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L'approccio centrato sul cliente nella terapia delle balbuzie ... - ACP

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<strong>ACP</strong> – Rivista di Studi Rogersiani - 2007<br />

gradualmente impara che ciò che per lui è bene, spesso per gli altri è male.<br />

Subentra poi il momento in cui egli giunge ad assumere, nei riguardi di se<br />

stesso, lo stesso atteggiamento degli altri. L'amore dei genitori o di altre<br />

persone significative è dato in modo condizionato: è dato cioè solo a condizione<br />

che il bambino introietti certi costrutti e certi valori come propri, anche<br />

se non li percepisce degni di fiducia, degni di amore. Incomincia così ad<br />

introiettare il giudizio di valore di un altro assumendolo come suo proprio.<br />

Ed è a questo punto che perde contatto con il suo processo organismico di<br />

valutazione. Abbandona la saggezza del suo organismo e per conservare<br />

l'affetto, cerca di assumere dei valori stabiliti da un altro. E così nel tentativo<br />

di ottenere o mantenere amore, approvazione, stima, il soggetto giunge ad<br />

avere sfiducia di fondo <strong>nella</strong> propria esperienza attuale come guida del<br />

comportamento. Apprende dagli altri un certo numero di valori<br />

concettualizzati e li assume come propri, anche se sono profondamente in<br />

contrasto con quanto prova. Siccome questi concetti non si fondano <strong>sul</strong> suo<br />

modo di valutare, tendono ad essere statici e rigidi anziché fluidi e mutevoli.<br />

Il bambino tende a non prendere in considerazione il proprio processo di<br />

esperienza se lo trova in conflitto con tali costrutti, ma, così facendo, si<br />

allontana dal modo di sentire proprio del suo organismo, operando perciò<br />

una certa dissociazione di se stesso. Se le condizioni che gli vengono imposte<br />

per concedergli fiducia sono numerose e significative, la dissociazione può<br />

divenire molto grande e le conseguenze psicologiche si fanno molto serie.<br />

Avviene, cioè, una sorta di adattamento dell'individuo all'ambiente, in modo<br />

tale che l'individuo può, sì, sopravvivere, ma non può sperimentare ed<br />

esprimere in totale se stesso; per utilizzare una metafora, potremmo dire che<br />

se l'essere umano ha alla sua nascita le stesse potenzialità che ha un seme di<br />

diventare albero, l'intervento di forze esterne, che bloccano questo processo<br />

evolutivo, possono portare l'albero a diventare un bonsai. Un bonsai, infatti,<br />

ha la forma, la sembianza di un albero, ma le sue dimensioni sono molto<br />

ridotte, ha bisogno di un vaso piccolo, può stare anche in ambienti chiusi, gli<br />

vengono tagliate le radici ed i rami, per non farlo crescere e sviluppare come<br />

farebbe in natura e gli viene data una forma piacevole e armonica, ma diretta,<br />

pensata e voluta da qualcun altro, non dalla pianta stessa.<br />

Più il processo di negazione dei propri bisogni è marcato, più le influenze<br />

esterne tendono a bloccare il naturale sviluppo dell'organismo, più<br />

l'organismo stesso tende ad interiorizzare i codici esterni, più ci troviamo di<br />

fronte a sistemi patologici, dalla nevrosi, alla psicosi, nelle loro varie forme<br />

ed espressioni.<br />

Struttura<br />

Ogni individuo è una totalità psico-fisica. La personalità è potenzialmente<br />

una unità armonica, che può essere considerata soltanto nel suo insieme e<br />

nel contesto (familiare, sociale, etc.) in cui si trova immersa.<br />

Ogni essere vivente possiede dentro di sé la capacità di adattarsi<br />

all'ambiente allo scopo di poter sopravvivere e svilupparsi più<br />

compiutamente possibile.<br />

Le persone nascono con la capacità di tendere verso la conservazione della<br />

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