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la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senatomensile, anno iiiMilanon.7 – luglio/agosto 2011UTOPIAG. Camillo:e il teatrodella memoria<strong>di</strong> gianluca montinaroSETTECENTOUna pittorescametafora umana:i miti dell’asino<strong>di</strong> annette popel pozzoILLUSTRANDOLa Nausikaa <strong>di</strong>G. de Latenayuna (ri)scoperta<strong>di</strong> mauro nastiCARTEGGI“Aria d’Italia”tra Malaparte eDaria Guarnati<strong>di</strong> laura mariani contie matteo nojaIL SAPEREBuffon,un ricercatonaturalista<strong>di</strong> arianna calò


la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato - MilanoMENSILE DI BIBLIOFILIA – ANNO III – N.7/25 – MILANO, LUGLIO/AGOSTO 2011Sommario41219263350L’Utopia: prìncipi e princìpi“L’IDEA DEL TEATRO”,UTOPIA DELLA MEMORIA<strong>di</strong> Gianluca MontinaroBvS: dal Fondo AnticoL’ASINO PITTORESCODEL SETTECENTO<strong>di</strong> Annette Popel PozzoBvS: dall’Archivio MalaparteDARIA GUARNATI E LE SUEEDIZIONI “ARIA D’ITALIA”<strong>di</strong> Laura Mariani Contie Matteo NojaBvS: il libro illustratoGASTON DE LATENAY,UN ARTISTA DA SCOPRIRE<strong>di</strong> Mauro NastiIN SEDICESIMO - Le rubricheIL TEATRO DI VERDURA,CATALOGHI, SPIGOLATURE,L’INTERVISTA D’AUTORE,RECENSIONI, MOSTREBvS: un e<strong>di</strong>tore dell’OttocentoL’ELVETICA DI CAPOLAGOE QUELLE EDIZIONI“ALLA MACCHIA”<strong>di</strong> Beatrice Porchera556066727680BvS: rarità per bibliofiliL’ELEGANTE HISTOIRENATURELLE DEL CONTEDI BUFFON<strong>di</strong> Arianna CalòBvS: dal Fondo Impresa“CIVILTÀ DELLE MACCHINE”DALLA RICOSTRUZIONEAL BOOM<strong>di</strong> Giacomo CorvagliaBvS: un e<strong>di</strong>tore del NovecentoSCHEIWILLER,DUE GENERAZIONIDI EDITORI A MILANO<strong>di</strong> Paola Maria FarinaBvS: una Storia e<strong>di</strong>torialeI SALANI, EDITORIFIORENTINI CONLA PASSIONE PER DANTE<strong>di</strong> Valentina ContiBvS: nuove schedeRECENTI ACQUISIZIONIDELLA BIBLIOTECADI VIA SENATOLa pagina dei lettoriBIBLIOFILIAA CHIARE LETTERE


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 5L’Utopia: prìncipi e princìpi“L’IDEA DEL TEATRO”,UTOPIA DELLA MEMORIAGiulio Camillo e l’arte mnemotecnica rinascimentaleGIANLUCA MONTINAROIn un celebre racconto, Isidoro Funés, o della memoria,Jorge Luis Borges immagina una mente, quella delprotagonista, il giovane Funés, capace <strong>di</strong> ricordaretutto: dalle nozioni più complesse ai fatti più insignificanti.Dietro questa fantasia ossessiva si cela l’interessedel bibliotecario Borges per l’arte della memoria, omnemotecnica, cioè quel sistema generale e insieme <strong>di</strong>tecniche volte a sostenere la memoria per farle acquisireil più ampio sapere possibile.Su quest’arte quasi magica, capace <strong>di</strong> elevare un insiemenozionistico a sistema gnoseologico, esiste un corpusabbastanza <strong>di</strong>screto <strong>di</strong> trattati, fin dall’epoca romana.Molti fra essi si possono annoverare fra i testi componentiil canone dell’utopia per la tensione allo sguardocomplessivo che li anima, per la forzainnovativa che li sottende, per laconvinzione <strong>di</strong> poter sussumere tuttoil sapere nell’Uno. Nell’ambitodelle collezioni antiche conservatepresso la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> SenatoA sinistra: Frontespizio <strong>di</strong> GiulioCamillo, L’idea del theatro dell’eccellen.M. Giulio Camillo. In Fiorenza 1550(Stampato in Fiorenza appressoLorenzo Torrentino impressorducale del mese d’aprile l’anno 1550.Con privilegi ...).A destra: Tiziano Vecellio (1488/90-1576), L’orazione <strong>di</strong> Alfonso d’Avalos,1540, Museo del Prado, Madridspicca un testo mnemotecnico importantissimo: L’ideadel theatro <strong>di</strong> Giulio Camillo («stampato in Fiorenzaappresso Lorenzo Torrentino impressor ducale delmese d’aprile l’anno 1550», con la curatela <strong>di</strong> LodovicoDomenichi).La ricerca e gli stu<strong>di</strong> sulla memoria erano materia<strong>di</strong> interesse già presso gli antichi i quali ponevano grandecura nell’esercitare l’arte del ricordo. Anche i trattati<strong>di</strong> retorica de<strong>di</strong>cavano a essa una particolare attenzione.Cicerone e Quintiliano consigliavano <strong>di</strong> collegare mentalmentele “cose” precise da ricordare a loci (luoghi fisiciveri e propri) dei quali chiaramente si <strong>di</strong>stinguano parti esezioni (per esempio e<strong>di</strong>fici architettonici,con le loro <strong>di</strong>verse e or<strong>di</strong>natestrutture) entro cui collocareuna serie <strong>di</strong> immagini capaci <strong>di</strong> richiamare,tramite associazione, gli“oggetti” al posto dei quali essecompaiono. E’ l’anonimo manuale<strong>di</strong> retorica Ad Herennium a contenerela descrizione più completa <strong>di</strong> taletecnica, essenziale soprattutto aglioratori per tenere a mente i <strong>di</strong>scorsi;altrettanto importanti risultano altridue testi: il De oratore <strong>di</strong> Ciceronee l’Institutio oratoria <strong>di</strong> Quintiliano.Durante il Me<strong>di</strong>oevo, invece, lamnemotecnica si orientò secondouna prospettiva combinatoria e, piùche uno strumento per facilitare il


6 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011De<strong>di</strong>ca del curatore Lodovico Domenichi al <strong>di</strong>plomaticospagnolo Diego Hurtado de Mendozaricordo, <strong>di</strong>venne un momento <strong>di</strong> sintesi <strong>di</strong> tutte le formee contenuti del sapere. Fu soprattutto al filosofo catalanoRaimondo Lullo (1235-1315) che si deve quest’in<strong>di</strong>rizzo,chiaramente ispirato alla cabala ebraica.Ma è nel Rinascimento che l’arte della memoriaraggiunge il suo massimo splendore, incontrandosi efondendosi con le correnti neoplatoniche ed ermeticheche percorrevano le sofisticate corti europee. Nel 1482Jacopo Publicio pubblica, a Venezia, il suo Oratoriae artisepitome a cui è annessa, come appen<strong>di</strong>ce un’Ars Memorativa.Seguono, negli anni successivi, la Phoenix sive artificiosamemoria (Venezia, 1491) <strong>di</strong> Pietro da Ravenna ela Congestorium artificiosa memoriae (1520 e poi, tradottoda Ludovico Dolce, Venezia 1533) <strong>di</strong> Johannes Romberch.Fra i testi pubblicati nella seconda metà del Cinquecentovale la pena ricordare il Thesaurus artificiosaememoriae <strong>di</strong> Cosmo Rosselli (Venezia, 1579), la Plutosofia<strong>di</strong> Filippo Gesualdo (Padova, 1592) e l’Ars reminiscen<strong>di</strong>(Napoli, 1602) <strong>di</strong> Giovan Battista Della Porta. AncheGiordano Bruno si interessa alla mnemotecnica,con due trattati stampati durante il primo soggiorno parigino,nel 1582: il De umbris idearum e il Cantus Circaeus(«Quest’arte non serve soltanto ad acquisire una semplicetecnica mnemonica, ma apre anche la <strong>via</strong> e introducealla scoperta <strong>di</strong> numerose facoltà» scrive Bruno). PerBruno l’architettura mentale alla quale occorre dar vita èarticolata in una serie <strong>di</strong> cinque ruote concentriche (ispiratea Lullo), ciascuna delle quali, <strong>di</strong>visa in trenta parti,reca lettere dell’alfabeto latino, greco ed ebraico, sud<strong>di</strong>visea loro volta in cinque settori. Su esse vanno <strong>di</strong>stribuitementalmente le immagini dei trentasei decani dellozo<strong>di</strong>aco, dei quarantanove pianeti, del Draco Lunae edelle ventotto mansiones della luna, oltre a altre trentaseiimmagini sparse. L’insieme rappresenta la volta celestacon i relativi influssi astrologici. Il girare delle ruote permetteogni possibile intreccio (per la cifra astronomica<strong>di</strong> oltre 505 milioni <strong>di</strong> permutazioni).Il mago che si impadronisse <strong>di</strong> questo sistema nonsolo aumenterebbe la propria capacità <strong>di</strong> ricordare, maavrebbe impresso in sé, controllandolo, (secondo ilprincipio d’unità che tutto è in tutto e che il caoticomondo subceleste degli elementi è governato dal mondosovraceleste) l’intero insieme delle forze celesti intutte le sue forme sempre cangianti. Insomma la mnemotecnicaassurge, nelle intenzioni, a <strong>di</strong>venire «non unasemplice tassonomia del mondo ma lo strumento essenzialeper la sistematizzazione del sapere, il palinsesto generaledella percezione cognitiva, la cifra che schiude ilpiù recon<strong>di</strong>to segreto dell’universo» 1 e quin<strong>di</strong> i significatisegreti nascosti, l’essenza delle cose, la conoscenzastessa.Dell’autore de L’idea del theatro - Giulio CamilloDelminio - non si conosce molto. La sua figura e le suegesta sfumano nella leggenda: le fonti sulla sua vita sonodue biografie scritte nel XVIII secolo da Federigo Altane Giorgio Liruti. Nato probabilmente a Portogruaronel 1480, e morto a Milano nel 1544 in circostanze misteriose(forse assassinato), Giulio Camillo è una figurapoliedrica: filosofo e letterato, umanista ed eru<strong>di</strong>to, notoanche come buon rimatore, commentatore e autore


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 7L’Idea del Theatro <strong>di</strong> Giulio Camillo<strong>di</strong> vari scritti (alcuni ancora ine<strong>di</strong>ti) fra cui un trattatosull’imitazione nell’arte.Dopo aver stu<strong>di</strong>ato presso l’università <strong>di</strong> Padova, side<strong>di</strong>ca a insegnare eloquenza e logica. Nel 1508 fonda aPordenone l’Accademia Li<strong>via</strong>na. In seguito si trasferiscea Venezia ove stringe amicizia con Pietro Bembo, PietroAretino e Tiziano, conoscendo anche Erasmo da Rotterdamil quale lo ricorda nella sua opera Ciceronianus,attribuendogli eccellenti doti <strong>di</strong> oratore. Imbevuto dalclima cabalistico-esoterico che si respira a Venezia si de<strong>di</strong>caad approfon<strong>di</strong>re lo stu<strong>di</strong>o della lingua ebraica e dellelingue orientali, del pitagorismo e del neoplatonismo.Nel 1519, in occasione <strong>di</strong> un <strong>via</strong>ggio a Roma, conosce ilcar<strong>di</strong>nale Egi<strong>di</strong>o da Viterbo, uno dei più gran<strong>di</strong> cabalisticristiani e probabile autore della celebre e misteriosaHypnerotomachia Poliphili.In questi anni matura, sulla spinta dei suoi interessiretorico-oratori, mnemotecnici ed ermetico-cabalistici,dapprima l’idea d’una enciclope<strong>di</strong>a delle scienzeorganizzata secondo l’armonia del corpo umano e,infine, l’idea <strong>di</strong> un teatro, <strong>di</strong> un vero teatro ligneo - inscala ridotta - <strong>di</strong> stile vitru<strong>via</strong>no, come proiezionereale dell’arca della memoria.In esso Giulio Camillo intende rappresentare, per“luoghi” materiali, una vera topica o alfabeto universalecomprensivo <strong>di</strong> tutte le arti e le scienze, che, visualizzateper mezzo <strong>di</strong> simboli e memorizzate in cartigli<strong>di</strong>stribuiti in sette or<strong>di</strong>ni o gra<strong>di</strong>, avrebbero costituitouna summa para<strong>di</strong>gmatica dello scibile e una<strong>via</strong> spe<strong>di</strong>ta a cogliere e impossessarsi <strong>di</strong> ogni più minutanozione. Questo “e<strong>di</strong>ficio della memoria”avrebbe dovuto rappresentare in una visione unitariala serie organica e armonica dell’universo, cabalisticamentesud<strong>di</strong>viso in mondo sovraceleste, celeste esublunare. Sefirot e idee platoniche avrebbero costituitoi “luoghi eterni” della memoria, i veri modelliprimor<strong>di</strong>ali della retorica garantiti dalla ontologiamisterica. Come si vede, Giulio Camillo insegue ilsogno <strong>di</strong> unificare cose parole e arti in una enciclope<strong>di</strong>adel sapere, ch’egli intende proiettare ad extra inuna memoria materializzata nelle forme d’una “fabrica”artificiale e organizzata in un sistema <strong>di</strong> luoghi rigorosamenteor<strong>di</strong>nati. Questa sistemazione dello scibile,condotta secondo i principi della retorica classicae della memoria artificiale, deve costituire perGiulio Camillo la novità mirabile ed arcana, la chiaveuniversale con cui attingere con somma facilità ognilinguaggio e ogni scienza. Alla costruzione e al perfezionamento,mai concluso, <strong>di</strong> tale “fabrica” GiulioCamillo impegnerà tutta la vita, alla ricerca continuadel concreto patrocinio <strong>di</strong> un mecenate. 2Nel 1521 è a Bologna, da dove intrattiene rapportiepistolari con Bembo e quin<strong>di</strong> a Genova dove, secondola testimonianza <strong>di</strong> Sebastiano Fausto da Longiano, nellacasa <strong>di</strong> Stefano Sauli, posta «in quel piacevolissimocolle sopra il mare», che Giulio Camillo «ritrovò, principiò,e terminò con la scorta del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> V. S. la Fabricadel suo Teatro». 3 Negli anni successivi <strong>via</strong>ggia fraVenezia e Bologna (ove assiste anche, nel 1530, alla inco-


8 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011“Il secondo grado del Theatro havera le porte sue <strong>di</strong>pinte<strong>di</strong> una istessa imagine, & questa sara un convivio”ronazione <strong>di</strong> Carlo V), sempre alla ricerca <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per lacostruzione materiale dell’e<strong>di</strong>ficio mnemotecnico. Ilprogetto, ormai noto negli ambienti intellettuali, gli attiralode ma anche invi<strong>di</strong>a e derisione. Francesco I <strong>di</strong>Francia, informato dal suo ambasciatore presso la Serenissima,si <strong>di</strong>mostra interessato al progetto e chiede aGiulio Camillo <strong>di</strong> raggiungerlo oltralpe per mostrargliun modello in scala dell’e<strong>di</strong>ficio della memoria. Giuntoa Parigi in compagnia <strong>di</strong> Girolamo Muzio, in mezzo asospetti e intrighi, ottiene u<strong>di</strong>enza, promettendo al sovrano,a patto del riserbo più assoluto, <strong>di</strong>renderlo sia in greco sia in latino oratore e poeta pariai più celebri antichi, impiegando una sola ora al giornoper brevissimo tempo, il tutto per 2.000 scu<strong>di</strong> d’oroannui. Di fatto, dopo due incontri, Giulio Camillone ottiene 600 per ritornare in patria, con l’impegno<strong>di</strong> portare a termine il teatro ad esclusivo go<strong>di</strong>mentodel re. Il forzato silenzio a cui in seguito Giulio Camillosi sentirà legato non si spiega se non con la precisarichiesta <strong>di</strong> prelazione sul “brevetto” da parte <strong>di</strong>Francesco I, a cui una questione <strong>di</strong> “scienza curiosa”dovette apparire del più grande interesse. 4Tornato quin<strong>di</strong> a Venezia, e coinvolto in una spiacevolepolemica con Erasmo da Rotterdam, continuanel suo lavoro, iniziando la stesura dell’Idea del Theatro,un trattato apologetico in <strong>di</strong>fesa dei propri stu<strong>di</strong> e delleproprie scoperte. Nel 1534 riparte per la Francia, circondatosempre da un’aurea <strong>di</strong> riverenza, mista ad accuse,neppure troppo larvate, <strong>di</strong> ciarlataneria. Nella capitalefrancese è protagonista <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o celebre. Ungiorno, in compagnia <strong>di</strong> altri gentiluomini (fra cui LuigiAlamanni e il car<strong>di</strong>nale Giovanni <strong>di</strong> Lorena), si reca invisita a un serraglio. All’improvviso, da una gabbia fuoriesceun leone. Nel generale parapiglia, Giulio Camillorimane immobile <strong>di</strong> fronte all’animale il quale, invece <strong>di</strong>assalirlo, «lo prese senza nocumento per le coscie, et conla lingua lo andava leccando». 5 La sua fama <strong>di</strong> mago, capace<strong>di</strong> ammansire anche le fere, cresce enormemente.Di quegli anni è anche un’opera intitolata De transmutatione.In essa Giulio Camillo scrive significativamente <strong>di</strong>una triplice trasmutazione: «la Divina, quella delle Paroleet quella ch’è pertinente alli Metalli». Tornato inItalia conosce, grazie a Girolamo Muzio, il governatore<strong>di</strong> Milano Alfonso d’Avalos il quale lo convince a entrareal suo servizio. E’ lo stesso Muzio a narrare i monologhi<strong>di</strong> Giulio Camillo col suo nuovo mecenate. Quando narradel suo teatro appare come «rapito in Spirito», possedutoda «una specie <strong>di</strong> furore quale descrivono i Poetidella Sibilla, o della Profetessa de’ tripo<strong>di</strong> d’Apolline».Alcuni mesi dopo, a Milano, muore misteriosamente(forse assassinato), lasciando tutte le sue opere ine<strong>di</strong>te.L’Idea del Theatro, unica testimonianza <strong>di</strong> tutti i suoi stu<strong>di</strong>mnemotecnici, sarà pubblicata sei anni più tar<strong>di</strong>.Nell’Idea del Theatro Giulio Camillo non comunicail segreto dell’effettivo funzionamento del sistema, rivelatoal solo Francesco I. Le parole <strong>di</strong> Camillo, suonanooscuramente allusive.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 9Mercurio Trismegisto <strong>di</strong>ce che il parlar religioso epien <strong>di</strong> Dio viene a esser violato quando gli sopravvienemoltitu<strong>di</strong>ne volgare. Laonde non senza ragione gliantichi in su le porte <strong>di</strong> qualunque tempio tenevano, o<strong>di</strong>pinta, o scolpita, una sphinga; et da cabalisti Ezechielvien chiamato propheta villano, per haver allaguisa d’huomo <strong>di</strong> villa scoperto tutto quello ch’eglihavea veduto. […] Passiam col nome del Signore a ragionardel nostro Theatro. 6L’idea <strong>di</strong> Delminio è quella <strong>di</strong> raccogliere conun’unica visione, <strong>di</strong>retta verso un unico luogo, tutto loscibile. Del modello mostrato al re <strong>di</strong> Francia non rimanetraccia ma sappiamo che lo spettatore entrava materialmentedentro un teatro ligneo: nella posizione <strong>di</strong> attore,dal palcoscenico, doveva guardare verso le gra<strong>di</strong>nate,gremite <strong>di</strong> figure e immagini. Uno spettatore, ViglioZwichem, lo descrive nei seguenti termini, scrivendoa Erasmo da Rotterdam:Dicono che quest’uomo ha costruito un certo anfiteatro,un lavoro <strong>di</strong> mirabile ingegno, dove, chiunquevi sia ammesso come spettatore, sarà in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorrere<strong>di</strong> ogni argomento con loquela non menofluente <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Cicerone. Pensai dapprima che sitrattasse <strong>di</strong> una favola finché non appresi su ciò <strong>di</strong> piùda Battista Egnazio. Si <strong>di</strong>ce che questo architetto abbiaraccolto su certi luoghi determinati tutto ciò chesu ogni argomento si trova in Cicerone... ed abbia<strong>di</strong>sposto certi suoi or<strong>di</strong>ni e gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> figure... con stupendolavoro e <strong>di</strong>vino ingegno. 7E continua in una lettera successiva:L’opera è in legno, segnata con molte immagini e gremita,in ogni parte, <strong>di</strong> piccole cassette; e vi sono <strong>di</strong>versior<strong>di</strong>ni e gra<strong>di</strong>. Egli ha assegnato il suo posto ad ognifigura ed ogni singolo ornamento, e mi ha mostratouna tal quantità <strong>di</strong> carte che, sebbene io abbia sempresentito che Cicerone è la più ricca fonte dell’eloquenza,<strong>di</strong>fficilmente avrei pensato prima che un autorepotesse contenere tanta roba o che dai suoi scritti sipotessero mettere assieme tanti volumi. Ti ho scrittoin precedenza il nome dell’autore, che si chiama GiulioCamillo. È balbuziente assai, e parla latino con<strong>di</strong>fficoltà, scusandosi col pretesto che lo scrivere continuogli ha fatto quasi perdere l’uso della parola. Si<strong>di</strong>ce, comunque, che sia <strong>di</strong> un qualche valore nell’usodel volgare, che ha insegnato in un certo periodo aBologna, a quel che <strong>di</strong>cono. Quando gli ho fatto delledomande circa il significato dell’opera, e il piano e irisultati - parlando con reverenza e come attonito davantia quel miracolo - mi ha messo innanzi certi scritti,e li ha letti in modo che dava risalto a numeri, clausolee a tutti gli artifici dello stile italiano, sia pure conqualche <strong>di</strong>suguaglianza a causa del suo impe<strong>di</strong>mentonel parlare. Si <strong>di</strong>ce che il re gli faccia premura perchétorni in Francia con la sua magnifica opera. Ma poichéera desiderio del re che tutto il materiale latinofosse tradotto in francese, e per questo già egli avevamesso al lavoro un interprete e uno scrivano, <strong>di</strong>sse <strong>di</strong>pensare che avrebbe <strong>di</strong>fferito il <strong>via</strong>ggio piuttosto cheesibire un’opera imperfetta. Egli chiama questo suoteatro con molti nomi, <strong>di</strong>cendo ora che è una mente eun’anima artificiale, ora che è un’anima provvista <strong>di</strong>finestre. Pretende che tutte le cose che la mente umanapuò concepire e che non si possono vedere conl’occhio corporeo, possono tutta<strong>via</strong>, dopo essere stateraccolte con attenta me<strong>di</strong>tazione, essere espresseme<strong>di</strong>ante certi simboli corporei in modo tale che l’osservatorepuò, all’istante, percepire con l’occhio tuttociò che altrimenti è celato nelle profon<strong>di</strong>tà dellamente umana. E appunto a causa <strong>di</strong> questa percezionecorporea lo chiama un teatro. Quando gli domandaise aveva scritto qualcosa a sostegno della sua opinione,poiché ci sono molti, oggi, che non approvanoquesto zelo nell’imitazione <strong>di</strong> Cicerone, rispose cheaveva scritto molto, ma aveva per il momento pubblicatopoco, salvo alcune cosette in italiano de<strong>di</strong>cate alre. Intendeva però pubblicare le sue opinioni sull’argomento,quando avesse potuto godere <strong>di</strong> qualchetranquillità e fosse terminata l’opera a cui stava de<strong>di</strong>candotutte le sue energie. Dice che ci ha speso già1500 ducati, benché il re sinora gliene abbia dati solo500. Ma attende dal re ampio compenso, quando abbiasperimentato i frutti del lavoro. 8Probabilmente articolato in sette or<strong>di</strong>ni, tagliatida altrettante corsie, il modello <strong>di</strong> Giulio Camillo ponevanel primo i sette pianeti. «L’intero sistema poggia, cabalisticamente,sui sette pilastri della Casa dalla sapienza<strong>di</strong> Salomone, sette “misure” destinate a ripetersi nel


10 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Tiziano Vecellio (1488/90-1576),Allegoria del Tempo governato dalla Prudenza, c. 1565,National Gallery, Londramondo sopraceleste delle sette Sefirot, dei sette angeli edelle idee platoniche, nel mondo celeste dei sette pianeti(posti al primo or<strong>di</strong>ne dei gra<strong>di</strong> e ognuno in corrispondenzaa una corsia) e nel mondo terrestre-elementare,che si svolgeva dal secondo al sesto grado». In tal modosarebbe stato rappresentato «in or<strong>di</strong>ne ascendente ilprocedere e l’espandersi della creazione dell’universonei successivi sta<strong>di</strong>, dalle eterne idee primigenie al mutevoleesplicarsi delle attività umane». 9Quest’alta et incomparabile collocazione fa non solamenteofficio <strong>di</strong> conservarci le affidate cose, parole, etarte, che a man salva ad ogni nostro bisogno informatiprima le potremo trovare; ma ci da anchor la verasapienza, ne’ fonti <strong>di</strong> quella venendo noi in cognitiondelle cose dalle cagioni et non dalli effetti. Il che, piùchiaramente esprimeremo con uno esempio. Se noifossimo in un gran bosco et havessimo desederio <strong>di</strong>vederlo tutto, in quello stando, al desiderio nostronon potremmo sod<strong>di</strong>sfare: percioché la vista intornovolgendo, da noi non se ne potrebbe veder se non unapiccola parte, impedendoci le piante cirocnvicine ilvedere delle lontane: ma se vicino a quello vi fosse unaerta, la qual ci conducesse sopra un alto colle, del boscouscendo, dall’erta cominciaremo a veder in granparte la forma <strong>di</strong> quello; poi sopra il colle ascesi tuttointiero il potremmo raffigurare. Il bosco è questo nostromondo inferiore, l’erta sono i Cieli, et il colle ilsopraceleste mondo. Et a voler bene intendere questecose inferiori è necessario <strong>di</strong> ascendere alle superiori:et <strong>di</strong> in alto in giù guardando, <strong>di</strong> queste potremo haverpiù certa cognitione. 10L’aspetto più destabilizzante, che probabilmente idetrattori <strong>di</strong> Giulio Camillo hanno scambiato per ciarlataneria,è il ruolo che dovrebbe assumere lo spettatoreuna volta dentro il “teatro della memoria”. L’e<strong>di</strong>ficio, inrealtà, non si limita a ricostruire nella forma una visioneglobale e complessiva della natura, del globo, e quin<strong>di</strong>delle stelle e <strong>di</strong> tutto l’universo. Il Teatro vuole coglierel’atto stesso Dio, attraverso la ricostruzione dell’azionedella <strong>di</strong>vina sapienza, ovvero <strong>di</strong> tutto ciò che è fluito dallaSua mente: il creato. E allo spettatore, sul palco, toccavestire proprio i panni dell’attore unico e principale: ipanni <strong>di</strong> Dio.NOTE1F. A. YATES, L’arte della memoria, Torino,Einau<strong>di</strong>, 1993, p. 101.2G. STABILE, Camillo, Giulio, detto Delminio,in Dizionario Biografico degli Italiani,Istituto Nazionale dell’Enciclope<strong>di</strong>a Italiana,Roma.3CICERONE, Orationi, II, a c. <strong>di</strong> S. Fausto daLongiano, Venezia, 1556, p. 4 (nella de<strong>di</strong>catoriaa Stefano Sauli).4G. STABILE, Camillo, Giulio, detto Delminio,cit.5G. CAMILLO, L’Idea del Theatro, Firenze,Torrentino, 1550, p. 39.6IBIDEM, pp. 8-9.7E. DA ROTTERDAM, Epistolae, a c. <strong>di</strong> P. S. Allen,Oxford, Clarendoniano, 1992, IX, p. 479.8IBIDEM, X, pp. 29-30.9G. STABILE, Camillo, Giulio, detto Delminio,cit.10G. CAMILLO, L’Idea del Theatro, pp. 11-12.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 11


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 13BvS: dal Fondo AnticoL’ASINO PITTORESCODEL SETTECENTOJean-Baptiste Oudry illustra le Fables <strong>di</strong> Jean de La FontaineANNETTE POPEL POZZOLa figura dell’asino – come accennato in un contributoapparso nello scorso numero sul genereletterario dell’Encomium Asini e l’elogio paradossaledell’animale nella letteratura cinquecentescaitaliana (N. 6, giugno 2011) – è stata oggetto <strong>di</strong> particolareattenzione fin dai tempi più lontani, soprattuttoperché tra l’uomo e l’asino vi è evidentemente una contiguitàche investe le ra<strong>di</strong>ci stesse della natura umana.Di conseguenza l’asino occupa un posto <strong>di</strong> primogrado nella favola, il genere letterario (in prosa o in versi)che ha come obiettivo il presentare una verità moraleo un insegnamento <strong>di</strong> saggezza pratica facendo ricorsoagli animali – talvolta assieme a uomini e dèi – investiti<strong>di</strong> tipizzazioni e quasi stilizzazioni <strong>di</strong> vizi e virtùumani, al contempo istruendo e <strong>di</strong>vertendo: Fabula docetet delectat. Universalmente note sono le favole delgreco Esopo e del latino Fedro, che del genere istituironoi tratti principali e che misero assai sovente in scenal’asino con delle caratteristiche spiccatamente antropomorfe,facendo leva su un sapiente gioco <strong>di</strong> ambivalenzae ambiguità.Molto apprezzata nel Me<strong>di</strong>oevo – si pensi all’epopeaanimalesca del Roman de Renard – così come traUmanesimo e Rinascimento, la favola vede la sua etàaurea nella seconda metà del Seicento con le Fables <strong>di</strong>Jean de La Fontaine (1621-1695; con varie e<strong>di</strong>zioni, dal1668 al 1694, raggiunse complessivamente do<strong>di</strong>ci libri)1 e nel Settecento, che trasforma il genere alla stre-Antiporta contenente il busto <strong>di</strong> La Fontaine circondatodai molti animali protagonisti delle favolegua <strong>di</strong> una propedeutica all’Illuminismo e l’adornaspesso <strong>di</strong> un ricco apparato illustrativo.Tra i più pregiati e costosi esempi settecenteschi(ci vollero cinque anni per finirne la stampa) figurano leFables choisies, mises en vers par J. de La Fontaine, stampatea Parigi da Durand, Desaint & Saillant nella tipografia<strong>di</strong> Jombert, tra il 1755 e il 1759, in quattro sontuosivolumi in folio. L’e<strong>di</strong>zione, con una tiratura limitata, fustampata su quattro <strong>di</strong>fferenti tipi <strong>di</strong> carta; l’esemplareconservato nella <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato si presenta sugrand papier de Hollande (Ray, The Art of the French IllustratedBooks, p. 16-20; Cohen-Ricci, Guide de l’amateurde livres à gravures du XVIIIe siècle, coll. 548-550; HuntingtonLibrary, Great Books in Great E<strong>di</strong>tions, 21; Després,Bibliographie des livres de fables de La Fontaine illustrées,1892, 12/XX).Oltre all’antiporta contenente il busto dell’autorecircondato dai molti animali protagonisti delle varie favole(fig. 1), l’opera - “the most heroic enterprise in thehistory of the rococo illustrated book” 2 - contiene 275tavole a piena pagina, eseguite, su <strong>di</strong>segni del pittorefrancese Jean-Baptiste Oudry (1686-1755), da unapleiade d’incisori quali Aubert, Aveline, Baquoy, Cochin,Dupuis, Fessart, Flipart, Legrand, Lemire, Sornique,Surugue e Tar<strong>di</strong>eu.Allievo del pittore <strong>di</strong> bottega rubensiana Nicolasde Largillière (1656-1746), Oudry deve la sua notorietàalle raffigurazioni <strong>di</strong> animali, nature morte e scene <strong>di</strong>caccia. Dal 1722 è pittore ufficiale delle “cacce reali” <strong>di</strong>Luigi XV. Direttore della manifattura <strong>di</strong> arazzi <strong>di</strong> Beau-


14 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 20112 3Da sinistra: il mugnaio e suo figlio che portano l’asino “le quattro gambe in mazzo legate all’agnellino” devono supportarele critiche delle persone che incontrano “Dei tre la più gran bestia non è quella che pare”; scena che accompagna il mugnaioseduto sull’asino “Guarda se c’è giustizia, - esclaman tutte in coro, - se c’è pietà che zoppichi a pie<strong>di</strong> quel fanciullo,e faccia invece l’asino sull’asino il citrullo, superbo, trionfante in groppa all’animale”vais dal 1734 e ispettore della manifattura <strong>di</strong> Gobelindal 1736, Oudry idea <strong>di</strong>verse serie <strong>di</strong> cartoni de<strong>di</strong>cati aLe cacce <strong>di</strong> Luigi XV (1733-1738).La genesi dell’e<strong>di</strong>zione delle Fables <strong>di</strong> La Fontaine(de<strong>di</strong>cata ov<strong>via</strong>mente a Luigi XV) è complessa se siconsidera che Oudry ne aveva già realizzato i <strong>di</strong>segnitra il 1729 e il 1734 (dunque ben vent’anni prima dellastampa), tavole poi vendute - nel 1751 - all’amante <strong>di</strong>opere d’arte Charles-Philippe de Monthenault d’Égly(il futuro e<strong>di</strong>tore dell’e<strong>di</strong>zione parigina), che a sua volta,per adattare i <strong>di</strong>segni alla stampa, li fece ri<strong>di</strong>segnareda Charles-Nicolas Cochin (1715-1790), membro dellafamiglia <strong>di</strong> incisori <strong>di</strong>venuta famosa per il suo contributoall’Encyclopé<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Diderot e D’Alembert. 3Nel suo Avertissement, a proposito del ruolo particolaree <strong>di</strong>stinto <strong>di</strong> Oudry (definendolo il La Fontainedella pittura), Monthenault osserva appunto che: “LesFables de la Fontaine vinrent saitisfaire à cette especede besoin […] C’est alors qu’il [i.e. Oudry] étu<strong>di</strong>a cesFables, & qu’il sçut si bien s’approprier dans ses desseinsles idées du Poëte, que l’on <strong>di</strong>roit, en quelque façon,que la même Muse s’est servie du crayon de M.Oudry pour nous les tracer d’une maniere aussi poëtiquequ’ingénieuse & naturelle. Aussi peut-on à juste titrel’appeller lui-même, le la Fontaine de la Peinture;puisque personne n’a mieux sçû faire agir & parler lesanimaux qu’il l’a fait dans ses tableaux, & particulièrementdans les desseins que nous annonçons”. 4L’asino appare in verità in numerose favole fontainiane:Les voleurs et l’âne (Livre premier, fable XIII),


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 154 5Da sinistra: l’asino che porta reliquie “Alla croce, al grado,al titolo, illustrissimi cretini, non a voi sono gli inchini”.L’Asino vestito della pelle del Leone“Un Asino, sebben asino tondo, vestito della pelledel Leone, il terror <strong>di</strong>venuto era del mondo”L’âne chargé d’éponges & l’âne chargé de sel (Livre second,fable X), Le lion et l’âne chassans (Livre second, fableXIX), Le meunier, son fils et l’âne (Livre troisième, fableI), L’âne et le petit chien (Livre quatrième, fable V), L’âneportant des reliques (Livre cinquième, fable XIV), L’ânevêtu de la peau du lion (Livre cinquième, fable XXI), Levieilliard et l’âne (Livre sixième, fable VIII), L’âne et sesmaitres (Livre sixième, fable XI), Le cheval et l’âne (Livresixième, fable XVI), L’âne et le chien (Livre huitième, fableXVII), Les deux chiens e l’âne mort (Livre huitième,fable XXV), Le lion, le singe & les deux ânes (Livre onzième,fable V).Del resto Oudry non si accontenta <strong>di</strong> illustrareogni favola con una sola tavola, ma spesso la arricchisce<strong>di</strong> illustrazioni aggiuntive, come nel caso delle cinquetavole <strong>di</strong> Le meunier, son fils et l’âne (figg. 2 e 3), nellequali non solo coglie l’esatta intenzione <strong>di</strong> La Fontaine(la morale della favola è l’impossibilità <strong>di</strong> piacere a tutti),ma ne migliora l’arguzia e l’intento moralistico propriograzie all’invenzione iconica. Raramente, come inquesto caso, la ricchezza dell’apparato illustrativo èprova che la figura va ben al <strong>di</strong> là del semplice accompagnareil testo.“C’est, en France, à la fin du règne de Louis XIV,qu’apparurent les symptômes d’une illustration qui s’émancipede l’écriture, lorsque, par exemple, l’imageose rivaliser avec le texte pour être drôle […] Sous laRégence se produisit la rupture, à l’occasion de la productionexemplaire de ce qui devait devenir le prototypede la bibliophilie moderne, livre de luxe et de plaisir,òu l’illustration s’étale avec complaisance et raffinement,flattant à la fois le goût du pittoresque et l’imagination”.5


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 17A sinistra: l’asino in una tipica scena rococò nella favolaL’Asino e il CagnolinoA destra: l’Asino e i suoi PadroniIn questa prospettiva, anche la figura dell’asinoacquista nuove valenze, come peraltro accade a quasitutti i protagonisti <strong>di</strong> La Fontaine rappresentati daOudry.Resta certamente invariato l’uso ambiguo dell’asino(in veste ora positiva ora negativa). Può capitare,però, che La Fontaine mo<strong>di</strong>fichi l’interpretazione dellatra<strong>di</strong>zione. In L’âne portant des reliques (fig. 4), la figuradell’asinus portans mysteria, che si ra<strong>di</strong>ca nell’anticaconsuetu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> usare l’asino per il trasporto <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinitàmisteriche, viene trasformata dalla bestia umile e dociledella tra<strong>di</strong>zione in una vanesia e sciocca che è convintache la gente ammiri lui e non le reliquie.Ma la peculiarità più importante nelle illustrazioni<strong>di</strong> Oudry è l’integrazione dell’animale protagonistadella favola in vasti paesaggi caratterizzati da una naturaselvatica, tra fiumi, boschi, rocce, pascoli, intercalatada ambienti umani e personaggi settecenteschi.“The appeal that La Fontaine made to Oudry wasat least as much in the open-air settings of his Fables asin the doings of his animal actors. Indeed, it has beenshown that Oudry led a campaign to replace conventionallandscape painting with the picturesque renderingof country scenes based on <strong>di</strong>rect observation […] So itcame about that Oudry’s best designs are often those inwhich the presence of animals is subor<strong>di</strong>nated, sometimes,[…] present creatures so tiny as to be barely noticeable.In the foreground are farmyards, roads, gardens,or meadows, in the background towns, rivers, valleys,and hills, these last often of fantastic configuration”. 6Spiccano l’immensa struttura rocciosa con il mulinoe <strong>di</strong>verse figure <strong>di</strong>stanti d’ambientazione fantasticain L’âne vêtu de la peau du lion (fig. 5), come saltanoall’occhio l’accuratezza dei legumi posti in primo pianoin L’âne et ses maitres (fig. 7) e l’interpretazione fedeledella scena ancora quasi notturna, dato che la favolaè ambientata sul far del giorno. Certo, se non siconosce il contenuto della favola e il suo intento moralistico,non è facile interpretarla sulla base della sola illustrazione.Il momento pittorico predomina sull’aspetto moralistico.Del resto l’illustrazione ha come fine il presentarela natura ed essere accurata nel dar conto degliaspetti anatomici e naturalistici degli animali. Basti vederel’asino che cerca <strong>di</strong> imitare il salto del cagnolino inL’âne et le petit chien (fig. 6), ma risulta un asino imbizzarrito,o l’asino che nuota in L’âne chargé d’éponges & l’ânechargé de sel. Oudry definisce i suoi <strong>di</strong>segni proprio sulfiorire del genere delle “storie naturali”, e infatti la Histoirenaturelle <strong>di</strong> Georges-Louis Leclerc, conte <strong>di</strong> Buffon(1707-1788), vede la sua realizzazione in princeps dal1749 al 1783. Né si può ignorare la <strong>di</strong>mestichezza del segno<strong>di</strong> Oudry nel raffigurare gli animali domestici,mentre i tratti degli animali esotici (ad esempio il leone ela scimmia) sono assai meno precisi (fig. 8).Prevalgono gli ambienti pittoreschi, dove la naturasi presenta opulenta in gran ricchezza <strong>di</strong> linee curve,serpentine e spirali d’impronta rococò.7


18 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Il Leone, la Scimmia in primo pianocon i due asini sullo sfondo8Secondo il modello anacreontico,la cornice ideale perqualsiasi cosa piacevole va vista inuna natura del tutto spontanea, anchese poi non è <strong>di</strong>fficile vedere chesi tratta pur sempre <strong>di</strong> una naturaaddomesticata. Oudry anticipa lemesse in scena degli i<strong>di</strong>lli pastorali<strong>di</strong> Marie-Antoinette che sembranonaturali, ma sono completamentecostruiti.L’aspetto moralistico spariscea favore dell’attimo fuggente, <strong>di</strong>ciamodell’attimo fuggente artificialee costruito. In Oudry, la polaritàtra artificiale e naturale si presentain maniera evidente e con carichesimbolico-poetiche precise.Finanche nelle favole, compaionole “rovine” <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici antichi: unastatua, un pezzo <strong>di</strong> colonna, unframmento architettonico. Pittorescoe rovine <strong>di</strong>ventano ingre<strong>di</strong>entiinseparabili, che ritornerannonell’arte romantica dell’Ottocento;egli asini, fedeli, restano centralinel paesaggio. (fine seconda parte)NOTE1Il Musée Jean de La Fontaine nella casanatale del poeta a Château-Thierry tra Parigi eRheims <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un bel sito contenente utiliinformazioni su La Fontaine e la sua opera(http://www.musee-jean-de-lafontaine.fr/accueil.php?lang=fr;aperto 08-07-2011).2Owen Holloway, French Rococo Book Illustration,New York, Transatlantic Arts, 1969.3Sui <strong>di</strong>segni originali Cohen-Ricci in<strong>di</strong>ca:“Les dessins originaux d’Oudry […] réunis endeux volumes reliés en maroquin vert. Ils ontfiguré en 1853 à la vente J.-J. De Bure, où ilsfurent vendus (n. 344) 1,800 fr. au comte Thibeaudeau,puis à la vente Solar (n. 627: 6,100fr. à Cléder pour le baron Taylor). Achétés parM. E. Pereire, ils ont été depuis revendus30,000 fr. à Louis Rœderer de Rheims […] Lesdessins des figures retouchées par Cochin ontété <strong>di</strong>spersés. Un certain nombre se trouventdans la collection Rodrigues” (col. 548). Nel1946 i <strong>di</strong>segni vengono acquistati da RaphaëlEsmérian che li rivende nel 1973.4Avertissement au lecteur, p. iii-iv.5Michel Melot, L’illustration. Histoire d’unart, Ginevra, Skira, 1984, p. 117.6Ray, The Art of the French IllustratedBooks, New York, The Pierpont Morgan Library,p. 16 e 19.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 19BvS: dall’Archivio MalaparteDARIA GUARNATI E LE SUEEDIZIONI “ARIA D’ITALIA”Il rapporto tra Curzio e l’audace impren<strong>di</strong>trice: un carteggiovi ricorderete ancora<strong>di</strong> me – donna dai«Forsecapelli rossi – conosciutaun giorno alla Giustiniana odel libro <strong>di</strong> mio marito sulle stampe,Bianco e nero o <strong>di</strong> qualche grido <strong>di</strong>ammirazione lanciatovi attraversolo spazio (guardate che tra i suoi [sic]appassionati ammiratori c’è coluiche ha innalzato la roccaforte dellaMontecatini, Gio Ponti, col qualeparlo spesso <strong>di</strong> voi)». Così incominciauna delle prime lettere <strong>di</strong> DariaGuarnati a Curzio Malaparte, traquelle custo<strong>di</strong>te nell’Archivio Malapartedella <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato.È datata 22 agosto 1939, <strong>di</strong>ciassettesimodell’era fascista; nelleprecedenti loda lo scrittore e lo ringraziadell’avere benignamente accoltoil libro del marito e <strong>di</strong> avereintenzione <strong>di</strong> parlarne su “Prospettive”.Nel seguito della lettera, con molta deferenza,Daria Guarnati chiede un articolo per la rivista che, assiemeall’amico architetto Gio Ponti, ha in animo <strong>di</strong>pubblicare. Si tratta al momento <strong>di</strong> un numero unico,per il Natale <strong>di</strong> quell’anno. Le occorrerebbe averlo peril 5 settembre e lo invita a segnalarle l’argomento. La rivistasi chiama “Aria d’Italia”. Sarà poi riconosciuta comeuna delle più belle riviste italiane <strong>di</strong> quegli anni.Daria Guarnati è una signora poco più che quarantenne,arrivata da poco a Milano dalla natia Parigi.Suo padre, Henri Lapauze, è stato per anni conservato-LAURA MARIANI CONTIE MATTEO NOJAMalaparte in una foto della fine degli’40, scattata per la ristampa <strong>di</strong> Kaputtre del Petit Palais; lei stessa vi ha curatola collezione Dutuit sino dal1912. Al Petit Palais ha ad<strong>di</strong>ritturaabitato con il marito, GiacomoFrancesco, stu<strong>di</strong>oso d’arte e grandeesperto <strong>di</strong> stampe e incisioni.Nel 1936, alla morte prematuradel marito, Daria si trasferisce aMilano, prima in <strong>via</strong> dell’Annunciatae poi dal maggio ’39 in <strong>via</strong> Delleani,angolo Correggio. Amica <strong>di</strong> Nicodemi1 , Bar<strong>di</strong> 2 , Arrigoni 3 e Pallucchini4 , non fatica a inserirsi nei salottibuoni della città e in breve tempo<strong>di</strong>venta una della animatrici delleserate culturali meneghine.Con il marito aveva costituitouna cospicua collezione <strong>di</strong> opered’arte: De Nittis, Gemito, Rosso,Mo<strong>di</strong>gliani, Louis David, Utrillo, De Pisis, De Chiricoe molti altri maestri, anche antichi. Oltre ai quadri, avevanoraccolto sculture, <strong>di</strong>segni e stampe antiche e moderne,tappeti persiani: il tesoro dei coniugi Guarnativiene ora venduto per finanziare la casa e<strong>di</strong>trice “DariaGuarnati E<strong>di</strong>zioni” che nel giro <strong>di</strong> una ventina d’anni,compreso il periodo bellico, sfornerà una cinquantina<strong>di</strong> titoli, quasi tutti de<strong>di</strong>cati alle arti d’ogni epoca, oltreagli 8 numeri della rivista (compreso quello intitolatoEspressione <strong>di</strong> Gio Ponti, uscito nel 1954). Oltre naturalmentealle opere <strong>di</strong> Malaparte che usciranno con la siglaAria d’Italia, <strong>di</strong> cui parleremo dopo.


20 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011A sinistra: Malaparte sul frontefrancese in <strong>di</strong>visa da capitano degliAlpini. Sotto, la copertina della primae<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Kaputt.Nella pagina accanto, i primi libri dellacasa e<strong>di</strong>trice Aria d’ItaliaLa rivista deve essere curata in ogni particolare e sirivolge a un pubblico simile a quello <strong>di</strong> “Harper’s”, <strong>di</strong>“Verve” o dei “Cahiers d’art”. Le ingenti spese cui va incontronel pubblicarla, costringono Daria a cercarsi ancheun lavoro al <strong>di</strong> fuori della sua normale attività <strong>di</strong> e<strong>di</strong>trice.Glielo offre Bompiani, pregandola <strong>di</strong> occuparsidella impaginazione e della stampa <strong>di</strong> “Civiltà”, rivistabimestrale (dal secondo anno, n. 3, trimestrale) de<strong>di</strong>cataall’Esposizione Universale <strong>di</strong> Roma e <strong>di</strong>retta da LuigiFederzoni. Alla rivista – <strong>di</strong> cui escono 11 fascicoli, tra il21 aprile del ’40 e il 21 ottobre ’42 – collaborano, tra glialtri, Corrado Alvaro, Emilio Cecchi, Cipriano EfisioOppo, Guido Piovene, Giovanni Gentile e MassimoBontempelli 5 .Per il primo numero <strong>di</strong> “Aria d’Italia”, dal titoloInverno 1939, Malaparte scrive il racconto Guar<strong>di</strong>ani <strong>di</strong>Maremma, che in un primo tempo doveva intitolarsi Glistupen<strong>di</strong> cani della campagna romana. Daria, che da tempoammira incon<strong>di</strong>zionatamente “il genio sregolato e sensibilissimo”<strong>di</strong> Malaparte, gli scrive «Gentilissimo perquanto illustre Malaparte, avuto ieri mattina prestissimoil vostro espresso, ho letto il vostro articolo andandoa lavorare da Pizzi… e ho pianto in tram! È forse un po’ri<strong>di</strong>colo. Ma so che voi mi capirete. Piangevo per la bellezzadello stile e piangevo su quelle bestie che ho sempretanto amate. Raramente ho letto pagine così commoventie così nobili, e così interessanti. Si sente cheavete scritto con piacere anche perché l’argomento vi“andava”. Vi sono molto grata <strong>di</strong> aver avuto fiducia inuna pubblicazione della quale non sapevate niente espero penserete fra qualche settimana che non avetesciupato le ore che le avete consacrate» 6 .Uscito il primo fascicolo della rivista, Daria Guarnatiall’inizio del 1940 si rimette subito in moto per preparareil secondo: il titolo è L’Italia attraverso il colore.Primavera 1940.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 21E in febbraio, il 21, scrive a Malaparte: «Se m’ascoltassivi scriverei spessissimo: ma non m’ascolto pernon <strong>di</strong>sturbare inutilmente il vostro spirito sempre inatto <strong>di</strong> creare meraviglie. Quel vostro “mare ferito” 7 :immaginare e scrivere una così bella cosa! Abbiatevi lamia umile gratitu<strong>di</strong>ne per le sensazioni piacevoli e doloroseavute nel leggervi. Dunque avrei tante cose “refoulées”da <strong>di</strong>rvi […] In terzo luogo che vi avrei chiesto, anzipregato, supplicato <strong>di</strong> darmi una cosa vostra per il miosecondo fascicolo (colore delle case d’Italia, colore <strong>di</strong>terre italiane, colore <strong>di</strong> acque italiane, qualunque cosa.Almeno una poesia smarrita in un cassetto, tra una gemmae l’altra); ma che non posso perché sono in debitocon voi e qualche notte non ci dormo».In marzo si fa più ar<strong>di</strong>ta ed esplicita: «Per il prossimonumero <strong>di</strong> Aria d’Italia il quale uscirà ai primi d’aprile,vorrei un articolo che illustrerò con gran<strong>di</strong> fotografiea colori (le prime) del Palazzo della Montecatini <strong>di</strong> Milano,il più bel palazzo moderno d’Italia e il più bel buil<strong>di</strong>ngd’Europa internamente ed esternamente. Vorreidata l’importanza del soggetto e la mia amicizia perPonti, fare una cosa completamente <strong>di</strong>versa dal solitoarticolo su simili soggetti, e cioè vorrei si facesse in unmodo che chiamerei lirico se non temessi fosse ri<strong>di</strong>colo,con spirito e fantasia. Il soggetto, anche se non sembraapparentemente, si presta con la forma insolita del palazzoe il colore cangiante dei suoi marmi. Unisco qualcheappunto per facilitarvi il compito e vi manderei moltefotografie per il caso non l’aveste presente».Il “grande maestro nell’arte dello scrivere” (così lochiama Daria, ringraziandolo in una lettera del 18 aprile)non si smentisce e de<strong>di</strong>ca al palazzo <strong>di</strong> Gio Ponti, cheintanto è <strong>di</strong>ventato suo amico, un lungo scritto, illustratodalle fotografie della stessa Guarnati e <strong>di</strong> FedericoPallavicini 8 , dal titolo Un palazzo d’acqua e <strong>di</strong> foglie.«Quasi a rifare Monet, [le foto] riprendono in <strong>di</strong>versimomenti della giornata quella “facciata <strong>di</strong> marmo <strong>di</strong> unverde chiarissimo e sensibile, che varia d’intensità secondole ore del giorno e le stagioni”» 9 .E mentre lo scrittore si prepara a raggiungere ilfronte – richiamato alle armi come capitano degli alpiniviene in<strong>via</strong>to sulle Alpi al confine con la Francia –, Dariagli scrive ancora, il 14 giugno: «Ho riletto in “Aria d’Italia”pronta, almeno per la terza volta, le poetiche paginesullo strano palazzo-giar<strong>di</strong>no. Ponti gliene è molto piùgrato <strong>di</strong> quanto può immaginare. Non parliamo <strong>di</strong> me!Preparo un numero sul Me<strong>di</strong>terraneo». A questo terzofascicolo, Estate me<strong>di</strong>terranea. Estate 1940, Malapartenon in<strong>via</strong> nulla.Il quarto numero <strong>di</strong> “Aria d’Italia” si intitola Bellezzadella vita italiana. Autunno 1940. Per tempo, inagosto, la Guarnati chiede allo scrittore un brano sulla


22 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011bellezza della sua vita <strong>di</strong> soldato. In realtà sarà poi GiancarloVigorelli a de<strong>di</strong>care all’amico un brano scherzoso,nel quale gli augura <strong>di</strong> scrivere un libro che possa “deludere”tutti, intimi inclusi. A illustrarlo, una fotografiadel “capitano” in <strong>di</strong>visa sul Monte Bianco.Anche il quinto fascicolo, Bellezza delle arti italiane.Inverno 1940, parla <strong>di</strong> Malaparte, ancora in<strong>di</strong>rettamente,riportando la fotografia della sua casa a Capri,sul capo Massullo.E sicuramente Malaparte è presente anche negliultimi due fascicoli della rivista, seppure solo “in spirito”.Il sesto (Arte dei giovani) ricalca, infatti, in qualchemaniera l’impaginazione <strong>di</strong> “Prospettive” (è abbastanzapalese nell’in<strong>di</strong>ce, che per la prima volta non “buca” unaimmagine sottostante, ma scorre a epigrafe su due colonne,in caratteri Bodoni) e il settimo, de<strong>di</strong>cato al cinemaitaliano (Stile italiano nel cinema), si ispira alla rivistamalapartiana, che aveva de<strong>di</strong>cato al cinema il suo secondofascicolo (1937), dove compariva un lungo articolodello scrittore pratese, dal titolo Verità sul cinema. Inquesto articolo, dopo aver affermato il (passato) primatodel cinema italiano e la necessità <strong>di</strong> riconquistarlo attraversouna politica <strong>di</strong> confronto <strong>di</strong>retto con gli aspettipiù avanzati del cinema americano, preso come costantepunto <strong>di</strong> riferimento, polemizzava con quanti, anche inItalia, intendevano il cinema come una nuova religionee il film come una «preghiera collettiva».Malaparte si schierava quin<strong>di</strong>contro l’avanguar<strong>di</strong>a e l’estetismo, afavore <strong>di</strong> un’arte concretamente attentaalla <strong>di</strong>mensione politica e sociale(dello stesso anno era uno sloganmussoliniano, ricalcato su unoanalogo <strong>di</strong> Lenin, «La cinematografiaè l’arma più forte»). Lo scrittorecelebrava i fasti della produzioneme<strong>di</strong>a e del cinema d’evasione fabbricatoin serie con i meto<strong>di</strong> dellapiù avanzata industria culturale.Riferendosi al cinema americano,con una sconcertante luci<strong>di</strong>tàe lungimiranza, scriveva: «Ciò che sisalverà del cinema americano, è ilfilm <strong>di</strong> produzione in serie, il film <strong>di</strong>livello me<strong>di</strong>o, prodotto con criteripuramente commerciali. […] L’americano me<strong>di</strong>o, ilBabbitt 10 in tutte le sue varie gradazioni, è assolutamenteimpermeabile al virus dell’estetismo e dell’intellettualismo.Il suo buon senso e la sua ignoranza rozza ecor<strong>di</strong>ale, il suo ottimismo <strong>di</strong> natura e <strong>di</strong> educazione, correttoda un fondo <strong>di</strong> sentimentalismo <strong>di</strong> vaga origine puritanalo salvano da qualunque pericolo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne intellettualistico.Il suo ideale cinematografico non è perciòil film d’arte, il film d’eccezione […], ma il film <strong>di</strong> serie».Questa <strong>di</strong>gressione cinematografica, apparentementeinutile, ci permette invece <strong>di</strong> proseguire nellastoria dell’amicizia tra Daria Guarnati e Curzio Malaparte.Anche perché il cinema sarà un argomento ricorrentenelle loro lettere.Dal giugno 1942 a novembre 1945, vi è una bruscainterruzione delle missive. Daria, che ha passato il periodopiù brutto della guerra a Venezia, a San Samuele,scrive per comunicargli che ha letto e riletto (solo peròalcune parti) Kaputt; gli scrive notizie <strong>di</strong> De Pisis, comuneamico. L’aprile successivo, gli scrive da Roma: «Senon sbaglio sono cinque anni che non ci ve<strong>di</strong>amo e senon ho – et pour cause – i capelli grigi che lei annuncia allanostra Margherita, troverà su <strong>di</strong> me le tracce <strong>di</strong> questitremen<strong>di</strong> anni. Non vorrei riviverli per tutto l’oro delmondo. […] E sto cercando un libro sensazionale manon scandaloso da lanciare strepitosamente in Italia eall’estero. Una specie <strong>di</strong> Kaputt!?!».Il 10 marzo del 1947 da Parigi,Daria si sbilancia: «La sig.ra Manteaumi scrive che ha avuto con piacerela nuova copia <strong>di</strong> Kaputt. (Perchénon le hanno comperato almenoil titolo per un film?) […] Per lepoesie risponderei, come <strong>di</strong>ce lei “inmassima” <strong>di</strong> sì». Si tratta <strong>di</strong> un approccioreciproco, un tentativo tra idue <strong>di</strong> collaborare e<strong>di</strong>torialmente,cominciando dalla pubblicazione <strong>di</strong>alcune poesie, probabilmente informa <strong>di</strong> libro d’arte, magari con illustrazioni<strong>di</strong> Federico Pallavicini.Ma è anche <strong>di</strong> un primo accenno auna trasposizione cinematograficadel romanzo <strong>di</strong> Malaparte, idea fissa<strong>di</strong> Daria per qualche tempo: «Caro


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 23Sopra: alcune lettere <strong>di</strong> Daria Guarnati a Malaparte. Nella pagina accanto, Malaparte a Chamonix nel 1949Malaparte, due righe (perché alla fine non abbiamo piùparlato <strong>di</strong> Kaputt cinema) per <strong>di</strong>rle che me ne occupo subito.Tengo molto alla mia idea e credo potrebbe venirfuori una bella cosa. Non ne parli con nessuno!».Nel gennaio 1948, Daria scrive, ancora da Parigi:«Ho avuto ier l’altro la sua lettera con l’opzione per ilfilm e la lettera <strong>di</strong> Casella e la ringrazio tanto <strong>di</strong> tutto.Anche Isa Miranda 11 e Guarini 12 ringraziano. Guarini laprega <strong>di</strong> scrivere, appena le sarà possibile perché gli occorreper combinare tutto quanto presto e bene, quelle<strong>di</strong>eci pagine, specie <strong>di</strong> novella, che contengano il soggettodel nostro film, raccontato come lei sa raccontare(anche solo parlando!) ma si capisce senza preoccuparsidel modo come è scritto. Che ne venga fuori la figuradella donna e come si svolgono le cose per lei e intorno alei. […] Non so se ha visto Zaza 13 fatto da Miranda. Erauna cosa meravigliosa. Molto bella anche in Malombra14 , ma è un film non molto interessante».La Guarnati insisterà per avere queste poche pagineche spieghino il soggetto del film tratto da Kaputt.L’amicizia con la Miranda e, soprattutto, con ilmarito, Alfredo Guarini, produttore legato agli americani,la rende ottimista per il buon successo <strong>di</strong> una pellicolache abbia per soggetto il libro <strong>di</strong> Malaparte, suc-


24 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Sopra: Malaparte e Raf Vallone sul set del film Il Cristo proibito. Nella pagina accanto la locan<strong>di</strong>na del film.cesso che sarebbe stato anche economico, quin<strong>di</strong> utileper tutti. Gli introiti del film, che lei stessa avrebbe partecipatoa finanziare, avrebbero una volta per tutte risoltoi problemi della sua casa e<strong>di</strong>trice e le avrebberopermesso <strong>di</strong> stampare tutti quei libri che le sarebberopiaciuti.Ma lo scrittore non aveva ancora deciso <strong>di</strong> cimentarsicon il cinema. È il momento in cui a Parigi, tutticalcano i palcoscenici: da Sartre a Camus – coloro cheMalaparte visceralmente soffre e sente come usurpatoridella scena intellettuale <strong>di</strong> una città che ormai non gliappartiene più –, tutti scrivono per il teatro. Anche lui,tra i tanti e con <strong>di</strong>scussa fortuna, scrive due pièce: Du côtéde chez Proust e Das Kapital. Andranno in scena, piùcon polemiche che con successo, tra il 1948 e l’annosuccessivo. Il cinema, intanto, può attendere.Mentre gli domanda del soggetto tratto dal suo libro,Daria pensa anche a ristampare Kaputt, emendandoloda tutti quegli errori e imprecisioni che avevanocostellato – forzatamente, dato il drammatico momentoin cui era stata pubblicata – l’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Casella.Per farlo ha costituito una società con GiovanniOlivotto, suo legatore da anni e proprietario <strong>di</strong> un importantestabilimento a Vicenza 15 (<strong>di</strong>rettore amministrativodella piccola società, «uno <strong>di</strong> quegli italianimeravigliosi che battono la gente <strong>di</strong> qualunque paeseper onestà e amore del lavoro»), il dottor Emanuele Almansi<strong>di</strong> Milano 16 , i marchesi Gagliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> Roma e ilmarchese Antonio Roi 17 .In data 13 febbraio 1948, il contratto viene in<strong>via</strong>toallo scrittore mentre è in vacanza a Chamonix e qui losigla il 26 febbraio; prevede la ristampa <strong>di</strong> 10.000 copie<strong>di</strong> Kaputt e un <strong>di</strong>ritto per l’autore del 15 % sul prezzo <strong>di</strong>copertina.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 25Mentre Daria comunica a Malaparteogni avanzamento dei lavoricirca la ristampa <strong>di</strong> Kaputt, in ognilettera non manca <strong>di</strong> scrivere quantosarebbe vantaggioso trarne unfilm, tanto più che attraverso Guariniè arrivata a contattare degliamericani interessati al progetto:«Se riuscissimo a realizzare il nostrofilm, non solo i vantaggi chepotrei averne sarebbero, per me,provvidenziali, ma forse mi aprirebberouna strada verso attività piùproficue, e ne ho veramente necessità.Mi aiuti, la prego, scrivendo quellepagine <strong>di</strong> volata!» 18 .«Caro Malaparte bisogna chelei entro due giorni mi man<strong>di</strong> quelle pagine per il film.Sono passati cinque mesi, lei sa quanto ci teniamo e checosa importante potrebbe essere per noi tutti. […] Immaginila figura che faccio verso la Miranda e Guarini.Non so più cosa <strong>di</strong>re. Se scagiono me, comprometto lei.Ormai non e più possibile ritardare. La prego, si chiudain casa qualche sera […], prenda dei bei fogli bianchi, edato che mi ripete che ci pensa, eche ci ripensa, scriva […]. Non possiamo,non dobbiamo più ritardare.È impossibile. Tanti auguri per ilnostro lavoro, prima quello delfilm, poi quello del libro» 19 .«D’altra parte Guarini (<strong>di</strong>ventatov.presidente dell’ENIC) èsempre più potente. Ha firmato oradue contratti nientemeno che conPabst 20 , è alleato con un potentissimoproduttore americano, ha inmano il colore per l’Italia […] <strong>di</strong>ceche gli possono bastare cinque pagine!!![…] per l’ultima volta, laprego <strong>di</strong> volere scrivere subitoquelle pagine […] “poche chiacchieree molti fatti”, se no ne sarei irrime<strong>di</strong>abilmenteaddolorata e delusa» 21 .Malaparte quelle pagine non le scriverà mai e perun po’ <strong>di</strong> tempo il tono delle lettere <strong>di</strong> Daria si farà piùfreddo e determinato.(fine prima parte)NOTE1Giorgio Nicodemi (n. 1891) fu un criticod’arte, <strong>di</strong>rettore del Museo Civico <strong>di</strong> Milano.2Pietro Maria Bar<strong>di</strong> (1900-1999), criticod’arte. Istituì il Museu de Arte de Saõ Paulo.3Luigi Arrigoni (1896-1964), pittore.4Rodolfo Pallucchini (1908-1989), segretariodella Biennale <strong>di</strong> Venezia dal ’48 al ’54.5La rivista completa è collezionata in BvS.6Lettera del 13 ottobre 1939.7Mare ferito, in “Corriere della Sera”, 30gennaio 1940.8Lo svizzero Federico Berzeviczy Pallavicini(1909-1989), pittore, grafico, arredatore, ègrande amico <strong>di</strong> Daria; in Aria d’Italia si occupadella grafica. Negli Usa, ri<strong>di</strong>segna “Flair” edè art <strong>di</strong>rector <strong>di</strong> Elizabeth Arden e consulenteartistico e arredatore <strong>di</strong> Helena Rubinstein.9Citato in “Aria d’Italia” <strong>di</strong> Daria Guarnati.L’arte della rivista intorno al 1940, a cura <strong>di</strong> Sil<strong>via</strong>Bignami. Milano, Skira, 2008; p. 96.10George F. Babbitt, protagonista dell’omonimoromanzo <strong>di</strong> S. Lewis che prende satiricamente<strong>di</strong> mira la middle-class americana.11Pseud. <strong>di</strong> Ines Isabella Sanpietro (1905-1982), attrice italiana che a fine anni Trentaebbe un <strong>di</strong>screto successo anche negli USA.12Alfredo Guarini (1901-1981) attore, registae produttore, marito <strong>di</strong> Isa Miranda.13Film del ’44 <strong>di</strong>retto da Renato Castellani.La Miranda doveva interpretare l’omonimofilm <strong>di</strong> Cukor, ma fu scelta Claudette Colbert.14Film <strong>di</strong> Mario Soldati del 1942.15Legatoria e<strong>di</strong>toriale Giovanni OlivottoL.E.G.O., in attività ancora oggi.16Piemontese, <strong>di</strong> famiglia ebraica, è unostimato libraio antiquario; negli anni ’30 ospitaUmberto Saba, cui è legato da amicizia e lavoro,a cui presenta Vittorio Sereni. Suo figlioFederico fu amico del poeta triestino, con cuiintrattenne un fitto scambio epistolare, sino a<strong>di</strong>ventarne “musa ispiratrice”.17Vicentino (1906-1960), nipote <strong>di</strong> AntonioFogazzaro. Dal 1928 al ’42 fu presidentedel Vicenza calcio, ricordato come un mecenatedello sport in città. Negli anni ’50 fu ancheproduttore cinematografico.18Biglietto del 13 aprile 1948.19Lettera del 25 maggio 1948.20Georg Wilhelm Pabst (1885-1967) registae sceneggiatore austriaco. Tra i suoi film,L’opera da tre sol<strong>di</strong>, tratto da Brecht. È consideratouno dei maestri del cinema realista.21Ibidem.


26 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011BvS: il libro illustratoGASTON DE LATENAY,UN ARTISTA DA SCOPRIREDentro e oltre la sua rilettura per immagini del mito <strong>di</strong> NausikaaMAURO NASTIUn titolo come questo puòdestare qualche sorpresaquando l’illustratore è Gastonde Latenay e se, per <strong>di</strong> più, l’implicitoriferimento è proprio alle sueillustrazioni per Nausikaa: come <strong>di</strong>rea una pietra miliare, e largamentenota, nell’intera storia del libro figuratoArt Nouveau. Dell’e<strong>di</strong>zionestampata nel 1899 a Parigi, si conservapresso la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato“l’exemplaire offert à Mme Massonsur papier vélin des Vosges à la Cuve,1fabriqué spécialement” contenente22 tavole a piena pagina, 22 bordure,24 vignette, capilettera e culs-de-lampe (fig.11).Pure, come adesso vedremo, quell’ampia conoscenzasi è fermata un po’ troppo presto: l’analisi è rimasta,sostanzialmente, in superficie e, quel che è peggio, lamancanza <strong>di</strong> un adeguato approfon<strong>di</strong>mento si è tradotta,malgrado tutto, in una sottovalutazione. 1Per rendersene conto è bene partire da tre punti salientidella valutazione corrente, il primo <strong>di</strong> caratteretecnico e gli altri due <strong>di</strong> carattere estetico: le illustrazioni<strong>di</strong> Nausikaa sono autotipie, risentono della lezione deigran<strong>di</strong> silografì giapponesi, si ritrova in esse quel lirismoche caratterizza la pittura e l’illustrazione dei nabis. Terminequesto, come si sa, tratto dall’ebraico (traslitteratoalla brava) nabi, cioè “profeta”. E forse non sarà del tuttoinutile aggiungere che intorno al 1890, alludendo anchea una loro specifica e con<strong>di</strong>visa esigenza <strong>di</strong> rinnovamen-to della pittura, così si chiamaronoalcuni giovani artisti. Fra i quali, purtacendo dei minori, gioverà ricordarealmeno lo svizzero Vallotton e ifrancesi Bonnard, Denis, Desvallières,Roussel, Sérusier, Vuillard.Anche se è bene precisare che, aproposito <strong>di</strong> ‘lirismo nabi’, nessunopensa, almeno d’acchito, a Vallotton:il nabi étranger rappresenta, comequasi sempre accade, un caso a parte.Ora, quanto al primo punto,quello <strong>di</strong> carattere tecnico, è bene <strong>di</strong>resubito che, almeno in questa sede eper evidenti motivi <strong>di</strong> spazio, una <strong>di</strong>saminaadeguatamente dettagliata è fuori questione. Basti<strong>di</strong>re, a titolo riassuntivo, che, quanto alla tecnica <strong>di</strong> riproduzionedelle illustrazioni tratte dagli originali <strong>di</strong> Latenay,si tratta <strong>di</strong> fotoincisione al tratto, e dunque con matricerilevata, per la linea e invece, per il colore, <strong>di</strong> genuina,non fotomeccanica cromolitografia, dunque planografia,molto probabilmente su zinco (ma estesamente rifinita,o ad<strong>di</strong>rittura sostituita, dalla coloritura a mano).Parlare dunque solo <strong>di</strong> autotipie per le composizioni<strong>di</strong> Nausikaa è non solo riduttivo, ma conduce a un’indebitae duplice sottovalutazione <strong>di</strong> tutto il libro sul pianotecnico e, <strong>di</strong> riflesso, su quello estetico. Ma, come oravedremo, non è questo il solo modo in cui l’opera <strong>di</strong> Gastonde Latenay, e la sua traduzione nella forma libro,hanno sofferto <strong>di</strong> una valutazione fuori bersaglio.Per la verità, se si guarda più da vicino al secondocaposaldo <strong>di</strong> tale valutazione, il japonisme delle composizionicome si è detto, non si può negare l’influenza su


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 27524Nausikaa <strong>di</strong> certe stampe giapponesi. Si tratta però, piùche altro, <strong>di</strong> spunti tanto, in quegli anni, ampiamente <strong>di</strong>ffusiquanto in Latenay sostanzialmente epidermici, genericaconcessione al gusto allora dominante.Quel che importa davvero a Latenay sta altrove ma,per rendersene conto, è necessario prima passare al terzopunto, cioè se non refutare del tutto, almeno opportunamenteri<strong>di</strong>mensionare quel che <strong>di</strong> solito si <strong>di</strong>ce circa lapresenza, in Latenay, del cosiddetto lirismo nabi.Come è stato giustamente e frequentemente ripetuto(in anni maggiormente vicini a noi, e <strong>di</strong>rei con particolareefficacia, da Sasha Newman) 2 uno degli aspetti piùcaratteristici <strong>di</strong> tale lirismo, e della visione complessivadei nabis, è il loro rifiuto della fede, più o meno impressionistica,nelle apparenze. Per converso, vi è più lirismo nabinella linea, poniamo, <strong>di</strong> una calla <strong>di</strong> Pitcairn-Knowlesche in tutta la profusione florale, arbustiva e arborea dellecomposizioni <strong>di</strong> Latenay. E basti, per ulteriore contrastoilluminante con quella linea, dare uno sguardo anche all’algida,quasi accademica eleganza della coquille de Saint-Jacques porta-titolo nella copertina <strong>di</strong> Nausikaa (fig. 1).Quanto al trattamento del colore, il <strong>di</strong>scorso sostanzialmentenon cambia. In realtà, basta guardare acerte tonalità cromatiche <strong>di</strong> Latenay con un minimo <strong>di</strong>attenzione per ritrovare tutt’altro: se mai, la sobrietà dellagamma, o la sovrana delicatezza <strong>di</strong> certi azzurri e <strong>di</strong>certi malva, che ben conosciamo. Infatti sono già nellagrande pittura decorativa, e in quegli oli che paiono e voglionparere affreschi, <strong>di</strong> Puvis de Chavannes. Al qualedel resto lo stesso Latenay, buon giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> se stesso,amava rifarsi, giusta la testimonianza <strong>di</strong> uno dei suoi primicritici, Jean Vignaud.Per converso, è anche a partire da Puvis che in qualchemodo si inaugurano e si rinnovano modalità croma-


28 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 201136tiche dagli esiti così <strong>di</strong>ffusi, in<strong>di</strong>retti, ramificati e persistentida renderli ancor oggi chiaramente riconoscibiliin cose fra loro tanto <strong>di</strong>stanti quanto possono esserloun’illustrazione <strong>di</strong> Latenay e una bande dessinée <strong>di</strong> Moebius,che pure soprattutto da quei mo<strong>di</strong> del colore sonounite come da un filo sottile. Non solo: in Latenay, ancheal trattamento <strong>di</strong> temi classici, come appunto in Nausikaa,più che un classicismo problematico, <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong>sintesi qual era quello dei nabis, fa da sfondo il ben piùconfortante classicismo che proprio un Puvis potevacon<strong>di</strong>videre.Malgrado tutto questo, è doveroso aggiungere che,pur opportunamente circoscritte, non mancano tangenzesignificative, e non casuali con<strong>di</strong>visioni, fra Latenay eun certo gusto nabi. Così, l’autentica libertà espressiva(sempre tanto aristocraticamente lontana dalla licenzaplateale), che fa per molti versi Latenay non indegnoerede <strong>di</strong> certi petits maîtres del ‘700 francese - sì che inNausikaa par <strong>di</strong> vedere illustrato Teocrito piuttosto cheOmero - la si ritrova (mutato quel che c’è da mutare) nellasfumata armonia, nella raffinatezza, nell’autentica tendressedegli interni <strong>di</strong> un Bonnard o <strong>di</strong> un Vuillard e nellavisione, unificata e complessiva, genuinamente neo-rococo,sia dei loro piccoli quadri <strong>di</strong> interni che dei gran<strong>di</strong>insiemi decorativi; anche ad esorcizzare, beninteso, letensioni sociali <strong>di</strong> allora.Il che, giova ammetterlo, trova definiti riscontri inLatenay. Che poi, <strong>di</strong> suo, potrà aggiungere persino qualchepiccola trovata dall’apparente ingenuità quasi infantile,qual è il cartiglietto <strong>di</strong> sinistra a p. 5 (fig. 2) con unasorta <strong>di</strong> siglato riferimento alla città natale, Toulouse, come‘città del cuore’ (al quale allude nel cartiglio un quissimiledel seme <strong>di</strong> cuori). Che è modo tanto volutamentenaif da poterlo ad<strong>di</strong>rittura ritrovare, e proprio lo stessoanno, nel capolettera d’esor<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un libro per ragazzi(Due Anni in Velocipede) <strong>di</strong> tutt’altra caratura, scritto ed illustratodal nostro Yambo, pseudonimo <strong>di</strong> Enrico Novelli(dove invece il seme è <strong>di</strong> picche perché l’allusione è al risponderepicche). 3 E, per illuminante soprammercato,cfr. qui, entro il cartiglietto situato a destra nella fig. 11, laforse non casuale ambiguità fra la figurazione <strong>di</strong> un artefatto(com’è appunto quel seme, duplicato e opportunamentein<strong>di</strong>catomi da Annette Popel) e la parimenti duplicatafigurazione <strong>di</strong> un oggetto naturale dato che, in mancanzadella piccola base orizzontale <strong>di</strong> un seme <strong>di</strong> picche,potrebbe anche trattarsi della figurazione <strong>di</strong> una foglia.Come che sia, nulla però si trova in Latenay <strong>di</strong> quelche <strong>di</strong> fluido, personale, intuitivo era invece, in Bonnard


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 297e in Vuillard, la spia del loro intimismo anti-impressionista.Ora, proprio partendo dalla evidente <strong>di</strong>varicazionefra tutto questo da un lato, e il nucleo essenziale della visualitàdel Latenay illustratore <strong>di</strong> Nausikaa dall’altro, èpossibile una autentica comprensione <strong>di</strong> tale nucleo,senza rischiare <strong>di</strong> rimanere in superficie limitandosi, poniamo,a <strong>di</strong>re che Nausikaa è non più che un esito magistraledel talento paesaggistico <strong>di</strong> chi l’ha illustrata.Tanto per cominciare, gli elementi del paesaggio (epiù in generale gli oggetti naturali) sono, in modo <strong>di</strong>scretoma sistematico, traslati, per non <strong>di</strong>re stravolti, e al <strong>di</strong> là<strong>di</strong> qualsiasi proposito psicologistico o decorativo che sia.Basti ricordare, ad esempio, la botanica lievementeeterodossa delle illustrazioni <strong>di</strong> Latenay, certi tronchiche dovrebbero tutt’al più, per fedeltà al testo, esserequelli <strong>di</strong> un giovane pioppeto ma che invece parrebberomimare delle improponibili e un po’ troppo gracili betulle(fig. 3), o quei fiori tanto simili ad ortensie, ma dallefoglie non ovate, bensì implausibilmente lanceolate (fig.4). Anche se, del flagrante anacronismo <strong>di</strong> quei fiori rispettoal testo, non c’è poi da stupirsi troppo dato che - cisarebbe da giurarlo - l’illustratore è riuscito perfino aprocurarsi una foto <strong>di</strong> Nausicaa, come mostra l’accattivanteritratto frontale a p. 17 (fig. 5). Cose tutte, queste,che non sembrano volute, o volute soltanto, per esibire,coniugandoli, talento decorativo e abilità paesaggistica.Per <strong>di</strong> più il <strong>di</strong>venire temporale, in Latenay, apparelegato a una semplice, unitaria, oggettiva rappresentazionedella realtà naturale, senza alcun legame, una voltaancora, con una qualsiasi preponderanza della soggettivitàtrasformatrice della memoria (in tutte le sue risonanzebergsoniane, come si è visto almeno nei nabis).Il punto è che Latenay (non è <strong>di</strong>fficile avvedersene)nel testo da illustrare, il sesto canto dell’O<strong>di</strong>ssea, ha volutodar risalto a una circostanza che in Omero è del tuttoaccessoria: il fatto che l’episo<strong>di</strong>o dura solo un giorno ecosì, in ogni tavola <strong>di</strong> Nausikaa, la tonalità del paesaggioesprime un’ora <strong>di</strong>fferente, dal mattino al farsi della sera.E, a questo punto, comincia a <strong>di</strong>ventare man mano piùchiaro il movente nascosto, autentico e profondo dell’illustratore.Perché la sua scelta è innanzitutto un dar risaltoal circoscritto, l’arco <strong>di</strong> un sol giorno, e (pur tantoprima della poetica déco dell’instant charmant) all’effimero,il ciclico mutar della luce in quel particolare giorno. Eva pur detto che, per soprammercato, Latenay si guardabene dall’illustrare quelli che, invece, sono i momenti essenzialidella vicenda nel testo omerico: nessuna traccia,nelle composizioni <strong>di</strong> Nausikaa e tanto per esemplifica-


30 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 201111 9re, della sontuosa <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> Alcinoo né, ad<strong>di</strong>rittura, dellasplen<strong>di</strong>da immortale preghiera, nella sua pura e archetipicaverginalità, <strong>di</strong> Nausicaa ad O<strong>di</strong>sseo.Anzi (sia pure a titolo <strong>di</strong> nota incidentale) le presenzefemminili - e il personaggio principale fa tutt’altroche eccezione - potrebbero, agli occhi <strong>di</strong> un osservatore<strong>di</strong> oggi, sembrare ad<strong>di</strong>rittura la versione ArtNouveau (certo infinitamente più fine e sfumata, e menoplateale) <strong>di</strong> certe fanciulle, tutt’altro che verginali,<strong>di</strong> un Milo Manara: si veda, fra le altre, la figurina (fig.6) in pagina <strong>di</strong> titolo e, assai più, una delle illustrazioniscartate, che dovrebbe però esser presente nelle copiedella suite in prima tiratura <strong>di</strong> testa e figura anche nelquarto volume, tomo settimo <strong>di</strong> una rivista, Art et Décoration,pubblicato l’anno successivo. 4 Il vero scopo <strong>di</strong>Latenay appare dunque sempre più una sorta <strong>di</strong> risposta,anzi un rifiuto avanti lettera <strong>di</strong> quel che Paul Valéryscriverà tanti anni più tar<strong>di</strong>, dando voce del resto a unatra<strong>di</strong>zione consolidata ed illustre, nelle sue splen<strong>di</strong>depagine de<strong>di</strong>cate a Le physique du livre: che cioè “l’illustrationd’un texte se déduit de ce texte”. 5Oggi, a oltre mezzo secolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da quelle paginee a più <strong>di</strong> un secolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da Latenay, sappiamonaturalmente non solo che il suo rifiuto è legittimo, maanche che è il tratto <strong>di</strong>stintivo dell’illustrazione moderna,per eccellenza e costituzionalmente antimimeticanei confronti del testo scritto. Ma Latenay non si limita aquesto. Non più <strong>di</strong> due anni dopo la pubblicazione <strong>di</strong>Nausikaa, un critico attento come Graul aveva inseritol’opera <strong>di</strong> Latenay nel contesto <strong>di</strong> quella che allora venivain<strong>di</strong>cata, da più parti, come “la crisi delle arti applicate”.E i bibliofili più tra<strong>di</strong>zionali non avevano mancato <strong>di</strong> criticare,in Nausikaa, l’indebito e ubiquitario debordare,anche prima del celebre eterodosso Frontispice a doppiapagina (fig. 7), delle composizioni e delle tavole rispettoall’impaginato del testo a stampa. Interpretando peròquella prevaricazione, ancora una volta, come intemperanza:eccesso e mancanza <strong>di</strong> controllo del pittore che


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 31prende la mano all’illustratore. Anche se poi nessuno deicritici tra<strong>di</strong>zionali aveva segnalato che, se mai, l’autenticostridore poteva derivare dall’uso <strong>di</strong> un carattere tipoLouis XV, certo non privo <strong>di</strong> affettazioni e <strong>di</strong>sequilibri(capitali accentate e provviste <strong>di</strong> grazie, ma con l’in<strong>di</strong>stinzioneepigrafica della U dalla V), per una traduzione <strong>di</strong>così classica e lineare aderenza al testo omerico comequella <strong>di</strong> Leconte de Lisle.Il punto essenziale è un altro, e sta proprio nel rendersiconto che il prevaricare dell’immagine nei confrontidel testo è, in Latenay, tutt’altro che dovuto a istintivitàe mancanza <strong>di</strong> controllo. E’, al contrario, un’operazionelucidamente sistematica, condotta con la perfetta consapevolezza<strong>di</strong> chi persegue il capovolgimento non solo delrapporto tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione del significatodelle illustrazioni (detto altrimenti: del testo iconico) aquello del testo scritto, ma vuole estendere ad<strong>di</strong>rittura talecapovolgimento dai simbolizzati ai simboli, dai significati ailoro rispettivi significanti, battendo così in breccia, e per<strong>di</strong> più con grazia un po’ sorniona, tutte le avanguar<strong>di</strong>e e ilivres de peintre anche <strong>di</strong> molti decenni dopo.Per comprendere meglio <strong>di</strong> che si tratti, e la portatarivoluzionaria <strong>di</strong> questo punto capitale, è bene, prima <strong>di</strong>tutto, rifarsi ad un proce<strong>di</strong>mento ben noto e che, da RabanoMauro al Satyrus etymologicus ad Apollinaire, ha unalunga e venerabile storia, e molte varianti: dai cosiddettiversi intessuti, al carme figurato, al calligramma più propriamentedetto. Ora, questo modo fondamentale della‘parola <strong>di</strong>pinta’ ha una, altrettantofondamentale e fondante, caratteristicacomune a tutte le sue forme: per<strong>di</strong>rla con uno dei massimi stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong>queste cose, Giovanni Pozzi, 7 si trattadel rapporto <strong>di</strong> maggioranza da partedella lingua e <strong>di</strong> minoranza da partedel <strong>di</strong>segno. Infatti ad esempio (forseil più noto, grazie ad Apollinaire, allettore d’oggi) in un singolo calligrammail sistema <strong>di</strong> comunicazionefigurale e quello linguistico sono variamentecompresenti e interagenti,ma è sempre il secondo che dominaprevalendo sul primo.Pozzi non spiega perché, ma laragione è semplice. In effetti, nel calligramma,il rapporto fra le lettere alfabetiche e le figureche da esse nascono e sono costituite, è proprio lo stessoche si ha fra sostanza e (non necessariamente ingannevole)apparenza, fra “qualità primarie” quali sono gli atomie “qualità secondarie”, i suoni o i colori che da quegli atomi,in definitiva, sono prodotti. Come si possono averegli atomi senza i colori (anzi, un singolo atomo è, ov<strong>via</strong>mente,incolore), ma non i colori senza gli atomi così,poniamo, nel celeberrimo (fig. 8) “La cravate et la montre”<strong>di</strong> Apollinaire le singole lettere alfabetiche sonoconcepibili <strong>di</strong> per sé, anche non <strong>di</strong>sposte calligrammaticamente,cioè anche senza che esse ‘<strong>di</strong>segnino’ una cravattae un orologio (o qualsiasi altra cosa) mentre con lacravatta e l’orologio comunque raffigurati, ma senza i lorocostituenti alfabetici, i loro ‘atomi’ sostanziali e fondanti,l’intero calligramma scompare. Proprio perché,mentre è possibile avere lettere alfabetiche senza figurazionecalligrammatica, non è possibile avere questa senzaquelle. Ecco il motivo per il quale, forse ad onta delleapparenze, nel calligramma i caratteri tipografici sono inrealtà più importanti delle figurazioni che dalla <strong>di</strong>sposizione<strong>di</strong> quei caratteri sono prodotte.Bene, guardate ora i capilettera <strong>di</strong> Nausikaa. Nellamaggior parte dei casi le lettere hanno forme che in qualchemodo alludono, talvolta mimandolo, all’organico figuraleo ad<strong>di</strong>rittura figurativo. Così, il capolettera iniziale,la A <strong>di</strong> p. 8 (fig. 9), è una sorta <strong>di</strong> tralcio vegetale che nasceda un piccolo tronco e si ramifica: uno dei rami, in mododel tutto innaturale, si attorciglia intornoall’altro, che a sua volta è sostenutoda un bastoncello. Ma il culmineè raggiunto dal capolettera <strong>di</strong> p. 22(fig. 10). Qui, gli elementi costitutividella lettera M, che dovrebbero esserenaturalmente le sue quattro aste <strong>di</strong>varia lunghezza e inclinazione, sonoinvece quattro piume <strong>di</strong> cigno, perchécigni sono i volatili raffiguratinella grande illustrazione a doppiapagina che relega il testo a stampa entroun circoscritto riquadro.Ormai, la rivoluzione aggraziata<strong>di</strong> Latenay è stata, a questo punto,portata a termine. I due nastri8 che, in modo apparentemente quasi


32 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011lezioso ma in realtà quasi beffardo, annodano le piume <strong>di</strong>più marcatamente <strong>di</strong>versa lunghezza e <strong>di</strong>mensione intersecantisil’una con l’altra, non fanno che suggellare il verificarsi<strong>di</strong> un rovesciamento inau<strong>di</strong>to che, anche e soprattutto,è autentica nemesi, pur dopo vita millenaria, delrapporto <strong>di</strong> dominanza costitutivo del calligramma. Adopera, non occorre <strong>di</strong>rlo, <strong>di</strong> chi davvero quei nastri ha annodato,inventando, <strong>di</strong>segnando e colorando quella M.Nel capolettera <strong>di</strong> Latenay l’elemento figurale, anzi figurativo,<strong>di</strong>venta infatti, e con modalità che forse non hannoprecedenti, qualità primaria, atomo e sostanza: senza <strong>di</strong>10esso, senza le piume <strong>di</strong> cigno, anche quella lettera M, cioèl’elemento linguistico, anzi alfabetico, svanirebbe nelnulla. E, per chi non avesse ancora capito che l’inversonon può più accadere perché - a finale ed assoluto trionfodel figurativo sul linguistico, caratteri tipografici inclusi -qui ormai anche il calligramma sarebbe annientato, Latenay,subito a destra e al <strong>di</strong> sotto del riquadro a stampa, raffiguradelle singole piume, quasi a mettere in evidenza checiascuna <strong>di</strong> esse potrebbe benissimo, <strong>di</strong> per sé, esimersidalla fatica <strong>di</strong> costituire una lettera alfabetica.Così dunque, in modo più o meno lepido e paradossale,si potrebbe ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>re che un’avanguar<strong>di</strong>a, purse <strong>di</strong> millenaria tra<strong>di</strong>zione, è <strong>di</strong>venuta retroguar<strong>di</strong>a ancorprima <strong>di</strong> nascere: questa la rivoluzione sorridente e ra<strong>di</strong>cale<strong>di</strong> Latenay. Se infatti, sotto mentite spoglie Art Nouveau,un Marcel Duchamp avesse voluto prendersi giocodei Calligrammes, non avrebbe proceduto forse troppo<strong>di</strong>versamente da come (ma in anticipo <strong>di</strong> un ventenniosulla pubblicazione del libro <strong>di</strong> Apollinaire) ha potuto esaputo procedere Latenay. Il quale poi (ma in realtà prima<strong>di</strong> ogni altra cosa) sembra, in tutto questo, non aver mai<strong>di</strong>menticato un prezioso e illuminante precetto (sempre,se mi sorregge la memoria, <strong>di</strong> Giovanni Pozzi) secondo ilquale vero artista non è tanto colui che, in modo più o menoevidente, viola per partito preso la regola, quanto coluiche varia, ma genialmente, la consuetu<strong>di</strong>ne, così come ilbuon giocatore non è il baro, bensì l’inventore <strong>di</strong> soluzioniinconsuete nella condotta del gioco. Un illustratoresottovalutato, dunque, Gaston de Latenay. Anzi, e ciò chepiù conta, un illustratore da riscoprire.NOTE1Devo all’acume, alla sottigliezza critica,all’amor <strong>di</strong> libro e alle capacità persuasorie <strong>di</strong>Francesca Baccarini il fatto che le nostre <strong>di</strong>scussioni,spesso vivaci e lungamente protratte,sulle illustrazioni <strong>di</strong> Nausikaa abbiano trovatoforma ed assetto migliori, più stabili, emeglio giustificabili, in questo articolo. L’obbligoe il piacere <strong>di</strong> ringraziarla qui è, <strong>di</strong> tuttociò, un esito naturale.2Almeno a partire da S. Newman & al., FélixVallotton. New York: Abbeville Press, 1991(ma cfr. anche C. Frèches-Thory, U. Perucchi-Petry (a c. <strong>di</strong>), Die Nabis: Propheten der Moderne.Zurigo: Kunsthaus, 1993).3Ve<strong>di</strong>lo ad es. in [E. Novelli,] Due Anni inVelocipede. Avventure straor<strong>di</strong>narie <strong>di</strong> due Ciclistiintorno al Mondo. Genova: Donath,1899, p. 7, libro anch’esso a suo modo straor<strong>di</strong>nario,e con fermenti e spunti calibrati frapre-futurismo ed iperrealismo (ben prima <strong>di</strong>Jarry, Novelli ha introdotto, ad es., il classicotoposdella gara <strong>di</strong> velocità fra velocipede e locomotiva).4Ve<strong>di</strong>la a p. 119 con la <strong>di</strong>dascalia Fantaisieo anche, forse più facilmente ma con una riproduzione<strong>di</strong> qualità più bassa, utilizzando illink http:gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k54011404/f141.5Cfr. ad es. P. Valéry, Le physique du livre.Parigi: Auguste Blaizot, 1945 (rara plaquettecontenente solo questo testo, presentedel resto anche in una coeva e più nota operacollettanea su Paul Bonet, con contributi<strong>di</strong> Paul Valery, Paul Eluard, Renée Moutard-Uldry, Georges Blaizot e Louis-Marie Michon).6Ad es. in G. Pozzi, La parola <strong>di</strong>pinta. Milano:Adelphi, 1981.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 33inSEDICESIMOIL TEATRO DI VERDURA – CATALOGHI – SPIGOLATUREL’INTERVISTA D’AUTORE – RECENSIONI – MOSTRE – ASTESPETTACOLI, LETTURE, READING POETICI, CONCERTI ECONFERENZE PER UNA FRESCA ESTATE MILANESETra le novità della XIV stagione, la collaborazione con la MilanesianaTEATRO DI VERDURAStagione 2011La XIV Stagione del Teatro <strong>di</strong>Verdura è caratterizzata da cicli<strong>di</strong> incontri tematici, che hannocome comune denominatore il libro eil sapere in tutte le sue moltepliciforme.Antonio Zanoletti dà voce allaTrilogia del lontano, con il commentomusicale dal vivo <strong>di</strong> Salvino Strano:tre serate in cui la poetica <strong>di</strong> Lucrezio,dei poeti arabi <strong>di</strong> Sicilia e <strong>di</strong> Kavafishanno scandagliato l’infinità del cosmo,la nostalgia del lontano e le decifrazionidell’inespresso, del negato e dellasolitu<strong>di</strong>ne dell’esistere.Franco Loi anima, invece, quattromercoledì d’agosto con il ciclo Dantee la poesia.La Divina Comme<strong>di</strong>a, unodei pilastri della letteratura italiana <strong>di</strong>tutti i tempi, si scopre anche fonte <strong>di</strong>ispirazione manageriale nella <strong>di</strong>vertenteserata <strong>di</strong>vulgativa <strong>di</strong> Enrico Cerni.Torna, poi, quale fonte <strong>di</strong> ispirazionescientifica in Big Bang, ultimo lavoroteatrale <strong>di</strong> Lucilla Giagnoni chesi propone <strong>di</strong> rispondere alle domandefondanti dell’universo e delle regoleche lo governano, attraverso le risposteche ne danno la religione, la scienzaTeatroXIV Stagionee la letteratura, meno <strong>di</strong>stanti tra loro<strong>di</strong> quanto ci si aspetterebbe.Come ormai consuetu<strong>di</strong>ne,alcune serate sono de<strong>di</strong>cateall’approfon<strong>di</strong>mento delle tematichetrattate nella mostra in corso presso<strong>Biblioteca</strong><strong>di</strong> <strong>via</strong> SenatoFONDAZIONE<strong>di</strong>VerduraLibri in scenagiugno – settembre 2011<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato – <strong>via</strong> Senato, 14 – 20121 Milano – tel. 02 762151 – teatro@biblioteca<strong>di</strong><strong>via</strong>senato.it – www.biblioteca<strong>di</strong><strong>via</strong>senato.itINFORMAZIONI GENERALITEATRO DI VERDURA<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong><strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato<strong>via</strong> Senato, 14 – 20121 Milanowww.biblioteca<strong>di</strong><strong>via</strong>senato.itlo spazio espositivo della <strong>Fondazione</strong>:Memorie <strong>di</strong> Milano. Monsignor BrunoMaria Bosatra, <strong>di</strong>rettore dell’ArchivioDiocesano <strong>di</strong> Milano, ha tenuto unaconferenza che ha permesso al pubblico<strong>di</strong> conoscere meglio San Carlo Borromeo,modello <strong>di</strong> vescovo e padre dei poveri.Philippe Daverio, poi, animerà dueincontri <strong>di</strong> cultura, costume e societàsulla Milano del Cinquecento.Un’altra importante conferenza,questa volta <strong>di</strong> stampo artistico, è statacurata dalla professoressa AlbertaGnugnoli, giornalista e critica d’arteper Art e Dossier, che ha presentatogli Impressionisti attraverso le collezionidei coniugi Clark e del Musée d’Orsay,in mostra rispettivamente a Palazzo Reale<strong>di</strong> Milano e al Mart <strong>di</strong> Rovereto.Nell’anniversario dei 150 dell’Unitàd’Italia non potevano mancareappuntamenti legati a questo importanteanniversario: Marco Zannoni ha dato lasua particolare rilettura <strong>di</strong> una dellefigure più rappresentative e fondantidella formazione della nostra Nazione:Garibal<strong>di</strong>; mentre Davide Rondoni haproiettato in avanti la storia della poesiaverso i prossimi centocinquant’anni,attraverso le voci dei nuovi poeti chesi affacciano sulla scena culturalenazionale. Un’altra serata è stata, invece,de<strong>di</strong>cata al Senso religioso della poesia,tentando <strong>di</strong> far comprendere come in


34la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011un’epoca dove spesso si blatera<strong>di</strong> religione come fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>visionee <strong>di</strong> faziosità, la poesia <strong>di</strong> ogni tempoe <strong>di</strong> ogni cultura abbia invece dato voceal senso religioso degli uomini.La nuova e proficuacollaborazione con la Milanesiana, ideatae <strong>di</strong>retta da Elisabetta Sgarbi, ha visto alTeatro <strong>di</strong> Verdura cinque serate del cicloFilosofia – L’urlo e il silenzio, coor<strong>di</strong>nate daArmando Torno, con il contributo <strong>di</strong>Antonio Ballista al pianoforte. Importantinomi del teatro, del giornalismo e dellafilosofia hanno letto Teresa D’Avila, KarlMarx, Giovanni della Croce, Nietzsche,Agostino.La sola serata musicale della XIVStagione del Teatro <strong>di</strong> Verdura è stata laV-Piano Grand World Premiere, unicatappa italiana <strong>di</strong> presentazione del nuovopianoforte <strong>di</strong> casa Roland, conun concerto del M° Michele Fedrigotti.Immancabile, naturalmente,la presenza dei libri in scena: EnricoBeruschi rileggerà con la sua proverbialeverve comica il Corrierino delle famiglie<strong>di</strong> Giovannino Guareschi; dal romanzo<strong>di</strong> Giuseppe Pontiggia Nati due volteè, invece, tratto lo spettacolo teatrale<strong>di</strong> Giorgio Sciumè che approfon<strong>di</strong>scel’importante e poco trattato temadell’han<strong>di</strong>cap. Corrado d’Elia, infine, comeogni anno presenterà uno stu<strong>di</strong>o che<strong>di</strong>venterà la nuova produzione dellaCompagnia Teatri Possibili per la Stagione2011-2012. Questa volta a essere portatosulla scena è Mercurio, la favola nera <strong>di</strong>Amélie Nothomb in cui è il pubblicoa partecipare <strong>di</strong>rettamente alla “scrittura”del finale della storia.Non meno importanti,gli appuntamenti per ragazzi e famiglie:il coloratissimo film animato <strong>di</strong> Luzzatisul Flauto magico secondo Papageno,<strong>di</strong>vertente rilettura dell’opera <strong>di</strong> W. A.Mozart. Parlo italiano, una “pedalata” tra1000 anni <strong>di</strong> letteratura italiana, perriscoprire il gusto <strong>di</strong> rileggere da Dantealla letteratura dei giorni nostri. Infinedue appuntamenti, <strong>di</strong> cui una matinéeinteramente de<strong>di</strong>cata alle scuole, incompagnia <strong>di</strong> Gianni Biassaca e del suoSul fondo, tratto da Se questo è un uomo<strong>di</strong> Primo Levi. Per rispondere alladomanda simbolica «quanto pesa unchicco <strong>di</strong> riso?». Per non <strong>di</strong>menticarel’importanza <strong>di</strong> ogni vita umana, in ogniluogo, in ogni tempo.TEATRO DI VERDURAXIV STAGIONE: UN’ALTRAESTATE IN COMPAGNIADELLA CULTURA A MILANOELENCO SERATE• Martedì 14 giugnoGLI IMPRESSIONISTI E LATRASGRESSIONE DELLO SGURADOconferenza a cura <strong>di</strong> Alberta Gnugnoli• Giovedì 16 giugnoBIG BANG<strong>di</strong> e con Lucilla Giagnoni• Mercoledì 22 giugnoIL FLAUTO MAGICOSECONDO PAPAGENO<strong>di</strong> Gianini e Luzzatidall’opera <strong>di</strong> W. A. Mozartin collaborazione con Museo Luzzati,Genova(6 – 99 anni)• Giovedì 23 giugnoDANTE PER I MANAGERla Divina Comme<strong>di</strong>a in aziendalettura scenica <strong>di</strong> e con Enrico Cerni• Mercoledì 29 giugnoIL SENSO RELIGIOSO DELLA POESIAcon Davide Rondoni• Giovedì 30 giugnoGARIBALDI<strong>di</strong> e con Marco Zannoni• Martedì 5 luglio – LA MILANESIANAFILOSOFIA DELLE BUGIEore 18.00SENZA PRENOTAZIONE• Giovedì 7 luglioV- PIANO GRAND WORLD PREMIEREcon il M° Michele Fedrigotti• Venerdì 8 luglio – in collaborazionecon LA MILANESIANAFILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 1Anna Bonaiuto legge AgostinoSENZA PRENOTAZIONE• Sabato 9 luglio – in collaborazione conLA MILANESIANAFILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 2Andre Renzi legge NietzscheSENZA PRENOTAZIONE• Domenica 10 luglio – in collaborazionecon LA MILANESIANAFILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 3Andre Renzi legge Giovanni della CroceSENZA PRENOTAZIONE• Lunedì 11 luglio – in collaborazionecon LA MILANESIANAFILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 4Enrico Ianniello legge Karl MarxSENZA PRENOTAZIONE• Martedì 12 luglio – in collaborazionecon LA MILANESIANA


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 35FILOSOFIA – L’URLO E IL SILENZIO 5Galatea Ranzi e Sabrina Colleleggono Teresa D’AvilaSENZA PRENOTAZIONE• Martedì 19 luglioTrilogia del lontanoLUCREZIO “ho vegliato sereno le notti”<strong>di</strong> e con Antonio Zanoletti• Mercoledì 20 luglio Trilogia del lontanoIBN HAMDIS E ALTRI POETIARABI DI SICILIA“la nostalgia del lontano”<strong>di</strong> e con Antonio Zanoletti• Giovedì 21 luglioSAN CARLO, MODELLO DI VESCOVOE PADRE DEI POVERIconferenza a cura <strong>di</strong> Monsignor BrunoMaria Bosatra• Martedì 26 luglio2011 – LA POESIA FUTURAUn’occhiata ai prossimicentocinquant’anni <strong>di</strong> poesia…con Davide Rondoni• Giovedì 28 luglioTrilogia del lontanoKAVAFIS “il sentimento del luogo”<strong>di</strong> e con Antonio Zanoletti• Mercoledì 3 agostoDante e la poesiaLO SPECCHIODELLE DIVINA COMMEDIAcon Franco LoiSENZA PRENOTAZIONE• Mercoledì 10 agostoDante e la poesiaCOS’È LA POESIAE COME È UTILE ALL’UOMOcon Franco LoiSENZA PRENOTAZIONE• Mercoledì 17 agostoDante e la poesiaDELLA LINGUA DEI DIALETTIcon Franco LoiSENZA PRENOTAZIONE• Mercoledì 24 agostoDante e la poesiaDELLA FEDEcon Franco LoiSENZA PRENOTAZIONE• Mercoledì 31 agostoCORRIERINO DI GIOVANNINOED ENRICOdal Corrierino delle Famiglie<strong>di</strong> Giovannino Guareschicon Enrico BeruschiSENZA PRENOTAZIONE• Giovedì 1 settembreMILANO, FUCINA DEL MADEIN ITALY DAL CINQUECENTOcon Philippe Daverio• Martedì 6 settembreNATI DUE VOLTESpettacolo teatrale dal romanzo <strong>di</strong>Giuseppe PontiggiaIngresso libero con prenotazioneobbligatoria solo telefonicaa partire dal giornoprecedente lo spettacolo.Le Serate del ciclo“Filosofia – L’Urlo e il Silenzio”e quelle del mese <strong>di</strong> <strong>Agosto</strong>sono SENZA PRENOTAZIONE(fino a esaurimento posti)Modalità <strong>di</strong> prenotazionePrenotazione telefonica ai numeri02.7602079402.76318893Numero posti prenotabili anominativo: max 2regia Giorgio Sciumè• Mercoledì 7 settembreMARCURIO<strong>di</strong> Amélie Nothombregia Corrado d’Elia• Giovedì 8 settembreDALLA PARRUCCA ALLAGHIGLIOTTINAcon Philippe Daverio• Martedì 13 settembrePARLO ITALIANO1000 anni <strong>di</strong> storia letteraria italianain 90 minutiProduzione Torino Spettacoliin coproduzione con Fama Fantasma(13 – 99 anni)• Mercoledì 14 settembreGiovedì 15 settembre – ore 10.00 –MATINÉE RISERVATA ALLE SCUOLESUL FONDOda SE QUESTO È UN UOMO<strong>di</strong> Primo Levicon Gianni Bissaca(11 – 99 anni)ORARI SEGRETERIAdal lunedì al venerdì ore 9.00 - 13.00solo nei giorni <strong>di</strong> spettacoloore 9.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00AttenzionePer usufruire della prenotazioneè in<strong>di</strong>spensabile presentarsi pressoil teatro entro e non oltre le ore 21.00,in caso contrario i posti verrannoriassegnati ad altri spettatori.Le <strong>di</strong>sdette <strong>di</strong> prenotazione vannocomunicate entro le ore 18.00Per accedere alle rappresentazioniè richiesto un abbigliamento decorosoIn caso <strong>di</strong> pioggia gli spettacoli sonosospesi


36la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011IL CATALOGODEGLI ANTICHILibri da leggereper comprare libri<strong>di</strong> annette popel pozzolante versificazione estemporanea lacompetenza in ‘cose <strong>di</strong> Stato’, un passato <strong>di</strong>soldato, l’essere buon ballerino, cavaliere,giostratore, e inoltre nobile e bellissimo,sempre a detta dei suoi ammiratori, ne facevanoun perfetto cortigiano e un potenzialesegretario ideale. A completare l’immagine,Aldo, de<strong>di</strong>candogli la sua e<strong>di</strong>zionedei Paradoxa <strong>di</strong> Cicerone (Venetiis 1581),gli conferiva per primo l’epiteto <strong>di</strong> ‘admirabilis’”(www.treccani.it/enciclope<strong>di</strong>a/ja-mes-giacomo-crichton_%28Dizionario-Biografico%29/; controllato 11-07-2011).Particolarmente interessante il fattoche la citata e<strong>di</strong>zione al<strong>di</strong>na non esiste affatto,ma la contraffazione ottocentescasi basa sul testo <strong>di</strong> In appulsu ad celeberrimamurbem Venetam de proprio statuCarmen ad Aldum Manuccium, stampatonel 1580 da Domenico e Giovanni BattistaGuerra, anche se Renouard (131:4) in<strong>di</strong>cache “cette feuille, en gros italique desManuce, paroît avoir été imprimée parAlde le jeune” (numero 1, £1.800).Degna <strong>di</strong> interesse è inoltre la primae<strong>di</strong>zione dell’Istoria d’Inghilterra,scritta dal toscano Vincenzo Martinelli(1702-1785), che, dopo una vita avventurosa,si stabilisce a Londra, dove pubblicaquesta prima storia inglese in linguaitaliana “per la curiosità dei miei nazionali”(numero 9, £600). Per il 1763 è documentatoun incontro con Giacomo Casanovanella città inglese.L’avventuriero aderisce con duecopie al Decamerone, curato da Martinelli.Tornato a Firenze, Martinelli pubblicanel 1776 la Storia del governo d’Inghilterrae delle sue colonie d’In<strong>di</strong>a e nell’AmericaSettentrionale, in cui prevede larivoluzione delle colonie stesse.Bernard Quaritch LTD.40, South Audley StreetLondon W1K 2PRwww.quaritch.comITALIA E REGNO UNITO, TRESECOLI DI AFFINITÀ ELETTIVEBernard Quaritch LTD.Britalia – A short list of bookscelebrating the mutual love affairbetween Italy and its northerly cousinUna <strong>di</strong>vertente collezione che unisce37 titoli d’argomento italo-britannico.In offerta la rara contraffazionedella Relatione delle qualità <strong>di</strong> J. Di Crettonefatta da A. Manutio, Venezia, AldoManuzio, 1581, ma in realtà stampata aMilano da Tosi nel 1830 circa. L’ingleseJames Crichton, noto anche come GiacomoCritonio (1560-1582), nel 1580 si trovaa Venezia, “dove un’accurata campagnapromozionale condotta da Aldo Manuzio[…] gli procurò presto il pieno riconoscimento[…] della sua qualità <strong>di</strong> ‘mostro’intellettuale: […] padrone <strong>di</strong> <strong>di</strong>ecilingue, esperto in filosofia, teologia, matematicae astrologia, il C. stupiva un secoloparticolarmente sensibile a questeprestazioni con pro<strong>di</strong>gi nell’arte mnemonica,<strong>di</strong>squisizioni cabalistiche e una bril-STORIE “D’ACQUA DOLCE”TRA LARIO, TICINO, VERBANOLibreria Antiquaria PregliascoTra Como e il Canton Ticino – Storia eArteAnnunciato come “listino <strong>di</strong> curiosità”,l’ultimo catalogo prima della chiusuraestiva della libreria torinese presentaben 157 e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> argomento localetra Como e il Ticino. Particolarmente interessantela riproduzione in fototipia,probabilmente realizzata in pochissimecopie, <strong>di</strong> un manoscritto originale maipubblicato, compilato da un certo generaleBellini <strong>di</strong> cui non si riescono a reperireulteriori informazioni, sulla Valle Intelvi,Note geografiche e storiche, del 1898(numero 85, €550).“Notevoli sono le informazioni sugliusi e costumi, con note sui ‘vestimenti’,le abitazioni, l’alimentazione, le pratichesociali e la vita religiosa; si esaminanole belle arti e il <strong>di</strong>aletto, le tra<strong>di</strong>zioni, lecredenze e le canzoni popolari. Una interasezione è de<strong>di</strong>cata alla Geografia statisticadella Valle Intelvi nel Comasco: l’autorepassa in rassegna catasto e agricoltura,trasporti, finanze e amministrazione,risparmio e previdenza, istruzione,beneficenza, criminalità, lavori pubblici,igiene e nosografia. Alcune importantiinformazioni sono relative anche alle caveun tempo aperte nella Valle”.Libreria Antiquaria PregliascoVia Accademia Albertina 3 bis10123 Torinoe-mail: books@preliber.com


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano37IL CATALOGODEI MODERNILibri da leggereper comprare libri<strong>di</strong> matteo nojaDI TRIESTE, DELLE SUE TERREE DEI SUOI LIRICI CANTORILibreria E<strong>di</strong>trice GorizianaCatalogo 70. Libri Antichi, Modernid’Artista e Novecento TriestinoCi sono città che per chi ricercalibri rari del Novecento sono mitiche.Trieste, per la sua storia, letterariae non solo, è tra queste. Poco tempo fail ‘cato<strong>di</strong>co opinionista’ e grande bibliofiloGiampiero Mughini le ha de<strong>di</strong>catoinaspettatamente il libro In una città attaagli eroi e ai suici<strong>di</strong>. Trieste e il caso Svevo(Milano, Bompiani, 2011; pp.160, €15,00).Inaspettato poiché tra lui e la cittàadriatica non c’è nulla in comune.Non fosse altro però per la storia cheriguarda i libri del Novecento che rendeTrieste città molto coinvolgente ancheper chi conosce a malapena la bora,piazza Unità d’Italia e qualche osteriaa buon mercato (sempre meno…) dovebere un buon bicchiere <strong>di</strong> vino del Collio.Proprio per Trieste (e per la VeneziaGiulia e per il Friuli), va ricordatoun catalogo che, pur non recentissimo –è <strong>di</strong> qualche mese fa, ahinoi! – riportaun’interessante sezione de<strong>di</strong>cataalla letteratura citta<strong>di</strong>na.A pag. 95 comincia la lista dei titolidella città <strong>di</strong> Svevo. Si apre con l’e<strong>di</strong>zionemondadoriana (collana Le Pleia<strong>di</strong>; Milano,1950; p. 222, 15,5 cm; €100,00) de LaBuffa <strong>di</strong> Giulio Barni (pseud. <strong>di</strong> GlaucoCamper 1891-1941) che riporta unaprefazione molto bella <strong>di</strong> Umberto Saba,Di questo libro e <strong>di</strong> un altro mondo.Le poesie che compongonoil libretto, scritte durante la guerra,furono pubblicate sul repubblicano"L'Emancipazione" in 12 puntate, tra 1920e 1921; nel 1935 vennero raccoltein volume da Virgilio Giotti, stampatedallo Stabilimento Tipografico Mutilati,ma prontamente sequestrate per or<strong>di</strong>nedel prefetto della città, Carlo Tiengo.Il titolo viene da una delle strofe che <strong>di</strong>ce«La fanteria l’è buffa…».Tra gli altri titoli, ne segnaliamoalcuni (per l’esattezza 31): i raffinatipiccoli libri dello Zibaldone, in tiraturalimitata, pubblicati con la consapevolezza<strong>di</strong> un progetto e<strong>di</strong>toriale ben definito,de<strong>di</strong>cato a Trieste e alla sua complessafisionomia culturale (dai 60 ai 100 eurociascuno). Tra gli autori, Luciano Bu<strong>di</strong>gna,Virgilio Giotti, Clau<strong>di</strong>o Grisancich,Umberto Saba, tutti amici e testimonidell’incre<strong>di</strong>bile lavoro <strong>di</strong> Anita Pittoni,temeraria e<strong>di</strong>trice che nel 1949, momentodrammatico per la sua città, spese ognisuo avere per dare corpo a un sogno.Libreria E<strong>di</strong>trice GorizianaCorso Giuseppe Ver<strong>di</strong>, 67 - 34170 Gorizia,tel. 0481/33776 - leg@leg.it - www.leg.itALCUNE “NAVIGATE” RARITÀDEL NOVECENTO IN LETTERE“900 <strong>di</strong> carta”Catalogo 17Segnaliamo il sito della libreria ’900<strong>di</strong> carta, <strong>di</strong> Archie R. Pa<strong>via</strong>. Letta una suavecchia intervista, ci è parso interessantevisitarlo. Racconta il libraio <strong>di</strong> aver apertonel 2003. In piena crisi <strong>di</strong> identità, umanae professionale, ricorda <strong>di</strong> esser partitodalla sua passione per i libri rari del ’900ambendo a uno spazio piccolo, in antitesicon le superfici delle librerie <strong>di</strong> catena,che potesse tener conto della personalità<strong>di</strong> chi vi entrava. Un luogo dove non solocomprare libri, ma anche confrontarsicon il libraio, interlocutore privilegiatoper chi ama sognare.Sogni <strong>di</strong> carta, ov<strong>via</strong>mente, e poii suoi miti letterari, cui de<strong>di</strong>care piccolemostre documentate: da Pannunzioad Arrigo Benedetti e da Gadda a LiberoBigiaretti, passando per Orwell, Fenoglio,Pavese, Soldati, Piovene, Fellini e l'amatoFlaiano. Senza <strong>di</strong>menticare il poeta GuidoCeronetti, amico della libreria.Da ultimo, parlando dei mestieriche hanno preceduto quello <strong>di</strong> libraio,Pa<strong>via</strong> <strong>di</strong>ce: «Ho fatto svariati mestieri, daragazzo, sempre al <strong>di</strong> fuori dei canoniprestabiliti. Ho fatto stu<strong>di</strong> irregolari. Holavorato da ragazzo negli alberghi (questospiega perché ogni tanto ritorna, nei mieiscritti, la camera e la stanza <strong>di</strong> untranquillo albergo demodé); ho fatto ilgallerista, in <strong>via</strong> del Tritone, el'investigatore privato. L'investigatore, sì...è un ruolo che ha molto in comune collibraio antiquario: cercare un libro raropuò essere <strong>di</strong>fficile come cercare unapersona scomparsa».Il catalogo attualmente in linearisente della stagione, ma è <strong>di</strong> garbo evale la pena <strong>di</strong> scorrerlo, qualcosa si trovasempre… d’altronde è pur vero quanto<strong>di</strong>ceva Manganelli, che la culturacomincia dalla lettura dei cataloghi deilibri…900 DI CARTALibreria <strong>di</strong> Archie R. Pa<strong>via</strong>Libri esauriti, rari e d'occasioneVia Acqui, 9/b - 00183 Roma,tel. 06/7010558 - www.900<strong>di</strong>carta.com -900<strong>di</strong>carta@fastwebnet.it


38la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011ET AB HIC ET AB HOCNella speranza <strong>di</strong> ferie splendenti,niente vacanze, se non tra le righe<strong>di</strong> laura mariani conti e matteo noja FERIE E VACANZE. Vacanzada vàcans, participio presente del verbolatino vacàre: «il rimaner vuoto un ufficio;il tempo in cui nelle scuole cessanole lezioni, o le assemblee e le accademietacciono per cagion <strong>di</strong> riposo». Ferie,dal latino feriae, sembra risalire a dueetimi <strong>di</strong>versi: uno legato a festus che vuol<strong>di</strong>re pregare e l’altro, vicino al greco phasche significa risplendere. Quin<strong>di</strong> le feriepossono essere giorni de<strong>di</strong>catialla preghiera oppure giorni splendenti.Oggi invale più il secondo significato,vista la sempre più rara spiritualità e l’uso<strong>di</strong>ffuso dell’abbronzatura indotta dallo“splen<strong>di</strong>do” sole estivo. Nella letteraturadel ’900 – se non nelle trame almeno neititoli – si parla spesso <strong>di</strong> ferie e vacanze.La lettura stessa viene invocata comepassatempo, sotto l’ombrellone o sottogli alberi in montagna, quasi il tempovacanziero sia l’unico in cui è possibileleggere con profitto un libro. DAL CREPUSCOLO ALLA LUCECALDA DELL’ESTATE. Essere natia Cesenatico può essere una fortuna:la vacanza è, nella citta<strong>di</strong>na romagnola,affare d’ogni giorno. Marino Morettinasce a Cesenatico nel 1885 e semprelì muore nel 1979, felice della suaprovincialità. L’ultima estate (Milano,Mondadori, 1969; Lo Specchio; p. 239, 19cm) segna dopo anni <strong>di</strong> silenzio il ritorno<strong>di</strong> Moretti alla poesia e fa scalpore:i critici si sorprendono dell’uso più frescoe moderno della lingua e della sintassi.Il titolo non tragga in inganno: “ultima”in senso cronologico, un mesto arrivo,ma, al contrario, per il poeta, l’occasione<strong>di</strong> una ripartenza con rinnovato vigore,che gli permette <strong>di</strong> ingaggiare battagliacontro un “nuovo” che prevarica ognivero valore, e <strong>di</strong> offrire cosìalla sua poesia un aspetto più combattivoe rabbioso <strong>di</strong> quello degli inizi,crepuscolare e languido. CONTRAPPOSIZIONI. Una volta“andare in campagna” era sinonimo<strong>di</strong> “andare in vacanza”. Forse perchénell’Italia postbellica, per la maggior parteancora rurale, bastava andare in mezzoai campi e godere dell’aria buonaper ritemprarsi dalle fatiche dell’invernocitta<strong>di</strong>no. Come pure, per chi abitavain campagna, un’idea felice <strong>di</strong> vacanzaera quella <strong>di</strong> farsi tentare dalle lusinghedella città. Soprattutto se si veniva dallacampagna soffocante e si approdavain una città che sulle prime sembravamagica. Cesare Pavese è uno scrittore,forse tra i maggiori, che più ha svisceratoil tema dell’antagonismo tra cittàe campagna. Anche se, rileggendo dopoanni La bella estate (Torino, Einau<strong>di</strong>, 1949;p. 348, 23 cm; contiene anche altri dueromanzi brevi: Il <strong>di</strong>avolo sulle colline e Tredonne sole) un maggiore ottimismosarebbe auspicabile. LA VACANZA È DIVERTIMENTO.Tale sarà stata la raccolta <strong>di</strong> raccontiIl mare colore del vino per LeonardoSciascia (Torino, Einau<strong>di</strong>, 1973; p. 160, 20cm). Lasciate per un attimo le inchieste,le denunce e le <strong>di</strong>vagazioni eru<strong>di</strong>te,lo scrittore <strong>di</strong> Racalmuto torna un attimoalla scrittura <strong>di</strong> invenzione per svagarsi,per riflettere e rior<strong>di</strong>nare quanto fattofino ad allora: «Perchè raccolgoe pubblico questi racconti? Ecco: perchèmi pare <strong>di</strong> aver messo assieme una specie<strong>di</strong> sommario della mia attività finoad ora… e che tra il primo e l'ultimo<strong>di</strong> questi racconti si stabilisce comeuna circolarità: una circolarità che non èquella del cane che si morde la coda».La vacanza è anche me<strong>di</strong>tazione. VITTORIO SERENI con Un posto<strong>di</strong> vacanza (Milano, All’Insegna del Pesced’Oro, 1973. Collana Acquario, n. 62;p. 39, 18 cm) in<strong>di</strong>ca Bocca <strong>di</strong> Magra comeluogo ameno capace <strong>di</strong> mostrare meglio,alla fine dell’estate, la nuda essenzialitàdel vivere, luogo dove «ogni eccedenzaandata altrove e spenta» e l’uomo,«perplesso non propriamente amaro»,non riesce a sod<strong>di</strong>sfare la memoria(«la memoria non si sfama mai»). Luogoperciò dove si può me<strong>di</strong>tare, lasciandosialle spalle ogni scoria invernaleper ripartire con impeto verso il futuro,senza però poter <strong>di</strong>menticare.. “PICCOLE VACANZE”. Esor<strong>di</strong>oletterario <strong>di</strong> Alberto Arbasino, escenel 1957 (Torino, Einau<strong>di</strong>; p. 201, 20 cm).Lo compongono cinque racconti (Distesaestate; I blue jeans non si ad<strong>di</strong>cono alsignor Prufrock; Giorgio contro Luciano;<strong>Luglio</strong>, Cannes; <strong>Agosto</strong>, Forte dei Marmi).Le vacanze sono appunto il tema: piccoleperché ancora troppo vicine alla guerra,piccole perché i protagonisti sono giovaniche tentano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare adulti, piccoleperché governate da un’ansia egoistica<strong>di</strong> provincia che vuole uscire dai suoiconfini, <strong>di</strong> borghesia che vuole emergere.«Ad<strong>di</strong>o giallo paese che ricade nel sonno,Grand Hôtel sepolcrale, ombroso parcospazzato dal vento, ad<strong>di</strong>o bosco tennispiscina ore pungenti, giorni che da oggiin poi rimpiangerò […] ad<strong>di</strong>o fiori scaleorologio immobile giochi perduti;non sarò ragazzo mai più e neanch’iolo vorrei, però mi è piaciuto molto».


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 39ASPETTANDO “ARTELIBRO”Dal 23 al 25 settembre, Bologna ospital’e<strong>di</strong>zione VIII del Festival del libro d’Arte<strong>di</strong> matteo tosiGiusto il tempo <strong>di</strong> rientrare in città,riprendere il consueto tran tran lavorativoe aspettare che i ragazzitornino a “<strong>di</strong>gerire” la sveglia per andare ascuola. Poi, <strong>di</strong> solito, la nostalgia per i giorni<strong>di</strong> ferie riaffiora e, insieme a essa, la voglia<strong>di</strong> partire ancora, magari anche solo per unfinesettimana ristoratore.Per bibliofili, bibliomanie appassionati<strong>di</strong> arte ecco, allora, l’appuntamentogiusto nelmomento giusto, l’ultimoweekend <strong>di</strong> settembre.Dal 23 al 25, infatti, a Bolognava in scena l’ottavae<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “Artelibro. Festivaldel Libro d’Arte”.Il tema guida <strong>di</strong>quest'anno è “Archeologia/Archeologie”,come a in<strong>di</strong>care le molteplici declinazioni <strong>di</strong>un metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del passato, in<strong>di</strong>spensabileper capire e interpretare il nostropresente. Un approccio storico, da ”collezionista<strong>di</strong> reperti” che troverà perfettaesemplificazione nella mostra <strong>di</strong> libri d'artistadella collezione <strong>di</strong> Danilo Montanari,Libro / Opera. Viaggio nelle pagine d’artista.1958 - 2011, che svelerà al pubblico dellasuggestiva Aula Magna della <strong>Biblioteca</strong>Universitaria oltre 200 volumi tra i più rappresentatividei nostri ultimi cinquant’anniin Italia, da Lucio Fontana a Maurizio Cattelan,passando per Giulio Paolini e LucianoBartolini.Al Museo della Musica, poi, si potràvisitare la mostra ControCorrente. Riviste,<strong>di</strong>schi e libri d’artista delle case e<strong>di</strong>trici dellapoesia visiva italiana, organizzata insiemealla <strong>Fondazione</strong> Berardelli <strong>di</strong> Brescia e alMuseo Pecci <strong>di</strong> Prato. A Palazzo Re Enzo edel Podestà, invece, accanto alla mostramercato che ospita librai antiquari italianie stranieri in collaborazione con ALAI AssociazioneLibrai Antiquari d'Italia (con specifichesezioni de<strong>di</strong>cate agli e<strong>di</strong>tori <strong>di</strong> librid'artista, <strong>di</strong> pregio e facsimilari), si potrannoammirare i Libri <strong>di</strong> Luce <strong>di</strong> Mario Nanni ele pubblicazioni storichedell'Officina d'Arte GraficaLucini. E ancora altreesposizioni, cicli <strong>di</strong> conferenze,letture e presentazioni<strong>di</strong> libri, senza <strong>di</strong>menticaregli incontriprofessionali: su tutti, ilconvegno “Più simile delfacsimile. E<strong>di</strong>toria d'artetra libreria collezionismoe iPad”, promosso da AIE, Associazione ItalianaE<strong>di</strong>tori.Quest'anno Bologna festeggia anchei 2200 anni dalla fondazione della coloniaromana <strong>di</strong> Bononia e i 130 anni dall’istituzionedel Museo Civico Archeologico,una delle più significative realtà culturali <strong>di</strong>Bologna.Proprio per questa occasione Artelibroha attivato un’importante collaborazionecon il Comune <strong>di</strong> Bologna - in particolarecon il Museo Civico Archeologico -per realizzare un evento dalla doppia anima,colta e popolare, che celebri al meglioentrambe le ricorrenze. Nasce così il progetto“Artelibro – Archeopolis”, che riuniscele istituzioni culturali citta<strong>di</strong>ne in unweek-end interamente de<strong>di</strong>cato a quest’affascinante<strong>di</strong>sciplina attraverso rievocazionistoriche, visite tematiche, mostre,convegni e conferenze, nonché importantieventi serali e laboratori per i più piccoli.Di assoluto interesse la Lectio Magistralis<strong>di</strong> Andrea Caran<strong>di</strong>ni, archeologo <strong>di</strong>fama internazionale (e Presidente del ConsiglioSuperiore dei Beni Culturali), che siterrà giovedì 22 alle 19.00 presso il Teatrocomunale, seguita dal concerto del CoroAthena del Museo Civico Archeologico <strong>di</strong>Bologna; venerdì 23, invece, la serataspettacolosul mito nella cultura popolare,curata dall'attore Ivano Marescotti pressol'Aula Magna <strong>di</strong> Santa Lucia - Alma MaterUniversità <strong>di</strong> Bologna.Dall’inaugurazione (venerdì 23 alle<strong>di</strong>eci del mattino) in poi, le sale <strong>di</strong> PalazzoRe Enzo e del Podestà ospiteranno la grandemostra mercato <strong>di</strong> librai antiquari, e<strong>di</strong>tori<strong>di</strong> pregio, libri d’artista, facsimilari e rivistespecializzate, mentre gli e<strong>di</strong>tori d’artesaranno alloggiati nella Libreria dell’Arte,in Piazza Nettuno, <strong>di</strong> fronte allo stesso Palazzo,già dal 10 settembre.


40la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011L’intervista d’autoreANTONIO ZANOLETTI, TRE SEREA TEATRO PER VEDERE LONTANO<strong>di</strong> matteo tosiTrilogia del lontano: Lucrezio-Ibn Ham<strong>di</strong>s-Kavafis. In scenanel mese <strong>di</strong> luglio in tre serateal Teatro <strong>di</strong> Verdura.Tre autori così lontani e così<strong>di</strong>versi, cosa li lega?C’è un sottile filo che collegae intreccia questi tre autoriapparentemente slegati e lontani.Intanto dei classici e come tali “vivi”.Tu li leggi e nel momento che lo faiti parlano. Come i gran<strong>di</strong> testi. Così loro,ecco perché li chiamo classici. Poi se siscava e si entra nella loro parola, vi sonodei sentimenti che li richiamano,li collegano. Non ultimo i vertici poetici,la scrittura proprio, ad altissimo livello.Cos’è il tema del “lontano”?Ho definito “lontano” una nota,un rimando che li accomuna,uno struggimento. Lucrezio, si interroganel suo De Rerum Natura sulla nascitadella materia, sulle origini del mondo,sul cosmo e si chiede in questa fragilitàdel tutto se non vi siano altri mon<strong>di</strong> comeil nostro, e quin<strong>di</strong> noi non più soli nellavastità della materia. E come <strong>di</strong>ce “sefuori da queste ampie mura del mondo sistende lo spazio, la mente vuole alzarsi avedere e in quel vuoto l’anima miaperegrinare”.Ibn Ham<strong>di</strong>s, il poeta arabo natoin Sicilia, siamo nell’anno Mille, e la suaamata terra siciliana. Lontana perchémandato in esilio con la cadutadel Regno <strong>di</strong> Siviglia, iniziando cosìle sue peregrinazioni sempre più lontane,Algeria, Tunisia, Maiorca. Muoreottantenne nel 1133 e la nostalgia dellasua terra che non rivedrà mai piùnon lo abbandonerà in nessun modo.Le musiche dello spettacolo sonoeseguite dal vivo da Salvino Strano.E poi Kavafis a cavallo del ‘900col suo mondo poetico e il sentimentodell’inespresso, del non vissutose non nella memoria, “meglio la vitache non abbiamo vissuto e soloimmaginata e lontana, che quella reale”<strong>di</strong>rà in una sua poesia.Per lei il teatro può essereun mezzo per verificare certicomportamenti umani, certe verità?Non ho mai amato il teatro finea se stesso, quello che chiamano“d’evasione”, così come non amola <strong>di</strong>sinvoltura sulla scena, che èpuramente una cosa televisiva.In teatro ci si sta per unanecessità, per un’urgenza. È rituale.È una zona franca dove la materiarappresentata con onestà e sensomorale può <strong>di</strong>ventare incandescente.Sincera carne pulsante. E in artechi non è sincero non è un artista.Non giriamo intorno alla questione.Ed essere sinceri è una questione morale;e <strong>di</strong>co morale e non moralismo piccoloborghese.L’arte è una cosa dell’uomo.Il teatro dunque come lavoro umanosull’uomo. E noi attori, ricor<strong>di</strong>amocelo,siamo un mezzo, uno strumento,insostituibile, forse, ma strumento dellapoesia. Niente altro. Noi passiamo e leiresta, la poesia, il teatro, l’arte tutta. Noisolo messaggeri, ed è già un grandecompito.Il poeta arabo <strong>di</strong> Sicilia Ham<strong>di</strong>s,davvero poco conosciuto……ma grande! È un mio personaleomaggio alla Sicilia e ai gran<strong>di</strong> uominiche vi sono nati, e sono tanti.Lampedusa, Pirandello, Verga, LucioPiccolo tutto da scoprire e altri,tantissimi che ho in testa tutti gran<strong>di</strong>e non solo artisti. Tornato da pocoda Siracusa dove al Teatro Greco eroUlisse in Filottete <strong>di</strong> Sofocle.E quella terra è davvero speciale.Come <strong>di</strong>ce il poeta arabo “chi partendoha lasciato il cuore in quella terra,con il corpo desidera tornare”.Lei spesso si de<strong>di</strong>ca alla poesia.Diciamo che oltre al teatro


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 41classico, quello vero, quello che ci parlae ci consola ogni volta che loaffrontiamo, è il mio pane preferito.Ma mi piace sperimentare la materiache “si fa” teatro come i testi letterari,i saggi, o la poesia. In questo senso èinteressante e mi piace il Teatro<strong>di</strong> Verdura: I libri in scena. Ossia materiache si sperimenta e si verifica attraversola rappresentazione, sulla scena.Lei non è nuovo qui al Teatro<strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato.No, ma nemmeno tanto vecchio!Ho debuttato con l’ultimo romanzo<strong>di</strong> Testori, poi Van Gogh e le sue lettereal fratello Theo, Ulisse del premio NobelWalcott, Dreyfus, Lampedusa e le suelettere, Poesie dai banchi <strong>di</strong> scuola,la Milano e i suoi teatri dal dopo guerraad oggi, i Diari <strong>di</strong> Mussolini… come ve<strong>di</strong>materiale non nato per il Teatroma che <strong>di</strong>venta tale.Però… ripercorrendo il tuttonon è poca cosa, me ne accorgo ora.Da andarne orgogliosi.E Kavafis?Una scoperta emozionante.Parola altissima dell’inespresso,attraversata da gran<strong>di</strong> silenzi. Fapensare a certa pittura <strong>di</strong> De Chirico,anche lui vissuto a lungo ad Alessandriad’Egitto, come il poeta. Un poeta cheripiegato su se stesso sa ascoltare i motipiù profon<strong>di</strong> dell’essere e dell’esistere.Tutto filtrato dal ricordo, un mondovissuto tutto dal <strong>di</strong> dentro fra le quattromura <strong>di</strong> casa sua. Materia non facilecerto, ma come spieghi allora che ilpubblico riempie il Teatro? Vorrà pur <strong>di</strong>requalcosa. Non è vero che il pubblicovuole solo <strong>di</strong>vertirsi. Lo si può fare anchecon cose serie. Quando il bambino giocalo fa con grande serietà.Dobbiamo tornare bambini?Non necessariamente, ma nutrireil bambino che c’è in noi, questo sì.In questo sono un privilegiato col miomestiere. Noi attori abbiamo una nostraparte bambina che non vuole crescere.È la nostra salvezza perché coltivalo stupore delle cose. Ma è un <strong>di</strong>scorsoche ci porterebbe lontano.Altri progetti fatti e che farà?Appena tornato da San Miniato,rassegna del Teatro Sacro, dove hoaffrontato un libro della Bibbia,il cosiddetto “libro nero”: il Qhoèlet. Eccouna materia davvero incandescente.E per il Teatro <strong>di</strong> Verdura?Tanti progetti che mi frullanonella testa. Vedremo. Idee che ho giàinseminato ma che per scaramanziatengo sotto chiave.Ma in sostanza, alla fine,i libri salveranno il mondo?Non ci è dato saperlo, sicuramentelo possono migliorare. Ma vanno letti,non usati esclusivamente per riempiregli scaffali <strong>di</strong> casa.


42 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011PAGINE CHE PARLANO DI LIBRII capolavori sinonimo dell’Italia, gli archividelle nostre case e<strong>di</strong>trici e le lettere <strong>di</strong> Zeri<strong>di</strong> matteo noja e matteo tosiALCUNI INDISPENSABILI TOMIPER CONOSCERE GLI ITALIANII centocinquanta anni dell’Unità d’Italiae le varie attività per i festeggiamentihanno mosso anche il mondo culturaleed e<strong>di</strong>toriale, proponendo in varie se<strong>di</strong>,<strong>di</strong>versi libri, in <strong>di</strong>verse quantità,a rappresentare degnamente questotraguardo nazionale. Dai tre libri chein vari simposi ha proposto lo storicoMauro Moretti limitandosi ai titoliche hanno unificato linguisticamentela Penisola – Il Bel Paese <strong>di</strong> Stoppani,le ricette dell’Artusi e Cuore<strong>di</strong> De Amicis –, ai 400 che Fabrizio Govi,noto libraio antiquario <strong>di</strong> Modena,propone in un “ricco” volume (I classiciche hanno fatto l’Italia. Per un nuovocanone bio-bibliografico degli autoriitaliani, Modena, Giorgio RegnaniE<strong>di</strong>tore, 2010; p. XXXV, 415, €65,00).Senza porsi il limite temporaledegli anni che vanno dall’Unità a oggi,e cercando <strong>di</strong> confrontarsi con il celebrePrinting and the Mind of Man, elencauna serie <strong>di</strong> “classici”, dal ’400 al secoloscorso, che possono a buon <strong>di</strong>rittoformare un valido percorso lungola nostra letteratura. Fino ad arrivareai 150 (più 15) che ha proposto con unamostra (poi itinerante) il Salone del libro<strong>di</strong> Torino, per suggerire una letturadel nostro Paese attraverso le pagine<strong>di</strong> tante opere quante gli anni passatidalla proclamazione del Regno. Volumi<strong>di</strong> narrativa e poesia, ma anche teatroe saggistica per rappresentareuna mappa storica della nostra cultura.Ma in mezzo ai tanti libri chepropongono in questi giorni un “nuovocanone”, per l’Italia unita e non solo,ne è uscito uno abbastanza singolare,se non altro perché propone 52 libridella letteratura italiana <strong>di</strong> tutti i tempi,uno a settimana.Si tratta <strong>di</strong> Per una bibliotecain<strong>di</strong>spensabile <strong>di</strong> Nicola Gar<strong>di</strong>ni (Torino,Einau<strong>di</strong>, 2011; p. 329, €21,00).Professore <strong>di</strong> letteratura italiana delRinascimento a Oxford, Gar<strong>di</strong>ni scrivenella sua prefazione: «Volevo scrivereun libro sull’Italia migliore avendochiara cognizione <strong>di</strong> quella peggiore;e cercare nel passato, per amore dellavita, perché la vita è piú nel passatoche nel presente, com’è stato detto;e parlare <strong>di</strong> letteratura, ma fuori daglischemi falsificanti della storia letteraria.[…] Questo catalogo presenta unaletteratura italiana anticonvenzionale,non quella degli “ismi”, delle scuolee delle correnti, non quella […]formalistica, retriva e provincialeche i manuali continuanoa confezionare; bensí una letteraturamagnanima, europea, laica, piena<strong>di</strong> spirito, <strong>di</strong> protesta […]. Ecco l’Italiamigliore che cercavo».Nicola Gar<strong>di</strong>ni, “Per una bibliotecain<strong>di</strong>spensabile”, Torino, Einau<strong>di</strong>, 2011(pp. 330, €21,00)TUTTE LE STORIE “SEGRETE”DI CHI PUBBLICA STORIEBel volume che dovrebbe essere il primo<strong>di</strong> una collana e<strong>di</strong>toriale curatadal Settore Biblioteche, Archivi e Istituticulturali della Direzione Cultura Turismoe Sport della Regione Piemonte,per <strong>di</strong>ffondere la conoscenzadel patrimonio archivistico e librariodel territorio.Raccoglie le relazioni presentatein occasione della Fiera del libro 2009<strong>di</strong> Torino cui si sono aggiunti altricontributi. La prima parte è de<strong>di</strong>cataal patrimonio piemontese e riportanotizie e considerazioni sugli archivi<strong>di</strong> e<strong>di</strong>tori come Einau<strong>di</strong>, Utet, Pomba,Boringhieri, Viglongo, SAIE, SEI,confrontati, nella seconda parte,con l’esperienza <strong>di</strong> altre realtà italianecome la <strong>Fondazione</strong> Mondadori, Giunti,Olschki, Laterza.«Gli archivi delle case e<strong>di</strong>trici


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 43costituiscono un campo <strong>di</strong> indagine<strong>di</strong> estremo interesse, ancora pocosviluppato nonostante i progetti<strong>di</strong> tutela, censimento e rior<strong>di</strong>no tuttorain atto» <strong>di</strong>ce il curatore Brunetti,e oseremmo <strong>di</strong>re non solo quelli dellecase e<strong>di</strong>trici ma anche quelli dei variautori, come quelli fotografici o quellidelle imprese. Il patrimoniodelle conoscenze che questi archivicontengono, <strong>di</strong>rettamenteo in<strong>di</strong>rettamente, non può e non deveessere sottovalutato in un’epoca comela nostra <strong>di</strong> crisi (economicama soprattutto <strong>di</strong> valori) che necessitaun continuo raffronto con il passato.I valori propugnati da e<strong>di</strong>torie intellettuali che inseguirono progetticulturali a volte complessi e <strong>di</strong> granderespiro (Utet e Einau<strong>di</strong>, per esempio),racchiusi nei loro archivi, vanno <strong>di</strong>fesie tramandati, come le opere stessedegli scrittori, che in molti casideterminarono e influenzarono.Tra i tanti motivi <strong>di</strong> suggestionedel volume, si può ricordare la vicendadell’erede del “libraio cantante VedovaPomba e figli” (così viene citata la casae<strong>di</strong>trice in tutte le suppliche al re,agli inizi dell’800) Giuseppe Pomba,già raccontata da Luigi Firpoin una Strenna Utet del 1976.La figura <strong>di</strong> quest’uomo, che forse Firponon aveva in grande simpatia, escecomunque dall’esame delle cartedell’archivio ingigantita («Si trovafra queste carte traccia delle suebattaglie, delle sue rare sconfittee delle sue molte vittorie»), veroe proprio “tycoon” del tempo, che prima<strong>di</strong> lasciare il ponte <strong>di</strong> comandodella sua azienda, seppe progettarequel magnifico Dizionario della linguaitaliana, a cui il vecchio Tommaseoattese per ben tre lustri.Dimitri Brunetti (a cura <strong>di</strong>),“Gli Archivi storici delle casee<strong>di</strong>trici”, Torino, Centro Stu<strong>di</strong>Piemontesi - Ca de Stü<strong>di</strong> Piemontèis,2011, pp.300, s.i.p. ma €18,00FEDERICO ZERI IN LETTERE.SPEDITE ALLA “SUA” EINAUDINon sembri snobismo scegliereuna “ristampa” tra le tante novitàche vengono pubblicate in Italiaa ogni pié sospinto. Ma in un numerocome questo, ricco <strong>di</strong> storie e<strong>di</strong>torialie <strong>di</strong> carteggi che testimoniano il lavorodello scrittore “su commissione”, questarie<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Lettere alla casa e<strong>di</strong>trice<strong>di</strong> Federico Zeri pare starcialla perfezione.La casa in questione, ov<strong>via</strong>mente,è l’Einau<strong>di</strong> (che lo pubblicò la primavolta e oggi concede il bis), con cuiil noto critico d’arte iniziò a collaborarefin dal 1955, firmando il volume Pitturae Controriforma e <strong>di</strong>venendo prestoil principale consulente in materieartistiche per i tipi dello Struzzo.Da quello stesso 1955 finoal 1980 (ma in realtà il rapporto duròben oltre, pur non dovumentato),Federico Zeri inizia così a intrattenereun fitto carteggio con “<strong>di</strong>vo” Giulioin persona, Paolo Fossati e soprattuttocon Giulio Bollati. 116 missive in tutto -<strong>di</strong> cui 102 raccolte in questo volume -,che approfon<strong>di</strong>scono la conoscenzadel critico e della sua personalità,lasciandone intuire alcune letturenello specifico e, in particolar modo,svelando cosa potesse generare in luila voglia <strong>di</strong> fare polemica.La scelta dei fogli da collezionareè stata curata da Anna Ottani Cavina,docente <strong>di</strong> Storia dell’arte modernaall’Università <strong>di</strong> Bologna e collaboratrice<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi atenei statunitensi. Ne esceuno Zeri estremamente attivoe propositivo nei confronti dei suoiinterlocutori, non un semplice “censore”o fornitore <strong>di</strong> pareri, ma una verae propria fucina <strong>di</strong> idee, stu<strong>di</strong>, ricerchee progetti, a partire dal suggerimento<strong>di</strong> alcuni titoli “insoliti” da tradurrein italiano, senza il timore <strong>di</strong> romperesteccati o sembrare forzatamenteanticonformista.Non mancano aneddoti e spunti<strong>di</strong> riflessione, naturalmente, ma la cosaforse più interessante è la fotografia<strong>di</strong> un modo <strong>di</strong> fare libri che forse oggi siè perso, un lavoro frutto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogotra intellettuali attenti al loro lavoro.Federico Zeri, “Lettere alla casae<strong>di</strong>trice” (a c. <strong>di</strong> Anna Ottavi Cavina),Einau<strong>di</strong>, Torino 2011, pp.132, €18,00


46la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011ANDANDO PER MOSTREItaliani d’Egitto, scatti siciliani, obiettivoGrand-Tour e nuove figurazioni <strong>di</strong> carta<strong>di</strong> matteo tosiGLI ITALIANI ALLA CONQUISTADELL’EGITTO DEI FARAONIAdue passi dal Duomo <strong>di</strong> Orvieto,una delle chiese più notee visitate dell’intero Belpaese,va in scena una grande esposizionede<strong>di</strong>cata all’antico Egitto e al fascinomisterioso delle sue storie.Non l’ennesima tappa <strong>di</strong> unamostra itinerante e già vista in chissàIL FASCINO DELL’EGITTO.IL RUOLO DELL’ITALIAPRE E POST-UNITARIA NELLARISCOPERTA DELL’ANTICO EGITTOORVIETO, MUSEO “CLAUDIO FAINA”(PIAZZA DEL DUOMO, 19)E PALAZZO COELLI - FONDAZIONECASSA DI RISPARMIO DI ORVIETO(PIAZZA FEBEI, 3),FINO AL 2 OTTOBRE,INFO: TEL. 0763-341511Sopra: statua <strong>di</strong> Ptahnose, XVIII <strong>di</strong>nastia,Firenze. A sinistra: Modellino ligneocon scena <strong>di</strong> agricoltura, Soprintendenza peri Beni Archeologici del Piemonte Sotto:frammento parietale figurato, Firenzequanti altri luoghi, ma un’ine<strong>di</strong>tacollezione <strong>di</strong> preziosi reperti provenientida una quin<strong>di</strong>cina <strong>di</strong> musei e istituzioniculturali italiane, selezionati dalleegittologhe Elvira D’Amicone (dellaSoprintendenza per i Beni Archeologicidel Piemonte e del Museo <strong>di</strong> AntichitàEgizie <strong>di</strong> Torino) e Massimiliana Pozzi(della Società CooperativaArcheologica), sotto la supervisione <strong>di</strong>Giuseppe M. Della Fina, <strong>di</strong>rettorescientifico della <strong>Fondazione</strong> per ilMuseo “Clau<strong>di</strong>o Faina”, sededell’esposizione insieme alla vicina<strong>Fondazione</strong> Cassa <strong>di</strong> Risparmio <strong>di</strong>Orvieto.Il sottotitolo, “Il ruolo dell’Italiapre e post-unitaria nella riscopertadell’antico Egitto”, chiarisce l’intentoevidenziare gli ottimi risultati avuti lungole sponde del Nilo dai “nostri” numerosiegittologi, partiti a più riprese per spiritod’avventura o per sete <strong>di</strong> facili guadagni,ma quasi sempre con il sincero obiettivo<strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re le conoscenze sull’anticaTerra dei Faraoni.Seguendo le tracce delle Missioniarcheologiche italiane, si ammiranoelementi <strong>di</strong> corredo funerario cheillustrano varie epoche, come reperti chegiungono dal Me<strong>di</strong>o Egitto, risalenti al1900 a.C., e altri che provengono dallaValle delle Regine, databili al 700 a.C..I numerosi spunti offertidai materiali esposti permettono inoltre<strong>di</strong> affrontare alcuni aspetti della vitaquoti<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> allora, approfondendo temiaffascinanti come la conservazione<strong>di</strong> materiali delicati come le stoffe,e analizzando le informazioniche i ricercatori contemporanei possonotrarre dalle analisi <strong>di</strong>agnostichepiù all’avanguar<strong>di</strong>a.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 47FOTOGRAFI SICILIANI: NASCEUNA NUOVA “SCUOLA”?NICOLA VILLA E LA CONTEMPORANEITÀVERA DI CHI RISCOPRE CARTE E DISEGNOBiennale in testa, l’estate è spessostagione <strong>di</strong> mostre “collettive”e progetti eclettici, ma l’esistenza<strong>di</strong> un vero e proprio “tema” non <strong>di</strong> radosi fatica a intuire. Non così per la bellaesposizione che la <strong>Fondazione</strong> GruppoCre<strong>di</strong>to Valtellinese porta ad Acireale,nella propria sede siciliana, prima<strong>di</strong> farla arrivare alle Stelline <strong>di</strong> Milano.Afuria <strong>di</strong> opere alneon, installazionimultime<strong>di</strong>ali eamenità varie, la tantocantata novità delle giovanigenerazioni <strong>di</strong> artistisembra essere sempre piùsolo un luogo comune.Il futuro della creatività,allora, pare dover passareforzatamente da una rilettura(anche <strong>di</strong>ssacrante)della tra<strong>di</strong>zione e dallariscoperta dei “vecchi“linguaggi e materiali.Come fa Nicola Villa, pittorelariano che si è impostoper il suo “<strong>di</strong>segno”e per un’innata passioneper la carta.Dal 23 al 30 luglioè a Monteggiori (LU), con“Urbano/Me<strong>di</strong>terraneo”.Info:www.monteggioriarte.itLa tesi che il progetto vuolesostenere è che in Sicilia stia nascendouna vera e propria “scuola <strong>di</strong> fotografia”isolana, sempre riconoscibile e coerentecon se stessa.In senso strettamentecronologico, infatti, al lavoro <strong>di</strong> CarmeloBongiorno, Sandro Scalia e CarmeloNicosia, tutti e tre nati tra gli anniCinquanta e Sessanta, si contrapponequello degli esponenti <strong>di</strong> spicco dellagenerazione precedente, nomi <strong>di</strong> famainternazionale come Fer<strong>di</strong>nandoScianna, Enzo Sellerio, Nicola Scafi<strong>di</strong>e Letizia Battaglia, ma il percorso ideatoda Cristina Quadrio Curzio e Leo Guerra(La nuova scuola <strong>di</strong> fotografia siciliana,fino al 2 ottobre; info: tel. 095/600208 -www.creval.it) riesce a sottolinearel’importanza crescente dei tre “giovani”,docenti presso le accademie <strong>di</strong> Cataniae Palermo, nell’influenzare un’interanuova generazione <strong>di</strong> fotografi.Grande attenzione, infatti,è de<strong>di</strong>cata agli aspetti “tecnici” e alleconsuetu<strong>di</strong>ni formali dei tre, comea ricercare proprio nell’incontrotra pratica e approccio teorico quellacifra <strong>di</strong>stintiva che <strong>di</strong>venta firmanon solo dei loro scatti.I MUSEI D’ARTE CONTEMPORANEA E IL NOSTRO PAESAGGIO,RITROVATO DENTRO UN GRAND TOUR FOTOGRAFICO A 18 MANISi intitola “Viaggioin Italia” ed è unasorta <strong>di</strong> attualizzazionedel mitico GrandTour attraverso le testimonianzeetiche ed estetiche<strong>di</strong> <strong>di</strong>ciotto fotografiselezionati ad hoc daAmaci, l’Associazione deiMusei d'Arte ContemporaneaItaliani.Un progetto che adessosaluta la partenza dellapropria seconda tappa, acui prende parte unanuova squadra <strong>di</strong> sei artisti:Riccardo Benassi ciconduce sul Po, mentre-Rossella Biscotti proponeun’immagine <strong>di</strong> archivio<strong>di</strong> Esino Lario e Rä <strong>di</strong> Martinogioca a farci scoprireun sito archeologico dell’anticaRoma; AndreaMastrovito, poi, ricamasull’immagine da cartolina<strong>di</strong> Bergamo Alta, AndreaNacciarriti ferma lapoesia <strong>di</strong> una foresta <strong>di</strong>sclerofille e Moira Ricciomaggia la bellezza selvaggia<strong>di</strong> una spiaggia inMaremma.Info: tel. 035/ 270272 –www.amaci.orgLa contro-copertina è affidataa uno sguardo esterno, quello <strong>di</strong> uno“straniero”, Richard Avedon.Con un unico scatto, un combatshotde<strong>di</strong>cato alla Cripta dei Cappuccinirubato a Palermo durante la campagna<strong>di</strong> liberazione della Sicilia nel 1944,al seguito della V Armata.


48la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011DANTE POETA E ITALIANOMostra <strong>di</strong> Manoscritti e Stampe antichedella Raccolta <strong>di</strong> Livio Ambrogio<strong>di</strong> annette popel pozzoNel 150mo anniversario dell’Unitàd’Italia si tiene a Roma nelPalazzo Incontro, dal 21 giugnoal 31 luglio 2011, la Mostra Dante poetae italiano “legato con amore in unvolume”, de<strong>di</strong>cata interamente allaPrima Corona della letteratura italiana eal “padre della lingua italiana” conmanoscritti, antiche stampe, volumiillustrati, quadri e sculture provenientidalla collezione privata dell’impren<strong>di</strong>toretorinese Livio Ambrogio. Frutto <strong>di</strong>trent’anni <strong>di</strong> passione o con le parole <strong>di</strong>Livio Ambrogio nella Presentazione delCatalogo: “ripresi in mano i volumisgualciti <strong>di</strong> Manfre<strong>di</strong> Porena, e lessi laComme<strong>di</strong>a nella sua interezza.Rimastone affascinato, la rilessi due otre volte, e <strong>di</strong>venne così per me Il libro,buono per ogni anno e ogni giorno dellavita, ogni volta nuovo e rivelatore <strong>di</strong>aspetti sfuggiti nella letteraturaprecedente” (p. 8).Certamente sapendo che sonostati censiti oltre 850 co<strong>di</strong>ci o frammentidella Comme<strong>di</strong>a dantesca con 132manoscritti nella <strong>Biblioteca</strong> Me<strong>di</strong>ceaLaurenziana, 76 nella Nazionale Centrale<strong>di</strong> Firenze e 70 nella <strong>Biblioteca</strong>Apostolica Vaticana, non è sicuramente ilnumero dei manoscritti o e<strong>di</strong>zionipreziosi presenti in una collezione che nedetermina il pregio, ma piuttostol’insieme degli elementi checompongono il quadro complessivo.Nella Raccolta Ambrogio figurano unagran parte delle e<strong>di</strong>zioni incunabole(talvolta in esemplari prestigiosi come lacopia postillata da Vincenzo Buonannidell’e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Vindelino da Spira del1477), affiancate da testi secondariimportanti per una lectura Dantis comel’incunabolo <strong>di</strong> Lattanzio impresso aRoma da Sweynheim e Pannartz nel1468, che contiene la prima citazionedella Comme<strong>di</strong>a mai apparsa in un testoa stampa.Inoltre sono presenti tutte lee<strong>di</strong>zioni cinquecentesche, dalla primaal<strong>di</strong>na curata da Pietro Bembo del 1502fino a quella fondamentaledell’Accademia della Crusca del 1595.Una copia della seconda e<strong>di</strong>zione al<strong>di</strong>na,anche la prima a essere illustrata, del1515 si presenta in legaturacinquecentesca in marocchino,appartenuta al car<strong>di</strong>nale Carlo Borromeo.Presenti le sole tre e<strong>di</strong>zioni del Seicento(secolo <strong>di</strong> “appannamento” della fortunadantesca), seguite dagli esempi piùillustri del Sette, Otto e Novecento chemettono in rilievo la Comme<strong>di</strong>aillustrata. La passione <strong>di</strong> Ambrogio perl’Autore si manifesta anche nell’iniziativa<strong>di</strong> promuovere nel 2005 un’e<strong>di</strong>zioneprivata della Comme<strong>di</strong>a, stampata intiratura limitata dalla StamperiaValdonega recante le illustrazioni <strong>di</strong>Monika Beisner che offrono unamoderna interpretazione figurativa delpoema dantesco.In Mostra si trova anche unaselezione dei più importanti volumidanteschi della Casa <strong>di</strong> Dante in Roma,tra i quali lo splen<strong>di</strong>do esemplare dellaComme<strong>di</strong>a stampata a Venezia da Pietrode Piasi Cremonese nel 1491,interamente postillata dal fratefrancescano Pietro da Figino, curatorefra l’altro <strong>di</strong> questa stessa e <strong>di</strong> altree<strong>di</strong>zioni veneziane della Comme<strong>di</strong>a, earricchita <strong>di</strong> un denso e prezioso corredoiconografico attribuito ad Antonio Grifo.La Mostra con il sottotitolo“legato con amore in un volume”, innetta allusione alla folgorazione <strong>di</strong>Dante al cospetto della grazia <strong>di</strong> Dio(Para<strong>di</strong>so, XXXIII, 86), trova la suacorrispondenza in un omonimoCatalogo, stampato dalla SalernoE<strong>di</strong>trice (ISBN 978-88-8402-733-7,€38,00).


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luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 51BvS: un e<strong>di</strong>tore dell’OttocentoL’Elvetica <strong>di</strong> Capolago e quellee<strong>di</strong>zioni “alla macchia”La stamperia ticinese che contribuì alla nascita dell’Italia UnitaBEATRICE PORCHERAche vai |quando Italia era un«Oitalianosogno in esilio | latua Patria fu qui | qui fu l’umileeroica stamperia | onde il proscrittopensiero | in sacro contrabbandovarcato il confine | anticipaval’Italia nei cuori». Queste parolereca l’epigrafe posta sull’obeliscoeretto nel 1911 a Capolago in ricordodella storica Tipografia Elveticache da lì, raccolta tra le acque del lago<strong>di</strong> Ceresio e le falde del monteGeneroso, attraverso i suoi torchi,partecipò attivamente alla causa delRisorgimento e dei patrioti italiani.La storia della Tipografia Elvetica<strong>di</strong> Capolago ebbe inizio il 9ottobre del 1830, quando un gruppo<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni ticinesi decise <strong>di</strong> fondarein questo piccolo borgo una «società<strong>di</strong> commercio per lo stabilimentoed esercizio <strong>di</strong> una Tipografia e negozio<strong>di</strong> libreria» con lo scopo <strong>di</strong>produrre, o riprodurre, «opere utili,od istruttive, con assoluta esclusione<strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>rette contro la religione eil buon costume». 1 La sede fu stabilitanel palazzo detto “Ba<strong>di</strong>a”, dovesempre rimase.Numerose sono le e<strong>di</strong>zionicapolaghiane che fanno capolinodagli scaffali della <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong>Senato, a partire dagli Esempi <strong>di</strong> belloscrivere in prosa scelti e illustratidall’avv. Luigi Fornaciari, che, pubblicatinel 1830, non compaiononella bibliografia <strong>di</strong> Caddeo 2 e deiNella pagina accanto: ritratto <strong>di</strong>Alessandro Volta al frontespiziodell’Ape dell’agosto 1835. Sopra:frontespizio degli Esempi <strong>di</strong> belloscrivere <strong>di</strong> Luigi Fornaciari, 1830quali l’ICCU censisce un unicoesemplare. Il 1831 fu invece l’annodella cantica In morte <strong>di</strong> LorenzoMascheroni <strong>di</strong> Vincenzo Monti,corredata qui, per la prima volta,degli ultimi due canti rimasti finoad allora ine<strong>di</strong>ti.Nel 1833 venne affidata allaTipografia Elvetica la stampa dellatrage<strong>di</strong>a Lodovico Sforza, detto il Morodel toscano Giovanni BattistaNiccolini. Il perché <strong>di</strong> questa sceltalo deduciamo da una lettera, datata5 <strong>di</strong>cembre 1833, in<strong>di</strong>rizzata dall’autorestesso al prof. GiovanniCarmignani: «Ho dovuto farlastampare [la trage<strong>di</strong>a Lodovico Sforza]fuori <strong>di</strong> Toscana, per non averenuovi <strong>di</strong>spiaceri dalla Censura, laquale nessuno sa indovinare perchévi abbia proibita la recita». 3Ecco presentarsi già a quest’altezzauno dei principali motiviper cui molti autori decisero <strong>di</strong> rivolgersialla stamperia <strong>di</strong> Capolago:sfuggire alla ferrea censura deivari staterelli italiani – tra i quali laToscana rappresentava, tra l’altro,il paese più tollerante –.La stessa sorte toccò nel 1834alla Storia del Reame <strong>di</strong> Napoli dal


52 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 20111734 sino al 1825 <strong>di</strong> Pietro Colletta,la cui pubblicazione venne propostaall’Elvetica da Gino Capponi.L’opera riscosse da subito un grandesuccesso grazie sia al suo valore,sia al nome dell’autore, sia alle polemicheche suscitò. Il testo vennemesso al bando dai reazionari,mentre le censure e le polizie nevietavano l’introduzione con controllialle dogane e presso i librai.L’informatore <strong>di</strong> Livorno il 20 agostodel 1834 scriveva alla Poliziamilanese: «In Livorno si sono venduteuna quantità <strong>di</strong> copie della Storiastampata del fu general Collettarelativa al Regno <strong>di</strong> Napoli. Essa èin 4 volumi e stampata a Capo Lago[sic], come vedrà dal frontespizioche qui accluso le rimetto. Da pochibrani che ne ho veduti parla conmolto livore <strong>di</strong> alcuni viventi; immaginatevidel resto; non si sa comese ne possa permettere la ven<strong>di</strong>ta.[…] In questi momenti è opera pericolosaassai per l’Italia e specialmenteper il Regno <strong>di</strong> Napoli». 4A partire dal luglio 1833 si eracominciata a stampare coi tipi dell’ElveticaL’Ape delle cognizioni utili.La pubblicazione continuò fino atutto il 1835 – annata possedutacompleta dalla BvS – quando la rivistavenne trasferita a Milano.L’informatore che la Polizialombarda aveva a Lugano il 26 gennaio1836 scriveva: «Per quantosappia, il compilatore dell’Ape èl’avvocato Massa, piemontese, damolti anni <strong>di</strong>morante a Rovio colpermesso del Governo Sardo e delCantonale. Egli si serve per la maggiorparte degli articoli del Journaldes connaissances utiles che stampasi aParigi da quello inseriti e <strong>di</strong> altriconsimili che vedono la luce in Italia.Vuolsi che gli articoli riguardantil’industria serica siano scrittie mandati da esperti in tal genereappartenenti agli Stati Sar<strong>di</strong>; e nonmi consterebbe che alcun Lombardoscriva per quel foglio. Quelloche è certo si è che ha moltissimiabbonati, tanto è il merito <strong>di</strong> quelperio<strong>di</strong>co, a cui devesi anche dar lodeperché non importuni il pubblico<strong>di</strong> cose politiche, e su tale propositoè fermo nell’inten<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>non parlarne giammai, per non demeritarsiil prezioso favore de’ variiGoverni degli stati d’Italia, che sidegnano permetterne l’ingresso elo smercio nelle rispettive <strong>di</strong>pendenze».5 Ma L’Ape venne posta sottocensura dal Ducato <strong>di</strong> Modena.Ma, nonostante le <strong>di</strong>fficoltàcontinuamente incontrate dallee<strong>di</strong>zioni stampate a Capolago nelcircolare liberamente negli statiitaliani, il loro successo portò alcunie<strong>di</strong>tori e tipografi a produrre dellecontraffazioni. Tale fu il caso delleOpere filosofico-politiche ed estetiche<strong>di</strong> Mario Pagano, stampate dallaTipografia Elvetica nel 1837 e ristampateriportando gli stessi datie<strong>di</strong>toriali, in questo caso falsi, alfrontespizio <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong>esemplari dell’e<strong>di</strong>zione impressa aNapoli da Gabriele Ron<strong>di</strong>nella nel1848, retrodatata perciò <strong>di</strong> 11 anni.La Filosofia della storia <strong>di</strong> He-


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 53Nella pagina accanto da sinistra: tavola litografica a colori raffigurante due militi dell’Artiglieria Ban<strong>di</strong>era-Moro (fasc. 10dei Documenti della Guerra Santa d’Italia). Sopra: sede della Tipografia Elvetica <strong>di</strong> Capolagogel uscì dai torchi della stamperia <strong>di</strong>Capolago, tradotta dal tedesco daGiambattista Passerini, nel 1840 efu riproposta con un’aggiunta l’annosuccessivo. In una lettera a Passerinidatata 8 luglio 1843 GiuseppeMazzini scriveva: «Ebbi finalmenteil volume hegeliano e ve neringrazio assai. Ho letto subito lavostra prefazione: l’approvo in tutto;già sapete che appartengo allastessa serie d’idee». 6 Fu soprattuttograzie agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Passerini che l’Italiacominciò a conoscere Hegel.Nel 1844 venne pubblicatodalla Tipografia Elvetica il primolibro <strong>di</strong> carattere politico nazionaleitaliano: la seconda e<strong>di</strong>zione, rivedutae aumentata, delle Speranzed’Italia <strong>di</strong> Cesare Balbo. Il 1845 fuinvece l’anno Del buono <strong>di</strong> VincenzoGioberti. Qualcosa stava percambiare.Il 31 ottobre 1846 la TipografiaElvetica <strong>di</strong> Capolago <strong>di</strong>venneproprietà <strong>di</strong> Modesto Massa e AlessandroRepetti, che ne faceva partefin dal 1844. L’anno successivoMassa lasciò l’azienda nelle mani <strong>di</strong>Repetti che in essa investì tutte leproprie risorse fisiche ed economiche,dandole un carattere politico epatriottico e rendendola uno strumentoimportante e attivo nell’ambitodel Risorgimento italiano. Ilsuo scopo principale fu infatti, finda subito, quello <strong>di</strong> rendere l’Elveticae<strong>di</strong>trice <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> propagandaitaliana, anche invise o proscrittedall’Austria. Dai suoi torchi uscironoproclami, fogli volanti, opuscolie libri <strong>di</strong> Balbo, Gioberti, Dall’Ongaro,La Farina, Cattaneo, Ferrari,Rusconi, D’Azeglio, Tommaseoecc., che venivano poi introdotticlandestinamente in Italia, soprattuttoper opera <strong>di</strong> Luigi Dottesio.Nello stesso 1846 furonostampate le Autentiche prove contro iGesuiti moderni e loro affigliati, <strong>di</strong>fesadel Gesuita Moderno <strong>di</strong> VincenzoGioberti che termina con questeparole: «L’Italia, o Gioberti, vi devemolto, e vorrebbe rimunerarvi,se in qualche modo ne avesse facoltà:non potendo altro vi ringrazia, eafferma che in voi vede e riverisce ilpiù grande suo amico, il più ardentefra’ suoi <strong>di</strong>fensori. Il guiderdoneprincipale delle vostre fatiche,l’immortalità vi è già assicurata, népuò fallirvi: continuate nella gloriosaimpresa, e, favorendovi Id<strong>di</strong>o,ne avrete intera la palma». L’annosuccessivo fu la volta Della Sovranitàe del Governo temporale dei Papi <strong>di</strong>Leopoldo Galeotti, opera che riscossegran<strong>di</strong> consensi presso l’opinionepubblica, ma che, a causa dellasua visione moderata, non piac-


54 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Contraffazione dell’e<strong>di</strong>zione capolaghiana delle Opere filosofico-politiche edestetiche <strong>di</strong> Mario PaganoNOTE1Citato in R. Caddeo, La Tipografia Elvetica<strong>di</strong> Capolago: uomini, vicende, tempi,Milano, Alpes, Archetipografia, 1931, p. 14.2R. Caddeo, Le e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Capolago:storia e critica, Milano, Bompiani, 1934.que agli estremisti: ai mazziniani dauna parte, ai fautori dell’assolutismoclericale dall’altra.Degni <strong>di</strong> nota furono poi i Documentidella Guerra Santa d’Italia.28 fascicoli pubblicati tra il 1849 e il1851, volti a costituire una fermadenuncia contro la politica austriaca,proibiti in tutti gli stati italiani.In un annuncio e<strong>di</strong>toriale dell’epocala redazione così scrive: «In questaRaccolta si pubblicheranno iDocumenti e<strong>di</strong>ti ed ine<strong>di</strong>ti dellanostra guerra, dai monti <strong>di</strong> Palermosino agli ultimi avvenimenti. Aconcorrere alla perfezione <strong>di</strong> essanoi invitiamo tutti gli Italiani chepossedono carte o atti ufficiali, note,o lettere pubbliche o private chev’abbiano relazione; e preghiamotutti i generosi che ebbero partequalunque nel gran dramma dellanostra rivoluzione a dettare le loromemorie, e comunicarle alla Tipografiae<strong>di</strong>trice». Padre ideale dellacollana fu probabilmente CarloCattaneo.L’unica opera <strong>di</strong> NiccolòTommaseo stampata dai torchi dellaTipografia Elvetica (coe<strong>di</strong>trice la3Citato in ibi, p. 185.4Citato in ibi, p. 93.5Citato in ibi, p. 31.6Citato in ibi, p. 150.7L. Gasparotto, La Tipografia degli esulia Capolago, Como, Gagliar<strong>di</strong>, 1911, pp. 21-22.Libreria Patria <strong>di</strong> Torino), Rome etle monde, uscì nel 1851, contemporaneamentealla prima traduzioneitaliana eseguita, <strong>di</strong>etro approvazionedell’autore, da GiuseppeCampi e de<strong>di</strong>cata «alla coscienza <strong>di</strong>Pio IX». Il testo fu interdetto dallaCensura toscana e messo all’in<strong>di</strong>ceil 20 aprile del 1852, ma, grazie alcontrabbando, intorno alla metà <strong>di</strong>settembre del 1851 il libro potevagià essere letto in Firenze sia infrancese, sia in italiano. Tra il 1851e il 1852 vennero inoltre pubblicatile Carte segrete e Atti ufficiali dellaPolizia austriaca in Italia in 3 volumi.E<strong>di</strong>zione che risentì dell’ormaialterna fortuna finanziaria, oltreche politica, dell’Elvetica: il terzovolume non ebbe quasi <strong>di</strong>ffusione.Nel frattempo, il 12 gennaio1851, Luigi Dottesio era stato arrestatoal confine e, l’11 ottobre, impiccatoa Venezia; Alessandro Repettiaveva ormai consumato tuttoil suo patrimonio per la causa italianae così, il 12 marzo 1853, la TipografiaElvetica <strong>di</strong> Capolago fermò isuoi torchi.Parlando dell’impresa ticineseLuigi Gasparotto scrisse: «L’Italiapiangeva ancora i propri morti ei morti rivivevano nei documenti <strong>di</strong>Capolago. Il presente, prima ancora<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare passato, veniva fermatonei piombi e immortalato nellibro. Ecco il fatto nuovo e grande:nessuna soluzione <strong>di</strong> continuità fral’avvenimento e la storia, fra il fattoe l’insegnamento, fra il libro e la vita.In questo senso la Tipografia Elveticaha fatto opera precorritricedei meto<strong>di</strong> moderni» 7 e, scuotendole coscienze, ha contribuito alla nascitadell’Italia.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 55BvS: rarità per bibliofiliL’elegante Histoire Naturelledel conte <strong>di</strong> BuffonGeorges Louis Leclerc, tra Illuminismo e geniali intuizioniARIANNA CALÒRitratto <strong>di</strong> Georges Louis Leclerc,conte <strong>di</strong> Buffon (1707-1788), antiportaincisa tratta dal Supplément, TomePremier de l’Histoire Naturelle, 1774ne tutta la ricchezza della natura.I primi lavori preparatori segnanola data del 1744, e sono accompagnatida un intenso periodo <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>o ed eru<strong>di</strong>zione, nel quale lostesso Buffon lascia trapelare i dettagli<strong>di</strong> quanto sarebbe venuto da lì abreve; già nell’ottobre del 1748 ilJournal des Savants annuncia ai lettoriil progetto <strong>di</strong> una pubblicazione inLe “Jar<strong>di</strong>n Royal des Herbesmé<strong>di</strong>cinales”, <strong>di</strong>venuto nel1793 Museo nazionale <strong>di</strong>Storia Naturale, è la più antica istituzionescientifica francese creatadalla monarchia, dopo il Collegio<strong>di</strong> Francia. Quando Georges LouisLeclerc (1707-1788), conte <strong>di</strong> Buffon,ne viene nominato intendenteal posto dello scomparso CharlesDufay, ha soli 32 anni e un brillanteestro scientifico, ottenuto maturandoun’ampia formazione neicampi della matematica, della cosmologia,della fisica, e soprattutto,della biologia. Di nobile <strong>di</strong>scendenzae vivace istruzione, vide l’ingressonel mondo accademico conla traduzione dall’inglese del VegetableStaticks <strong>di</strong> Stephen Hales e delMethod of Fluxions <strong>di</strong> Isaac Newton.La carica al Jar<strong>di</strong>n du Roi <strong>di</strong>ventatutta<strong>via</strong> la collocazione piùcongeniale per la sua inclinazioneverso le scienze naturali.Recensendo le collezioni sinoad allora raccolte senza criterio <strong>di</strong>or<strong>di</strong>namento e organizzazione pergli stu<strong>di</strong>, Buffon ottiene cre<strong>di</strong>to eautorevolezza presso i propri superiorie matura il progetto <strong>di</strong> un’operache abbracciasse nella descrizioquin<strong>di</strong>civolumi, un catalogo delmondo naturale sino ad allora conosciutoattraverso il Jar<strong>di</strong>n du Roi.Finalmente i primi tre volumiappaiono nel 1749, recando il titolo<strong>di</strong> Histoire naturelle, générale et particulière,avec la description du Cabinet duRoi: e<strong>di</strong>zione magnifica, licenziatadai torchi dell’Imprimerie Royale edunque elevata al rango <strong>di</strong> ufficialità.1 Quanti aspettavano il saggio dell’universovivente, in realtà ne ottengonola prefazione teorica: i volumipubblicati, infatti, non contengonola lista del regno animale tanto attesa;il primo tomo stila <strong>di</strong> fatto un’introduzionemetodologica generale(Premier Discours. De la manière d’étu<strong>di</strong>eret de traiter l’histoire naturelle) euna teoria della Terra (con la descrizionedella fisica terrestre, con ipotesisulla sua formazione, l’origine dellemontagne, il ruolo delle maree edei vulcani..).Il secondo volume si apre conun’Histoire générale des animaux, incui Buffon espone la propria teoriadella generazione e afferma l’unitàdel mondo organico, seguita dal Discourssur la nature de l’homme, con l’affermazionedella <strong>di</strong>fferenza metafisicadell’uomo rispetto agli animali.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 57A sinistra: incisione a grandezzanaturale per “Le dragon”, dal primovolume de l’Histoire naturelle desquadrupèdes ovipares et des serpens parM. le Comte de La Cepède, 1788.A destra: frontespizio del primovolume de l’Histoire Naturelle,générale et particulière, avec ladescription du Cabinet du Roi. Parigi,Imprimerie Royale, 1749Infine, al terzo volume, un’importantedescrizione antropologica,volta a classificare le Variétés dans l’espècehumaine.Già dal prospetto iniziale,dunque, l’Histoire naturelle <strong>di</strong> Buffonmanifesta l’ambizione <strong>di</strong> riportareun sistema generale della natura,una “physique” che la analizzi neldettaglio e ne riduca a sistemi le operazioni.Lontano dalla visione teologicache teorizzava lo “spettacolo” e laperfezione della Natura come provadell’esistenza <strong>di</strong> Dio, Buffon si muovenel particulier per identificare leforze materiali che vi operano: attrazionee propulsione per la fisicadella Terra (con l’intervento <strong>di</strong> unacometa in luogo del soffio <strong>di</strong>vino),forze “penetranti” nella fisica deicorpi viventi a spiegare l’organizzazionedella materia. Una storia générale,dunque, che presuppone necessariamenteun’altra filosofia dellanatura, nella quale il <strong>di</strong>vino non èpiù onnipresente.“Principio sì giolivo ben conduce”:la prima tiratura è esaurita insei settimane, seguita da una secondae da un’e<strong>di</strong>zione in 12-mo nel1750.Il quarto volume compare solonel 1753, in ritardo rispetto al calendarioipotizzato dall’Autore,presentando dopo grande attesa leprime tre monografie sugli animalidomestici (cavallo, asino, bue). Edè proprio nella descrizione dell’asinoche Buffon formula con chiarezzala ben nota teoria della “degenerazione”:e se l’asino non fosse altrose non un cavallo degenerato? Prima<strong>di</strong> Lamarck e quasi un secoloprima <strong>di</strong> Darwin, Buffon dà per laprima volta un’impronta <strong>di</strong>namicaagli organismi viventi e alle manifestazionivitali.La pubblicazione dei successiviun<strong>di</strong>ci volumi de<strong>di</strong>cati ai quadrupe<strong>di</strong>continua fino al 1767,mantenendo costante la formulaper la quale ciascun animale è introdottosia da uno scritto dellostesso Buffon, con “les considera-


58 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011A destra: “La pantere femelle”,Histoire naturelle […], Tomequinzième, 1767neo e introduce quin<strong>di</strong> i concetti <strong>di</strong>Classe, Or<strong>di</strong>ne e Famiglia, arricchendola tassonomia zoologica ebotanica.L’Histoire des oiseaux, in novevolumi, è e<strong>di</strong>ta dal 1770 al 1783.Daubenton abbandona il sodaliziocon Buffon, irritato dal permessoconcesso dall’Autore al libraioPanckoucke <strong>di</strong> tirare un’e<strong>di</strong>zionepriva degli interventi da lui firmati;Buffon si avvale dunque degli apporti<strong>di</strong> Gueneau de Montbéliard edell’abate Bexon. A loro volta, i cinquevolumi che formano la collezionedell’Histoire des mineraux so-tions générales, la peinture desmœurs et de pays, en un mot toutesles parties où il pouvoit déployerson génie et son talent dans l’artd’écrire”, 2 sia da una scheda elaboratadal suo collaboratore LouisJean-Marie Daubenton contenentei risultati <strong>di</strong> un preciso stu<strong>di</strong>oanatomico condotto sugli esemplari“du Cabinet du Roi”.La preparazione <strong>di</strong> biologopermette a Buffon <strong>di</strong> sviluppare unulteriore primato, elaborando ilmetodo <strong>di</strong> classificazione binomialeche, contrariamente a quanto sipensa, è poi solo migliorato da Linnopubblicati a ruota dal 1783 al1788, con la firma del solo Buffon.Eppure, mentre aggiungeva tessereal mosaico della trattazione dellanatura, già a partire dal 1774 Buffonconcepisce l’idea della pubblicazione<strong>di</strong> vari Suppléments a l’Historienaturelle, esattamente comeCharles-Joseph Panckoucke e Jean-Baptiste-René Robinet avrebberofatto due anni più tar<strong>di</strong> (1776-1777) con i quattro volumi <strong>di</strong> supplementoall’Encyclopé<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Diderote D’Alembert.Tra i sette volumi (1774-1789, l’ultimo pubblicato postumo)dei Suppléments, la maggioreattenzione va al tomo V, contenentele Époques de la nature, capolavoroultimo dello stu<strong>di</strong>oso, completatoall’età <strong>di</strong> 71 anni. La tra<strong>di</strong>zionecritica sostiene che il manoscrittodell’opera sia stato fatto ricopiareda Buffon ben <strong>di</strong>ciotto volte perraggiungere la perfezione dell’ultimaopera della maturità, il suggello<strong>di</strong> tutta la sua lunga carriera <strong>di</strong> naturalista:ideale superamento <strong>di</strong>quell’Histoire et Theorie de la Terrepubblicata 29 anni prima nel primovolume dell’Historie Naturelle, il testopropone una rielaboratissima ecompleta storia della natura, dallasua origine, generata da comete entratein collisione con il Sole, finoalla sua futura e totale <strong>di</strong>struzione.Assorbito dalla compilazione<strong>di</strong> quest’ultima opera, Buffon delegail completamento degli ultimirami dell’“albero della natura” a


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 59Da sinistra. “Le sai a gorge blanche”, Histoire naturelle […], Tome quinzième, 1767.“Le Kakatoës”, Histoire naturelle des oiseaux, Tome sixième, 1779Bernard Lacépède che aggiunge ai36 volumi sino ad allora pubblicatiuna trattazione in cinque volumidei pesci, una storia dei cetacei e ladescrizione degli ovipari e dei serpenti(1786-1804), portando a termine,anche dopo la morte, il lavorodel maestro.Elogiata come esempio <strong>di</strong>“bello scrivere” in ambito scientifico(Buffon soleva ripetere “Le style,c’est l’homme même”), ma malvistae aspramente condannata per le innovazionie i pioneristici meto<strong>di</strong> <strong>di</strong>stu<strong>di</strong>o e classificazione, L’Histoirenaturelle, con i suoi Suppléments, segnaun nodo cruciale nello sviluppodella scienza settecentesca: la finedel XVIII secolo è un momento incui la storia dell’umanità e la filosofiadella storia interessano semprepiù gli intellettuali; la maggior parte<strong>di</strong> questi pensatori sostiene la convinzione<strong>di</strong> Buffon che la storia dell’umanitàsia il seguito della storianaturale e ponga gli stessi problemiNOTE1Il primo volume venne terminato <strong>di</strong>stampare nell’agosto del 1749, ma non potéessere messo in circolazione, insieme al secondoe al terzo, se non nel settembre, dovendoattendere l’impressione delle stampee la compilazione dell’elenco dei destinataria cui in<strong>via</strong>rli: dall’Imprimerie Royale furonolicenziati circa mille esemplari, <strong>di</strong> cui 250<strong>di</strong> metodo.Abbracciando l’Illuminismoe successivamente aprendo a nuoviscenari, Buffon è stato dunque allostesso tempo testimone e attoredella profonda trasformazione intellettualeche ha marcato il passaggiodal XVIII al XIX secolo.destinati imme<strong>di</strong>atamente alle biblioteche,ai membri della famiglia reale, a <strong>di</strong>gnitari, adalti funzionari e sovrani stranieri. Buffon ricevetteper sé 86 esemplari, <strong>di</strong> cui 56 rilegati.2Richard, M. A., Œuvres complètes deBuffon mises en ordre et précédées d’unenotice historique […], Parigi, Boulanger etLegrand, 1830 ca., I, p. IV.


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 61BvS: dal Fondo Impresa“Civiltà delle macchine”,dalla ricostruzione al boomLa rivista che seguì la ripresa dell’Italia fondendo arte e scienzaGIACOMO CORVAGLIACiviltà delle Macchine è statauna rivista aziendale <strong>di</strong> Finmeccanica,prima, e delGruppo IRI poi. Stampata da gennaio1953 (anno I, numero 1) a luglio1979 (anno XXVII, numero 4 - 5).“Civiltà delle Macchine” veniva <strong>di</strong>stribuitacon perio<strong>di</strong>cità bimestraletramite abbonamenti omaggio ai socie ai clienti delle aziende del gruppo.La rivista della Finmeccanicafu ideata da Sinisgalli e nasceva dalsuo grande amore per i meccanismi,per i congegni per le macchine. L’obiettivoera <strong>di</strong> avvicinare poeti, artistie letterati alle macchine, al mondodella fabbrica e farli riflettere suiloro ritmi e sui loro bisogni. La macchinaviene vista come cerniera esimbolo <strong>di</strong> civiltà.Civiltà delle Macchine si ispiravaalla rivista Pirelli che era nata nel1948 con l’intento principale <strong>di</strong> unirela cultura tecnico-scientifica e lacultura più largamente intesa.Temi relativi alla produzione,alla scienza, alla tecnologia eranotrattati con un linguaggio semplice ecomprensibile a tutti uniti ad argomenti<strong>di</strong> interesse generale. Redattada personalità del mondo industrialema anche da persone estranee, la rivistasi ispirava ai rotocalchi ed era ri-Nella pagina accanto: copertinainterna del numero 6 del 1953:“IL CAMPIONE (statistico)”, ManziSopra: Opera <strong>di</strong> Riccardo Manziapparsa sul numero 2 del marzo 1953<strong>di</strong> Civiltà delle Macchinevolta al grande pubblico, uscendo trail 1948 e il 1972 a cadenza prevalentementebimestrale. Anche Pirelli fu<strong>di</strong>retta Leonardo Sinisgalli.La testata si avvaleva <strong>di</strong> collaboratoriprestigiosi e famosi del calibro<strong>di</strong> Arnaldo Maria Angelini,Francesco Santoro-Passarelli, GiuseppeUngaretti, Francesco MariaVito, Carlo Bo, Giorgio Caproni,Libero De Libero, Carlo EmilioGadda, Alfonso Gatto, Alberto Mora<strong>via</strong>,Giuseppe Prezzolini, MichelePrisco, Salvatore Quasimodo, SergioSolmi. Grande importanza vienedata alla veste e<strong>di</strong>toriale e alla copertinache è sempre a colori.Nato a Montemurro, in provincia<strong>di</strong> Potenza, nel 1908 Sinisgallistu<strong>di</strong>a ingegneria, ma poi, emigratoa Milano negli anni ’30, si occupa<strong>di</strong> poesia e design, e soprattutto progettariviste con l’intento <strong>di</strong> gettareun ponte tra la cultura umanistica equella scientifica. Sinisgalli ha la fortuna<strong>di</strong> cogliere il momento giusto,quello cioè in cui alcuni <strong>di</strong>rigenti industrialisi fanno carico dell’aspettoculturale e pubblicano riviste <strong>di</strong>grande spessore con l’aiuto e la collaborazione<strong>di</strong> firme illustri.Così scriveva Sinisgalli in unarticolo apparso nella rivista Pirellidel giugno 1951: “La Scienza e laTecnica ci offrono ogni giorno nuoviideogrammi, nuovi simboli, ai qualinon possiamo rimanere estranei oin<strong>di</strong>fferenti, senza il rischio <strong>di</strong> mummificazioneo <strong>di</strong> una fossilizzazionetotale della nostra coscienza e della


62 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Da sinistra: linoleum <strong>di</strong> Pablo Picasso, copertina del numero 6 del 1962; Numero 1 <strong>di</strong> gennaio-febbraio 1961: copertinaoriginale <strong>di</strong> Gino Severininostra vita. L’uomo nuovo che è natodalle equazioni <strong>di</strong> Einstein e dalle ricerche<strong>di</strong> Kan<strong>di</strong>nskij è forse una specie<strong>di</strong> insetto che ha rinunciato amolti postulati: è un insetto che sembraincre<strong>di</strong>bilmente sprovvisto <strong>di</strong>istinto <strong>di</strong> conservazione. […]“L’Arte deve conservare ilcontrollo della verità, e la verità deinostri tempi è una verità <strong>di</strong> naturasfuggevole, probabile più che certa,una verità “al limite”, che sconfinanelle ragioni ultime, dove il calcoloserve fino ad un certo punto e soccorreuna illuminazione; una folgorazioneimprovvisa. Scienza e poesianon possono camminare su strade<strong>di</strong>vergenti”.Civiltà delle macchine <strong>di</strong>vienesubito una testata molto apprezzatadal pubblico del tempo, italiano e no.Tra i vari fattori che hanno contribuitoe determinato la fondazionedel bimestrale il più importante è legatosicuramente a Giuseppe EugenioLuraghi (1905 – 1991) che, chiamatonel ’52 a <strong>di</strong>rigere Finmeccanica,affida a Sinisgalli la <strong>di</strong>rezione dellarivista.Il <strong>di</strong>rettore, in questa sua impresae<strong>di</strong>toriale, si giova sia della suaesperienza al servizio della grandeindustria sia della sua frequentazionecon pittori e poeti, per “spiegarele macchine” agli uomini <strong>di</strong> scienza eagli uomini <strong>di</strong> lettere; ai primi offrela letteratura, e i secon<strong>di</strong> li manda afrequentare le fabbriche. Il perio<strong>di</strong>conasce con l’obiettivo <strong>di</strong> analizzaree raccontare la civiltà tecnologica,cercando <strong>di</strong> far <strong>di</strong>alogare l’universoumanistico con quello scientifico.Non a caso il progetto in<strong>di</strong>vidua ilsuo nume tutelare in Leonardo daVinci, a cui la rivista de<strong>di</strong>ca la copertinadel primo numero (che reca unariproduzione del manoscritto sul volodegli uccelli) e una serie <strong>di</strong> articolifinalizzati ad illustrare sia gli interessimeccanici, idraulici, architettoniciche quelli letterari del genio.L’idea <strong>di</strong> mettere in contattoindustria, architettura, pittura,scienza e letteratura si attua attraver-


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 63so una serie <strong>di</strong> iniziative presentandoa un pubblico <strong>di</strong> non addetti ai lavorifigure <strong>di</strong> rilievo nel panorama deglistu<strong>di</strong> matematici e fisici o accostandoarticoli d’argomento artistico -letterario a saggi <strong>di</strong> natura puramentescientifica, affidandoli a specialisti,ma con un taglio <strong>di</strong>vulgativo.Un ruolo determinante hannoi poeti e gli artisti cui viene chiesto <strong>di</strong>schierarsi pro o contro le macchinecome con le Lettere <strong>di</strong> Ungaretti,Gadda, Mora<strong>via</strong>, Ferrata, Tofanelli,che aprono i primi numeri della rivista,o <strong>di</strong> visitare le fabbriche per poiraccontarne le impressioni attraversouna serie <strong>di</strong> cronache.Civiltà delle Macchine <strong>di</strong>venneuna rivista sempre più ambiziosa chemirava alla coesistenza tra due mon<strong>di</strong>.Nel primo numero (1953), Sinisglallipubblica una lettera <strong>di</strong> GiuseppeUngaretti. Che un poeta, premioNobel per la letteratura, scrivaalla rivista aziendale della Finmeccanica,è il segno chiaro che due culture:quella scientifica e quella umanisticasi stiano fondendo in un’unicaidentità.Così parte la grande avventura<strong>di</strong> “Civiltà delle Macchine” che dopoil primo anno <strong>di</strong> pubblicazione, <strong>di</strong>vieneun punto <strong>di</strong> riferimento per lacomunità culturale internazionalenel suo essere un punto <strong>di</strong> unione trafisica e poesia, matematica e scultura,meccanica e pittura, architetturae scienze umane.Sinisgalli firma la <strong>di</strong>rezione deiprimi <strong>di</strong>ciannove numeri della rivista:dal numero 1 del gennaio 1953 alnumero 2 del marzo-aprile 1958.Dal numero 3 <strong>di</strong> giugno – luglio1958 la <strong>di</strong>rezione passa sotto la guida<strong>di</strong> Francesco D’Arcais.Mentre la fase sotto la <strong>di</strong>rezione<strong>di</strong> Sinisgalli è caratterizzata dallaricerca <strong>di</strong> convergenze comuni, laseconda segue una vocazione più descrittivo-<strong>di</strong>dascalica.Sotto la guida <strong>di</strong> D’Arcais la testataacquisisce una fisionomia meno<strong>di</strong>vulgativa, pre<strong>di</strong>lige un tagliosettoriale, con interventi radunatiper temi o raggruppati in numerimonografici, de<strong>di</strong>cati a precisi eventistorici, a ricorrenze storiche, ad avvenimenti<strong>di</strong> attualità, come adesempio i numeri monografici de<strong>di</strong>catial centenario dell’Unità (nell’ottobredel 1961), al settecentenariodella nascita <strong>di</strong> Dante Alighieri (settembre/ottobre1965), il cinquecentenariodella nascita <strong>di</strong> Niccolò Copernico(gennaio/aprile 1973).Dopo ventisette anni <strong>di</strong> attivitànel 1979, con il numero 4 – 6 luglio<strong>di</strong>cembre, la rivista chiude. L’ultimauscita apre con Commiato <strong>di</strong> Fran-cesco D’Arcais, Una rivista muore:«Scrivevo nel fascicolo del Venticinquesimo,nascondendo sotto la forma<strong>di</strong> un aforisma forse inconsci presagi<strong>di</strong> eventi non lontani, che «unarivista nasce e, un giorno o l’altro,muore». Quel giorno è venuto.“Civiltà delle Macchine” finiscecome “rivista <strong>di</strong> cultura contemporanea”,un sottotitolo sostanzialmentelegato e riferito alla testatadurante il lungo periodo della miagestione, e termina <strong>di</strong> conseguenzacon questo numero la mia <strong>di</strong>rezione.Conclu<strong>di</strong>amo dunque insieme, questarivista ed io, la lunga stagione <strong>di</strong>iniziativa e ricerca culturale – senzaalcun altro interesse che non fossequello del <strong>di</strong>battere e del conoscere –durata ventidue anni , quanti ne conta, si può <strong>di</strong>re una generazione umana;e conclu<strong>di</strong>amo il nostro grandeciclo offrendo ai lettori la “riflessioneultima”, anche sotto l’aspetto speculativoe culturale: ed è del resto ,una coincidenza felice».“Cornigliano ottobre 1953” <strong>di</strong> Gentilini, Civiltà delle Macchine numero 6 del 1953


64 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011L’impegno <strong>di</strong> Med6.000 spot gr


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 65aset per il socialeatuiti all’anno6.000i passaggi tv che Me<strong>di</strong>aset, in collaborazione conPublitalia’80, de<strong>di</strong>ca ogni anno a campagne <strong>di</strong> carattere sociale.Gli spot sono assegnati gratuitamente ad associazioni ed entino profit che necessitano <strong>di</strong> visibilità per le proprie attività.250i soggetti interessati nel 2008 da questa iniziativa.Inoltre la Direzione Creativa Me<strong>di</strong>aset produce ogni anno,utilizzando le proprie risorse, campagne per sensibilizzarel'opinione pubblica su temi <strong>di</strong> carattere civile e sociale.3società - RTI SpA, Mondadori SpA e Medusa SpA costituitenella Onlus Me<strong>di</strong>afriends per svolgere attività <strong>di</strong> ideazione,realizzazione e promozione <strong>di</strong> eventi per la raccoltafon<strong>di</strong> da destinare a progetti <strong>di</strong> interesse collettivo.


66 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 67BvS: un e<strong>di</strong>tore del NovecentoScheiwiller, due generazioni<strong>di</strong> e<strong>di</strong>tori a MilanoGiovanni e Vanni e i loro taschinabili all’Insegna del Pesce d’OroArte e Letteratura. Oriente eOccidente. Sono queste lepassioni che hanno accomunatoGiovanni e Vanni Scheiwiller,padre e figlio milanesi <strong>di</strong> originisvizzere, e che hanno trovatoespressione nella loro lunga e proficuaesperienza e<strong>di</strong>toriale “All’Insegnadel Pesce d’Oro”. Il nutrito fondoScheiwiller che la BvS conservapermette <strong>di</strong> analizzare e valutarel’attività <strong>di</strong> questi importanti e<strong>di</strong>torinell’arco del secolo scorso.Nato nel 1889 nel capoluogolombardo, Giovanni fu per moltianni <strong>di</strong>rettore della Libreria Hoepli,per la quale nel 1925 inaugurò lacollana “Arte Moderna Italiana”,comprendente testi in 16mo de<strong>di</strong>catiad artisti contemporanei del panoramanazionale, e alla quale, dopopochi anni, e precisamente nel 1931,affiancò la collana “Arte ModernaStraniera”, <strong>di</strong>mostrando quella peculiarevolontà <strong>di</strong> guardare oltre iconfini italiani e quel cosmopolitismointellettuale che il figlio Vanniavrebbe pienamente ere<strong>di</strong>tato. 1La collana “All’Insegna delPesce d’Oro”, il cui nome deriva daquello <strong>di</strong> una trattoria toscana <strong>di</strong> <strong>via</strong>Pattari a Milano nella quale i duePAOLA MARIA FARINANella pagina accanto: copertina<strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>zione Scheiwiller: FilippoTommaso Marinetti, Bombe bambinibambine Santi e Madonne, Milano,Scheiwiller - Strenna per gli Amici,1976.Sopra: Aligiu Sassu, Passio Christi.Bassorilievi <strong>di</strong> Manzù, Milano, 1945e<strong>di</strong>tori erano soliti incontrare artistie uomini <strong>di</strong> cultura, 2 venne fondatanel 1936 e il volume d’esor<strong>di</strong>o fu 18poesie <strong>di</strong> Leonardo Sinisgalli, poetaingegnerelucano, che inaugurò coni suoi versi la prima “Serie Letteraria”curata da Scheiwiller.La stampa, in duecento esemplarinumerati su carta uso mano (eventisette esemplari su carta Japonnumerati da I a XXVII per gli Amicidel libro), fu a spese dello stesso e<strong>di</strong>tore.3 Costui, <strong>di</strong> fronte al successo eall’apprezzamento verso la nuovacollana, decise ben presto <strong>di</strong> vararnealtre, come “Serie Illustrata”, “Seriea colori”, “All’Insegna della baita vanGogh” e “Occhio magico”, destinatea raccogliere e testimoniare le esperienzepiù significative dell’arte edella letteratura <strong>di</strong> quegli anni.Vanni subentrò al padre allaguida dell’ormai ben av<strong>via</strong>ta impresae<strong>di</strong>toriale nel 1951, pubblicando inquarantotto anni <strong>di</strong> attività (dal 1951al 1999) 4 oltre tremila titoli sud<strong>di</strong>visiin quarantaquattro collane. Tra lepiù rinomate “Acquario”, “Carteggi<strong>di</strong> artisti”, “Lunario”, “La coda <strong>di</strong>paglia”, “Collana critica”, “NuovaSerie Illustrata”, “Narratori”, “Prosatori”,“Poeti”, “Poeti stranieri tradottida Poeti Italiani”, “Pagine <strong>di</strong>Letterature Straniere Antiche e Moderne”,“La Primula Rossa”, “IlQuadrato” e gli annuali volumi fuoricommercio delle “Strenne per gliAmici <strong>di</strong> Paola e Paolo Franci”.Proprio la sovrabbondanza <strong>di</strong>collane varate da Vanni fu uno deimotivi <strong>di</strong> maggiore critica nei suoi


68 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Da sinistra: Acquaforte originale numerata e firmata <strong>di</strong> Franco Fortini allegata alle prime cento copie <strong>di</strong> Franco Fortini,Versi primi e <strong>di</strong>stanti. 1937-1957, Milano, 1987 (Acquario, 167). Uccello Rut, acquaforte originale <strong>di</strong> Fabrizio Clerici sucarta Japon, per la cartella <strong>di</strong> Marco Polo, Dell’isola <strong>di</strong> Madegascar, Milano, 1955 (Serie Incisioni Originali)confronti, tanto che in più occasionii librai lo rimproverarono appunto<strong>di</strong> avere nei suoi cataloghi più collaneche libri. 5Alcune sono le caratteristichepiù notevoli, e per molti aspetti ine<strong>di</strong>te,delle pubblicazioni Scheiwiller.Anzitutto, la pre<strong>di</strong>lezione per i formatipiccoli e piccolissimi (anche in32mo), quelli che lo stesso Vanni ribattezzòtaschinabili 6 e che si conquistaronoanche il nome <strong>di</strong> libri-farfalla;si tratta, infatti, <strong>di</strong> libricini non soloda tasca, ma ad<strong>di</strong>rittura da taschino,che nelle loro paginette accolgonofamosi poeti e artisti italiani estranieri.Innumerevoli i nomi che hannotrovato spazio in queste e<strong>di</strong>zioni ela scelta <strong>di</strong> essi era legata, oltre che allasensibilità e al gusto personali, a unpreciso impegno dell’e<strong>di</strong>tore, ovverolo sforzo <strong>di</strong> affiancare i gran<strong>di</strong> nomidella letteratura italiana modernae contemporanea (tra i pre<strong>di</strong>letti:Eugenio Montale, Giuseppe Ungaretti,Clemente Rebora, FrancoFortini, Giacomo Noventa, Liberode Libero, Aldo Palazzeschi, VittorioSereni, Elio Vittorini, CamilloSbarbaro, Dino Campana, GiovanniRaboni, Alda Merini, Nanni Balestrini,Felice Chilanti) a quelli <strong>di</strong> illustriautori stranieri <strong>di</strong> fama internazionale(come Ezra Pound, 7 CostantinoKavafis, Ghiannis Ritsos, SeamusHeaney, Murilo Mendes, JamesJoyce, Paul Valéry, T. S. Eliot, GuillaumeApollinaire).L’obiettivo era quello <strong>di</strong> raccordarela cultura italiana alle altreculture, istituendo percorsi e riman<strong>di</strong>in un orizzonte che spaziava dallaproduzione <strong>di</strong>alettale a quella europeaed extraeuropea.L’asse geografico lungo il qualesi mosse Vanni comprendeva sia


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 69l’Occidente sia l’Oriente, percorsi eindagati seguendo una volontà <strong>di</strong> riscopertadelle tra<strong>di</strong>zioni e delle culturemeno conosciute o ad<strong>di</strong>ritturamarginali; emblematici, a questo riguardo,alcuni titoli della collana“Oltremare”, fondata nel 1951, comeProverbi cinesi (1956), Proverbi deinegri dell’Africa (1956), Cinquantabantu indonesiani (1956), Strofe delVietnam (1956) e Proverbi kur<strong>di</strong>(1963), tutti raccolti da GiacomoPrampolini, e ancora Antiche lirichegiapponesi (1956), Poesie degli In<strong>di</strong>osPiaroa (1957) e Incantesimi e scongiuridegli antichi Egiziani (1958).All’asse Est – Ovest occorreaggiungere, e incrociare, un secondoasse, quello Arte – Letteratura. L’amoreper l’arte, innanzitutto, si tradussein innumerevoli e<strong>di</strong>zioni de<strong>di</strong>cateagli artisti maggiormente rinomati,da Amedeo Mo<strong>di</strong>gliani a BrunoMunari, da Giorgio De Chiricoad Adolfo Wildt, da Mario Sironi aFilippo De Pisis, da Fabrizio Clericia Carlo Carrà, passando per il franceseHenri Matisse, il giapponeseKengiro Azuma, lo spagnolo PabloPicasso, la polacca Alina Kalczyńska(moglie dello stesso Vanni).Un panorama ampio e variegato,che spaziava lungo amplissimecoor<strong>di</strong>nate geografiche e artisticheper superare i confini del nostro Paesee far respirare all’Italia e agli italianiun po’ <strong>di</strong> cultura internazionale, 8senza per questo trascurare un sacrosantoculto delle ra<strong>di</strong>ci.In generale, le raccolte poetichedel catalogo Scheiwiller si presentanocome brevi sillogi contenential massimo poche decine <strong>di</strong>componimenti, i quali si propongonocome selezione rappresentativadella produzione <strong>di</strong> un autore.L’arte e la letteratura non rimaserocerto interessi tra loro separati,ma si declinarono anche in una ricercaattenta e tutt’altro che occasionalein merito al rapporto tra immagine etesto, tra pittura, scultura e parola:da qui, numerose e<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> testi inprosa e poesia accompagnate da pregevoliillustrazioni e, talvolta, ancheda incisioni originali numerate e firmateda artisti <strong>di</strong> grande fama (comele sei acqueforti <strong>di</strong> Giuseppe Vi<strong>via</strong>nicon la presentazione <strong>di</strong> Libero de Libero,la raccolta poetica <strong>di</strong> FrancoFortini accompagnata da un’incisionedello stesso autore, le acquefortisu carta Japon <strong>di</strong> Fabrizio Clerici perDell’Isola <strong>di</strong> Madegascar <strong>di</strong> Marco Poloe l’incisione <strong>di</strong> Mirando Haz cheillustra la raccolta Un Albero <strong>di</strong> Natale,tutte opere conservate in BvS).Da sinistra: La prima opera e<strong>di</strong>ta “All’Insegna del Pesce d’Oro”: Leonardo Sinisgalli, 18 poesie, Milano, 1936.Una delle strenne per gli Amici <strong>di</strong> Paola e Paolo Franci, con applicata alla copertina una pietra serigrafata <strong>di</strong> Ghiannis Ritsos:Ghiannis Ritsos, 12 poesie per Kavafis. Tradotte da Nicola Crocetti, Milano, Scheiwiller - Strenna per gli Amici, 1977.La copertina <strong>di</strong> uno dei volumetti Scheiwiller della collana “Acquario”: Franco Fortini, Versi primi e <strong>di</strong>stanti. 1937-1957,Milano, 1987 (Acquario, 167)


70 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Disegno a penna e de<strong>di</strong>ca autografa <strong>di</strong> Fabrizio Clerici all’amica Luisa,contenuti nella copia posseduta dalla <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato <strong>di</strong> FabrizioClerici, Capricci 1938-1948, Milano, 1957 (Serie Illustrata, 60)Artisti e scrittori non s’incontravanosolo sulla carta, ma come ricordatoin una testimonianza in memoria<strong>di</strong> Vanni, grazie all’e<strong>di</strong>tore sicreavano preziose occasioni <strong>di</strong> conoscenza<strong>di</strong>retta tra gli stessi protagonistidella cultura <strong>di</strong> quegli anni:«Scheiwiller era anche questo, unmotore <strong>di</strong> aggregazione <strong>di</strong> letterati eartisti, <strong>di</strong> cui appunto le e<strong>di</strong>zioni all’Insegnadel Pesce d’Oro erano lasuperficie pubblica». 9A proposito della contaminazionetra espressione artistica e letteraria,meritano una menzione particolarele pubblicazioni che VanniScheiwiller de<strong>di</strong>cò ai futuristi e allaneoavanguar<strong>di</strong>a, correnti che benesprimevano in forme nuove e spessopiuttosto ar<strong>di</strong>te quella connessionetra <strong>di</strong>segno e parola che l’e<strong>di</strong>toretanto amava; ne derivarono volumettiche riuscivano a coniugare versi,forme e colori in maniera a voltebizzarra, ma sempre estremamentepiacevole e curiosa a vedersi.Inoltre, furono date alle stampeserie <strong>di</strong> titoli <strong>di</strong> artisti presentatida letterati e <strong>di</strong> poeti illustrati da artisti,come per esempio Sarfatti – Funi,Soffici – Carrà, Solmi – De Pisis,Sinisgalli – Degas, testi che contribuironosignificativamente a infittirele maglie <strong>di</strong> una rete espressiva eartistica multiforme.La scelta, infine, <strong>di</strong> affidare lastampa dei volumi “All’Insegna delPesce d’Oro” ad alcuni tra i maggioritipografi italiani (Mardersteig, Lucini,Campi, Riva, Maestri) <strong>di</strong>mostraquanto l’attenzione e la cura dell’e<strong>di</strong>torefossero rivolte anche all’aspettoartigianale del libro in quantooggetto, in relazione alla volontà <strong>di</strong>presentare un prodotto e<strong>di</strong>toriale <strong>di</strong>qualità e fattura apprezzabili.Giovanni e Vanni Scheiwillersono stati e<strong>di</strong>tori estremamente raffinatie colti, con una notevole dose<strong>di</strong> coraggio, capacità <strong>di</strong> sperimentazionee lungimirante intuizione,pregi che hanno reso l’esperienzae<strong>di</strong>toriale scheiwilleriana un caso <strong>di</strong>significativa importanza nel panoramamilanese novecentesco.NOTE1PIETRO GIBELLINI, Il Pesce d’Oro in <strong>di</strong>aletto,in Per Vanni Scheiwiller, a cura <strong>di</strong> AlinaKalczynska, ´ Milano, Libri Scheiwiller, 2000(e<strong>di</strong>zione fuori commercio), p. 148.2JOLE DE SANNA, Vanni Scheiwiller: FaustoMelotti, in Per Vanni Scheiwiller, pp. 98-99.3SILVIA BIGNAMI - ROBERTA CESANA - DAVIDECOLOMBO, I due Scheiwiller. E<strong>di</strong>toria e culturanella Milano del Novecento, a cura <strong>di</strong> AlbertoCa<strong>di</strong>oli – Andrea Kerbaker – AntonelloNegri, Milano, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano- SKIRA, 2009 (Le vetrine del sapere, 8),p. 70.4Nel 1977, per superare una stagione <strong>di</strong><strong>di</strong>fficoltà economiche, Vanni Scheiwillerfondò la Libri Scheiwiller, destinata allepubblicazioni per banche e aziende.5S. BIGNAMI - R. CESANA - D. COLOMBO, I dueScheiwiller. E<strong>di</strong>toria e cultura nella Milanodel Novecento, p. 92.6DOMENICO ASTENGO, “Lei è Vanni Scheiwiller?”,in Per Vanni Scheiwiller, p. 26.7La famiglia Scheiwiller fu, tra l’altro, legataa Ezra Pound da un duraturo e affettuosorapporto d’amicizia, oltre che professionale.8GIUSEPPE GUGLIELMI – SERGIO ROMANO, ArcanaScheiwiller. Gli archivi <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>tore, acura <strong>di</strong> Linda Ferri e Gianfranco Tortorelli,Milano, Libri Scheiwiller, 1986, p. 21.9ALESSANDRO SPINA, Nell’Or<strong>di</strong>ne degli Imperdonabili,in Per Vanni Scheiwiller, p. 286.


72 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011BvS: una Storia e<strong>di</strong>torialeI Salani, e<strong>di</strong>tori fiorentinicon la passione per DanteDal 1862 al 1966, l’epopea <strong>di</strong> una grande “casa” nota per i piccoliLa casa e<strong>di</strong>trice Salani è conosciutasoprattutto per la pubblicazionedella collana “La<strong>Biblioteca</strong> dei Miei Ragazzi”, e<strong>di</strong>tatra il 1931 e il ’55, e per il recente successodella saga <strong>di</strong> Harry Potter.Il fondatore Adriano Salani(1834-1904) e i suoi successori, il figlioEttore (1869-1937) e il nipoteMario (1894-1964), però, realizzaronomolte altre opere degne <strong>di</strong> lode,ma meno note, molte delle qualiconservate in BvS. I tre e<strong>di</strong>tori mantennerotutti una politica e<strong>di</strong>torialebasata sul rispetto della morale “libriun po’ allegri sì, sporchi e cattivimai”, ma ognuno in<strong>di</strong>rizzò le propriepubblicazioni verso un pubblicoo un argomento specifico.Il “Rossino”, così veniva chiamatoAdriano per il colore dei capelli,era un giovane <strong>di</strong> poca cultura, mamunito <strong>di</strong> grande tenacia e molta intraprendenza,doti che lo aiutarono afondare la sua attività tipografica aFirenze nel 1862, dopo anni <strong>di</strong> appren<strong>di</strong>statopresso le botteghe <strong>di</strong>Luigi Niccolai, Felice Le Monnier,Fer<strong>di</strong>nando Mariani e Spiombi. 1In origine pubblicò prevalentementefogli volanti e libretti economicirealizzati per sod<strong>di</strong>sfare leVALENTINA CONTIChiostri riassume in una tavola ilmondo delle favole: animali, fate egnomi, compagni inseparabili, sonoprotagonisti dei sogni dei bambiniimportanti: «<strong>Biblioteca</strong> Illustratadelle Opere Celebri», «<strong>Biblioteca</strong>Moderna», «<strong>Biblioteca</strong> Economica»,«<strong>Biblioteca</strong> Salani Illustrata»,«Romanzi <strong>di</strong> Carolina Invernizio»,«Classici e Poesie», «Volumetti a 25centesimi», «<strong>Biblioteca</strong> Scolastica»,«Co<strong>di</strong>ci e Leggi», «Libretti <strong>di</strong> Versie Novene», «Libri da Messa», «Librettia 5 centesimi», «Librettini Illustrati<strong>di</strong> storie antiche moderne»),tutte vendute a prezzi ridotti.La particolarità <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi aun pubblico poco avvezzo alla letturastimolò Salani a trovare espe<strong>di</strong>entiper interessare i suoi clienti e tenernedesta l’attenzione. Per questomotivo la cura della veste tipograficae l’uso delle immagini caratterizzaronoda sempre la produzione delfiorentino.L’apparato iconografico, oltread arricchire e rendere esteticamentepiù piacevole un libro, ne manifestavaimme<strong>di</strong>atamente il contenuto:anche chi non era in grado <strong>di</strong> leggereautonomamente il testo aveva la possibilità<strong>di</strong> seguire attraverso le immaginila storia narrata.Le illustrazioni <strong>di</strong> copertinaavevano una funzione <strong>di</strong>versa, d’impatto,finalizzata ad attirare l’attenesigenzedel popolo minuto, ma taledestinazione dei suoi prodotti libraricostò alla casa e<strong>di</strong>trice lo scarso interessedegli stu<strong>di</strong>osi che, come affermaMario Infelise, tendono a esserevittime <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> pregiu<strong>di</strong>zialecolta, che penalizza la memoria delleletture più <strong>di</strong>ffuse e popolari. 2L’e<strong>di</strong>tore organizzò la produzionein <strong>di</strong>verse collane (tra le più


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 73Carolina Invernizio, I sette capelli d’orodella fata Gusmara, Firenze, Salani,1909. La fata introduce un pubblico <strong>di</strong>bambini del primo novecento allamagia del cinematografo. La realtàmoderna convive con la fantasiazione dei possibili acquirenti esplicitandoanche il contenuto dell’opera.Con il passare degli anni la ripetizione<strong>di</strong> elementi iconografici aiutava ilettori a scegliere i testi, creando ancheun legame con il pubblico che sifidelizzava alla casa e<strong>di</strong>trice.Tra gli artisti che lavoraronocon Salani è da ricordare CarloChiostri (1863-1939), uno dei massimiillustratori vissuti in Italia traOtto e Novecento, che si de<strong>di</strong>cò alleillustrazioni <strong>di</strong> libri per bambini, inparticolare quelli <strong>di</strong> argomento fiabescodove la creazione grafica potevasbizzarrirsi maggiormente.La casa e<strong>di</strong>trice rivolse sempreun’attenzione speciale ai lettori piùgiovani realizzando molte collane <strong>di</strong>racconti per l’infanzia, tra le quali«Libri pei ragazzi» della <strong>Biblioteca</strong>Salani Illustrata e i «Racconti delleFate», tutte arricchite dai <strong>di</strong>segni <strong>di</strong>Chiostri.L’artista si occupò anche dellevignette per i do<strong>di</strong>ci volumi del ciclo<strong>di</strong> «Marchino: l’Asinello Volante»(1914-1924) <strong>di</strong> Tommaso Catani[Marchino: Avventure d’un asino, Firenze,Salani, 1914] realizzando illustrazionigran<strong>di</strong> e piccole, in bianco enero o a colori, creando una piccolaenciclope<strong>di</strong>a naturalistica con un’atmosferasospesa tra il realismo magicoe la <strong>di</strong>vulgazione scientifica. 3Questa ambivalenza è particolarmenteesplicita nel <strong>di</strong>segno “Il cinematografodelle fate” propostonel racconto <strong>di</strong> Carolina Invernizio,I sette capelli d’oro della fata Gusmara(1909), dove Chiostri riuscì a unire iltema fantastico con elementi reali illustrandouna fata che spiega a deibambini un cartone animato proiettatoal cinema. Un’autentica novità,poiché la prima proiezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>segnianimanti avvenne in Francia nel1908 e il cinema, inventato nel 1895dai fratelli Lumièr, era protagonistadella scena culturale dell’epoca.Adriano Salani raggiunse il suotraguardo <strong>di</strong> massimo successo nel1886 con la pubblicazione della DivinaComme<strong>di</strong>a voltata in prosa con testoa fronte, curata da Mario Foresicon illustrazioni <strong>di</strong> Enrico Mazzanti.Quest’opera promosse definitivamenteil Rossino dal rango <strong>di</strong> merotipografo a e<strong>di</strong>tore, ma non rappresentòun cambiamento <strong>di</strong> politicae<strong>di</strong>toriale, bensì un’evoluzione.Salani e Foresi, realizzaronoper la prima volta una versione inprosa e senza note dell’opera <strong>di</strong> Danteaffinché la conoscenza <strong>di</strong> uno deicapolavori car<strong>di</strong>ne della nostra tra<strong>di</strong>zionefosse accessibile anche ai lettorimeno preparati culturalmenteattraverso una lettura “facile, <strong>di</strong>let-


74 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011Francesco Petrarca, Le Rime<strong>di</strong> Francesco Petrarca voltate in prosacol testo a fronteda Mario Foresi, Salani, Firenze,1904, pag. 452, 453.È manifesto il cambiamento graficotra gli originali in poesiae i corrispondenti componimentiin prosatevole e corrente”, come la definìegli stesso nella prefazione.L’e<strong>di</strong>zione riscosse l’ammirazione<strong>di</strong> molti intellettuali, tra cuiGiambattista Giuliano che la reputòuna “pubblicazione <strong>di</strong> somma importanza,la sola adatta per eccellenzaa propagare la lettura del <strong>di</strong>vinopoema […]. Noi salutiamo come unavvenimento letterario questa versione:a lei molti stranieri e moltissimiitaliani dovranno la completa letturadel nostro poema nazionale, ealla perfetta conoscenza <strong>di</strong> esso, unpiù largo e sereno orizzonte del lorointelletto”.Il 7 ottobre 1886 il ministrodella Pubblica istruzione Coppinoinviò una lettera a Salani encomiando“il nobile scopo che questa parafrasidella Divina Comme<strong>di</strong>a avrebbeconseguito” e scrivendo che “ilRe, il quale mostrava testè l’alto contoin cui tiene gli stu<strong>di</strong> danteschi, accolsecon benevolenza la bella pubblicazionefatta da S. V. nell’inten<strong>di</strong>mento<strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere la conoscenzadel <strong>di</strong>vino poema”. 4Il successo <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>te dellaComme<strong>di</strong>a in prosa fu tale che nel1899 Salani giunse a pubblicarneuna terza e<strong>di</strong>zione riveduta e corretta,<strong>di</strong>visa in tre volumi in se<strong>di</strong>cesimoin sostituzione dell’unico tomo inottavo, meno maneggevole, dellaprima e<strong>di</strong>zione.Nel 1904 Adriano, affiancatodal figlio Ettore, propose un’e<strong>di</strong>zionevoltata in prosa anche delle Rimedel Petrarca curata da Mario Foresi“per i giovani, per i forestieri, per inon letterati in generale, nonostantela sentenza del Settembrini che il Petrarcasi sente non si commenta, lalettura <strong>di</strong> questo sommo poeta puòrisultare ardua”.Foresi giustificò l’assenza dellenote spiegando che “il lettore novellinonon ha perseveranza” <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>arei commenti che accompagnano iltesto e che meglio gli si ad<strong>di</strong>ce “unalettura senza sforzo, più <strong>di</strong>lettevole”al fine <strong>di</strong> ottenere una “più profondaimpressione dell’opera”. 5Alla morte <strong>di</strong> Adriano, avvenutanel 1904, la <strong>di</strong>rezione fu affidata alfiglio Ettore, che trasformò l’impresaartigianale del padre in una industriale.Egli abbandonò l’idea <strong>di</strong> rivolgersiesclusivamente al popolominuto, creando <strong>di</strong>verse collane corrispondentialle <strong>di</strong>fferenti età dei lettorie perseguendo lo scopo <strong>di</strong> pubblicare“libri buoni a buon prezzo”per un pubblico più ampio.Desideroso <strong>di</strong> emulare il successoottenuto dal padre con l’e<strong>di</strong>zionedella Divina Comme<strong>di</strong>a del1886, stu<strong>di</strong>ò un’e<strong>di</strong>zione dell’operadantesca per celebrare il seicentenariodell’autore. Nel 1921 con la collaborazione<strong>di</strong> Enrico Bianchi, docentepresso l’università <strong>di</strong> Firenze, pubblicòla Divina Comme<strong>di</strong>a come primonumero dell’“E<strong>di</strong>zione Florentia”,una collana <strong>di</strong> classici ispirata allacollezione francese “E<strong>di</strong>tion Lutetia”proposta da Nelson E<strong>di</strong>teurs.Questa e<strong>di</strong>zione valse al Salanimolti elogi e il filologo ErmenegildoPistelli, maestro nelle scuole dei padriScolopi, scrisse un articolo intitolatoIl Salani e Dante pubblicato sul«Marzocco» del 13 luglio 1925, nelquale giu<strong>di</strong>cò la pubblicazione “degnadel migliore stampatore ed e<strong>di</strong>tore”aggiungendo che “nel centenariodantesco non era uscito unDante che valesse quello del Salani,con una legatura <strong>di</strong> schietta eleganza,tipi bellissimi e netti, formatomaneggevole, carta buona, corre-


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 75Da sinistra: Dalì illustracon il suo inconfon<strong>di</strong>bile stilepittorico caratterizzato da formemolli il morso <strong>di</strong> Gianni Schicchiraccontato nel XXX dell’Infernodella Divina Comme<strong>di</strong>a.Eloquente <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dalìraffigurante un uomo condannatoin Purgatorio che guardadentro si se’, aprendo dei cassettinel suo corpo, per trovaree cancellare i suoi peccati.“l’uman spirito si purga e <strong>di</strong> salireal ciel <strong>di</strong>venta degno” (Purg. I)zione tipografica perfetta, commentosobrio, chiara, alla portata <strong>di</strong> tuttiad un prezzo veramente irrisorio”, <strong>di</strong>5,75 lire.Con Ettore la casa e<strong>di</strong>trice attraversòil suo periodo <strong>di</strong> massimosplendore, durante il quale furonovarate più <strong>di</strong> 22 nuove collane, de<strong>di</strong>catesoprattutto ai ragazzi, e la produzionedei libri <strong>di</strong>venne totalmenteinterna in seguito a ingenti investimentinell’acquisto <strong>di</strong> strumenti <strong>di</strong>lavoro all’avanguar<strong>di</strong>a che garantironola produzione <strong>di</strong> opere <strong>di</strong> qualitàa prezzi ridotti; ma la stabilità economicanon durò a lungo poiché lapolitica fascista e i conflitti mon<strong>di</strong>aliinfluirono negativamente sul mercatoe<strong>di</strong>toriale italiano e portaronoanche la Salani a un’inevitabile crisi.Fu per merito <strong>di</strong> Mario, suo figlio,se la casa e<strong>di</strong>trice riuscì a superareil periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà, interrompendole pubblicazioni solo nel1944. Si concentrò sulle collane perragazzi e ampliò la produzione delleopere religiose, rendendole il fioreall’occhiello del proprio catalogo.Le conseguenze degli scontri bellici,e le calamità che si riversarono su Firenzein quegli anni, non resero possibilela sopravvivenza autonomadella Salani, che nel 1960 <strong>di</strong>venneuna S.p.a.Parte del pacchetto azionariofu acquistata da Mirko Skofic, maritodell’attrice Gina Lollobrigida egià proprietario della piccola casae<strong>di</strong>trice romana Arti e Scienza.Questa collaborazione permise<strong>di</strong> pubblicare opere <strong>di</strong> pregio comel’e<strong>di</strong>zione della Divina Comme<strong>di</strong>adel 1963 illustrata da Dalì.L’esemplare conservato pressola <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato è compostoda 9 volumi, ciascuno in propriacusto<strong>di</strong>a, e impressi nel torchio a manodell’Officina <strong>di</strong> Verona su carta atino del Giappone Kaji Torinoko: 2volumi per cantica, 1 con 100 tavolea colori, 1 con le progressive dei colori<strong>di</strong> una tavola e 1 con 100 tavole innero riprodotte in calcografia. Furononecessari 5 anni <strong>di</strong> lavoro per inciderei 3500 legni delle illustrazionipermeate del periodo mistico e metafisico<strong>di</strong> Dalì.Nonostante l’importanza dellesue ultime e<strong>di</strong>zioni la Salani s.p.a. allafine degli anni ’60 era quasi sull’orlodel fallimento quando fu rilevatadal gruppo Longanesi <strong>di</strong> Milano chela rilanciò sul mercato, permettendole<strong>di</strong> restare una delle case e<strong>di</strong>triciitaliane più importanti.1Adriano Salani tipografo e<strong>di</strong>tore fiorentino,Firenze, Salani, 1910.2Libri per tutti: generi e<strong>di</strong>toriali <strong>di</strong> largacircolazione, tra antico regime ed età contemporanea,a cura <strong>di</strong> Mario Infelise, LodovicaBraida, Torino, Utet libreria, 2010.3Fernando Tempesti, Paola Pallottino, Trafate e nani. Il mondo incantato <strong>di</strong> Carlo Chiostri,Firenze, Salani, 1988.4Dante Alighieri, La Divina Comme<strong>di</strong>avoltata in prosa col testo a fronte da MarioForesi, Firenze, Salani, 1899.5Francesco Petrarca, Le Rime <strong>di</strong> FrancescoPetrarca voltate in prosa col testo a fronte daMario Foresi, Firenze, Salani, 1904.


76 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011BvS: nuove schedeRecenti acquisizioni della<strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> SenatoEx libris, prime e<strong>di</strong>zioni, esemplari rari e “numeri” specialiArianna Calò, Valentina Conti,Giacomo Corvaglia, MargheritaDell’Utri, Paola Maria Farina,Annette Popel Pozzoe Beatrice PorcheraJardère, H.Ex-libris ana. Notices historiqueset critiques sur les Ex-libris français.Depuis leur apparition jusq’à l’année1895 par H. Jardère suivies de la tabledes noms cités, et d’un index bibliographiquedes ouvrages et articles de revues,journaux français et étrangers se rapportantaux ex-libris. Ouvrage orné de32 planches gravées. Parigi, L. Joly,1895.Esemplare n. 36 <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>zionea tiratura limitata <strong>di</strong> 400 esemplariche raccoglie 12 numeri del perio<strong>di</strong>co“Ex libris ana” (dal n. 1-2 <strong>di</strong> ottobre-novembre1893 al n. 12 del settembre1894) accompagnati da 32tavole incise rappresentanti ex libris<strong>di</strong> letterati e nobili francesi. Copiaappartenuta a Pascal Greppe (notaioe bibliofilo), il quale inserì più tavoledei propri ex libris tra quelle dell’e<strong>di</strong>zione.Legato con: Ex libris imaginaireset supposés de personnages célèbresanciens et modernes. Tiré à petit nombre.Parigi, L. Joly, 1895.Album che contiene 34 tavolerecanti le incisioni <strong>di</strong> ex libris immaginarie fantasiosi <strong>di</strong> personaggi famosi,tra i quali figurano Napoleone,Marat, Hugo, La Fontaine, Dumase Baudelaire. (P.M.F.)Leopar<strong>di</strong>, Giacomo (1798-1837); Verlaine, Paul (1844-1896);Shelley, Percy Bysshe (1792-1822);Goethe, John Wolfgang von (1749-1832).Dimmi, o luna. Quattro grafichede<strong>di</strong>cate a quattro canti alla luna. Belluno,Proposte d’Arte Colophon,1993.Esemplare n. 7 dell’e<strong>di</strong>zione atiratura limitata a 113 copie dellacollana “Poien”. Contiene quattropoesie tradotte in italiano de<strong>di</strong>catealla luna: Luna Calante <strong>di</strong> PercyBysshe Shelley, Chiaro <strong>di</strong> luna <strong>di</strong> PaulVerlaine, Alla luna<strong>di</strong> John Wolfgangvon Goethe, Alla luna <strong>di</strong> GiacomoLeopar<strong>di</strong> e 6 illustrazioni <strong>di</strong> pregio,2 sulla copertina e 4 nel testo, realizzatedall’artista Carlo Mattioli contecnica mista su carta appositamenterealizzata a mano. (V.C.)Marinetti, Filippo Tommaso(1876-1944).Il poema <strong>di</strong> Torre Viscosa & PoemaChimico della Luce Tessuta. Latina,Novecento, 2011.Ristampa anastatica con prefazionecritica <strong>di</strong> Carmelo Calò Carducci.Finito <strong>di</strong> stampare a chiusuradella mostra “città <strong>di</strong> fondazione italiane1928 - 1942”, allestita presso ilCid <strong>di</strong> Torviscosa dal 23 ottobre2010 al 31 gennaio 2011. Cento copienon venali numerate a mano.(G.C.)Marinetti, Filippo Tommaso(1876-1944); Trimarco, Alfredo(1900-1971); Scrivo, Luigi; Bellanova,Piero (1917-1987).L’arte tipografica <strong>di</strong> guerra e dopoguerra.Manifesto futurista [numero<strong>di</strong>: Graphicus. Rivista mensile <strong>di</strong> tecnicaed estetica grafica. Anno XXXII - n. 5 -maggio 1942-XX]. Roma, Graphicus,1942.Numero speciale della rivistaGraphicus, interamente de<strong>di</strong>cato alManifesto dell’arte tipografica, fondamentaletesto teorico della tipografiafuturista, in cui si pone all’or<strong>di</strong>ne


luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 77del giorno la creazione <strong>di</strong> “nuovi caratteriaggancia sguar<strong>di</strong>”. Il fascicolosi apre con la tavola L’Autoblinda F.T., testo firmato da Trimarco e stampatoin viola con la riproduzione dellagrafia <strong>di</strong> T. al recto. Segue L’arte tipografica<strong>di</strong> guerra e dopoguerra, contesto stampato in rosso su due colonne;in fine la ricostruzione tipografica<strong>di</strong> alcune pagine del romanzoesplosivo 8 anime in una bomba. Contiene2 tavole impresse su cartoncinogiallo e arancio con la riproduzionedel volume Zang Tumb Tumb <strong>di</strong>Marinetti (prima tavola) e quattropagine estratte dallo stesso volume(seconda tavola). In copertina composizionea due colori (verde/nero)<strong>di</strong> P. Sala<strong>di</strong>n. (A.C.)Marmontel, Jean François(1723-1799).Bélisaire, par M. Marmontel del’Académie françoise. Londra [i.e.Reims], [s.n.] [i.e. Cazin], 1780.Prima delle due e<strong>di</strong>zioni stampateda Cazin nel 1780 <strong>di</strong> questa celebreopera del 1767. L’Autore, figura<strong>di</strong> spicco della Francia intellettualeprima della Rivoluzione, elaboranella seconda parte del testo le proprieteorie politiche, fino a spingersi,nel quin<strong>di</strong>cesimo capitolo, in unaperto elogio della tolleranza religiosa.Criticata dalla Sorbona e censuratacon atto ufficiale dall’arcivescovo<strong>di</strong> Parigi Christophe de Beaumont(peraltro incline a simili iniziativenei confronti dei “nuovi filosofi”),l’opera tutta<strong>via</strong> circolò liberamentein Francia e all’estero, e fu apprezzatadalle corti assolutistiche: lastessa Caterina II <strong>di</strong>spose la traduzionein russo del contestato capitoloXV.Brissart-Binet, pp. 82-83. Cohen-DeRicci, 688-689. (A.C.)Menghi, Girolamo (1529-1609).Compen<strong>di</strong>o dell’arte essorcistica,et possibilita delle mirabili & stupendeoperationi delli demoni, & de’ malefici;con li rime<strong>di</strong> opportuni alle infirmitàmaleficiali. Bologna, Giovanni Rossi,1576.Prima e<strong>di</strong>zione, contenente lostemma del de<strong>di</strong>catario car<strong>di</strong>naleGiulio Feltrio Della Rovere sulfrontespizio. L’opera vede 17 e<strong>di</strong>zionidal 1576 al 1617, con un’e<strong>di</strong>zioneanastatica della princeps, pubblicatanel 1987. “La natura apologetica deltrattato […] è esplicitata fin dal Proemio,in cui il M. <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> volercombattere lo scetticismo che riscontravanon solo tra i dotti, ma anche‘nella mente del vulgo’ (Proemio,cc. n.n.); anche <strong>di</strong> qui la necessità <strong>di</strong>scrivere in volgare. Nel Compen<strong>di</strong>o siintrecciano strettamente teoria demonologica,arte esorcistica e cacciaalle streghe; il M. fece largo uso <strong>di</strong>opere precedenti e in particolare delMalleus maleficarum del domenicanoHeinrich Krämer (Institoris). Laparte relativa all’esorcistica vera epropria, tranne alcuni accenni isolati,occupa soltanto il terzo libro; anch’essaperaltro è in parte debitricedel Malleus e si limita ai presuppostiteorici dell’esorcistica, con scarsein<strong>di</strong>cazioni pratiche. I pochi branioriginali sono quelli in cui il M. fa ricorsoalla propria esperienza personalee alla testimonianza <strong>di</strong> altriesorcisti da lui conosciuti e stimati,tra cui un sacerdote bolognese <strong>di</strong> nomeAntonio Muccini, morto nel1575” (http://www.treccani.it/enciclope<strong>di</strong>a/girolamomenghi_%28Dizionario-Biografico%29/).(A.P.P.)Mercanti d’Italia: dagli archivistorici dei fratelli Alinari.Milano e Firenze, BPM e Alinari24 ore, 2010.Interessante volume che, attraversole foto a colori e in bianco enero degli archivi storici Alinari,racconta la storia dei più importantie caratteristici mercati italiani: i luoghi,le persone, le merci. (G.C.)Petrarca, Francesco (1304-1374).Nel VI. centenario dalla nascita <strong>di</strong>Francesco Petrarca la rappresentanzaprovinciale <strong>di</strong> Padova. Padova, Tipografiadel Seminario Vescovile,1904.E<strong>di</strong>zione giubilare a tiratura limitataa 100 esemplari, stampatanell’occorrenza del VI centenariodalla nascita <strong>di</strong> Petrarca e de<strong>di</strong>catadai promotori alla Città <strong>di</strong> Arezzo.Contiene la trascrizione <strong>di</strong> un’epistola<strong>di</strong> Petrarca all’amico GiovanniDon<strong>di</strong> dell’Orologio, accompagnatada una riproduzione in facsimiledella stessa e dalla traduzione in italiano,insieme alla recensione <strong>di</strong> alcunico<strong>di</strong>ci petrarcheschi conservatipresso la <strong>Biblioteca</strong> del Seminario <strong>di</strong>Padova. (A.C.)Ritsos, Ghiannis (1909-1990).12 poesie per Kavafis. Tradotte daNicola Cricetti. Milano, Strenna pergli amici (<strong>di</strong> Paolo Franci) - VanniScheiwiller, 1977.L’e<strong>di</strong>zione, fuori commercio, èstata impressa dall’Officina d’ArteGrafica A. Lucini & C. in 300 esemplarinumerati da 1 a 300; l’opera è acura <strong>di</strong> Vanni Scheiwiller e la traduzioneè stata eseguita da Nicola Crocettisulla base della terza e<strong>di</strong>zionedelle 12 poesie per Kavafis, rivedutadall’Autore e pubblicata ad Atene,presso Kedros, nell’aprile 1974 (pri-


78 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011ma e<strong>di</strong>zione 1963). Il volumetto presentaalcuni <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Ghiannis Ritsos,che, oltre a essere autore <strong>di</strong> più<strong>di</strong> 100 volumi <strong>di</strong> poesia, <strong>di</strong>pinge e <strong>di</strong>segnasu pietre, ossi e ra<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> canneraccolti sulle spiagge. Al piatto anterioredella brossura è applicato unframmento <strong>di</strong> pietra con decorazioneserigrafata. (P.M.F.)Sala, Antonio.Biografia <strong>di</strong> San Carlo Borromeoscritta dal professore Antonio Sala e<strong>di</strong>tadal canonico Aristide Sala con corredo <strong>di</strong><strong>di</strong>ssertazioni e note illustrative. Milano,Tip. Boniar<strong>di</strong>-Pogliani <strong>di</strong> ErmenegildoBesozzi, 1858.E<strong>di</strong>zione a cura <strong>di</strong> Aristide Sala.All’antiporta ritratto litografico<strong>di</strong> san Carlo Borromeo in ovale, sottoal quale si trova la scritta “S. CarloBorromeo car<strong>di</strong>nale arcivescovo <strong>di</strong>Milano da un <strong>di</strong>pinto a pastello <strong>di</strong>Giorgio Solerio, eseguito il gionrno[sic] del primo solenne ingresso <strong>di</strong> s.Carlo in Milano esistente presso l’illust.mosig. conte Carlo Borromeo”.Contiene 8 tavole fuori testo,7 delle quali raffiguranti <strong>di</strong>versi e<strong>di</strong>fici,soprattutto milanesi, legati allavita del santo. Al recto della carta chesegue il frontespizio tro<strong>via</strong>moun’Avvertenza: “Danno compimentoa questo lavoro i Documenti circa lavita e le gesta <strong>di</strong> s. Carlo Borromeo pubblicatidal canonico Aristide Sala,che si troveranno qui frequentementecitati, e dei quali sono venutiin luce i primi due volumi e si sta preparandoil terzo ed ultimo”. (B.P.)Sala, Aristide.Documenti circa la vita e le gesta<strong>di</strong> S. Carlo Borromeo pubblicati per curadel canonico Aristide Sala archivistadella Curia Arcivescovile <strong>di</strong> Milano.[Segue] Fascicolo conclusionale dell’operacirca S. Carlo Borromeo pubblicataper cura del canonico Aristide Sala giàarchivista arcivescovile <strong>di</strong> Milano. 4volumi in 3 tomi. Milano e Pinerolo,Tip. Boniar<strong>di</strong>-Pogliani <strong>di</strong> ErmenegildoBesozzi e Giuseppe Chiantore,1857-1862 [i.e. 1863].Opera <strong>di</strong> notevole interessestorico-archivistico, redatta dal canonicoAristide Sala sotto impulsodell’arcivescovo mons. BartolomeoRomilli. Il Fascicolo conclusionale,pubblicato a Pinerolo, costituiscefondamentale completamento <strong>di</strong>tutta la vasta ricerca, con appen<strong>di</strong>ce<strong>di</strong> documenti, precisazioni, rettifiche,risposte alle obiezioni avanzateda alcuni stu<strong>di</strong>osi dopo la pubblicazionedei tre volumi dei Documenti edella Biografia <strong>di</strong> S. Carlo Borromeo,compilata dal padre <strong>di</strong> Aristide, AntonioSala (Tip. Boniar<strong>di</strong>-Poliani,1858). All’antiporta dei primi tre volumirispettivi ritratti litografici <strong>di</strong>san Carlo Borromeo. Da segnalarequello che lo ritrae all’età <strong>di</strong> tre<strong>di</strong>cianni, ricavato da un <strong>di</strong>pinto dell’epoca.Alcune delle tavole sono statecolorate a mano. (B.P.)Sansovino, Francesco (1521-1583).Del secretario <strong>di</strong> M. FrancescoSansovino libri quattro. Ne quali conbell’or<strong>di</strong>ne s’insegna altrui a scriver letteremessive & responsive in tutti i generi,come nella tavola contrascritta sicomprende. Con gli essempi delle lettereformate & poste a lor luoghi in <strong>di</strong>versematerie con le parti segnate. Et con varielettere <strong>di</strong> Principi a piu persone, scritteda <strong>di</strong>versi secretarij in piu occasioni, e in<strong>di</strong>versi tempi. Venezia, FrancescoRampazetto & Francesco Sansovino,1564.Prima e<strong>di</strong>zione sull’arte <strong>di</strong>scrivere lettere. L’Autore, figlio delgrande architetto Jacopo Sansovino,fu poligrafo attivissimo, e autore <strong>di</strong>versi, <strong>di</strong> prose letterarie, storiche,retoriche, <strong>di</strong> traduzioni, e<strong>di</strong>tore ecommentatore <strong>di</strong> classici. Oltre cheprestare la propria opera nelle tipografieveneziane, ne aprì una propria.(A.P.P.)Tasso, Torquato (1544-1595).La Gierusalemme <strong>di</strong> TorquatoTasso con gli argomenti del Sig. Gio.Vincenzo Imperiale figurata da BernardoCastello stampata per GiuseppePavoni in Genova 1604. Genova,Giuseppe Pavoni, 1604.Seconda e<strong>di</strong>zione genovesedopo la princeps del 1590 a cura <strong>di</strong>Giovanni Vincenzo Imperiale(1571-1645). Contiene da †2r-†11vde<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Bernardo Castello a donAngelo Grillo; componimenti <strong>di</strong>Angelo Grillo, Ansaldo Ceba, Gio.Andrea Ceva, Giulio Guastavini,Leonardo Spinola, Gio. MicheleZoagli, Paolo Vincenzo Ratto, PoroFogetta, Io. Battista Pinelli, Gio.Battista Marini, Giovanni Magliani,Francesco Maria Vialardo, Scipionde’ Signori della Cella. Frontespizioallegorico inciso su rame contenenteil ritratto <strong>di</strong> Tasso entro medaglionesorretto da due putti. 20tavole a piena pagina incise su <strong>di</strong>segni<strong>di</strong> Bernardo Castello, per accompagnareciascun canto. L’argomentodei canti entro cartiglio xilografico.(A.P.P.)Vivanti, Luca.Tisettanta: quarant’anni <strong>di</strong> design,quarant’anni <strong>di</strong> casa = forty yearsof design, forty years of home. Milano,Electa, 2011.Volume pubblicato nell’ambitodegli eventi celebrativi del quarantesimoanniversario <strong>di</strong> Tisettanta,1971-2011. Riccamente illustrato;con un’introduzione <strong>di</strong> MarcoVaudetti. (G.C.)


✁la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> SenatoMilanoQuesto “bollettino” mensile è <strong>di</strong>stribuitogratuitamente presso la sede della <strong>Biblioteca</strong>in <strong>via</strong> Senato 14 a Milano.Chi volesse riceverloal proprio domicilio,può farne richiestarimborsando solamentele spese postali <strong>di</strong> 20 europer l’invio dei 10 numeriMODALITÀ DI PAGAMENTO:• In<strong>via</strong>re la scheda <strong>di</strong> abbonamento sottostante, unitamentea un assegno bancario intestato a “<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato”• Pagamento in contanti presso la nostra sede:<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato, <strong>via</strong> Senato 14, Milanola <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> SenatoMilanoNomeCognomein<strong>di</strong>rizzo a cui si intende ricevere la rivistatelefonomailfirmaconsento che i miei dati personali siano trasmessi ad altre aziende <strong>di</strong> vostra fiducia per in<strong>via</strong>rmi vantaggiose offertecommerciali (Legge 675/96) Barri la casella se intende rinunciare a queste opportunità


80la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011La pagina dei lettoriBibliofilia a chiare lettereIl commiato da In tanta frivolezza attraverso i vostri commenti Ero passata dalla <strong>Biblioteca</strong>per visitare la mostra su Milanoe l’Arcimboldo (davvero molto bella,complimenti) e una volta lìmi è tornato in mente <strong>di</strong> aver lettoanche <strong>di</strong> questa. Rintracciarla è stato unpo’ meno facile, ma ne è <strong>di</strong> certo valsala pena. L’incontro con i gran<strong>di</strong> delNovecento, specie se così “intimo” dascorrerne la grafia, è sempreun’avventura emozionante.Meriterebbe certamente più visibilità,ma la tranquillità della visita,il silenzio e il tempo a <strong>di</strong>sposizione,probabilmente ne risentirebbero.Francesca Ghisleri,Vigevano Tante belle pagine da stu<strong>di</strong>are concalma. Peccato non averne il tempo!Complimenti.Roberto Negri,Modena Mostra eccezionale, straor<strong>di</strong>naria,da archivi che permettono <strong>di</strong> ricostruiree quasi rivivere momenti <strong>di</strong> artee <strong>di</strong> vita, testimonianze <strong>di</strong> un’epocache, purtroppo, ci portano a ingenerosiconfronti con “questi” nostri tempi.Un grazie commosso!Renata Piva,Sondrio Penso spesso che la spasmo<strong>di</strong>ca ricercadel manoscritto, delle pagine chiosateo dell’esemplare con de<strong>di</strong>ca, sia soloSe volete scrivere:segreteria@biblioteca<strong>di</strong><strong>via</strong>senato.itTutti i numeri sono scaricabiliin formato pdf dal sitowww.biblioteca<strong>di</strong><strong>via</strong>senato.itun irrazionale vezzo <strong>di</strong> quasi tutti noibibliomani, che dovremmo inveceprivilegiare l’e<strong>di</strong>zione e la “fattura”<strong>di</strong> ogni singolo libro. Ma quandomi capita <strong>di</strong> imbattermi in carte cosìluminose e in “penne” così decisive,il fascino dei loro tratti mi conquistasenza che nemmeno me ne accorga.Come se quei segni potessero raccontarequalcosa in più delle cose che “<strong>di</strong>cono”.E giu<strong>di</strong>co con più umana misericor<strong>di</strong>agli eventuali sfizi che mi sono concessoe mi concederò!G. Fabbri Sod<strong>di</strong>sfattissima… come sempre!!!Giuseppina Cennarano Magnifica esposizione, <strong>di</strong> grandeinteresse storico-culturale, capace<strong>di</strong> far rivivere certe vibrazioni uniche,anche e forse soprattutto attraversoil contatto <strong>di</strong>retto con la “mano”dei gran<strong>di</strong> letterati protagonisti.Marco Rovelli,Varese Davvero una bellissima mostra,che dà al visitatore una conoscenza piùintima dello scrittore, come se la suagrafia ne svelasse meglio l’anima.Camillo Pantaleone,Palermo Un luogo magico, interessante,prezioso, importante come la personache mi ha accompagnato in questopiccolo <strong>via</strong>ggio. Forse anche per questo,una bellissima esperienza.Vla<strong>di</strong> Ceruti,Milano Bello tutto. L’eleganza della sala,l’immagine della carta e il piacevoleeffetto <strong>di</strong> quelle grafie così “vicine”.Rosanna Cosi,Ancona


Carina!ALLEGRA E SPENSIERATASEI CARINA

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