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IntersezioniUna nuova serie sui sette vizi capitali nella collana più eterodossadel <strong>Mulino</strong>Alzi la mano chi sa recitarli di f<strong>il</strong>a. I sette vizi, o peccati, capitalisono come i nomi dei sette nani: se provate a enumerarlisulle dita, ce n’è sempre uno che sfugge.Eppure sono lì, lemmi di un vocabolario dellacoscienza che attraversa le epoche, stellenere nell’universo della colpa. Superbia, avarizia,lussuria, ira, gola, invidia, accidia. Nelmondo greco designavano gli «abiti del male»,nel mondo giudaico-cristiano tracciavano lamappa dell’immoralità. E oggi? Cosa conservanodel loro carattere arcaico tragico erischioso? Forse possono essere r<strong>il</strong>etti in vestenuova, e assorbiti nel registro terapeuticodella psicologia e della psicoanalisi?Una nuova serie di «Intersezioni» ideata daCarlo Galli si interroga sui sette vizi capitali,misurandone certo la densità storica, masoprattutto portando la riflessione anche al difuori dal codice religioso-tradizionale in cuisono sorti per riscoprirli come passioni permanentidell’uomo, espressione della suapossib<strong>il</strong>ità di scegliere fra bene e male.Della serie escono ora i primi tre volumi, chepresentiamo qui, dedicati alla superbia, all’accidiae alla gola. Seguiranno: Avarizia di StefanoZamagni, Lussuria di Giulio Giorello, Ira diRemo Bodei e Invidia di Elena Pulcini.Laura Bazzicalupo si confronta innanzituttocon la Superbia. La passione dell’essere(pp. 168, € 12). Chi sono oggi i superbi? Ilpresuntuoso che parla senza ascoltare, e hasempre ragione; <strong>il</strong> borioso che ha soldi epotere, e a cui tutto pare dovuto; <strong>il</strong> vanitosobello e irraggiungib<strong>il</strong>e, concentrato sul propriocorpo. In questi esseri meschini, che sono gliodierni superbi, sembra diffic<strong>il</strong>e rintracciarequalcosa del bellissimo Lucifero che si ribellaa Dio, o della tracotanza di Prometeo cheruba <strong>il</strong> fuoco o degli eroi omerici puniti daglidei per la loro temerarietà e ambizione. Lasuperbia occupa, nella gerarchia dei vizi, unposto speciale, ne è la regina perché radicatanella condizione originaria dell’uomo comemale ambiguo, come desiderio di conoscerema al tempo stesso di eccedere la misura. Illibro ci avvicina ai grandi superbi della culturaoccidentale: da Adamo ed Eva ai tiranni prigionieridelle ideologie, fino ai protervi paladinidella tecnoscienza che manipola la vita, e alle figure banalmentearroganti dei nostri tempi. Con un interrogativo: lasuperbia ha definitivamente abdicato al suo senso eroico infavore della vanità e del narcisismo?Accidia. La passione dell’indifferenza(pp. 194, € 12) di Sergio Benvenuto parladi un «vizio» che non è solo pigrizia maanche tristezza, sconforto, inquietudine,indifferenza, noia, e soprattutto depressione.Se nasce come peccato capitale nella visionereligiosa, l’accidia diventa malattia psichiatricanella visione laica e moderna.Come è rappresentato nell’interpretazioneoccidentale questo male dell’anima? Dall’ascesidel monaco medievale allo spleen deldandy Baudelaire, dalla malinconia romanticadi Leopardi alla noia di vivere di certi personaggidella letteratura russa come Oblomovo gli anti-eroi di Cechov, dall’angosciaesistenzialista di Heidegger, Sartre, Camus alvuoto oscuro e maligno nella mente deldepresso dei nostri tempi, che chiede aiutoalla psicoanalisi ma anche agli psicofarmaci:un viaggio nelle rassomiglianze di umoriimparentati ma non identici, annodati dal f<strong>il</strong>ocomune di uno scacco, di una mancanza, diuna noncuranza rispetto al mondo e all’altro,che l’uomo vive in ogni epoca come tentazionedolorosa e devastante.La Gola. La passione dell’ingordigia(pp. 136, € 12), di cui ci parla Francesca Rigotti,è <strong>il</strong> vizio che si vede, perché inscritto nellacarne, oltre che nell’anima: cosa si può direche non sia già stato detto sulla gola, sul vizioche con la sua diffusione planetaria è alla basedel fenomeno dell’obesità globale o «globesity»,come viene chiamata l’epidemia mondialedel sovrappeso? Si possono <strong>il</strong>lustrare, accantoai caratteri tradizionalmente attribuiti a questopeccato, tutti gli aspetti moderni che l’hannomodificato, attraverso gli eccessi del fastfood e della McDonaldizzazione da un lato, ela ricerca dello slow food, del cibo genuino,biologico dall’altro. Il libro ripercorre le vicendedell’ingordigia, dagli smisurati e tragici banchettidel mondo antico ai menu del commissarioMontalbano, dagli abusi gastronomici delletavole imperiali all’insaziab<strong>il</strong>e ingurgitare diPantagruele. Se <strong>il</strong> rapporto col cibo è semprestato diffic<strong>il</strong>e, ancor più diffic<strong>il</strong>e è trovare unamisura tra concessione e proibizione. Ma poipeccato o malattia? Vizio volontario o predisposizione genetica,come si chiedono oggi dietologi e medici?3

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