40la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011L’intervista d’autoreANTONIO ZANOLETTI, TRE SEREA TEATRO PER VEDERE LONTANO<strong>di</strong> matteo tosiTrilogia del lontano: Lucrezio-Ibn Ham<strong>di</strong>s-Kavafis. In scenanel mese <strong>di</strong> luglio in tre serateal Teatro <strong>di</strong> Verdura.Tre autori così lontani e così<strong>di</strong>versi, cosa li lega?C’è un sottile filo che collegae intreccia questi tre autoriapparentemente slegati e lontani.Intanto dei classici e come tali “vivi”.Tu li leggi e nel momento che lo faiti parlano. Come i gran<strong>di</strong> testi. Così loro,ecco perché li chiamo classici. Poi se siscava e si entra nella loro parola, vi sonodei sentimenti che li richiamano,li collegano. Non ultimo i vertici poetici,la scrittura proprio, ad altissimo livello.Cos’è il tema del “lontano”?Ho definito “lontano” una nota,un rimando che li accomuna,uno struggimento. Lucrezio, si interroganel suo De Rerum Natura sulla nascitadella materia, sulle origini del mondo,sul cosmo e si chiede in questa fragilitàdel tutto se non vi siano altri mon<strong>di</strong> comeil nostro, e quin<strong>di</strong> noi non più soli nellavastità della materia. E come <strong>di</strong>ce “sefuori da queste ampie mura del mondo sistende lo spazio, la mente vuole alzarsi avedere e in quel vuoto l’anima miaperegrinare”.Ibn Ham<strong>di</strong>s, il poeta arabo natoin Sicilia, siamo nell’anno Mille, e la suaamata terra siciliana. Lontana perchémandato in esilio con la cadutadel Regno <strong>di</strong> Siviglia, iniziando cosìle sue peregrinazioni sempre più lontane,Algeria, Tunisia, Maiorca. Muoreottantenne nel 1133 e la nostalgia dellasua terra che non rivedrà mai piùnon lo abbandonerà in nessun modo.Le musiche dello spettacolo sonoeseguite dal vivo da Salvino Strano.E poi Kavafis a cavallo del ‘900col suo mondo poetico e il sentimentodell’inespresso, del non vissutose non nella memoria, “meglio la vitache non abbiamo vissuto e soloimmaginata e lontana, che quella reale”<strong>di</strong>rà in una sua poesia.Per lei il teatro può essereun mezzo per verificare certicomportamenti umani, certe verità?Non ho mai amato il teatro finea se stesso, quello che chiamano“d’evasione”, così come non amola <strong>di</strong>sinvoltura sulla scena, che èpuramente una cosa televisiva.In teatro ci si sta per unanecessità, per un’urgenza. È rituale.È una zona franca dove la materiarappresentata con onestà e sensomorale può <strong>di</strong>ventare incandescente.Sincera carne pulsante. E in artechi non è sincero non è un artista.Non giriamo intorno alla questione.Ed essere sinceri è una questione morale;e <strong>di</strong>co morale e non moralismo piccoloborghese.L’arte è una cosa dell’uomo.Il teatro dunque come lavoro umanosull’uomo. E noi attori, ricor<strong>di</strong>amocelo,siamo un mezzo, uno strumento,insostituibile, forse, ma strumento dellapoesia. Niente altro. Noi passiamo e leiresta, la poesia, il teatro, l’arte tutta. Noisolo messaggeri, ed è già un grandecompito.Il poeta arabo <strong>di</strong> Sicilia Ham<strong>di</strong>s,davvero poco conosciuto……ma grande! È un mio personaleomaggio alla Sicilia e ai gran<strong>di</strong> uominiche vi sono nati, e sono tanti.Lampedusa, Pirandello, Verga, LucioPiccolo tutto da scoprire e altri,tantissimi che ho in testa tutti gran<strong>di</strong>e non solo artisti. Tornato da pocoda Siracusa dove al Teatro Greco eroUlisse in Filottete <strong>di</strong> Sofocle.E quella terra è davvero speciale.Come <strong>di</strong>ce il poeta arabo “chi partendoha lasciato il cuore in quella terra,con il corpo desidera tornare”.Lei spesso si de<strong>di</strong>ca alla poesia.Diciamo che oltre al teatro
luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 41classico, quello vero, quello che ci parlae ci consola ogni volta che loaffrontiamo, è il mio pane preferito.Ma mi piace sperimentare la materiache “si fa” teatro come i testi letterari,i saggi, o la poesia. In questo senso èinteressante e mi piace il Teatro<strong>di</strong> Verdura: I libri in scena. Ossia materiache si sperimenta e si verifica attraversola rappresentazione, sulla scena.Lei non è nuovo qui al Teatro<strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato.No, ma nemmeno tanto vecchio!Ho debuttato con l’ultimo romanzo<strong>di</strong> Testori, poi Van Gogh e le sue lettereal fratello Theo, Ulisse del premio NobelWalcott, Dreyfus, Lampedusa e le suelettere, Poesie dai banchi <strong>di</strong> scuola,la Milano e i suoi teatri dal dopo guerraad oggi, i Diari <strong>di</strong> Mussolini… come ve<strong>di</strong>materiale non nato per il Teatroma che <strong>di</strong>venta tale.Però… ripercorrendo il tuttonon è poca cosa, me ne accorgo ora.Da andarne orgogliosi.E Kavafis?Una scoperta emozionante.Parola altissima dell’inespresso,attraversata da gran<strong>di</strong> silenzi. Fapensare a certa pittura <strong>di</strong> De Chirico,anche lui vissuto a lungo ad Alessandriad’Egitto, come il poeta. Un poeta cheripiegato su se stesso sa ascoltare i motipiù profon<strong>di</strong> dell’essere e dell’esistere.Tutto filtrato dal ricordo, un mondovissuto tutto dal <strong>di</strong> dentro fra le quattromura <strong>di</strong> casa sua. Materia non facilecerto, ma come spieghi allora che ilpubblico riempie il Teatro? Vorrà pur <strong>di</strong>requalcosa. Non è vero che il pubblicovuole solo <strong>di</strong>vertirsi. Lo si può fare anchecon cose serie. Quando il bambino giocalo fa con grande serietà.Dobbiamo tornare bambini?Non necessariamente, ma nutrireil bambino che c’è in noi, questo sì.In questo sono un privilegiato col miomestiere. Noi attori abbiamo una nostraparte bambina che non vuole crescere.È la nostra salvezza perché coltivalo stupore delle cose. Ma è un <strong>di</strong>scorsoche ci porterebbe lontano.Altri progetti fatti e che farà?Appena tornato da San Miniato,rassegna del Teatro Sacro, dove hoaffrontato un libro della Bibbia,il cosiddetto “libro nero”: il Qhoèlet. Eccouna materia davvero incandescente.E per il Teatro <strong>di</strong> Verdura?Tanti progetti che mi frullanonella testa. Vedremo. Idee che ho giàinseminato ma che per scaramanziatengo sotto chiave.Ma in sostanza, alla fine,i libri salveranno il mondo?Non ci è dato saperlo, sicuramentelo possono migliorare. Ma vanno letti,non usati esclusivamente per riempiregli scaffali <strong>di</strong> casa.