l’universo ci fossero due corpi soli (la terra e la luna appunto),mentre i corpi aventi una loro massa, una posizione ed un propriomovimento sono <strong>in</strong> un numero <strong>per</strong> noi diffic<strong>il</strong>mente immag<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e.E la condizione di ogni s<strong>in</strong>golo elemento esistente dipende dalcampo di forza derivante da tutti i corpi celesti.Ecco dunque <strong>il</strong> concetto di campo elettrico, magnetico, gravitazionale,ecc.) corrispondente alla Gestalt de<strong>gli</strong> psicologi e dei<strong>per</strong>cettologi.Abbiamo parlato dell’universo nella sua totalità. Certo è diffic<strong>il</strong>econcepirlo o rappresentarlo. I fisici dell’Ottocento lo affermavano<strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito, anche <strong>per</strong>ché parlare di un suo limite (una specie dimuro di Berl<strong>in</strong>o, o di mura<strong>gli</strong>a della C<strong>in</strong>a) sembrava una assurdità.Ma, ancor prima, le speculazioni sulle geometrie non euclideehanno stab<strong>il</strong>ito che vi è assoluta differenza tra <strong>il</strong>limitato ed <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito.La su<strong>per</strong>ficie di una sfera è <strong>il</strong>limitata: si può <strong>per</strong>correre quellasfera con un movimento cont<strong>in</strong>uo come si vo<strong>gli</strong>a senza <strong>in</strong>contraremai un limite, una barriera di arresto. Ma essa non è affatto <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita,tanto è vero che ne misuriamo la su<strong>per</strong>ficie, ottenendo un numerof<strong>in</strong>ito ben preciso.Con la teoria della relatività, <strong>per</strong> l’universo concepito come uncont<strong>in</strong>uo spazio-temporale, si può dire altrettanto. È matematicamentedeterm<strong>in</strong>ab<strong>il</strong>e uno spazio-tempo quadrimensionale, chenon presenta limiti, barriere, term<strong>in</strong>i, ma che ha tuttavia una suagrandezza def<strong>in</strong>ita. Anzi, i cosmologi moderni tendono a concepirelo spazio come qualche cosa <strong>in</strong> cont<strong>in</strong>ua espansione.Si dirà: ma queste sono tutte astratte speculazioni. Noi nonriusciamo ad immag<strong>in</strong>are lo spazio curvo che corrisponderebbe adun universo siffatto, cosí come non riusciamo ad immag<strong>in</strong>are unaorig<strong>in</strong>e del tempo, un suo pr<strong>in</strong>cipio, che, secondo i calcoli di questicosmologi, andrebbe collocata non prima di diciotto e nondopo otto m<strong>il</strong>iardi di anni, rispetto al tempo della nostra vita.Quando si <strong>per</strong>viene a cifre di questo ord<strong>in</strong>e, si <strong>per</strong>de ogni contat-20
to con la nostra realtà casal<strong>in</strong>ga, quella <strong>in</strong> cui ci muoviamo e concui abbiamo a che fare. Se si pensa a questo <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente grande,e ad esso si contrappone l’<strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente piccolo, giungendo primaall’atomo, e poi ad una fisica delle particelle di cui l’atomo stessosia costituito, alla fisica subatomica, ci rendiamo conto che la fisicamoderna ha allargato <strong>in</strong> modo <strong>in</strong>credib<strong>il</strong>e la serie delle grandezze,da quelle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itesime a quelle <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente grandi, di cu<strong>il</strong>’universo appare costituito.E tutto questo è immag<strong>in</strong>ato, supposto, teoricamente ipotizzato,<strong>per</strong>ché, <strong>in</strong> questa scala di grandezze, dalle massime alle m<strong>in</strong>ime,solo una limitatissima fascia è <strong>in</strong> qualche modo accessib<strong>il</strong>e a<strong>in</strong>ostri sensi, costituendo cioè le cose visib<strong>il</strong>i, toccab<strong>il</strong>i, <strong>per</strong>corrib<strong>il</strong>idall’uomo comune. Per cui, <strong>per</strong> l’uomo comune, la maggior partedei fenomeni di cui parlano <strong>gli</strong> scienziati, sono cose che esorbitanodall’immag<strong>in</strong>e che, <strong>in</strong> base alla attività sensoriale, e<strong>gli</strong> si fa dellarealtà. Chi ha mai veduto un atomo, o un elettrone, o un neutrone?E di che colore sarebbero queste «cose», di cui i fisici parlanocome se fossero nocciol<strong>in</strong>e, e che essi contano, misurano, descrivendonei movimenti, come <strong>per</strong> <strong>gli</strong> oggetti con cui abbiamo a chefare tutti i giorni? Possediamo, sí, alcuni mezzi <strong>per</strong> allargare lastretta fascia delle entità che possiamo <strong>per</strong>cepire con i nostri sensi,ma entro limiti assolutamente modesti. Abbiamo anche mezzi <strong>per</strong><strong>il</strong>luderci di vedere queste m<strong>in</strong>ime entità e i loro movimenti. E ciò,<strong>in</strong> quanto tracce dei loro passaggi e delle traiettorie <strong>per</strong>corse possonoessere rese visib<strong>il</strong>i, cosí da consentirci <strong>in</strong>direttamente di valutarle.Ma queste estensioni delle nostre capacità sensoriali hannolimiti non valicab<strong>il</strong>i. Non possediamo alcun mezzo <strong>per</strong> riuscire avedere qualche m<strong>in</strong>uscolo oggetto che abbia una estensione m<strong>in</strong>oredi quella della lunghezza d’onda della luce. Tutto questo allontanaovviamente <strong>il</strong> mondo della scienza dalla mentalità del sensocomune. Usando tecniche molto sofisticate ed esatte, la scienzamoderna <strong>in</strong>fatti si stacca sempre di piú dal modo di pensare del21
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