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numero 5 anno 2012 - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio

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tecipata, le Agende 21 Locali, la ResponsabilitàSociale d’Impresa oppure i Tavoli <strong>di</strong> confrontofra imprese e comunità locali, che possono esserepromossi sia da Amministrazioni locali cheda altri attori sociali, economici o <strong>di</strong> tipo volontario,al fine <strong>di</strong> agevolare la partecipazione dellacomunità. Nonostante vengano utilizzate tecnichemutuate dall’ambito aziendale e finalizzatealla facilitazione <strong>di</strong> processi partecipativi qualiScenario Workshop, la Open Space Technology, olo stesso PCM, tuttavia il limite che si riscontranon è tanto quello gestionale, ma spesso quellodella non obbligatorietà dell’attuazione <strong>di</strong> quantorisultato in sede <strong>di</strong> tavolo partecipativo, cosìda implementare cose <strong>di</strong>fferenti dalle aspettativeattese. Ciò che può realizzarsi è dunque una conflittualità,che seppur fisiologica ad ogni processo<strong>di</strong> cambiamento organizzativo, necessità <strong>di</strong>adeguate capacità gestionali. Alcune forme <strong>di</strong><strong>di</strong>ssenso organizzato come, ad esempio, i comitatitematici contrari ad un progetto, secondola logica NIMBY (not in my back yard), sonoun in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> criticità che segnala la necessità<strong>di</strong> rafforzare il <strong>di</strong>alogo e la fiducia fra le partial fine <strong>di</strong> evitare una conflittualità eccessiva chepotrebbe impe<strong>di</strong>re il processo <strong>di</strong> cambiamento.Un’ulteriore criticità può essere rappresentata dauna errata interpretazione del significato <strong>di</strong> sviluppoendogeno. Infatti, posta la necessità chelo sviluppo nasca dalla comunità locale <strong>di</strong> riferimentoe che questa partecipi attivamente allasua realizzazione, non significa che un territoriodebba chiudersi in se stesso. Nessuna area puògenerare sviluppo endogeno senza tenere conto<strong>di</strong> un ambiente macroeconomico che apportaun contributo non in<strong>di</strong>fferente; a tal propositoil programma LEADER e la rete italiana deiGAL, oltre che l’utilizzo <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> comunicazioneinformale e <strong>di</strong> reti tematiche mon<strong>di</strong>aliaccessibili attraverso la rete internet, sono mezziin<strong>di</strong>spensabili per attuare quel meccanismo teorico-praticodel glocal thinking, e per stimolarecomportamenti virtuosi e meccanismi <strong>di</strong> emulazionein grado <strong>di</strong> promuovere anche altri territori.In conclusione, per poter avviare ed ottenererisultati sul territorio, appare necessario - anchein considerazione delle evidenze riportate - cheesista e si rafforzi in tutti gli operatori/attori delTerritorio quel senso <strong>di</strong> consapevolezza attuativae <strong>di</strong> capacità prospettica che se anche non <strong>di</strong>sponibiliin tutti - decisori e attuatori - possanoessere riconosciuti e posti al centro delle scelte<strong>di</strong> sviluppo territoriale. Solo uscendo dalle posizionisingole e guardando insieme i problemi delTerritorio, sarà così possibile in<strong>di</strong>viduare le viemigliori <strong>di</strong> azione.13 - Il processo si attiva a partire dalla definizione dell’albero dei problemi, poi trasformato in albero degli obiettivi,fino alla rappresentazione attraverso la matrice d’impatto e <strong>di</strong> correlazione, degli effetti <strong>di</strong> quanto si intende realizzaresui <strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong> intervento.14 - Qui sorge, infatti, una <strong>di</strong>stinzione fra i Patti territoriali prima trattati ed i Gruppi <strong>di</strong> Azione Locale (GAL), nei qualile persone giocano un ruolo più attivo andando a gestire anche fasi operative del progetto, maturando dunque unaconsapevolezza maggiore rispetto al loro ruolo all’interno <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> sviluppo; Silvia Sivini - Seminario internazionale:Limiti e potenzialità dei processi <strong>di</strong> governance locale - Arcavacata 2003Riferimenti Bibliografici- Bottazzi G., Programmazione negoziata in Sardegna: sviluppo locale tra coor<strong>di</strong>namento e programmazionedal basso - Azioni <strong>di</strong> sistema per la Pubblica Amministrazione 2003;- Calori A. Cecatiello R., Esperienze e prospettive <strong>di</strong> sviluppo locale - Milano 2007;- Capano G., Giuliani M., Dizionario <strong>di</strong> politiche pubbliche - NIS Roma 1996;- Dematteis G., Convegno: Sviluppo locale e sostenibilità tra teoria e pratica - 2003;- Eckart M., Cooperative Governance - a multi-perspective exploration on the strategic <strong>di</strong>rection andcontrol of cooperative groups. Dissertation, University of St. Gallen 2006;- EuropeAid Cooperation Office, Project Cycle Management Guidelines - Marzo 2004;- Fadda S., Governance e Sviluppo Territoriale - Azioni <strong>di</strong> sistema per la Pubblica Amministrazione2003;- Freire P., La pedagogia degli oppressi - EGA E<strong>di</strong>tore 2002;- Garofoli G., Sviluppo locale e governance - Azioni <strong>di</strong> sistema per la Pubblica Amministrazione 2003;- Hill, C.J., Lynn L.E. Jr., Is Hierarchical Governance in Decline? Evidence from Empirical Research -Journal of Public Administration Research and Theory 2004;- Magnaghi A., Rappresentare i luoghi meto<strong>di</strong> e teorie - Allinea 2001;- Peters G.B., Pierre, J., Governance without Government? Rethinking Public Administration - Journal ofPublic Administration Research and Theory 1998;- Tommasoli M., Lo sviluppo partecipativo - Carocci E<strong>di</strong>tore, Aprile 2001.OC - 45

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