L'approccio centrato sul cliente nella terapia delle balbuzie ... - ACP
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<strong>ACP</strong> – Rivista di Studi Rogersiani - 2007<br />
non intervenire, deve sentirsi libero di farlo, deve sentire che vi è<br />
rispetto per i suoi tempi di apertura.<br />
- Comprensione empatica: molto importante è cercare di capire il<br />
significato esatto di quanto una persona sta comunicando. Questo<br />
agevola perché chiarisce a chi parla il messaggio e aiuta i membri del<br />
gruppo a capire e a non perdere tempo a far domande o a rispondere<br />
sui particolari complicati esposti. Quando il discorso è generalizzato o<br />
intellettualizzante, si possono selezionare i significati che possono<br />
riferirsi al locatore stesso per replicare al di fuori del contesto<br />
complessivo. Se poi c'è una divergenza d'opinione la comprensione deve<br />
andare verso tutte le opinioni.<br />
- Agire secondo la propria sensibilità: il ruolo del facilitatore permette<br />
anche di fare uso dei propri sentimenti così come vengono esperiti. Nel<br />
momento in cui comprende tutta la complessità dei sentimenti che<br />
prova, può scegliere se esprimerli o meno, positivi o negativi che siano.<br />
Per concludere, voglio riportare un brano tratto da un libro che a me è<br />
molto caro e che è stato significativo nel mio cammino di persona che<br />
balbetta. Il libro si intitola "A stutter story" e <strong>nella</strong> traduzione in italiano "La<br />
<strong>balbuzie</strong>": è stato scritto da Frederick P. Murray (ricercatore e speech<br />
therapist presso l'Università del New Hampshire, negli Stati Uniti, dove ha<br />
diretto il programma di rieducazione della parola, è membro dell'American<br />
Speech and Hearing Association) anche egli <strong>balbuzie</strong>nte.<br />
«... La cosa migliore era che accettandomi come <strong>balbuzie</strong>nte completavo un<br />
processo di crescita che in parte avevo compiuto durante l'analisi e che il<br />
dottor Sheenan ha chiamato "integrazione del ruolo", cioè l'accettazione totale<br />
di me stesso, non soltanto dell'io fluente. Scoprivo di piacermi più di prima.<br />
Tutti, <strong>balbuzie</strong>nti o no, devono raggiungere quest'accettazione se vogliono<br />
vivere in pace. ...Con il mio vissuto e la mia personalità , era oltremodo dura<br />
per me accettare la <strong>balbuzie</strong>. Non mi vergogno di esservi arrivato così tardi;<br />
credo che per la persona che ero non avrei potuto arrendermi senza prima<br />
condurre una lunga battaglia. L'importante è che vi arrivai, e questo cambiò il<br />
corso della mia vita. Con il passare dei mesi le mie sensazioni di sollievo<br />
furono sostituite da qualcosa di più forte. Per tutta la vita avevo sognato la<br />
vittoria <strong>sul</strong>la <strong>balbuzie</strong>, avevo sognata di conquistare una parola normale. Ma<br />
ora capivo che la vera vittoria stava nel riconoscere e accettare la <strong>balbuzie</strong>,<br />
nel diventare, secondo le parole della signora Swallow, suo "AMICO"».<br />
Bibliografia<br />
Finocchiaro, M.R. La vergogna, Istituto dell'Approccio Centrato <strong>sul</strong>la Persona.<br />
Cargiulo, M.L. Esperienza e simbolizzazione: revisione critica della teoria<br />
rogersiana della personalità. Istituto dell'Approccio Centrato <strong>sul</strong>la Persona.<br />
Gregory, C. (1997). Counseling stutterers: Empathic concepts of Heinz Kohut<br />
and Carl Rogers, Journal of Fluency Disorders, pp. 315-318.<br />
Yalom, I. (1970), The Theory and practice of Group Psychotherapy. Basic<br />
Books, New York, trad. it Teoria e pratica della psico<strong>terapia</strong> di gruppo,<br />
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