senso comune, e ci parla di cose che non sono accessib<strong>il</strong>i ad unaosservazione diretta.Ecco che, <strong>in</strong> tal modo, mi sono ria<strong>per</strong>ta la strada <strong>per</strong> passarenuovamente dal campo delle scienze fisiche, dove le mie conoscenzerischiano di apparire troppo sommarie, al campo della psicologia.Infatti, come le scienze fisiche trattano di elementi che nessunoha mai <strong>per</strong>cepito, e su cui ciononostante vengono enunciate formulazionimolto precise, altrettanto accade <strong>in</strong> campo psicologico.Prima <strong>per</strong>ò di affrontare questo problema, e <strong>per</strong>ché <strong>il</strong> parallelismotra le stesse scienze fisiche e quelle del mondo <strong>in</strong>teriore possa risultarecompleto, dobbiamo occuparci del modo <strong>in</strong> cui <strong>il</strong> fisico si comporta<strong>per</strong> descrivere quella realtà, che, come abbiamo detto, nessunoha mai sensorialmente <strong>per</strong>cepito. In qualche modo, descriverlaè necessario, ma descrivere <strong>il</strong> non <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e si può solo creandomodelli, immag<strong>in</strong>i cioè di cui si sa che non sono alcunché di reale,ma che possiamo ut<strong>il</strong>izzare, <strong>per</strong>ché ripetono – come possono –alcune caratteristiche di quella non <strong>per</strong>cepib<strong>il</strong>e realtà.Modelli di tal specie se ne sono sempre fatti. Anche <strong>il</strong> mappamondoo una carta geografica sono, a modo loro, modelli. A talimodelli è toccata la fortuna di vedersi confermati dalle immag<strong>in</strong>idella terra che trasmettono i satelliti artificiali. Altri modelli unatale conferma non l’hanno ricevuta f<strong>in</strong>o al momento attuale, edaltri ancora non la riceveranno probab<strong>il</strong>mente mai. Ma ciò noncostituisce una difficoltà, <strong>per</strong>ché con i modelli possiamo lavorarebenissimo come con la stessa realtà. F<strong>in</strong>o al momento, almeno, <strong>in</strong>cui qualche fatto nuovo ci <strong>in</strong>duca a considerare <strong>il</strong> modello precedentementeusato contraddetto da questa nuova osservazione osco<strong>per</strong>ta. Il modello va allora abbandonato e sostituito con unonuovo. Questa teoria dei modelli nella fisica si è sv<strong>il</strong>uppata pr<strong>in</strong>cipalmentealla f<strong>in</strong>e del secolo scorso, e soprattutto ad o<strong>per</strong>a diricercatori anglosassoni, fedeli ad una certa tradizione amantedella concretezza.22
Certamente, chi impiega questi modelli dimentica talora che,anche se come una realtà vengono trattati, non sono la realtà,<strong>in</strong>tendendo <strong>per</strong> realtà ciò che è constatab<strong>il</strong>e direttamente. Ma l’evoluzionedella scienza è cosí rapida che <strong>gli</strong> studiosi hanno fattol’abitud<strong>in</strong>e a tutto questo, e mentre trattano i modelli come riproduzionidella realtà, sono poi pronti, ove occorra, ad <strong>in</strong>ventarne d<strong>in</strong>uovi, e ad abbandonare i vecchi, senza troppo rimanerne turbati.Può anche accadere qualche cosa di ancora piú paradossale, ne èun esempio la dottr<strong>in</strong>a della luce, e di altre radiazioni sim<strong>il</strong>ari.Certi fatti conducevano a considerare la luce come emissione diparticolari corpuscoli, i fotoni, e fu costruita <strong>per</strong> la luce un modellocorpuscolare. Ma fenomeni diversi (come quelli della <strong>in</strong>terferenza)facevano propendere <strong>in</strong>vece verso un modello differente,che considera la propagazione della luce conforme alle propagazioniondulatorie. E questo anche se <strong>il</strong> mezzo che una volta eraconsiderato <strong>il</strong> sostegno portante delle onde lum<strong>in</strong>ose, e cioè l’etere,è risultato un concetto non sostenib<strong>il</strong>e. Non ci può essere <strong>in</strong> unvuoto di materia qualche cosa che corrisponda a quello che veniva<strong>in</strong>dicato come etere. In tal modo rimanevano <strong>in</strong> piedi duemodelli (quello della teoria corpuscolare, e quello della teoriaondulatoria), che si contraddicevano a vicenda. E i fisici che sioccupavano della luce, di volta <strong>in</strong> volta, secondo quanto facevaloro comodo al momento, hanno usato l’uno o l’altro modello,senza che questo desse loro troppo fastidio.Tale esempio dimostra tangib<strong>il</strong>mente che i modelli non sono lariproduzione della realtà, nel senso comune della parola, ma strument<strong>il</strong>ogici, da impiegare, secondo le esigenze, senza la pretesa dico<strong>gli</strong>ere una realtà <strong>in</strong>dipendente dal pensiero umano.Questa è praticamente la situazione che si è determ<strong>in</strong>ata anche<strong>in</strong> campo psicologico, quando Freud ha sco<strong>per</strong>to nella psicheumana una dimensione nuova: quella <strong>per</strong> cui fu usato, dopo qualchetentennamento, <strong>il</strong> term<strong>in</strong>e di <strong>in</strong>conscio. Rispetto alla vita di23
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