati che dovrà vedere in<br />

prima linea i servizi territoriali. Ma<br />

queste possibilità saranno vuote se<br />

continua ad arretrare il fronte dei diritti<br />

di cittadinanza dei lavoratori.<br />

Le direttive CEE sulla sicurezza che<br />

dovranno essere recepite entro agosto<br />

del '93 nella legge comunitaria, sono<br />

state oggetto di un primo commento


"preventivo" da parte di un gruppo di<br />

eroi della SNOP e stampate in Due<br />

Dossier di Ambiente e Lavoro.<br />

Così si sta cercando di fare per quelle<br />

sull'ambiente.<br />

Non potrà essere allentata la vigilanza<br />

sul Parlamento per il recepimento di<br />

tutte queste direttive, che saranno la<br />

base legislativa del nostro lavoro futuro,<br />

e che ha portato alla nascita del<br />

cartello Rimedia '91.<br />

Il rischio, e i contributi di Rullini e<br />

Frigeri su questo numero sono una testimonianza,<br />

è diventare dei soli passacarte,<br />

degli azzeccagarbugli moderni<br />

tra valori limite sorpassati o sfiorati, lasciando<br />

in soffitta l'esperienza originale<br />

e la portata culturale e scientifica del<br />

nostro lavoro di questi anni.<br />

Ma tutte queste sono chiacchere se<br />

saremo sempre quattro gatti.<br />

L'articolo di Longo e Garufi su Operazione<br />

prevenzione Sud che troverete<br />

nella rubrica "Iniziative SNOP" è sufficientemente<br />

spietato. Molte Istituzioni,<br />

gran parte del Parlamento precedente,<br />

molte Regioni, molte Amministrazioni<br />

di USL sono rimaste in questi decenni<br />

completamente indifferenti al loro ruolo<br />

di garantire in tutto il paese il rispetto<br />

delle leggi sulla sicurezza del lavoro,<br />

sull'ambiente, sull'igiene edilizia o degli<br />

alimenti.<br />

Sarà proprio questo il primo punto<br />

sul quale "azzannare ai polpacci" i parlamentari<br />

firmatari del Patto.<br />

Combattere reti parallele (che saranno<br />

puntualmente riproposte); sostenere<br />

il decentramente territoriale e la<br />

centralità delle Regioni; fare stanziare<br />

almeno il 10% del bilancio di Sanità e<br />

Ambiente per i dipartimenti di prevenzione;<br />

fare della formazione del personale<br />

e della verifica di qualità finalmente<br />

una battaglia politica seria dopo<br />

anni (ad eccezione delle solite tre o<br />

quattro Regioni), di mortificazioni e di<br />

finanziamenti clientelari.<br />

Così quanto si affermava sul Piano<br />

sanitario, nell'editoriale del numero<br />

scorso, andrà ripreso e promosso, se<br />

vogliamo che non solo di tagli ma di<br />

programmi si parli nella sanità.<br />

Queste alcune delle battaglie che ci<br />

aspettano. E quando qualcuno pensa<br />

che stiamo facendo troppa politica ed<br />

addirittura ci siamo messi in testa di<br />

parlare "con il palazzo " , vorrei ricordare<br />

che molti di noi credono ancora ad<br />

ideali sociali, quali il diritto alla salute,<br />

all'ambiente, all'istruzione, alla formazione<br />

e al lavoro (per citare l'amato<br />

Norberto Bobbio nell'intervista su Repubblica<br />

del 17 aprile), e che l'osservatorio<br />

territoriale dei servizi di prevenzione<br />

è un punto formidabile di lavoro<br />

scientifico e civile.<br />

Molti di noi si accorgono prima e<br />

più di altri che però "fanno opinione"<br />

(politici di professione, giornalisti di grido,<br />

sociologi da tavolino, ambientalisti<br />

da salotto...), di quanto quotidiana sia<br />

l'emergenza emigrati nel lavoro (e<br />

quanti infortuni "vecchi" dovremo indagare...),<br />

di come pesi l'innovazione<br />

tecnologica di cui tanto si parla a proposito<br />

e a sproposito, di come sia importante<br />

avere un sistema informativo<br />

unitario territoriale per dare informazione<br />

alla popolazione o fare dei programmi<br />

di intervento; l'emergenza rifiuti<br />

o l'inquinamento dell'aria nelle<br />

aree urbane o l'uso indiscriminato di fitofarmaci<br />

in agricoltura ha per noi una<br />

quotidianità che va ben oltre le mode<br />

o le copertine shock dei settimanali.<br />

Insomma qualsiasi tipo di accordo o<br />

impegno multilaterale, multiregionale,<br />

presente, passato e futuro in materia<br />

di gestione des grandi fenomeni ecologici,<br />

la proposizione di nuovi ed interessanti<br />

strumenti di analisi e di gestione<br />

(a cominciare dall'auditing ambientale<br />

per le imprese), che riguardano<br />

NEWSNOP<br />

L'altro giorno sono passato in Redazione<br />

e tutti erano parecchio agitati;<br />

dicevano che in autunno avrebbero<br />

cambiato vestito. Che c'è di strano,<br />

faccio io, e intanto pensavo alla tintoria,<br />

alla naftalina e a tutto il resto.<br />

Mi hanno guardato male e uno di<br />

loro ha specificato che il vestito lo<br />

avrebbero cambiato al bollettino. Gli<br />

ho risposto che facevano bene e che<br />

era ora. 5i sono offesi, mi hanno detto<br />

di non illudermi e che il vestito tutto<br />

nuovo non sarebbe stato di certo. A<br />

quel punto ho fatto il sarcastico e ho<br />

chiesto se avevano per caso in mente<br />

di comprarlo usato. Dopo un "vai a<br />

farti fottere " , uno ha sentenziato che la<br />

copertina doveva assolutamente rimanere,<br />

un altro che se toglievano i disegni<br />

dovevano togliere anche lui, un<br />

terzo ha tirato in ballo la democrazia<br />

dei titoli tutti uguali; io ho domandato<br />

che cavolo pensavano allora di cambiare.<br />

11 carattere, mi hanno risposto.<br />

Quasi quasi m'incazzavo: e tutto quello<br />

che abbiamo sostenuto fino a ora,<br />

tutto da buttare? Hanno fatto la faccia<br />

schifata. Non si tratta del carattere della<br />

rivista, pare, ma del carattere tipografico,<br />

e così ho. fatto anche la figura<br />

dello scemo. Adotteranno un carattere<br />

inglese, più leggibile ed elegante, dicono.<br />

Ho pensato che la storia dell'Europraticamente<br />

tutti i paesi del pianeta,<br />

rischia di avere poco senso all'infuori<br />

della definizione e messa in opera di<br />

strumenti di controllo. E una vera e<br />

propria questione "istituzionale" della<br />

politica ambientale che va affrontata e<br />

risolta.<br />

Ecco che allora si torna all'inizio di<br />

questo editoriale. Dopo il grande scossone<br />

elettorale ci sono le premesse<br />

perché finalmente dopo 12 anni dalla<br />

Riforma Sanitaria si ricominci a dare<br />

autonomia a Regioni e territori, perché<br />

si valuti come si spendono i soldi nella<br />

prevenzione, perché la trasparenza<br />

amministrativa e dei programmi non<br />

siano parole vuote?<br />

E se il grande tema del lavoro al<br />

centro del programma politico (e speriamo<br />

non solo elettorale) di alcune<br />

forze del paese e la questione morale<br />

che sta scuotendo ogni angolo della<br />

Pubblica Amministrazione (chi scrive<br />

sta di casa a Tangentopoli), non verranno<br />

abbandonati, potremo riprendere<br />

con più forza il nostro impegno.<br />

pa deve averli gasati un tantino, ma<br />

non l'ho detto. Poi uno è saltato su a<br />

spiegarmi che non si poteva più lavorare,<br />

che tutto era rigido, impacchettato,<br />

funereo, stantio e un sacco di altre<br />

brutte cose. L'ho lasciato dire, ma dovevo<br />

avere stampata in faccia la mia<br />

perplessità, perché un altro mi ha pedantemente<br />

spiegato della gabbia, dei<br />

filetti, del box titoloni, tutta roba inutile<br />

a sentir lui, orpelli, e che invece ci<br />

volevano inserimenti in giustezza, entrate<br />

dal vivo, richiami sgranati dell'immagine<br />

guida, retinature. Sarà la famosa<br />

moviola? Hanno disquisito per un<br />

po', si sono saltati addosso con le citazioni,<br />

hanno litigato, hanno tirato in<br />

ballo la professionalità, tanto che mi<br />

andavo confortando nell'idea che deve<br />

proprio trattarsi della moviola, e<br />

così mi stava prendendo un abbiocco,<br />

quando mi arriva all'orecchio la storia<br />

del colore. Si, proprio il colore giallo di<br />

SNOP, che potrebbero anche decidere<br />

di cambiare.<br />

A quel punto non ci ho visto più e<br />

balzando in piedi sulla sedia gli ho<br />

cantato chiaro e tondo che io verdecimadirapa<br />

non sarei diventato di certo<br />

e me ne sono andato sbattendo la<br />

porta. Staremo a vedere.<br />

il vostro, per adesso,<br />

Giallolimone<br />

P.S. - Notizia dell'ultima ora: la proposta<br />

di cambiare colore è rientrata.


LETTERE<br />

DA TRIESTE<br />

I PROBLEMI DEL<br />

MEDICO COMPETENTE<br />

La circolare ministeriale 8/2/92 "Medico<br />

competente", pone alcuni problemi<br />

riguardo all'attività dei Servizi di<br />

medicina del lavoro, in particolare<br />

quando di essa vengano date letture<br />

restrittive.<br />

I sottoscritti medici del lavoro del<br />

Friuli-Venezia Giulia sentono l'esigenza<br />

di porre all'attenzione degli operatori<br />

dei Servizi di medicina del lavoro alcune<br />

considerazioni in merito.<br />

Per chiarezza si fanno alcune premesse:<br />

1) si dà per acquisito che le attività<br />

di controllo medico preventivo e<br />

periodico non possono far carico istituzionalmente<br />

sui servizi; 2) si ritiene<br />

fatto positivo che almeno larga fetta di<br />

tali attività sia comunque a carico del<br />

SSN, attraverso personale dipendente<br />

o convenzionato, benché sorgano<br />

molti dubbi sulla reale volontà di Stato<br />

e Regioni a provvedere in tal senso.<br />

Fatte tali premesse, si ritiene fatto<br />

negativo e pericoloso negare la possibilità<br />

di effettuare le attività proprie del<br />

medico competente ai medici dei Servizi<br />

non UPG. Ciò si tradurrebbe di fatto<br />

nell'impossibilità da parte dei Servizi<br />

di effettuare una sorveglianza sanitaria<br />

che non sia esclusivamente controllo<br />

del rispetto delle norme di legge<br />

(non si vede infatti come i Servizi potrebbero<br />

fare indagini mediche su lavoratori<br />

di comparti o su situazioni di<br />

particolare rischio senza che esse sostituiscano<br />

di fatto le visite periodiche,<br />

né si vede come potrebbero impostare<br />

indagini epidemiologiche senza avere il<br />

controllo in prima persona dell'esecuzione<br />

dei protocolli e magari neanche<br />

la possibilità di imporli).<br />

Riteniamo invece che sorveglianza<br />

sanitaria abbia il significato più ampio<br />

di analisi e controllo dello stato di salute<br />

dei lavoratori in rapporto a fattori<br />

patogeni legati al lavoro. In tal senso<br />

alcuni punti vanno tenuti presenti:<br />

a) le capacità professionali che si riscontrano<br />

nei servizi si sono formate<br />

non solo a tavolino, ma anche attraverso<br />

l'esperienza diretta di lavoro sugli<br />

uomini e sulle situazioni, come d'altra<br />

parte avviene per tutte le discipline<br />

che non abbiano solo aspetti teorici;<br />

b) se nessun sapere può essere dato<br />

una volta per tutte, ciò vale in modo<br />

particolare per la nostra materia, vista<br />

la rapidità dell'evoluzione tecnologica,<br />

oltre che delle conoscenze biologiche;<br />

pertanto il rapporto con "il campo" deve<br />

essere mantenuto stretto;<br />

c) i servizi hanno promosso cultura<br />

proprio attraverso un operare scientificamente<br />

corretto, innalzando di conseguenza<br />

anche il livello medio delle<br />

prestazioni di alcune strutture di fabbrica;<br />

a noi sembra questo uno dei<br />

mezzi più produttivi per controllare la<br />

"qualità" delle prestazioni, mentre vediamo<br />

piuttosto limitata l'efficacia di<br />

un controllo repressivo che vada oltre<br />

la "quantità";<br />

d) la preoccupazione maggiore è<br />

tuttavia per le nuove leve di medici del<br />

lavoro: 1) i medici più "anziani" dei Servizi<br />

hanno perlopiù una storia di forte<br />

motivazione all'attività, mentre questo<br />

non è scontato, anzi, per le nuove e<br />

future leve; 2) non è necessario alcun<br />

iter formativo, né alcuna specializzazione<br />

per accedere ad un servizio<br />

(mentre è necessario per essere medico<br />

competente): pertanto potrebbe facilmente<br />

verificarsi che un medico di<br />

servizio sia realmente incompetente e<br />

in più non abbia neanche la possibilità<br />

di farsi una competenza sul campo,<br />

ma abbia invece il compito di vigilare<br />

su chi un minimo di formazione l'ha<br />

avuta. Siamo cioè alla dicotomia tra<br />

sapere e potere; 3) se ai due punti precedenti<br />

aggiungiamo l'allontanamento<br />

dell'obiettivo immediato e visibile (uomo<br />

che chiede salute), il rischio che<br />

l'attività dei nuovi medici tenda a ridursi<br />

anche quantitativamente e prenda<br />

contorni impersonali di "pratica",<br />

con conseguente diminuzione della<br />

"produzione di salute", diviene alto;<br />

e) il ritorno ad una funzione principalmente<br />

se non esclusivamente ispettiva<br />

non può che essere gradita a certo<br />

tipo di industria che non ha visto favorevolmente<br />

il precedente passaggio<br />

ispettorato --> Servizi USL;<br />

f) non in tutte le Regioni e non in<br />

tutte le USL vi sono nuclei di medici<br />

competenti che possano di fatto lavorare<br />

in stretto contatto con i Servizi<br />

(possibile ma parziale soluzione), né<br />

sembra che ciò possa avvenire in un<br />

tempo ragionevolmente breve. E quindi<br />

probabile che in gran parte delle Regioni<br />

saranno i medici aziendali ad effettuare<br />

la sorveglianza sanitaria sul<br />

campo.<br />

In un caso o nell'altro la cultura del<br />

medico del lavoro esce di fatto dai<br />

Servizi e rischia nel peggiore dei casi di<br />

diventare appannaggio, magari con<br />

spessore minimo, delle strutture aziendali.<br />

Vorremmo infine osservare che l'idea<br />

di una vigilanza come unica attività<br />

dei Servizi (cosa che sembra caldeggiata<br />

anche da alcuni operatori), opera<br />

di fatto una confusione tra mezzo e fine:<br />

riteniamo che essa sia un ottimo<br />

mezzo, ma il fine è la salute sul lavoro.<br />

A valle di tali riflessioni e in attesa<br />

che il Consiglio di Stato si pronunci sui<br />

quesiti riguardanti la figura di medico<br />

competente, poniamo all'attenzione le<br />

seguenti proposte a definizione delle<br />

attività sanitarie dei Servizi in rapporto<br />

a tale figura:<br />

1) i medici dei Servizi di Medicina<br />

del Lavoro possono temporaneamente<br />

operare in prima persona, e là dove è<br />

possibile in collaborazione col medico<br />

competente, per l'effettuazione degli<br />

accertamenti sanitari preventivi e periodici;<br />

tale attività risulterà sostitutiva<br />

degli obblighi del medico competente,<br />

(segue a pag. 6)


naturalmente limitatamente al periodo<br />

dell'intervento;<br />

2) i Servizi pertanto mantengono la<br />

possibilità di effettuare direttamente<br />

l'attività di sorveglianza sanitaria nei<br />

seguenti casi: a) indagini mirate di<br />

comparto; b) indagini per rischi o patologie<br />

di particolare rilevanza; c) prosecuzione<br />

di indagini sanitarie già in carico<br />

ai Servizi all'entrata in vigore della<br />

legge 277;<br />

3) visto che l'organo di vigilanza deve<br />

pronunciarsi sui ricorsi avverso le<br />

decisioni del medico competente, poiché<br />

si avvisa che tale attività ha carattere<br />

di elevata responsabilità, si ritiene<br />

opportuno che l'organo di vigilanza si<br />

pronunci in forma collegiale; si propone<br />

pertanto come sede collegiale una<br />

Commissione provinciale o regionale,<br />

composta da un medico dei lavoro<br />

dell'USL ove ha sede l'attività produtti -<br />

va in cui è impiegato il ricorrente (tale<br />

sanitario provvederà all'istruzione della<br />

pratica), da un medico specialista nella<br />

branca riguardante la patologia per la<br />

quale è stato emesso il provvedimento<br />

di allontanamento, e da un medico del<br />

lavoro appartenente all'USL capoluogo<br />

o ad altra USL della Regione, nel caso<br />

USL e Provincia coincidano per territorio.<br />

Come medici dei lavoro del Friuli-<br />

Venezia Giulia riteniamo necessario allargare<br />

nel modo più ampio la discussione<br />

su tali temi (analisi e proposte),<br />

poiché li giudichiamo fondamentali<br />

per la configurazione che verranno a<br />

prendere i Servizi nel prossimo futuro.<br />

Giovanna Cornelio, coadiutore SML di<br />

Trieste. Lucio Petronio, dirigente medico<br />

responsabile SML di Trieste. Roberto<br />

Riavez, caposettore IP e Med. Lav.<br />

Bassa Friulana. Giovanna Munafò, coadiutore<br />

resp. SML della Bassa Friulana.<br />

Giuliano D'Ambrogio, caposettore<br />

Med. Lav., dell'Udinese. Enzo Rancati,<br />

coadiutore SML di Udine. Paolo Pischiutti,<br />

assistente SML di Udine. Massimo<br />

Sigon, coadiutore resp. SML S.<br />

Daniele. Tina Zanin, coadiutore resp.<br />

SML di Monfalcone-Gorizia. Giancarlo<br />

Miglio, caposettore IP e Med. Lavi di<br />

Gemona. Sergio Tonut, coadiutore sanitario<br />

Med. Lavi di Pordenone. Beppino<br />

Colle, caposettore lP e Med. Lav. di<br />

Cividale; Massimo Treleani, assistente<br />

Med Lavi di Tolmezzo. Emanuela<br />

Zamparo, coadiutore Med. Lav. di San<br />

Vito. Anna Furlan, caposettore 1P e<br />

Med. Lavi di Maniago-Spilimbergo.<br />

Paolo Valentino Turri, assistente Med.<br />

Lavi di Sacile.<br />

ASV<br />

FRA LE PIEGHE<br />

DELLA STORIA<br />

Come operatrice veterana, nata con<br />

['istituzione stessa del Servizio, mi sento<br />

chiamata in causa nel dover esprimere<br />

alcune considerazioni sul ruolo<br />

dell'ASV, e più in generale del personale<br />

infermieristico, all'interno dei Servizi<br />

di prevenzione e tutela della salute<br />

nei luoghi di lavoro. Un rapido escursus<br />

storico mi induce a considerare<br />

che le motivazioni che hanno spinto<br />

queste figure ad operare in tali strutture<br />

non sono riconducibili a precise<br />

scelte professionali determinate più a<br />

monte da personali "vissuti ideologici",<br />

come è accaduto per molti medici del<br />

lavoro. L'infermiere e poi l'assistente<br />

sanitario, si sono trovati a lavorare nei<br />

servizi, semplicemente perché questi<br />

rappresentavano una risposta ad una<br />

domanda di lavoro, una prospettiva<br />

"ambita", tanto più che si conciliava<br />

con una dimensione più "vivibile" rispetto<br />

a quella ospedaliera.<br />

Questo aspetto allettante veniva subito<br />

annullato dal disorientamento in<br />

cui veniva ben presto a trovarsi questa<br />

figura che non aveva nessuna scienza<br />

in materia di medicina del lavoro (gli<br />

stessi programmi della scuola di LP.<br />

non prevedevano allora l'insegnamento<br />

di questa disciplina), non riuscendo<br />

peraltro a trasferire, adattare alcuna<br />

voce del suo mansionario. Certamente<br />

la difficoltà era più generalizzata; questi<br />

servizi sortivano dal "nulla", andavano<br />

inventati, impostati a partire da<br />

normative regionali a volte difficilmente<br />

interpretabili.<br />

Correvano gli anni in cui si trattava<br />

di inverare quella tanto declamata prevenzione<br />

e tutela della salute in fabbrica<br />

che erano diventate parole d'ordine<br />

nelle contrattazioni sindacali.<br />

Lo sforzo corale era quindi teso a far<br />

decollare il servizio in funzione di queste<br />

nuove istanze sociali, piuttosto che<br />

ad individuare specifici ruoli professionali.<br />

La consapevolezza che questo era<br />

l'obiettivo prioritario ha reso l'operatore<br />

sanitario disponibile a "tutto campo",<br />

disponibilità che si espletava nelle<br />

mansioni più diversificate, burocratiche<br />

ed organizzative, a scapito di quelle<br />

più propriamente sanitarie.<br />

L'identificazione con il servizio, la<br />

speranza che la situazione di "empasse"<br />

fosse solo transitoria non ha fatto<br />

sentire l'operatore infermieristico dequalificato<br />

a manovalanza; aveva scelto<br />

di asservire alla "polis" del servizio<br />

più che a un suo paradigma professionale.<br />

Molte lune sono trascorse. I nostri<br />

servizi hanno guadagnato una loro immagine<br />

e ruolo istituzionale; con più<br />

presenze e maggiori professionalità.<br />

Le competenze ispettive in materia<br />

di igiene e sicurezza del lavoro hanno<br />

attribuito facoltà di accesso e di intervento<br />

in fabbrica, conferendo al personale<br />

tecnico precisi compiti e ruoli<br />

istituzionali. Ne è derivata, per così dire<br />

"d'ufficio", una loro autonomia operativa<br />

e decisionale, anche rispetto ai<br />

medici, che si è tradotta in una ben<br />

definita riqualificazione professionale.<br />

Ciò non è accaduto, viceversa, per<br />

la nostra categoria che rimane tutt'ora<br />

personaggio in cerca d'autore.<br />

Una prima motivazione è legata al<br />

fatto che le malattie professionali ed i<br />

loro fattori di rischio hanno subito in<br />

questi anni una trasformazione qualitativa<br />

e quantitativa più radicale rispetto<br />

agli infortuni ed alle loro cause.<br />

Questo ha comportato un continuo<br />

interrogarsi sui metodi e gli obiettivi<br />

dell'indagine sanitaria. In questa situazione<br />

così fluida ed in continuo divenire,<br />

che mette in crisi lo stesso ruolo<br />

medico, è quindi paradossale ipotizzare<br />

una precisa identità professionale<br />

per l'assistente sanitario.<br />

Di fronte ad un clima sociale profondamente<br />

mutato, ad una progressiva<br />

differenziazione delle figure tecniche<br />

da quelle sanitarie, ad un momento<br />

di globale ripensamento del significato<br />

della stessa medicina del lavoro,<br />

esiste un rischio oggettivo di emarginazione<br />

e dequalificazione per il giovane<br />

assistente sanitario che approda a<br />

questi servizi.<br />

Questo nuovo operatore va onestamente<br />

informato che non è proponibile<br />

per lui un ruolo analogo a quello dei<br />

tecnici, che le carriere previste dall'ex-<br />

Ministro della Sanità sono ancora più<br />

irrealistiche a livello territoriale rispetto<br />

a quello ospedaliero.<br />

Credo però che, sgombrato il campo<br />

da ogni forma di gratuito scetticismo,<br />

qualora si esplorassero nuovi e<br />

più adeguati approcci per indagare lo<br />

stato di salute dei lavoratori - come<br />

ad esempio la ricerca diretta delle ma-<br />

[attie professionali più attuali e lo studio<br />

dei cosiddetti effetti a lungo termine,<br />

anche in relazione alla popolazione<br />

generale si aprirebbero prospettive<br />

di ampio respiro, capaci di garantire,<br />

per tutti, un lavoro dignitoso al di là di<br />

rigidi inquadramenti professionali.<br />

Corinna Albolino<br />

UOTSSL - USSL 47 Mantova


CONTRIBUTI<br />

Dall'attenta lettura delle normative<br />

in merito ai problemi di prevenzione<br />

ambientale di questi ultimi dieci anni,<br />

sembra non risolta l'antiteticità di funzioni<br />

ed attività di fronte alla quale si<br />

trovano costantemente i servizi di prevenzione.<br />

In particolare, se abbiamo<br />

ancora bisogno di servizi specifici che<br />

si occupino dei problemi di intersezione<br />

tra ambiente e salute o, proseguendo<br />

con la definizione di standard e<br />

norme tecniche, possiamo considerare<br />

inclusi e risolti in questi i problemi di<br />

prevenzione per la salute umana. E<br />

dunque, progressivamente, avremo<br />

sempre più bisogno di controllori dell'applicazione<br />

di norme tecniche definite<br />

per legge per cui dobbiamo prevedere<br />

uno sviluppo di corpi di polizia<br />

specializzati più che di servizi?<br />

L'antiteticità di questi quesiti è certamente<br />

voluta ed esasperata, ma [a<br />

loro apparente capacità di provocazione,<br />

non è voluta, risiede nelle questioni<br />

generali che dobbiamo affrontare fino<br />

ai problemi di scelta fra attività che<br />

quotidianamente si debbono compiere.<br />

Il problema che li sottende è in quale<br />

modo i servizi debbono concorrere<br />

al governo di una questione ambientale<br />

che si rivela sempre di più nella sua<br />

complessità, e quale deve essere il loro<br />

ruolo rispetto alla crescente domanda<br />

della società civile. Quali delle funzioni<br />

loro assegnate con la L. 833 possono<br />

ancora essere collocate nei servizi, alla<br />

luce anche della nuova normativa ambientale?<br />

Occorre innanzitutto intenderci sul<br />

termine complessità: abbiamo tutti imparato<br />

dall'ecologia che ['ambiente<br />

presenta: "., un numero incalcolabile<br />

di interazioni, di inter-retroazioni, uno<br />

straordinario groviglio che non può venir<br />

computato nemmeno con il ricorso<br />

al computer più potente" (1). Ma anche<br />

che dobbiamo pensare in termini<br />

di singolarità, località e temporalità e<br />

nello stesso tempo in termini di totalità<br />

integratrici; che occorre superare contemporaneamente<br />

il ".. riduzionismo<br />

(che vuole comprendere il tutto a partire<br />

soltanto dalle qualità delle parti) e<br />

.,. l'olismo non meno semplificante<br />

- che ignora le parti per comprendere<br />

il tutto" M.<br />

L'approccio ad un problema così<br />

complesso non può probabilmente<br />

che essere multidimensionale, cioè abbiamo<br />

bisogno di angoli visuali diversificati.<br />

Si badi, non ci si riferisce qui al<br />

problema di una disciplina scientifica o<br />

tecnica e nemmeno di un coacervo<br />

omogeneo di discipline: non è solo un<br />

problema di pluridisciplinarietà. Ma è<br />

IL RUOLO DEI SERVIZI<br />

DI PREVENZIONE NELLE<br />

QUESTIONI AMBIENTALI<br />

prima di tutto un problema di finalità,<br />

obiettivi diversificati e conseguentemente<br />

metodi e procedure e solo dopo<br />

di bagaglio conoscitivo necessario<br />

(discipline appunto). Occorre in definitiva<br />

partire dall'accettazione che la tutela<br />

ambientale dal punto di vista paesaggistico,<br />

quella dal punto di vista<br />

della protezione di ecosistemi animali<br />

o vegetali pregiati, quella dal punto di<br />

vista della protezione della salute, ed<br />

altri punti di vista dai quali si esige la<br />

tutela ambientale, possono avere punti<br />

di sovrapposizione, ma richiedono approcci,<br />

metodi, conoscenza di base e<br />

specialistiche diverse. Questa non deve<br />

essere considerata una iattura, al<br />

contrario costituisce un elemento positivo<br />

rispetto alla complessità del problema<br />

ambientale ed è l'unica strada<br />

per giungere ad un pensiero multidimensionale<br />

che, rinunciando per principio<br />

all'onniscienza, sappia realmente<br />

trovare e lavorare sui punti di sovrapposizione<br />

per accostare in uno scenario<br />

unico, ma su più dimensioni, i diversi<br />

"punti di vista" con i quali oggi affrontiamo<br />

il problema della tutela ambientale.<br />

Caratteristica ulteriore di tali<br />

problemi è che per ciascuno dei sopraddetti<br />

"punti di vista" si pongono<br />

anche questioni riguardanti la dimensione<br />

di scala (locale, regionale, continentale,<br />

planetaria), con la quale osservare<br />

i fenomeni e adottare i provvedimenti<br />

(gli esempi dei clorofluorocarburi<br />

e delle emissioni di anidride carbonica<br />

sono oramai noti a tutti, così come<br />

l'esigenza di valutare l'impatto di una<br />

singola opera su un territorio ben determinato).<br />

Proprio dal tentativo di riunire in un<br />

unico scenario i diversi punti di vista e<br />

le diverse dimensioni riguardo alla tutela<br />

ambientale, si sono costruite la<br />

metodologia di valutazione di impatto<br />

ambientale e quella di valutazione delle<br />

attività a rischio di incidente rilevante:<br />

queste debbono essere acquisite da<br />

tutti i servizi di prevenzione importanti<br />

particolarmente per l'aspetto metodologico,<br />

ancor più che per le tecniche.<br />

Ed è proprio per le difficoltà di elaborare<br />

un pensiero multidimensionale che<br />

queste metodologie esitano in decisioni<br />

finali che sono sostanzialmente politico-amministrative<br />

e come tali prevedono<br />

come passi fondamentali della<br />

procedura metodologica la partecipazione<br />

attiva della popolazione. Questo<br />

passaggio procedurale è determinante<br />

non solo per un generico principio<br />

democratico, ma per la validità<br />

stessa della procedura di impatto nella<br />

quale elementi essenziali sono proprio<br />

la percezione del rischio e l'accettabilità<br />

del rischio da parte della popolazione<br />

interessata.<br />

Non è possibile e non è ammissibile,<br />

dunque, semplificare! Ne discende,<br />

pertanto, che è impensabile parlare di<br />

un unico servizio di tutela ambientale<br />

sia che sia inserito nella sanità, sia che<br />

sia inserito nell'ambiente.<br />

Esistono, in definitiva, dimensioni,<br />

approcci diversi con i quali vengono<br />

affrontate le questioni ambientali,<br />

compreso quello tipico della cultura e<br />

direi dell'antropologia sociale di un<br />

determinato gruppo di popolazione. La<br />

consapevolezza che dobbiamo acquisire<br />

è che essi sono connaturati alla<br />

complessità delle questioni in gioco<br />

che non può essere ridotta, al contrario<br />

tale diversità va favorita e sostenuta.<br />

Fra queste dimensioni vi è l'approccio<br />

ambiente-salute dell'uomo che a<br />

sua volta ha una propria complessità.<br />

Se accettiamo ciò, allora dobbiamo<br />

vedere la tutela ambientale ai fini della<br />

promozione e prevenzione per la salute<br />

dell'uomo, come una dimensione<br />

specifica e in qualche misura autonoma,<br />

o, quanto meno, che deve concorrere<br />

in modo autonomo alla tutela<br />

ambientale: rispetto a tale dimensione<br />

dobbiamo definire metodi, strumenti e<br />

risorse. Giustamente, e direi con lungimiranza,<br />

la riforma sanitaria collocava<br />

nel servizio sanitario nazionale funzioni<br />

concernenti anche la tutela ambientale,<br />

a condizione che questa non sia intesa<br />

nella sua omnicomprensività, ma<br />

riferita appunto allo specifico della sa-


Iute. Ecco perché personalmente non<br />

mi trovo d'accordo con le operazioni<br />

di rivisitazione delle funzioni previste<br />

dalla L. n. 833178 al fine di una loro<br />

riattivazione al versante Ambiente<br />

(cioè Ministero dell'Ambiente), o al<br />

versante Sanità (cioè Ministero della<br />

Sanità).<br />

Per due ulteriori motivi:<br />

il primo è che tale operazione ' sottende<br />

una visione del rapporto salute-ambiente,<br />

di tipo esclusivamente<br />

biologico;<br />

il secondo è che pur all'interno dell'approccio<br />

biologico non si tiene<br />

conto delle interazioni complesse tra<br />

uomo biologico e ambiente.<br />

Per quanto riguarda il primo punto:<br />

anche se accettassimo di disegnare le<br />

diverse funzioni della L. 833/78 in un<br />

continuum che va dalle funzioni esclusivamente<br />

"ambientali", a funzioni<br />

esclusivamente "sanitarie", con in mezzo<br />

un corposo gruppo di funzioni parzialmente<br />

ambientali e parzialmente<br />

sanitarie, come definire una virtuale linea<br />

di separazione in tale continuum<br />

fra Ambiente e Sanità avendo a riferimento<br />

che l'uomo non è solo biologico<br />

o solo culturale, ma, come è stato<br />

affermato, è completamente biologico<br />

e completamente culturale cioè è uniduale<br />

(1)? Basti pensare ai problemi della<br />

percezione del rischio, sui quali si è<br />

concentrata l'attenzione di questi ultimissimi<br />

anni, non solo degli addetti ai<br />

lavori per la valutazione dei rischi nell'impatto<br />

ambientale, ma che ha suscitato<br />

l'interesse di discipline apparentemente<br />

lontane come l'antropologia<br />

(2).<br />

Per quanto riguarda il secondo punto:<br />

mi sembra che nella logica di separazione<br />

di funzioni all'interno della dimensione<br />

tutela ambientale per la salute<br />

vi sia sottinteso un eccessivo affidamento<br />

alla logica dello standard.<br />

Dovremmo, invece, prestare attenzione<br />

alla falsa sicurezza (direi quasi alla<br />

falsa ideologia dello standard), anche<br />

perché, come accade con evidenza<br />

per i limiti negli ambienti di lavoro,<br />

nessuno può assicurare per una serie<br />

di sostanze non ancora sufficientemente<br />

studiate e per altre per le quali<br />

non è possibile identificare con certezza<br />

un valore soglia, che una loro presenza<br />

in quantità corrispondenti ai limiti<br />

fissati nell'aria, nell'acqua, negli<br />

alimenti o nel suolo sia del tutto innocua.<br />

Lo standard è senza dubbio un<br />

potente elemento di semplificazione<br />

del governo dei problemi ambientali,<br />

ma non bisogna dimenticare che è solo<br />

un indice settoriale. Esso tiene conto<br />

di alcuni effetti, ma non di altri, né delle<br />

interazioni con altre sostanze. Ma<br />

soprattutto gli standard non tengono,<br />

né possono tener conto del particolare<br />

equilibrio ambientale di un territorio<br />

che è suo e suo proprio, dell'uso umano<br />

di quel territorio, della sua particolare,<br />

singolare appunto, vulnerabilità<br />

naturale e di conseguenza di uno specifico<br />

rapporto ambiente-salute.<br />

L'accettazione della complessità dei<br />

problemi di interazione ambientesalute<br />

deve dunque comprendere e<br />

non annullare il concetto di località e<br />

unitarietà, e conseguentemente prevedere<br />

gli strumenti adeguati al livello<br />

territoriale di conoscenza ed azione. E<br />

un ulteriore elemento di semplificazione<br />

inaccettabile puntare su servizi<br />

sempre più accentrati, perderemmo la<br />

possibilità di comprendere e verificare<br />

la diversificazione dei problemi ambientali<br />

e del loro rapporto con la salute<br />

dell'uomo.<br />

D'altra parte una conferma diretta<br />

che l'impostazione unitaria della riforma<br />

fosse metodologicamente corretta<br />

ci viene da una fonte prestigiosa. La<br />

National Accademy of Science degli<br />

Stati Uniti ha condotto un approfondito<br />

studio sulla situazione statunitense<br />

che era passata da una gestione tecnico-scientifica<br />

unitaria di questi problemi<br />

all'interno del sistema di Sanità<br />

Pubblica ad una gestione distribuita<br />

fuori dalla Sanità pubblica tra agenzie<br />

diverse per ciascun settore: ebbene è<br />

stata verificata, nella situazione statunitense,<br />

una caduta di efficacia degli<br />

interventi, in quanto ogni agenzia perseguiva<br />

i propri obiettivi settoriali ignorando<br />

i problemi degli altri settori e le<br />

conseguenti ricadute. ll giudizio finale<br />

risultava così del tutto negativo.<br />

A mio parere, pertanto, i veri problemi<br />

non consistono nello stabilire<br />

quale sia la migliore filiazione delle<br />

funzioni e attività dei servizi di prevenzione<br />

(Sanità o Ambiente), che può essere<br />

definita anche in base a considerazioni<br />

pragmatiche. I problemi rilevanti,<br />

oltre ovviamente a quelli inerenti<br />

le risorse necessarie, sono di due tipi:<br />

uno riguarda' le informazioni sui<br />

problemi ambientali ed il loro governo,<br />

l'altro riguarda la collocazione dei servizi<br />

di prevenzione rispetto alle istituzioni<br />

politico-amministrative, a quelle<br />

giudiziarie, ai cittadini e loro associazioni.<br />

Per un discorso ravvicinato sullo stato<br />

dell'informazione sui problemi ambientali<br />

dovremmo poter analizzare<br />

fonti informative, dati attualmente a<br />

disposizione, modalità di organizzazione<br />

ed elaborazione di essi, modalità di<br />

utilizzazione, grado di diffusione e conoscenza.<br />

Ma il dibattito sull'ambiente<br />

in Italia non ha ancora affrontato, se<br />

non molto marginalmente e per settori,<br />

questo tipo di questioni.<br />

Eppure non vi è chi possa negare il<br />

valore strategico ed il ruolo centrale<br />

che ie informazioni rivestono anche<br />

per qualsiasi approccio si voglia tentare<br />

nell'affrontare i problemi connessi<br />

all'ambiente.<br />

La prima azione che occorre intraprendere<br />

consiste in un'attenta ricognizione<br />

di tutti i "luoghi" istituzionali e<br />

non, del servizio sanitario e no, in cui<br />

oggi si producono informazioni sulle<br />

caratteristiche ambientali, definendo<br />

contemporaneamente la dimensione<br />

di scala per la quale queste informazioni<br />

vengono prodotte. E un compito<br />

che vedrei bene svolto a livello delle<br />

singole Regioni.<br />

La seconda azione, che considero<br />

centrale, è quella di mettere in rete<br />

prima anche informalmente, ma poi<br />

formalmente quei luoghi, forzando una<br />

sorta di diffusa gelosia dei propri archivi<br />

più adatta ad un convento medioevale,<br />

che ad una moderna coscienza di<br />

essere nodi fondamentali di una rete<br />

informativa. E questo un compito di<br />

particolare difficoltà anche tecnica che<br />

deve essere affrontato dal livello centrale<br />

dello Stato e dalle Regioni.<br />

La terza azione deve riguardare una<br />

concreta attuazione delle possibilità<br />

aperte dalla L. n. <strong>24</strong>1 del 1990 sulla tra-


sparenza. E un'occasione da non perdere<br />

per aprire ad una più vasta conoscenza<br />

e partecipazione dei cittadini e<br />

delle loro associazioni il dibattito sui<br />

problemi ambientali.<br />

Per quanto riguarda in particolare i<br />

servizi di prevenzione ambientale nell'ambito<br />

del servizio sanitario, la realizzazione<br />

dei Dipartimenti degli ambienti<br />

di vita e di lavoro, già previsto dal<br />

Piano Sanitario Regionale della Toscana<br />

e da quelli di altre Regioni, costituirà<br />

la prima risposta concreta ai problemi<br />

suddetti, proprio nel senso di mettere<br />

in rete almeno informale, per ora,<br />

i servizi. Ma è ancora tutto da discutere<br />

con quali modalità i cittadini potranno<br />

avere accesso alle informazioni<br />

dei servizi e del Dipartimento, considerando<br />

la pressocché assoluta impossibilità<br />

della struttura e delle risorse attuali<br />

dei servizi di far fronte ad una richiesta<br />

che vorremmo ampia e crescente.<br />

La rilevanza dei problemi e delle<br />

azioni necessarie per affrontarli richiedono<br />

una forte capacità di governo<br />

del sistema informativo per la gestione<br />

dei problemi ambientali, che definisca<br />

chi produce le informazioni e dove, chi<br />

le trasmette e le elabora, quali sono i<br />

potenziali utilizzatori; cosa si produce<br />

in termini informativi e cosa si utilizza;<br />

come si producono, come si trasmettono<br />

e si elaborano informazioni, come<br />

si utilizzano.<br />

Mi sembra più urgente pertanto lavorare<br />

a fondo sulla costruzione di una<br />

rete informativa che interconnetta tutti<br />

i produttori ed utilizzatori di informazioni<br />

sull'ambiente, che implementare<br />

una discussione sulla redistribuzione di<br />

competenze, accorpamenti, ecc., certamente<br />

lunga e probabilmente non<br />

conclusiva in tempi brevi, pur se sul<br />

piano delle competenze alcuni netti<br />

chiarimenti debbono essere prodotti.<br />

Accanto a quello delle informazioni<br />

abbiamo precedentemente indicato<br />

come problema su cui dovremmo ragionare<br />

quello della reale collocazione<br />

istituzionale dei servizi di prevenzione<br />

rispetto alle questioni ambientali. Questi<br />

servizi, e soprattutto quelli di livello<br />

territoriale, si sono venuti collocando<br />

all'interno di un triangolo le cui interfaccie<br />

sono le istituzioni politico - amministrative,<br />

la Magistratura, i cittadini<br />

di un territorio determinato e loro associazioni.<br />

La struttura del servizio-triangolo e<br />

l'ampiezza di ciascuna interfaccia ha<br />

una diversa derivazione storica. Ad<br />

esempio non vi è dubbio che i servizi<br />

di igiene pubblica risentono fortemente<br />

della storia delle figure pre-riforma<br />

(ufficiale sanitario e medico provinciale)<br />

e della loro posizione nettamente<br />

determinata all'interno delle istituzioni.<br />

Al contrario i servizi di igiene del lavoro<br />

sono nati contestualmente, anzi<br />

dall'interno, del movimento che portò<br />

alla riforma.<br />

La constatazione oggettiva che<br />

qualsiasi servizio di prevenzione ambientale<br />

è al centro del triangolo suddetto,<br />

fa emergere con chiarezza che<br />

continuare a considerarli come servizi<br />

del tutto interni all'istituzione politicoamministrativa<br />

comunale non ha corrispondenza<br />

con la realtà. La stessa interfaccia<br />

istituzionale non riguarda più<br />

solo il Comune, ma anche, in forme<br />

crescenti, la Provincia (controllo rifiuti,<br />

ecc.), la Regione (Assessorati Sanità ed<br />

Ambiente), lo Stato (Ministeri Sanità ed<br />

Ambiente).<br />

Tale struttura triangolare è fortemente<br />

influenzata proprio dalle risposte<br />

date alle domande che ponevo all'inizio<br />

su qual è il tipo di servizi di cui<br />

abbiamo bisogno. Mi pare sia fin troppo<br />

ovvio che se scegliamo un servizio<br />

che non si limita a controllare l'applicazione<br />

delle norme legislative, ma<br />

esprime opinioni e pareri tecnicoscientifici,<br />

avremo sempre meno necessità<br />

di individuare gerarchie e inquadramenti<br />

istituzionali, e sempre<br />

più, invece, avremo bisogno di garantire<br />

a tale struttura una posizione relativamente<br />

autonoma dalle istituzioni<br />

politico-amministrative e giudiziarie. In<br />

modo che possa rispondere, quanto<br />

meno in egual misura, alle domande<br />

da queste provenienti e contemporaneamente<br />

accrescere l'interfaccia nei<br />

confronti dei bisogni e delle domande<br />

dei cittadini. Occorre in definitiva operare<br />

un passaggio, prima ancora culturale<br />

che di collocazione politico - istituzionale,<br />

da servizi per [e istituzioni a<br />

servizi per i cittadini.<br />

Se sono riuscito ad esprimere con<br />

sufficiente chiarezza le problematiche<br />

inerenti il rapporto tra servizi e questioni<br />

ambientali, risulta evidente che il<br />

passaggio da servizi per l'istituzione a<br />

servizi per i cittadini, costituisce un<br />

passaggio cruciale nel risolvere quelle<br />

problematiche. Penso che un'oculata<br />

utilizzazione delle norme delle LL. n.<br />

142 e n. <strong>24</strong>1 del '90, insieme ad un'attenzione<br />

critica, certamente superiore<br />

a quella attualmente esistente nel Paese<br />

e fra le forze politiche e sociali, a<br />

quanto si sta legiferando a livello di<br />

parlamento sulla cosiddetta riforma<br />

della riforma possano aprire spazi per<br />

iniziare, facilitare e concludere questo<br />

passaggio dei servizi di prevenzione,<br />

segnandone il futuro a breve e a medio<br />

termine.<br />

Giancarlo Ruffini<br />

responsabile Servizio Igiene -Pubblica<br />

e Igiene del Lavoro, Attività Sanitaria<br />

di Comunità<br />

USL 11, Regione Toscana<br />

(1)Edgar Morin "Le vie della complessità"<br />

pagg. 49-60 in "La sfida della complessità'AA.VV.,<br />

Feltrinelli 1985.<br />

(2)Si veda ad esempio: Mary Douglas:<br />

Come percepiamo il pericolo Antropologia<br />

del rischio, Feltrinelli 1991.


QUALE FUTURO PER LA<br />

TUTELA DELLA SALUTE<br />

DEI LAVORATORI<br />

NELL'ITALIA EUROPEA<br />

SERVIZI DI PREVENZIONE<br />

O ORGANI<br />

DI VIGILANZA?<br />

L'emanazione del DL 277191, ha in<br />

un primo tempo suscitato vivaci discussioni<br />

soprattutto intorno agii<br />

aspetti di più immediata lettura relativamente<br />

all'impatto sulla situazione<br />

normativa vigente nei nostro Paese:<br />

valori limite elevati rispetto alla prassi<br />

vigente in Italia, rischio di subordinazione<br />

delle misure di tutela a variabili<br />

di ordine economico, questioni legate<br />

all'afferenza istituzionale del Medico<br />

Competente.<br />

Al nostro interno è iniziata contemporaneamente<br />

una riflessione intorno<br />

alla "filosofia" complessiva del DL 277<br />

e, in generale, della legislazione comunitaria.<br />

Si è riacceso, fra l'altro, un serrato<br />

dibattito in ordine al rapporto tra<br />

"consulenza" e "vigilanza", che sta raggiungendo<br />

un'intensità pari a quella<br />

che ha caratterizzato, nel 1982, la fase<br />

storico-istituzionale del "passaggio delle<br />

competenze" dal quale si è usciti,<br />

nelle realtà più consolidate, attraverso<br />

la definizione (e la pratica) delle funzioni<br />

di vigilanza quale uno degli strumenti<br />

utilizzabili (e utili) per le attività<br />

di Prevenzione, quale modello operativo<br />

contrapposto alle ipotesi (pure praticate<br />

nelle realtà meno forti), alla separazione<br />

tra Prevenzione e Vigilanza<br />

(e tra "preventori" e "repressori"), soluzione<br />

"deviante" rispetto allo spirito e<br />

alla lettera della legge 833, nella quale<br />

l'accento è posto, soprattutto dall'art.<br />

20, sulle attività di Prevenzione, che<br />

implicano necessariamente la possibilità<br />

(e la capacità) dei Servizi e degli<br />

Operatori di intervenire, attivamente e<br />

direttamente, nell'ambiente di lavoro,<br />

conducendo indagini ambientali e programmi<br />

di sorveglianza sanitaria, e sapendo<br />

indicare, ai lavoratori e alle<br />

aziende, le soluzioni per la riduzione o<br />

l'eliminazione dei fattori di rischio.<br />

In effetti, ad un'attenta riflessione, il<br />

maggior vantaggio (ai fini delle attività<br />

di Prevenzione), derivante dall'esercizio<br />

delle funzioni di vigilanza, consiste da<br />

un iato nella possibilità per i Servizi di<br />

intervenire nelle numerose realtà non<br />

raggiunte e non raggiungibili altrimenti;<br />

dall'altro, nella possibilità, tramite<br />

gli strumenti prescrittivi e dispositivi, di<br />

estendere ad interi comparti produttivi<br />

i risultati delle indagini e degli interventi<br />

eseguiti su di un numero relativamente<br />

ristretto di aziende, con un netto<br />

miglioramento dell'efficacia complessiva<br />

del lavoro.<br />

E sembrato, in un primo tempo, che<br />

il DL 277191 (la prima norma di recepimento<br />

organico delle direttive comunitarie),<br />

fosse destinato ad impattare<br />

sui Datori di Lavoro, i Dirigenti ed i<br />

Preposti, rimanendo sostanzialmente<br />

invariati i compiti dei Servizi, interessati<br />

dalla norma solo in quanto Organi di<br />

Vigilanza.<br />

In realtà, con il passare del tempo, ci<br />

si è resi conto che l'effetto dirompente<br />

dell'impostazione comunitaria è rappresentato<br />

soprattutto dal tentativo di<br />

riconduzione delle attività di Prevenzione<br />

a materia esclusiva di contrattazione<br />

fra le parti sociali, con i Servizi di<br />

Prevenzione relegati a funzioni di "notai"<br />

legittimati ad intervenire solo in<br />

caso di mancato rispetto delle regole<br />

del gioco.<br />

Questo modello operativo, che<br />

"subdolamente" il DL 277/91 tenta di<br />

introdurre, si fonda su presupposti<br />

estranei alla realtà italiana, nella quale<br />

non vige il sistema di cogestione delle<br />

imprese, proprio dei Paesi Scandinavi.<br />

Al contrario, in Italia i rapporti sociali<br />

si fondano oggettivamente sul conflitto<br />

di interessi differenti (anche se<br />

non sempre obbligatoriamente antitetici),<br />

quale terreno di partenza per il<br />

raggiungimento di sintesi costruttive:<br />

in questo contesto, senza l'intervento<br />

attivo della Pubblica Amministrazione,<br />

principi etici facilmente definibili come<br />

variabili dal punto di vista dei costi,<br />

ma difficilmente quantificabili in termini<br />

di vantaggio economico immediato<br />

(quali la salute e la sicurezza sul lavoro),<br />

verrebbero facilmente sacrificati.<br />

Inoltre il "modello anglosassone", se<br />

pure potrebbe applicarsi (al di là delle<br />

considerazioni di ordine sociale ed etico),<br />

nei caso della grande impresa, risulta<br />

del tutto insostenibile per la piccola<br />

e media impresa, categoria non<br />

secondaria nell'economia nazionale. E,<br />

dei resto, è proprio tra gli artigiani, le<br />

piccole e medie imprese che, in questi<br />

mesi, è venuta crescendo nei confronti<br />

della normativa comunitaria, e del DL<br />

277 in particolare, una protesta ben<br />

più radicale di quella esercitata dai lavoratori<br />

o dagli operatori della prevenzione,<br />

parallelamente alla richiesta di<br />

"Servizi alle Imprese" prestati direttamente<br />

dalla Pubblica Amministrazione.<br />

Circa la "vexata quaestio" dell"'incompatibilità"<br />

(sia per i Servizi che per<br />

gli Operatori), va detto con chiarezza<br />

che, a tutt'oggi, non esiste alcuna norma<br />

legislativa che stabilisca l'incompatibilità<br />

tra funzioni di vigilanza ed attività<br />

di prevenzione svolte anche In forma<br />

di "consulenza e assistenza".<br />

Risulta francamente schizofrenica, a<br />

questo proposito, la formulazione contenuta<br />

nella circolare del Ministero<br />

della Sanità n. 3192, in relazione all'esercizio<br />

delle funzioni di Medico Competente:<br />

se dovessimo applicare conseguentemente<br />

tale circolare, ne deriverebbe<br />

che nessun medico dipendente<br />

o convenzionato col Servizio Sanitario<br />

Nazionale, che in quanto tale è comunque<br />

un Pubblico Ufficiale, potrebbe<br />

svolgere l'attività di Medico Competente,<br />

con buona pace dell'art. 3,<br />

comma c, del DL 277/91!!<br />

La posizione del tecnico competente,<br />

poi, figura indefinita contemplata<br />

dall'art. 40, comma 3, per l'effettuazione<br />

delle rilevazioni finalizzate alla valutazione<br />

del rischio da esposizione a rumore,<br />

dal punto di vista della "compatibilità"<br />

è ancora più semplice, non essendo<br />

previsti né requisiti professionali<br />

specifici (ed è una grave lacuna che<br />

deve essere colmata al più presto), né<br />

sanzioni.<br />

Quali sono, quindi, gli scenari possibili<br />

negli anni 90 in generale, ma anche<br />

nel prossimo futuro?<br />

La legge comunitaria 91 (forse tenendo<br />

conto della "vicenda 277"), è assai<br />

precisa, obbligando il governo al recepimento<br />

delle Direttive Comunitarie<br />

salvaguardando in ogni caso le condizioni<br />

di migliore tutela contenute nella<br />

legislazione italiana (art. 43, comma 2).<br />

Ebbene, oltre la Costituzione e il Codice<br />

Civile, oltre i DPR 303 e 547, anche<br />

i principi della legge 833/78 (art. 2)<br />

e le forme nelle quali tali principi si sostanziano<br />

(art. 20), costituiscono " condizioni<br />

di migliore tutela'.<br />

Ne consegue necessariamente che il


modello di Prevenzione nel nostro Paese<br />

è ancora quello che prevede l'intervento<br />

diretto e attivo dei Servizi nell'individuazione<br />

e nel controllo dell'ambiente<br />

di lavoro e della salute dei<br />

lavoratori, e nell'indicazione delle soluzioni<br />

per la rimozione o la riduzione<br />

dei fattori di rischio.<br />

In quest'ottica, pertanto, dovranno -<br />

estendersi e svilupparsi anche le capacità<br />

tecniche, professionali ed organizzative<br />

destinate alle funzioni di "assistenza<br />

e consulenza alle imprese", in<br />

ordine allo studio dei problemi e alla<br />

ricerca delle soluzioni per migliorare le<br />

condizioni di tutela della salute e della<br />

sicurezza dei lavoratori.<br />

A questo proposito, vi è infine da<br />

sottolineare che, nel campo delle competenze<br />

professionali e tecniche relative<br />

alle attività di prevenzione nei luoghi<br />

di lavoro, la quota di gran lunga<br />

più importante di risorse si trova oggi<br />

collocata nel settore pubblico: la stragrande<br />

maggioranza dei Medici Competenti,<br />

di nome e di fatto, si trova nei<br />

Servizi di Medicina del Lavoro (comunque<br />

denominati), delle USL e, in numero<br />

assai minore, nelle Università e negli<br />

Ospedali.<br />

Sui versante tecnico, senza nulla togliere<br />

agli addetti alla sicurezza aziendali<br />

(presenti tuttavia solo nelle grandi<br />

aziende) e a qualche tecnico o struttura<br />

privata che opera seriamente e a livelli<br />

qualitativi eccellenti, la situazione<br />

è analoga: è nel settore pubblico, questa<br />

volta pressocché totalmente nel<br />

Servizio Sanitario Nazionale (Servizi di<br />

base e Presidi Multizonali di Prevenzione),<br />

che si concentra la maggior parte<br />

di competenze, risorse e strumenti.<br />

Ebbene, la privatizzazione toutcourt<br />

anche delle attività di prevenzione<br />

(come in parte sta accadendo nelle<br />

realtà, guarda caso, storicamente meno<br />

"attrezzate"), avrebbe tra l'altro l'effetto<br />

di congelare, relegandole "fuori<br />

dal mercato", un vasto patrimonio di<br />

competenze, esperienze e risorse strumentali<br />

presenti nel settore pubblico,<br />

favorendone di fatto l'impoverimento<br />

scientifico e professionale e l'appiattimento<br />

operativo sull'esercizio burocratico<br />

delle sole funzioni di vigilanza.<br />

Il risultato finale di tutta l'operazione<br />

sarebbe rappresentato da un arretramento<br />

generalizzato ed immediato<br />

delle condizioni di tutela della salute e<br />

della sicurezza sul lavoro, soprattutto<br />

nelle zone nelle quali il modello operativo<br />

nato dalla 833, e sviluppatosi nell'arco<br />

degli anni 80, ha avuto modo di<br />

estrinsecare al meglio la sua potenzialità.<br />

Graziano Frigeri<br />

LA CONSULENZA<br />

DELL'USL<br />

Da anni si discute se in materia di<br />

sicurezza del lavoro l'unità sanitaria locale<br />

possa prestare attività di consulenza<br />

nei confronti delle imprese. Sul<br />

tema è ora intervenuta la Corte di<br />

Cassazione. In una sentenza finora<br />

passata inosservata del 26 ottobre<br />

1990, la quarta sezione penale prende<br />

le mosse dal rilievo che il "datore di lavoro,<br />

tenuto al rispetto delle norme<br />

antinfortunistiche volute a tutela del<br />

bene costituzionalmente rilevante dell'integrità<br />

psico-fisica del lavoratore,<br />

non può non avvertire, dal punto di vista<br />

professionale, l'onere di approfondire<br />

la tecnica antinfortunistica, così<br />

come avverte sicuramente l'onere di<br />

aggiornarsi, come imprenditore, sotto<br />

altri profili': Ciò premesso, la Cassazione<br />

si chiede come il datore di lavoro<br />

debba assolvere a un simile onere di<br />

QUANDO LANTINFORTUNISTICA NON È<br />

IMPROVVISAZIONE<br />

INTERRUTTORE DI SICUREZZA<br />

aggiornamento, e dà questa risposta:<br />

"o dedicandovi personalmente del<br />

tempo, o rivolgendosi ad appositi organismi<br />

squisitamente tecnici, quali, ad<br />

esempio, tra gli altri, le unità sanitarie<br />

locali cui, a seguito della riforma sanitaria<br />

(L. 833/78) sono stati assegnati determinati<br />

compiti già dell'Enpi" Chiarisce<br />

ancora ia Corte suprema che l'onere<br />

di aggiornamento non potrà considerarsi<br />

assolto, "se quel datore di lavoro<br />

si sarà rivolto, per delucidazioni,<br />

ad organi, quali l'Ispettorato del lavora<br />

i carabinieri, ecc., che non hanno tra i<br />

loro compiti istituzionali quello dello<br />

studio e della ricerca scientifica in materia<br />

antinfortunistica, anche se spetta<br />

anche ad essi prevenire gli infortuni<br />

pretendendo l'adozione degli ineludibili<br />

accorgimenti previsti direttamente<br />

dalla legge o di quelli che la comunissima<br />

esperienza può suggerire"<br />

a cura di Raffaele Guariniello<br />

Magistrato in Torino<br />

(da "Lavoro e Salute" n. 1/92)<br />

NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEW NEWz<br />

w<br />

z<br />

w<br />

z<br />

w<br />

z<br />

w<br />

z<br />

w z<br />

w z<br />

w z<br />

w z<br />

w z<br />

w z<br />

w z<br />

w zM3N<br />

KRONENBERG<br />

wZX<br />

n-<br />

zione antinfortunistica<br />

a sicurezza<br />

totale: la chiave<br />

inserita, ma non<br />

fissata sul riparo, non<br />

aziona l'interruttore.<br />

L ' UNICO che permette, ruotando<br />

la testa, di ottenere 8 lati di comando.<br />

IL SOLO che con l'inserzione di un altro tipo di chiave permette<br />

di essere disattivato.<br />

SPECIALISTI nel settore noi della TE siamo lieti di presentarVi<br />

questo interruttore dalle elevate caratteristiche tecnologiche, certi<br />

di garantirVi la miglior soluzione dei Vostri problemi.<br />

SEGNALAZIONE E SICUREZZA<br />

201<strong>23</strong> Milano - Viale Papiniano, 221A<br />

F Tel. 02148012527 r.a. - Fax 02148012575 - Tlx 311319<br />

M3N M3N M3N M3N M3N M3N M3N M3N M3N^<br />

z<br />

m<br />

z m<br />

z m<br />

z m<br />

z m<br />

z m<br />

z m<br />

z m<br />

z m<br />

z m<br />

z m


PROBLEMI E PROSPETTIVE<br />

NELL'ATTIVITÀ DEI SERVIZI<br />

I RISULTATI<br />

DI UNA RICERCA<br />

(la parte)<br />

Nell'ultimo numero della rivista, C.<br />

Frigeri ha commentato le proposte per<br />

il settore della prevenzione, contenute<br />

nell'ennesima bozza di piano sanitario<br />

nazionale ima a che servono queste<br />

eterne bozze?). La situazione politica<br />

promette incertezza, il che rende difficile<br />

ogni programmazione: tuttavia si<br />

deve accettare l'invito che Frigeri rivolge<br />

in chiusura del suo testo per approfondire<br />

i diversi problemi evitando<br />

ogni tentazione di "chiamarsi fuori".<br />

In questa prospettiva abbiamo ritenuto<br />

utile presentare alcuni risultati<br />

dell'indagine realizzata con il contributo<br />

di un certo numero di servizi di prevenzione<br />

nel settore del lavoro. Si tratta<br />

della prima parte di una ricerca promossa<br />

dal Dipartimento Studi Sociali<br />

dell'Università di Firenze, in collaborazione<br />

con le sedi universitarie di Bologna,<br />

Padova e Roma, e realizzata nel<br />

corso degli ultimi due anni. La seconda<br />

parte, come si dirà meglio più avanti,<br />

concerne invece la prospettiva europea,<br />

e sarà realizzata se riterremo che<br />

sia utile proseguire e se il Ministero del<br />

Lavoro (e quello della Ricerca Scientifica),<br />

decideranno di sostenerla così<br />

come hanno fatto fino ad ora.<br />

Nella prima fase, che si sta concludendo,<br />

si è cercato di rispondere a<br />

questa domanda: prendendo in considerazione<br />

un certo numero di servizi<br />

di prevenzione e sicurezza del lavoro<br />

in diverse Regioni, ritenuti significativi<br />

per la loro consistenza e per il volume<br />

di attività realizzato, ed assumendo a<br />

riferimento il triennio 1987-1989, è<br />

possibile ricostruire il quadro delle loro<br />

attività, ponendo così una base concreta<br />

per degli indicatori di processo e<br />

di impatto? Ai lettori della rivista questi<br />

problemi non giungono certamente<br />

nuovi: basti ricordare i contributi sulla<br />

verifica di qualità, i materiali del "censimento"<br />

del 1988, le schede regionali<br />

che via via hanno illustrato l'evolversi<br />

delle diverse situazioni, le riflessioni<br />

che si sono venute succedendo sugli<br />

aspetti metodologici, sui modelli di lavoro,<br />

sui conflitti tra ruoli, per arrivare<br />

fino alle segnalazioni di singoli problemi<br />

da parte di servizi o di operatori. Il<br />

nostro resoconto è ancora in fase di<br />

elaborazione: infatti !a relazione è stata<br />

inviata ai dirigenti dei servizi che hanno<br />

fornito le informazioni per consen-<br />

Tab. n. 1 - Quadro generale dei servizi interessati alla ricerca, con dati sul personale in servizio al 31/12/1989<br />

Cadice<br />

serv.<br />

Città sede del servizio<br />

Comuni<br />

n.<br />

Superi.<br />

kq.<br />

Popolazinne<br />

Censimento 1981 Personale in servizio al 31112!89<br />

Unità<br />

locali<br />

Addetti Medici Biologi<br />

Chimici<br />

Ingegneri<br />

Periti Inr. Amm. 701.<br />

Upg<br />

1.41 Brescia <strong>24</strong> 401 321926 <strong>24</strong>.931 136.912 7 - 8 6 5 26 5<br />

1.60 Vimercate 19 116 112.116 5.273 48.809 4 - - 4 - 2 11 3<br />

1.70 regnano 6 48 91.780 5.073 37.179 3 - - 3 1 1 9 5<br />

2. 3 Belluno 20 1.062 96.053 6.814 31.850 2 1 1 2 1 1 8 6<br />

2. 6 Thiene 32 659 161.364 12.054 61.864 4 - 1 1 4 3 2 15 6<br />

2.10 Treviso 22 614 263.015 19.839 90.908 5 - 1 1 4 4 1 16 5<br />

2.25 Verona 9 454 269.763 20.931 116.896 5 1 - 4 2 - 12 7<br />

2.36 Marghera 3 353 207.585 10.200 75.300 7 1 2 1 11 3 4 29 5<br />

3. 4 Parma 12 717 <strong>23</strong>9.830 27.139 108.100 5 - - - 9 3 3 20 8<br />

3.10 Cuastalla 8 315 61.488 5.705 22.960 3 - 1 1 4 2 1 12 .5<br />

3.28 Bologna Nord 119 163.306 13.544 86.776 5 1 1 2 5 2 3 19 12<br />

3.37 Faenza 8 761 87.914 7.752 30.765 4 1 1 -- 5<br />

2<br />

2 15 7<br />

4. 7 Pescia 11 266 104.8<strong>24</strong> 10.493 39.895 4 - 1 - 6 1 1 13 2<br />

4.10 Firenze, 10./D 28 119.944 5.402 41.782 7 - 2 1 6 2 3 <strong>23</strong> 3<br />

4.25 Piombino 6 499 63.027 3.869 25.149 3 1 - 1 5 2 1 13 9<br />

4.28 Grosseto 7 1.757 101.347 12.331 40.598 2 1 - - 8 2 2 15 8<br />

5. 2 Tarquinia 9 987 39.414 2.574 7.311 2 1 - 1 4 - B 5<br />

5. 5 Civita Castellana fVt? 12 464 52.737 3.081 13.697 4 2 4 3 2 15 2<br />

5. 6 Formia 9 356 93.364 5.274 19.202 2 - 4 6 .5<br />

5.21 Civitavecchia 4 381 68.118 3.411 16.6<strong>23</strong> 4 - 1 - 6 1 1 13 5<br />

612 Popoli 22 520 45.490 2.848 11.217 2 - - 3 - 6 5<br />

<strong>24</strong>5 10.877 2.764A05 208.538 1.063.193 84 8 13 12 109 41 35 302 118<br />

(Fonte del dati generali: !STAT) * = Parte = Stima<br />

La prima cifra del codice dei servizi indica la Regione: 9 = Lombardia; 2 = Veneto; 3 = Emilia-Romagna; 4 = Toscana; 5 = Lazio;<br />

6 = Abruzzo. La Lombardia ha un servizio in meno perché non sono pervenuti i dati di Mantova. Per l'Abruzzo erano previsti tre servizi,<br />

ma sono pervenuti solo i dati di Popoli.


tire a loro di integrare il lavoro sin qui<br />

svolto. Alla fine di maggio un incontro<br />

di lavoro permetterà di discutere questa<br />

relazione e di arrivare ad un testo<br />

definitivo. Per ognuno dei servizi e stata<br />

inoltre predisposta una "monografia"<br />

che richiama l'ambiente in cui il<br />

servizio opera, riprende i momenti salienti<br />

del suo sviluppo organizzativo,<br />

mette a fuoco i problemi incontrati,<br />

delinea delle prospettive. Tutto questo<br />

materiale sarà disponibile entro l'anno,<br />

e le singole regioni potranno utilizzarlo<br />

autonomamente, con le integrazioni<br />

che riterranno di apportarvi. Per il momento<br />

si vogliono fornire solo alcuni<br />

dati che ci sono sembrati particolarmente<br />

significativi.<br />

Vediamo innanzitutto il quadro generale<br />

dei servizi a cui facciamo riferimento,<br />

precisando che sono stati scelti,<br />

dopo una discussione preliminare,<br />

ipotizzando che potessero rappresentare,<br />

nelle Regioni considerate, delle<br />

realtà diversificate per ambiente produttivo,<br />

sviluppate come organizzazione,<br />

abbastanza ricche quanto ad attività<br />

svolta (Tab. 1).<br />

Come si vede, si tratta di uno spaccato<br />

abbastanza ampio, in quanto<br />

comprende poco meno del 5% dell'intera<br />

popolazione nazionale; per questa<br />

quota di popolazione il costo della<br />

prevenzione, nelle sue diverse componenti,<br />

dovrebbe ammontare, secondo<br />

quanto indicato dal piano, a oltre 208<br />

miliardi; il costo effettivo dei servizi da<br />

noi studiati si aggira intorno ai 20 miliardi,<br />

ossia poco più di 7.000 lire pro<br />

capite (18.800 per occupato), una quota<br />

decisamente bassa, anche considerando<br />

che quella degli ambienti di lavoro<br />

è solo una delle componenti della<br />

prevenzione (le altre sono gli ambienti<br />

di vita, la vigilanza igienica degli alimenti,<br />

la sanità pubblica veterinaria).<br />

Stabilire una quota di risorse da destinare<br />

ad un settore come quello della<br />

prevenzione presenta parecchi rischi<br />

se non si indicano contemporaneamente<br />

delle strade da seguire: quanta<br />

parte di queste risorse verrà sottratta<br />

alle Regioni per finanziare strutture<br />

centralizzate? Come si procederà alla<br />

ripartizione territoriale di queste risorse?<br />

Quale grado di autonomia avranno<br />

le Regioni nel determinare gli organici<br />

e i livelli di attrezzature? Questo aumento<br />

di risorse e di personale è previsto<br />

in funzione dei dipartimenti della<br />

prevenzione da realizzare in tutte le<br />

unità sanitarie locali o è previsto in<br />

funzione di altre forme organizzative?<br />

Se queste indicazioni mancano, ciò è<br />

dovuto al fatto che sono carenti le informazioni<br />

necessarie o ad altre ragioni?<br />

Che cosa hanno da dire le Regioni<br />

ed i servizi territoriali?<br />

Tenendo queste domande sullo<br />

sfondo, cerchiamo ora di presentare<br />

sinteticamente l'immagine che siamo<br />

riusciti sin qui a ricostruire, partendo<br />

dalla risorsa più importante, il personale.<br />

Il numero complessivo di operatori<br />

in attività nei servizi studiati appare<br />

nella tabella n. 1; il loro incremento si<br />

è verificato di recente, sulla base di<br />

proposte di organico decise dalle Regioni<br />

con criteri anche molto diversi,<br />

dal che deriva una prima domanda:<br />

sulla base dell'esperienza sin qui svolta,<br />

sono ancora proponibili gli standards<br />

minimi a suo tempo proposti<br />

proprio sulla rivista (n. 5, p. 15, a cui si<br />

rinvia per esigenze di spazio), lasciando<br />

poi alle Regioni di adattare quegli standards<br />

a situazioni particolari? Si potrebbe<br />

pensare ad un insieme di servizi<br />

territoriali, chiamati tutti nello stesso<br />

modo ed aventi una base professionale<br />

ed organizzativa comune all'interno<br />

di dipartimenti? L'aumento del personale<br />

di cui si parla nella proposta di<br />

piano e che riguarda !'intero settore<br />

della prevenzione contiene dei rischi<br />

rilevanti senza una base di riferimento.<br />

Si osservi come nelle realtà studiate<br />

siano sovrarappresentati i medici e come<br />

siano carenti certe altre figure. Si<br />

osservi anche come siano sottodimensionate<br />

le figure amministrative. Anche<br />

i tecnici diplomati sono probabilmente<br />

in numero superiore rispetto a quello<br />

standard minimo a suo tempo proposto<br />

(1 ogni 10.000 lavoratori ponderati).<br />

Mettendo insieme le varie informazioni,<br />

veniva delineandosi un quadro<br />

che combinava, tra gli altri, i seguenti<br />

elementi: 1) eccessiva forza della figura<br />

medica, che copre in modo esclusivo e<br />

non sufficientemente motivato, il ruolo<br />

dirigenziale (17 servizi su 21 hanno un<br />

dirigente); 2) sottovalutazione del lavoro<br />

amministrativo, a causa di uno scarso<br />

impegno di formazione, di un'insufficiente<br />

direzione organizzativa, di una<br />

sovrapposizione impropria di compiti;<br />

3) incerta individuazione di figure infermieristiche<br />

(professionali, assistenti sanitari),<br />

con spazi di lavoro oscillanti tra<br />

l'amministrazione e l'esecuzione di<br />

compiti tecnico-sanitari a bassa specializzazione;<br />

4) variazioni rilevanti nella<br />

dotazione delle stesse figure professionali,<br />

il che fa pensare a delle pressioni<br />

sviluppatesi con successo nella<br />

fase di determinazione di standards su<br />

scala regionale; 5) eccessive differenze<br />

nei bacini di utenza di singoli servizi, il<br />

che rende problematica l'individuazione<br />

di standards o favorisce un utilizzo<br />

inefficiente di certe professionalità; 6)<br />

non conoscenza dei costi dell'organizzazione;<br />

7) difficoltà di integrazione<br />

culturale all'interno delle équipes dovute<br />

sia a variabili generazionali, che<br />

all'esistenza e qualità della direzione.<br />

Fermiamoci per il momento a queste<br />

osservazioni e prendiamo in considerazione<br />

l'insieme delle azioni sviluppate<br />

nel triennio 1987-89, considerandole<br />

come risultati del lavoro dei servizi, sia<br />

nel loro rapporto con l'ambiente esterno,<br />

sia nel costruirsi del processo di lavoro<br />

e di organizzazione. Teniamo presente<br />

che si tratta di servizi che, per<br />

quanto sviluppati nel contesto regionale<br />

in cui operano, presentano tra loro<br />

notevoli differenze per quanto concerne<br />

le sedi, le attrezzature, la documentazione<br />

a disposizione. In 19 di<br />

questi servizi sono in corso 320 abbonamenti<br />

a riviste proprie del settore e<br />

in 14 di essi sono catalogati circa 4.000<br />

volumi. Gli abbonamenti a riviste sono<br />

cresciuti in modo costante, a un ritmo<br />

medio di 22 nuovi accessi per anno:<br />

"La Medicina del Lavoro" è la pubblicazione<br />

più diffusa: seguono "Lavoro sicuro",<br />

i "Cahiers de Notes Documentaires"<br />

e numerose riviste in lingua inglese.<br />

Le attrezzature presentano dislivelli<br />

notevoli tra un servizio e l'altro,<br />

ma in generale la dotazione appare insufficiente<br />

e invecchiata, ove si prendano<br />

a riferimento le indicazioni proposte<br />

sul n. 5 del Bollettino SNOP. Sarebbe<br />

molto importante approfondire<br />

questo problema delle attrezzature individuando<br />

orientativamente dei livelli<br />

di dotazione uniformi. Sono abbastanza<br />

frequenti i problemi di spazio e di<br />

personale (quantità e formazione),


nonché le difficoltà connesse alla manutenzione.<br />

I dati relativi alla formazione e all'aggiornamento<br />

presentano nel triennio la<br />

partecipazione ad una quantità rilevante<br />

di inziative, promosse prevalentemente<br />

in sede locale e regionale,<br />

con una presenza di tutte le figure<br />

professionali: l'incontrarsi e il conoscersi,<br />

la circolazione delle informazioni,<br />

l'individuare problemi comuni, unitamente<br />

allo svilupparsi degli interventi<br />

delle regioni, hanno contribuito in<br />

maniera determinante a diffondere<br />

modelli di lavoro e a costruire un'immagine<br />

e un linguaggio comuni. II fatto<br />

però che un terzo dei servizi studiati<br />

non sia stato nelle condizioni di (o non<br />

abbia voluto), fornire analiticamente le<br />

informazioni circa la partecipazione a<br />

momenti formativi, è indicativo della<br />

difficoltà di programmare, gestire e verificare<br />

queste attività (Tab. 2).<br />

Si osservi, nella Tabella 3 e a proposito<br />

della partecipazione dei diversi<br />

operatori, la situazione degli amministrativi<br />

e dei tecnici laureati, che rappresentano<br />

i due opposti.<br />

Il ruolo centrale delle Regioni e delle<br />

USL nel promuovere iniziative di formazione<br />

è evidente (Tab. 4).<br />

Per quanto riguarda i contenuti, si<br />

può tentare una classificazione per<br />

aree.<br />

Vi è una prima area, che ha per oggetto<br />

l'organizzazione generale, regionale<br />

e locale dei servizi, le loro procedure<br />

formalizzate, i sistemi informativi,<br />

l'organizzazione del lavoro, i corsi<br />

dedicati alla gestione, alla direzione, al<br />

controllo del lavoro e delle risorse. Sono<br />

stati qui classificati i momenti di<br />

studio relativi a questioni normative<br />

(come ad esempio i problemi di applicazione<br />

delle direttive comunitarie).<br />

Quest'area comprende 63 iniziative,<br />

ossia il 13% delle 482 segnalate dai 14<br />

servizi che hanno fornito questa informazione.<br />

La quota più rilevante è stata<br />

organizzata dalle Regioni e dalle USL<br />

(57%), e rilevante è l'apporto delle società<br />

scientifiche e professionali (17%).<br />

La partecipazione del personale vede<br />

una presenza equilibrata, pur con una<br />

prevalenza medica, di tutte le figure,<br />

con la sottolineatura che per gli infermieri<br />

questa rappresenta l'area più importante<br />

dopo quella dell'informazione<br />

generale (vedi più avanti); questa circostanza<br />

viene sottolineata poiché<br />

sembra confermare un certo uso improprio<br />

del personale infermieristico<br />

in mansioni organizzativo - amministrative.<br />

Questo gruppo di iniziative<br />

comprende 7 delle 10 circostanze in<br />

cui è stato coinvolto il personale am-<br />

Tab. n. 2 - Iniziative di formazione e di aggiornamento segnalate,<br />

nel triennio 1987 - 89, da quattordici dei 21 servizi analizzati.<br />

Valori assoluti e percentuali<br />

Tipo di iniziativa N.<br />

Di accesso 57 12<br />

Aggiornamento 214 45<br />

Ricorrente 8 2<br />

Seminari di studio 40 8<br />

Convegni/Congressi 102 21<br />

Formazione 30 6<br />

Formazione a lavoratori 15 3<br />

Formazione a studenti 16 3<br />

Totale 482 100<br />

Tab. n. 3 - Partecipazione delle diverse figure professionali alle iniziative<br />

di formazione e di aggiornamento, con l ' indicazione degli operatori<br />

in servizio di ruolo al 1989 nei quattordici servizi analizzati.<br />

Valori assoluti e percentuali<br />

Figure professionali<br />

In servizio<br />

al 1989 n.<br />

N. iniziative cui<br />

hanno partecipato<br />

Medici 53 <strong>24</strong>6 51<br />

Tecnici laureati 20 174 36<br />

Tecnici diplomati 71 186 39<br />

Infermieri e ASV 28 65 13<br />

Amministrativi <strong>24</strong> 12 2<br />

Totale 196<br />

Tab. n. 4 - Promotori delle iniziative di formazione e di aggiornamento<br />

segnalate nei quattordici servizi studiati. Valori assoluti e percentuali<br />

Enti promotori N. ^/u<br />

USL di appartenenza del servizio 73 15<br />

Altre USL (della Regione e non) 73 15<br />

Regione di appartenenza 90 19<br />

Altre Regioni 8 2<br />

Istituto Superiore di Sanità e Istituto Superiore<br />

Previdenza e Sicurezza del lavoro 43 9<br />

SNOP e Società scientifiche e professionali 54 11<br />

Altri Enti Locali 2 1<br />

Università e Centri di ricerca 34 7<br />

Altri promotori 70 14<br />

Altri non segnalati 35 7<br />

Totale 482 100<br />

ministrativo che, come si è osservato,<br />

appare avere un ruolo molto marginale<br />

(forse anche per le sue caratteristiche<br />

soggettive ma, probabilmente, anche<br />

per la tradizionale difficoltà di valorizzare<br />

questi profili nelle organizzazioni<br />

professionali).<br />

Una seconda area concerne l'educazione<br />

alla salute, rivolta ad utenti<br />

diversi (lavoratori, studenti, popolazio-<br />

°Io


ne, operatori), comprendendovi sia gli<br />

aspetti metodologici che quelli operativi.<br />

Si tratta di un'area non particolarmente<br />

ampia (26, pari a poco più del<br />

5%), a prevalente promozione della<br />

USL di appartenenza (15) o di promotori<br />

locali (6). La partecipazione delle<br />

diverse figure professionali è molto<br />

equilibrata, segno di una funzione diffusa<br />

ed interdisciplinare; i medici sono<br />

presenti in 11 casi, i tecnici laureati in<br />

11, í diplomati in 10, gli infermieri in 9.<br />

Una terza area, che abbiamo chiamato<br />

dell'informazione generale, vede<br />

particolarmente attive le associazioni<br />

scientifiche e professionali. Si<br />

tratta di 97 iniziative (20%), in cui poco<br />

meno del 20°/o è stato promosso<br />

dalle USL e a livello decentrato: oltre il<br />

60%, vede infatti attive le associazioni,<br />

le università e i centri di ricerca, altri<br />

enti pubblici e privati. Questo dato è<br />

importante per due motivi: il primo è<br />

che evidenzia il concentrarsi dello<br />

sforzo locale su temi specifici; il secondo<br />

è che mostra un lavoro notevole<br />

svolto da soggetti associativi attorno ai<br />

problemi della prevenzione e sicurezza<br />

sul lavoro, e quindi un allargarsi dei legami<br />

tra i servizi e gli altri soggetti. Che<br />

in queste iniziative i fini dichiarati e<br />

quelli latenti si combinino in mille modi<br />

non diminuisce l'importanza dei<br />

momenti di incontro e di confronto. La<br />

partecipazione dei personale medico è<br />

prevalente in questo tipo di attività,<br />

uguale alla somma di tutte le altre figure<br />

(74 casi per i medici, 75 per tutte<br />

le altre figure).<br />

Una quarta area comprende momenti<br />

programmati per un'utenza circoscritta<br />

e definita, che si tratti di<br />

neoassunti, di studenti di specifici corsi<br />

scolastici (cuochi, geometri, periti,<br />

ecc.), di lavoratori con funzioni di rappresentanza,<br />

di delegati sindacali: si<br />

concentra qui l'azione su quelli che<br />

possiamo considerare "operatori secondari",<br />

coloro cioè che possono avere<br />

funzione di moltiplicatore dell'efficacia<br />

dell'informazione trasmessa, tanto<br />

in termini di conoscenza, quanto in<br />

termini di comportamenti soggettivi.<br />

Abbiamo classificato in quest'area 71<br />

iniziative (poco meno del 15%), promosse,<br />

in grande maggioranza (61),<br />

dalla USL di appartenenza del servizio<br />

(27) e dalla Regione (<strong>24</strong>). II dato generale<br />

di quest'area è comunque sottostimato,<br />

poiché alcuni servizi hanno ricompreso<br />

sotto un'unica indicazione<br />

un certo numero di iniziative simili che<br />

si ripetono nel tempo. Anche in questo<br />

caso, , la partecipazione delle diverse figure<br />

professionali è abbastanza equilibrata<br />

(32 medici, 27 tecnici laureati, 33<br />

tecnici diplomati, 8 infermieri/ASV, 2<br />

amministrativi).<br />

Una quinta area, molto ampia, concerne<br />

iniziative sui rischi e la sicurezza<br />

del lavoro, analizzati in termini generali<br />

o in specifici comparti, settori,<br />

luoghi di lavoro, con riferimento anche<br />

a sostanze (gas, polveri, sostanze tossiche),<br />

ai rischi da rumore, al rischio<br />

elettrico, ad impianti previsti per diminuire<br />

od eliminare i rischi. Si tratta di<br />

131 iniziative (27%), promosse, nel<br />

48% dei casi, dalle USL e dalle Regioni.<br />

Dal punto di vista della partecipazione<br />

delle diverse figure professionali, è interessante<br />

osservare la prevalenza del<br />

personale tecnico diplomato (61 casi),<br />

seguito da quello laureato (51), da<br />

quello medico (40) e da quello infermieristico<br />

(7). La componente tecnica<br />

dei rischi lavorativi in termini di sostanze<br />

e di tecnologie mobilita dunque<br />

chimici, ingegneri, periti. L'analisi dei rischi<br />

si specializza e vede crescere il<br />

peso delle figure professionali a ciò<br />

preparate.<br />

La sesta area comprende gli argomenti<br />

dedicati ai danni e in particolar<br />

modo agli infortuni e alle malattie professionali,<br />

senza. trascurare l'analisi di<br />

patologie da lavoro, vecchie e nuove,<br />

ha permesso di raccogliere un numero<br />

molto limitato di casi. Ciò può essere<br />

legato a molte cause, prima tra le quali<br />

l'indebita divisione, in questa sede, dell'analisi<br />

dei rischi e dei danni. Se così<br />

fosse, il problema sarebbe risolto con<br />

una critica della classificazione. Ma<br />

può darsi anche che l'insufficiente disponibilità<br />

di informazioni e la difficoltà<br />

di comunicazione e di collaborazione<br />

con enti che gestiscono queste notizie<br />

e . le relative pratiche abbiano costituito,<br />

fino ad ora, di dedicare più<br />

spazio a questi problemi. Probabilmente<br />

questi elementi ci sono tutti e due.<br />

In ogni caso, alle 10 iniziative raggruppabili<br />

in quest'area, hanno partecipato<br />

prevalentemente i medici, com'era logico<br />

attendersi.<br />

Restano infine da segnalare, come<br />

settima area, quelle iniziative di argomento<br />

tecnico/professionale riferibili<br />

ad aspetti specifici e/o a metodiche di<br />

esecuzione di atti professionali, ivi<br />

comprese le questioni relative alle attività<br />

di Polizia Giudiziaria nei suoi<br />

aspetti professionali e in rapporto con<br />

il nuovo codice di procedura penale. Si<br />

tratta di un complesso di 76 iniziative<br />

(poco più del 15%), promosse da diversi<br />

soggetti (un rilievo particolare<br />

hanno le istituzioni di ricerca, ma anche<br />

i privati), con una partecipazione<br />

prevalente di medici (44 casi), seguiti<br />

dai tecnici diplomati (25) e dai tecnici<br />

laureati (22), dagli infermieri (9).


Collegate con i momenti formativi<br />

sono da segnalare 108 esperienze di ricerca<br />

o di collaborazione che hanno<br />

visto, nel triennio, 20 dei 21 servizi impegnati<br />

in un lavoro con università (68<br />

casi), con centri pubblici, con laboratori.<br />

Immaginiamo dunque i nostri 302<br />

operatori nelle loro sedi, arrivati a questo<br />

lavoro per vie diverse, portatori di<br />

professionalità, di esperienze, di attese;<br />

immaginiamoli nella situazione da loro<br />

stessi descritta, con tutte le incertezze<br />

e le difficoltà che incontra chiunque<br />

debba mettere in piedi qualcosa di<br />

nuovo. Problemi e conflitti non mancano<br />

(la rivista offre, a rileggerla, tanti<br />

materiali interessanti: per citare solo<br />

l'ultimo numero, si vedano le lettere di<br />

Giovanna Galli sugli impiegati e quella<br />

di Alberto Righi sugli assistenti sanitari,<br />

senza dimenticare quelle precedenti e<br />

gli scritti di Giallolimonel); il lavoro però<br />

viene programmato, la direzione si<br />

consolida e si sviluppa ragionando di<br />

democrazia e di partecipazione, ecc.<br />

Hanno a che fare con un ambiente<br />

complesso che esprime interessi legittimi<br />

e contraddittori e si manifesta in<br />

una domanda variegata: la nostra rilevazione<br />

mostra il crescere dell'interazione<br />

con numerosi soggetti su problemi<br />

che richiedono l'integrazione con<br />

altri servizi o attività di prevenzione. I<br />

Comuni che si rivolgono per consulenza<br />

ai servizi a seguito di una domanda<br />

dei cittadini relativa agli effetti di strutture<br />

produttive; le segnalazioni di rischi<br />

o di disturbi da parte di rappresentanze<br />

sindacali di azienda; le domande<br />

di intervento da parte dei sindacati<br />

o dei lavoratori; la richiesta di<br />

informazioni da parte dei tecnici delle<br />

imprese che debbono programmare<br />

nuovi insediamenti produttivi, adeguare<br />

gli impianti dal punto di vista della<br />

sicurezza o attuare delle bonifiche; la<br />

domanda di accertamenti sanitari preventivi<br />

e periodici; le domande di consulenza<br />

e di informazioni da parte dei<br />

medici di azienda; la richiesta di controlli<br />

da parte di cittadini per fenomeni<br />

di inquinamento; la domanda di informazione<br />

da parte di commercialisti e<br />

di consulenti aziendali; la richiesta di<br />

interventi di educazione alla salute<br />

nelle scuole; tutta questa domanda è<br />

stata ben documentata dalla maggior<br />

parte dei servizi, formando l'immagine<br />

di una rete di comunicazione che da<br />

un Iato legittima i servizi stessi come<br />

punto di riferimento, dall'altro crea numerosi<br />

problemi di programmazione,<br />

di gestione di informazioni, di compatibilità<br />

(per tempo, organizzazione e risorse),<br />

di rapporti con altre organizzazioni,<br />

di invenzione di modalità di risposta.<br />

Questa domanda diffusa può<br />

essere considerata come un indicatore<br />

di impatto sull'ambiente, pur interferendo<br />

in maniera rilevante sul processo<br />

di lavoro. Questi esempi di domanda<br />

esprimono gradi di cogenza diversa,<br />

cogenza che diviene fortissima in alcune<br />

circostanze, come quelle di gravi<br />

infortuni, di richieste di intervento da<br />

parte della magistratura, di interventi<br />

che discendano da attività ispettive in<br />

alcuni camparti come l'edilizia. Di<br />

fronte a questa complessità dell'ambiente,<br />

la risposta dei servizi sembra<br />

essere orientata secondo tre direttrici:<br />

potenziare l'utilizzo delle informazioni<br />

in modo sistematico; rendere compatibili<br />

gli interventi programmati e quelli<br />

non programmati; sviluppare la preparazione<br />

e la formazione degli operatori.<br />

Di quest'ultimo aspetto si è già detto.<br />

Per quanto riguarda invece i sistemi<br />

informativi, ci preme innanzitutto sottolineare<br />

che la loro molteplicità (che<br />

sta trovando in questi ultimi tempi delle<br />

linee comuni su scala regionale ed<br />

oltre), racconta delle decisioni successive<br />

di creare strumenti informativi<br />

mano a mano che nuove esigenze si<br />

presentavano. Racconta anche, forse,<br />

del controllo che certe figure professionali<br />

riuscivano a conquistarsi con la<br />

costruzione e l'uso di strumenti informativi,<br />

con i conseguenti ed inevitabili<br />

effetti organizzativi. Alla fine del 1989,<br />

come mostra la Tabella 5, erano attivi<br />

un gran numero di strumenti di registrazione<br />

ed archiviazione di informazioni.<br />

Si noti come le prime tre aree,<br />

quella degli infortuni, quella dei nuovi<br />

insediamenti e delle verifiche e quella<br />

della vigilanza/ispezione, rappresentino<br />

quasi la metà di tutti gli strumenti attivati.<br />

Per quanto riguarda la terminologia,<br />

essa contiene qualche ambiguità: tuttavia,<br />

il registro rimanda ad una dimensione<br />

più semplice, più immediata,<br />

secondo l'evolversi cronologico delle<br />

situazioni o delle procedure, mentre<br />

['archivio rimanda ad un disegno più<br />

complesso. Il protocollo della posta in<br />

arrivo e partenza da un Iato e l'archivio<br />

delle aziende con le informazioni<br />

complesse che vi confluiscono in un<br />

aggiornamento continuo possono costituire<br />

l'esempio di riferimento.<br />

Nel tempo, si osserva un'accelerazione<br />

nella strutturazione di questi<br />

strumenti; infatti, mentre solo il 12%<br />

era attivato prima del 1980 (e quest'area<br />

è da ricondursi alle esperienze sviluppate<br />

su scala locale dai Consorzi<br />

socio-sanitari o da esperienze simili), il<br />

14% è stato attivato fra il 1980 e il<br />

1983, il 26% fra il 1983 e il 1987, e ben<br />

il 38% dopo il 1987. Un'immagine analoga<br />

emerge guardando il processo di<br />

informatizzazione. Su un totale di 88<br />

strumenti di registrazione e/o di archiviazione<br />

informatizzati, 25 lo sono stati<br />

nel 1990, 19 nel 1989, 15 ne[ 1988, 7<br />

Tab. n. 5 - Registri ed archivi dichiarati attivi dai servizi (20 su 21),<br />

classificati per area. Valori assoluti. 1989<br />

Area/Denominazione<br />

Sistemi classificati come<br />

Registri<br />

Archivi<br />

Totale<br />

infortuni/Malattie professionali <strong>23</strong> 25 48<br />

NIP/Attività Amministrative/Verifiche 31 16 47<br />

Vigilanza/Ispezione/PG 27 15 42<br />

Attività sanitarie 14 20 34<br />

Attività ambientali 13 15 28<br />

Aziende 27 27<br />

ASPP 6 9 15<br />

Attività 6 6 12<br />

Prestazioni 6 6<br />

Domanda 4 4<br />

Leggi 4 4<br />

Minori 3 3<br />

Pubblicazioni 3 3<br />

Educazione alla salute 2 2<br />

Totale 128 147 275<br />

Altri 21 21<br />

Totale 296


nel 1986, 7 nel 1985 o prima. Infine, c'è<br />

da osservare che spesso è difficile<br />

adattare uno strumento in uso, e cambiarlo<br />

radicalmente porta a numerose<br />

conseguenze non sempre prevedibili,<br />

per cui non deve stupire una certa<br />

eventuale ritrosia a modificare ciò che<br />

si è costruito. Sono infatti rari i casi in<br />

cui sia stata evidenziata la sostituzione<br />

di un archivio con un altro, magari attraverso<br />

la fusione in uno strumento<br />

più ampio: sembrerebbe dunque prevalere<br />

una logica di tipo incrementale<br />

più che una logica di tipo selettivo.<br />

Non è possibile descrivere qui analiticamente<br />

i diversi strumenti: ci limiteremo<br />

ad alcune osservazioni. In primo<br />

luogo, gli archivi concernenti gli infortuni<br />

e le malattie professionali risentono<br />

della difficoltà di disporre in tempi<br />

accettabili dei dati di provenienza<br />

esterna. In secondo luogo, gli archivi<br />

relativi alle aziende sono ormai strutturati<br />

con una notevole ricchezza di informazioni,<br />

ma hanno necessità di attingere<br />

informazioni con un flusso regolare.<br />

In terzo luogo, le incertezze<br />

che compaiono nella struttura degli archivi<br />

potranno essere superate proprio<br />

per l'elaborazione che è stata condotta<br />

a partire da queste esperienze. Infine,<br />

gli strumenti di archiviazione e registrazione<br />

delle attività hanno a che<br />

fare anche col processo di direzione: è<br />

probabile che ad una direzione efficace<br />

corrisponda una minore frammentazione<br />

di tali strumenti, poiché la logica<br />

incrementale (e di controllo da<br />

parte di singoli), può essere sostituita<br />

da un disegno che raccolga il consenso<br />

di tutti. In ogni caso, proprio l'indagine<br />

che abbiamo condotto mostra<br />

come sia possibile, attraverso questi<br />

strumenti, rendere ragione del proprio<br />

lavoro, e quindi consentirne una valutazione.<br />

Rimane solo da notare che<br />

una parte di questi archivi contiene già<br />

una quantità di informazioni che varrebbe<br />

la pena analizzare, in quanto coprono<br />

un arco di tempo che supera il<br />

decennio. Pervenire a forme unificate<br />

sarà un processo abbastanza lungo<br />

che, forse, è pericoloso voler accelerare<br />

troppo o in maniera troppo totalizzante:<br />

i sistemi di registrazione/archiviazione<br />

non possono essere "sovrapposti"<br />

all'organizzazione reale senza<br />

conoscerla bene e senza valutare lo<br />

scarto esistente tra un prodotto sedimentato<br />

ed un modello che si presume<br />

debba essere utilizzato da tutti nello<br />

stesso modo: tali sistemi sono fatti<br />

per le persone e non viceversa, con<br />

ciò che ne consegue in termini di temi<br />

di apprendimento e di possibilità effettiva<br />

di utilizzo e di comunicazione.<br />

La linea che unisce i piani mirati di<br />

intervento con l'elaborazione di profili<br />

di rischio lavorativo e con le bonifiche<br />

ambientali costituisce uno dei punti<br />

centrali del lavoro dei servizi, un insieme<br />

di azioni in cui confluiscono studio,<br />

comunicazione, programmazione di<br />

interventi, verifiche di efficacia. Questa<br />

linea di lavoro non può trovare realizzazione<br />

che in presenza.di una buona<br />

conoscenza del territorio e dei suoi<br />

problemi. Assumiamo i termini relativi<br />

con tutte le incertezze che li caratterizzano,<br />

intendendo i primi due come<br />

precondizione del terzo e il primo come<br />

più generale rispetto al secondo,<br />

che costituisce l'azione conoscitiva<br />

che più direttamente influisce sulla<br />

programmazione e l'esecuzione di ogni<br />

singola bonifica.<br />

La definizione di profilo di rischio lavorativo<br />

adottata, ad esempio, dal<br />

gruppo VRQ della SNOP, trova riscontro<br />

nell'attìvità dei servizi, ed ha interessato,<br />

negli ultimi anni, quasi 150.000<br />

addetti nei territori di competenza dei<br />

servizi analizzati: i fattori di rischio che<br />

sono stati presi in esame in ogni contesto<br />

rappresentano quei "tratti essenziali"<br />

che orientano poi l'intervento.<br />

Anche la gamma dimensionale è rappresentata<br />

nelle sue diverse possibilità:<br />

vi sono infatti profili che riguardano interi<br />

comparti, altri che sono centrati su<br />

una sola unità locale, altri che riguardano<br />

singole lavorazioni. "II profilo di<br />

rischio lavorativo è l'immagine sintetica<br />

che connota uno o più luoghi di lavoro<br />

osservati con finalità preventiva.<br />

Per definizione un "profilo" non è una<br />

"fotografia della realtà", ma è costituito<br />

da pochi tratti essenziali che permettono<br />

di riconoscerla". Il profilo di rischio<br />

lavorativo evidenzia, con modalità<br />

standardizzate e facendo riferimento<br />

ad un periodo di tempo determinato:<br />

le tipologie dei luoghi, il tipo di lavoro,<br />

i principali fattori di rischio per la<br />

salute, le stime dei soggetti a rischio in<br />

rapporto al numero degli addetti, i<br />

principali danni accertati. Le modalità<br />

sono standardizzate a livello nazionale<br />

da società scientifiche come la SNOP<br />

e sono specifiche per ogni comparto. Il<br />

profilo di rischio lavorativo può essere<br />

riferito a singoli luoghi di lavoro o insiemi<br />

di essi (comparti), o porzioni di<br />

essi (impianti, reparti, postazioni), o anche<br />

a fasi lavorative, lavorazioni, mansioni".<br />

Stando alle informazioni che ci hanno<br />

fornito i nostri 21 servizi di riferimento,<br />

possiamo innanzitutto rilevare<br />

che nel 1989, 19 di essi hanno realizzato<br />

interventi di bonifica in 2.080 aziende<br />

con 45.787 addetti.


Cerchiamo di analizzare più da vicino<br />

questi dati, individuando i comparti<br />

prevalenti e disaggregando le bonifiche<br />

per tipologia. Va precisato che il<br />

dato sulle bonifiche deve essere posto<br />

in relazione, sia pure in forma non deterministica,<br />

con l'elaborazione dei<br />

profili di rischio, che, come si è detto,<br />

hanno coinvolto, prevalentemente negli<br />

anni successivi ai 1985, quasi<br />

150.000 lavoratori esposti a situazioni<br />

di rischio diverse; questo lavoro di<br />

analisi non esplica i suoi effetti in un<br />

anno, ma costituisce un "capitale" di<br />

informazioni il cui effetto deve essere<br />

valutato in tempi più lunghi e che aumenterà<br />

tanto più di efficacia quanto<br />

più facilmente le informazioni circoleranno<br />

sull'intero territorio coinvolgendo<br />

non solo i servizi, ma anche i lavoratori,<br />

le aziende, i progettisti.<br />

I dati generali riclassificati per ramo<br />

ISTAT, sono riportati nella tabella seguente.<br />

Già questi dati mostrano una gerarchizzazione<br />

degli interventi: l'industria<br />

manifatturiera, quella estrattiva e chimica<br />

e l'edilizia rappresentano i settori<br />

di maggiore concentrazione. La rilevanza<br />

dei diversi settori appare più<br />

chiaramente disaggregando i dati per<br />

comparto, come appare nella tabella<br />

successiva, in cui compaiono i comparti<br />

raggruppati a seconda del numero<br />

dei profili di rischio elaborati. Così,<br />

l'edilizia è presente nel lavoro di 13<br />

servizi, mentre il settore meccanico-<br />

!metalmeccanico è presente in 8, ecc.;<br />

nella colonna di destra è riportato il<br />

totale dei profili di rischio relativi a<br />

quel comparto o gruppo di comparti.<br />

Possiamo aggiungere che il fattore di<br />

rischio che compare con maggiore<br />

frequenza è il rumore (57%), seguito<br />

dagli infortuni (52%), le polveri (37%), i<br />

solventi (<strong>23</strong>%), i gas, fumi e vapori<br />

{21%), iÍ microclima (14%), l'amianto<br />

(11°/n) e poi, via via, tutti gli altri fattori,<br />

in numero di 54.<br />

Possiamo quindi affermare che i 19<br />

servizi che hanno fornito informazioni<br />

sistematiche, hanno elaborato, nel<br />

triennio preso in considerazione, 126<br />

profili di rischio, coinvolgendo quasi<br />

150.000 addetti ed operando, nel solo<br />

1989, bonifiche, programmate e non,<br />

in 2.080 aziende con oltre 45.000 addetti.<br />

(fine<br />

la parte)<br />

Nedo Baracani<br />

Sauro Garzi<br />

Dipartimento Studi Sociali<br />

Università di Firenze<br />

Fulvio D'Orsi<br />

SNOP<br />

Tab. n. 6 - Bonifiche ambientali, per ramo ISTAT, comunque originate,<br />

effettuate nel 1989 da 19 dei 21 servizi analizzati. Profili di rischio elaborati<br />

da 19 dei 21 servizi analizzati, negli anni 85-89 per ramo ISTAT<br />

e per numero di esposti. Valori assoluti<br />

Ramo ISTAT<br />

Bonifiche 1989<br />

Aziende n. Addetti n.<br />

Esposti interessati<br />

all 'elaborazione<br />

di profili<br />

di rischio<br />

anni 1985-1989 n.<br />

01. Agricoltura 4 - 21.668<br />

04. Attività connesse con l'agricoltura 1 400 2.850<br />

1A. Estrazione combustibili industria<br />

petrolifera 4 200 10.100<br />

1B. Energia, elettricità, gas e acqua 7 1.450 2.540<br />

2. Industrie estrattive, manifatturiere<br />

per trasformazione di minerali,<br />

chimiche 285 4.864 22.531<br />

3. Industrie manifatturiere per la<br />

trasformazione dei metalli,<br />

meccanica di precisione 286 4.990 25.180<br />

4. Industrie manifatturiere, alimentari,<br />

tessili, abbigliamento, mobilio e altre 283 8.482 32.767<br />

5. Edilizia, costruzione e installazione<br />

impianti 899 4.829 <strong>23</strong>.300<br />

67. Riparazione di beni di consumo<br />

e di veicoli 80 200 700<br />

7. Trasporti 5 600 740<br />

8. Credito, assicurazioni, servizi<br />

imprese, noleggi 11 150 125<br />

9A. Pubblica Amministrazione 21 120 1.200<br />

92. Servizi di igiene pubblica<br />

e amministrazione cimiteri 50<br />

93. Istruzione 3 400<br />

95. Sanità e servizi veterinari 4 342 6.000<br />

99. Vari non classificabili 187 18.760<br />

Totale 2.080 45.787 149.751<br />

Tab. n. 7 - Profili di rischio elaborati, disaggregati per camparti.<br />

Valori assoluti<br />

Comparti, indicati dai servizi, nei quali sono stati elaborati<br />

uno o più profili di rischio<br />

PDRL<br />

Totale<br />

Acque minerali, lavoro portuale, depositi di carburante,<br />

tintostamperie, elettromeccanico, farmaceutico, telefonia,<br />

alluminio, ambiente urbano, industrie a rischio rilevante,<br />

bancario, pulizie, distillerie, zinco, ferrovie, smalterie,<br />

tipografie 1 17<br />

Produzione elettricità, ospedaliero, cartario, trasporti,<br />

tutti i comparti 2 TO<br />

Metallurgico, chimico, carrozzerie, floricolo, lavanderie,<br />

Pubblica Amministrazione, tessile/abbigliamento,<br />

cementolcementamianto/cemento-caolino, vari 3 27<br />

Ceramico, agricoltura, alimentare, vetro, gomma<br />

e plastica, resine poliesteri/vetroresina 4 <strong>24</strong><br />

Calzature/pelletterie, galvanico, legno 5 15<br />

Industrie estrattive/cave, fonderie/siderurgia 6 12<br />

Meccani co/metalmeccanico 8 8<br />

Edilizia 13 13<br />

Totale 126


GRUPPI DI LAVORO<br />

CONVEGNO 1993<br />

Ne! 1993 il Convegno Nazionale della<br />

SNOP sarà sul tema del sistema informativo<br />

e della verifica e revisione di<br />

qualità nei servizi e presidi di prevenzione.<br />

Un tema impegnativo come è<br />

nostro masochistico costume. Iniziamo<br />

quindi da questo numero una serie di<br />

contributi di riflessione.<br />

Chi poteva iniziare meglio del padre<br />

della nostra VRQ e del past-president,<br />

organizzatore (Genova 1988), del famoso<br />

seminario sul sistema informativo?<br />

ALCUNE RIFLESSIONI SUI<br />

RAPPORTI FRA SISTEMA<br />

INFORMATIVO (SI)<br />

E QUALITY ASSURANCE<br />

(QA)<br />

PREMESSA<br />

Nel presente contesto per SI si intenderà<br />

il supporto organizzativo che<br />

viene offerto allo scorrimento dei flussi<br />

informativi in entrata, interni ed in<br />

uscita dai Servizio. È questa una definizione<br />

di SI "Riduzionista" e francamente<br />

operativa, ma proprio per questo<br />

euristica. Quanto al significato ed ai<br />

contenuti della QA si rimanda agii interventi<br />

già pubblicati su queste pagine<br />

in precedenti occasioni (n. 17 e<br />

segg.).<br />

CONDIZIONI ESSENZIALI<br />

Per chiarire subito i principali caposaldi<br />

utilizzeremo alcune affermazioni<br />

apodittiche:<br />

- non esiste QA senza adeguato 51;<br />

- migliorare la Qualità significa possedere<br />

adeguata conoscenza della<br />

realtà sulla quale si vuole intervenire;<br />

-<br />

l'esistenza di un 51 di servizio formalizzato<br />

e in grado di registrare ("verba<br />

volant, scripta manent") è precondizione<br />

per una QA.<br />

Ciò non significa che in assenza di<br />

un S1 già in routine non si possa fare<br />

nulla. Progetti di miglioramento della<br />

qualità possono anche implementarsi<br />

attraverso la costituzione di strumenti<br />

informativi (registri, schede di rilevazione,<br />

questionari, ecc.) ad hoc.<br />

Tuttavia è giusto ricordare che una<br />

valutazione "in continuo" della qualità,<br />

raffrontabile tra più aree geografiche e<br />

nel tempo, necessita in modo assoluto<br />

di un SI di servizio ben radicato e, se<br />

possibile, condiviso su base almeno sovrazonale.<br />

L'esperienza che si stà conducendo<br />

in Regione Toscana è al proposito molto<br />

significativa.<br />

Pur tra difficoltà e ritardi, la Regione<br />

stà dotanto tutti i servizi PISLL di un 51<br />

unico, dal quale sarà possibile estrarre<br />

le informazioni minime indispensabili<br />

ai fini di un'omogenea QA. Si profilano<br />

tuttavia all'orizzonte numerosi problemi.<br />

Il principale di essi è costituito dal<br />

mancato sincronismo tra impostazione<br />

del SI regionale e prospettive di monitoraggio<br />

della qualità in continuo.<br />

Cioè il SI non è stato realizzato avendo<br />

già presenti i "criteri" di qualità indicati<br />

per esempio nel documento SNOP<br />

presentato al convegno di Bologna del<br />

dicembre scorso. Questo fa sì che il SI<br />

manchi di notizie relative a numerosi<br />

indicatori di qualità giudicati di fondamentale<br />

importanza nei "criteri" SNOP.<br />

SI, CENTRI ELABORAZIONE DEI DATI<br />

(CED) (O EQUIPOLLENTI) DI USL<br />

E QA<br />

Capitolo assai delicato, inquinato da<br />

numerosi "bias" (fattori di distorsione).<br />

Finora gli "esperti" dei vari CED di USL<br />

hanno operato (tranne lodevoli eccezioni)<br />

finalizzando l'acquisizione di dati<br />

in uscita dai servizi alla costruzione di<br />

flussi per cosiddette "incentivazioni" alla<br />

produttività. Con risultati quantomai<br />

falsanti. Tutto è stato cioè visto in termini<br />

di prestazioni fatturahili e questo<br />

paradigma (della cosiddetta prestazione<br />

fatturabile), ha distorto anche voci<br />

ed indicatori più rispettabili, costretti a<br />

passare attraverso le forche caudine di<br />

tariffari burocratici e lontani dalla realà.<br />

Su queste basi non si fa QA, ma solo<br />

la vaga caricatura di un'ufficio qualità<br />

in un'industria produttrice di beni di<br />

consumo.<br />

Se il "contatto" informativo con i<br />

CED vari si limita al periodico rigurgito<br />

di questo genere di dati, allora il discorso<br />

manca dei presupposti per poter<br />

proseguire e l'unica speranza è<br />

quella di limitare i danni.<br />

Ben diversa sarebbe la logica di acquisire<br />

gli indicatori di qualità suggeriti<br />

dai criteri SNOP per giustificare incentivazioni<br />

e disincentivi. Il paradigma<br />

che cambia è quello della "prestazione<br />

individuale fatturabile" che si trasforma<br />

in qualcosa che potremmo cercare di<br />

definire come "Obiettivo di Team", ossia<br />

come qualcosa che sia il frutto dello<br />

sforzo collettivo del Servizio, piuttosto<br />

che misura individuale di una singola<br />

performance (per giunta vista dal<br />

solo Iato della quantità).<br />

Migliori prospettive appaiono presenti<br />

nel capitolo contrattuale riguardante<br />

le cosiddette incentivazioni ex<br />

art. 59 (sub-2), che articolate per progetti-obiettivo<br />

rappresentano un discreto<br />

banco di prova della capacità<br />

progettuale dei servizi.<br />

Ma l'area contrattuale privilegiata<br />

per la Verifica e Revisione di Qualità<br />

(VRQ) non può che essere quella prevista<br />

dall'art. 65 che istituisce le "Commissioni"<br />

per la VRQ a livello Regionale<br />

e poi di USL, le quali debbono provvedere<br />

(anche loro), ad avviare programmi<br />

di miglioramento della qualità<br />

in alcuni già individuati settori per ciò<br />

che riguarda l'assistenza ospedaliera e<br />

settori meno chiari per ciò che riguarda<br />

il lavoro dei servizi territoriali.<br />

RIASSUMENDO<br />

L'affermazione che non si dà miglioramento<br />

della Qualità senza adeguato<br />

SI a questo punto passa dal livello di<br />

affermazione generica a quello di<br />

espressione empirica (cioè verificabile<br />

o anche "falsificabile"), passibile di<br />

controllo sul campo.<br />

In sintesi al momento attuale:<br />

1) l'Ordinatore Regionale vuole (nel<br />

migliore dei casi) monitorare la qualiquantità<br />

del lavoro della rete dei servizi<br />

di prevenzione per innescare meccanismi<br />

centrali di incentivo (concessione<br />

di deroghe per la copertura di<br />

posti vacanti in organico, fondi finalizzati,<br />

ecc.). Perciò fornisce un SI dal<br />

quale si aspetta di ritorno informazioni<br />

per decidere su tali aspetti;<br />

2) il Burocrate dell'Ufficio Personale<br />

dell'USL, tramite il suo braccio "armato"<br />

(più o meno) informatizzato, esige<br />

numeri, cifre, quantità di prestazioni<br />

da tariffare per consentire di giustificare<br />

le ore di plus-orario concessestrappate<br />

grazie ad accordi "politici"<br />

dal Primario locale. Perciò il suo SI è<br />

un mero produttore di "conti della<br />

spesa";<br />

3) l'Operatore Capo del Servizio<br />

chiede di conoscere, tramite il 51 come<br />

e quanto lavorano tutti i vari operatori<br />

ed è interessato (nel migliore dei casi),<br />

ad operare meccanismi di feed-back<br />

per migliorare la qualità di pezzi del<br />

processo produttivo fuori "norma";<br />

4) l'Operatore generico del servizio<br />

chiede al SI migliore conoscenza sul ciclo<br />

lavorativo, di cui lui è responsabile<br />

solo per un pezzetto. Può vedere anche<br />

nel SI una sorta di riconoscimento<br />

istituzionale del proprio operato (si registra,<br />

quindi qualcuno poi utilizzerà<br />

quei dati, quindi il mio lavoro "risulta").


Di questo passo si potrebbe continuare<br />

seguendo l'ottica dei vari soggetti<br />

interessati alle informazioni in<br />

uscita dal SI del servizio.<br />

Un'ultima domanda si può porre per<br />

connettere SI e QA: che immagine<br />

emergerà dai nostri servizi per un'osservatore<br />

del futuro?<br />

E probabile che ponendosi questa<br />

domanda e cercando di darle una risposta<br />

spassionata, potremo fare qualche<br />

passo in avanti nell'approfondimento<br />

dei rapporti fra SI e Monitoraggio<br />

della Qualità.<br />

Per chiudere un'analogia ed una<br />

metafora.<br />

L'analogia si riferisce all'immagine (e<br />

quindi alla valutazione sulla qualità del<br />

lavoro svolto), che emerge dalle relazioni<br />

che l'Ispettorato del Lavoro faceva<br />

annualmente. Da una fase in cui<br />

(primi anni del nostro secolo fino a circa<br />

gli anni 30), molto più che le cifre<br />

degli atti compiuti, colpisce la ricchezza<br />

analitica, la capacità di "vedere" la<br />

realtà dei rischi da parte dei primi<br />

"ispettori delle fabbriche", documentata<br />

nei numeri del Bollettino dell'Ufficio<br />

del Lavoro, BUL, e poi nel Bollettino<br />

dell ' Ispettorato del lavoro, si passa nel<br />

secondo dopoguerra a resoconti molto<br />

più ricchi (artificiosamente gonfiati con<br />

piccoli espedienti, quali quelli di contare<br />

non solo i sopralluoghi effettuati,<br />

ma soprattutto il numero di prescrizioni<br />

impartite), che però lasciano molto<br />

a desiderare sul piano della qualità del<br />

lavoro svolto. Soprattutto nulla emerge<br />

sull'efficacia degli interventi, pur in<br />

presenza della stessa identica legislazione<br />

oggi vigente. Il senso di un fallimento<br />

programmato emerge però indirettamente<br />

dalla constatazione che<br />

solo il 2-3% del totale delle prescrizioni<br />

impartite venivano poi verificate.<br />

La metafora è invece suggerita dalle<br />

recenti gesta dell'Etna.<br />

Dobbiamo fare un po' come la protezione<br />

civile col fiume di lava che<br />

sgorga dal vulcano: evitare che si ingrotti,<br />

fluendo nascosta da una cappa<br />

spessa, verso sbocchi non previsti e talora<br />

non voluti, rompendo la cappa e<br />

instradandola in alvei predisposti, verso<br />

taguardi consapevoli, scelti coscientemente<br />

dai soggetti coinvolti più da<br />

vicino, trasformando così un fluire<br />

caotico e minaccioso, in uno spettacolo<br />

della natura. Sempre, beninteso, rispettando<br />

la natura...<br />

Alberto Baldasseroni<br />

PROSPETTIVE DI LAVORO<br />

SNOP SUL SISTEMA<br />

INFORMATIVO<br />

Il Seminario di Torino ha fornito<br />

un'occasione per un incontro sul tema<br />

del Sistema informativo, o meglio dei<br />

Sistemi informativi, in tema di infortuni<br />

lavorativi. Si è trattato in sostanza di<br />

una puntata dello spinoso libro dedicato<br />

alle molteplici questioni del Sistema<br />

informativo, perno essenziale del<br />

"nostro" modello d'intervento, ma anche<br />

di varie nostre iniziative passate.<br />

Da qualche tempo nel Direttivo nazionale<br />

la questione è stata ripresa, anche<br />

per "far fronte" ai movimenti in<br />

corso a livello nazionale; in estrema<br />

sintesi tali "movimenti" riguardano tre<br />

questioni di fondo:<br />

* situazione dei sistemi informativi nei<br />

Servizi territoriali di prevenzione;<br />

* SIPRE (Sistema informativo per la<br />

prevenzione) presso I'ISPESL;<br />

• Sistema informativo rispetto a infortuni<br />

e malattie professionali presso<br />

l'INAIL (e prospettive del progetto<br />

Polaris).<br />

All'occasione torinese si era giunti<br />

appunto a breve distanza da un riapprofondimento<br />

del tema, iniziato nell'ultimo<br />

Direttivo Nazionale del 21-22<br />

febbraio. Un riapprofondimento, o meglio<br />

un breve punto sullo stato dell'arte<br />

in tema di SI, conclusosi con l'impegno<br />

di riapprofondire la materia con la<br />

ripresa dei lavori del gruppo SNOP Sistema<br />

Informativo. Una decisione molto<br />

significativa, definita dal DN, è stata<br />

in proposito proprio la ricostituzione di<br />

un nuovo gruppo di lavoro, che preveda<br />

la "fusione" del gruppo in parte<br />

disperso che negli anni precedenti<br />

ha lavorato e prodotto sul tema del Sistema<br />

informativo (in particolare sul<br />

Sistema informativo automatizzato) e<br />

di quello nato da poco (o comunque<br />

meno "anziano"), che si sta occupando<br />

di verifica e revisione di qualità. Entrambi<br />

i gruppi hanno prodotto varie<br />

riflessioni e contributi: ognuno dei due<br />

ha inoltre realizzato una specifica occasione<br />

seminariale (Genova '88 sui<br />

SIA, Bologna '91 sulla Vrq), che costituiscono,<br />

seppur con diverse caratteristiche,<br />

un validissimo punto di riferimento.<br />

Ridotta all'osso, l'ipotesi di partenza<br />

per una fusione o almeno, per<br />

un confronto ravvicinato tra i due<br />

gruppi, parte da alcuni convincimenti,<br />

a ben vedere abbastanza ovvi:<br />

* che un adeguato Sistema informativo<br />

è essenziale ed indispensabile per<br />

orientare le scelte, il lavoro di un<br />

Servizio;<br />

che non può esistere concretamente<br />

sufficiente qualità, e qualità verificabile,<br />

nella presenza e nell'azione di<br />

un Servizio che non fondi i propri interventi<br />

sulla conoscenza dei cicli lavorativi,<br />

dei rischi, dello stato di salute<br />

della popolazione lavorativa o dell'ambiente<br />

(di un Servizio quindi che<br />

abbia una visione scientifica dello<br />

stato di salute del proprio territorio<br />

di competenza, con flussi informativi<br />

adeguati, dinamici oltre che il più<br />

possibile trasparenti).<br />

La domanda che oggi ci poniamo, e<br />

sulle quali nelle citate occasioni del<br />

DN e del Seminario di Torino si è improntata<br />

seppur in modo parziale<br />

- la discussione, sono:<br />

qual è la realtà, oggi, nei Servizi territoriali<br />

in tema di Sistema informativo,<br />

di assetto, strutturazione, contenuti<br />

dello stesso, di finalizzazione ed<br />

orientamento della programmazione<br />

dell'attività e degli interventi?;<br />

è possibile ridefinire indirizzi per un<br />

modello di SI che tenendo conto<br />

dell'esistente, e facendo tesoro delle<br />

numerose, ma spesso disarticolate<br />

esperienze, tenda a rendere meno<br />

disomogenea la realtà d'intervento<br />

dei Servizi (di quella smagliatissima<br />

rete nazionale...)?;<br />

quali rapporti, quali opportunità di<br />

flussi reciproci vi sono tra i Servizi<br />

territoriali e gli Enti nazionali (ISPESL,<br />

INAIL), che - in misura e con ruoli<br />

diversi - hanno assunto nella fase<br />

recente impegni in questo campo?<br />

Su quest'ultimo punto i contributi<br />

dei presenti alla discussione nella specifica<br />

sessione di Torino (circa 30-40<br />

addetti ai lavori), ed in particolare di<br />

rappresentanti dell'ISPESL e dell'INAIL<br />

hanno permesso di prendere atto almeno<br />

sommariamente di interessanti<br />

sviluppi nei progetti dei due enti:<br />

- per quanto riguarda I'ISPESL appare<br />

chiaro che pur essendo stato realizzato<br />

molto lavoro teorico, la parte<br />

operativa del progetto SIPRE è ancora<br />

assai ... scarna, ma viene assicurato<br />

che vi sono prospettive interessanti a<br />

breve; peraltro si comprende che il Dipartimento<br />

competente ha acquisito<br />

una stabilizzazione all'interno dell'Istituto<br />

e che il progetto si sta "insediando"<br />

sempre più con finanziamenti, acquisizione<br />

di un rilevante numero di<br />

operatori, ecc. Insomma si tratta di<br />

una realtà con prospettive anche operative<br />

d'indubbia importanza: è evidente<br />

- come SNOP ha sostenuto in<br />

varie occasioni - che il futuro del SI-<br />

PRE dipenderà in buona misura da una


condizione di fondo: l'impegno delle<br />

istituzioni decentrate (Regioni, USL,<br />

Servizi territoriali), nella definizionegestione-utilizzo<br />

del progetto. Non dimentichiamo<br />

infatti che si tratta formalmente<br />

di un progetto ISPESL - Regioni,<br />

che va quindi condiviso dai due<br />

soggetti e dai loro rappresentanti... La<br />

domanda sorge spontanea, per dirla<br />

alla Lubrano: che faranno le Regioni (le<br />

Regioni coordinate)?;<br />

- per quanto riguarda l'INAIL, la graduale<br />

attivazione del progetto Polaris<br />

in un numero sempre più ampio di sedi,<br />

con la dichiarata disponibilità a flussi<br />

reciproci con i servizi delle USL, apre<br />

prospettive molto interessanti tra due<br />

soggetti che, pur con diversi ruoli, detengono<br />

informazioni "locali" reciprocamente<br />

potenziabili e tali da migliorarne<br />

concretamente e da indirizzarne<br />

significativamente gli interventi. A<br />

quanto risulta, pur non essendo ancora<br />

state formalizzate chiaramente a livello<br />

nazionale le caratteristiche delle<br />

possibili collaborazioni, dei possibili<br />

flussi tra INAIL e sedi decentrate del<br />

SSN (leggi USL, Servizi territoriali), a livello<br />

periferico è già possibile assumere<br />

iniziative di collaborazione non sporadica.<br />

Si tratta di vedere quali soggetti<br />

si attiveranno (Regioni, singole USL).<br />

Ma fondamentale appare approfondire<br />

i primi due punti indicati, a partire<br />

dallo stato di salute informativa dei<br />

Servizi, che poi significa riapprofondire<br />

l'aderenza dell'azione dei Servizi a quei<br />

caposaldi che SNOP da tempo ha lanciato<br />

(Roma, Pisa), in tema di modello<br />

d'intervento. Un riapprofondimento<br />

ovviamente non ipocrita, che sappia<br />

individuare i problemi, che voglia verificare<br />

le eventuali trasformazioni in atto,<br />

coglierne le implicazioni e le prospettive,<br />

che sappia essere concretamente<br />

propositivo (in tema di software<br />

non tanto di hardware, per dirla informaticamente).<br />

Una possibile prospettiva di lavoro<br />

per il nascente gruppo potrebbe essere<br />

anche di preparare con questi presupposti<br />

una seconda occasione di Seminario<br />

nazionale (una Genova 2?), che<br />

possa rappresentare uno sviluppo dei<br />

molti spunti forniti nel primo Seminario<br />

sui SIA di Genova: allora l'occasione<br />

consentì di definire alcune linee<br />

guida, ma anche di verificare la variegatezza<br />

e la disomogeneità della situazione<br />

nei Servizi; oggi si può pensare di<br />

fare alcuni passi in avanti.<br />

Claudio Calabresi<br />

INNOVAZIONE<br />

TECNOLOGICA E SALUTE<br />

Sono usciti gli Atti del Seminario<br />

SNOP-ENEA (da agosto 1991 Ente per<br />

le Nuove tecnologie, l'Energia e l'Ambiente)<br />

svoltosi a Roma nel maggio<br />

dello scorso anno su "Innovazione tecnologica<br />

e Salute". II Seminario aveva<br />

lo scopo di aprire un dibattito a più<br />

voci sul nuovi modi di produrre ma<br />

anche sul nuovo modo di concepire la<br />

salute.<br />

Il dibattito è stato aperto e la presenza<br />

delle esperienze italiane più significative<br />

ha permesso agli intervenuti<br />

di apprezzare quanto è stato fatto ma<br />

anche quanto ci sia ancora da fare in<br />

questo campo. Le voci ci sono ma ancora<br />

i suoni rimangono separati e<br />

continua ad esserci una notevole difficoltà<br />

a creare una linea comune che<br />

permetta di superare il ritardo con il<br />

quale osserviamo i cambiamenti tecnologici<br />

e guardiamo la salute in senso<br />

globale.<br />

Ogni operatore che desideri intervenire<br />

su questi temi non potrà comunque<br />

non apprezzare questo sforzo che<br />

ha permesso una raccolta di contributi,<br />

che vanno dagli aspetti più teorici a<br />

quelli applicativi con approcci completamente<br />

differenti, in un unico volume<br />

con una bibliografia ricchissima e con<br />

un indirizzario , degli intervenuti potenziali<br />

prosecutori del discorso.<br />

Ma lasciamo all'indice degli Atti<br />

esprimere al meglio i contenuti:<br />

INTRODUZIONE<br />

Danielle Mazzonis: saluto ai partecipanti<br />

Agostino Mathis: introduzione ai lavori<br />

Susanna Cantoni, Riccardo Della Valle<br />

- Relazione del Gruppo di lavoro Innovazione<br />

Tecnologica della SNOP<br />

Realtà lavorative innovate: influenze<br />

dell'automazione<br />

Luigi De jaco - Linee del cambiamento<br />

nei processi automatici<br />

Angelo Dina - Tecnologie innovative di<br />

processo<br />

Hidekazu Hasegawa - Innovazione tecnologica<br />

in Giappone: alcuni aspetti<br />

dell'automazione in fabbrica<br />

Cambiamento del lavoro organizzato<br />

Graziano Frigeri<br />

Antonio Grieco<br />

Francesco Novara<br />

Le conseguenze del cambiamento sulla<br />

salute<br />

Francesco Carnevale: introduzione<br />

Giovanni Berlinguer - Automazione e<br />

salute: prospettiva storica.<br />

Modelli preventivi nell'igiene del lavoro<br />

Silvana Salerno - Verso la salute nel lavoro<br />

innovato<br />

Le Esperienze:<br />

Giovanni Rulli - Prima e dopo il CAD<br />

(Computer Aided Design): situazioni di<br />

lavoro impiegatizio a confronto<br />

Riccardo Tartaglia - Dal tornio automatico<br />

al tornio a controllo numerico<br />

computerizzato. Cambiamenti del lavoro<br />

organizzato con l'innovazione<br />

tecnologica<br />

Sebastiano Bagnara - Organizzazione<br />

del lavoro, fatica mentale e stress<br />

Piero Perazzo e Maurizio Lombardi -<br />

Lavoro e cambiamento: un modello di<br />

intervento sulla soggettività di lavoratori<br />

e operatori della prevenzione;<br />

esperienze vissute<br />

Sabrina Guglielmino - Alcuni risultati di<br />

una ricerca su innovazione tecnologica<br />

e salute nel comprensorio di Sassuolo<br />

e Scandiano<br />

Automazione, tecnologia informatica<br />

Walter Saresella - Alcuni problemi giuridici<br />

e normativi<br />

Aspetti della comunicazione sull'innovazione<br />

tecnologica nel lavoro d'ufficio<br />

Piero Cutilli e Isabella Torrente: esperienza<br />

del gruppo ENI<br />

Andrea Dotti - Primi orientamenti per<br />

la prevenzione<br />

Il Gruppo SNOP I.T., come avete potuto<br />

leggere nella Rivista (v. il numero<br />

precedente), ha colto anche l ' esigenza<br />

di approfondire le tematiche dell'innovazione<br />

legate alla Robotica, per questo<br />

motivo sarà ospitata a Firenze,<br />

presso l'USI 10/D, la riunione internazionale<br />

del gruppo quadripartito sulla<br />

sicurezza in robotica che si terrà agli<br />

inizi del mese di novembre. Chi avesse<br />

contributi da portare può rivolgersi al<br />

dr. Riccardo Tartaglia presso l'USL<br />

10/D.<br />

Per gli Atti del Seminario indirizzare<br />

la richiesta a:<br />

Silvana Salerno<br />

ENEA - Casaccia 5P. 077<br />

S.P. Anguillarese<br />

00060 Roma<br />

tel. 06/30483571 - fax 06/30484925<br />

Il Gruppo SNOP<br />

Innovazione Tecnologica


OSSERVATORIO EDILIZIA<br />

Pubblichiamo su questo numero i<br />

dati relativi all'attività di vigilanza svolta<br />

nel 1991 dai Servizi di prevenzione<br />

della Regione Umbria.<br />

Ancora una volta è stata l'iniziativa<br />

dei singoli operatori e della Sezione regionale<br />

SNOP a supplire all'inerzia dell'Ente<br />

Regione. Speriamo che la nostra<br />

costanza sia alla fine premiata e che le<br />

Regioni si decidano ad attivarsi direttamente.<br />

Nei frattempo ritengo necessario<br />

che tutti i referenti regionali si attivino<br />

per raccogliere i dati relativi al 1991.<br />

A tale proposito è già stata inviata<br />

una lettera esplicativa agii interessati<br />

in cui si chiede:<br />

n. di cantieri visitati;<br />

n. di verifiche;<br />

n. di sequestri;<br />

n. di contravvenzioni suddivise secondo<br />

i 17 capitoli della proposta<br />

SNOP (vedi Atti del 1° Convegno di<br />

Vicenza);<br />

presenza ed utilizzo di Registri provinciali.<br />

La scommessa è di arrivare al 1995<br />

con. i seguenti risultati:<br />

a) raggiungimento in tutte le Regioni<br />

dell'indice di frequenza raggiunto al<br />

Nord nel suo insieme per il 1989:<br />

56,7%. Le Regioni che sono già al di<br />

sotto dovranno scendere proporzionalmente;<br />

b} riduzione dei casi mortali per caduta<br />

dall'alto e per folgorazione fino a<br />

raggiungere gli indici '89 del Comparto<br />

Costruzioni nel suo insieme: . 29%;<br />

c) raddoppio delle ispezioni: da<br />

10.000 a 20.000.<br />

Si dovrà infine cercare di verificare<br />

se ad una riduzione delle violazioni per<br />

una determinata causa corrisponda<br />

una riduzione degli infortuni per quella<br />

stessa causa.<br />

INIZIATIVE & CONVEGNI<br />

Si segnalano alcune interessanti iniziative<br />

che hanno prodotto Atti o materiali<br />

scritti che possono essere richiesti<br />

direttamente agli Organizzatori.<br />

L'USL 31 di Ferrara (rif. ing. Salicini<br />

tel. 0532/760580), ha organizzato nei<br />

giorni 28-29 maggio scorso un interessante<br />

Convegno sulla "Sicurezza nel<br />

montaggio dei prefabbricati".<br />

L'USL 22 di S. Lazzaro di Savena<br />

(BO), (rif.. dott. Cerosa - tel.<br />

051/62<strong>24</strong>433), in collaborazione con la<br />

Regione Emilia-Romagna, la SNOP e il<br />

SEDI ha organizzato il 3 giugno scorso<br />

un Seminario nazionale su "Infortuni in<br />

edilizia: immagini di danno e prevenzione".<br />

Si è tenuto un Seminario di studio<br />

nei pressi di Bressanone il 21 e 22 maggio<br />

scorso, organizzato dalla FILLEA<br />

Lombardia e FILLEA Alto-Adige con la<br />

partecipazione di esperti tedeschi e<br />

svizzeri sui piani della sicurezza e la<br />

normativa CEE in proposito, sui rischi<br />

di malattie professionali in cantiere (rif.<br />

Franco Mugliari FILLEA Bz - tel.<br />

0471/911266, Paolo Cozzo FILLEA Lombardia<br />

- tel. 02/58310519).<br />

L'ULSS 30 di Rovigo ha organizzato<br />

in collaborazione con la SNOP un corso<br />

di aggiornamento per tecnici dei<br />

Servizi di prevenzione.<br />

NOTIZIA DELL'ULTIMA ORA<br />

La CEE ha accettato e finanziato nell'ambito<br />

dell'Anno Europeo della Sicurezza,<br />

con un significativo contributo<br />

del nostro Ministero del Lavoro, un<br />

Progetto SNOP su "Prevenzione degli<br />

infortuni per caduta dall'alto in edilizia:<br />

corretto uso delle cinture di sicurezza<br />

nei lavori in altezza" da realizzarsi<br />

nel periodo gennaio-marzo<br />

1993.<br />

Il progetto prevede di avviare una<br />

campagna nazionale di informazione<br />

sul corretto uso delle cinture di sicurezza<br />

in edilizia, utilizzando i sistemi<br />

pubblicitari.<br />

L'informazione è mirata ai lavoratori<br />

ed agli imprenditori.<br />

L'OBIETTIVO è dare una corretta informazione<br />

su come si possono prevenire<br />

le cadute dall'alto in quelle situazioni<br />

in cui le protezioni "passive" (opere<br />

provvisionali), non possono essere<br />

facilmente installate.<br />

Si prevede uno SPOT PUBBLICITA-<br />

RIO da inserire sulle TV nazionali (e locali).<br />

Le immagini ed il testo dovranno<br />

proporre situazioni reali e comuni.<br />

In tutte le immagini non andrà trascurata,<br />

come messaggio secondario,<br />

ma importantissimo, la sicurezza "passiva"<br />

(parapetti, ecc.), quando sia possibile.<br />

Dallo spot va ricavato un ADESIVO<br />

significativo ed un MANIFESTO da diffondere<br />

fra le imprese.<br />

Il prodotto più completo sarà un VI-<br />

DEO di 8-10 minuti così costruito:<br />

1) presentazione dei problema visto<br />

nelle diverse realtà produttive, con<br />

l'accento posto sui prefabbricati, le<br />

demolizioni ed i lavori sui tetti;<br />

2) dati epidemiologici sugli infortuni<br />

per caduta;<br />

3) richiamo della normativa specifica;<br />

4) illustrazione delle diverse tipologie<br />

di cinture con le modalità di utilizzo;<br />

5) problemi che ne ostacolano l'uso e<br />

modalità di soluzione.<br />

Il video sarà offerto ai Servizi di Prevenzione,<br />

alle Associazioni Imprenditoriali<br />

e Sindacali, Comitati Paritetici<br />

Territoriali.<br />

E intenzione del gruppo promotore<br />

interessare il maggior numero di persone<br />

possibile alla realizzazione dell'iniziativa:<br />

si pensa di bandire un concorso<br />

per la migliore idea da utilizzare nella<br />

realizzazione dello Spot.<br />

Informazioni più precise sul prossimo<br />

numero.<br />

Flavio Coato


OSSERVATORIO EDILIZIA<br />

ATTIVITÀ DI VIGILANZA<br />

NEI CANTIERI EDILI<br />

IN UMBRIA NEL 1991<br />

El 1991 ha posto all'attenzione dell'opinione<br />

pubblica il fenomeno degli infortuni<br />

in edilizia in Umbria, anche grazie<br />

all'opera di sensibilizzazione ed informazione<br />

svolta dai servizi di prevenzione<br />

nei confronti sia dei soggetti direttamente<br />

interessati (imprenditori e<br />

lavoratori), sia di un pubblico più vasto.<br />

Un ruolo importante è stato svolto<br />

dalla stampa locale, dimostratasi particolarmente<br />

sensibile alla problematica<br />

e molto disponibile nei confronti degli<br />

operatori dei servizi.<br />

Per quanto concerne l'attività di vigilanza,<br />

essa viene svolta in maniera<br />

programmata in 11 delle 12 ULSS regionali,<br />

con modalità non del tutto<br />

omogenee tra i vari servizi: solo alcuni,<br />

infatti, hanno istituito il registro dei<br />

cantieri visitati, elemento base per la<br />

costituzione del registro provinciale,<br />

oppure utilizzano modulistica prestampata<br />

per effettuare dei sopralluoghi<br />

guidati (un gruppo di lavoro di operatori<br />

ha però presentato una proposta,<br />

che ricalca sostanzialmente quella<br />

SNOP, all'Assessorato alla Sanità sull'argomento).<br />

Più o meno tutti, invece,<br />

seguono la prassi del sopralluogo di<br />

verifica nei cantieri in cui hanno riscontrato<br />

irregolarità.<br />

I dati relativi all'attività di vigilanza,<br />

raccolti e divulgati dalla SNOP, forniscono<br />

elementi di valutazione interessanti;<br />

su di essi ancora non si è avuta<br />

da parte degli operatori la necessaria<br />

riflessione che senza dubbio meritano,<br />

ma alcune indicazioni è già possibile<br />

trarne, soprattutto al fine di rendere<br />

più efficace l'azione di prevenzione.<br />

Gli elementi più significativi riguardano<br />

il numero assoluto di sopralluoghi<br />

effettuati e cantieri ispezionati, da<br />

considerare elevato, anche rapportandolo<br />

ai dati relativi al 1990 delle realtà<br />

nazionali più avanzate; sul versante<br />

degli atti formali adottati (prescrizioni,<br />

denunce all'AG e sequestri), emerge<br />

una differenza di comportamento tra i<br />

vari servizi, fenomeno già riscontrato<br />

in altre Regioni, il quale stimola ad un<br />

confronto per eliminare le cause che<br />

lo sottendono.<br />

Attività di vigilanza nei cantieri edili espletata dai SPII in Umbria<br />

ULSS Sopr. Rivis. Cantieri Verb. prescr. Denunce A.G. Sequestri<br />

a 365 169 196 44 (22,4%) 44 (22,4%) O<br />

b 198 35 163 36 (22%) (22%) 3 (1,8%)<br />

c 36 16 16 1<br />

d 50 10 4 1<br />

e 64 9 33 12 (21,8%) 30 (54,5%) 0<br />

f 78 22 2 0<br />

g 78 0 17 1<br />

h 52 0 0 0<br />

i 260 128 132 0 19 (14,4%) 0<br />

82 37 9 0<br />

Totale 1.263 "433 (52%) 830 177 (21,3 0 /o) 177 (21,3%) 6 (0,7%)<br />

Nota<br />

" Il numero di cantieri ispezionati e di rivisite effettuate nelle ULSS per cui non si dispone del dato preciso è stato approssimato sottraendo<br />

al numero di sopralluoghi espletati il numero di prescrizioni emanate, tenendo conto che dopo una prescrizione (o una denuncia), viene<br />

effettuato di norma un sopralluogó di controllo. Le percentuali riportate sono riferite ai cantieri visitati.


INIZIATIVE SNOP<br />

OPERAZIONE<br />

PREVENZIONE SUD<br />

SPOSTARE IL BARICENTRO<br />

DELLE INIZIATIVE<br />

La situazione di grave ritardo di gran<br />

parte delle Regioni meridionali nell'organizzazione<br />

dei servizi e dei presidi di<br />

prevenzione territoriali è oggetto di attenzione<br />

e preoccupazione da parte<br />

della nostra associazione già da alcuni<br />

anni. Oa qui la necessità di mettere a<br />

fuoco iniziative mirate a modificare<br />

l'attuale situazione attraverso un coinvolgimento<br />

di quanti in ruoli e posizioni<br />

diverse possono dare un loro contributo.<br />

La scelta di spostare il baricentro<br />

dell'iniziativa verso le regioni meridionali<br />

nasce anche da questa esigenza,<br />

oltre che dell'opportunità costituita da<br />

una presenza oramai consolidata e significativa<br />

di operatori della prevenzione<br />

che hanno individuato nella<br />

SNOP la sponda culturale e scientifica<br />

con cui lavorare per una prospettiva di<br />

tutela e di crescita della propria professionalità.<br />

La stessa scelta di Bari per il Convegno<br />

Nazionale del '92 va in questo segno.<br />

GLI INDICATORI DISPONIBILI<br />

La riforma sanitaria pur affermando<br />

il principio dell'unicità degli interventi<br />

prevenzionali negli ambienti di vita e<br />

di lavoro, non indicava chiaramente<br />

modelli organizzativi, né approfondiva<br />

le compiesse tematiche legate al superamento<br />

della vecchia organizzazione<br />

e concezione dell'igiene e sanità<br />

pubblica.<br />

Veniva demandato alle regioni il<br />

compito di adeguare il nuovo al vecchio<br />

attraverso leggi di settore e di ripianificazione<br />

delle piante organiche.<br />

In questo modo si sono venute a delineare<br />

le differenze tra regione e regione<br />

nell'approntare i modelli organizzativi<br />

prevenzionali (almeno per le regioni<br />

che questo sforzo hanno fatto).<br />

Una prima considerazione va fatta a<br />

margine di "operazione sud": non sono<br />

al momento disponibili dati ufficiali relativi<br />

alle attività svolte dai servizi, come<br />

non sono disponibili dati ufficiali<br />

aggiornati relativi alle strutture operanti,<br />

ai di fuori di quelli consegnati ai lavori<br />

delle Commissioni parlamentari<br />

del 1988.<br />

Daltronde non è stato possibile effettuare<br />

una rilevazione sul modello<br />

utilizzato per operazione prevenzione<br />

del 1988, non essendoci quella rete diffusa<br />

di operatori necessaria alla raccolta<br />

dei dati per ciascuna USL delle regioni<br />

meridionali,<br />

Siamo pertanto andati alla ricerca di<br />

indicatori possibili e disponibili facilmente,<br />

per una valutazione del sistema<br />

prevenzionale nelle regioni meridionali.<br />

Abbiamo scelto da un lato gli indicatori<br />

strutturali, inerenti le strutture<br />

preposte alla prevenzione nelle diverse<br />

loro articolazioni, dall'altro gli indicatori<br />

di attività legislativa espressione almeno<br />

di una volontà dei governi regionali.<br />

Avremmo voluto portare dati anche<br />

su un altro tipo di indicatore, quello di<br />

attività, ma purtroppo i sistemi informativi,<br />

l'organizzazione dei servizi di<br />

prevenzione di gran parte delle regioni<br />

meridionali sono tali da non rendere<br />

disponibili queste informazioni.<br />

Lo stesso discorso vale per gli indicatori<br />

di rischio e sanitari. In particolare<br />

per questi ultimi sono disponibili<br />

esclusivamente i dati dell'INAIL con<br />

tutti i limiti e le difficoltà che sono già<br />

stati evidenziati in altre sedi, riguardanti<br />

l'interpretazione dei dati rivenienti<br />

dal loro sistema informativo,<br />

espressione di un'attività di tipo assicurativo<br />

e non di tipo sanitariopreventivo.<br />

Qualche anno fa sembrava che i<br />

problemi di conoscenza dei fenomeni<br />

infortunistici potessero avere un effettivo<br />

momento di gestione e valutazione<br />

periferica, allorquando veniva imposto<br />

per decreto del Presidente del<br />

Consiglio l'invio dei nastri contenenti<br />

tutte le informazioni sui singoli eventi,<br />

dall'INAIL alle regioni. Tuttavia ci si rese<br />

subito conto che, aldilà del fatto<br />

che la ricerca materiale di questi nastri<br />

nell'ambito di alcune regioni diventava<br />

l'oggetto di una vera caccia al tesoro,<br />

l'utilizzabilità degli stessi veniva inficiata<br />

dalla mancanza di riferimenti alle<br />

aziende di appartenenza e per l'assenza<br />

di un denominatore usabile in termini<br />

di ore effettivamente lavorate.<br />

Il quadro relativo alle malattie professionali<br />

risulta invece distorto dalla limitatezza<br />

del sistema tabellare chiuso<br />

(anche dopo le note sentenze della<br />

CC), inadeguato a rappresentare il vero<br />

andamento del fenomeno delle malattie<br />

professionali.<br />

Il vero problema è, tuttavia, quello<br />

dell ' individuazione di indicatori di attività<br />

facilmente monitorabili; ciò costituisce<br />

un importante obiettivo dei servizi<br />

di prevenzione, laddove non esiste<br />

un riscontro semplice e immediato tra<br />

attività svolta e risultati ottenuti.<br />

L'esame comparativo delle diverse<br />

realtà regionali (8) si presenta oltremodo<br />

complicato per l'estrema diversificazione<br />

delle iniziative regionali.<br />

Una prima considerazione viene da<br />

fare dall'esame comparato dei dati<br />

raccolti nelle indagini parlamentari relativi<br />

al personale e quanto risultato da<br />

alcune delle nostre schede. Appare<br />

con una certa evidenza come i dati<br />

forniti alle Commissioni parlamentari<br />

siano sovrastimati, probabilmente a<br />

causa della confusione derivante dalle<br />

molteplici figure professionali ante riforma<br />

ancora presenti in molte regioni<br />

del Sud.<br />

Povera è la legislazione regionale di<br />

settore sia per quanto riguarda l'igiene<br />

pubblica e ambientale, sia soprattutto<br />

per la normativa in igiene del lavoro<br />

(solo 3 regioni di cui 2 con leggi antecedenti<br />

la Riforma Sanitaria).<br />

Sulle otto regioni prese in considerazione<br />

solo 3 hanno approntato un piano<br />

sanitario regionale.<br />

Solo una regione, la Sicilia, ha approvato<br />

le nuove piante organiche per<br />

la Medicina del lavoro (pur non avendo<br />

né il PSR, né leggi specifiche nei<br />

settori interessati).<br />

Leggermente migliore è la situazione<br />

dei PMP avendo 6 regioni legiferato la<br />

loro istituzione.<br />

Per quanto riguarda le leggi relative<br />

all'igiene pubblica si tratta fondamentalmente<br />

di leggi di trasferimento delle<br />

competenze dei Medici Provinciali alle<br />

USL, che non entrano tuttavia nel merito<br />

dei nuovi assetti organizzativi.<br />

Sono presenti presso gli Assessorati<br />

distinti uffici per la Medicina del Lavoro,<br />

l'Igiene Pubblica e la Veterinaria solo<br />

in alcune regioni e con dotazioni or-


ganiche insufficienti.<br />

Il panorama che si è venuto delineando<br />

conferma quanto in realtà già<br />

sapevamo e cioè che ci troviamo di<br />

fronte ad una assetto strutturale della<br />

sanità pubblica non molto lontano da<br />

quello precedente la riforma sanitaria,<br />

per quanto riguarda le risorse di personale<br />

e strutture. Tutto questo mentre<br />

la normativa in materia di igiene<br />

ambientale e igiene e sicurezza del lavoro<br />

sta per adeguarsi in termini qualiquantitativi<br />

a quella europea inducendo<br />

compiti complessi e responsabilità<br />

di notevole carico alle strutture prevenzionali<br />

esistenti.<br />

Ancora assistiamo ad una produzione<br />

disordinata ed incoerente di strumenti<br />

legislativi cui non fanno seguito<br />

quasi mai i necessari adeguamenti delle<br />

piante organiche. Non vi è evidenza<br />

di una logica unitaria nelle previsioni<br />

degli strumenti legislativi in materia di<br />

prevenzione, ma questo non sorprende<br />

in assenza nella maggior parte dei<br />

casi degli strumenti della programmazione<br />

sanitaria regionale.<br />

L'Igiene pubblica e ambientale da<br />

una parte, la tutela nei luoghi di lavoro<br />

dall'altra (o più spesso assente), i Presidi<br />

Multizonali di fatto sganciati da un<br />

possibile raccordo funzionale con il<br />

territorio, in parte visti come luogo di<br />

delega allo svolgimento di alcune funzioni<br />

prevenzionali territoriali.<br />

Ciò porta ad alcune situazioni emblematiche:<br />

l'Ispettorato del lavoro a<br />

tutt'oggi in molte realtà meridionali<br />

continua ad essere l'unico soggetto<br />

istituzionale che svolge l'attività di vigilanza<br />

per la tutela della salute negli<br />

ambienti di lavoro,<br />

In Sicilia, dall ' esame dei dati di attività<br />

dei servizi di Medicina del Lavoro,<br />

risulta ridottissima ad esempio l'attività<br />

relativa all'applicazione dell'art. 48 del<br />

DPR 303/56 e sempre nella stessa regione<br />

sono ancora presenti gli uffici<br />

dei.medici e veterinari provinciali.<br />

Viene purtroppo confermato uno<br />

dei passaggi conclusivi della relazione<br />

della Commissione Lama, in cui si afferma<br />

che "laddove i servizi di prevenzione<br />

non sono stati dotati delle minime<br />

risorse necessarie all'esercizio delle<br />

loro funzioni non solo l'attività di vigilanza<br />

non è stata potenziata.... ma si è<br />

determinato un pericoloso vuoto istituzionale".<br />

Che le carenze riguardino tutta l'area<br />

della prevenzione ce lo conferma<br />

un dato pubblicato dall'Unione Italiana<br />

Chimici Igienisti, da cui si rileva che nel<br />

1989 sono stati controllati 61.888<br />

campioni di alimenti, con una media<br />

per laboratorio di 1.195 campioni al<br />

Nord, 1.152 al Centro e 439 al Sud.<br />

Siamo, quindi, ben lontani dal disegno<br />

unitario previsto dalla Riforma Sanitaria:<br />

conoscenza dei rischi, piani mirati<br />

di prevenzione dei luoghi di lavoro<br />

e di tutela dell'ambiente, dal suolo alle<br />

acque, all'aria, non possono che partire<br />

da un lavoro comune e dall'integrazione<br />

delle competenze sul campo.<br />

Le aziende visitate una, due, tre voitre<br />

da operatori diversi sono l'immagine<br />

sprecona e non efficiente della<br />

pubblica amministrazione dai ritorni<br />

negativi sia per i lavoratori che per gli<br />

imprenditori.<br />

Tuttavia anche da questo quadro<br />

possiamo trarre alcuni spunti positivi.<br />

Innanzitutto possiamo affermare che<br />

pur tra le tante difficoltà oggettive, da<br />

queste regioni non viene messo in discussione<br />

il modello prevenzionale basato<br />

su una rete territoriale articolata<br />

in Servizi e Presidi di prevenzione.<br />

La legge regionale prodotta dalla regione<br />

Calabria può rappresentare una<br />

ipotesi cui aggregare modelli organizzativi<br />

nel settore dell'igiene e sicurezza<br />

del lavoro.<br />

La pianificazione delle piante organiche<br />

dei servizi di igiene pubblica e medicina<br />

del lavoro in Sicilia sono sicuramente<br />

una buona base di partenza.<br />

Così pure l'ipotesi organizzativa della<br />

regione Sardegna.<br />

Inoltre sono da ricordare le due positive<br />

esperienze di formazione del personale<br />

dei servizi di medicina del Lavoro<br />

effettuate in Sardegna ed in Sicilia<br />

nel 1991, su iniziativa degli assessorati<br />

alla Sanità nelle quali è stata coinvolta<br />

la SNOP.<br />

Infine, proprio il fatto che il XII Congresso<br />

Nazionale della SNOP si tenga a<br />

Bari può essere considerato un buon<br />

indicatore della sensibilità nuova che<br />

vi è al Sud sulle problematiche della<br />

Prevenzione.<br />

PROPOSTE<br />

Molteplici cause possono essere individuate<br />

come responsabili di questa<br />

situazione.<br />

A noi sembrano fondamentali l'assenza<br />

di esperienze antecedenti alla riforma<br />

sanitaria sul tipo dei consorzi<br />

socio-sanitari, la diversità della situazione<br />

lavorativa del Sud rispetto al<br />

Centro-Nord, la minore presenza e incisività<br />

del movimento sindacale, lo<br />

scarso interesse politico verso questi<br />

aspetti di sanità pubblica, soprattutto<br />

in regioni dove vi è una notevole spinta<br />

ad indirizzare la spesa sanitaria verso<br />

la privatizzazione della sanità.<br />

Da questi spunti consegue che diventa<br />

ormai non più rinviabile un deciso<br />

intervento centrale e periferico verso<br />

questa area della sanità pubblica<br />

che per il suo ruolo di garante dell'ambiente<br />

e della salute dei cittadini<br />

non potrà che rimanere pubblica.<br />

Ci sembra, quindi, che alla luce di<br />

quanto sin qui detto, siano possibili le<br />

seguenti proposte:<br />

1) T'art. 4 della legge finanziaria del<br />

1992, fissa in misura non inferiore al<br />

6% la quota del fondo sanitario nazionale<br />

da destinare alla prevenzione. Il ritardo<br />

nel settore della prevenzione<br />

nelle regioni meridionali interessa anche<br />

altri ambiti oltre quelli della tutela<br />

della salute degli ambienti di vita e di<br />

lavoro, pertanto riteniamo che si debba<br />

destinare in queste regioni una<br />

quota del 10% intervenendo su quei<br />

capitoli della spesa sanitaria, quali la<br />

convenzionata esterna e la spesa farmaceutica<br />

che costituiscono ai Sud<br />

tradizionale fonte di spreco;<br />

2) adeguamento delle piante organiche<br />

dei servizi di prevenzione agli<br />

standards previsti dalle indagini parlamentari,<br />

con presenza di figure professionali<br />

multidisciplinari e diretti da<br />

operatori in possesso delle specifiche<br />

qualifiche;<br />

3) produzione da parte delle regioni<br />

di leggi di settore conformi a quanto<br />

già legiferato da regioni ove la rete dei<br />

servizi risulta maggiormente consolidata<br />

ed efficiente;<br />

4) potenziamento o istituzione ove<br />

mancanti degli uffici presso le regioni<br />

destinati all'organizzazione, coordinamento<br />

e verifica delle attività di prevenzione;<br />

5) coinvolgimento del Coordinamento<br />

interregionale per la Prevenzione<br />

per il raggiungimento degli obiettivi<br />

sopra indicati;<br />

6) coinvolgimento dei soggetti sociali<br />

(sindacati, imprenditori, associazioni,<br />

etc.) interessati a vario titolo allo sviluppo<br />

dei servizi e delle attività di prevenzione<br />

al Sud;<br />

7) costituzione di un "Osservatorio<br />

permanente per Io sviluppo della rete<br />

dei servizi di prevenzione nelle regioni<br />

meridionali" formato dai segretari e referenti<br />

del Sud e ufficio di presidenza<br />

della SNOP con il compito di elaborare<br />

e coordinare le iniziative dell'Associazione<br />

mirate al raggiungimento di questi<br />

obiettivi che dovranno diventare<br />

anche un punto fondamentale del Patto<br />

di impegno per i parlamentari.<br />

Fulvio Longo<br />

segretario SNOP Puglia<br />

Francesco Garuf i<br />

segretario SNOP Sicilia


EUROPEAN<br />

NCSAP<br />

NATIONAL COUNCIL<br />

OF THE SCIENTIFIC<br />

ASSOCIATIONS<br />

FOR PREVENTION<br />

The complexity of the problems<br />

involved in the health protection of<br />

both people and environment; with<br />

the corresponding complexity of regulations,<br />

technical and organizational<br />

responses, have stimulated the<br />

gathering togheter of some of the<br />

most representative professional<br />

and scientific organizations working<br />

in occupational medecine, industrial<br />

hygiene, accident prevention, ergonomics,<br />

toxicology, environmental<br />

protection and produci safety.<br />

At the beginning of 1990, these<br />

organizations gave birth to the National<br />

Council of the Scientific Associations<br />

for Prevention which is<br />

aimed at acting as a means to integrate<br />

knowledge and harmonise responses<br />

re]ated to prevention.<br />

NCSAP pursues two lines of action:<br />

the first is technical-scientific<br />

in nature and acts through working<br />

groups aiming at interdisciplinary<br />

synthesis of specific themes, and the<br />

second is socia] in that it proposes<br />

synthesis for policy-making bodies<br />

either at international community,<br />

national and regional levels.<br />

NCSAP is composed of the Committee<br />

of Delegates of 12 member<br />

associations representing about<br />

10.000 professionals working within<br />

prevention.<br />

OBJECTIVES<br />

To promote the development of corrent<br />

preventive strategies and their<br />

diffusion,<br />

To promote updating and scientifictechnologic<br />

advancement also by<br />

means of initiatives of training and<br />

information to stimulate education<br />

and professional progress.<br />

To upgrade the professional categories<br />

working within prevention.<br />

To provide technical and scientific<br />

support to study and produce specific<br />

regulations also at the Community<br />

leve].<br />

To establish permanent links among<br />

the member associations to discuss<br />

cxpericnces and agree on common<br />

positions on particular themes.<br />

To take part in ad hoc committee at<br />

institutional level in order to make<br />

the joint action more effective.<br />

To keep constant and effective relations<br />

with the international community,<br />

national and regional seats.<br />

To establish constant flow of information<br />

among the member association<br />

to hold meetings and official<br />

gatherings as well as to carry out<br />

interdisciplinary studies and research.<br />

HEAD OFFICE<br />

Via S. Barnaba, 8 - 20122 Milano<br />

IN QUEST<br />

OF THE "LOST"<br />

OCCUPATIONAL<br />

CANCERS:<br />

A CASE-REPORT<br />

OF PLEURAL<br />

MESOTHELIOMA<br />

IN A BOILER<br />

SWEEPER<br />

A pleura] mesothelioma is reported<br />

in a boiler sweeper, residing in<br />

Sesto San Giovanni, Lombardy region.<br />

A quick scarch in the neighbouring<br />

areas Ieaded to the discovery<br />

of three other cases (two mesotheliomas<br />

and a pulmonary cancer)<br />

in the lame job.<br />

The author discusses the possible<br />

sources of exposure, the main carcinogenic<br />

hazards in this job (Asbestos,<br />

PAHs, Heavy Metals, etc.)<br />

describes the tasks of this activity.<br />

In the author's view-point, the<br />

health of these workers is not protected<br />

enough, because of the underestimate<br />

of the hazards' levels and<br />

the avoidance of the health and safety<br />

controls by the employers. In<br />

fact most of the boiler sweepers are<br />

employed by subcontracts, so that<br />

their rights to healthy and safety job<br />

are compelled.


OUTLOOK<br />

r<br />

INFORMATION<br />

SYSTEM (I.S.):<br />

A BASE FOR<br />

FURTHER ADVANCES<br />

IN PREVENTION<br />

Information system is one of the<br />

hiterto most discussed topics among<br />

the SNOP's members. The reason is<br />

not difficult to guess. I.S. can be viewcd<br />

as the nervous system of a Preventive<br />

Service. At the same time<br />

I.S. represents an "a-priori" condition<br />

to allow Quality Assurance in<br />

this field. Without data registration<br />

and retrieval, nobody can revise and<br />

improve, if necessary, the quality of<br />

his own performances.<br />

Some misunderstandings are possible<br />

in the practical application of<br />

LS. The matter of argument is: what<br />

are the criteria on which we can<br />

choose the right indicators of quality?<br />

At the . present time we are requested<br />

by diligent bureaucrats to fili<br />

tedious forms with a lot of figures<br />

but with small sense. Only numerable<br />

entities bave to be taken into account.<br />

for instante "number of investigation<br />

in workplaces", "number<br />

of medical visits", "number of new<br />

licensed firms" and so on. They ask<br />

no information about "Accessibility",<br />

"Users" satisfaction", "Effectiveness<br />

of preventive actions",<br />

"Health and Safety Education programs<br />

for workers", "Periodic training<br />

of service's team", "Latency time<br />

between request and every kind<br />

of license" and other similar topics.<br />

Our proposals were focused in a<br />

meeting held in Bologna last December<br />

and now we are trying to<br />

practice that, as members of regional<br />

commissions dealing with both<br />

I.S. and Q.A., as in Tuscany region.<br />

Alberto Baldasseroni<br />

%<br />

barr<br />

The following is quoted from<br />

the Ca-OSHA Reporter<br />

and appeared<br />

in the January 1,<br />

1990 issue<br />

TLVs NOT A GOOD<br />

BASIS FOR HEALTH<br />

PROTECTION<br />

Berkeley - Fed-OSHA relied heavily<br />

on the threshold limit values (TLVs)<br />

developed by the American Conferente<br />

of Governmental Industriai<br />

Hygienists (ACGIH) when it updated<br />

its permissible exposure limits<br />

for airborne contaminants.<br />

The TLVs are generally presumed<br />

to be hased on health considerations.<br />

But Castleman and Ziem, in a<br />

1988 article on the American Journal<br />

of Industria] Medicine (J. Ind.<br />

Med.) declared that many TLVs were<br />

set according to corporate comfort<br />

rather than worker safety.<br />

Now Stanley Roach and Stephen<br />

Rappaport of the Northern California<br />

Occupational Health Center (N-<br />

COHC) have critically examined the<br />

documentation of the TLVs and the<br />

origina] studies cited to see how the<br />

health of employees exposed to<br />

TLVs could be affected. Their findings<br />

seem to confirm what Castleman<br />

and Ziem asserted.<br />

According to Roach: "Only one<br />

in five of the studies cited by the<br />

ACGIH showed no adverse effects.<br />

The remaining, four in every five<br />

studies, showed that up to 100% of<br />

exposed employees were affected " .<br />

The Berkeley scientists discovered<br />

no relationship between TLVs and<br />

the incidente of adverse health effects.<br />

"Oddiy", said Rappaport, "it<br />

seemed that the TLVs were about<br />

the saure as the levels of contamination<br />

found in factories which had<br />

been studied".<br />

The researchers concluded that<br />

the committee which sets TLVs<br />

chooses values which are realistic<br />

and attainable at the time, not levels<br />

which are protective of health. They<br />

will recommend, in a paper to be<br />

published in the Aprii issue of J.<br />

Ind. Med., that employees, wherever<br />

possible, use the new OSHA PELs<br />

only as guides for controls and keep<br />

the average exposure of their employees<br />

below one-tenth of the TLV<br />

to avoid adverse health effects.<br />

The NCOHC researchers can be<br />

reached through the UC-Berkeley<br />

School of Public Health.


SCHEDE REGIONALI<br />

ABRUZZO<br />

<strong>Numero</strong> USL 15<br />

Piano Sanitario Regionale NO<br />

PMIP previsti n. 4, attivati n. 2<br />

L.R. n 37187<br />

L.R. n. 70178 (ante-riforma)<br />

"Tutela della salute dei lavoratori negli<br />

ambienti di lavoro"<br />

L.R. n. 10180 di istituzione delle USL<br />

L.R. n. 32181<br />

"Norme per il trasferimento alle USL<br />

delle funzioni in materia di Igiene, Sanità<br />

Pubblica, di Vigilanza sulle farmacie"<br />

Con quest'ultima legge vengono<br />

istituiti i Servizi di Prevenzione e Igiene<br />

Ambientale e le attività medico legali<br />

vengono attribuite ai Servizi di Medicina<br />

del lavoro, che assumono la denominazione<br />

di "Servizi di Medicina Legale<br />

e del Lavoro".<br />

Non sono previste per quest'ultimo<br />

potenziamenti delle piante organiche<br />

ed il personale opera prevalentemente<br />

in condizione di part-time tra le due<br />

aree di funzioni.<br />

Nel 1988 vengono approvati provvedimenti<br />

per il riordino delle piante organiche<br />

dei PMIP, per il potenziamento<br />

dei servizi di Prevenzione e Igiene Ambientale<br />

e dei Servizi veterinari,<br />

La routine delle certificazioni medico-legale<br />

ha schiacciato e limitato le<br />

nuove funzioni di igiene e sicurezza<br />

del lavoro.<br />

Tra i dirigenti dei Servizi di Medicina<br />

Legale e del Lavoro abbiamo tra gli altri:<br />

2 cardiologi, 1 primario della medicina<br />

nucleare, 2 primari di medicina<br />

generale, 1 primario del servizio di citologia<br />

vaginale.<br />

Presso l'Assessorato opera da alcuni<br />

mesi un Gruppo Tecnico Informale di<br />

supporto per la redazione del Progetto<br />

Obiettivo Regionale per la tutela della<br />

salute dei lavoratori.<br />

MOUSE<br />

<strong>Numero</strong> USL 7<br />

Piano Sanitario Regionale NO<br />

L.R. n. 3181<br />

"Norme per il trasferimento alle USL<br />

delle funzioni in materia di Igiene, Sanità<br />

Pubblica, di Vigilanza sulle farmacie<br />

e per l'assistenza farmaceutica".<br />

L.R. n. 18/85 di istituzione di 1 PMIP<br />

con due sedi (Isernia e Campobasso)<br />

Sono assenti leggi in materia di Igiene<br />

e sicurezza del lavoro e relative<br />

piante organiche (anche per il SIP?.<br />

Convenzione con la EDINFORM per<br />

la formazione professionale del personale<br />

medico-veterinario e tecnico<br />

(1990).<br />

CAMPANIA<br />

<strong>Numero</strong> USL 61<br />

Piano Sanitario Regionale NO<br />

L.R. 36187<br />

"Norme per la programmazione sanitaria<br />

e per il Piano Sanitario Regionale"<br />

In questa legge che è fondamentalmente<br />

una legge di riordino delle USL<br />

è prevista la possibilità per le USL di attivare<br />

al proprio interno Settori di Medicina<br />

del Lavoro.<br />

Nella scheda della commissione Bogi<br />

si parla di proposta di legge sulla<br />

Prevenzione e sicurezza negli ambienti<br />

di lavoro e sui PMIP in corso di preparazione.<br />

Ad oggi sono ancora in corso<br />

di allestimento.<br />

Non risulta una legge di riordino dei<br />

servizi di Igiene e Sanità Pubblica.<br />

Si è costituito dal mese di ottobre<br />

del 1991 presso l'assessorato regionale<br />

alla Sanità, un gruppo di referenti nominati<br />

dalle USL per l'epidemiologia e<br />

la prevenzione delle patologie da lavoro.<br />

BASILICATA<br />

<strong>Numero</strong> USI 7<br />

Piano Sanitario Regionale<br />

SI<br />

L.R. n. 54181<br />

"Norme per l'esercizio delle funzioni<br />

in materia di igiene e sanità pubblica<br />

e in materia farmaceutica"<br />

L.R. n. 36182<br />

"Organizzazione e funzionamento dei<br />

Presidi multizonali di igiene e Prevenzione<br />

e tutela sanitaria nei luoghi di<br />

lavoro"<br />

Nel più recente piano annuale di attuazione<br />

del Piano Sanitario Regionale<br />

'90-'92, pur nella consapevolezza della<br />

gravità della situazione, si ipotizzano<br />

soluzioni miranti al rafforzamento unico<br />

dei PMIP, tralasciando ogni iniziativa<br />

rivolta ad un'effettiva riorganizzazione<br />

periferica in Servizi o Unità Operative<br />

di Igiene e Sicurezza del Lavoro<br />

da attivare in tutte le UU.SS.LL.<br />

Testuale dal PSR per il triennio<br />

1990/1992: "Nessuna USL della Basilicata<br />

sviluppa interventi sistematici e programmati<br />

nel settore della sicurezza e<br />

tutela della salute dei lavoratori nei<br />

luoghi di lavoro. Solo nell'USL di Potenza<br />

opera un servizio ospedaliero di<br />

Medicina del Lavoro con compiti sanitari<br />

e di controllo degli ambienti di lavoro".<br />

Dallo stralcio del piano annuale di<br />

attuazione del PSR si legge che mentre<br />

in ogni USL si sono potenziati gli organici<br />

nei settori di igiene e sanità Pubblica<br />

e in quello veterinario, niente o poco<br />

esiste nel campo della Medicina del<br />

Lavoro a livello dei servizi territoriali.<br />

Tuttavia da questa affermazione discende<br />

solo il potenziamento dei PMIP<br />

con particolare riferimento a quello di<br />

Potenza in previsione dell ' insediamento<br />

FIAT nel Melfese.<br />

Esiste una proposta di pianta organica<br />

che non è stata ancora approvata.<br />

PUGLIA<br />

<strong>Numero</strong> USI. 55<br />

Piano Sanitario Regionale NO<br />

L.R. n. 50178 (ante-riforma)<br />

"Tutela della salute negli ambienti di<br />

lavoro"<br />

L.R. n. 36184<br />

"Norme per il trasferimento alle USI<br />

delle funzioni in materia di Igiene, Sanità<br />

Pubblica, di Vigilanza sulle farmacie<br />

e per l'assistenza farmaceutica"<br />

L.R. n. 4188<br />

"Istituzione di Presidi Multizonali di<br />

Prevenzione"<br />

Approvate anche le nuove piante<br />

organiche dei PMP.<br />

Mancano le piante organiche dei<br />

Servizi di Igiene pubblica, educazione<br />

sanitaria, medicina legale e igiene e sicurezza<br />

del lavoro.<br />

La regione si è convenzionata con la<br />

Società EDINFORM per la gestione della<br />

formazione professionale degli operatori<br />

medico-veterinari e tecnici delle<br />

USL, per la realizzazione di un Sistema<br />

Informativo Automatizzato regionale<br />

che abbraccia tutte le aree della pre-


venzione sul territorio, per la definizione<br />

dei fabbisogno di personale e strutture<br />

(piante organiche), il censimento<br />

di tutte le Unità Produttive della regione.<br />

Dal marzo del 1991 si è costituito<br />

presso l'assessorato regionale alla Sanità,<br />

un gruppo tecnico di supporto per<br />

il Servizio di igiene ambientale e igiene<br />

e sicurezza del lavoro della Regione.<br />

Sono fermi in Regione progettiobiettivi<br />

regolarmente deliberati e finanziati<br />

con fondi a destinazione vincolata,<br />

che tuttavia hanno preso altre<br />

destinazioni (delibere n. 8881/88 e n.<br />

6261/90). Ancora in attesa di rifinanziamento.<br />

CALABRIA<br />

<strong>Numero</strong> USI 31<br />

Piano Sanitario Regionale NO<br />

L.R. n. 18181 di istituzione delle USI<br />

Un unico servizio con possibili articolazioni<br />

per settori di igiene pubblica,<br />

ambientale, medicina legale, prevenzione<br />

e sicurezza nei luoghi di lavoro,<br />

medicina scolastica e dello sport, medicina<br />

preventiva.<br />

A dirigere questi servizi raramente<br />

sono stati assegnati igienisti o medici<br />

del lavoro, più spesso apicali dell'area<br />

chirurgica e dell'area medica.<br />

L.R. n. <strong>24</strong>185 di istituzione dei PMP<br />

Sono state approvate le relative piante<br />

organiche<br />

L.R. n. 12/89<br />

"Norme per la programmazione e organizzazione<br />

delle unità operative per<br />

la prevenzione, l'igiene e sicurezza<br />

nei luoghi di lavoro".<br />

Vengono individuati compiti, standards<br />

di personale, rapporti tra le diverse<br />

strutture preposte ai compiti di<br />

prevenzione.<br />

Tuttavia ancora carenti sono le dotazioni<br />

di personale e di risorse tecniche<br />

delle USL.<br />

Anche in questa regione si è stipulata<br />

una convenzione con la EDINFORM<br />

per la determinazione di mappe di rischio,<br />

sistemi informativi automatizzati<br />

e formazione professionale del personale.<br />

Da alcuni anni opera presso l'assessorato<br />

un gruppo tecnico di supporto<br />

per l'igiene e sicurezza del lavoro.<br />

Per i servizi di igiene pubblica non<br />

esistono leggi di riordino, né tantomeno<br />

piante organiche.<br />

Un'importante novità è l'approvazione<br />

avvenuta recentemente della<br />

L.R. n. 3 dell'aprile '92 che prevede il<br />

riaccorpamento delle USL che da 31<br />

passano a 11. Viene inoltre prevista l'istituzione<br />

dei Servizi di Igiene pubblica<br />

ed ambientale e dei Servizi di Igiene e<br />

sicurezza del lavoro.<br />

SICILIA<br />

<strong>Numero</strong> USL 62<br />

Piano Sanitario Regionale NO<br />

L.R. n. 6181<br />

Per l'organizzazione delle USL<br />

Viene prevista l'istituzione di Servizi<br />

autonomi di Medicina del lavoro nelle<br />

USL la cui organizzazione viene rinviata<br />

al PSR.<br />

Nel luglio del 1991 viene approvato<br />

un provvedimento stralcio che prevede<br />

l'istituzione di 17 nuovi servizi di<br />

medicina del lavoro in aggiunta ai 5<br />

già esistenti per un totale di 22 (in previsione<br />

dell'accorpamento delle USL)<br />

con le relative nuove piante organiche<br />

per i servizi di Medicina del Lavoro<br />

nonché il potenziamento dei servizi di<br />

Igiene Pubblica e veterinari. Viene prevista,<br />

inoltre, la priorità di copertura<br />

dei posti dei Servizi di Medicina del Lavoro<br />

rispetto a tutti gli altri.<br />

Mancano tuttavia leggi di settore sia<br />

per la Medicina del Lavoro che per l'Igiene<br />

Pubblica. Non c'è una legge che<br />

istituisce i PMP. Sono in realtà tutte in<br />

discussione nell'Assemblea Regionale.<br />

Sono previsti 9 PMP (gli attuali laboratori<br />

di igiene e profilassi).<br />

Per sopperire alle carenze di personale<br />

medico sono stati assunti 390 medici<br />

della medicina dei servizi a cui sono<br />

stati assegnati, dopo un periodo di<br />

formazione (organizzato dalla Regione),<br />

compiti di medicina del Lavoro. Stessa<br />

cosa è avvenuta per l'Igiene Pubblica:<br />

in questo caso ne sono stati assunti<br />

200.<br />

Dal 1989 esistono i dati relativi alle<br />

attività dei servizi di Medicina del lavoro.<br />

Opera presso l'assessorato una<br />

Commissione di studio sulle attività di<br />

medicina del lavoro.<br />

SARDEGNA<br />

<strong>Numero</strong> USL 22<br />

Piano Sanitario Regionale<br />

SI<br />

L.R. n. 13181 Istituzione delle USL<br />

L.R. n. 34186<br />

Istituzione dei PMIP (5)<br />

e dei Servizi di igiene e sicurezza degli<br />

ambienti di lavoro<br />

Con direttiva n. 117/88, approvata<br />

dalla Giunta Regionale, l'Assessorato<br />

detta criteri per l'articolazione funzionale<br />

dei Servizi territoriali in settori e<br />

unità operative. In particolare vengono<br />

individuati 2 Settori, uno di "igiene<br />

pubblica, dell'ambiente e medicina i&<br />

gale", l'altro di "igiene e sicurezza degli<br />

ambienti di lavoro " . Il primo si potrà<br />

articolare in 4 Unità Operative (igiene<br />

ambientale, degli alimenti, epidemiologia<br />

e profilassi delle malattie infettive e<br />

medicina legale).<br />

Nel 1989 vengono definite le piante<br />

organiche dei PMIP e dei settori la cui<br />

copertura viene cadenzata su base<br />

triennale con relativa deroga alle assunzioni.


11 gruppo Agricoltura della SNOP<br />

traccia in queste brevi note alcune<br />

delle linee di lavoro e delle conclusioni<br />

scientifiche e metodologiche emerse<br />

dalla prima parte del Progetto Agricoltura<br />

che nell'ultimo anno ci (li) ha visti<br />

impegnati nelle varie iniziative di crescente<br />

complessità: Bologna, Sondrio,<br />

Bari.<br />

Ma non è ovviamente finita qui, già<br />

si pensa al '93 e all'iniziativa di Grosseto<br />

con la Regione Toscana e alla ripresa<br />

nelle varie sedi regionali degli innumerevoli<br />

stimoli di lavoro che sono<br />

emersi in questo anno di grande impegno.<br />

Lavoro per tutti, quindi: veterinari,<br />

presidi multizonal( servizi di igiene ambientale,<br />

sanità pubblica e medicina<br />

del lavoro, Università e imprese, sindacato<br />

e organizzazioni dei consumatori,<br />

ambientalisti e parlamentari.<br />

PROGETTO AGRICOLTURA<br />

Il convegno Progetto Agricoltura era<br />

stato progettato per raggiungere alcuni<br />

obiettivi, e precisamente:<br />

1) offrire il quadro "europeo" della legislazione<br />

e dell'organizzazione sanitaria<br />

utile ad una più piena comprensione<br />

della situazione attuale e<br />

a delinearne i possibili scenari futuri;<br />

2) descrivere in modo dettagliato e<br />

sotto le diverse angolazioni professionali,<br />

tramite esempi non solo metodologici<br />

ma anche di contenuto,<br />

le attività alle quali i Servizi di prevenzione<br />

possono prioritariamente<br />

applicare le loro risorse, certi di inserire<br />

i loro sforzi in un contesto<br />

consolidato e di contribuire sia localmente<br />

che a livello nazionale alla<br />

crescita di dati utili e fruibili su[ piano<br />

scientifico e sul piano delle loro<br />

funzioni istituzionali;<br />

3) proporre temi innovativi per il rapporto<br />

con le strutture di ricerca e le<br />

Università utili a instaurare un rapporto<br />

di committenza specifica mirata<br />

all'espletamento di ricerca finalizzata<br />

nel settore;<br />

4) portare all'attenzione dei convenuti<br />

i problemi della gestione dell'informazione<br />

nel campo dell'Igiene e Sanità<br />

Pubblica di settore tramite una<br />

prima presa di contatto tra tutti gli<br />

interlocutori interessati e disponibili;<br />

5) avviare un confronto tecnico e un<br />

esperimento di collaborazione con<br />

un'Associazione Ambientalista particolarmente<br />

impegnata su alcuni<br />

dei temi oggetto del convegno.<br />

Sotto il profilo metodologico, inoltre,<br />

è stata inserita nella scaletta del<br />

convegno una sessione di discussione<br />

pubblica dei contributi a poster, fortemente<br />

voluta e sollecitata dai colleghi.<br />

Riteniamo che buona parte degli<br />

obiettivi sia stata raggiunta, anche se<br />

una partecipazione leggermente inferiore<br />

al previsto e gli impedimenti sopravvenuti<br />

ad alcuni relatori della sessione<br />

concernente l'Organizzazione<br />

dei Servizi di Prevenzione in Europa<br />

hanno parzialmente condizionato il dibattito<br />

e ridotto l'ampiezza dei contributi.<br />

Il livello qualitativo dei contributi è<br />

stato generalmente elevato, con forte<br />

caratterizzazione scientifica e professionale,<br />

proponendo un quadro di crescita<br />

sostanziale del bagaglio tecnico,<br />

metodologico ed organizzativo dei servizi<br />

relativamente ai temi trattati; questo<br />

fatto, probabilmente enfatizzato<br />

anche, per alcuni temi, dall'evidente<br />

taglio dipartimentale delle esperienze<br />

dimostrate, si presenta forse come uno<br />

dei motivi di soddisfazione maggiore<br />

per gli organizzatori.<br />

Di rilievo appare inoltre il mutuo interesse<br />

con il quale si è sviluppato il<br />

rapporto con i diversi e nuovi interlocutori<br />

degli ambienti Universitari e della<br />

Ricerca in generale. Riteniamo infatti<br />

che in proposito siano stati verificati<br />

i presupposti per una collaborazione<br />

ed un'integrazione di attività che dovrà<br />

essere, nel futuro prossimo, fonte<br />

di numerosi e produttivi sviluppi.<br />

ATTI<br />

Gli Atti del Xll Convegno nazionale<br />

SNOP "Progetto Agricoltura-Operazione<br />

Prevenzione Sud"<br />

(Bari 27-30 aprile 1992):<br />

vol. 1: Relazioni<br />

)pagg. 350, in stampa)<br />

vol. 2: Interventi preordinati<br />

e posters<br />

(pagg. 355, disponibile)<br />

Possono essere richiesti a:<br />

Segreteria Scientifica<br />

Progetto Agricoltura<br />

c.a. dr.ssa Paola Bertoli<br />

c/o SMP1L USL 7<br />

43073 Langhirano (PR)<br />

allegando copia del versamento di<br />

L. 100.000 sul c/c postale n<br />

2001<strong>24</strong>07 intestato a SNOP - via<br />

Ciamician, 2 - Bologna.<br />

Le sessioni di carattere "tecnico"<br />

(antiparassitari, zootecnia e infortunistica)<br />

hanno presentato momenti di<br />

particolare interesse, e si sono concluse<br />

con proposte concrete e circostanziate<br />

di lavoro e suggestive prospettive<br />

di sviluppo sia sul versante del metodo<br />

che su quello, non meno importante,<br />

dei contenuti.<br />

In particolare, per quanto riguarda<br />

gli antiparassitari, queste possono essere<br />

così riassunte:<br />

Sorveglianza sanitaria<br />

È stata prodotta una proposta organizzativa<br />

e tecnica da sperimentare sul<br />

piano operativo.<br />

Controlli sulle macchine irroratrici<br />

Sono state analizzate le tipologie<br />

della manutenzione ed i problemi connessi.<br />

Sono state esposte le proposte minime<br />

per l'effettuazione della manutenzione<br />

da parte dell'agricoltore, sono<br />

state conseguentemente descritte le<br />

condizioni di Buona Pratica di Lavoro e<br />

i relativi elementi di verifica.<br />

- Tempi di rientro (standards temporali<br />

entro i quali il rientro per lavoro in<br />

aree trattate con antiparassitari deve<br />

avvenire solo con idonee protezioni<br />

personali)<br />

Ne è stato analizzato il significato e<br />

la valenza igienistica, anche alla luce<br />

della recente normativa nazionale e<br />

CEE.<br />

È stata presentata un review della<br />

letteratura e dei dati esistenti ed una<br />

cospicua mole di dati sperimentali sul<br />

campo.<br />

Sono state analizzate criticamente,<br />

sulla base dei dati prodotti, le metodologie<br />

di rilevazione dei dati e valutati<br />

gli obiettivi minimi da perseguirsi da<br />

parte dei Servizi nei prossimi anni.<br />

E stata lanciata una proposta di Data-base<br />

nazionale in proposito che aggreghi<br />

i dati esistenti e raccolga e renda<br />

disponibili per tutti i Servizi i risultati<br />

delle indagini che saranno effettuate<br />

per il futuro.<br />

Rapporti con la ricerca<br />

Oltre ai risultati già riportati per la<br />

Sezione "macchine", per i quali sono<br />

prevedibili sviluppi anche sotto il profilo<br />

della ricerca riguardante le nuove<br />

attrezzature (a basso volume con o<br />

senza apparecchiatura elettrostatica),<br />

sono state consolidate ipotesi di lavoro<br />

e di sperimentazione dei risultati sia<br />

nella direzione della dinamica ambientale<br />

degli Antiparassitari (per la quale<br />

sono state anche consegnate alcune


A Bolzano, organizzato da RISIKO-<br />

NULL e dalla SNOP, si è tenuto un<br />

convegno/esposizione sui dispositivi<br />

per la protezione individuale (DPI).<br />

Nelle due giornate del convegno sono<br />

state fornite informazioni e criteri<br />

per la scelta dei DPI, sono stati appprofonditi<br />

aspetti inerenti le caratteristiche<br />

tecniche (ivi inclusa I'ergonomicità)<br />

che devono avere alcuni tipi di<br />

DPI (ad esempio per la protezione delle<br />

vie aeree, degli occhi e dell'udito) ed è<br />

stata presentata la situazione normativa,<br />

in proposito, di altri paesi europei<br />

(Germania, Austria e Svizzera).<br />

Non vi è dubbio, infatti, che in questi<br />

paesi vi sia una tradizione assai più<br />

consolidata in questo campo, e ciò,<br />

durante il convegno, è stato proposto<br />

sempre ponendo attenzione anche agli<br />

aspetti non positivi di tali esperienze.<br />

Partendo dalle direttive sui DPI emanate<br />

(n. 656/89 e n. 686/89) nei due<br />

giorni si è tentato di indicare i criteri<br />

per un recepimento ottimale "per<br />

un'integrazione armonica" delle direttiprocedure<br />

sperimentali di modellistica),<br />

sia per i rapporti fra struttura delle<br />

molecole e loro attività biologica.<br />

Documenti<br />

Unitamente a Greenpeace sono stati<br />

prodotti tre documenti, uno dei quali<br />

riguardante l'eliminazione dall'uso<br />

dei P.A. con certa o limitata evidenza<br />

di cancerogenicità sull'animale; un secondo<br />

documento, corredato da proposta<br />

di regolamentazione dei residui<br />

multipli nelle matrici alimentari, riguarda<br />

l'organizzazione ed agli standards<br />

per i controlli dei residui degli antiparassitari<br />

negli alimenti, mentre il terzo<br />

documento prodotto concerne i contenuti<br />

e le modalità per la diffusione<br />

dei dati relativi ai controlli effettuati<br />

dalle UU.SS.LL. sulla contaminazione<br />

dell'uomo, dell'ambiente e degli alimenti<br />

da antiparassitari. II contenuto<br />

dei documenti, sottoposti alla firma dei<br />

convegnisti ed allegati per la sottoscrizione,<br />

costituirà base per le proposte<br />

organizzative e di modifica e integrazione<br />

della normativa che SNOP e<br />

Greenpeace sosterranno nell'immediato<br />

futuro.<br />

a cura del gruppo Agricoltura<br />

SNOP<br />

BOLZANO<br />

26-27 MARZO 1992<br />

ATTREZZATURE<br />

DI PROTEZIONE<br />

INDIVIDUALE<br />

ve nell'impianto normativo italiano tale<br />

da aiutare e non condizionare in<br />

modo negativo le esperienze e il modello<br />

di prevenzione che si è confermato<br />

in Italia (ad esempio - come ricorda<br />

Stefano Faes, principale promotore<br />

dell'iniziativa "attraverso<br />

un'applicazione troppo rigida e meccanica,<br />

calata dall'alto, a scapito di<br />

una valutazione caso per caso").<br />

Ai convegno hanno partecipato con<br />

contributi originali sia relatori delle istituzioni<br />

preposte (Ministero del Lavoro,<br />

Ispels, Istituti di Medicina del Lavoro,<br />

Servizi di Prevenzione delle UU.SS.LL.,<br />

Uffici Sicurezza del Lavoro), sia tecnici<br />

delle Aziende produttrici (Bilson, 3M,<br />

...), sia rappresentanti sindacali e dell'Associazione<br />

industriali.<br />

Interessanti anche i contributi delle<br />

Associazioni di categoria e degli industriali<br />

(Berufsgenossenschaften) sulla<br />

esperienza tedesca e austriaca.<br />

Nell'ambito della manifestazione, si<br />

è tenuta infine una tavola rotonda sul<br />

tema "Cogestione e politiche della sicurezza<br />

nel quadro dell'integrazione<br />

europea", un tema di interesse locale<br />

(per ora), ma che ha animato un dibattito<br />

fra sindacati, imprenditori, politici<br />

e tecnici sui rispettivi ruoli nell'ambito<br />

della prevenzione.<br />

Enrico Desideri


La terza iniziativa di Torino ha segnato<br />

un importante passo in avanti<br />

nella nostra elaborazione e nel lavoro<br />

comune con i magistrati.<br />

I temi trattati, infortuni e tumori<br />

professionali, non sono certamente né<br />

nuovi né originali ma da poco tempo<br />

stiamo imparando a convivere con -<br />

ed a combattere - i primi ed a riconoscere<br />

i secondi.<br />

Per quanto riguarda la questione infortuni<br />

è emersa in particolare l'importanza<br />

di avere elementi di conoscenza<br />

puntuale del fenomeno anche a livello<br />

territoriale. Non si tratta evidentemente<br />

di rifare in sedicesimi archivi INAIL,<br />

regionali o dell'ISPESL, quanto di saper<br />

leggere in questi - o meglio saper<br />

trarre da questi -- il dato locale, poter<br />

gestire in "tempo reale" l'informazione<br />

quotidiana dell'infortunio avvenuto,<br />

che i primi non possono fornire e che<br />

invece è contenuta nelle denunce "in<br />

chiaro".<br />

Più in generale, da Torino esce ulteriormente<br />

rafforzata l'esigenza, che in<br />

questa fase si sta ripresentando con<br />

forza nelle nostre riflessioni, di riapprofondire<br />

le questioni dei Sistema informativo,<br />

della realtà esistente in proposito<br />

nei Servizi, delle prospettive nazionali.<br />

Per quanto riguarda queste ultime,<br />

si tratta anche di entrare nel merito<br />

dell'evoluzione dei quadro complessivo,<br />

non trascurando i movimenti in<br />

corso, a partire dalle strategie di alcuni<br />

soggetti, tra i quali in primo luogo i'I-<br />

SPESL e l'INAIL; il primo sta tuttora<br />

"lanciando" il progetto S.I.PRE. (che<br />

sembra di capire sta trovando risorse<br />

non solo finanziarie sempre più rilevanti<br />

e che potrebbe quindi divenire<br />

un punto di riferimento essenziale); li<br />

secondo, l'INAIL, con ia graduale attivazione<br />

del progetto Polaris in un numero<br />

sempre più ampio di sedi, con la<br />

dichiarata disponibilità a flussi reciproci<br />

con i servizi delle USL, apre prospettive<br />

molto interessanti di rapporti tra<br />

soggetti che, pur con diversi ruoli, detengono<br />

informazioni "locali" reciprocamente<br />

potenziabili e tali da migliorarne<br />

concretamente e da indirizzarne<br />

significativamente gli interventi.<br />

Sul fronte dei Servizi, appare comunque<br />

necessario ed urgente esaminare<br />

lo stato di salute informativa dei<br />

Servizi, aspetto strettamente connesso<br />

all'aderenza o meno dell'iniziativa<br />

di prevenzione a quei caposaldi che<br />

SNOP da tempo ha lanciato (vedi<br />

Operazione Prevenzione Roma, vedi<br />

Pisa) in tema di modello d'intervento.<br />

A Torino operatori anche di Servizi<br />

"storici" hanno posto con chiarezza all'attenzione<br />

comune che tra le trasfor-<br />

DOPO TORINO 3<br />

mazioni in atto nella strategia dei Servizi<br />

ve n'è una certamente molto critica;<br />

in molti Servizi il livello di programmazionelpianificazione<br />

tende pericolosamente<br />

al minimo, mentre sale vertiginosamente<br />

la quantità di lavoro in risposta<br />

alla richiesta esterna.<br />

C'è il rischio, insomma (rischio o già<br />

realtà?), che il lavoro dei Servizi sia travolto<br />

da una situazione non dissimile<br />

da quella nella quale si muovevano i<br />

primi Servizi pionieristici degli anni '70:<br />

la strategia imperniata essenzialmente<br />

sulle riposte alle domande "a pioggia",<br />

con la "piccola" differenza che allora<br />

in una stagione sociale ben diversa<br />

- erano i lavoratori e le loro rappresentanze<br />

a porre domande, ora è assai<br />

più spesso la magistratura a chiedere....<br />

Il tutto, alla faccia di quel ruolo di governo,<br />

di nodo territoriale sulle questioni<br />

della tutela della salute e della sicurezza<br />

nei luoghi di lavoro e neli'amhiente<br />

che rimane pur sempre (o no?)<br />

un nostro "obiettivo di servizio".<br />

Di qui l'esigenza di riapertura del dibattito<br />

sul tema, che intendiamo rilanciare<br />

anche con una nuova fase di lavori<br />

di un gruppo nazionale sul sistema<br />

informativo, un gruppo che veda insieme<br />

ii contributo di chi ha approfondito<br />

finora le questioni specifiche del sistema<br />

informativo e di chi nel periodo più<br />

recente ha cominciato a riflettere sulla<br />

verifica di qualità: nella convinzione<br />

che un adeguato sistema informativo è<br />

essenziale ed indispensabile per orientare<br />

le scelte ed il lavoro di un Servizio<br />

ma anche che non si può parlare<br />

veramente di qualità, e di qualità verificabile,<br />

nell'azione di un Servizio che<br />

non fondi i propri interventi su elementi<br />

almeno essenziali di conoscenza<br />

dei cicli lavorativi, dei rischi, dello stato<br />

di salute della popolazione lavorativa o<br />

dell'ambiente.<br />

Pur con tutti i problemi ora citati<br />

comunque, ci confortano le esperienze<br />

presentate a Torino da molti Servizi,<br />

che tra l'altro spesso derivano da positive<br />

collaborazioni con la magistratura<br />

(Brescia, Torino, Firenze, ossia sedi giudiziarie<br />

tra ie più impegnate nel campo<br />

della tutela del lavoro).<br />

Abbiamo sempre saputo che la probabilità<br />

di ricostruire con ragionevole<br />

certezza la dinamica di un infortunio è<br />

inversamente proporzionale al tempo<br />

che intercorre tra evento e primo sopralluogo,<br />

per non parlare della memoria<br />

dei testimoni, della validità della<br />

raccolta delle prove.<br />

Dove i servizi territoriali sono diventati<br />

anche per la Magistratura il<br />

nodo informativo e decisionale in questo<br />

campo, ciò non può che rappresentare<br />

un momento di maggiore autonomia<br />

e di professionalità.<br />

"Agire sugli infortuni prima che gli<br />

infortuni agiscano sui servizi" così sintetizzava<br />

qualcuno il pomeriggio del<br />

primo giorno torinese.<br />

Certamente - come per ogni altra<br />

attività - anche questa pone la questione<br />

del reale stato dei servizi territoriali.<br />

Per quanto riguarda la giornata sui<br />

tumori professionali, vale la pena di<br />

sottolineare un aspetto centrale che la<br />

veemenza della discussione ha paradossalmente<br />

messo in ombra.<br />

Usciti dalla fase dello sperimentalismo,<br />

i servizi si interrogano sull'efficacia<br />

del proprio lavoro rispetto ad un'evoluzione<br />

tecnologica che ha radicalmente<br />

cambiato la fisionomia dei lavoro<br />

soprattutto negli ultimi dieci anni.<br />

Le esposizioni tradizionali costituiscono<br />

oramai un evento marginale rispetto<br />

allo standard raggiunto e, di<br />

conseguenza, gli effetti attesi sulla salute<br />

della popolazione lavorativa sono<br />

ben diversi da quelli che riempiono i<br />

trattati di medicina del lavoro.<br />

Le malattie professionali perderanno<br />

la loro specificità, assomiglieranno<br />

sempre di più a quelle della popolazione<br />

generale, con ampia prevalenza di<br />

quelle per cui non è identificabile una<br />

soglia di sicurezza, nonostante la riduzione<br />

dei valori di esposizione. Le allergopatie,<br />

le malattie degenerative tra le<br />

quali soprattutto i tumori si impongono<br />

e si imporranno ancora di più alla<br />

nostra attenzione di operatori della<br />

prevenzione per la loro gravità.<br />

I tumori in particolare per la loro<br />

lunga latenza, relativa rarità ed età<br />

anagrafica di insorgenza, mettono in


discussione il tradizionale approccio<br />

per la ricerca delle malattie professionali.<br />

Si tratta della tradizionale indagine<br />

trasversale sui presenti al lavoro,<br />

che come nel caso illustrato nella<br />

relazione introduttiva di Merler della<br />

silicosi, storica malattia professionale<br />

ma simile ai tumori per insorgenza ed<br />

evoluzione, ha comportato gravi sottostime<br />

del rischio silicotigeno con conseguenze<br />

drammatiche che oggi stiamo<br />

scontando in termini di mortalità.<br />

Si impone quindi, oggi ancora più<br />

urgentemente, un nuovo approccio alla<br />

ricerca delle malattie professionali<br />

che si caratterizzano per la presenza di<br />

effetti a lungo termine soprattutto negli<br />

ex-esposti.<br />

Data questa premessa, il problema:<br />

quali possono essere i criteri e gli strumenti<br />

più utili per valutare, oggi, e non<br />

solo domani sulla base dei danni osservati<br />

"a posteriori", se il lavoro del servizio<br />

"serve" per la prevenzione nel proprio<br />

territorio?<br />

E la risposta a questo interrogativo<br />

che si propone come più autentica<br />

priorità rispetto alla microriproposizione,<br />

a livello del servizio, di studi eziologici<br />

che ben raramente hanno qualche<br />

chances di aggiungere nuove conoscenze.<br />

lnsommma lo studio "sulle<br />

cause" lasciamolo agli istituti di ricerca,<br />

ad iniziare da quelli di epidemiologia<br />

(peraltro presenti in forza e con nomi<br />

prestigiosi al seminario di Torino) o ad<br />

auspicabili iniziative multicentriche<br />

che finalmente includano i servizi accomunati<br />

dalle medesime specificità<br />

territoriali.<br />

Le conoscenze portate dal gruppo<br />

di epidemiologia di Torino (Terracini,<br />

Magnani, Vineis) sulle attribuzioni, le<br />

cause e le concause sono state infatti<br />

numerose e ricche di stimoli da farci<br />

tornare a casa più ricchi di prima.<br />

Per ritornare alla proposizione originaria<br />

"sul come" valutare 1a presunta<br />

utilità preventiva dell'attività di servizio<br />

è necessario avere il coraggio di mettere<br />

radicalmente in discussione un<br />

vecchio modo di lavorare sulle malattie<br />

professionali, un po' acritico e burocratico,<br />

che trova il suo corrispettivo<br />

nella totalizzante pratica vaccinale e<br />

certificativa dell'Igiene Pubblica come<br />

se i problemi sanitari della collettività<br />

si fossero fermati alla "cittadella" dei<br />

minatori di Cronin.<br />

D'altra parte va evitato anche il rischio<br />

uguale e contrario, spesso prodotto<br />

dal contraccolpo del primo, dell'improprio<br />

approfondimento di aspetti<br />

particolari, che finisce per far perdere<br />

di vista i bisogni veri del territorio.<br />

E tra questi due estremi che spesso<br />

oscilla l'attività del servizio senza risolversi<br />

in alcuna sintesi in grado di porsi<br />

come convincente metodo di lavoro.<br />

Questo terzo seminario di Torino ha<br />

rilanciato solo in parte questa riflessione,<br />

che speriamo possa essere recuperata<br />

da iniziative a livello regionale e<br />

sulla rivista.<br />

Le direttive CEE, ad iniziare da quella<br />

sui cancerogeni, ripongono all'ordine<br />

del giorno temi quali: la "mappa di rischio<br />

dei cancerogeni" per ogni territorio,<br />

la valutazione della sostituzione<br />

delle sostanze; i valori limite; il registro<br />

ed il mantenimento dell'informazione<br />

sull'esposizione; la sorveglianza sanitaria<br />

negli ex-esposti...<br />

Oltre a questi stimoli precisi, un'altra<br />

questione ha trovato ampio spazio<br />

nell'iniziativa di Torino, soprattutto<br />

con gli interventi di Calisti e Barbieri: la<br />

ricerca attiva dei tumori professionali<br />

ad iniziare da quelli "sentinella", in un<br />

rapporto con tutte le aree della specialistica<br />

ospedaliera e del territorio.<br />

Oggi non è più tollerabile che in<br />

un'area ad alta intensità di produzioni<br />

del legno o del cuoio continuino ad<br />

essere ignorati (non magari nelle pubblicazioni,<br />

ma nel loro portato prevenzionale<br />

e medico-legale) le decine e<br />

decine di adenocarcinomi delle fosse<br />

nasali che si manifestano. Così come è<br />

abbastanza incredibile che non ci sia<br />

una anamnesi professionale per "ogni"<br />

mesotelioma (ma forse anche per ogni<br />

tumore alla vescica, per ogni leucemia,<br />

per ogni tumore polmonare insorto in<br />

giovane età e magari in un non fumatore...)<br />

che viene evidenziato in "ogni"<br />

territorio.<br />

La mancata ricerca attiva dei tumori<br />

professionali è oramai una resistenza<br />

ingiustificata ed in questa attività grande<br />

è il ruolo che può essere giocato da<br />

quelle figure professionali frequentemente<br />

male utilizzate che sono gli assistenti<br />

sanitari.<br />

Colmare il divario tra tumori fortemente<br />

attribuibili e tumori denunciati<br />

come malattie professionali è un<br />

obiettivo credibile.<br />

Come mai i tanti tumori attribuiti alla<br />

professione negli studi e nelle ricerche<br />

in tanti convegni non divengono<br />

mai nomi e cognomi e denunce precise?<br />

A questa domanda, prima della<br />

Magistratura (omicidio colposo, obbligo<br />

di referto, chi erano costoro?) dovrebbero<br />

rispondere le nostre coscienze<br />

etiche e professionali.<br />

Questa problematica complessa si<br />

potrà applicare ad altre malattie degenerative<br />

e quindi andrà meglio pensato<br />

e organizzato sul territorio lo "spazio<br />

di attenzione" nei confronti di queste<br />

patologie, quell ' ambulatorio perisionati<br />

o quant'altro la fantasia e l'impegno<br />

degli operatori saprà inventare<br />

in questo vuoto istituzionale.<br />

Nell'iniziativa di Torino 4 occorrerà<br />

misurarci anche con i nuovi temi della<br />

difesa e del diritto (e dei numerosi reati)<br />

in campo ambientale e quindi crediamo<br />

che occorra cominciare a confrontarci<br />

anche con i magistrati<br />

con procedure efficaci ed esperienze<br />

innovative che si stanno formando in<br />

molti territori.<br />

a cura di Claudio Calabresi,<br />

Andrea Dotti, Paolo Ricci


LIVORNO<br />

16/3/1992<br />

LE DIRETTIVE<br />

COMUNITARIE<br />

SU SALUTE E SICUREZZA<br />

COSA CAMBIA NEL<br />

MONDO DEL LAVORO<br />

In una cornice consona allo stile<br />

SNQP (si era nella sala congressi dell'Azienda<br />

Municipale dei Servizi, in piena<br />

zona industriale) si è svolto a Livorno<br />

un incontro tra operatori dei servizi,<br />

attivisti sindacali, esperti di legislazione<br />

sul recepimento delle nuove direttive<br />

CEE per il 1991. Scopo della riunione<br />

era quello di sollecitare l'attenzione<br />

del mondo degli operatori da<br />

una parte e di quello dei lavoratori nei<br />

riguardi delle normative in fase di recepimento<br />

nel nostro ordinamento.<br />

Tali normative hanno tutte le caratteristiche<br />

per rinnovare profondamente<br />

la nostra quotidiana prassi di lavoro,<br />

come a tutti è apparso chiaro dopo il<br />

colpo di mano ferragostano del D.L.<br />

277/91. Di grande interesse è stata la<br />

relazione di Laureen Vogel esperto per<br />

la Ces (Confederazione Europea dei<br />

Sindacati) di questioni relative alla sicurezza<br />

e alla salute dei lavoratori, il<br />

quale ha tracciato un quadro ad ampio<br />

raggio di come sta procedendo l'adeguamento<br />

di questa normativa a livello<br />

degli altri stati europei. Si è così<br />

potuto apprendere che se in alcuni<br />

paesi (Francia, Germania, Gran Bretagna)<br />

la normativa è stata accolta in<br />

modo alquanto passivo, senza che abbia<br />

stimolato alcun dibattito o miglioria<br />

nell'esistente "corpus" legislativo, in<br />

paesi come la Spagna è stata occasione<br />

di un più ampio adeguamento e<br />

rinnovamento della normativa preesistente,<br />

che risaliva in quel caso al periodo<br />

franchista. Anche l'esperienza<br />

danese e olandese si prestano ad interessanti<br />

approfondimenti, con tratti<br />

che le rendono molto avanzate e con<br />

diverse affinità col modello italiano. Il<br />

quale rimane comunque non ripetuto<br />

per quanto riguarda la fusione in una<br />

unica struttura preventiva degli aspetti<br />

di prevenzione primaria, sicurezza delle<br />

macchine, vigilanza sul rispetto della<br />

normativa, sorveglianza sanitaria e diagnosi<br />

precoce.<br />

Susanna Cantoni ha poi illustrato il<br />

contenuto e lo spirito della cosiddetta<br />

legge quadro, la 391/89, soffermandosi<br />

su quegli aspetti controversi, che saranno<br />

oggetto di interventi della SNOP<br />

in sede di recepimento. Piuttosto deludente<br />

la partecipazione dei "politici"<br />

che non hanno portato contributi di<br />

particolare rilievo, così come generico<br />

si è rivelato l'intervento del rappresentante<br />

della Confindustria toscana.<br />

Gloria Malaspina, esperta di questioni<br />

legislative sulla sicurezza e l'igiene<br />

del lavoro, ha concluso i lavori della<br />

mattina, dedicando il suo intervento<br />

soprattutto al ruolo che il sindacato, a<br />

partire dai luoghi di lavoro, dovrà svolgere<br />

nel mantenere viva l'attenzione<br />

dei lavoratori su di un argomento di<br />

enorme rilievo negli anni a venire. In<br />

particolare si tratterà di vigilare assiduamente<br />

affinché l'adeguamento alla<br />

normativa comunitaria non avvenga in<br />

Italia, paese con una prassi prevenzionistica<br />

molto avanzata nel centro e<br />

nord Italia, abbassando i livelli raggiunti<br />

di salvaguardia, cosa per taluni versi<br />

accaduta con il precedente decreto legislativo<br />

riguardante Piombo, Amianto<br />

e Rumore.<br />

Il pomeriggio è stato dedicato ad un<br />

esame più tecnico sulle due prime normative<br />

inserite nel pacchetto affidato<br />

dal Parlamento al Governo; quelle sul<br />

Sollevamento di carichi e quella sui<br />

VDT. Gli esperti intervenuti (Enrico Occhipinti<br />

e Natale Battevi) hanno messo<br />

in evidenza pregi e limiti delle direttive<br />

CEE relative, sollecitando miglioramenti<br />

ed integrazioni al testo proposto in<br />

sede europea. I preziosi suggerimenti<br />

dovranno essere al centro del nostro<br />

intervento presso gli uffici romani del<br />

Ministero del Lavoro dai quali tutta la<br />

partita dipende.<br />

Un'ultima annotazione sui partecipanti:<br />

non molti gli operatori dei servizi<br />

intervenuti, di più i sindacalisti richiamati<br />

da "Ambiente & Lavoro" sez. di<br />

Livorno che coorganizzava l'iniziativa.<br />

Strano contrasto con l'affollatissima<br />

precedente riunione organizzata dalla<br />

sezione Toscana a Firenze in ottobre<br />

sul D.L. 277/91. Non vorremmo che le<br />

"masse" di operatori si muovessero solo<br />

in presenza di una legge già fatta,<br />

ignorando che (paradosso clamoroso<br />

per costoro) Prevenire i possibili danni<br />

di un erroneo recepimento è molto<br />

meglio che cercare di Rimediare con<br />

interventi legislativi successivi.<br />

Si annunciano a breve scadenza in<br />

Toscana altre iniziative per completare<br />

l'esame delle nuove norme.<br />

Direttivo SNOP Toscana<br />

ETICHETTATURA<br />

Con il Decreto Ministeriale n. 46 del<br />

28/1/92 sono state recepite due Direttive<br />

della CEE: la 379/88 sulla classificazione,<br />

imballaggio ed etichettatura di<br />

tutti i preparati, e la 155/91 sulle relative<br />

schede di sicurezza. Son quindi superati<br />

(ed abrogati) i decreti su solventi,<br />

vernici, inchiostri, ecc... ed ora tutti i<br />

preparati che contengono sostanze<br />

pericolose devono essere etichettati,<br />

ed avere una scheda di sicurezza decisamente<br />

esaustiva.<br />

lI rispetto da parte dei produttori<br />

dell'insieme delle Direttive relative a<br />

sostanze e preparati pericolosi è sempre<br />

stato molto blando (per usare un<br />

eufemismo) ed i controlli (che spettano<br />

alle strutture del Servizio Sànitario Nazionale)<br />

sostanzialmente inesistenti.<br />

Questo ultimo Decreto è invece<br />

fondamentale: anche se la normativa<br />

CEE sulla etichettatura non è immediatamente<br />

finalizzata alla sicurezza nei<br />

luoghi di lavoro, il suo pieno rispetto<br />

porterebbe a comportamenti molto<br />

più corretti da parte dei produttori e<br />

commercializzatori dei preparati, all'approntamento<br />

di schede di sicurezza<br />

approfondite, in definitiva a maggiori<br />

livelli di conoscenza e di sicurezza<br />

nella manipolazione dei prodotti<br />

con potenziali effetti nocivi.<br />

Per recuperare questi ritardi la<br />

SNOP e Ambiente e Lavoro hanno intenzione<br />

di organizzare varie iniziative:<br />

articoli sul bollettino, Convegni, ecc...<br />

Chi è interessato a partecipare alla<br />

preparazione di queste attività può telefonare<br />

a Dario Tagini (USSL 57.i<br />

02/98<strong>23</strong>0736 o Ambiente e Lavoro:<br />

02/262<strong>23</strong>120.


PRIMI DEPUTATI<br />

E SENATORI CHE HANNO<br />

ADERITO AL. PATTO<br />

AMBIENTALE ELETTI<br />

NELL'XI LEGISLATURA<br />

Aggiornamento al 21/4/92<br />

PDS<br />

Rebecchi Aldo, BG - BS<br />

Testa Chicco, BG - BS<br />

Mombelli Luigi, CO - SO - VA<br />

Bassanini Franco, MI - PV<br />

Felissari Osvaldo, MI - PV<br />

Petruccili Claudio, MI - PV<br />

Pizzinato Antonio, MI - PV<br />

Correnti Gianni, TO - NO - VC<br />

Turco Livia, TO - NO - VC<br />

Di Prisco Elisabetta, VR - PD - VI - RO<br />

Masini Nadia, BO - FE RA - FO<br />

Montecchi Elena, PR - MO - PC - RE<br />

Mussi Fabio, Pi - LI - LU - MS<br />

Buricotti Annamaria, PI - LI - LU - MS<br />

Tattarini Flavio, SI - AR - GR<br />

Nicolini Renato, RM - VT - LT - FR<br />

Melilla Gianni - AQ - CH - TE - PE<br />

Bassolino Antonio, NA - CE<br />

Reichlin Alfredo, BA - FG<br />

Perinei Fabio, BA - FG<br />

Monello Paolo, CT - ME - SR - RG - EN<br />

Sanna Anna, CA 55 NU - OR<br />

I.arizza Rocco, PT<br />

Colajanni Nicola, BA - FG<br />

Strada Renato, MN - CR<br />

Ghezzi Giorgio, BO - FE - RA - FO<br />

Battaglia Augusto, Roma<br />

Trabacchini Quarto, Roma<br />

Recchia Vincenzo, Roma<br />

Caccavari Rocco, Emilia Romagna<br />

Ingrao Chiara, Roma<br />

Petruccelli Edilio, Molise<br />

Sangiorgio M. Luisa, Milano<br />

Chiarante Giuseppe, Ostiglia (MN)<br />

Daniele Mariagrazia, Liguria<br />

Senesi Giovanna, Legnano<br />

Pedrazzi Anna, Lodi<br />

Borroni Roberto, MN<br />

Smuraglia Carlo, MI - V<br />

Gianotti Renzo, Piemonte<br />

Migone Giacomo, Piemonte<br />

Taddei Maria, Toscana<br />

Benvenuti Roberto, Toscana<br />

Lama Luciano, Umbria<br />

Torlontani Glauco, Abruzzo<br />

PSI<br />

Balzamo Vincenzo, BG - BS<br />

Buffoni Andrea, CO - SO - VA<br />

Ferrari Marte, CO - SO - VA<br />

Martelii Claudio, CR - MN<br />

Aniasi Aldo, MI - PV<br />

Artioli Rossella, MI - PV<br />

Scevaroli Gino, Ostiglia<br />

Renzulli Gabriele, UD - GO - PN - BL<br />

Cerutti Giuseppe, TO - NO - VC<br />

Garesio Giuseppe, TO - NO - VC<br />

La Ganga Giuseppe, TO - NO - VC<br />

Borgoglio Felice, AL - AT - CN<br />

Del Bue Mauro, PR - MO - PC - RE<br />

Maccheroni Giacomo, PI - LI - LU MS<br />

D'Andrea Matteo, AQ - CH - TE - PF<br />

Di Donato Giulio, NA - CE<br />

Cutrera Achille, Abbiategrasso<br />

Marniga Vittorio, Brenno - Iseo - Palazzolo<br />

Ruffolo Giorgio, Milano - VI<br />

Marinucci Elena, Abruzzo<br />

Signorile Claudio, LE - BR - TA<br />

DC<br />

Galli G. Carlo, CO - SO - VA<br />

Garavaglia M. Pia, MI - PV<br />

Baruffi Luigi, Mi - PV<br />

Castagnetti P. Luigi, PR - MO - PC - RE<br />

Mancini Vincenzo, NA - CE<br />

Minucci Daria, Veneto<br />

Svevo Paola, Breno - Iseo - Palazzolo<br />

RIFONDAZIONE<br />

Bergonzi Giorgio, CR - MN<br />

Dorigo Martino, VE - TV<br />

Dolino Gianni, TO - NO _ VC<br />

Libertini Lucio, TO - NO - VC<br />

Fagni Edda, PI - LI - LU - MS<br />

Volponi Franco, AN - PS - MC - AP<br />

Bolognesi Marisa, GE - IM<br />

Russo Spena Franco, BG - BS<br />

Sestero M. Grazia, TO - NO - VC<br />

Vinci Luigi, MI PV<br />

Ramon Mantovani, MI - PV<br />

VERDI<br />

Mattioli Gianni, MI - PV - Perugia<br />

Paissan Maurizio, PI - LI - LU - MS<br />

Scalia Massimo, RM - VT - LT - FR<br />

Ronchi Edo, CO - NO - VC<br />

Leccese Vito, BA - FG<br />

Molinari Emilio, MI<br />

PSDI<br />

Ferri Enrico, MI - PV<br />

LA RETE<br />

Dalla Chiesa Nando, MI - PV<br />

PLI<br />

Biondi Alfredo, GE - IM - SP - SV<br />

LEGA NORD<br />

Silvestro Terzi, BS - BG<br />

MSI<br />

Florino Michele, NA<br />

PRI<br />

Castagnetti Guglielmo - BG - BS


APPROFONDIMENTI<br />

277<br />

DAL PARLAMENTO<br />

E DALLA CORTE<br />

DI CASSAZIONE<br />

A seguito del Patto di Impegno Ambientale,<br />

sottoscritto da oltre 100 parlamentari<br />

di tutte le forze politiche:<br />

Ambiente e Lavoro, SNOP, Acli-Anni<br />

Verdi, Magistratura Democratica hanno<br />

promosso la ripresentazione delle<br />

Proposte di Legge per migliorare il DL<br />

277/91.<br />

Le PDI_ (n. 210 al Senato e n. 190 alla<br />

Camera) sono già state sottoscritte da<br />

oltre 150 parlamentari. Per il Senato si<br />

è chiesta la procedura d'urgenza in base<br />

all'art. 81 del Regolamento, la decisione<br />

è prevista entro il luglio '92.<br />

Con sentenza n..599 del 18/3/1992<br />

la Corte di Cassazione (III Sezione Penale)<br />

obbligando alla bonifica ha equiparato<br />

sostanzialmente l'art. 41 del DL<br />

277 all'art. <strong>24</strong> del DPR 303/56: "il 277<br />

rafforza e integra il DPR 303, privilegiando<br />

gli interventi alla fonte... ed i<br />

valori limite non demarcano tra innocuo<br />

e nocivo ma sono solo indicatori...<br />

.<br />

277<br />

DIAGRAMMA DI FLUSSO<br />

DEL PROCESSO<br />

DI VALUTAZIONE<br />

RELATIVO<br />

ALL'OTTEMPERANZA<br />

DELL'ART. 41 DPR 277191<br />

E ovviamente improponibile standardizzare<br />

una procedura di valutazione<br />

specifica per ogni tipologia produttiva,<br />

soprattutto nel caso di un inquinante<br />

ubiquitario come il rumore.<br />

D'altra parte, appare opportuno non<br />

rinunciare ad un approccio metodologico<br />

sulla questione dell'ottemperanza<br />

all'art. 41, soprattutto quando ciò<br />

comporta l'obbligo di redigere una notizia<br />

di reato che necessita di un'articolata<br />

argomentazione di ordine tecnico.<br />

Infatti, se il concetto di "concretamente<br />

attuabile" non è da intendersi<br />

anche come "economicamente compatibile",<br />

ma soltanto come "tecnicamente<br />

fattibile in concreto" ne derivano<br />

alcune conseguenze.<br />

Le "soluzioni" che consentono di ridurre<br />

ulteriormente il livello d'inquinamento<br />

presente in ambiente di lavoro<br />

non devono possedere il carattere della<br />

genericità, ma devono apparire convincenti<br />

ed esaurienti nello specifico<br />

della loro applicabilità.<br />

La concretezza, pur prescindendo<br />

dalle condizioni economiche di quel<br />

datore di lavoro, deve tuttavia tener<br />

conto della tipologia produttiva di<br />

quell'azienda (es. piccola impresa artigiana<br />

o medio-grande industria) e della<br />

disponibilità sul mercato di tutto ciò<br />

che risulta necessario per realizzare le<br />

soluzioni più favorevoli.<br />

In realtà i comportamenti degli<br />

Operatori della Prevenzione non si sono<br />

mai discostati di molto da queste<br />

"norme di buona tecnica" e mai un datore<br />

di lavoro è stato anche soltanto<br />

imputato per non aver ottemperato a<br />

prescrizioni astratte, sofisticate o che<br />

presupponevano spese iperboliche.<br />

È vero, però, che era pacifica consuetudine<br />

degli Operatori non entrare<br />

troppo nello specifico delle possibili<br />

soluzioni, per non precludere la possibilità<br />

di interventi alternativi di pari o<br />

addirittura superiore efficacia, ma più<br />

congeniali alle esigenze dell'imprenditore<br />

o degli stessi dipendenti.<br />

1n definitiva, è nel carattere della<br />

"specificità" che si può individuare la<br />

discriminante tra il vecchio ed il nuovo<br />

modello normativa.<br />

Il diagramma di flusso procede secondo<br />

la gerarchia di priorità preventive<br />

indicate all'art. 41.<br />

AI vertice si collocano le misure tecniche<br />

orientate alla riduzione dell'intensità<br />

sonora, in primis quelle capaci<br />

di agire sulla "causa prima" del rumore,<br />

indipendentemente dalla sua diffusione<br />

nell'ambiente.<br />

Soltanto dopo aver superato gli<br />

steps relativi a questo aspetto, si passa,<br />

infatti, a verificare la presenza di barriere<br />

fonoassorbenti, nonché la loro<br />

idoneità strutturale e progettuale.<br />

Quindi si procede ad analizzare la<br />

collocazione spaziale della fonte rispetto<br />

agli esposti, poi la congruenza e<br />

la possibilità di ridurre il riverbero.<br />

Qualora tutto ciò non appaia "concretamente<br />

fattibile", secondo la definizione<br />

precedentemente riportata, si<br />

prende in considerazione la possibilità<br />

di intervenire sul primo bersaglio della<br />

fonte medesima, cioè sulla stazione di<br />

lavoro degli esposti che può essere<br />

protetta da idonee cabine fonoassorbenti<br />

(conduttori di macchina/impianto)<br />

o da schermi equipollenti (altri addetti).<br />

Soltanto da ultimo si valutano le misure<br />

organizzative e procedurali, che<br />

definiscono l'organizzazione del lavoro,<br />

tenendo conto della loro "compatibilità"<br />

rispetto alla specifica tipologia<br />

produttiva per soddisfare il principio<br />

della concreta fattibilità introdotto dal<br />

DPR 277/91. Ne consegue che ogni<br />

possibilità di bonifica dimostrata e non<br />

attuata è configurabile come violazione<br />

dell'art. 41, autonomamente sanzionato.


Diagramma di flusso del processo di valutazione relativo all'ottemperanza dell'art. 41 DPR 277/91<br />

SI<br />

SI<br />

l'incapsulamento è totale?<br />

4 NO<br />

esistono vincoli oggettivi (es. entrata!<br />

uscita materiale, presenza di<br />

transfert)?<br />

NO<br />

SI<br />

T<br />

la modalità d'incapsulamento e la<br />

qualità del materiale insonorizzante<br />

impiegato sono adeguate?<br />

SI<br />

le componenti indebite dipendono da<br />

carenze di manutenzione?<br />

1 SI<br />

la fonte ha COMPONENTI INDEBITE,<br />

cioè NON NECESSARIE per il<br />

funzionamento di QUELLA macchina/<br />

impianto (es. sciati aria compressa non<br />

silenziati, caduta pezzi/sfridi su superfici<br />

metalliche, sbattimenti, attriti da cuscinetti<br />

usurati)?<br />

NO<br />

la fonte è incapsulata<br />

con materiale insonorizzante?<br />

I NO<br />

la tante è incapsuullabile (assenza di<br />

vibncoli oggettivi quali entrata/uscita<br />

materiale, presenza transfert)?<br />

la tonte può essere dislocata fuori<br />

dall'area di esposizione a rumore o<br />

più lontano da questa o in poszione<br />

di minor riverbero (es. compressore,<br />

motore, buratto, mulino)?<br />

NO<br />

SI<br />

SI<br />

dipendono da effetti secondari<br />

rispetto all'attività primaria della<br />

macchina 1 impianto (es. caduta<br />

pezzi dopo taglio)?<br />

NO<br />

Sl<br />

SI<br />

la separazione è possibile con un'attra<br />

o.d.L., ma compatibile con QUELLA<br />

tipologia produttiva?<br />

1 NO<br />

è possibile una separazione fisica<br />

(totale o parziale) rispetto agli altri<br />

addetti mantenendo la medesima<br />

organizzazione del lavoro?<br />

NO<br />

SI<br />

SI<br />

NO<br />

il riverbero è una componente<br />

rilevante della fonte ed è riducibile<br />

con trattamenti fonoassorbenti<br />

comunemente applicati in QUESTE<br />

tipologie produttive?<br />

,jr NO<br />

esistono cabine fonoisolate?<br />

NO<br />

esistono posizioni fisse ai comandi<br />

della macchina/impianto tali da<br />

consentire l'isolamento dell'addetto<br />

in cabina?<br />

TJF NO<br />

l'introduzione di alcuni automatismi<br />

su QUELLA macchina/impianto<br />

potrebbe consentire l'isolamento<br />

dell'addetto in cabina?<br />

SI<br />

NO<br />

SI le cabine fonoisolate sono<br />

adeguate per utilizzabilità<br />

insonorizzazione comfori<br />

(climatizzazione, dimensioni<br />

ergonomia)?<br />

NO<br />

Si<br />

la fonte comporta esposizione a rumore<br />

per ALTRI addetti?<br />

A<br />

SI


NOTIZIARIO<br />

LAVORATRICI MADRI<br />

E RADIAZIONI<br />

IONIZZANTI<br />

Due recenti delibere della Giunta<br />

Regionale dell'Umbria, approvate dal<br />

Commissario di governo con un provvedimento<br />

caratterizzato da un articolato<br />

e approfondito commento, stabiliscono:<br />

a) la cessazione dell'attività dell'Ispettorato<br />

del lavoro in materia di prevenzione<br />

nei luoghi di lavoro, con particolare<br />

riferimento alla L. 1204/71 e al DPR<br />

185/64;<br />

b) il trasferimento dei beni immobili,<br />

delle apparecchiature e degli arredi<br />

delle sezioni mediche ed antiinfortunistiche<br />

alla Regione;<br />

c) il comando dei funzionari degli<br />

ispettorati dei lavoro presso il S.S.R.<br />

Va innanzitutto ricordato che la stesura<br />

e l'approvazione delle delibere regionali<br />

è frutto sia della sensibilità particolare<br />

dell'Assessorato regionale alla<br />

sanità, sia di un'azione decisa che in<br />

questi ultimi anni gli operatori dei servizi<br />

delle ULSS hanno attuato. La sezione<br />

umbra della SNOP, per parte sua,<br />

ha assunto la piena difesa di questi<br />

operatori, sottoposti ad iniziative di carattere<br />

intimidatorio, anche pesanti, da<br />

parte dell'Ispettorato del lavoro.<br />

Ritengo che la riflessione su ciò che<br />

è successo debba essere estesa aldilà<br />

dei ristretti ambiti giuridico-amministrativi<br />

delle questioni specifiche.<br />

La formalizzazione del principio che<br />

all'Ispettorato del lavoro non residuano<br />

più quelle competenze che hanno<br />

rappresentato il suo cavallo di battaglia<br />

(in realtà cavallo di Troia, come si<br />

vedrà più avanti), fornisce uno strumento<br />

per togliere di mezzo un ostacolo<br />

concreto alla piena attivazione su<br />

tutto il territorio nazionale dei servizi<br />

delle ULSS.<br />

Tale ostacolo era ed è certamente<br />

trascurabile nelle regioni dove i servizi<br />

sono forti e ben radicati, ma ben più<br />

importante si è rivelato nelle realtà in<br />

cui il potenziamento della rete dei servizi<br />

è in via di attuazione; ciò è dovuto<br />

al fatto che la normativa che regolamenta<br />

il trasferimento delle competenze<br />

alle ULSS in materia di prevenzione<br />

ha insito il meccanismo che ha<br />

permesso agli Ispettorati del lavoro di<br />

ritardare al massimo il trasferimento<br />

delle proprie competenze.<br />

La legge 33/80, infatti, procrastina il<br />

termine per il trasferimento dei compiti<br />

degli ispettorati del lavoro alle ULSS,<br />

stabilito dalla L. 833/78 al 1/1/1980, differendolo<br />

sino al verificarsi di due<br />

eventi: l'istituzione dell'ISPESL e la costituzione<br />

dei servizi delle ULSS. Ma in<br />

molte realtà i servizi delle ULSS hanno<br />

stentato e stentano a decollare in<br />

quanto i tecnici degli ispettorati del lavoro<br />

non hanno chiesto il trasferimento,<br />

sottraendo così del personale che<br />

nella fase di avvio avrebbe dovuto o<br />

dovrebbe essere il nucleo costitutivo<br />

dei servizi: insomma, una delle cause<br />

del ritardo dell'attivazione dei servizi<br />

ne è diventata effetto, in un perverso<br />

meccanismo di feed back positivo.<br />

L'esempio di quanto è avvenuto in<br />

Umbria è al riguardo illuminante: un<br />

solo funzionario transitò alle ULSS e<br />

tuttora 12 tecnici (6 laureati e 6 non<br />

laureati) dell'Ispettorato del lavoro<br />

svolgono attività di prevenzione, mentre<br />

in una ULSS non esiste ancora il<br />

servizio.<br />

Ma forse i motivi di preoccupazione<br />

maggiori sono legati al fatto che, dopo<br />

avere in maniera pesante svolto la sua<br />

opera di intralcio, ora il Ministero del<br />

lavoro mette in campo iniziative tendenti<br />

a sovrapporsi in maniera assai<br />

ampia a quelle dei servizi delle ULSS<br />

ed a comunque condizionarle pesantemente:<br />

ricordiamo le recenti vicende<br />

legate all'approvazione del D.L. 277/91<br />

ed i due D.M., del 15/5/1991 G.U. del<br />

4/6/91, riguardanti la ristrutturazione<br />

degli Ispettorati centrali, regionali e<br />

provinciali del lavoro con cui si attribuiscono<br />

ad essi nuove ed ampie<br />

competenze in materia di prevenzione<br />

(rilevazione ed analisi del fenomeno infortunistico,<br />

disciplina in ambito provinciale<br />

della produzione ai fini della<br />

sicurezza del lavoro, collaudi e verifiche,<br />

inchieste infortuni, interventi di<br />

polizia giudiziaria in materia di igiene<br />

del lavoro, studi e ricerche di metodiche<br />

analitiche e di campionamento,<br />

agenti fisici dannosi, VOT e nuove tecnologie,<br />

ergonomia, malattie da fitofarmaci<br />

e cancerogeni, etc.U.<br />

Si ritiene che il piano del Ministero<br />

dei lavoro si sia ormai ampiamente dispiegato:<br />

ritardare ed intralciare in<br />

ogni modo l'attività dei servizi delle<br />

ULSS, far rimanere tenacemente attaccati<br />

alle famose competenze residue<br />

(Rx, FF.SS., lavoratrici madri, denunce<br />

di malattie professionali) gli ispettorati<br />

dei lavoro per giustificarne in qualche<br />

modo la sopravvivenza, portare al momento<br />

opportuno (è pendente la riforma<br />

della riforma sanitaria) l'attacco decisivo<br />

ai servizi di prevenzione nel loro<br />

complesso. E questo piano va contrastato,<br />

attribuendo innanzitutto con<br />

chiarezza al Ministero del lavoro le<br />

gravi responsabilità politiche che gli<br />

competono in queste vicende; in secondo<br />

luogo, va messo nelle condizioni<br />

di non nuocere ulteriormente, impedendogli<br />

di portare avanti i suoi progetti,<br />

di assorbire, in maniera non trascurabile,<br />

risorse che invece dovrebbero<br />

essere destinate al SSN e di creare<br />

grosse aree di sovrapposizione con<br />

l'attività delle ULSS e degli altri organi<br />

del SSN.<br />

Armando Mattioli<br />

Segretario regionale<br />

SNOP Umbria<br />

ANCHE GLI IMPRENDITORI<br />

LEGGONO SNOP<br />

La Rivista del Colore, nel numero di<br />

aprile dei bimestrale dedicato ai problemi<br />

della verniciatura del legno, ha<br />

riportato, tra le cronache giudiziarie,<br />

un ampio stralcio dell'articolo pubblicato<br />

sul n. 2 del bollettino SNOP relativo<br />

all'utilizzo di amianto nella produzione<br />

di vernici per il legno riscontralo<br />

dagli operatori del Servizio di Prevenzione<br />

Igiene e Sicurezza nei Luoghi di<br />

Lavoro dell'USL n. 16 di Pontedera nel<br />

corso di un sopralluogo presso una ditta<br />

produttrice di vernici ed ai conseguente<br />

sequestro, disposto dalla Procura<br />

di Pisa, dell'amianto immagazzinato<br />

e delle vernici che lo contenevano,<br />

compreso quelle già commercializzate.<br />

La rivista richiama l'attenzione dei<br />

propri lettori sui problemi di igiene del<br />

lavoro, in particolare sui rischi di esposizione<br />

ad amianto nel corso di operazioni<br />

di carteggiatura, dopo l'applicazione<br />

di tali vernici sui manufatti ed invita<br />

gli utilizzatori ad una "maggiore<br />

attenzione nei confronti dei produttori<br />

di vernici, con la richiesta di schede di<br />

sicurezza" al momento della fornitura<br />

del prodotto.<br />

Vorremmo in breve sottolineare come<br />

l'informazione, se correttamente<br />

assunta a strumento e riferimento di<br />

una comune crescita e circolazione<br />

delle esperienze e delle idee, possa in<br />

concreto fruttare da subito prevenzione.<br />

Maida Perco<br />

Nadi Serretti<br />

SP/SL L USL 16<br />

Pontedera (PI)


AMADOIL LM 350-LM 600<br />

IMPIANTI LAVAMETALLI A<br />

CIRCUITO<br />

ERMETICO<br />

LA TECNOLOGIA PIU AVANZATA<br />

PER UN AMBIENTE PIU SICURO<br />

assoluta ermeticità<br />

emissioni annullate negli ambienti di<br />

lavoro<br />

risparmio fino al 90% sui consumi di<br />

solvente<br />

eliminazione di qualsiasi tipo di inquinante<br />

. eliminazione dei trucioli di lavorazione<br />

utilizzo di solvente pulito in ogni ciclo di<br />

lavaggio<br />

fase di asciugatura in ambiente anidro<br />

programmi computerizzati di lavaggio<br />

per tutte le esigenze<br />

controllo elettronico della temperatura<br />

nel distillatore<br />

controllo elettronico delle temperature<br />

di acqua-olio-aria<br />

check-up computerizzato completo dell'impianto<br />

segnalazione ottica ed acustica immediata<br />

di eventuali anomalie<br />

DELFINO è la dimostrazione concreta<br />

che la tecnologia più avanzata nel trattamento<br />

superfici si armonizza perfettamente con le esigenze<br />

ambientali ed ecologiche.<br />

Nata da un gruppo di tecnici e professionisti<br />

operanti nel settore della chimica, DELFINO<br />

è una delle prime aziende italiane nello studio<br />

di sistemi ecologici applicati al settore industriale<br />

del lavaggio di manufatti.<br />

E oggi si colloca ancora più avanti grazie all'incontro<br />

con le tecnologie della AMA UNIVER-<br />

SAL S.p.A. di Castelmaggiore (BO), una delle prime<br />

Società al mondo nella produzione di macchine<br />

per il lavaggio industriale a circuito ermetico.<br />

Macchine che permettono di eliminare le<br />

emissioni di vapori in atmosfera con un risparmio<br />

fino al 90% sul consumo di solvente rispetto<br />

agli impianti tradizionali.<br />

DELFINO: la tecnologia più avanzata per<br />

una migliore ecologia ed una maggiore economia.<br />

Ire CULI"<br />

■OELFIIMIIW<br />

SISTEMI E MACCHINE PER LAVAGGI ECOLOGICI<br />

Via Barona, 31 - 20142 Milano - Tel. 02-817565 - Telex 321035 - Telefax 02-8137380


EPPUR SI MUOVE<br />

Un'interessante iniziativa si è svolta<br />

a Pomigliano d'Arco il 10 marzo 1992.<br />

La Camera del lavoro territoriale e la<br />

federazione della Funzione Pubblica<br />

della CGIL hanno organizzato una tavola<br />

rotonda per presentare una piattaforma<br />

rivendicativa nei confronti<br />

delle istituzioni (Regione Campania,<br />

Provincia di Napoli, comuni dell'hinterland<br />

partenopeo e dell'agro Nocerino-<br />

Sarnese) in materia di organizzazione e<br />

soprattutto deciso avvio dei Servizi di<br />

Prevenzione sia nei luoghi di lavoro<br />

che per l'ambiente di vita.<br />

Non è casuale la sede del convegno.<br />

L'area dell'agro nocerino sarnese comprende<br />

circa 2 milioni di abitanti, confina<br />

con la periferia orientale della città<br />

partenopea ed è sede di grossi impianti<br />

industriali a rischio di incidente rilevante<br />

anche raffinerie e prodotti di<br />

trasformazione primaria degli idrocarburi<br />

- fino alla zona nord orientale<br />

vesuviana con miriadi di insediamenti<br />

industriali-aziende automobilistiche ed<br />

aeronautiche e numerosissime attività<br />

artigianali del settore calzaturierotessile,<br />

di trasformazione agricola nonché<br />

agricoltura ed industria agroalirnentare<br />

in genere.<br />

Il territorio è diviso in 6-7 USL e di<br />

queste solo nell'USL di Pomigliano esiste<br />

un piccolo nucleo di operatori -<br />

12 su 64 previsti con carattere di<br />

multizonalità per tutta l'area. Il Servizio<br />

dispone di una sede grande ma grandemente<br />

vuota per risorse operative<br />

strumentali nel senso lato del termine.<br />

Gli operatori sono ovviamente contesi<br />

da tutte le sedi USL, dalla magistratura<br />

e devono accorrere per supporto (!)<br />

anche su altre USL lontane da questo<br />

mega comprensorio.<br />

Dai primi anni '80, dopo un gemellaggio<br />

d'avvio con l'USL di Siena seguito<br />

al terremoto, non ha mai visto nuove<br />

assunzioni né assegnazione di risorse.<br />

La stessa mega sede è frutto di un<br />

finanziamento di banche e attivata per<br />

la presenza di operatori con responsabilità<br />

politico-amministrative a quei<br />

tempi.<br />

L'iniziativa della CGIL campana ha<br />

coinvolto interlocutori importanti nella<br />

discussione: assenti i rappresentanti<br />

degli Industriali e l'assessore regionale<br />

alla Sanità e all'Ambiente che, per un<br />

ennesimo balletto nella Giunta Regionale,<br />

è di nuovo cambiato dopo alcuni<br />

giorni - che bassa vita media politico/amministrativa!<br />

Presenti invece: il sostituto procuratore<br />

presso la Pretura di Napoli Borrelli<br />

e per la COL nazionale Portioli della<br />

FIOM, Cazzola della Segreteria, Notargiovanni<br />

del dipartimento Ambiente, e<br />

lo staff della CGIL regionale.<br />

Gli organizzatori hanno voluto la<br />

presenza ed il contributo della SNOP,<br />

presente con lo scrivente per il direttivo<br />

nazionale.<br />

L'animatore dell'iniziativa, Felice<br />

ninno della CGIL di Pomigliano d'Arco,<br />

ha presentato la piattaforma rivendicativa<br />

locale e soprattutto quella regionale<br />

per una promulgazione di legislazione<br />

in materia di prevenzione, scorporato<br />

da altri settori sia in termini di<br />

specifici finanziamenti che di Servizi e<br />

strutture decentrate nel territorio. E<br />

paradossale la condizione della Regione<br />

Campania che, pur avendo avuto<br />

copiosi finanziamenti, non li ha precisamente<br />

destinati a settori, né in qualche<br />

modo utilizzati: a questo hanno<br />

contribuito il balletto delle giunte e degli<br />

assessorati, la mancanza di una legislazione<br />

finalizzata e anche l'incuria<br />

politica ed amministrativa, che non<br />

corrisponde ad un'estraneità alle tematiche<br />

in oggetto ma a consapevole<br />

trascuratezza, di cui eco se ne è avuto<br />

anche nel convegno sia per l'assenza<br />

dell'assessore regionale che per il tipo<br />

di interventi di amministratori e sindaci<br />

presenti come risposta alla particolare<br />

ed interessante esperienza d'intervento<br />

nel comparto calzaturiero e soprattutto<br />

nel settore dell'edilizia che stanno<br />

effettuando, di concerto, la magistratura<br />

napoletana e gli operatori del<br />

servizio di Pomigliano.<br />

L'ipotesi da cui parte la CGIL campana<br />

è il condensato delle elaborazioni<br />

nate nei Servizi e con la SNOP a livello<br />

nazionale sia come modello per i<br />

luoghi di lavoro che per gli ambienti di<br />

vita e fatta propria con richiesta di una<br />

corrispondente specifica normativa regionale<br />

con precisi standard minimi.<br />

Attualmente non esiste una dettagliata<br />

conoscenza della diffusione di<br />

operatori nelle varie USL destinati alla<br />

Prevenzione ma uno sforzo sta emergendo<br />

tra gli operatori dell'osservatorio<br />

epidemiologico regionale che hanno<br />

costruito la mappa di referenti USL<br />

e avviato un coordinamento per temi<br />

di intervento nei luoghi di lavoro a<br />

partire dal comparto strutture sanitarie<br />

e su aspetti di tipo ambientale in più di<br />

due terzi delle USL. Tale iniziativa è<br />

stata rendicontata da Giuseppe Nasti<br />

che parte di questo impegno nell'Osservatorio<br />

sta portando avanti in prima<br />

persona.<br />

Il contributo della SNOP è stato accolto<br />

con interesse riconfermato sia a<br />

livello culturale che politicoistituzionale<br />

e anche dai rappresentanti<br />

nazionali della CGIL si è notato un<br />

rinnovato interesse sia per i lavori delle<br />

commissioni parlamentari che per le<br />

ipotesi della rete multireferente e dell'agenzia<br />

primaria della prevenzione<br />

(da G. Cazzola in particolare, recuperando<br />

forme contenute di congelamento<br />

di affinità che si erano notate<br />

prima e dopo la promulgazione della<br />

277 tra SNOP e CGIL).<br />

Come SNOP siamo stati per l'ennesima<br />

volta tempestivi, divulgando l'iniziativa<br />

di Operazione Prevenzione Sud<br />

di Bari. Come società scientifica abbiamo<br />

forse da mettere in conto una<br />

particolare iniziativa che può essere<br />

solo nostra e non di altri soggetti.<br />

Questa iniziativa può essere la seguente:<br />

- far diffondere il circuito informativo<br />

e di documentazione istituzionale, enti<br />

centrali e centri di documentazione regionali<br />

oggi esistenti nelle zone deboli<br />

e che non corrispondono solo al sud<br />

geograficamente inteso;<br />

- fare la scelta subordinata, e in parte<br />

di supplenza, di compiere un'Operazione<br />

Gemellaggio (Sezioni regionali<br />

SNOP forti con quelle più deboli o<br />

gruppi di lavoro per comparto nei confronti<br />

di zone geograficamente dotate<br />

di questi comparti ma con servizi deboli).<br />

Questa proposta ovviamente lascia<br />

ad altri soggetti istituzionali incombenze<br />

che sono politico-amministrative,<br />

ma ribadisce che grosso ruolo possano<br />

avere i contatti scientifico-culturali come<br />

hanno dimostrato quelli nei settore<br />

della concia fra il gruppo SNOP e la<br />

Zona avellinese di Solofra, per il settore<br />

calzaturiero nato nel corso di questa<br />

iniziativa e quello prossimo per il<br />

settore delle strutture sanitarie (atti di<br />

Comano) e la specifica iniziativa in<br />

corso dell'osservatorio epidemiologico<br />

regionale campano.<br />

Domenico Taddeo


I TLVs NON SONO<br />

UNA BUONA BASE<br />

PER LA TUTELA<br />

DELLA SALUTE<br />

Fed-OSHA si è da sempre affidata ai<br />

valori dei limiti di soglia (TLVs) sviluppati<br />

dalla ACGIH (American Conference<br />

of Governmental Industrial Hygienists)<br />

quando questa ha aggiornato i limiti<br />

di esposizione permessi per i contaminanti<br />

atmosferici.<br />

Si è sempre dato per scontato che i<br />

TLV fossero calcolati a partire dagli effetti<br />

sulla salute.<br />

Castleman e Ziem in un articolo del<br />

1988 sul J. Ind. Med. (American Journal<br />

of Industrial Medicine) hanno dichiarato<br />

che molti TLV sono stati elaborati<br />

considerando più le necessità corporativistiche<br />

che non la sicurezza dei lavoratori.<br />

Ultimamente Stanley Roach e Stephen<br />

Rappaport del NCOHC (Northern<br />

California Occupational Health Center)<br />

hanno esaminato criticamente la<br />

documentazione sui TLVs e gli studi<br />

originari citati circa gli effetti suila salute<br />

dei lavoratori esposti a quei TLVs.<br />

I loro risultati sembrano confermare<br />

quanto asserito da Castleman e Ziem.<br />

Secondo Roach: "Solo uno su cinque<br />

degli studi citati dalla ACGIH non<br />

dimostrano effetti dannosi. I restanti<br />

quattro dimostrano che i lavoratori<br />

esposti erano sfavorevolmente colpiti<br />

in percentuali che andavano fino al<br />

100%".<br />

Gli scienziati di Berkeley non hanno<br />

trovato relazioni tra i TLVs e l'incidenza<br />

di effetti collaterali sulla salute.<br />

Rappaport ha dichiarato che: "Stranamente<br />

sembra che i valori dei TLVs<br />

erano quasi gli stessi dei livelli di inquinanti<br />

trovati nelle aziende oggetto di<br />

studio".<br />

I ricercatori hanno concluso che la<br />

Commissione che determina i TLVs<br />

adotti i valori che in quel momento<br />

siano i più realistici e i più raggiungibili<br />

e non i valori che siano protettivi per<br />

la salute.<br />

Gli stessi ricercatori raccomanderanno<br />

in un prossimo articolo sul J. Ind.<br />

Med. che i datori di lavoro, laddove<br />

possibile, utilizzino i nuovi OSHA PELs<br />

solo come linee guida per controlli e<br />

tengano invece i lavoratori a livelli di<br />

esposizione medi al di sotto di un decimo<br />

dei TLVs al fine di evitare qualsiasi<br />

effetto negativo sulla salute.<br />

I ricercatori NCOHC possono essere<br />

raggiunti tramite la UC Berkeley<br />

School of Public Health.<br />

estratto da Ca-OSHA Reporter<br />

dell'i gennaio 1992<br />

MA QUAL È IL LIMITE<br />

DI RUMOROSITÀ NON<br />

DANNOSO SECONDO<br />

LA NORMATIVA ISO 1999?<br />

La norma ISO 1999 (Determinazione<br />

dell'esposizione al rumore professionale<br />

e stima del danno uditivo indotto<br />

dal rumore), da sempre croce e delizia<br />

degli operatori della prevenzione e degli<br />

operatori in genere che si interessano<br />

della tutela della salute dei lavoratori,<br />

ha subito con l'ultima edizione del<br />

1990 (che ha sostituito la precedente<br />

del 1975) una modificazione nella stesura<br />

che merita un'attenta valutazione.<br />

E nozione comune che ai fini del rispetto<br />

di tale normativa sia sempre<br />

stato considerato il valore di 85 dbA<br />

come il valore di tranquillità capace di<br />

evitare un Trauma Acustico e una<br />

conseguente Ipoacusia ai lavoratori<br />

esposti.<br />

La nuova formulazione invece sposta<br />

questa logica e indica finalmente<br />

con chiarezza quali siano i reali livelli<br />

di rumorosità incapaci di dare danno<br />

da rumore nei soggetti esposti; vediamo<br />

come.<br />

Alla pagina 7 della normativa ISO si<br />

trova la formula matematica che permette<br />

il calcolo dello Spostamento<br />

Permanente di Soglia originato dal rumore<br />

(NIPTS degli autori Anglosassoni):<br />

N = (u + v Log (Anni Esp11 Anno)*<br />

(Lex,8h-LO) 2 dove:<br />

u e v sono delle costanti che variano<br />

in funzione delle frequenze.<br />

Lex,8h = Livello di esposizione normalizzato<br />

(che possiamo assimilare al Lep<br />

della recente normativa 277).<br />

LO = valore di riferimento variabile<br />

per le varie frequenze e contenuto nella<br />

seguente Tabella (riportata nella medesima<br />

norma ISO 1999).<br />

Hz 500 = 93 dbA<br />

Hz 1.000 = 89 dbA<br />

Hz 2.000 = 80 dbA<br />

Hz 3.000 = 77 dbA<br />

Hz 4.000 = 75 dbA<br />

Hz 6.000 = 77 dbA<br />

Senza volere tediare con calcoli matematici,<br />

possiamo affermare che il livello<br />

di rumore che non provoca danno<br />

è quello che inserito nell'equazione<br />

(N) fornisce il valore = 0.<br />

Affinché si realizzi tale condizione<br />

sono possibili 2 ipotesi: o il Tempo di<br />

esposizione è uguale a O (quindi non vi<br />

è stata esposizione) o il valore di Lex<br />

deve essere uguale al valore LO, affinché<br />

Lex - LO = 0.<br />

In questo modo il prodotto dei due<br />

termini dell'equazione diverrà uguale a<br />

0 e quindi N (perdita uditiva indotta<br />

dal rumore) sarà uguale a 0.<br />

Tali valori di Lex sono, pertanto,<br />

quelli sopra riportati per LO. Ovviamente<br />

non intendiamo riferirci alla frequenza<br />

del rumore, ma alla sensibilità<br />

dell'orecchio a livello delle varie zone<br />

della coclea.<br />

Possiamo allora definire il Livello di<br />

Rumore non dannoso come quel livello<br />

che non provoca alcun danno all'orecchio<br />

del soggetto esposto a qualsiasi<br />

frequenza.<br />

E noto che l'orecchio umano ha una<br />

maggiore vulnerabilità per la frequenza<br />

di 4.000 Hz, tant'è che il danno da<br />

trauma acustico inizia generalmente<br />

proprio per questa frequenza.<br />

Per la frequenza di 4.000 Hz il valore<br />

dell'equazione sarà pari a zero quando<br />

il Lex sia pari a 75 dbA, valore che costituisce<br />

quindi il livello massimo incapace<br />

di provocare danni.<br />

A volere poi ragionare in termini di<br />

frequenze basse (quelle a torto definite<br />

necessarie per la comunicazione, essendo<br />

anche 4.000 una frequenza indispensabile<br />

per la comunicazione sociale),<br />

cioè 2.000 Hz, vediamo che il Lex<br />

incapace di provocare danno si attesta<br />

su 80 dbA, ben al di sotto dei fatidici<br />

85 dbA citati all'inizio.<br />

Questi dati clinici espressi dalla Normativa<br />

ISO ci impongono una riflessione<br />

sul D.L. 277/91 contro la rumorosità<br />

negli ambienti di lavoro.<br />

II valore di riferimento non deve essere<br />

assolutamente il valore superiore,<br />

cioè 90 dbA, ma deve essere il primo<br />

valore di attenzione, cioè 80 dbA; è a<br />

questo livello che devono scattare tutti<br />

quegli adempimenti previsti dal decreto,<br />

tesi a proteggere il lavoratore da<br />

un ' indebita esposizione, infatti come<br />

riteniamo di avere documentato il valore<br />

di 80 dbA rappresenta un valore<br />

di rumorosità capace di indurre una<br />

perdita uditiva (sanzionabile penalmente<br />

dalla nostra legislazione) su<br />

ben 4 frequenze: 2.000, 3.000, 4.000,<br />

6.000 hz.<br />

Riteniamo con queste riflessioni di<br />

avere fornito una base di discussione<br />

su di un argomento che non manca e<br />

non mancherà di suscitare un interesse<br />

particolare.<br />

Giuseppe Paludi


L'ACCESSO AI DATI<br />

INFORMATIZZATI DELLE<br />

SEDI PROVINCIALI INAIL<br />

La possibilità di accedere a livello<br />

provinciale agli archivi magnetici dell'I-<br />

NAIL, con i mezzi e per i fini di seguito<br />

precisati, costituisce probabilmente<br />

l'unico modo per quei Servizi, invero<br />

molto numerosi (e non solo a! Sud),<br />

che non possono permettersi il "lusso"<br />

di raccogliere in proprio ed in modo sistematico<br />

tutti i dati sugli infortuni<br />

provenienti dalle diverse fonti informative.<br />

A ciò si aggiunga una riflessione sull'opportunità,<br />

in termini di costobeneficio,<br />

di costruire archivi paralleli,<br />

piuttosto che puntare, a livello locale o<br />

nazionale, a seconda delle diverse esigenze,<br />

all'accesso di archivi già esistenti<br />

ed organizzati in modo informatico,<br />

quale base di successivi arricchimenti,<br />

selezioni e verifiche di qualità.<br />

Il combinato disposto degli artt. 370<br />

e 256 del C.P.P. consente all'Autorità<br />

Giudiziaria di acquisire "gli atti e i documenti,<br />

anche in originale..." in possesso<br />

dei Pubblici Uffici, qualora, ovviamente,<br />

appaiano utili a fini di giustizia<br />

penale, come nel caso delle informazioni<br />

raccolte dall'INAIL che descrivono<br />

compiutamente l'occasione di<br />

lavoro" responsabile degli infortuni.<br />

Una Circolare della Procura della Repubblica<br />

di Mantova ha tradotto in<br />

termini operativi questa facoltà, consentendo<br />

ai Servizi territoriali di ottenere<br />

rapidamente, a basso costo, sia in<br />

termini di personale che di risorse, un<br />

archivio informatizzato ed aggiornabile<br />

negli anni degli infortuni accaduti (definiti<br />

e non) nella propria USL a partire<br />

dal 1999.<br />

La procedura ha comportato il trasferimento<br />

dei files presenti nella Sede<br />

Provinciale dell'INAIL da nastro a dischetto<br />

con successiva selezione delle<br />

sole informazioni utili a fini di conoscenza<br />

specifica.<br />

Tutto questo è stato realizzato grazie<br />

alla consulenza informatica ottenuta<br />

dal Pubblico Ministero che ha comportato<br />

la messa a punto di un programma<br />

che consente l'estrazione automatica<br />

dei soli dati di interesse e<br />

l'organizzazione degli stessi in un semplice<br />

archivio gestibile in d8111.<br />

E possibile che La nostra esperienza<br />

ed il nostro programma possano essere<br />

socializzati con altri Servizi interessati.<br />

Ogni record del file di sintesi che<br />

abbiamo ottenuto è costituito da un<br />

insieme di campi che contengono tutte<br />

le informazioni relative all'infortunio<br />

- compreso il nome della ditta ed il<br />

relativo codice di attività utili per<br />

condurre qualsiasi tipo di "analisi personalizzata"<br />

rispetto agli obiettivi di<br />

conoscenza e di programmazione dell'attività<br />

di prevenzione che il singolo<br />

Servizio intende darsi.<br />

E doveroso, comunque, riconoscere<br />

che, a livello nazionale, è in corso<br />

presso l'Istituto Assicuratore un processo<br />

di sostanziale trasformazione<br />

che interessa non solo gli aspetti informatici<br />

della gestione dati, con la dotazione<br />

alle Sedi periferiche di terminali<br />

"intelligenti" per consentire elaborazioni<br />

autonome, ma anche quella sorta<br />

di "atteggiamento autarchico" che di<br />

fatto ha penalizzato l'utenza esterna<br />

interessata al suo patrimonio conoscitivo.<br />

E bene infatti ricordare che nei<br />

paesi europei, tra cui la civile Inghilterra,<br />

dove non esiste un istituto assicuratore<br />

nazionale e centralizzato, cioè sul<br />

modello 1NAIL, il fenomeno infortunistico<br />

si manifesta soltanto come punta<br />

di un iceberg.<br />

E auspicabile quindi che questa<br />

"modernizzazione" si concretizzi al più<br />

presto, senza snaturare, ma arricchire<br />

(assorbendo per esempio i settori dei<br />

Trasporti con assicurazioni autonome<br />

come le Ferrovie dello Stato o altre<br />

sacche di esclusione) quella storica<br />

centralità informativa dell'Istituto Assicuratore,<br />

verso la quale gli Operatori<br />

dei Servizi dovrebbero disporre, naturalmente,<br />

di un accesso preferenziale<br />

per esercitare i propri compiti istituzionali<br />

di Prevenzione.<br />

Paolo Ricci<br />

Alberto Tieghi<br />

AMIANTO E CORRIERE<br />

Riteniamo opportuno segnalare all'attenzione<br />

degli operatori dei Servizi<br />

un problema relativo ad una delle tante<br />

"presenze indebite" dell'amianto che<br />

per il suo livello di diffusione nazionale<br />

costituisce però una condizione di particolare<br />

rilevanza.<br />

In una autorimessa mantovana sono<br />

state individuate alcune corriere in cui<br />

le condutture dedicate al condizionamento<br />

dell'aria erano rivestite internamente<br />

da un pannello angolare di<br />

amianto-crisotilo con funzione di coibente.<br />

Macroscopicamente il pannello si<br />

presentava vistosamente usurato per<br />

cui si è desunto che il rilascio delle fibre,<br />

favorito dall'azione di lavaggio<br />

dell'aria calda in leggera pressione, fosse<br />

significativo, anche se di difficile<br />

quantificazione.<br />

Trattandosi di mezzi di trasporto destinati<br />

a percorrenze medio-brevi da<br />

parte soprattutto di lavoratori pendolari<br />

e studenti, si configurava un'esposizione<br />

cumulativa in soggetti giovani<br />

che suggeriva un sollecito intervento<br />

di bonifica, come si è subito proceduto<br />

a realizzare.<br />

Le corriere in questione erano carrozzate<br />

Menarini (nota fabbrica bolognese)<br />

per cui è stato contattato il Servizio<br />

territorialmente competente che<br />

ha provveduto, sulla scorta di un lavoro<br />

precedente condotto su questa<br />

azienda, ad una mappatura di tutte le<br />

corriere nelle quali risultava l'impiego,<br />

continuato fino agli anni '70, di pannelli<br />

costituiti da amianto.<br />

Tramite la mappatura si è acquisito<br />

l'elenco dei clienti (società pubbliche e<br />

private) che avevano acquistato tali<br />

mezzi di trasporto e tutta la documentazione<br />

è stata inviata ai competenti<br />

Assessorati Regionali alla Sanità, con<br />

invito ad intervenire attraverso i Servizi.<br />

Paolo Ricci - Mantova<br />

Cesare Ghizzi - Mantova<br />

Leopoldo Magelli - Bologna


PROPOSTA<br />

Iniziativa di solidarietà<br />

e sostegno nei confronti<br />

del servizio di medicina<br />

del lavoro della Regione Il<br />

di Leon - Nicaragua<br />

E ampiamente documentata la<br />

drammatica rilevanza dei problemi di<br />

salute pubblica e di tutela ambientale<br />

presenti nei paesi in via di sviluppo.<br />

All'uso di tecnologie superate ed<br />

obsolete, spesso dismesse dai paesi ricchi,<br />

si aggiungono specifici fattori di rischio<br />

ambientale che condizionano<br />

negativamente le possibilità di prevenzione<br />

primaria.<br />

Rapporti dell'OMS (fascicolo n. 3,<br />

1990, vol. 43) hanno esaminato le connessioni<br />

tra ambiente - inquinamento<br />

e salute nei paesi in via di sviluppo.<br />

Recenti iniziative scientifiche hanno<br />

affrontato le problematiche della tutela<br />

della salute negli ambienti di lavoro<br />

e hanno documentato la rilevanza sociale<br />

e sanitaria dell'impegno prevenzionale<br />

in questo specifico campo (Parigi,<br />

10/9/91: ottava colloquio internazionale<br />

sull'epidemiologia e sulla medicina<br />

del lavoro).<br />

A livello nazionale deve essere citata<br />

l'iniziativa della Clinica del Lavoro di<br />

Milano (28 ottobre 1991: "convegno<br />

nazionale medicina del lavoro e cooperazione<br />

internazionale") sul ruolo<br />

della cooperazione nello sviluppo e nel<br />

sostegno della medicina dei lavoro nel<br />

terzo mondo, in particolare, sono state<br />

indicate le esperienze in corso in alcuni<br />

paesi del Sud America per opera<br />

delle organizzazioni italiane di cooperazione.<br />

Il MLAL, organizzazione di volontariato<br />

laico, ha condotto un'esperienza<br />

specifica attuando un progetto di sviluppo<br />

della medicina dei lavoro nella<br />

regione Il di Leon, Nicaragua, a partire<br />

dal 1988 (La medicina del lavoro in Nicaragua:<br />

ia cooperazione internazionale<br />

nell'esperienza della Il regione di<br />

Leon, Rassegna di Medicina dei Lavoratori,<br />

n. 22, 1991).<br />

L'esperienza condotta è risultata ricca<br />

di indicazioni sulle condizioni igienico-sanitarie<br />

degli ambienti di lavoro e<br />

ha confermato, ancora una volta, l'elevato<br />

livello di rischio connesso al rapporto<br />

uomo-macchina-ambiente che<br />

si realizza nelle realtà industriali più arretrate.<br />

Per quanto indicato, si ritiene che il<br />

servizio avviato non debba cessare<br />

con la scadenza del progetto del MLAL<br />

(1991), ma possa continuare attraverso<br />

forme di solidarietà internazionale da<br />

promuovere e mantenere vive.<br />

L'interruzione dell'appoggio all'esperimento<br />

internazionale di Leon, proprio<br />

nei momento in cui inizia a produrre i<br />

primi risultati, comporterebbe la cessazione<br />

dell'esperienza in corso e farebbe<br />

venir meno un importante osservatorio<br />

sulle condizioni di lavoro e di salute<br />

nei paesi del terzo mondo e annullerebbe<br />

i timidi tentativi di prevenzione<br />

in corso.<br />

Per quanto detto la SNOP Veneto<br />

promuove una campagna di solidarietà<br />

internazionale nei confronti del<br />

OSO del ministero della Sanità della<br />

Regione II di Leon, finalizzata alla raccolta<br />

di fondi da destinarsi all'acquisto<br />

di attrezzature sanitarie e alla formazione<br />

di personale nicaraguense.<br />

In particolare, si prevedono i seguenti<br />

momenti organizzativi e procedurali:<br />

- entro i primi mesi 1992: presentazione<br />

pubblica (Università e Sindacato),<br />

in occasione della presenza in Italia<br />

del dott. L. Rossini che, come Medico<br />

del Lavoro, ha effettuato il volontariato<br />

presso l'OSO (Ufficio di salute<br />

occupazionale) di Leon nel periodo<br />

1987-'91 per conto del MLAL;<br />

- raccolta fondi per tutto il 1992;<br />

- 1993 realizzazione del progetto di<br />

solidarietà.<br />

Il progetto di solidarietà dovrebbe<br />

prevedere la raccolta dei fondi necessari<br />

al finanziamento delle seguenti fasi:<br />

acquisto di uno spirometro portatile<br />

tipo Pony Spirometer o Vitalograf: L.<br />

4.000.000;<br />

finanziamento di una borsa di studio<br />

in Italia per un medico nicaraguense<br />

che operi presso L ' OSO di Leon, il<br />

fondo deve assicurare iL viaggio, il<br />

vitto, l'alloggio e le spese varie: L.<br />

20.000.000.<br />

Per la formazione del medico nicaraguense<br />

si prevederanno diversi momenti<br />

finalizzati all'apprendimento della<br />

disciplina nell'aspetto teoricoclinico,<br />

pratico ispettivo ed igienistico<br />

ambientale, comprese le tecniche e<br />

metodiche dell'indagine ambientale,<br />

nella seguente forma: 7 mesi presso l'Istituto<br />

di Medicina del Lavoro dell'Università<br />

di Verona, 2 mesi presso SPISAL<br />

della Provincia di Verona, 2 mesi presso<br />

il PMP di Verona, 1 mese presso il<br />

Servizio di Medicina del Lavoro del Comune<br />

di Trento (tematiche relative alla<br />

medicina del lavoro nell'agricoltura).<br />

Ovviamente, il progetto di solidarietà<br />

sarà attuato solo a seguito dell'accertata<br />

disponibilità delle istituzioni del<br />

Nicaragua ad assicurare il mantenimento<br />

e lo svolgimento delle attività<br />

sanitarie nel campo della medicina del<br />

lavoro.<br />

La sussistenza di . tale condizione<br />

preliminare potrà essere accertata dal<br />

dott. Lucio Rossini, attualmente domiciliato<br />

in Leon.<br />

Sezione Veneta<br />

C.C.B. n. 1639/46<br />

Banco Ambrosiano Veneto<br />

filiale Contrà Porta PD - VICENZA<br />

causale di versamento:<br />

progetto Nicaragua


È DISPONIBILE<br />

ARIANNA 92<br />

Occasioni come l'anno europeo<br />

della sicurezza, dell'igiene e della salute<br />

sul luogo di lavoro, la realizzazione<br />

del Mercato Unico Europeo, rafforzano<br />

l'importanza della circolazione delle informazioni<br />

per la tutela della salute nei<br />

luoghi di vita e di lavoro.<br />

1 Centri regionali di documentazione<br />

intendono rispondere a questa esigenza<br />

rendendo fruibili conoscenze, esperienze,<br />

materiali in tema di prevenzione<br />

ambientale e lavorativa.<br />

Nel nostro paese attualmente i Centri<br />

regionali sono tre e si configurano<br />

come:<br />

strutture informative delle Regioni<br />

nella rete dei Servizi territoriali di<br />

prevenzione;<br />

modi del sistema informativo nazionale<br />

per la prevenzione;<br />

fonti di documentazione che operano<br />

nell'ambito della struttura pubblica<br />

e costituiscono un interlocutore<br />

qualificato per chi lavora nel campo<br />

della prevenzione.<br />

II più recente impegno dei Centri regionali<br />

è la realizzazione del progetto<br />

Arianna, base dati per la prevenzione<br />

negli ambienti di vita e di lavoro.<br />

E un programma guidato che consente<br />

l'interrogazione degli archivi di<br />

documentazione e di informazione dei<br />

Centri regionali.<br />

Gli archivi di documentazione, DOC<br />

e SEGNAL, raccolgono testi, relazioni<br />

dei Servizi, atti di convegni, segnalazioni.<br />

L'archivio di informazione, INFO,<br />

raccoglie le notizie sulle attività dei<br />

Servizi di prevenzione.<br />

Scopo del progetto è:<br />

diffondere le informazioni sulle esperienze<br />

e attività svolte dagli operatori<br />

della prevenzione;<br />

consentire la circolazione della documentazione<br />

italiana non reperibile<br />

nelle maggiori banche dati bibliografiche;<br />

permettere la consultazione diretta<br />

delle biblioteche specialistiche dei<br />

Centri regionali.<br />

Il programma Arianna è distribuito<br />

gratuitamente con il manuale ai Servizi<br />

delle USL Enti e Organizzazioni che ne<br />

facciano richiesta.<br />

Può essere installato su qualsiasi<br />

personal computer IBM o compatibile<br />

dotato di disco fisso, in ambiente operativo<br />

MS-DOS.<br />

a cura dei Centri regionali<br />

di documentazione e<br />

informazione CEDOC (Toscana)<br />

C!D (Liguria)<br />

SEDI (Emilia Romagna)<br />

CONVEGNI, CONGRESSI & C.<br />

SNOP<br />

Assessorato alla Sanità Regione<br />

Emilia Romagna<br />

SEDI<br />

2° Appuntamento sulle bonifiche<br />

FIERA AMBIENTE E LAVORO<br />

Modena, 8 ottobre 1992<br />

Associazione Italiana<br />

di Aerobiologia<br />

HABITAT E SALUTE<br />

Montecatini Terme<br />

14117 ottobre 1992<br />

rif. Medicina Viva<br />

Servizio Congressi<br />

via dei Mille, 140<br />

L43700 Parma<br />

Regione Emilia Romagna<br />

USL 5 Fidenza<br />

Comitato Nazionale sugli Studi<br />

di mortalità<br />

SEMINARIO SUGLI STUDI E SUI<br />

DATI DI MORTALITÀ IN ITALIA<br />

Salsomaggiore Terme<br />

14116 ottobre 1992<br />

Clinica del Lavoro di Milano<br />

Seminario europeo<br />

IL CONTRIBUTO DELLA SCIENZA<br />

PER LA PROMOZIONE<br />

DELLA SALUTE<br />

NEI LUOGHI DI LAVORO<br />

Milano, 20 novembre 1992<br />

Regione Toscana<br />

Giunta Regionale Toscana<br />

in collaborazione con USL 28 Area<br />

Grossetana, Società Nazionale<br />

Operatori della Prevenzione<br />

(SNOP), Istituto di Medicina del lavoro<br />

dell'Università di Siena<br />

organizza per il 1993 un Convegno<br />

Nazionale su<br />

LAVORO E SALUTE<br />

IN AGRICOLTURA<br />

riferimenti per contribuire con relazioni,<br />

poster, comunicazioni: Regione<br />

Toscana, Dipartimento Sicurezza<br />

Sociale - Servizio 98 - via di<br />

Novoli, 26 - 50127 Firenze<br />

Alberto Cappelli tel. 055/4383267<br />

SPISL USL 28<br />

via Cimabue, 109 - 58100 Grosseto<br />

Enrico Desideri tel. 0564/4855<strong>23</strong>


DOC<br />

ALLA RICERCA DEI<br />

TREMORI PERDUTI<br />

Negli anni 80 numerose osservazioni<br />

di alterazioni neurologiche in assuntori<br />

di un derivato della piridina, I'MPTP, a<br />

scopo voluttuario ha messo in evidenza<br />

la possibilità che sostanze esogene<br />

provochino una malattia del tutto sovrapponibile,<br />

anche per lesioni anatomiche,<br />

al morbo di Parkinson così detto<br />

idiopatico.<br />

La somiglianza della formula chimica<br />

dell'MPTP con quella degli erbicidi<br />

piridinici, in particolare con il Paraquat,<br />

ha attirato l'attenzione dei medici del<br />

lavoro anche in Italia.<br />

Attualmente sono in corso ricerche<br />

epidemiologiche di tipo geografico in<br />

Campania, in Sicilia, a Ferrara: la mortalità<br />

per morbo di Parkinson e parkinsonismi,<br />

in rapporto al consumo di erbicidi,<br />

paraquat e fungicidi, è stata studiata<br />

sui dati di fonte ISTAT relativamente<br />

alle regioni e province d'Italia<br />

da N. Vanacore e altri della 19 Università<br />

di Roma (Dipartimento di Scienze<br />

Neurologiche); a Bari la Clinica del Lavoro<br />

(M. Musti) sta conducendo un'indagine<br />

caso-controllo.<br />

Altre sostanze sono conosciute come<br />

causa di morbo di Parkinson: manganese,<br />

monossido di carbonio, cianuro<br />

di potassio, solfuro di carbonio, derivati<br />

organici del mercurio.<br />

II problema è emerso in questi ultimi<br />

anni e, sia pure lentamente, i neurologi<br />

cominciano a prenderne consapevolezza:<br />

i primi contributi sperimentali,<br />

epidemiologici e clinici sono stati presentati<br />

al 1° Congresso Nazionale<br />

"Ambiente e Malattie del Sistema Nervoso"<br />

svoltosi a Roma il 30 novembre<br />

e 1° dicembre 1990; il 2° Congresso si<br />

terrà 1'11 e 12 dicembre 1992; i contributi<br />

preannunciati dimostrano il crescente<br />

interesse per il problema dei<br />

medici del lavoro, degli epidemiologi e<br />

dei neurologi.<br />

Nel campo assicurativo, che è quello<br />

cui è interessato direttamente l'IN-<br />

CA, i casi denunciati sono pochi e ancor<br />

meno quelli indennizzati; come<br />

sempre quando si esce dal campo delle<br />

malattie professionali "tradizionali"<br />

(silicosi, asbestosi, dermatiti da contatto,<br />

ipoacusie da rumore, saturnismo e<br />

poche altre), il fenomeno è ampiamente<br />

sottovalutato.<br />

L'esperienza dell'INCA nazionale è<br />

scarsa, i pochissimi casi di cui siamo a<br />

conoscenza, anche se ben documentati<br />

quanto ad esposizione a manganese<br />

(un caso) e a paraquat (due casi) sono<br />

stati respinti dall'INAIL e sono attualmente<br />

in fase giudiziaria, anche se,<br />

correttamente, nella guida INAIL "elementi<br />

diagnostici per le malattie professionali<br />

tabellate" la patologia neurologica<br />

da queste esposizioni è messa in<br />

evidenza.<br />

Per migliorare la tutela assicurativa<br />

di questi malati ci proponiamo di mettere<br />

in moto un meccanismo simile a<br />

quello attuato per i tumori professionali:<br />

esposizione in un articolo o in una<br />

circolare dei dati della letteratura<br />

scientifica, da inviare a tutte le sedi periferiche,<br />

con l'invito di segnalare i casi<br />

denunciati: formazione di un archivio<br />

dei casi e discussione del problema<br />

con gli operatori della prevenzione e<br />

dei servizi specialistici di neurologia.<br />

Alla ricerca dei morbi di Parkinson<br />

perduti: ogni segnalazione e osservazione<br />

è molto gradita.<br />

Nicola Vanacore<br />

Vincenzo Bonifati<br />

Giuseppe Meco<br />

* Carlo Bracci<br />

Laboratorio di Neuroecologia<br />

Dipartimento di Scienze Neurologiche,<br />

Università La Sapienza Roma<br />

INCA CC/L<br />

ALLA RICERCA DEI<br />

TUMORI PERDUTI<br />

UN CASO DI<br />

MESOTELIOMA PLEURICO<br />

IN PULITORE DI CALDAIE<br />

Qualche tempo fa, di fronte ad un<br />

caso di mesotelioma pleurico in un addetto<br />

alla pulizia di caldaie, ho riflettuto<br />

su quanto gli addetti al cosidetto<br />

terziario di servizio siano abbandonati<br />

e non "osservati" (vi ricordate il caso di<br />

mesotelioma in un addetto alla manutenzione<br />

ascensori, presentato da altri<br />

colleghi su questa rivista?).<br />

Parlando casualmente con i due servizi<br />

più vicini, ho scoperto che in uno<br />

si erano presentati solo negli ultimi<br />

mesi due casi di asbestosi in pulitori di<br />

caldaie e, nell'altro, un caso di tumore<br />

polmonare sempre nella stessa mansione.<br />

Ciò mi confermava quindi di<br />

trovarmi di fronte ad una lavorazione<br />

rischiosa e scarsamente oggetto di attenzione,<br />

pur essendo diffusa per l'estensione<br />

degli impianti di riscaldamento<br />

nelle abitazioni civili, negli uffici,<br />

imprese, servizi.<br />

Questi impianti vanno, come tutti<br />

sanno, mantenuti e puliti periodicamente.<br />

Si segnala per i più pedanti che<br />

la lavorazione di pulizia delle caldaie<br />

potrebbe rientrare nell'articolo 33 del<br />

DPR 303156 alla voce 47: sostanze cancerogene,<br />

bitumi, fuliggine, olii minerali,<br />

catrame e residui. Questa operazione<br />

inoltre può esporre gli addetti ad<br />

amianto, materiale che frequentemente<br />

compare come guarnizione di tenuta<br />

dei forni, come rivestimento interno<br />

di fasci tubieri o dei locali stessi.<br />

L'effetto cancerogeno della fibra di<br />

amianto è potenziato dalla presenza di<br />

incombusti: IPA, fuliggini.... Ricordiamo<br />

poi che tra le componenti presenti nelle<br />

scorie e nelle ceneri (silicati di AI, Fe,<br />

Ca...), da rimuovere nelle caldaie, e che<br />

variano a seconda del combustibile<br />

usato (carbone, gasolio...) occorre annoverare<br />

i metalli tossici (Pb, Mn, Co,<br />

Zn, Cu, Va) alcuni dei quali poi come<br />

As, Cr, Ni, con sufficiente grado di evidenza<br />

di cancerogenicità. Ovviamente<br />

la quantità di scorie da rimuovere è diversa<br />

a seconda che si tratti di caldaie<br />

a gasolio piuttosto che a carbone (dove<br />

non vi sono solo più scorie, ma sono<br />

anche più pulverulente). Le modalità<br />

operative della pulizia della caldaia<br />

è spesso piuttosto artigianale con raschietti<br />

e spazzole: le imprese che la<br />

effettuano sono frequentemente quegli<br />

appalti di servizio dove vi è elevatissimo<br />

turn-over e precarietà dei rapporti<br />

di lavoro, dove la conoscenza e l'uso<br />

dei mezzi di protezione personale rimane<br />

piuttosto aleatoria.<br />

Eppure, se volessimo, tra dati delle<br />

Camere di commercio e pagine gialle<br />

(per tacere degli amministratori di stabili),<br />

sapere chi sono i pulitori di caldaie<br />

della nostra zona non avremmo<br />

certo gravi difficoltà. Provare per credere.<br />

Laura Bodini


MALFORMAZIONI<br />

CONGENITE<br />

E LAVORO<br />

In questo periodo sulle pagine dei<br />

giornali si è molto e giustamente parlato,<br />

in occasione di fatti di dolorosa<br />

cronaca (la storia di Valentina, la bimba<br />

nata priva di corteccia cerebrale...),<br />

di bioetica, di opportunità di trapianti,<br />

di tempo di vita e di tempo di morte.<br />

Molto più in ombra la questione<br />

dell'aumento delle malformazioni e dei<br />

difetti congeniti e delle cause di tali<br />

eventi. Per chi si occupa - come noi<br />

- di tossicologia, di rischio, di esposizione<br />

occupazionale ed ambientale,<br />

questi fatti non possono non farci riflettere.<br />

Quando con tanta sicurezza vengono<br />

fissati dei valori limiti viene tenuto<br />

conto del rischio genotossico?<br />

Tumori e malformazioni sono da<br />

sempre stati considerati degli indicatori<br />

di genotossicità..<br />

Ecco che la perfida SNOP, dopo<br />

aver lanciato e raccolto la sfida della<br />

ricerca dei "tumori perduti" si sta per<br />

buttare in un'altra agone: quella della<br />

ricerca delle malformazioni?<br />

E perché no?<br />

Quanti colleghi di sanità pubblica<br />

stanno ragionando sui loro dati locali?<br />

(che pure esistono, data la obbligatorietà<br />

della registrazione delle malformazioni<br />

congenite...).<br />

Le esperienze, come vedremo, ci sono.<br />

Questa riflessione è stata sollecitata<br />

dall'arrivo - in redazione SNOP --<br />

degli interessantissimi Atti del Seminario<br />

di studio sui difetti congeniti della<br />

Società Italiana di Pediatria, tenutosi a<br />

S. Miniato (Pisa) nel novembre 1990.<br />

Trai relatori, alcuni nomi familiari<br />

(Seniori Costantini, Taddeo, Scarpelli,<br />

Vineis...) ennesimo segno di un gemellaggio<br />

tra professionalità e specialità<br />

diverse: pediatri, epidemiologi, medici<br />

del lavoro, ricercatori del CISPO e del<br />

CNR.<br />

Oltre dieci anni di Registri delle Malformazioni<br />

Congenite (quelli Regionali<br />

sono sembrati i più utili) hanno permesso<br />

di raccogliere, organizzare e valutare<br />

dati epidemiologici in vari tipi di<br />

studio: di sorveglianza, di epidemiologia,<br />

di genetica o di clinica.<br />

In Italia la frequenza delle anomalie<br />

congenite alla nascita è di circa 2 per<br />

cento. La conoscenza della "frequenza<br />

di base" dell'evento malformativo consente<br />

di identificare eventuali variazioni<br />

sia quantitative che qualitative (alcuni<br />

difetti relativamente frequenti<br />

quali la sindrome di Down o la spina<br />

bifida sono "attesi" ad esempio in un<br />

certo numero ogni anno).<br />

Queste notizie possono porre delle<br />

strategie per la prevenzione: si pensi<br />

alla rosolia o al diabete materno insulino-dipendente<br />

come condizioni di<br />

aumento del rischio di anomalie congenite.<br />

Per quanto riguarda la teratogenesi<br />

chimica ':.. l'induzione di malformazioni<br />

è ritenuta essere la risposta più precoce<br />

e più comune ad insulti intrauterini.<br />

Eventi che agiscano nelle prime<br />

settimane della vita intrauterina danno<br />

origine ad aborti precoci, molti dei<br />

quali associati a gravi malformazioni;<br />

nei primi mesi di gestazione avviene<br />

l'induzione di malformazioni identificabili<br />

alla nascita, mentre nei mesi successivi<br />

gli insulti intrauterini danno origine<br />

a proliferazione cellulare, che esita<br />

in amartomi, tumori benigni o maligni",<br />

dall'intervento di Paolo Vineis del<br />

Servizio di epidemiologia dei Tumori<br />

dell'Università di Torino.<br />

Le difficoltà di stimare gli aborti<br />

"spontanei" cioè le morti precoci dell'embrione<br />

rendono quasi impossibile<br />

stimare la reale frequenza (incidenza)<br />

delle malformazioni. Di fatto le indagini<br />

epidemiologiche si limitano alla stima<br />

della prevalenza alla nascita (che<br />

appunto varia dal 2 al 6%).<br />

Molto interessante la relazione sui<br />

teratogeni nell'ambiente di lavoro. La<br />

rassegna bibliografica riporta ad esempio<br />

i casi delle patologie neurologiche<br />

in nati da donne esposte a metilmercurio<br />

(Giappone) così come solventi,<br />

metalli o pesticidi sono stati imputati<br />

di questo effetto teratogeno.<br />

Significativa l'esperienza dell'USL 17<br />

del Valdarno Inferiore, la nostra sede<br />

di riferimento del gruppo SNOP concia.<br />

Nel servizio di prevenzione esiste da<br />

tempo un archivio tossicologico dei<br />

composti chimici (solventi, coloranti,<br />

pigmenti, sostanze concianti) usati nei<br />

comparti tipici della concia, della pelletteria<br />

e della calzatura (anche tenendo<br />

conto dei settori ausiliari come il<br />

PVC dei tacchi...), settori produttivi dove<br />

sono occupate circa 3.000 donne<br />

nel settore della finitura della concia e<br />

di circa 3.000 nel settore della calzatura<br />

e dove esisteva una raccolta regionale<br />

e territoriale della casistica delle<br />

malformazioni congenite.<br />

L'osservazione e l'analisi dei casi ha<br />

confermato quanto già emerso da altre<br />

ricerche epidemiologiche condotte<br />

in Inghilterra e nel Canada nelle zone<br />

della lavorazione del cuoio e delle calzature,<br />

cioè un'associazione significativa<br />

di rischio tra alcuni tipi di difetti<br />

congeniti (es. cardiopatie) e condizioni<br />

di gestanti lavoratrici nel comparto.<br />

Occorre, ovviamente, tenere conto<br />

della genesi multifattoriale delle malformazioni<br />

(come peraltro dei tumori),<br />

valorizzando l'importanza del fattore<br />

genetico, della familiarità, dell'abitudine<br />

al fumo non solo della madre, ma<br />

anche del padre (vedi ad esempio la<br />

comparsa di spermatozoi patologici indotti<br />

dall'attività mutagena da idrocarburi<br />

policiclici aromatici contenuti nel<br />

fumo di sigaretta), o da inquinanti ubiquitari<br />

quali il piombo, ma anche di<br />

cofattori quali ad esempio lo stress,<br />

sia fisico che psichico.<br />

Alcune recenti osservazioni USA<br />

sulle labio-palato schisi " epidemiche"<br />

dopo un uragano piuttosto che le ricerche<br />

sperimentali sull'aumento dell<br />

' incidenza di malformazioni congenite<br />

tra topoline esposte alla stessa<br />

quantità di teratogeno chimico (il colorante<br />

tripan blu) ma esposte anche ad<br />

alti livelli di rumore per 6 ore al giorno,<br />

sembrano porre l'accento anche<br />

sui fattori di stress come possibile<br />

concausa di difetti congeniti.<br />

Un campo quindi molto interessante<br />

e per molti di noi forse nuovo, ma<br />

che rende più ricco di contenuti scientifici<br />

quel lavoro di tutela della salute<br />

della donna lavoratrice in gravidanza<br />

che non può essere vissuta solo come<br />

un passaggio di (in)competenze e di<br />

polverosi carteggi tra noi e l'Ispettorato<br />

del Lavoro, ma come occasione di<br />

ricerca e di informazione, in una parola<br />

di prevenzione.<br />

Anche in altre situazioni territoriali<br />

ci sono le condizioni di base della più<br />

attenta USL 17 della Toscana: informazioni<br />

(anche di tipo storico) sul rischio<br />

per lavorazioni e comparti (partendo<br />

ad esempio da quelli con un'alta incidenza<br />

di occupazione femminile) e<br />

dall'altra parte l'interesse che nel mondo<br />

degli altri specialisti (pediatri, epidemiologi...)<br />

è presente nei confronti del<br />

drammatico fenomeno delle malformazioni<br />

da molti anni censite e studiate<br />

e più in generale nei confronti dei<br />

grandi temi scientifici legati alla contaminazione<br />

dell'ambiente.<br />

Laura Bodini


Tabella I. Livello qualitativo<br />

di prove: teratogenicità nell'uomo<br />

di sostanze chimiche, diverse<br />

dai farmaci, secondo una rassegna<br />

(da Hemminki e Vineis, 1985)<br />

Elevato livello di prove<br />

Etanolo<br />

Metilmercurio<br />

PCB (Kanechior)<br />

Attività di laboratorio (solventi?)<br />

Limitato livello di prove<br />

Gas anestetici<br />

Monossido di carbonio<br />

Basso livello di prove<br />

Caffè<br />

Esaclorofene<br />

LSD<br />

Ossido nitroso<br />

Tabacco<br />

Lavoro di fonderia<br />

Livello inadeguato di prove<br />

2,4,5 - T<br />

Fluorazione delle acque<br />

Vapori di benzina<br />

Alotano<br />

Piombo<br />

Muffa delle patate<br />

Acque molli<br />

Adesivi spray<br />

Marihuana<br />

TCDD<br />

Cloruro di vinile<br />

Tabella 2. Attività lavorative<br />

associate a effetti nocivi<br />

sulla riproduzione<br />

(Esposizione materna)<br />

Laboratori chimici<br />

(solventi)<br />

Difetti SNC<br />

Altre malformazioni<br />

Personale ospedaliero<br />

Infermiere<br />

Malformazioni<br />

Aborti spontanei<br />

Natimortalità<br />

Anestesisti (gas anestetici)<br />

Malformazioni<br />

Dentisti (gas anestetici)<br />

Malformazioni<br />

Addetti alla disinfezione<br />

Malformazioni<br />

Lavanderie<br />

(solventi: tetracloroetilene)<br />

Basso peso<br />

Industria PVC<br />

Malformazioni<br />

Morte fetale<br />

Parto prematuro<br />

Industria farmaceutica<br />

(solventi)<br />

Malformazioni<br />

Industria elettronica<br />

(microsaldatura solventi)<br />

Aborti spontanei<br />

Basso peso<br />

Industria alimentare<br />

Malformazioni<br />

Industria gomma<br />

Malformazioni<br />

Pelle, cuoio, calzature<br />

Basso peso<br />

Natimortalità<br />

Addette smaltatura (Pb, As, s)<br />

Malformazioni<br />

Parrucchiere<br />

Basso peso<br />

Confezioni<br />

Basso peso<br />

Videoterminali<br />

Aborti<br />

Insegnanti<br />

Malformazioni<br />

Commercio (vendita)<br />

Aborti spontanei<br />

Servizi<br />

Natimortalità<br />

Sport, danza<br />

Natimortalità<br />

Plastica (solventi)<br />

Malformazioni<br />

Lavoratrici agricole<br />

Basso peso<br />

Natimortalità<br />

Tab. 3. Malformazioni associate ad<br />

esposizione a solventi<br />

A) Esposizione materna<br />

Costruzioni meccaniche, elettronica,<br />

laboratori chimici, plastica,<br />

ospedalieri, lavanderie<br />

Difetti SNC, Palatoschisi, Atresie<br />

intestinali, altre malformazioni (anche<br />

basso peso)<br />

(Xilene, Toluene, Stirene,<br />

Benzyl-Alcool)<br />

da:<br />

Holmberg 1979, 1980, 1982<br />

Mc Donald 1987<br />

Olsen 1983<br />

Axelsson 1984<br />

Kurpa 1983<br />

Tikkanen 1988<br />

Olsen 1990<br />

B) Esposizione paterna<br />

Carrozzerie, verniciatura,<br />

editoria/stampa, vetroresina, plastica,<br />

laboratori chimici<br />

Difetti SNC, Anencefalia, altre<br />

malformazioni (anche basso peso alla<br />

nascita e aborti spontanei)<br />

(Stirene, Toluene, Tetracloroetilene,<br />

Tricloroetilene, Xilene)<br />

(1,1,l-Tricloroetano)<br />

da:<br />

Brender 1990<br />

Daniell 1988<br />

Taskinen 1989<br />

Kucera 1968<br />

Olsen 1983


TUTTI IN POLTRONA<br />

Francesco Candura<br />

ELEMENTI DI TECNOLOGIA<br />

INDUSTRIALE AD USO DEI CULTORI<br />

DI MEDICINA DEL LAVORO<br />

COMET Editrice, Pavia 1991,<br />

terza edizione, Volume I e Il, pp. 1544<br />

Candura, circa 30 anni addietro, a<br />

ragione, aveva maturato la decisione<br />

che i medici del lavoro, ad esclusione<br />

di Vigliani e di qualche altro, non conoscessero<br />

e, forse, non fossero interessati<br />

alla tecnologia industriale. Deve<br />

essere stato questo, se non l'unico, il<br />

principale motivo (solo apparentemente<br />

contraddittorio) che lo ha guidato<br />

nella fatica-piacere di scrivere e poi di<br />

dare alle stampe gli "Appunti di Tecnologia<br />

Industriale, di igiene del Lavoro e<br />

di Pronto Soccorso" (Editrice Viscontea<br />

Pavia-Milano 1964, pp. 303), un'opera,<br />

a detta dei testimoni dell'epoca, originale<br />

(strana) ma utile e, grazie ai capitoli<br />

di già numerosi ed esaurienti di<br />

tecnologia industriale, capace di colmare<br />

librescamente le lacune assolute<br />

o relative dei medici del lavoro universitari<br />

e di qualche altro ente o, nel migliore<br />

dei casi, di stimolare in loro la<br />

curiosità e quindi l'esigenza della ricerca<br />

e della valutazione (qualitativa e<br />

forse anche quantitativa) dei rischi lavorativi,<br />

almeno al fine di meglio inquadrare<br />

la patologia da lavoro che, in<br />

quegli anni, era ancora clamorosa e di<br />

frequente osservazione, sia in fase terapeutica<br />

che in quella assicurativa.<br />

L'originalità e la fortuna (non certo<br />

però in termini di vendite) di quell'opera,<br />

oltre che nell'impostazione culturale,<br />

negli sforzi e nelle capacità organizzative<br />

dell'autore, ammirevoli ed ammirati<br />

da tutti, possono essere ricondotte<br />

ad alcune precondizioni operanti<br />

all'epoca in Italia: l'affievolirsi od il trasformarsi,<br />

anche sulla scia di una sterile<br />

logica universitaria, dell'igiene industriale;<br />

la sostanziale estraneità degli<br />

ingegneri impiantisti e dei chimici industriali<br />

universitari ai fatti della sicurezza<br />

e della salute degli operai; una<br />

separazione, uno scarso dialogo (almeno<br />

dal punto di vista funzionale) tra i<br />

medici addetti alla diagnosi ed alla cura<br />

dei lavoratori e quelli incaricati di<br />

una infinità di accertamenti sanitari<br />

periodici e tra tutti questi e gli ispettori<br />

del lavoro e coloro che, all'interno delle<br />

aziende, dovevano provvedere all'igiene<br />

ed alla sicurezza. Ovviamente<br />

quelle precondizioni non vanno viste<br />

come assolute e sistematiche o come<br />

operanti da sempre.<br />

E vero infatti che Candura ha avuto<br />

degli illustri precursori, principalmente<br />

nei primi due decenni del secolo,<br />

quando medici del lavoro come Devoto,<br />

Carozzi, Ranelletti, Pieraccini, Biondi,<br />

ma anche tanti altri, descrivevano<br />

mirabilmente, oltre che le condizioni<br />

sanitarie e sociali dei lavoratori, i cicli<br />

lavorativi oggetto delle loro indagini<br />

che oggi definiremmo di comparto;<br />

basta pensare a quello della stampa,<br />

della verniciatura, dei lavoratori della<br />

paglia, dell'industria estrattiva, ecc..<br />

Sempre in questo senso sono esemplari,<br />

perché vi è posta molta attenzione<br />

alla tecnologia industriale, il "Trattato<br />

pratico di igiene industriale" diretto<br />

da H. Albrecht, un'opera monumentale<br />

di 1097 pagine tradotta a cura di<br />

Camillo Terni e pubblicata dalla Casa<br />

Editrice dottor Francesco Vallardi di<br />

Milano (s.d., ma primi anni del secolo)<br />

o di "Malattie professionali e igiene dei<br />

lavoro" di E. Roth con traduzione e note<br />

veramente ammirevoli di Luigi Carozzi<br />

(Fratelli Treves, Editori, Milano<br />

1909), lo stesso che in seguito, tra il<br />

1930 ed il 1934, avrebbe curato da Ginevra,<br />

per conto dell'Ufficio Internazionale<br />

del Lavoro, la prima edizione della<br />

fondamentale "Encyclopaedia, Occupation<br />

and Health".<br />

Su un altro versante, quello che vede<br />

la pubblicazione a fini pratici ma<br />

anche scientifici o di educazione popolare<br />

alle cose dell'industria, vale la<br />

pena di ricordare, quali precursori del<br />

"Candura", anche se non intenzionalmente<br />

diretti a "cultori della medicina<br />

del lavoro", il fiorire, a partire dalla seconda<br />

metà dell'ottocento, di pubblicazioni<br />

accurate, utili e molto diffuse<br />

nei decenni successivi, quali "Le meraviglie<br />

dell'industria", descrizione delle<br />

principali industrie moderne, del Figuier<br />

(Fratelli Treves, Editori, Milano<br />

1881) e "Le arti e i mestieri illustrati" di<br />

Bitard (Edoardo Sonzogno, Editore, Milano<br />

1885) oppure ancora i circa 40<br />

manuali tecnico-pratici e scientifici (arrivati<br />

oggi a 5.000) che la Hoepli ha<br />

pubblicato annualmente a partire dal<br />

1887 (anno in cui fu pubblicato il primo,<br />

"Il manuale del tintore" di Lepetit).<br />

Le citazioni non appaiono gratuite,<br />

si vuole sottolineare, tra le altre cose,<br />

che indagini storiche (in alcuni casi anche<br />

di tipo epidemiologico) sui rischi<br />

dei lavoratori sono possibili ricorrendo<br />

ad adeguate fonti di dati. Anche per<br />

questo tipo di pubblicazioni, come nel<br />

campo della medicina del lavoro, il periodo<br />

tra le due guerre può essere connotato,<br />

con pochissime eccezioni, tra<br />

le quali si può inserire la pubblicazione<br />

della "Enciclopedia Treccani", come<br />

interruzione di una tradizione e con il<br />

prevalere di una trattatistica di tipo<br />

"ideologico", che ricerca il consenso<br />

anche ai "valori" assegnati dal regime<br />

all'industria ed alla sua organizzazione.<br />

Nel 1974 compare la seconda edizione<br />

del "Candura" (Aurora Leg. Cart.<br />

di C. Ce., Pavia pp. 759), "Gli Appunti"<br />

diventano "Elementi di Tecnologia Industriale",<br />

scompaiono i capitoli dedicati<br />

all'igiene del lavoro ed al pronto<br />

soccorso ed il titolo si arricchisce di<br />

quella "antica" dizione "a uso dei cultori<br />

di Medicina del Lavoro" che più di<br />

uno ha considerato o snob o inutile<br />

oppure incomprensibile. Da parte mia,<br />

ho sempre pensato, senza essermi mai<br />

confrontato con nessuno, che con<br />

quella dizione si dovesse intendere che<br />

il libro poteva essere utilmente usato<br />

anche da chi non era in possesso di un<br />

titolo legalmente riconosciuto (di ingegnere,<br />

per esempio) o di una posizione<br />

strutturata ed ufficiale (un medico del<br />

lavoro che non fa parte di una équipe<br />

multidisciplinare con un suo ruolo ben<br />

preciso, come invece è quello del medico<br />

di fabbrica all'interno dell'ufficio<br />

di sicurezza dell'azienda, oppure, oggi,<br />

un medico del lavoro all'interno di un<br />

Servizio di Prevenzione dove convive<br />

con tecnici di vario genere), e cioè che<br />

dovesse essere utilizzato da medici del<br />

lavoro universitari troppo occupati ad<br />

approfondire una qualche specialistica<br />

metodica diagnostica o da medici degli<br />

enti assicurativi o, ancora, da chi si<br />

avvicinava alla medicina del lavoro per<br />

fini molto particolari, uno scrittore di<br />

romanzi o un regista che vuole parlare<br />

di operai o di fabbriche, oppure un sindacalista<br />

od un politico che, per motivi<br />

diversi nelle varie epoche, decide di<br />

agitare con un minimo di competenza<br />

gli argomenti della salute operaia.<br />

Non penso, come vorrebbe qualcuno,<br />

che gli "Elementi" fossero stati destinati<br />

e poi siano stati utilizzati, neppure<br />

nei momenti più propizi, da lavoratori<br />

o delegati di fabbrica, i materiali<br />

da loro prodotti in alcuni anni attingono<br />

ad altre fonti e sono di diverso significato;<br />

dubito fortemente inoltre<br />

che l'opera possa risultare fruibile da<br />

medici di base anche se c'è stato qualcuno<br />

che ha teorizzato una tale strana<br />

eventualità.<br />

Lo confesso, ho ottenuto, utilizzato<br />

e posseggo ancora oggi una copia fotostatica<br />

(illegale), ma ben rilegata in<br />

quattro tomi, degli "Appunti" del 1964.<br />

II fatto era stato gravato soggettivamente<br />

di elementi emotivi oltre che<br />

economici, gli stessi, mi pare di poter<br />

dire, che portavano i cubani a non<br />

aderire alla convenzione internazionale<br />

sui diritti d'autore ed a "fucilare", a<br />

riprodurre illegalmente, negli anni '60,<br />

etichettandoli come "edition revolu-


cionaria", molti libri ed in particolare<br />

quelli scientifici nordamericani, tra i<br />

quali figura un molto importante "handbook<br />

of industrial loss prevention" di<br />

cui conservo religiosamente una copia.<br />

Questa seconda edizione del "Candura"<br />

è risultata opportuna per tanti<br />

motivi, ma principalmente per uno: ha<br />

segnato l'epoca dello sviluppo in Italia<br />

dei Servizi territoriali di medicina del<br />

lavoro, specie di quelli sorti senza tecnici,<br />

dove i medici si dovevano riconoscere<br />

quali veri "cultori della prevenzione<br />

nei luoghi di lavoro", magari<br />

ignorando o mettendo da parte la tossicologia<br />

del berillio, ma volendo sapere<br />

tutto, a partire dal "Candura", sulle<br />

industrie di trasformazione dei metalli,<br />

oppure andando a sbattere la testa da<br />

tante parti, ma prima sul "Candura",<br />

per conoscere la composizione dei<br />

prodotti vernicianti o degli inchiostri<br />

da stampa.<br />

La mitica "mappa dei rischi" o il famoso<br />

"piano di comparto" iniziava (almeno<br />

per chi ci lavorava seriamente,<br />

non limitandosi a teorizzare quegli<br />

strumenti) con Io studio degli "Elementi<br />

di tecnologia industriale". Ed è proprio<br />

perché veniva utilizzato che se ne rilevavano<br />

i "limiti": la mancanza delle indicazioni<br />

di bonifica (rispetto ai rischi<br />

enunciati); la notazione soltanto qualitativa<br />

e non ponderata dei fattori di rischio;<br />

l'obsolescenza, causata necessariamente<br />

dalla troppo rapida, in quegli<br />

anni, evoluzione della tecnologia e dal<br />

mutamento merceologico di molte<br />

delle materie prime; ed altri ancora più<br />

o meno sofisticati, compresa la mancanza<br />

della bibliografia.<br />

A ben vedere si trattava di "limiti"<br />

intrinseci all'opera ma, principalmente,<br />

"positivi", capaci cioè di stimolare la ricerca<br />

(anche da un punto di vista metodologico)<br />

e l'applicazione nelle singole<br />

realtà del gran numero di informazioni,<br />

ben confezionate, contenute<br />

nel grosso volume con coperta di tela<br />

rossa. Penso che non sia sbagliato affermare<br />

che molti lavori scientifici di<br />

medici del lavoro e la moltitudine delle<br />

iniziative mirate di prevenzione, concluse<br />

o non con seminari o con atti a<br />

stampa, prodotti successivamente al<br />

1974 debbano essere visti come il giusto<br />

sviluppo e nel contempo il miglior<br />

riconoscimento per il "Candura", anche<br />

quando esso non veniva espressamente<br />

citato in bibliografia. Penso anzi<br />

che sia stato (relativamente) poco citato<br />

per un motivo principalmente, perché<br />

si è imposto culturalmente come<br />

"standard" minimo da superare ed arricchire,<br />

costringendo gli addetti ai lavori<br />

ad un "livello di tecnologia industriale"<br />

più approfondito e più specifico.<br />

La terza edizione è certamente più<br />

adeguata alle esigenze odierne. Per arrivare<br />

ad una tale affermazione non è<br />

necessario (sarebbe impossibile) leggere<br />

o studiare tutta l'opera, basta la verifica<br />

di alcuni semplici indicatori: l'autore<br />

ha fatto lavorare anche 52 collaboratori,<br />

stranamente (ma non tanto)<br />

tutti tecnici non medici, oppure medici<br />

(con qualche eccezione) dei Servizi territoriali,<br />

raggiungendo ancora come risultato<br />

una estrema omogeneità di<br />

tutta l'opera; tutti i capitoli sono stati<br />

sostanzialmente aggiornati od ampliati<br />

e tra tutti mi piace citare l'aggiornamento<br />

introdotto a proposito della<br />

"fabbricazione dei cappelli di feltro"<br />

(Appendice 13.4.7) dove, essendo stata,<br />

dopo molti decenni di sofferenze<br />

(per i lavoratori) sconfessata la necessità<br />

del "secretaggio" con il nitrato mercurico,<br />

si registra che in sua vece (e<br />

forse con gli stessi risultati, ma anche<br />

se non fosse?) "si impiegano perossido<br />

di sodio in soluzione all'l% in acqua<br />

ovvero anche acqua ossigenata acidulata<br />

con acido solforico".<br />

Le industrie zuccheriere sono diventate<br />

industrie alimentari e conseguentemente<br />

ampliate di molto; compaiono<br />

tre nuovi capitoli, l'industria farmaceutica,<br />

elettronica e biotecnologica, il<br />

secondo dei quali spicca per completezza<br />

ed utilità; gli indici occupano 151<br />

pagine e quello analitico è costruito in<br />

maniera da far distinguere tra produzione<br />

ed impiego della stessa sostanza;<br />

nella nuova edizione sono state arricchite<br />

ed aumentate le note (delle quali<br />

esiste un indice) non trascurabile fonte<br />

di notizie e curiosità (spazianti dalla<br />

"Pirotechnia di Vanoccio Biringuccio" a<br />

"Composizione delle polveri nere in<br />

Ariosto" fino a "Tolstoy e i macelli")<br />

che nel mentre rendono conto del bagaglio<br />

e dell'orientamento culturale<br />

dell'autore, fanno più appassionante la<br />

consultazione del testo; è stato introdotto<br />

un nuovo capitolo sul "Le sostanze<br />

pericolose e le leggi che ne regolano<br />

l'impiego" e poi la maggioranza<br />

dei capitoli (ed anche quelli che comprendono<br />

alcuni miei crucci inesauribili,<br />

come le tinture e gli inchiostri da<br />

stampa) propongono una maggiore attenzione<br />

sulla composizione dei prodotti<br />

commerciali ed industriali, è un<br />

lavoro di Sisifo, le leggi si sovrappongono<br />

e le sostanze nei prodotti cambiano<br />

velocemente, troppo per un archivio<br />

specializzato prodotti/sostanze<br />

ed a maggior ragione per la vita naturale<br />

di un trattato di tecnologia industriale.<br />

11 miglior augurio per questa terza<br />

edizione del "Candura" è che abbia la<br />

ventura di incrociare avvenimenti storico-organizzativi<br />

e quindi di risultare<br />

di somma utilità così come è successo<br />

alla precedente. E un augurio interessato<br />

(l'interesse è dei lavoratori ma anche<br />

di coloro che sono addetti ai lavori<br />

quali tecnici della prevenzione) nel<br />

senso che più esso ha fortuna e viene<br />

utilizzato, maggiore è la probabilità<br />

che si attuino iniziative di prevenzione.<br />

Ma è opportuno fare un altro tipo di<br />

augurio-proposta: una prossima edizione<br />

del "Candura" potrebbe anche essere<br />

più direttamente ispirata (per<br />

esempio sotto il profilo del metodo<br />

della trattazione, degli obiettivi e dei<br />

destinatari da raggiungere) dalla raccolta<br />

sistematica e critica dei materiali<br />

preparati dai Servizi territoriali per le<br />

iniziative di prevenzione o ottenuti come<br />

ricaduta da questi, materiali che<br />

sono già oggi in quantità inimmaginabile,<br />

specie per quanto riguarda i cicli<br />

lavorativi più frequenti nella piccola e<br />

media industria.<br />

Franco Carnevale


Aki Kaurismaki<br />

LA FIAMMIFERAIA<br />

Per scrivere questa recensione ho<br />

deciso di vedere nuovamente questo<br />

film del regista finlandese Aki Kaurismaki<br />

(19921 superando quel certo disagio<br />

che, nella prima visione, mi aveva<br />

impedito di apprezzarlo. Non siamo<br />

più abituati a pensare a condizioni<br />

operaie di vita così tristi, così vuote,<br />

così anonime, così deprimenti. Forse<br />

in questo c'è l'illusione che quel mondo<br />

operaio, rappresentato anche nei<br />

film di Ken Loach, Riff Raff non ci sia<br />

più, almeno nelle sue negatività.<br />

Il film, invece, viaggia nei realismo di<br />

condizioni di vita forse analoghe a<br />

quelle di un'Italia degli anni '70 ma<br />

non riconducibili certamente, almeno<br />

nel nostro immaginario, a nazioni europee<br />

quali la Finlandia del Duemila.<br />

La Finlandia, che taglia alberi, sfogliati<br />

come cipolle, tagliati in minuscoli<br />

frammenti, poi ricoperti di sostanze infiammabili<br />

capaci di accendere con facilità<br />

le sigarette, simbolo di una cronica<br />

ansietà che si vuole in qualche modo<br />

lenire.<br />

La fiammiferaia, operaia di un'azienda<br />

che produce fiammiferi in scatola,<br />

come nella favola di H.C. Andersen,<br />

vive nel freddo non solo metereologico<br />

ma umano. La sua vita scorre tra la<br />

fabbrica dove il lavoro è semplice, banale,<br />

monotono, ripetitivo, stancante,<br />

rumoroso, non alleviato neanche dalla<br />

presenza di compagni/e di lavoro. Eliminare<br />

ogni giorno decine di scatole di<br />

fiammiferi mal etichettati, in linea, a<br />

ritmo della macchina, in piedi, sola, è il<br />

suo compito principale. Agli inizi del<br />

secolo avrebbe ugualmente lavorato<br />

all'inscatolamento dei fiammiferi manuale<br />

non meccanico, correndo non il<br />

rischio dell'alienazione ma della deturpazione<br />

del viso per la necrosi del mascellare<br />

dovuta al fosforo bianco.<br />

li tempo in cui si nasce è anche la<br />

malattia di cui si muore! Ma anche<br />

fuori della fabbrica non c'è vita. La città<br />

è squallida, i divertimenti scarsi e<br />

obbligati, la casa fredda e inospitale.<br />

Ma la speranza si accende con il magro<br />

guadagno di fine mese, con l'acquisto<br />

di un bel vestito a fiori, con il<br />

desiderio di vivere sentimenti ed emozioni.<br />

Tutto ciò verrà però frustrato da<br />

una famiglia parassita, da un incontro<br />

sbagliato, da una maternità rinnegata.<br />

Così la speranza muore e nasce il desiderio<br />

di vendetta.<br />

Uccidere chi non sente, chi non capisce,<br />

chi ti lascia sola nella solitudine<br />

quotidiana, chi vive del tuo guadagno.<br />

L'aggressività viene dunque rivolta non<br />

verso se stessa ma verso gli altri, i portatori<br />

del gelo, uccisi con un tale senso<br />

di liberazione da eliminare il rumore<br />

costante, ritmato delle macchine, finalmente<br />

sostituito dal suono di una dolce<br />

canzone ballabile.<br />

La piccola/grande fiammiferaia non<br />

salirà al cielo tra le braccia della nonna,<br />

riscaldata dai fiammiferi accesi, ma<br />

rimarrà sulla terra fredda nella ricerca<br />

di un senso per vivere forse ritrovato<br />

proprio nella capacità di opporsi a "crimini"<br />

non legalmente riconosciuti ma<br />

altrettanto capaci di uccidere.<br />

Silvana Salerno<br />

}amen L. Weeks, Barry S. Levy,<br />

Gregory R. Wagner<br />

PREVENTING OCCUPATIONAL<br />

DISEASE AND IN]URY<br />

0<br />

Dal nostro "corrispondente" negli<br />

Stati Uniti riceviamo questa interessante<br />

pubblicazione realizzata con intenti<br />

didattici e divulgativi dall'American Public<br />

Health Association, l'associazione<br />

di Public Health (termine non facilmente<br />

traducibile in italiano) di quella<br />

nazione.<br />

Si tratta di un corposo volumetto di<br />

750 pagine formato tascabile, costruito<br />

a mo' di bigino di medicina del lavoro.<br />

In una prima sezione si discute del<br />

contesto sociale e legislativo (statunitense)<br />

nel quale si inseriscono le azioni<br />

di tutela e promozione della salute e<br />

sicurezza di chi lavora.<br />

Nella seconda parte, organizzati alfabeticamente,<br />

si susseguono tutti i<br />

termini di comune uso per la definizione<br />

delle entità nosologiche legate alla<br />

nocività negli ambienti di lavoro. Di<br />

ogni malattia o sindrome o disturbo si<br />

dà una sintetica descrizione, se ne descrive<br />

la frequenza e diffusione, le cause,<br />

la fisiopatologia e le norme di prevenzione.<br />

La terza parte infine tratta in modo<br />

riassuntivo alcuni argomenti particolarmente<br />

rilevanti quali, per esempio,<br />

la definizione degli "Eventi-Sentinella " ,<br />

la patologia muscoloscheletrica, quella<br />

tumorale. Chiarezza espositiva, semplicità<br />

(mai banale) terminologica, aggiornamento<br />

scientifico confermano nel libro<br />

la sapienza didattica dalla scuola<br />

anglosassone per quel che riguarda il<br />

lessico scientifico. Si tratta insomma<br />

del frutto maturo di una scuola scientifica<br />

per molti versi differente dalla nostra,<br />

ma certamente ricca di suggerimenti<br />

per noi.<br />

Infine uno stimolo: l'essere questo<br />

volumetto uscito per i tipi di un'associazione<br />

scientifica come I'APHA, l'aver<br />

ricevuto il sostegno di un importante<br />

sindacato operaio come I'United<br />

Mine Workers of America, stimolano<br />

una possibile emulazione da parte<br />

della SNOP. Credo che SNOP sia matura<br />

per proporsi come autrice di un<br />

qualcosa di simile magari proprio prendendo<br />

spunto dal lavoro dei colleghi<br />

americani.<br />

Alberto Baldasseroni<br />

Stefano Beccastrini, Antonio Manti e<br />

GiulioAndrea Tozzi<br />

TRA 1L DIRE E IL FARE<br />

Materiali didattici per la formazione<br />

del delegato alla prevenzione<br />

Regione Liguria .<br />

USL 90 Genova Valle Scrivia<br />

pagg. 1<strong>23</strong><br />

.. pur nella crescente varietà e variabilità<br />

dei mestieri esercitati, il sindacalista<br />

compare essenzialmente come<br />

un artigiano indotto a cooperare con<br />

altri, dedito alla comunicazione, richiesto<br />

di apprendere ed interpretare, infine<br />

un organizzatore di risorse umane..."<br />

Bruno Manghi.<br />

Ho carpito questa citazione dal libro<br />

perché ci riporta ad un'epoca di partecipazione<br />

formidabile dove la questione<br />

della formazione alla conoscenza (e<br />

alla lotta per cambiare) era sicuramente<br />

meno sopita di oggi.<br />

Già il titolo di questo tempestivo<br />

manuale dei tre soci e colleghi tra i più<br />

attenti da sempre ai problemi di comunicazione<br />

"Tra il dire ed il fare" pone<br />

ai tanti di noi che si ostinano a fare<br />

senza far fare, dire senza ascoltare e a<br />

vedere senza fare vedere, un problema:<br />

ii confronto tra ricerca ed esperienza<br />

di lavoro.<br />

E quando si parla di lavoro non si<br />

parla solo del nostro ma anche di<br />

quello degli altri attori sociali, siano imprenditori,<br />

lavoratori e sindacalisti, magistrati,<br />

amministratori pubblici.<br />

Ecco che allora le riflessioni, il percorso<br />

didattico e i materiali suggeriti<br />

servono innanzitutto a noi prima che<br />

ad altri e se .-- come speriamo - la<br />

questione del delegato alla sicurezza (o<br />

alla prevenzione come vorremmo fosse<br />

chiamato) si sbloccasse sia al Parlamento<br />

che nel modo di funzionare del<br />

Sindacato oggi, ecco che questo manuale<br />

acquista un'ulteriore utilità ed<br />

attualità, sempre che vogliamo cogliere<br />

questa occasione.<br />

Laura Bodini<br />

da richiedere agli autori<br />

USL 70 - Via Jori, 30 A<br />

Genova - tel. 010/490050


DIRETTIVO SNOP<br />

EMILIA ROMAGNA<br />

Graziano Frigeri<br />

(Presidente SNOP)<br />

SMIPL - USL n. 7<br />

via loschi, 3<br />

43013 Langhirano (PR)<br />

Tel. 0521/858163-852710<br />

Fax 0521/8537<strong>23</strong><br />

Eva Francesconi<br />

(segretario regionale)<br />

SMIPL - USL n. 37<br />

c.so Beccarmi, 16<br />

48018 Faenza (RA)<br />

Tel. 0546/673755<br />

Fax 0546/664789<br />

Luigi Salizzato<br />

USL n. 39<br />

via Fiorenzuola, 1<br />

470<strong>23</strong> Cesena (FO)<br />

Tel. 0547/35<strong>24</strong>83<br />

VENETO<br />

Emilio Ciprani<br />

(segretario regionale)<br />

SPISAL - USL n. 26<br />

via Foro Boario, 28<br />

37012 Bussolengo (VR)<br />

Tei. 045/6700500<br />

Marcello Poti<br />

SPISAL-USSL n. 20<br />

via P. Cosma, 1<br />

35012 Campo Sampiero (PD)<br />

Tel. 0493790500<br />

PIEMONTE VALLE D'AOSTA<br />

Andrea Dotti<br />

(segretario regionale)<br />

SISL - USSL n. 1<br />

via Lombroso, 16<br />

10125 Torino<br />

Tel. 011/6502148-5754290<br />

Fax 011/6503149<br />

LIGURIA<br />

Rossella d'Acqui<br />

(segretario regionale)<br />

USL n. 10<br />

via Jori, 30/A<br />

16159 Genova<br />

Tel. 010/730131<br />

Claudio Calabresi<br />

(Ufficio di Presidenza)<br />

UOISAL n. 18<br />

corso Genova, 10<br />

16043 Chiavari<br />

Tel. 0185/329261<br />

Fax 0185/329283<br />

FRIULI<br />

Cristina Driussi<br />

(segretario regionale)<br />

USL n. 6<br />

via Sottomonte, 8<br />

33038 S. Daniele del Friuli (UD)<br />

Tel. 0432/955674<br />

Fax 0432/949355<br />

LOMBARDIA<br />

Laura Bodini<br />

(vicepresidente SNOP<br />

direttore rivista)<br />

UOTSLL - USSL n. 65<br />

via Oslavia, 1<br />

20099 Sesto S. Giovanni (MI)<br />

Tel. 02/<strong>24</strong>99631<br />

Fax 02/262<strong>23</strong>083<br />

Elio Tagliabue<br />

(segretario regionale)<br />

UOTSLL - USSL n. 12<br />

via Cavour, 10<br />

22063 Cantù (CO)<br />

Tel. 031/705330<br />

Fax 031/715716<br />

Enrico Cigada<br />

(tesoreria)<br />

Servizio n. 1 - USSL n. 65<br />

via Oslavia, 1<br />

20099 Sesto S. Giovanni (Ml)<br />

Tel. 02/<strong>24</strong>99625<br />

Fax 02/262<strong>23</strong>083<br />

TOSCANA<br />

Domenico Taddeo<br />

(segretario regionale)<br />

SPISLL - USSL n. 17<br />

viale Europa<br />

56022 Castelfranco dl Sotto (PI)<br />

Tel, 0571/269625<br />

Fax 0571/269649<br />

LAZIO<br />

Aurora di Marzio<br />

(segretario regionale)<br />

USL RM/7<br />

viale della Letteratura, 14<br />

00144 Roma<br />

Tel. 06/5922707<br />

MARCHE<br />

Giuliano Tagliavento<br />

(segretario regionale)<br />

Settore Med. del Lavoro USL<br />

n. 13<br />

vicolo Talleoni, 2<br />

60027 Osimo (AN)<br />

Tel. 071/7130330<br />

Fax 071/7130209<br />

UMBRIA<br />

Armando Mattioli<br />

(segretario regionale)<br />

via del Campanile, 12/A<br />

06034 Foligno (PG)<br />

Tel. 0742/20502<br />

SARDEGNA<br />

Antonio Omnis<br />

(segretario regionale)<br />

USL n. 15<br />

via Tirso, 71<br />

09037 5. Gavino<br />

Tel. 070/9375204<br />

ABRUZZO<br />

Silverio Gatta<br />

(segretario regionale)<br />

Servizio Medicina del Lavoro<br />

via della Stazione<br />

65026 Scafa (PE)<br />

Tel. 085/8541276<br />

CAMPANIA<br />

Felice dell'Armi<br />

(segretario regionale)<br />

USL n. 4<br />

C. da Riverano<br />

830<strong>24</strong> Monteforte Irpino (AV)<br />

Tel. 0825/203168<br />

CALABRIA<br />

Cirillo Bernardo<br />

(segretario regionale)<br />

UOML<br />

via Discesa Poerio, 3<br />

88100 Catanzaro<br />

Tel. 0961/887111<br />

Fax 0961/747556<br />

PUGLIE<br />

Fulvio Longo<br />

(segretario regionale)<br />

USL BA/14<br />

via Lecce, 5<br />

Casamassima (BA)<br />

Tel. 080/674832<br />

ALTRI RIFERIMENTI<br />

Antonio Cristofolini<br />

Servizio Medicina del Lavoro<br />

via Malta, 6<br />

38100 Trento<br />

Tel. 0461/<strong>23</strong>0030<br />

Stefan Faes<br />

via Amba Alagi, 5<br />

39100 Bolzano<br />

Tel. 0471/286530<br />

Francesco Garufi<br />

Igiene del Lavoro<br />

via Vaccaro, 5<br />

90145 Palermo<br />

Tel. 091/696328<br />

Sergio Scorpio<br />

via Conca Casale, 15<br />

86079 Venafro (IS)

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!