Fig.1 - Ns. Rielaborazione sul modello PCMsi presenterà la necessità <strong>di</strong> rivederee rimodulare alcune azioniche “sulla carta” sembravanoidonee, ma che dal punto <strong>di</strong>vista pratico presentano talune<strong>di</strong>fficoltà. Una volta ottenutii risultati dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilitàed eventualmente dopoaver corretto gli scostamentirilevati, il passaggio successivosarà quello <strong>di</strong> realizzare il PianoStrategico <strong>di</strong> Sviluppo. In questafase, viene sposata appienola metodologia del ProjectCycle Management, strumentomolto utile ai fini della correttae completa stesura del pianostrategico, in quanto idoneo afar comprendere l’evoluzionedel progetto secondo una logicacircolare 13 . In questa fase,toriale; nella figura viene presentata un percorso<strong>di</strong> azione che - confrontandosi con le <strong>di</strong>mensionichiave presenti in qualsiasi progetto <strong>di</strong> svilup-verificando la coerenza del Piano Strategico ri-il monitoraggio (in itinere), fungerà da feedbackpo territoriale - esprime attraverso un approccio spetto a quanto definito nelle fasi precedenti esequenziale la logica <strong>di</strong> un possibile modello <strong>di</strong> rispetto ai risultati dello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità.intervento <strong>di</strong> sviluppo locale, nel quale evidenti Seguono, dunque, le fasi <strong>di</strong> conversione delleappaiono le relazioni <strong>di</strong> mutuo collegamento. Il istanze presentate in progetti concretamentemodello del Project Cycle Management - accre<strong>di</strong>tatonel 1992 dalla Commissione Europea quale entrambi i casi il monitoraggio sarà comunquerealizzabili e quin<strong>di</strong> l’attuazione degli stessi. Inmetodologia per lo stu<strong>di</strong>o, la realizzazione ed il presente al fine <strong>di</strong> assicurare la coerenza rispettomonitoraggio <strong>di</strong> progetti aderenti agli obiettivi al Piano Strategico e l’eventuale revisione deglidella Commissione stessa - è stata la base per la aspetti più marginali del progetto. La fase finaleè rappresentata dall’au<strong>di</strong>t esterno che avràrielaborazione del modello <strong>di</strong> sviluppo localepresentato. Partendo dal PCM, il modello in oggettovuole porre il suo focus sulla fase ideativa e progetto realizzato rispetto agli obiettivi attesi,il compito <strong>di</strong> verificare gli effettivi risultati delsu quella <strong>di</strong> monitoraggio.eventualmente fornendo informazioni utili perNello schema presentato, la con<strong>di</strong>cio sine qua i futuri progetti.non per intervenire in modo efficace sullo sviluppo<strong>di</strong> un territorio e per stimolarne il muta-Il modello presentato presenta indubbiamente4. Limiti ed opportunità <strong>di</strong> azionemento sociale è dunque la raccolta delle istanze talune criticità, la prima delle quali fa riferimentoalle modalità organizzative dello sviluppo,dal basso, attraverso la costituzione <strong>di</strong> TavoliPartecipativi che riuniscano tutte le espressioni ossia alle tematiche <strong>di</strong> governance <strong>di</strong>scusse. Ladella comunità locale, a partire dai comitati costituitiad hoc per la salvaguar<strong>di</strong>a del territorio, utilizzare un approccio <strong>di</strong> sviluppo partecipatoconcertazione, nel momento in cui si decide <strong>di</strong>passando per le imprese, le associazioni, i sindacati,fino ai gruppi informali. Sin dal principio imprescin<strong>di</strong>bile, ma da saper gestire. Ciò che av-secondo una logica bottom up, è una con<strong>di</strong>zioneè utile tenere presente la necessità <strong>di</strong> verificare viene, ad esempio, nella prima parte del modello,in cui si afferma la necessaria connessione fraex ante la fattibilità delle proposte avanzate insede <strong>di</strong> tavoli partecipativi, per cui una volta definitele aree <strong>di</strong> priorità sulle quali operare ed in-possibile riportato anche nelle fasi successive allaEnte e Comunità locale, dovrebbe essere il più<strong>di</strong>viduate le azioni da realizzare, sarà necessario raccolta delle istanze locali. Tuttavia questo nonavviare uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> fattibilità, al fine <strong>di</strong> comprenderese l’intervento <strong>di</strong> sviluppo sia sosteni-attori che h<strong>anno</strong> seguito la fase concertativa nonsempre avviene, poiché può accadere che alcunibile non solo dal punto <strong>di</strong> vista economico, ma seguano quella <strong>di</strong> gestione14. Esistono anche altristrumenti meno formali (in quanto non pre-anche da quello sociale ed ambientale. Durantequesta fase il collegamento con i tavoli partecipativisarà molto forte in quanto probabilmente o dei PIT quali i Laboratori <strong>di</strong> Urbanisticavisti da una normativa) e più flessibili dei GALPar-44 - OC
tecipata, le Agende 21 Locali, la ResponsabilitàSociale d’Impresa oppure i Tavoli <strong>di</strong> confrontofra imprese e comunità locali, che possono esserepromossi sia da Amministrazioni locali cheda altri attori sociali, economici o <strong>di</strong> tipo volontario,al fine <strong>di</strong> agevolare la partecipazione dellacomunità. Nonostante vengano utilizzate tecnichemutuate dall’ambito aziendale e finalizzatealla facilitazione <strong>di</strong> processi partecipativi qualiScenario Workshop, la Open Space Technology, olo stesso PCM, tuttavia il limite che si riscontranon è tanto quello gestionale, ma spesso quellodella non obbligatorietà dell’attuazione <strong>di</strong> quantorisultato in sede <strong>di</strong> tavolo partecipativo, cosìda implementare cose <strong>di</strong>fferenti dalle aspettativeattese. Ciò che può realizzarsi è dunque una conflittualità,che seppur fisiologica ad ogni processo<strong>di</strong> cambiamento organizzativo, necessità <strong>di</strong>adeguate capacità gestionali. Alcune forme <strong>di</strong><strong>di</strong>ssenso organizzato come, ad esempio, i comitatitematici contrari ad un progetto, secondola logica NIMBY (not in my back yard), sonoun in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> criticità che segnala la necessità<strong>di</strong> rafforzare il <strong>di</strong>alogo e la fiducia fra le partial fine <strong>di</strong> evitare una conflittualità eccessiva chepotrebbe impe<strong>di</strong>re il processo <strong>di</strong> cambiamento.Un’ulteriore criticità può essere rappresentata dauna errata interpretazione del significato <strong>di</strong> sviluppoendogeno. Infatti, posta la necessità chelo sviluppo nasca dalla comunità locale <strong>di</strong> riferimentoe che questa partecipi attivamente allasua realizzazione, non significa che un territoriodebba chiudersi in se stesso. Nessuna area puògenerare sviluppo endogeno senza tenere conto<strong>di</strong> un ambiente macroeconomico che apportaun contributo non in<strong>di</strong>fferente; a tal propositoil programma LEADER e la rete italiana deiGAL, oltre che l’utilizzo <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong> comunicazioneinformale e <strong>di</strong> reti tematiche mon<strong>di</strong>aliaccessibili attraverso la rete internet, sono mezziin<strong>di</strong>spensabili per attuare quel meccanismo teorico-praticodel glocal thinking, e per stimolarecomportamenti virtuosi e meccanismi <strong>di</strong> emulazionein grado <strong>di</strong> promuovere anche altri territori.In conclusione, per poter avviare ed ottenererisultati sul territorio, appare necessario - anchein considerazione delle evidenze riportate - cheesista e si rafforzi in tutti gli operatori/attori delTerritorio quel senso <strong>di</strong> consapevolezza attuativae <strong>di</strong> capacità prospettica che se anche non <strong>di</strong>sponibiliin tutti - decisori e attuatori - possanoessere riconosciuti e posti al centro delle scelte<strong>di</strong> sviluppo territoriale. Solo uscendo dalle posizionisingole e guardando insieme i problemi delTerritorio, sarà così possibile in<strong>di</strong>viduare le viemigliori <strong>di</strong> azione.13 - Il processo si attiva a partire dalla definizione dell’albero dei problemi, poi trasformato in albero degli obiettivi,fino alla rappresentazione attraverso la matrice d’impatto e <strong>di</strong> correlazione, degli effetti <strong>di</strong> quanto si intende realizzaresui <strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong> intervento.14 - Qui sorge, infatti, una <strong>di</strong>stinzione fra i Patti territoriali prima trattati ed i Gruppi <strong>di</strong> Azione Locale (GAL), nei qualile persone giocano un ruolo più attivo andando a gestire anche fasi operative del progetto, maturando dunque unaconsapevolezza maggiore rispetto al loro ruolo all’interno <strong>di</strong> processi <strong>di</strong> sviluppo; Silvia Sivini - Seminario internazionale:Limiti e potenzialità dei processi <strong>di</strong> governance locale - Arcavacata 2003Riferimenti Bibliografici- Bottazzi G., Programmazione negoziata in Sardegna: sviluppo locale tra coor<strong>di</strong>namento e programmazionedal basso - Azioni <strong>di</strong> sistema per la Pubblica Amministrazione 2003;- Calori A. 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