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Settembre - Ilmese.it

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ALTRO CHE BAMBOCCIONI. CREATIVI!il parere dell’educatore stefano manici collabora a “sono mentre sogno”L’educatore: “La famiglia? Quasi del tutto assente”Creativ<strong>it</strong>à come protagonismo, come c<strong>it</strong>tadinanzaattiva, come responsabilizzazione epresa in carico da parte dei giovani di spazi,strumenti, percorsi condivisi. Ma, anche,creativ<strong>it</strong>à come relazione, come scambio,condivisione di passioni e gestione comunedi risorse e competenze, potenziamentodella consapevolezza di sé e del proprioruolo nella comun<strong>it</strong>à, esercizio di una libertàresponsabile. Nulla di più auspicabile perun giovane uomo o una giovane donna checrescono. E nulla di più “sano”. Ma, a parteogni iniziativa personale, come possonoun ragazzo o una ragazza avvicinarsi a ciòche offre il terr<strong>it</strong>orio, scoprire quali mezzi erisorse hanno a disposizione per cimentarsiin un’attiv<strong>it</strong>à espressiva che abbia come scopoultimo la costruzione di una progressivaautonomia e di un reale protagonismo per sestessi e i propri coetanei? Come funzionano ivari progetti giovani o l’universo dei centri diaggregazione giovanile e quale ruolo hannoin questo processo gli educatori in quanto“facil<strong>it</strong>atori”?Lo abbiamo chiesto a Stefano Manici,educatore della Cooperativa Sociale “GruppoScuola” che, fra le altre cose, tiene laboratoricreativi ed espressivi negli Ist<strong>it</strong>uti scolastici,è coordinatore dell’Azione 5 “Koiné:laboratorio di protagonismo e c<strong>it</strong>tadinanzaattiva”, all’interno del progetto SMS – SonoMentre Sogno della Fondazione Cariparma,e opera presso il Centro Giovani Montanaradi Via Pellicelli, dove segue ragazzi dai 13ai 21 anni.“Avere a che fare con i giovani presentaelementi di grande appagamento egratificazione ma anche di grande compless<strong>it</strong>à,soprattutto nell’approccio. Deviguadagnarti la loro fiducia, dimostrare unatotale e assoluta coerenza nei comportamenti,agganciarli con un linguaggio cheli rispecchi, in cui si riconoscano. Uno deilinguaggi privilegiati è certamente quellodella creativ<strong>it</strong>à, che permette di operare construmenti più famigliari e attraenti per le nuovegenerazioni. Per fare qualche esempio, tra leiniziative più interessanti che siamo riusc<strong>it</strong>iad innescare vi è stata la formazione di piccoligruppi informali di giovani su singole attiv<strong>it</strong>àcreative, dalla capoera all’hip hop, dal videomakinge dalla fotografia al wr<strong>it</strong>ing e alla aerosolart. Naturalmente tutto parte dalla ‘relazione’,in cui l’educatore gioca un ruolo di mediatoree collettore di bisogni più o meno inespressi,dà suggerimenti, aiuta a reperire le risorse. Nelcaso della capoera, abbiamo iniziato con dueo tre ragazzi e, dopo un anno, il gruppo si eraallargato a venti. L’obiettivo è naturalmente chediventino autonomi nella gestione degli spazie degli eventi, e questo talvolta crea problemi.Abbiamo avuto casi di esperienze ‘fall<strong>it</strong>e’ perchéi ragazzi non sono stati in grado di autogestireciò che avevano creato”.Quali dimensioni ha questo fenomeno, èpossibile quantificarlo?“Per le sue caratteristiche di informal<strong>it</strong>à èmolto difficile fare stime precise. Al nostro centropassano tra i 70 e gli 80 ragazzi al giorno,più una cinquantina che frequenta la sala prove.Anche la musica è un fattore di attrazione moltoforte. Tra i progetti che abbiamo attivato, infatti,e per il quale abbiamo acquistato unastrumentazione tecnica appos<strong>it</strong>a, vi è quelloper realizzare un corso per deejay condottoda peer educators (si utilizzano altri giovaniesperti in quella determinata attiv<strong>it</strong>à che, aloro volta, trasmettono le proprie competenzein una sorta di circolo virtuoso potenzialmenteinfin<strong>it</strong>o). Uno degli aspetti piùevidenti è che l’aggregazione adolescenzialedi questo genere è un fenomeno tipicamentemaschile, le ragazzesono molto poche. Altriprogetti a cui ho avutomodo di partecipare,come il ‘Free Space’pomeridiano all’IP-SIA, concep<strong>it</strong>o persperimentare diverseforme di creativ<strong>it</strong>à edi pratiche sportive,hanno invece vistoanche la partecipazionefemminile”.Un aspetto pos<strong>it</strong>ivo e uno negativo diquesta professione.“Quello pos<strong>it</strong>ivo è senz’altro la relazione,che rimane il motore di tutto, e che anchedopo tanti anni non viene meno. Vederecrescere questi ragazzi, diventare grandi,e conservare il segno di quella relazione èsempre un’esperienza forte: emblematico ilcaso di un ragazzo che oggi ha 21 anni ed èun bravissimo percussionista. Quando l’hoconosciuto aveva 6 anni, la sua passione ècresciuta con lui, e oggi collabora ai nostriprogetti. “Ma vi sono anche aspetti menopos<strong>it</strong>ivi: uno per tutti, l’eccesso di delegadi cui siamo invest<strong>it</strong>i come educatori, lapressoché totale assenza delle famiglie:difficilmente un gen<strong>it</strong>ore si fa vivo, anchesolo per vedere dove passa il suo tempo ilproprio figlio. Questo credo rappresenti unelemento di riflessione per tutti”.[Glenda Pelosi]Dall’hip hop al videomaking. Passando per Giov.ArtTra i molteplici percorsi espressivi proposti da“Koiné”, concep<strong>it</strong>o come laboratorio di protagonismo ec<strong>it</strong>tadinanza attiva all’interno del progetto SMS – SonoMentre Sogno, finanziato e realizzato dalla FondazioneCariparma con il coinvolgimento di numerose realtàassociative e ist<strong>it</strong>uzioni del terr<strong>it</strong>orio, se ne è dapoco concluso uno per la formazione di videomaker. Illaboratorio, nato dall’esigenza di realizzare un filmatoche documentasse l’attiv<strong>it</strong>à di un gruppo di danzatori dihip hop, ha visto la consulenza dell’associazione “LeGiraffe” e di esperti nel settore della produzione video.“In questo senso – spiega l’educatore Stefano Manici –pensiamo di aver centrato l’obiettivo di Koiné, che nasce dall’idea di generare delle s<strong>it</strong>uazioni“autogenerative”. I ragazzi che fruiscono di esperienze e competenze di persone “esterne”sapranno a propria volta essere di supporto per altre attiv<strong>it</strong>à. In questo caso, oltre ad averrealizzato il loro cortometraggio musicale, questi ragazzi potranno essere di supporto ad altreiniziative di comun<strong>it</strong>à, producendo filmati e presentazioni e addir<strong>it</strong>tura dando avvio ad un serviziodi videomaker. Da non trascurare, peraltro, il fatto che questo approccio rappresenta peralcuni ragazzi una forma di riscatto sociale, oltre che un’opportun<strong>it</strong>à per crearsi dei percorsidi autonomia anche professionale. Recentemente abbiamo avuto un gruppo di una quindicinadi ragazzi che, proprio con questo scopo, hanno cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o un’associazione giovanile, Giov.Art,dove potranno mettere a frutto le esperienze e competenze apprese”. [G.P]il mese settembre 200813

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