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Scarica l'edizione di Luglio / Agosto - Fondazione Biblioteca di via ...

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luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 297e in Vuillard, la spia del loro intimismo anti-impressionista.Ora, proprio partendo dalla evidente <strong>di</strong>varicazionefra tutto questo da un lato, e il nucleo essenziale della visualitàdel Latenay illustratore <strong>di</strong> Nausikaa dall’altro, èpossibile una autentica comprensione <strong>di</strong> tale nucleo,senza rischiare <strong>di</strong> rimanere in superficie limitandosi, poniamo,a <strong>di</strong>re che Nausikaa è non più che un esito magistraledel talento paesaggistico <strong>di</strong> chi l’ha illustrata.Tanto per cominciare, gli elementi del paesaggio (epiù in generale gli oggetti naturali) sono, in modo <strong>di</strong>scretoma sistematico, traslati, per non <strong>di</strong>re stravolti, e al <strong>di</strong> là<strong>di</strong> qualsiasi proposito psicologistico o decorativo che sia.Basti ricordare, ad esempio, la botanica lievementeeterodossa delle illustrazioni <strong>di</strong> Latenay, certi tronchiche dovrebbero tutt’al più, per fedeltà al testo, esserequelli <strong>di</strong> un giovane pioppeto ma che invece parrebberomimare delle improponibili e un po’ troppo gracili betulle(fig. 3), o quei fiori tanto simili ad ortensie, ma dallefoglie non ovate, bensì implausibilmente lanceolate (fig.4). Anche se, del flagrante anacronismo <strong>di</strong> quei fiori rispettoal testo, non c’è poi da stupirsi troppo dato che - cisarebbe da giurarlo - l’illustratore è riuscito perfino aprocurarsi una foto <strong>di</strong> Nausicaa, come mostra l’accattivanteritratto frontale a p. 17 (fig. 5). Cose tutte, queste,che non sembrano volute, o volute soltanto, per esibire,coniugandoli, talento decorativo e abilità paesaggistica.Per <strong>di</strong> più il <strong>di</strong>venire temporale, in Latenay, apparelegato a una semplice, unitaria, oggettiva rappresentazionedella realtà naturale, senza alcun legame, una voltaancora, con una qualsiasi preponderanza della soggettivitàtrasformatrice della memoria (in tutte le sue risonanzebergsoniane, come si è visto almeno nei nabis).Il punto è che Latenay (non è <strong>di</strong>fficile avvedersene)nel testo da illustrare, il sesto canto dell’O<strong>di</strong>ssea, ha volutodar risalto a una circostanza che in Omero è del tuttoaccessoria: il fatto che l’episo<strong>di</strong>o dura solo un giorno ecosì, in ogni tavola <strong>di</strong> Nausikaa, la tonalità del paesaggioesprime un’ora <strong>di</strong>fferente, dal mattino al farsi della sera.E, a questo punto, comincia a <strong>di</strong>ventare man mano piùchiaro il movente nascosto, autentico e profondo dell’illustratore.Perché la sua scelta è innanzitutto un dar risaltoal circoscritto, l’arco <strong>di</strong> un sol giorno, e (pur tantoprima della poetica déco dell’instant charmant) all’effimero,il ciclico mutar della luce in quel particolare giorno. Eva pur detto che, per soprammercato, Latenay si guardabene dall’illustrare quelli che, invece, sono i momenti essenzialidella vicenda nel testo omerico: nessuna traccia,nelle composizioni <strong>di</strong> Nausikaa e tanto per esemplifica-

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