a Me<strong>in</strong>ong, che andò sotto la denom<strong>in</strong>azione di Teoria dell’oggetto(Gegenstandstheorie). Questa era apparentata con diverse altrescuole e dottr<strong>in</strong>e, le quali anch’esse si proponevano una classificazionesistematica di tutti <strong>gli</strong> oggetti del pensiero, <strong>in</strong>dipendentementedalla loro appartenenza o no alla realtà. Si trattavadunque di una specie di grammatica o di s<strong>in</strong>tassi di tutto <strong>il</strong> pensab<strong>il</strong>e.Fui attratto <strong>in</strong>dubbiamente, attraverso Benussi, da questaspecie di impostazione teoretica, la quale appariva una sorta dipremessa ad ogni possib<strong>il</strong>e scienza, storicamente esistente o ipoteticamentepossib<strong>il</strong>e.Intanto <strong>per</strong>ò ero immerso nello studio dei pr<strong>in</strong>cipi della geometria,e Bertrand Russell mi fu allora prezioso. In particolare, mioccupai di quel vero romanzo che è stata la storia legata al VPostulato di Euclide: romanzo che si è svolto attraverso <strong>il</strong> pensierodei greci, de<strong>gli</strong> arabi, dei nostri matematici del R<strong>in</strong>ascimento, epoi con Gerolamo Saccheri, f<strong>in</strong>o ai tempi moderni, con la def<strong>in</strong>itivaprova della <strong>in</strong>dimostrab<strong>il</strong>ità del V Postulato.Tale <strong>in</strong>dimostrab<strong>il</strong>ità portava alla costruzione di due differentigeometrie, oltre a quella euclidea, sullo stesso modello euclideo, etutte e due <strong>per</strong>ciò logicamente <strong>in</strong>eccepib<strong>il</strong>i, ma che al V Postulatosostituiscono una delle due proposizioni con cui quel postulatopuò venire negato (quelle proposizioni che furono dette, col l<strong>in</strong>guaggiodi Saccheri, l’ipotesi dell’angolo acuto e l’ipotesi dell’angoloottuso), producendo la geometria che fu sv<strong>il</strong>uppata daRiemann e quella dovuta a Lobačevskij. Collegata allo sv<strong>il</strong>uppodelle geometrie non euclidee è l’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e di H<strong>il</strong>bert, che di quelliche erano stati i primi pr<strong>in</strong>cipi di Euclide (assiomi e postulati)diede una sistemazione unitaria razionale, e cioè una specie disistematica di tutte le geometrie possib<strong>il</strong>i. Poi fu la volta di immag<strong>in</strong>arespazi i quali <strong>in</strong> luogo delle tre comuni, presentassero un numeromaggiore, e <strong>in</strong>def<strong>in</strong>ito, di dimensioni. È questo <strong>il</strong> caso, <strong>per</strong> larappresentazione dell’universo di casa nostra, e cioè di tutta la14
ealtà che <strong>in</strong> qualche modo può rientrare nell’umana es<strong>per</strong>ienza,della geometria quadrimensionale, di cui <strong>il</strong> tempo costituirebbe ladimensione addizionale, rispetto alle tre ord<strong>in</strong>arie attribuite allospazio. Tutto ciò serví, com’è noto, ad E<strong>in</strong>ste<strong>in</strong>, <strong>per</strong> lo sv<strong>il</strong>uppodella sua dottr<strong>in</strong>a allargata.Quando, nel 1927, morí <strong>il</strong> mio maestro Benussi, io dovetti assumerenell’Università di Padova l’<strong>in</strong>carico dell’<strong>in</strong>segnamento e ladirezione dell’<strong>Istituto</strong> di Psicologia. Fui allora costretto, sia purcon rammarico, a mettere alquanto da parte la logica della scienza<strong>in</strong> generale, <strong>per</strong>ché ero tenuto ad approfondire <strong>in</strong> modo specifico<strong>gli</strong> studi di psicologia. Tuttavia, mi portai dietro ciò che avevoappreso nel campo delle matematiche, soprattutto <strong>il</strong> concetto chela scienza non è <strong>il</strong> ritratto di una realtà bella e fatta, ma un complessodi proposizioni, con le quali noi diamo una certa sistemazione(un ord<strong>in</strong>e, una struttura logica) ai dati sensoriali ed alleimmag<strong>in</strong>i che ci provengono dall’esterno.In certo modo, Kant aveva già detto tutto questo. Ma <strong>il</strong> pensierodi Kant aveva scarsamente <strong>in</strong>fluito su<strong>gli</strong> scienziati professionali(<strong>in</strong>tendendo coloro che scrutano i fenomeni e fanno le loro sco<strong>per</strong>te),cosicché, un certo spirito dogmaticamente realistico cont<strong>in</strong>uòa dom<strong>in</strong>are la scienza dell’‘800; <strong>in</strong> tal modo l’idea che la scienzastessa dovesse semplicemente riprodurre i fenomeni della natura,mantenendo <strong>il</strong> carattere di immag<strong>in</strong>e di una natura avente unapropria realtà immodificab<strong>il</strong>e, e <strong>in</strong>dipendente dal pensiero umano,cont<strong>in</strong>uò, piú o meno consapevolmente, a prevalere fra <strong>gli</strong> uom<strong>in</strong>i,ed anche fra <strong>gli</strong> scienziati.Fu la relatività e<strong>in</strong>ste<strong>in</strong>iana, fondamentalmente, a sconvolgereogni cosa, <strong>in</strong>troducendo una serie di pr<strong>in</strong>cípi che appaiono soltantoparadossi al pensiero comune, a quel pensiero comune, a cuianche i grandi fisici, costruttori di nuove immag<strong>in</strong>i dell’universo,come lo stesso E<strong>in</strong>ste<strong>in</strong>, fanno tuttavia ritorno, quando sono, <strong>per</strong>cosí dire, <strong>in</strong> fami<strong>gli</strong>a e debbono occuparsi delle piccole faccende15
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