8 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011“Il secondo grado del Theatro havera le porte sue <strong>di</strong>pinte<strong>di</strong> una istessa imagine, & questa sara un convivio”ronazione <strong>di</strong> Carlo V), sempre alla ricerca <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> per lacostruzione materiale dell’e<strong>di</strong>ficio mnemotecnico. Ilprogetto, ormai noto negli ambienti intellettuali, gli attiralode ma anche invi<strong>di</strong>a e derisione. Francesco I <strong>di</strong>Francia, informato dal suo ambasciatore presso la Serenissima,si <strong>di</strong>mostra interessato al progetto e chiede aGiulio Camillo <strong>di</strong> raggiungerlo oltralpe per mostrargliun modello in scala dell’e<strong>di</strong>ficio della memoria. Giuntoa Parigi in compagnia <strong>di</strong> Girolamo Muzio, in mezzo asospetti e intrighi, ottiene u<strong>di</strong>enza, promettendo al sovrano,a patto del riserbo più assoluto, <strong>di</strong>renderlo sia in greco sia in latino oratore e poeta pariai più celebri antichi, impiegando una sola ora al giornoper brevissimo tempo, il tutto per 2.000 scu<strong>di</strong> d’oroannui. Di fatto, dopo due incontri, Giulio Camillone ottiene 600 per ritornare in patria, con l’impegno<strong>di</strong> portare a termine il teatro ad esclusivo go<strong>di</strong>mentodel re. Il forzato silenzio a cui in seguito Giulio Camillosi sentirà legato non si spiega se non con la precisarichiesta <strong>di</strong> prelazione sul “brevetto” da parte <strong>di</strong>Francesco I, a cui una questione <strong>di</strong> “scienza curiosa”dovette apparire del più grande interesse. 4Tornato quin<strong>di</strong> a Venezia, e coinvolto in una spiacevolepolemica con Erasmo da Rotterdam, continuanel suo lavoro, iniziando la stesura dell’Idea del Theatro,un trattato apologetico in <strong>di</strong>fesa dei propri stu<strong>di</strong> e delleproprie scoperte. Nel 1534 riparte per la Francia, circondatosempre da un’aurea <strong>di</strong> riverenza, mista ad accuse,neppure troppo larvate, <strong>di</strong> ciarlataneria. Nella capitalefrancese è protagonista <strong>di</strong> un episo<strong>di</strong>o celebre. Ungiorno, in compagnia <strong>di</strong> altri gentiluomini (fra cui LuigiAlamanni e il car<strong>di</strong>nale Giovanni <strong>di</strong> Lorena), si reca invisita a un serraglio. All’improvviso, da una gabbia fuoriesceun leone. Nel generale parapiglia, Giulio Camillorimane immobile <strong>di</strong> fronte all’animale il quale, invece <strong>di</strong>assalirlo, «lo prese senza nocumento per le coscie, et conla lingua lo andava leccando». 5 La sua fama <strong>di</strong> mago, capace<strong>di</strong> ammansire anche le fere, cresce enormemente.Di quegli anni è anche un’opera intitolata De transmutatione.In essa Giulio Camillo scrive significativamente <strong>di</strong>una triplice trasmutazione: «la Divina, quella delle Paroleet quella ch’è pertinente alli Metalli». Tornato inItalia conosce, grazie a Girolamo Muzio, il governatore<strong>di</strong> Milano Alfonso d’Avalos il quale lo convince a entrareal suo servizio. E’ lo stesso Muzio a narrare i monologhi<strong>di</strong> Giulio Camillo col suo nuovo mecenate. Quando narradel suo teatro appare come «rapito in Spirito», possedutoda «una specie <strong>di</strong> furore quale descrivono i Poetidella Sibilla, o della Profetessa de’ tripo<strong>di</strong> d’Apolline».Alcuni mesi dopo, a Milano, muore misteriosamente(forse assassinato), lasciando tutte le sue opere ine<strong>di</strong>te.L’Idea del Theatro, unica testimonianza <strong>di</strong> tutti i suoi stu<strong>di</strong>mnemotecnici, sarà pubblicata sei anni più tar<strong>di</strong>.Nell’Idea del Theatro Giulio Camillo non comunicail segreto dell’effettivo funzionamento del sistema, rivelatoal solo Francesco I. Le parole <strong>di</strong> Camillo, suonanooscuramente allusive.
luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 9Mercurio Trismegisto <strong>di</strong>ce che il parlar religioso epien <strong>di</strong> Dio viene a esser violato quando gli sopravvienemoltitu<strong>di</strong>ne volgare. Laonde non senza ragione gliantichi in su le porte <strong>di</strong> qualunque tempio tenevano, o<strong>di</strong>pinta, o scolpita, una sphinga; et da cabalisti Ezechielvien chiamato propheta villano, per haver allaguisa d’huomo <strong>di</strong> villa scoperto tutto quello ch’eglihavea veduto. […] Passiam col nome del Signore a ragionardel nostro Theatro. 6L’idea <strong>di</strong> Delminio è quella <strong>di</strong> raccogliere conun’unica visione, <strong>di</strong>retta verso un unico luogo, tutto loscibile. Del modello mostrato al re <strong>di</strong> Francia non rimanetraccia ma sappiamo che lo spettatore entrava materialmentedentro un teatro ligneo: nella posizione <strong>di</strong> attore,dal palcoscenico, doveva guardare verso le gra<strong>di</strong>nate,gremite <strong>di</strong> figure e immagini. Uno spettatore, ViglioZwichem, lo descrive nei seguenti termini, scrivendoa Erasmo da Rotterdam:Dicono che quest’uomo ha costruito un certo anfiteatro,un lavoro <strong>di</strong> mirabile ingegno, dove, chiunquevi sia ammesso come spettatore, sarà in grado <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorrere<strong>di</strong> ogni argomento con loquela non menofluente <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Cicerone. Pensai dapprima che sitrattasse <strong>di</strong> una favola finché non appresi su ciò <strong>di</strong> piùda Battista Egnazio. Si <strong>di</strong>ce che questo architetto abbiaraccolto su certi luoghi determinati tutto ciò chesu ogni argomento si trova in Cicerone... ed abbia<strong>di</strong>sposto certi suoi or<strong>di</strong>ni e gra<strong>di</strong> <strong>di</strong> figure... con stupendolavoro e <strong>di</strong>vino ingegno. 7E continua in una lettera successiva:L’opera è in legno, segnata con molte immagini e gremita,in ogni parte, <strong>di</strong> piccole cassette; e vi sono <strong>di</strong>versior<strong>di</strong>ni e gra<strong>di</strong>. Egli ha assegnato il suo posto ad ognifigura ed ogni singolo ornamento, e mi ha mostratouna tal quantità <strong>di</strong> carte che, sebbene io abbia sempresentito che Cicerone è la più ricca fonte dell’eloquenza,<strong>di</strong>fficilmente avrei pensato prima che un autorepotesse contenere tanta roba o che dai suoi scritti sipotessero mettere assieme tanti volumi. Ti ho scrittoin precedenza il nome dell’autore, che si chiama GiulioCamillo. È balbuziente assai, e parla latino con<strong>di</strong>fficoltà, scusandosi col pretesto che lo scrivere continuogli ha fatto quasi perdere l’uso della parola. Si<strong>di</strong>ce, comunque, che sia <strong>di</strong> un qualche valore nell’usodel volgare, che ha insegnato in un certo periodo aBologna, a quel che <strong>di</strong>cono. Quando gli ho fatto delledomande circa il significato dell’opera, e il piano e irisultati - parlando con reverenza e come attonito davantia quel miracolo - mi ha messo innanzi certi scritti,e li ha letti in modo che dava risalto a numeri, clausolee a tutti gli artifici dello stile italiano, sia pure conqualche <strong>di</strong>suguaglianza a causa del suo impe<strong>di</strong>mentonel parlare. Si <strong>di</strong>ce che il re gli faccia premura perchétorni in Francia con la sua magnifica opera. Ma poichéera desiderio del re che tutto il materiale latinofosse tradotto in francese, e per questo già egli avevamesso al lavoro un interprete e uno scrivano, <strong>di</strong>sse <strong>di</strong>pensare che avrebbe <strong>di</strong>fferito il <strong>via</strong>ggio piuttosto cheesibire un’opera imperfetta. Egli chiama questo suoteatro con molti nomi, <strong>di</strong>cendo ora che è una mente eun’anima artificiale, ora che è un’anima provvista <strong>di</strong>finestre. Pretende che tutte le cose che la mente umanapuò concepire e che non si possono vedere conl’occhio corporeo, possono tutta<strong>via</strong>, dopo essere stateraccolte con attenta me<strong>di</strong>tazione, essere espresseme<strong>di</strong>ante certi simboli corporei in modo tale che l’osservatorepuò, all’istante, percepire con l’occhio tuttociò che altrimenti è celato nelle profon<strong>di</strong>tà dellamente umana. E appunto a causa <strong>di</strong> questa percezionecorporea lo chiama un teatro. Quando gli domandaise aveva scritto qualcosa a sostegno della sua opinione,poiché ci sono molti, oggi, che non approvanoquesto zelo nell’imitazione <strong>di</strong> Cicerone, rispose cheaveva scritto molto, ma aveva per il momento pubblicatopoco, salvo alcune cosette in italiano de<strong>di</strong>cate alre. Intendeva però pubblicare le sue opinioni sull’argomento,quando avesse potuto godere <strong>di</strong> qualchetranquillità e fosse terminata l’opera a cui stava de<strong>di</strong>candotutte le sue energie. Dice che ci ha speso già1500 ducati, benché il re sinora gliene abbia dati solo500. Ma attende dal re ampio compenso, quando abbiasperimentato i frutti del lavoro. 8Probabilmente articolato in sette or<strong>di</strong>ni, tagliatida altrettante corsie, il modello <strong>di</strong> Giulio Camillo ponevanel primo i sette pianeti. «L’intero sistema poggia, cabalisticamente,sui sette pilastri della Casa dalla sapienza<strong>di</strong> Salomone, sette “misure” destinate a ripetersi nel