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Scarica l'edizione di Luglio / Agosto - Fondazione Biblioteca di via ...

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luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 31prende la mano all’illustratore. Anche se poi nessuno deicritici tra<strong>di</strong>zionali aveva segnalato che, se mai, l’autenticostridore poteva derivare dall’uso <strong>di</strong> un carattere tipoLouis XV, certo non privo <strong>di</strong> affettazioni e <strong>di</strong>sequilibri(capitali accentate e provviste <strong>di</strong> grazie, ma con l’in<strong>di</strong>stinzioneepigrafica della U dalla V), per una traduzione <strong>di</strong>così classica e lineare aderenza al testo omerico comequella <strong>di</strong> Leconte de Lisle.Il punto essenziale è un altro, e sta proprio nel rendersiconto che il prevaricare dell’immagine nei confrontidel testo è, in Latenay, tutt’altro che dovuto a istintivitàe mancanza <strong>di</strong> controllo. E’, al contrario, un’operazionelucidamente sistematica, condotta con la perfetta consapevolezza<strong>di</strong> chi persegue il capovolgimento non solo delrapporto tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione del significatodelle illustrazioni (detto altrimenti: del testo iconico) aquello del testo scritto, ma vuole estendere ad<strong>di</strong>rittura talecapovolgimento dai simbolizzati ai simboli, dai significati ailoro rispettivi significanti, battendo così in breccia, e per<strong>di</strong> più con grazia un po’ sorniona, tutte le avanguar<strong>di</strong>e e ilivres de peintre anche <strong>di</strong> molti decenni dopo.Per comprendere meglio <strong>di</strong> che si tratti, e la portatarivoluzionaria <strong>di</strong> questo punto capitale, è bene, prima <strong>di</strong>tutto, rifarsi ad un proce<strong>di</strong>mento ben noto e che, da RabanoMauro al Satyrus etymologicus ad Apollinaire, ha unalunga e venerabile storia, e molte varianti: dai cosiddettiversi intessuti, al carme figurato, al calligramma più propriamentedetto. Ora, questo modo fondamentale della‘parola <strong>di</strong>pinta’ ha una, altrettantofondamentale e fondante, caratteristicacomune a tutte le sue forme: per<strong>di</strong>rla con uno dei massimi stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong>queste cose, Giovanni Pozzi, 7 si trattadel rapporto <strong>di</strong> maggioranza da partedella lingua e <strong>di</strong> minoranza da partedel <strong>di</strong>segno. Infatti ad esempio (forseil più noto, grazie ad Apollinaire, allettore d’oggi) in un singolo calligrammail sistema <strong>di</strong> comunicazionefigurale e quello linguistico sono variamentecompresenti e interagenti,ma è sempre il secondo che dominaprevalendo sul primo.Pozzi non spiega perché, ma laragione è semplice. In effetti, nel calligramma,il rapporto fra le lettere alfabetiche e le figureche da esse nascono e sono costituite, è proprio lo stessoche si ha fra sostanza e (non necessariamente ingannevole)apparenza, fra “qualità primarie” quali sono gli atomie “qualità secondarie”, i suoni o i colori che da quegli atomi,in definitiva, sono prodotti. Come si possono averegli atomi senza i colori (anzi, un singolo atomo è, ov<strong>via</strong>mente,incolore), ma non i colori senza gli atomi così,poniamo, nel celeberrimo (fig. 8) “La cravate et la montre”<strong>di</strong> Apollinaire le singole lettere alfabetiche sonoconcepibili <strong>di</strong> per sé, anche non <strong>di</strong>sposte calligrammaticamente,cioè anche senza che esse ‘<strong>di</strong>segnino’ una cravattae un orologio (o qualsiasi altra cosa) mentre con lacravatta e l’orologio comunque raffigurati, ma senza i lorocostituenti alfabetici, i loro ‘atomi’ sostanziali e fondanti,l’intero calligramma scompare. Proprio perché,mentre è possibile avere lettere alfabetiche senza figurazionecalligrammatica, non è possibile avere questa senzaquelle. Ecco il motivo per il quale, forse ad onta delleapparenze, nel calligramma i caratteri tipografici sono inrealtà più importanti delle figurazioni che dalla <strong>di</strong>sposizione<strong>di</strong> quei caratteri sono prodotte.Bene, guardate ora i capilettera <strong>di</strong> Nausikaa. Nellamaggior parte dei casi le lettere hanno forme che in qualchemodo alludono, talvolta mimandolo, all’organico figuraleo ad<strong>di</strong>rittura figurativo. Così, il capolettera iniziale,la A <strong>di</strong> p. 8 (fig. 9), è una sorta <strong>di</strong> tralcio vegetale che nasceda un piccolo tronco e si ramifica: uno dei rami, in mododel tutto innaturale, si attorciglia intornoall’altro, che a sua volta è sostenutoda un bastoncello. Ma il culmineè raggiunto dal capolettera <strong>di</strong> p. 22(fig. 10). Qui, gli elementi costitutividella lettera M, che dovrebbero esserenaturalmente le sue quattro aste <strong>di</strong>varia lunghezza e inclinazione, sonoinvece quattro piume <strong>di</strong> cigno, perchécigni sono i volatili raffiguratinella grande illustrazione a doppiapagina che relega il testo a stampa entroun circoscritto riquadro.Ormai, la rivoluzione aggraziata<strong>di</strong> Latenay è stata, a questo punto,portata a termine. I due nastri8 che, in modo apparentemente quasi

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