22 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano – luglio / agosto 2011bellezza della sua vita <strong>di</strong> soldato. In realtà sarà poi GiancarloVigorelli a de<strong>di</strong>care all’amico un brano scherzoso,nel quale gli augura <strong>di</strong> scrivere un libro che possa “deludere”tutti, intimi inclusi. A illustrarlo, una fotografiadel “capitano” in <strong>di</strong>visa sul Monte Bianco.Anche il quinto fascicolo, Bellezza delle arti italiane.Inverno 1940, parla <strong>di</strong> Malaparte, ancora in<strong>di</strong>rettamente,riportando la fotografia della sua casa a Capri,sul capo Massullo.E sicuramente Malaparte è presente anche negliultimi due fascicoli della rivista, seppure solo “in spirito”.Il sesto (Arte dei giovani) ricalca, infatti, in qualchemaniera l’impaginazione <strong>di</strong> “Prospettive” (è abbastanzapalese nell’in<strong>di</strong>ce, che per la prima volta non “buca” unaimmagine sottostante, ma scorre a epigrafe su due colonne,in caratteri Bodoni) e il settimo, de<strong>di</strong>cato al cinemaitaliano (Stile italiano nel cinema), si ispira alla rivistamalapartiana, che aveva de<strong>di</strong>cato al cinema il suo secondofascicolo (1937), dove compariva un lungo articolodello scrittore pratese, dal titolo Verità sul cinema. Inquesto articolo, dopo aver affermato il (passato) primatodel cinema italiano e la necessità <strong>di</strong> riconquistarlo attraversouna politica <strong>di</strong> confronto <strong>di</strong>retto con gli aspettipiù avanzati del cinema americano, preso come costantepunto <strong>di</strong> riferimento, polemizzava con quanti, anche inItalia, intendevano il cinema come una nuova religionee il film come una «preghiera collettiva».Malaparte si schierava quin<strong>di</strong>contro l’avanguar<strong>di</strong>a e l’estetismo, afavore <strong>di</strong> un’arte concretamente attentaalla <strong>di</strong>mensione politica e sociale(dello stesso anno era uno sloganmussoliniano, ricalcato su unoanalogo <strong>di</strong> Lenin, «La cinematografiaè l’arma più forte»). Lo scrittorecelebrava i fasti della produzioneme<strong>di</strong>a e del cinema d’evasione fabbricatoin serie con i meto<strong>di</strong> dellapiù avanzata industria culturale.Riferendosi al cinema americano,con una sconcertante luci<strong>di</strong>tàe lungimiranza, scriveva: «Ciò che sisalverà del cinema americano, è ilfilm <strong>di</strong> produzione in serie, il film <strong>di</strong>livello me<strong>di</strong>o, prodotto con criteripuramente commerciali. […] L’americano me<strong>di</strong>o, ilBabbitt 10 in tutte le sue varie gradazioni, è assolutamenteimpermeabile al virus dell’estetismo e dell’intellettualismo.Il suo buon senso e la sua ignoranza rozza ecor<strong>di</strong>ale, il suo ottimismo <strong>di</strong> natura e <strong>di</strong> educazione, correttoda un fondo <strong>di</strong> sentimentalismo <strong>di</strong> vaga origine puritanalo salvano da qualunque pericolo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne intellettualistico.Il suo ideale cinematografico non è perciòil film d’arte, il film d’eccezione […], ma il film <strong>di</strong> serie».Questa <strong>di</strong>gressione cinematografica, apparentementeinutile, ci permette invece <strong>di</strong> proseguire nellastoria dell’amicizia tra Daria Guarnati e Curzio Malaparte.Anche perché il cinema sarà un argomento ricorrentenelle loro lettere.Dal giugno 1942 a novembre 1945, vi è una bruscainterruzione delle missive. Daria, che ha passato il periodopiù brutto della guerra a Venezia, a San Samuele,scrive per comunicargli che ha letto e riletto (solo peròalcune parti) Kaputt; gli scrive notizie <strong>di</strong> De Pisis, comuneamico. L’aprile successivo, gli scrive da Roma: «Senon sbaglio sono cinque anni che non ci ve<strong>di</strong>amo e senon ho – et pour cause – i capelli grigi che lei annuncia allanostra Margherita, troverà su <strong>di</strong> me le tracce <strong>di</strong> questitremen<strong>di</strong> anni. Non vorrei riviverli per tutto l’oro delmondo. […] E sto cercando un libro sensazionale manon scandaloso da lanciare strepitosamente in Italia eall’estero. Una specie <strong>di</strong> Kaputt!?!».Il 10 marzo del 1947 da Parigi,Daria si sbilancia: «La sig.ra Manteaumi scrive che ha avuto con piacerela nuova copia <strong>di</strong> Kaputt. (Perchénon le hanno comperato almenoil titolo per un film?) […] Per lepoesie risponderei, come <strong>di</strong>ce lei “inmassima” <strong>di</strong> sì». Si tratta <strong>di</strong> un approccioreciproco, un tentativo tra idue <strong>di</strong> collaborare e<strong>di</strong>torialmente,cominciando dalla pubblicazione <strong>di</strong>alcune poesie, probabilmente informa <strong>di</strong> libro d’arte, magari con illustrazioni<strong>di</strong> Federico Pallavicini.Ma è anche <strong>di</strong> un primo accenno auna trasposizione cinematograficadel romanzo <strong>di</strong> Malaparte, idea fissa<strong>di</strong> Daria per qualche tempo: «Caro
luglio / agosto 2011 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> Senato Milano 23Sopra: alcune lettere <strong>di</strong> Daria Guarnati a Malaparte. Nella pagina accanto, Malaparte a Chamonix nel 1949Malaparte, due righe (perché alla fine non abbiamo piùparlato <strong>di</strong> Kaputt cinema) per <strong>di</strong>rle che me ne occupo subito.Tengo molto alla mia idea e credo potrebbe venirfuori una bella cosa. Non ne parli con nessuno!».Nel gennaio 1948, Daria scrive, ancora da Parigi:«Ho avuto ier l’altro la sua lettera con l’opzione per ilfilm e la lettera <strong>di</strong> Casella e la ringrazio tanto <strong>di</strong> tutto.Anche Isa Miranda 11 e Guarini 12 ringraziano. Guarini laprega <strong>di</strong> scrivere, appena le sarà possibile perché gli occorreper combinare tutto quanto presto e bene, quelle<strong>di</strong>eci pagine, specie <strong>di</strong> novella, che contengano il soggettodel nostro film, raccontato come lei sa raccontare(anche solo parlando!) ma si capisce senza preoccuparsidel modo come è scritto. Che ne venga fuori la figuradella donna e come si svolgono le cose per lei e intorno alei. […] Non so se ha visto Zaza 13 fatto da Miranda. Erauna cosa meravigliosa. Molto bella anche in Malombra14 , ma è un film non molto interessante».La Guarnati insisterà per avere queste poche pagineche spieghino il soggetto del film tratto da Kaputt.L’amicizia con la Miranda e, soprattutto, con ilmarito, Alfredo Guarini, produttore legato agli americani,la rende ottimista per il buon successo <strong>di</strong> una pellicolache abbia per soggetto il libro <strong>di</strong> Malaparte, suc-