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Settembre - Ilmese.it

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il personaggioIl segreto è ascoltare le personeDall’impegno nelPCI alla nasc<strong>it</strong>a delConsorzio di SolidarietàSociale fino alla vicepresidenza dellaFondazione Cariparma.La storia di MarcellaSaccani è fatta digrandi battagliedi Glenda PelosiUna donna a tutto tondo, che conosceParma e la sua storia recente per avernefatto parte, per aver contribu<strong>it</strong>o a costruirla.Una voce tutt’altro che sommessa, insiemeaccattivante e ineludibile, mai leziosa, provocatoriatalvolta, ma schietta. Come si pensadebba essere la natura di una parmigianaverace, nata nell’Oltretorrente, e divisa tradue anime, quella cattolica - “Tutte a scuoladalle Luigine le donne della mia famiglia”- e quella comunista, “con una nonna chesapeva tutti i canti anarchici ma che per ilmese di maggio diceva il rosario”. MarcellaSaccani non te le manda a dire. Di opinionine ha da vendere, e di curriculum anche,ma le cariche sono qualcosa di diverso, e dimeno affascinante, dell’esperienza vissuta,ed è nel racconto di questa che si cogliel’uman<strong>it</strong>à e lo spessore della persona.Come si arriva ad essere una figura dispicco di un’ist<strong>it</strong>uzione come la FondazioneCariparma provenendo da un’esperienza dimil<strong>it</strong>anza nel PCI?“Semplice, una questione di competenza.Il mio percorso mi ha portato a conoscereil terzo settore, il mondo del volontariatoe del no prof<strong>it</strong>, oltre a tutta l’esperienzaaccumulata sul campo nell’amb<strong>it</strong>o dellepol<strong>it</strong>iche socio-san<strong>it</strong>arie, a partire dallontano ‘78 e dal Com<strong>it</strong>ato di gestione delprimo Consorzio socio-san<strong>it</strong>ario. All’epocami occupavo delle problematiche dell’areamaterno-infantile, dagli affidi alle violenzesui minori alle famiglie in difficoltà. Era unperiodo di grande fermento sul sociale, conun impegno dei part<strong>it</strong>i a partecipare in modopar<strong>it</strong>ario alla creazione dei servizi.Qual è stato il passaggio dal part<strong>it</strong>o alsociale?“Sono entrata nel progetto perché rappresentavouna quota in capo al PCI, di cuifacevo parte dirigente di base pur sentendouno scarto grosso tra il progetto in cui erocoinvolta, che riguardava il protagonismo delgenere femminile, e la cultura conservatriceMarcella Saccani, vice presidente della Fondazione Cariparmadel part<strong>it</strong>o”.Come ricorda quel momento?“È stata una stagione di grande partecipazionecorale, in cui abbiamo assist<strong>it</strong>oalla mobil<strong>it</strong>azione reale delle persone neiconsigli di quartiere, alla costruzione di unlinguaggio nuovo nel sociale, soprattuttodopo la riforma san<strong>it</strong>aria del 1980. La nostraesperienza partiva dall’idea che il processodi decentramento non si esaurisse con larappresentanza, ma nascesse dalla partecipazione,dal coinvolgimento. Non solo qualistrade, servizi, edifici costruiamo, ma: chisono, cosa voglio fare per la mia comun<strong>it</strong>à,i miei figli, me stessa”.Erano anni di grandi cambiamenti, su cuihanno inciso anche personal<strong>it</strong>à come MarioTommasini... Quali erano i rapporti?“Ho avuto la fortuna di amministrare inquel periodo un pezzo della san<strong>it</strong>à e salutepubblica, il modello che perseguivamo eraquello di un servizio demedicalizzato, al cuicentro vi erano il terr<strong>it</strong>orio, la medicina dicomun<strong>it</strong>à, la presa in carico della personanella sua interezza, non per un singolobisogno, magari parcellizzato, ma nella global<strong>it</strong>àdella sua s<strong>it</strong>uazione. La motivazioneche ci animava era forte, lavoravo al fiancodi uomini come Mario Tommasini, che allavigilia della legge Basaglia si occupava dipsichiatria e tossicodipendenza, e di donne- ginecologhe, ostetriche, psicologhe,assistenti sociali, avvocati - il cui impegnoha contribu<strong>it</strong>o a modificare radicalmentel’approccio socio-san<strong>it</strong>ario, a costruireuna rete che cominciasse a corromperequell’idea secondo cui, ad esempio nellecause di separazione o di affido, la donnanon aveva mai ragione. Abbiamo convintomar<strong>it</strong>i a smettere di picchiare le loro mogli,coppie a non disfarsi di un figlio per merafragil<strong>it</strong>à sociale, abbiamo rilanciato il ruoloprofessionale delle ostetriche, abbiamoorganizzato consultori, come quello di Sorbolo,aperto la sera, davvero al servizio delledonne che lavoravano, tanto da cost<strong>it</strong>uireun modello agli inizi degli anni ‘80. In quelperiodo nascevano le prime comun<strong>it</strong>à alloggioper minori, e anche gli ist<strong>it</strong>uti religiosicominciavano un percorso di trasformazioneimportante nel campo del volontariato”.Oggi cosa resta di quella esperienza?“Restano servizi appaltati alle cooperative,e la grande sol<strong>it</strong>udine dei Comuni acui è stata rest<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a la delega sul sociale(e il divorzio tra questo e il san<strong>it</strong>ario è perme motivo di grande rimpianto, un passoindietro). Purtroppo quel modello, di messain comune delle risorse sia economiche cheorganizzative, la solidarietà tra enti più forti emeno forti, rischia di venire meno, a dannodi tutti. Questo ha però favor<strong>it</strong>o il sorgere diun’onda cr<strong>it</strong>ica da parte del no prof<strong>it</strong> chese da un lato fa comodo alle ist<strong>it</strong>uzioni,è tuttavia un patrimonio imprescindibile.Se ho imparato una lezione è che fare gliamministratori vuol dire concedersi, perderetempo, stare con le persone, esseredisponibili. Quando ero presidente di Iraia,c’era una paziente, Bianca, la cui malattiaimponeva che fosse ricoverata a v<strong>it</strong>a. Dopomolti anni di degenza, parlando con lei, hoscoperto che il suo grande desiderio era diavere una stanza tutta per sé. Rinunciando auna retta gliela abbiamo data, non solo: l’abbiamoarredata secondo il suo gusto, con ilmobilio liberty della camera del prete che untempo albergava al Romanini. La sua felic<strong>it</strong>àera indescrivibile. Altro che animazione: lepersone vanno ascoltate, segu<strong>it</strong>e, conosciute.Non “animate”, come si usa oggi. Comestare con i propri anziani: mica organizzo unservizio di intrattenimento per far felice miamadre. Vado da lei, magari discutiamo perl’ennesima ceramica, o credenza, o copertadi lana che ho regalato a qualche personabisognosa. Prepariamo da mangiare per lafamiglia, una truppa numerosa e chiassosa.E cuciniamo gli anolini per ferragosto. Quellasì che è una cosa seria”.62 il mese settembre 2008

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