PROFILI<strong>di</strong> Emanuele Vival<strong>di</strong>Self made manImpren<strong>di</strong>tore 2.0Quali le motivazioni che spingono a investire ipropri risparmi per un’attività non priva <strong>di</strong>ostacoli? Le ragioni sono molteplici: la voglia <strong>di</strong>esprimere la propria capacità, la voglia <strong>di</strong>riscatto e il sogno <strong>di</strong> creare un businessDeterminare cosa <strong>di</strong>stingueun’azienda <strong>di</strong> successoda un’altra nonè semplice. Numerose sono levariabili in gioco e tali e tantielementi non facilmente classificabili.Ciò nonostante, inlinea generale, si può prenderein considerazione alcuni elementi,personali e non, e provarea trarre un profilo dell’impren<strong>di</strong>toredel terzo millennio.Di primo acchito l’impren<strong>di</strong>torenasce come impren<strong>di</strong>torein<strong>di</strong>viduale, spesso dopo unaesperienza pluriennale in altreaziende, dopo la quale decide<strong>di</strong> “mettersi in proprio”, (praticamolto <strong>di</strong>ffusa nel settoree<strong>di</strong>le, solitamente dopo averconseguito la licenza me<strong>di</strong>a).Solo una piccola parte provieneda un’esperienza <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione(in particolareper il settore del commercio edell’industria), mentre significativaè la percentuale <strong>di</strong> studentiche, ultimata l’esperienzascolastica, decidono <strong>di</strong> intraprendereun’attività nel settoreterziario. Ma cosa crea lo stimoloper <strong>di</strong>ventare impren<strong>di</strong>tori?Quali sono le motivazioniche spingono ad investire ipropri risparmi per una nuovae rischiosa attività non priva<strong>di</strong> ostacoli? Le ragioni sonomolteplici: in primo luogo lavoglia <strong>di</strong> poter esprimere lapropria capacità e professionalità,a volte la voglia <strong>di</strong> riscattoe il sogno <strong>di</strong> creare un businessin un settore, un luogo o perun prodotto. La storia è piena<strong>di</strong> splen<strong>di</strong>de storie <strong>di</strong> made selfman. Ma non tutti nascono o<strong>di</strong>vengono impren<strong>di</strong>tori. C’èchi ha il senso per gli affari, iltalento, chi intuisce il bisognodel mercato, chi per necessitàe chi, semplicemente, ci prova.È chiaro che il vero impren<strong>di</strong>torenon è colui che crea un’attivitàe chiude dopo tre mesi,ma chi riesce, con il tempo, aconsolidare la clientela, a resistereai perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> recessionee a proseguire mantenendo lared<strong>di</strong>tività. E non sempre lefigure dell’impren<strong>di</strong>tore e delmanager sono state accompagnateda aggettivi lusinghieri.Oltre a spiccate capacità gestionalisono necessarie unacapacità <strong>di</strong> negoziazione, <strong>di</strong>contrattazione e <strong>di</strong> persuasione,per la ricerca <strong>di</strong> risorse, prodottie collaboratori; e tali dotisi sviluppano, principalmente,con l’esperienza sul campo. Daqualche <strong>anno</strong> l’impren<strong>di</strong>toreha la possibilità <strong>di</strong> gestire tuttoin maniera autonoma e veloce:visure, estratte, ricerche, certificati,ven<strong>di</strong>te on-line sonosolo alcuni dei risultati ottenibilicon un semplice click. Unanuova generazione dei click,appunto 2.0, con la possibilità<strong>di</strong> fruire <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> mezzie sistemi che, in pochi secon<strong>di</strong>,permettono <strong>di</strong> accederea <strong>numero</strong>si contenuti senzaparticolari costi. Cosa rende,quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong>verso il “vecchio”impren<strong>di</strong>tore dal nuovo? Certamentela visione globale. Untempo la piccola impresa era,spesso, gestita avendo contatto<strong>di</strong>retto con il cliente; oggi, adesempio con le ven<strong>di</strong>te on<strong>di</strong>ne,il contatto è solo virtualequasi spersonalizzato ma si22 - OC
ha la possibilità i raggiungerepiù utenti, si ha a <strong>di</strong>sposizionepiù informazioni, più notizie,a volte, anche a scapito dellaprivacy.Non si tratta, soltanto, <strong>di</strong> organizzareprofessionalmente le risorsee ottenere un profitto ma<strong>di</strong> avere una visione a me<strong>di</strong>olungotermine, <strong>di</strong> anticipare letendenze ed i consumi, <strong>di</strong> trovarecon<strong>di</strong>zioni più favorevoliper l’impresa che aumentino lamarginalità dei profitti, assumendosiintegralmente i rischie l’incertezza (fattori analizzatia fondo dall’economista FrankKnight e tipici del settore assicurativo),ma anche che valorizzie motivi il personaleed i collaboratori (che costituisconola risorsa più preziosa,in quanto rappresentano lostesso impren<strong>di</strong>tore anche insua assenza). E spesso nei perio<strong>di</strong>peggiori nascono le cosemigliori. Ci sono impren<strong>di</strong>toriche programmano, che controllanoe che accentrano, altriche delegano, che seguono unaforma <strong>di</strong> decostruttivismo allaFrank Gehry. La visione o<strong>di</strong>ernadell’impren<strong>di</strong>tore va oltre ladefinizione, completa e complessa,schumpteriana in cuil’impren<strong>di</strong>tore è anche capitalista,organizzatore, capo del personale,compratore e ven<strong>di</strong>tore,e innovatore. Schumpeter, nel1912, con l’opera “Teoria dellosviluppo economico” descrivel’impren<strong>di</strong>tore innovatorecome colui che, utilizzandotutti i nuovi fattori <strong>di</strong> produzione,realizza quelle innovazioniche contribuiscono allacrescita economica.La concezione <strong>di</strong> impresa comegrande, impersonale, colosso èfallita. È la piccola impresa chesostiene l’economia: “pensarein piccolo per <strong>di</strong>ventare gran<strong>di</strong>”è quanto sostiene RichardBranson, creatore della Virgin,e che <strong>di</strong> questa filosofia ne hafatto un marchio. Egli, anziché,creare una multinazionaleha dato origine a tante impresequante erano i settori e i paesi<strong>di</strong> appartenenza. Questo metodoha permesso <strong>di</strong> avere gestioniseparate ed un maggiorcontrollo sui conti. Si è passatidal concetto <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>torecapitalista ed egoista, solo de<strong>di</strong>toal profitto nell’economiaclassica, alle cui competenze siè aggiunto il fattore organizzazione(con l’economista AlfredMarshall) fino all’impren<strong>di</strong>tore“etico” <strong>di</strong> cui Muhammad Yonus(fondatore della GrameenBank in Bangladesh, la bancaetica o banca dei poveri) ne èl’esponente più importante.Fondamentale è dotarsi <strong>di</strong> unacultura economica che abbracciil marketing, il controllo <strong>di</strong>gestione, con un occhio allaconcorrenza e poi Basta unirei puntini. Valori quali l’etica,la <strong>di</strong>sciplina e la gestione con ifornitori locali possono portaread una visione complessivalungimirante. E tutto ciò senzarinunciare alla propria vita privataed al tempo libero!!!Al giorno d’oggi l’impren<strong>di</strong>toredeve sviluppare una elevatacapacità <strong>di</strong> adattamento agliimprevisti e far fronte all’informazioneasimmetrica del mercatose vuole sviluppare la suaimpresa. L’esigenza <strong>di</strong> adottareun “piano b”, <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificare,<strong>di</strong> ricercare nuovi mercati ointraprendere un nuovo corebusiness sta <strong>di</strong>ventando un’esigenza.Significativa è la presenzaitaliana all’estero, orientataverso i paesi dell’est e asiatici,in cui l’accesso ai nuovi mercaticontinua a essere il principalevantaggio, specialmente, neisettori dell’industria, della logisticae per il costo del lavoro.Gli accor<strong>di</strong> commerciali e lejoint-venture rappresentano lemodalità organizzative <strong>di</strong>versedal controllo più adottate dallemultinazionali.Come può, dunque, l’impren<strong>di</strong>tore,mantenere la red<strong>di</strong>tivitàin perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> crisi? Come conciliarei tempi tra i pagamentie gli incassi e mantenere la liqui<strong>di</strong>tà?Come <strong>di</strong>stricarsi tra lemille <strong>di</strong>fficoltà nel fare impresa?A tali domande l’impren<strong>di</strong>toredeve dare delle risposte e convivereperennemente con questeproblematiche, perché da qualchetempo è così che si fa impresa.È palese che nei perio<strong>di</strong><strong>di</strong> recessione chi percepisce unsalario ha minore sentore dellacrisi subisce il d<strong>anno</strong> minorese l’azienda è solida e resiste,altrimenti rischia la per<strong>di</strong>ta delposto <strong>di</strong> lavoro. Senza contareche un’azienda florida aiuta lacollettività con il pagamentodelle tasse.Essere impren<strong>di</strong>tori è un privilegioed un onere per pochi.Solo per coloro che non sonoancorati a preconcetti monoliticima mirano ad orizzontiampi e globali con uno spiritoalla gabbiano Jonathan Livingstone.OC - 23