30 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 201111 9re, della sontuosa <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> Alcinoo né, ad<strong>di</strong>rittura, dellasplen<strong>di</strong>da immortale preghiera, nella sua pura e archetipicaverginalità, <strong>di</strong> Nausicaa ad O<strong>di</strong>sseo.Anzi (sia pure a titolo <strong>di</strong> nota incidentale) le presenzefemminili - e il personaggio principale fa tutt’altroche eccezione - potrebbero, agli occhi <strong>di</strong> un osservatore<strong>di</strong> oggi, sembrare ad<strong>di</strong>rittura la versione ArtNouveau (certo infinitamente più fine e sfumata, e menoplateale) <strong>di</strong> certe fanciulle, tutt’altro che verginali,<strong>di</strong> un Milo Manara: si veda, fra le altre, la figurina (fig.6) in pagina <strong>di</strong> titolo e, assai più, una delle illustrazioniscartate, che dovrebbe però esser presente nelle copiedella suite in prima tiratura <strong>di</strong> testa e figura anche nelquarto volume, tomo settimo <strong>di</strong> una rivista, Art et Décoration,pubblicato l’anno successivo. 4 Il vero scopo <strong>di</strong>Latenay appare dunque sempre più una sorta <strong>di</strong> risposta,anzi un rifiuto avanti lettera <strong>di</strong> quel che Paul Valéryscriverà tanti anni più tar<strong>di</strong>, dando voce del resto a unatra<strong>di</strong>zione consolidata ed illustre, nelle sue splen<strong>di</strong>depagine de<strong>di</strong>cate a Le physique du livre: che cioè “l’illustrationd’un texte se déduit de ce texte”. 5Oggi, a oltre mezzo secolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da quelle paginee a più <strong>di</strong> un secolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da Latenay, sappiamonaturalmente non solo che il suo rifiuto è legittimo, maanche che è il tratto <strong>di</strong>stintivo dell’illustrazione moderna,per eccellenza e costituzionalmente antimimeticanei confronti del testo scritto. Ma Latenay non si limita aquesto. Non più <strong>di</strong> due anni dopo la pubblicazione <strong>di</strong>Nausikaa, un critico attento come Graul aveva inseritol’opera <strong>di</strong> Latenay nel contesto <strong>di</strong> quella che allora venivain<strong>di</strong>cata, da più parti, come “la crisi delle arti applicate”.E i bibliofili più tra<strong>di</strong>zionali non avevano mancato <strong>di</strong> criticare,in Nausikaa, l’indebito e ubiquitario debordare,anche prima del celebre eterodosso Frontispice a doppiapagina (fig. 7), delle composizioni e delle tavole rispettoall’impaginato del testo a stampa. Interpretando peròquella prevaricazione, ancora una volta, come intemperanza:eccesso e mancanza <strong>di</strong> controllo del pittore che
luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 31prende la mano all’illustratore. Anche se poi nessuno deicritici tra<strong>di</strong>zionali aveva segnalato che, se mai, l’autenticostridore poteva derivare dall’uso <strong>di</strong> un carattere tipoLouis XV, certo non privo <strong>di</strong> affettazioni e <strong>di</strong>sequilibri(capitali accentate e provviste <strong>di</strong> grazie, ma con l’in<strong>di</strong>stinzioneepigrafica della U dalla V), per una traduzione <strong>di</strong>così classica e lineare aderenza al testo omerico comequella <strong>di</strong> Leconte de Lisle.Il punto essenziale è un altro, e sta proprio nel rendersiconto che il prevaricare dell’immagine nei confrontidel testo è, in Latenay, tutt’altro che dovuto a istintivitàe mancanza <strong>di</strong> controllo. E’, al contrario, un’operazionelucidamente sistematica, condotta con la perfetta consapevolezza<strong>di</strong> chi persegue il capovolgimento non solo delrapporto tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione del significatodelle illustrazioni (detto altrimenti: del testo iconico) aquello del testo scritto, ma vuole estendere ad<strong>di</strong>rittura talecapovolgimento dai simbolizzati ai simboli, dai significati ailoro rispettivi significanti, battendo così in breccia, e per<strong>di</strong> più con grazia un po’ sorniona, tutte le avanguar<strong>di</strong>e e ilivres de peintre anche <strong>di</strong> molti decenni dopo.Per comprendere meglio <strong>di</strong> che si tratti, e la portatarivoluzionaria <strong>di</strong> questo punto capitale, è bene, prima <strong>di</strong>tutto, rifarsi ad un proce<strong>di</strong>mento ben noto e che, da RabanoMauro al Satyrus etymologicus ad Apollinaire, ha unalunga e venerabile storia, e molte varianti: dai cosiddettiversi intessuti, al carme figurato, al calligramma più propriamentedetto. Ora, questo modo fondamentale della‘parola <strong>di</strong>pinta’ ha una, altrettantofondamentale e fondante, caratteristicacomune a tutte le sue forme: per<strong>di</strong>rla con uno dei massimi stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong>queste cose, Giovanni Pozzi, 7 si trattadel rapporto <strong>di</strong> maggioranza da partedella lingua e <strong>di</strong> minoranza da partedel <strong>di</strong>segno. Infatti ad esempio (forseil più noto, grazie ad Apollinaire, allettore d’oggi) in un singolo calligrammail sistema <strong>di</strong> comunicazionefigurale e quello linguistico sono variamentecompresenti e interagenti,ma è sempre il secondo che dominaprevalendo sul primo.Pozzi non spiega perché, ma laragione è semplice. In effetti, nel calligramma,il rapporto fra le lettere alfabetiche e le figureche da esse nascono e sono costituite, è proprio lo stessoche si ha fra sostanza e (non necessariamente ingannevole)apparenza, fra “qualità primarie” quali sono gli atomie “qualità secondarie”, i suoni o i colori che da quegli atomi,in definitiva, sono prodotti. Come si possono averegli atomi senza i colori (anzi, un singolo atomo è, ov<strong>via</strong>mente,incolore), ma non i colori senza gli atomi così,poniamo, nel celeberrimo (fig. 8) “La cravate et la montre”<strong>di</strong> Apollinaire le singole lettere alfabetiche sonoconcepibili <strong>di</strong> per sé, anche non <strong>di</strong>sposte calligrammaticamente,cioè anche senza che esse ‘<strong>di</strong>segnino’ una cravattae un orologio (o qualsiasi altra cosa) mentre con lacravatta e l’orologio comunque raffigurati, ma senza i lorocostituenti alfabetici, i loro ‘atomi’ sostanziali e fondanti,l’intero calligramma scompare. Proprio perché,mentre è possibile avere lettere alfabetiche senza figurazionecalligrammatica, non è possibile avere questa senzaquelle. Ecco il motivo per il quale, forse ad onta delleapparenze, nel calligramma i caratteri tipografici sono inrealtà più importanti delle figurazioni che dalla <strong>di</strong>sposizione<strong>di</strong> quei caratteri sono prodotte.Bene, guardate ora i capilettera <strong>di</strong> Nausikaa. Nellamaggior parte dei casi le lettere hanno forme che in qualchemodo alludono, talvolta mimandolo, all’organico figuraleo ad<strong>di</strong>rittura figurativo. Così, il capolettera iniziale,la A <strong>di</strong> p. 8 (fig. 9), è una sorta <strong>di</strong> tralcio vegetale che nasceda un piccolo tronco e si ramifica: uno dei rami, in mododel tutto innaturale, si attorciglia intornoall’altro, che a sua volta è sostenutoda un bastoncello. Ma il culmineè raggiunto dal capolettera <strong>di</strong> p. 22(fig. 10). Qui, gli elementi costitutividella lettera M, che dovrebbero esserenaturalmente le sue quattro aste <strong>di</strong>varia lunghezza e inclinazione, sonoinvece quattro piume <strong>di</strong> cigno, perchécigni sono i volatili raffiguratinella grande illustrazione a doppiapagina che relega il testo a stampa entroun circoscritto riquadro.Ormai, la rivoluzione aggraziata<strong>di</strong> Latenay è stata, a questo punto,portata a termine. I due nastri8 che, in modo apparentemente quasi