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L'approccio centrato sul cliente nella terapia delle balbuzie ... - ACP

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<strong>ACP</strong> – Rivista di Studi Rogersiani - 2007<br />

fanno sempre più grandi e questo fa si che la persona che balbetta si senta<br />

sempre più inadeguata, tanto che spesso, esperienze normali rappresentano<br />

una minaccia potenziale alla sua sopravvivenza.<br />

A volte può capitare che la persona che balbetta incominci ad evitare le<br />

situazioni in cui sa che potrebbe balbettare e cercherà di parlare nelle<br />

situazioni considerate da lui più facili.<br />

Tra i molti sentimenti che si possono riscontrare tra le persone che<br />

balbettano, alcuni sembrano essere più ricorrenti:<br />

Ansia: legata alla paura che in quella determinata situazione potrebbe<br />

emergere la <strong>balbuzie</strong>. Questo fa si che in chi balbetta ci sia spesso una forte<br />

ansia da prestazione prima dell'evento verbale.<br />

Vergogna: la <strong>balbuzie</strong> ri<strong>sul</strong>ta essere incoerente con il concetto che la<br />

persona ha di sé, l'immagine di sé si rompe all'improvviso determinando<br />

inevitabilmente l'esperienza della vergogna. La compromissione della propria<br />

immagine fa si che la persona che balbetta si senta profondamente sbagliato,<br />

inadeguato soprattutto quando balbetta. Questo è collegato al timore di<br />

essere giudicati negativamente dall'ascoltatore, fino a ritenere che<br />

l'ascoltatore stesso giudichi la persona che balbetta come un handicappato,<br />

uno stupido o una persona con problemi...<br />

Frustrazione: esperita dopo l'evento di <strong>balbuzie</strong>, in quanto si ha la netta<br />

sensazione di non essere in grado di controllare minimamente le proprie<br />

parole e la comunicazione. Ciò che per gli altri ri<strong>sul</strong>ta essere una <strong>delle</strong> cose<br />

più semplici e facili al mondo, il parlare appunto, per la persona che balbetta<br />

diventa un incubo e da affrontare ogni giorno per giunta! La <strong>balbuzie</strong> prende<br />

il controllo e il <strong>balbuzie</strong>nte è in balia di essa.<br />

Il lavoro con la persona che balbetta è al confine tra la psicologia e la<br />

logopedia. Non è prerogativa né solo dello psicologo né solo del logopedista.<br />

Negli ultimi anni le terapie più efficaci vanno tutte in questa direzione e cioè<br />

in una interconnessione tra lavoro psicologico e lavoro logopedico. Questo<br />

significa che affinché la <strong>terapia</strong> con i <strong>balbuzie</strong>nti sia il più efficace possibile è<br />

importante che ci sia un lavoro integrato tra psicologi e logopedisti, oppure<br />

che gli psicologi abbiano determinate conoscenze <strong>sul</strong> lavoro logopedico con i<br />

<strong>balbuzie</strong>nti o i logopedisti una formazione adeguata in counseling. Fino a<br />

qualche anno fa credevo che il lavoro psicologico più utilizzato <strong>nella</strong> <strong>terapia</strong><br />

con i <strong>balbuzie</strong>nti fosse di tipo cognitivo-comportamentale, ma devo dire che<br />

approfondendo i miei studi e le mie conoscenze <strong>sul</strong>la <strong>terapia</strong> della <strong>balbuzie</strong><br />

mi sono resa sempre più conto che all'estero un numero sempre maggiore di<br />

professionisti nel settore utilizza la <strong>terapia</strong> rogersiana con i <strong>balbuzie</strong>nti.<br />

Charles Van Riper nel suo libro "The treatment of stuttering" (1973) parla<br />

dell'approccio rogersiano <strong>nella</strong> <strong>terapia</strong> della <strong>balbuzie</strong>. Egli dice che il fatto<br />

che C. Rogers abbia presentato, nel suo primo libro per illustrare la sua<br />

<strong>terapia</strong> non direttiva, il caso di un <strong>balbuzie</strong>nte (sebbene con tanti altri<br />

problemi) probabilmente spiega l'influenza che egli ha avuto nel campo della<br />

patologia del linguaggio. Egli sottolinea come la <strong>terapia</strong> rogersiana è stata<br />

anche una svolta perché ha dimostrato che la psico<strong>terapia</strong> non era solo una<br />

prerogativa della psichiatria. Fare counseling è così diventato possibile per<br />

psicologi e logopedisti qualificati per aiutare tanti clienti che altrimenti<br />

avrebbero dovuto far ricorso agli psichiatri; questo ha incoraggiato tanti<br />

logopedisti a esplorare e usare questo tipo di <strong>terapia</strong> con i <strong>balbuzie</strong>nti.<br />

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