29.11.2012 Views

MILANO FA RIDERE - Urban

MILANO FA RIDERE - Urban

MILANO FA RIDERE - Urban

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

SPEDIZIONE IN A.P.-70%-<strong>MILANO</strong><br />

LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa - 31.03.03 - EURO zero<br />

<strong>MILANO</strong> <strong>FA</strong> <strong>RIDERE</strong><br />

UNA CITTÀ APERTA CHE SA SGHIGNAZZARE. PAROLA DI GINO & MICHELE<br />

STREET DESIGN<br />

PICCOLI SITUAZIONISTI CRESCONO, E ARREDANO <strong>MILANO</strong><br />

ANTENNE LIBERATE<br />

100 PICCOLE TIVÙ: ISTRUZIONI PER RIPRENDERSI L’ETERE<br />

istruzioni per l’uso! una guida straordinaria per milano, roma, bologna e torino<br />

#17


SOMMARIO|APRILE<br />

11URBAN VOCI<br />

12 <strong>MILANO</strong> DA <strong>RIDERE</strong><br />

17PIANO (S)REGOLATORE<br />

20 TANTI PICCOLI EMINEM<br />

22CURANDERO DI CITTÀ<br />

25CIRCUS HIGH SCHOOL<br />

28ASPIRANTE GENIO<br />

31 UNDERGROUNDTV<br />

35 ARTISTI DI CITTÀ - SCARABOTTOLO<br />

37MUSICA DA CAMERA<br />

45URBAN GUIDA<br />

MUSICA 46<br />

MEDIA 49<br />

69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA LIBRI 51<br />

FILM 52<br />

79 LIA CELI: PER CHI SUONA IL CAMPANELLO<br />

URBAN Mensile - Anno 2, Numero 17 - 31.03.03<br />

direttore responsabile: ALESSANDRO ROBECCHI<br />

alessandro@urbanmagazine.it<br />

art direction: ALDO BUSCALFERRI<br />

aldo@urbanmagazine.it<br />

caporedattore: ANDREA DAMBROSIO<br />

andrea@urbanmagazine.it<br />

segreteria di redazione: DARIA PANDOLFI<br />

daria@urbanmagazine.it<br />

Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01<br />

presidente: SIMONA TEGELOF<br />

general manager: MARCO BOLANDRINA<br />

sales manager Italia: AUGUSTA ASCOLESE<br />

traffic: PAOLA MARTINI<br />

key account: ALFONSO PALMIERE<br />

Distribuzione: DEA s.r.l.<br />

Stampa: CSQ (centro stampa quotidiani),<br />

via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />

Fotolito: Body&Type,<br />

via San Calocero 22, 20123 Milano<br />

Gino & Michele ormai sono una griffe. Tra televisione,<br />

editoria, agende e “Formiche”, mezza Italia passa<br />

dalle loro mani e poi nelle vostre, fino alla risata finale.<br />

Siamo andati a chiedergli come ride Milano. E loro,<br />

sorpresa, ci hanno detto che ride bene. E con tutti<br />

Come i vecchi situazionisti, rendono assurdo l’esistente,<br />

possibile l’impossibile, colorato il grigiofumo e piacevole<br />

la città. Chi? Quelli di Esterni<br />

Un microfono, un dj coi suoi piatti e un sottoscala.<br />

I contest hip-hop non sono una leggenda per bindini alla<br />

Eminem, ma esistono davvero. Siamo andati a vedere<br />

James Dyson ha inventato un’ aspirapolvere. Come cosa<br />

c’entra? C’entra! Il design, la progettazione, l’invenzione,<br />

il prototipo e la forma. Un genio, senza polvere<br />

La tivù vi va stretta? Allargatela! Quasi un centinaio<br />

di piccole emittenti sono nate negli ultimi mesi.<br />

Di quartiere, di movimento. Voglia di antenne. Libere<br />

L’intimità senza intimismo. Il letto come luogo<br />

naturale, per l’incontro e per la solitudine.<br />

La stanza come rifugio. E la moda intorno<br />

TEATRO 54<br />

ARTE 57<br />

SHOPPING 59<br />

CLUB 61<br />

Editore: URBAN ITALIA srl<br />

via Tortona 27, 20144 Milano<br />

telefono 02/42292141 - fax 02/47716084<br />

urbanitalia@urbanmagazine.it<br />

Per la pubblicità:<br />

URBAN PUBBLICITÀ +39 02 42292141<br />

Distribuzione:<br />

URBAN ITALIA srl<br />

Cover: Ottonella Mocellin, Nicola Pellegrini,<br />

Toni Merola, Nessuno parlava, nessuno aveva delle<br />

belle storie di guerra da raccontare.<br />

( Courtesy Galleria Lia Rumma ) - foto Aldo Buscalferri<br />

BAR E RISTORANTI:<br />

<strong>MILANO</strong> 67<br />

ROMA 71<br />

BOLOGNA 75<br />

TORINO 77<br />

URBAN 7


foto: Paola Di Bello “Concrete Island”<br />

URBAN VOCI<br />

SOGNARE IN GRANDE<br />

LETTERE<br />

OZIO ERGO SUM<br />

Esimio <strong>Urban</strong>,<br />

vero, verissimo. Uh, come ha ragione Silvio Orlando!<br />

Quando stai a Milano e per un motivo o per l’altro non<br />

lavori, la gente ti guarda male.<br />

La vostra intervista al mio attore preferito (<strong>Urban</strong> numero<br />

16) riesce in poche pagine a descrivere bene questa<br />

città, dove il tempo libero pare una bizzarria per lazzaroni.<br />

Grazie.<br />

Francesca Sinopoli, Milano<br />

SENZA BENZA<br />

Dear <strong>Urban</strong>,<br />

se ho capito bene, le magnifiche pompe di benzina, strepitosa<br />

raccolta di modernariato, superba testimonianza<br />

di come eravamo (e facevamo il pieno) da voi raccontate<br />

e fotografate sull’ultimo numero di <strong>Urban</strong>, non trovano<br />

spazio a Milano e dovranno emigrare dalle parti di<br />

Brescia. Non vi sembra una follia? Non trovate cretina<br />

una città che intasa i polmoni dei suoi abitanti con gli<br />

idrocarburi e non trova nemmeno un angolino per mettere<br />

in mostra quelle meraviglie?<br />

Ciao, continuate così, si impara sempre qualcosa!<br />

Ferdinando Segno, Milano<br />

Se era una domanda (non trovate...?), ecco la risposta: sì.<br />

SOLO DUE?<br />

Caro <strong>Urban</strong>,<br />

solo due ditini agli Asian Dub Foundation? Siete matti?<br />

Lo avete sentito il disco? Lo avete sentito da sbronzi?<br />

Non dico cinque, ma quattro ditini li meritava tutti. E dire<br />

che di voi mi fidavo!<br />

Sfiduciato.<br />

Aldo Ferrari, Roma<br />

Caro sfiduciato, lo sai come sono i critici... sono critici!<br />

APRILE 17<br />

Hanno scritto, disegnato,<br />

scattato foto, pensato,<br />

suonato, ballato,<br />

e mangiato con noi<br />

questo mese:<br />

illustrazione: Kojak<br />

Questo è un appello. O magari una speranza. O forse<br />

una preghiera. A chi? A tutti quelli che disegnano le città,<br />

ne determinano la forma, ne elaborano gli arredi, gli orpelli,<br />

le cose utili e inutili che fanno una città. Si abbatterà<br />

questo mese su Milano il Salone del Mobile. Tutti ci ricorderanno<br />

che questa è la capitale del design. Che qui si<br />

presentano oggi le forme di domani. Che le feste saranno<br />

belle e i mobilieri raggianti, le signore eleganti, i comodini<br />

e i seggiolini avranno gambe tornite, lisce, depilatissime.<br />

Ma il nostro timore è – varcate le soglie del Salone – di<br />

trovarci ancora una volta di fronte a una grandinata di<br />

seggiole e seggioline. Di lampadine e lampade dalle strane<br />

fogge. Di divani bellissimi e morbidi come sogni. Di<br />

cucine da fantascienza. Bene, bello. Cari designer, voi che<br />

rendete gli spazi così piacevoli, mica che vi verrebbe in<br />

mente, per caso, di inventare anche qualcosa di saggio?<br />

PIÙ CROSTINI PER TUTTI<br />

Spett. <strong>Urban</strong>,<br />

sul n. 2 del vostro giornale è stata citata la nostra<br />

Osteria. Accanto ad alcuni apprezzamenti di cui ringraziamo,<br />

abbiamo riscontrato dei giudizi che non possiamo<br />

accettare (...) Contestiamo innanzitutto che il locale<br />

sia assordante: la musica è sempre bassa e il rumore di<br />

fondo è costituito unicamente dal brusio degli avventori<br />

che, evidentemente in disaccordo con il vostro giudizio,<br />

affollano il locale, non trovando che lasci a desiderare,<br />

come sostiene il vostro anonimo cronista. Facciamo poi<br />

presente che i crostini, che rappresentano solitamente<br />

solo l’antipasto, sono abbondanti (viene lasciato il vassoio<br />

di portata a discrezione dell’ospite, che se ne serve<br />

jorunn aarseth<br />

sandro avanzo<br />

silvia ballestra<br />

luca bernini<br />

giulia bessio<br />

alexio biacchi<br />

michele calzavara<br />

antonello catacchio<br />

leonard catacchio<br />

lia celi<br />

cesare cicardini<br />

lucrezia cippitelli<br />

selvaggia conti<br />

valentine fillol-cordier<br />

michela crociani<br />

paul de cellar<br />

bea dotti<br />

carlo frassoldati<br />

alessia gallione<br />

gibi<br />

kojak<br />

camilla invernizzi<br />

cristina lattuada<br />

davide longaretti<br />

paolo madeddu<br />

manuel mathez<br />

beba minna<br />

annalisa pagetti<br />

sebastiano pavia<br />

cecilia rinaldini<br />

Che so, il marciapiede più largo, il mouse per quelli senza<br />

le mani, il trasporto che non ci avvelena. Certo, forse stiamo<br />

esagerando. Ma signori designer, perché non esagerate<br />

anche voi? Perché non date forma a desideri smisurati<br />

invece che alle piccole voglie da boudoir? La Matita,<br />

l’Artista e il Foglio Bianco. Che incredibile magia! Egli con<br />

un tratto di grafite ben mossa sulla carta, disegna il mondo,<br />

in qualche modo lo cambia, rimodella la città. Poi vai a<br />

vedere e... oh, no! Un’altra Elegante Seggiolina! Un tavolo<br />

tanto carino! E noi qui, aspettando che qualcuno pensi<br />

più in grande e disegni più in grande. Perché noi vogliamo<br />

sognare in grande, e abbiamo desideri grandi. Niente<br />

fretta, ci sediamo qui ad aspettare che qualcuno ridisegni<br />

veramente la città. Aspettiamo buoni buoni: seggioline ne<br />

abbiamo tante...<br />

roby@duplex<br />

loris savino<br />

laura sciacovelli<br />

p.d. sfornelli<br />

alessandra spranzi<br />

squaz<br />

anna tagliacarne<br />

d. p. tesei<br />

tommaso toma<br />

massimo troboldi<br />

ALESSANDRO ROBECCHI<br />

alessandro@urbanmagazine.it<br />

a volontà). Quanto poi al conto... ebbene il commento è<br />

veramente in malafede, perché può essere anche superiore<br />

a “25 cocuzze”... dipende dalla quantità e dal tipo<br />

di vino che si è degustato. Ci permettiamo allora di<br />

suggerire al vostro anonimo cronista che se si vogliono<br />

fare delle critiche si citano i fatti con maggiore precisione.<br />

Che cosa ha bevuto? Quanto? Non è che si è dimenticato<br />

di aver preso anche il dolce che gli è rimasto così<br />

impresso, il caffé e magari un pousse-café?<br />

Distinti saluti<br />

Fabio Pagano e Davide Sarti,<br />

Osteria dei Cavalieri, Bologna<br />

Ci spiace, nessuno scoop: volevamo solo descrivere<br />

come si mangia e come si sta nel vostro locale, tutto qui.<br />

L’anonimo cronista Carlo Frassoldati conferma tutto:<br />

il rumore di fondo (chi ha parlato di musica?) dovuto<br />

all’affollamento, la pochezza dei crostini, buoni ma non<br />

certo in quantità, l’importo del conto (25 euro a testa),<br />

per antipasto (di crostini) e un vino normalissimo.<br />

E senza alcuna ricevuta, ahinoi...<br />

IRIS, IRIS, HURRÀ<br />

La redazione di <strong>Urban</strong>, felice e contenta come nelle fiabe,<br />

saluta l’arrivo della piccola Iris. Lia Celi ce l’ha messa<br />

tutta e ha fatto un altro capolavoro. Brava! Bravino è<br />

stato anche Roberto, marito di Lia, perché per certi capolavori<br />

bisogna essere in due. Dunque benvenuta a Iris<br />

e grazie due volte a Lia Celi: perché ci procura un’altra<br />

lettrice e perché nonostante l’arrivo di Iris non ha mai<br />

fatto mancare ai lettori di <strong>Urban</strong> la sua prosa. Baci<br />

A.R.<br />

Le vostre lettere sono sempre un po’ lunghe e ci<br />

costringono a crudeli tagli. Se avrete la compiacenza di<br />

mandarci lettere e non papiri, noi ci andremo più piano,<br />

con le forbici. Per scriverci, comunque, l’indirizzo è:<br />

URBAN, via Tortona 27, 20144 Milano / e-mail:<br />

redazione@urbanmagazine.it Fax : 02-47716084<br />

cristiana valentini<br />

ilaria vecchi<br />

special guest:<br />

iside casu<br />

sara tedeschi<br />

URBAN 9


URBAN VOCI<br />

BREAKERSCITY<br />

Milano come il Bronx. Mah, se va avanti così pure<br />

peggio. Però qualche spazio funziona. E nel metrò...<br />

Dancing in the dark? E il dark è quello del sottosuolo. Con il che ci siamo:<br />

underground due volte. Così a Milano si può vedere uno spettacolo di ballo acrobatico;<br />

hip-hop, break dance, senza scucire una lira. Loro, crew e sottocrew,<br />

piombano sotto la stazione della metropolitana di Porta Venezia, o alla stazione<br />

MM di Duomo, o a Sesto (sapete, sottoterra il centro è proprio uguale-uguale alla<br />

periferia) e occupano – ballando – una fettina di Milano. Ogni tanto si attaccano<br />

alla rete del metrò per fregare un po’ di corrente, ma solo quella che basta<br />

per il ghetto blaster. Poi via tutti. Tasso di virtuosismo, alto. Look, quasi zero.<br />

Se gli chiedi se sono atleti o ballerini vedi che gli scappa da ridere. Però puoi<br />

sederti e guardare, e nessuno ti chiede il biglietto.<br />

ATTENTO<br />

IL CANE!<br />

La segnaletica è importante, gente!<br />

E qualunque cosa significhi il cartello<br />

qui a fianco, è bene sapere che ha<br />

invaso le città. Milano e Roma ne<br />

sono piene. Perché l’Abbominevole<br />

(due b) ama scherzare e soprattutto<br />

ama lasciare segni in città. Una crew<br />

di attacchini/disegnatori? Una posse<br />

dedita al culto dello sticker?<br />

Qualunque cosa sia, Abbominevole<br />

lascia il segno. Anzi, lo appiccica.<br />

Naturalmente noi, d’impulso, tiferemmo<br />

per il cane. Ma la scommessa<br />

è sempre quella: cosa guarda la<br />

gente che va in giro per la strada?<br />

Dove le cade l’occhio? E, quando le<br />

cade, che dice? Questo è già più difficile<br />

da sapere, ma state in guardia.<br />

Infatti, l’Abbominevole comunica,<br />

disegna, appiccica. Ultimo lavoro,<br />

dedicato alla guerra: l’oscuro oggetto<br />

del desiderio. Questa la frase.<br />

E nella foto, tanti, tanti barili di petrolio.<br />

Vuoi vedere che<br />

l’Abbominevole fa più dei tiggì?<br />

NOWARBIKE<br />

Il carretto a pedali, che vedete<br />

su questa copertina di <strong>Urban</strong> ha<br />

una storia. Lo hanno pensato<br />

Nicola, Ottonella e Toni. Durante<br />

la guerra del Kossovo percorse<br />

in lungo e in largo le vie di Milano<br />

amplificando le voci dei bombardati<br />

serbi. E, nel suo girare, formava<br />

lettere e parole: una frase<br />

tratta da Mattatoio n. 5, di Kurt<br />

Vonneghut: “Nessuno parlava,<br />

nessuno aveva delle belle storie<br />

di guerra da raccontare”. Ora, dati<br />

i tristi tempi, lo rivedrete per le<br />

vie di Milano in occasione di un<br />

altro massacro. Brutti tempi.<br />

URBAN 11<br />

foto: Cesare Cicardini<br />

stickers e foto: Abbominevole


<strong>MILANO</strong>CITTÀ APERTA<br />

GINO & MICHELE. Un trionfo in tivù (Zelig), una nuova casa editrice (Kowalsky), le battute delle Formiche,<br />

oltre naturalmente all’impero Smemoranda. I due più grandi analisti della risata parlano di Milano, dei suoi<br />

modi di sghignazzare e del suo pubblico. Sorpresa: Milano è tutto meno che chiusa e intollerante<br />

testo: Alessandro Robecchi / foto: Manuel Mathez / illustrazioni: Kojak, Roby@Duplex<br />

12 URBAN<br />

Milano, interno giorno. Una stanza ben arredata, libri<br />

ovunque, vignette d’autore alle pareti. Aggiungo: una<br />

maglia di Djorkaeff firmata (ah, Yuri!), una tuta da<br />

operaio dell’Alfa di Arese, triste modernariato.<br />

E poi loro, Gino Vignali e Michele Mozzati, che per tutti<br />

sono Gino & Michele.<br />

Ora, per spiegare le dimensioni del fenomeno, basta<br />

mettere in fila qualche faccenduola mica di poco conto.<br />

Il cabaret dello Zelig, prima coltivato amorosamente e<br />

artigianalmente laggiù in viale Monza, poi sbarcato in<br />

tivù con ascolti da capogiro. E poi, ovvio, Smemoranda e<br />

la Gut Edizioni. E poi ancora le Formiche, cioè quella<br />

strepitosa collezione universale di battute che la<br />

premiata ditta raccoglie, cataloga e pubblica con<br />

pazienza certosina. Da ultimo, anche una casa editrice,<br />

la Kowalsky, che si dedica ai comici ma non solo.<br />

“Perché eravamo stufi di lavorare sotto padrone”. Poi<br />

varie ed eventuali, ma insomma, già si capisce, Gino &<br />

Michele sono una specie di scanzonata holding della<br />

risata. E si sa quanto può essere seria e importante una<br />

risata. Comunque, eccoli qui, finalmente catturati in una<br />

stanzetta nella sede dell’ala creativa di Smemo. Se mi<br />

ci metto anch’io (e mi ci metto), qui dentro c’è un tasso<br />

di milanesi per metro quadrato che è difficile trovare in<br />

qualunque altra parte del pianeta. E dunque cominciare<br />

è facile.<br />

Cominciamo da qui: non vi sembra che spesso si parli<br />

di Milano, della sua grandezza autoriale, come di<br />

un’entità al passato? Ah, quando c’era Gaber! Ah,<br />

i bei tempi del Derby...<br />

Michele – Forse sì, l’impressione si può avere. Ma se<br />

pensi a quella Milano là, anni ’50 e ’60 come una città<br />

che si apriva al sud e all’est del Paese, non puoi non<br />

vedere le analogie con l’oggi: una città che si apre al<br />

sud e all’est del mondo... sì, ci sono molte analogie.<br />

Vuoi dire che magari al Giambellino invece che<br />

Cerutti Gino il mago del biliardo si chiama Amhed?<br />

Michele – Sì, anche se non so dire se oggi ci sia<br />

qualcuno in grado di raccontarlo.<br />

Gino – Vedi, quando si torna indietro, il confine con la<br />

nostalgia è labile, indistinto. Io odio la nostalgia, ma ho<br />

grande affetto per la memoria.<br />

Però della Milano d’autore si continua a parlare un<br />

po’ al passato...<br />

Gino – Forse è vero, ma succede in tanti casi. Guarda<br />

il cinema, la letteratura. Di genio ne nasce uno ogni<br />

due o tre generazioni.<br />

Già, mica vengono su come i tappi, come si diceva<br />

una volta.<br />

Gino – Però guarda: Aldo Giovanni e Giacomo, Paolo<br />

Rossi. Fo non ne parliamo. Salvatores, lo stesso<br />

Abatantuono che non è milanese ma lo è di fatto,<br />

Bisio... potrei continuare per un bel pezzo. Gente che<br />

ha trovato qui una platea, un modo di esprimersi.<br />

Milano ha saputo mixare tutto questo.<br />

Michele – È che stiamo diventando famosi come città<br />

intollerante, e questo è molto, molto lontano dalla<br />

realtà.<br />

Gino – E poi diciamolo: il pubblico milanese è recettivo.<br />

Qui puoi venire dal sud, dal nord, dall’est e se sei bravo<br />

riempi il teatro. Diverso, che so, dai toscani, che ridono<br />

solo coi toscani. Il milanese ha una cultura comica<br />

sviluppata. È un melting pot di fatto, la più clamorosa<br />

smentita di quello che ci vogliono far credere.<br />

Milano città aperta, d’accordo. Ma poi, quando fai<br />

l’indice dei nomi rischi sempre di parlare al<br />

passato...<br />

Michele – In parte questo può essere vero. Ma non è<br />

colpa di nessuno. È che tutto va più veloce, tutto si crea<br />

in fretta e furia, si fatica a fare un discorso continuo,<br />

fluido, che dura una carriera e una vita. La società<br />

preferisce le pillole, una botta e via, la battuta più del<br />

monologo strutturato...<br />

Ma insomma, Milano ha un suo specifico forte, no?<br />

Michele – Come no! Qui c’è una proposta differenziata,<br />

mentre per esempio a Roma o a Firenze c’è più una<br />

monocultura...<br />

Gino – Milano ingloba, mangia, fagocita. Accetta le<br />

proposte delle altre culture regionali. Anche se poi,<br />

URBAN 13


“il nonsense, il surreale, lo spiazzamento. milano ride così, una comicità di testa”<br />

nello specifico, prevale il gusto per il nonsense, il<br />

surreale, lo spiazzamento. Una comicità più di testa che<br />

di pancia, più di parola che di faccia. In questo senso<br />

esiste una scuola milanese. Penso a Ale e Franz, che sul<br />

palco parlano e quasi non si muovono, a Maurizio<br />

Milani, che è un genio comico del ’900.<br />

Volete dire che Milano ha, nel suo modo di ridere,<br />

una forma e dei meccanismi diversi?<br />

Gino – Sì, c’è più testo, c’è scrittura, l’intuizione e la<br />

cultura del paradosso.<br />

Michele – Forse esiste una differenza, anzi sicuramente<br />

esiste, tra la battuta di genio, che ti viene spontanea,<br />

fulminante, e il mestiere di costruirla con una sintassi<br />

della battuta. Ma queste probabilmente sono differenze<br />

che vedono gli autori, mentre il pubblico o ride o non<br />

ride.<br />

Gino – Oltretutto non è detto che il genio e la sintassi,<br />

la tecnica della battuta non possano stare insieme.<br />

In quel caso si rasenta la perfezione. Ma noi vediamo<br />

il materiale che ci mandano da tutta Italia per le<br />

Formiche... Quasi tutti gli italiani, prima o poi hanno la<br />

folgorazione, la battuta la trovi ovunque, è vera<br />

comicità popolare.<br />

E voi prendete, raffinate, elaborate... Siete una<br />

specie di raffineria della risata.<br />

Gino – C’è stato un periodo in cui ci dicevano: siete gli<br />

imprenditori della risata. Mi dava un po’ fastidio, allora,<br />

ma ora no, non più, anzi c’è del vero. Io, per esempio mi<br />

considero sempre meno un autore comico, piuttosto<br />

che scrivere un monologo preferisco leggerne dieci.<br />

Michele – È che con gli artisti, i grandi, gli amici, c’è<br />

un’affinità creativa. La parte operativa si è un po’<br />

esaurita, giusto così.<br />

Gino – Per la continuità devi anche avere culo. Non<br />

ripetersi mai a volte è una fortuna.<br />

Eppure siamo un paese di battutisti involontari...<br />

Michele – Sì, ma pure troppo! Tutto si livella al basso.<br />

Per questi battutisti involontari non mi diverto più<br />

tanto... sai, quando arriva un avvocato cialtrone a fare<br />

la politica, lo strafalcione ci sta...<br />

Però vi divertite, insomma, dopotutto maneggiate<br />

dinamite!<br />

Gino – Ma sì, quando incontri la bella battuta non<br />

è che ti trattieni!<br />

Michele – È il bello di fare il mestiere che ti piace,<br />

quando uno lavora contento... ogni tanto tocca<br />

pensarlo: siamo dei privilegiati. Madonna quante risate<br />

ci siamo fatti!<br />

Gino – È che i comici sono malati di mente veri, sai!<br />

Dài, adesso vi tocca! Fuori la battuta della vita!<br />

Gino – Ma non si può!<br />

Michele – Non si può, non si può... Ti innamori delle<br />

battute a periodi...<br />

Dài, non fate così!<br />

Gino – Adesso come adesso scelgo quella di Milani (dà<br />

anche il titolo al libro, edizioni Kowalsky): “Le donne<br />

quando non capiscono si innamorano”. Ma per dirti di<br />

quel senso di astruso e di nonsense che dicevamo<br />

prima, sono anche affezionato a una battuta di Chevy<br />

Chase: “Un vandalo è entrato al Louvre e ha attaccato<br />

due braccia alla venere di Milo”.<br />

Buonissima, un testacoda alla Ionesco. Michele,<br />

tocca a te.<br />

Gino – È pigro, lascialo stare. Te ne dò io una per lui,<br />

una vecchia battuta di Beppe Viola, un genio vero, una<br />

grande persona: “Sarei disposto ad avere 37 e 2 di<br />

febbre per tutta la vita in cambio della seconda palla di<br />

servizio di McEnroe”.<br />

Michele – Sai, la prima gli sembrava troppo...<br />

URBAN 15


PIANOSREGOLATORE<br />

SI CHIAMANO ESTERNI. Sono dadaisti di città, situazionisti del<br />

vivere quotidiano. Progettano oggetti e spazi per dimostrare che<br />

abitiamo in un posto vivo. Provocano reazioni e giocano con il<br />

corpaccione della metropoli. E durante il Salone del Mobile...<br />

testo: Sara Tedeschi / foto: Cesare Cicardini<br />

L’appuntamento con Lorenzo e Beniamino è alle 16,<br />

minuto più, minuto meno. Io, neanche a dirlo, in ritardo.<br />

Loro, e non poteva essere diversamente, coerenti fino in<br />

fondo. Ad accogliermi con un grande sorriso infatti c’è<br />

solo Beniamino. Di Lorenzo non c’è traccia. Dov’è?<br />

“All’esterno – mi dicono – di sicuro”.<br />

Mi guardo in giro inquieta in cerca di tutte quelle<br />

stranezze che hanno fatto di Esterni una realtà<br />

importante, unica a Milano, un laboratorio di idee<br />

intelligenti e strampalate che ci insegna e ci dimostra<br />

URBAN 17


L’AIUOLA PORTATILE, LA SCATOLA DI RUMORI URBANI<br />

che lo spazio pubblico, la città (anche quella più brutta e<br />

tapina della periferia) può assumere altre forme, basta<br />

volerlo, essere usata diversamente, proporre alternative,<br />

diversi modi di aggregazione, altre soluzioni.<br />

Cerco l’aiuola mini portatile con la sponsorizzazione<br />

personalizzabile, “l’ombrello di tutti” che si usa quando<br />

piove e poi si lascia in giro quando splende il sole – una<br />

sorta di umbrellacrossing – l’amaca (anche a due piazze)<br />

da stendere tra un palo del semaforo e uno della luce<br />

per pisolini improvvisati, le strisce pedonali portatili da<br />

stendersi alla bisogna e i cartelli stradali dal volto<br />

umano, con due mani che si stringono o un gruppo di<br />

persone che chiacchierano.<br />

Che sarebbe a dire: “Stringersi la mano, continua”<br />

oppure “Socializzare prego, per metri trenta”.<br />

Una volta dentro la palazzina di via Paladini 8 scopro<br />

che al piano rialzato ci sono gli uffici per la<br />

comunicazione e l’organizzazione di tutto quello che fa<br />

l’associazione, tra feste, eventi in giro per la città, il<br />

18 URBAN<br />

Milano Film Festival, il Salone dell’Arredo urbano, le<br />

serate di sciopero dei telespettatori e le serate del<br />

martedì in sede per i soci.<br />

Versatili e mai fermi un attimo i ragazzi. Ruotanti<br />

a 360 gradi.<br />

Giù da una scala si arriva in una stanza con enormi<br />

rocchetti di filo rovesciati, almeno questo mi sembrano,<br />

ma in realtà sono tavoli, un baretto, una sala di<br />

proiezione e un cortile dove, proprio al centro, c’è lui.<br />

Bellissimo. Un po’ la mascotte di Esterni; un pulmino<br />

Wolkswagen arancione con tettucio bianco e dentro…<br />

una ciclette! Al primo piano invece c’è l’ostello, 10 posti<br />

per gli ospiti, che nel futuro potrebbere diventare molti<br />

di più.<br />

Ma torniamo alla notte dei tempi: Beniamino e Lorenzo<br />

si sono trovati nel ’95 “e la città era triste, grigia, con<br />

poche cose da fare, pochi luoghi per fare”, e hanno<br />

cominciato a pensare e a ripensare gli spazi pubblici.<br />

Quindi hanno pensato che in primo luogo era<br />

necessario invadere piazze, strade,<br />

luoghi aperti.<br />

Come l’Arco della Pace, nel ’97, in cui<br />

oltre a musica, bevande e cibo<br />

venivano distribuiti a tutti carta e<br />

matita per disegnare a piacere,<br />

sfogare la propria creatività (quindici<br />

chili di carta poi riunita in un libro),<br />

piazza Affari, nel ’98, dove, dopo<br />

aver indossato una tuta bianca<br />

ognuno poteva dipingere il suo<br />

vicino, piazza Duca d’Aosta con<br />

installazioni e proiezioni (non solo<br />

Polizia e disperati), piazza<br />

Sant’Agostino, pastelli e cera alla<br />

mano per ridipingere ciò che era<br />

rimasto del mercato.<br />

E per ogni iniziativa c’è da ridere,<br />

oltre che da pensare. Con migliaia<br />

di persone.<br />

Perché la città può essere anche<br />

un serbatoio di creatività e<br />

di invenzione, non solo di tristezza<br />

e circonvallazioni.<br />

Ora le cose in ballo sono tante: una<br />

grande festa la sera del 4 aprile<br />

in via Palizzi alla Bovisa, una specie<br />

di Los Angeles ‘de no antri’, con<br />

musica e bar poi dal 4 all’8 aprile<br />

casino generalizzato in giro per<br />

la città, davanti ai luoghi del Salone<br />

del Mobile. È questo il Salone<br />

dell’Arredo <strong>Urban</strong>o che propone un<br />

altro modo di vedere la città e<br />

le cose, (ma “in pacifica antitesi con<br />

il Salone ufficiale”, ci tengono a<br />

sottolineare). E la gente interessata<br />

e incuriosita è tanta: giapponesi, ma<br />

non solo.<br />

Poi dall’8 al 12 aprile tutti quelli<br />

di Esterni saranno in centro tutto<br />

il giorno – dove ancora non si sa, ma<br />

molto in centro comunque, cercateli<br />

– con installazioni, mostre, sorprese<br />

e alcune delle più belle proposte<br />

del Concorso internazionale per lo<br />

Spazio pubblico di ogni città. Questa,<br />

al momento, è la cosa più golosa.<br />

A partecipazione gratuita e aperto<br />

a tutti, ammette tutte le forme d’arte<br />

e invita a produrre e inventare idee,<br />

prototipi, servizi e interventi per<br />

lo spazio pubblico in città. Fino a ora<br />

sono arrivati 60 progetti di cui 5<br />

stranieri.<br />

I più bizzarri li vedrete appunto<br />

dall’8 al 12 aprile in centro.<br />

Un assaggino? Una scatola di rumori<br />

urbani in cui si può ascoltare la città,<br />

una “costatazione amichevole” tra<br />

pedoni, con spazi per fare amicizia,<br />

una passeggiata con scarpe che<br />

pesano dai 2 ai 5 chili per rallentare<br />

e imparare a guardarsi intorno, una<br />

nuovissima cartellonistica stradale multilingue visto che<br />

la città è davvero multietnica, un cavalcavia portatile per<br />

attraversare qualsiasi carreggiata, una panchina in fibre<br />

ottiche, una fontana di vino, un cesso pubblico che<br />

riserva grandi sorprese e dispensa molti altri servizi e<br />

delle palette con cui gli automobilisti possono<br />

comunicare tra loro. Tipo “Stai calmo, rallenta”, oppure<br />

“Mi piaci, accostiamo e beviamo qualcosa?” e via così.<br />

Se ne vedranno delle belle. Ci sarà anche una piccola<br />

fattoria degli animali.<br />

E la sera musica, bar e chiacchiere per tutti.<br />

Per rendere la città più allegra. Sempre aperta. E viva.<br />

Come il marzulliano sogno nel cassetto di Beniamino e<br />

Lorenzo: i mezzi pubblici che funzionano per tutta la<br />

notte (e i sindacati sono d’accordo). O l’idea dei risciò<br />

che portano in giro la gente per la strada. Ma questo<br />

progetto per ora si è arenato.<br />

Avete idee? Ne cercate? Siete in linea?<br />

Cliccate su www.esterni.org.


Mercoledì, via Farini 30, ore 22.30, all’entrata del<br />

Chiringuito. Dietro la vetrina a pian terreno gente seduta<br />

ai tavolini o al bancone che beve e chiacchiera, mentre<br />

da sotto arriva un ritmo forte che spacca tutto, mette il<br />

pepe ai piedi, alle braccia, e fa venire voglia di ballare.<br />

Quello che succede negli inferi del Chiringuito esce come<br />

una poesia da una grata sul marciapiede, fuori dal locale.<br />

Ci avventuriamo.<br />

Fuori e sopra via Farini, al confine del Quartiere Isola a<br />

Milano, e sotto Detroit, i ragazzi del ghetto, furibondi<br />

contest, puro freestyle. La storia è questa: qui da qualche<br />

mese il mercoledì sera arrivano da tutta la città, ma<br />

anche da fuori, ragazzi tra i 18 e i 25 anni (ma noi ne<br />

abbiano visti anche di più stagionati) per la serata Show<br />

Off e cioè un momento di improvvisazione freestyle per<br />

rapper nostrani. Ce ne sono di più bravi e meno bravi,<br />

tutti re durante la loro esibizione nell’angolo di questo<br />

sotterraneo, tra enormi specchi rossi. Li hanno chiamati<br />

“I piccoli Eminem di via Farini”, ma loro non sono poi<br />

mica tanto d’accordo. “Onore al maestro – gigioneggia<br />

Stefano che vorrebbe salire sulla pedana, ma non osa –<br />

ma qua abbiamo un’altra realtà. Non c’è la disperazione<br />

del ghetto americano. In fondo noi stiamo bene. Anche<br />

se questa città e questo sistema non ci vanno bene.<br />

Il discorso è questo”. Più tardi arrivano i più forti: Simone<br />

(Mace) e Giacomo (Jack) ventenni from Pioltello, dei La<br />

Crème, che si esibiscono con testi impegnati con tanto di<br />

citazioni da Platone e film intramontabili. Poi Alessandro<br />

detto “il sardo”, ventitrè anni a cui piace fare rime in<br />

dialetto. Master of cerimonies from Bruzzano è Massimo<br />

(Suol Reeder) che gira con l’amico Simone (dj Kimo).<br />

Il loro non è solo rap o un hip hop meno incazzoso, è un<br />

modo nuovo di parlare della società, questa. Alla fine c’è<br />

tutto: dj, master cerimonies, writer (un po’ meno<br />

desiderosi di parlare e più vaghi, si capisce) e breaker.<br />

Peccato solo che la gente sia tantissima e che la zona per<br />

i rapper sia piccola, così piccola che non c’è spazio per<br />

della sana break. Prima di andarcene ci arriva forte e<br />

chiaro: “Buonanotte, buonanotte, che se non vi è<br />

piaciuto chi se ne…”<br />

8MILESSOTTOCASA<br />

EMINEM L’HA INSEGNATO.<br />

Cos’è un contest di<br />

freestyle, cosa si può fare<br />

con un microfono, come<br />

può suonare una città.<br />

Ok, Milano non è Detroit<br />

(per fortuna). Eppure si<br />

canta anche qui. Cool!<br />

20 URBAN<br />

testo: Sara Tedeschi<br />

foto: Manuel Mathez


CURANDERODICITTÀ<br />

DALLE LONTANE ANDE alla vicina Sesto San Giovanni, ecco lo sciamano metropolitano. Uno che cerca<br />

la verità nelle piante, che vede passato e futuro, convinto che le donne salveranno il mondo. <strong>Urban</strong> è andato<br />

a trovarlo. E adesso, anche lui, spera in Pachamama. Che sta sulla Cordillera, ma arriva fino a qui<br />

testo: Anna Tagliacarne / illustrazione: Gibi<br />

Tre giorni di digiuno. Profumi, petali di fiori, zucchero<br />

e minerali portati in dono. Ceneri di piante sacre per<br />

tracciare i cerchi magici attorno all’albero prescelto.<br />

Che dev’essere nel fitto di una foresta. Se i preliminari<br />

sono svolti correttamente l’albero si trasformerà in spirito.<br />

E parlerà. Si mostrerà con una nuova fisionomia.<br />

Avrà occhi capaci di guardare nel passato, nel presente<br />

e nel futuro. E una bocca nascosta tra il verde del<br />

fogliame risponderà alle domande, risolverà i problemi.<br />

Dall’interno dei cerchi magici, ottenuta la benevolenza<br />

dell’albero, sarà possibile anche vedere gli spiriti della<br />

Natura. Omini alti una ventina di centimetri – elfi,<br />

gnomi, folletti – che popolano gallerie scavate nella<br />

Terra, dalle quali escono solo al crepuscolo. Te li puoi<br />

fare amici, ma possono anche farti impazzire: sono tremendamente<br />

dispettosi e vendicativi. Puoi parlare con<br />

loro e lo puoi fare anche con gli animali. Ma sono le<br />

piante quelle che sanno.<br />

“L’uomo che comunica con la natura conosce la verità.<br />

Per entrare e uscire da mondi invisibili ma paralleli<br />

lavora a un livello sottile, energetico. Per superare la<br />

paura dell’ignoto gli servono capacità di immaginazione,<br />

osservazione, raziocinio, astrazione. E molto studio.<br />

La meta da raggiungere è il controllo fisico e mentale<br />

che gli permette di recarsi negli altri mondi e chiedere<br />

22 URBAN<br />

aiuto agli spiriti benevoli per vincere quelli malevoli.”<br />

Hernán Huarache Mamani, sciamano e curandero peruviano,<br />

è nato a Chivay, villaggio sulla Cordigliera delle<br />

Ande, ma vive a Sesto San Giovanni, ex Stalingrado<br />

d’Italia. In questa periferia milanese dove i metalmeccanici<br />

della Falck e della Marelli oggi sono un’icona del<br />

passato, Huarache ha fondato l’Associazione Inca-Italia<br />

(incaist@libero.it) che ha lo scopo di preservare e diffondere<br />

la cultura andina e i suoi antichi saperi magici,<br />

religiosi, medici e scientifici. Una cultura che questo<br />

indio con i capelli corvini a coda di cavallo e il viso che<br />

sembra scolpito nella corteccia di un albero ha imparato<br />

isolandosi su una montagna sacra agli Incas,<br />

l’Ampato. Dove Mama Qoyllurchiy, curandera e maestra,<br />

gli ha aperto le porte dello sciamanesimo, la più antica<br />

forma di guarigione spirituale e fisica conosciuta dall’essere<br />

umano, la via più diretta per comunicare con il<br />

divino, per stabilire contatti con gli spiriti che popolano<br />

universi solo geograficamente separati dal nostro.<br />

Eppure accessibili, almeno secondo tradizioni millenarie<br />

che vanno dalla Siberia alle Ande. “Le persone<br />

diventano libri aperti, si impara a leggere in loro il<br />

dolore e la felicità, la malattia e la tristezza”, dice<br />

Huarache, che sa guarire con l’imposizione delle mani<br />

e fa diagnosi con le foglie di coca, tecnica divinatoria<br />

che per i curanderi andini è l’abc. Qui, in assenza delle<br />

foglie adatte (Vietato! Vade retro!), le diagnosi le fa<br />

osservando il paziente e passando le mani a un centimetro<br />

dalla sua pelle. Ma i suoi doni di guaritore li utilizza<br />

soprattutto nei sei mesi che ogni anno trascorre<br />

sulle Ande. In Italia tiene corsi di medicina Inca, di<br />

autoguarigione e seminari sul potere femminile. “Per il<br />

popolo andino la donna è sacra, perché per noi è una<br />

donna il primo essere umano comparso sulla Terra. E<br />

secondo una profezia del 1493 saranno le donne a<br />

salvare l’umanità dal periodo di buio che, nel calendario<br />

andino, si concluderà nel 2013. Allora, per la prima<br />

volta dopo 2000 anni, l’uomo si riavvicinerà al divino.<br />

E lo farà grazie alle donne, cui compete la spinta evolutiva<br />

dell’umanità”, spiega Huarache, che sul potere<br />

dello spirito femminile ha scritto un libro, La profezia<br />

della curandera (Piemme). Va bene, aspettiamo ancora<br />

una decina d’anni. “Le donne rappresentano la madre<br />

Terra, e il loro compito è riportare nel mondo verità,<br />

ordine e amore, la chiave della comprensione dei<br />

misteri dell’universo”. Perché Pachamama – la Madre<br />

Cosmica, Madre Natura – comprende e conosce ogni<br />

cosa. E ogni cosa può essere compresa e conosciuta<br />

grazie a lei. Anche come passare da un mondo all’altro<br />

lavorando in società con gli spiriti. Parola di sciamano.<br />

URBAN 23


LE PALLE, LE MAZZE.<br />

E poi la danza, il movimento,<br />

le mosse squinternate<br />

e magiche dei giocolieri.<br />

Tra il corpo (loro) e lo<br />

stupore (di chi guarda).<br />

Una scuola di Nouveau<br />

Cirque a Torino.<br />

Con la strada nel cuore<br />

CIRCUSHIGHSCHOOL<br />

testo: Alessia Gallione / foto: Loris Savino<br />

Francesco ha iniziato come tutti, con tre palline da<br />

far girare in aria. Sempre più veloce, fino a poterla quasi<br />

respirare, la meraviglia. Anche Maurizia ha cominciato<br />

da lì, dalla strada: piccole feste di paese, manifestazioni<br />

in piazza, cortei medievali “perché è l’atmosfera della<br />

strada a essere speciale, la libertà e lo sguardo della<br />

gente”. E poi c’è Piergiorgio, 19 anni, il più giovane di<br />

tutti, Lara che sa dare vita ai burattini e Mike che viene<br />

dall’America e ha iniziato a fare il giocoliere a<br />

Barcellona. Venti ragazzi che, ogni giorno, a Torino,<br />

sognano il circo. In una scuola un po’ speciale, nata lo<br />

scorso ottobre. Non il circo che si sogna da bambini,<br />

con il tendone che, nei ricordi di infanzia, sembrava<br />

spuntare all’improvviso, montato dalla sera alla mattina.<br />

E nemmeno quello con la pista, le tigri e gli elefanti, i<br />

clown e i domatori. Sorpassato, sommerso dalle<br />

polemiche sull’impiego degli animali, ripetitivo. Vecchio,<br />

appunto. Quello che sognano è il Nuovo Circo, Nouveau<br />

Cirque, come lo chiamano i francesi che hanno creato<br />

questa nuova forma di spettacolo negli anni ’70:<br />

niente più animali, ma danza e teatro, giocoleria e mimo,<br />

musica e acrobazia e il tendone che, spesso, viene<br />

sostituito dalle tavole di un palcoscenico.<br />

Un modo diverso di concepire il circo, nato<br />

dall’incontro tra la gente della pista e quella del teatro,<br />

che in Francia è un’istituzione. Qui, il ministro della<br />

cultura Jack Lang, già all’inizio degli anni ’80, raddoppiò<br />

il budget per i circhi e premiò progetti e idee<br />

contribuendo alla nascita di decine di scuole. Perché se<br />

il circo tradizionale è un mestiere che si tramanda di<br />

padre in figlio ed esistono vere e proprie dinastie di<br />

circensi, il Nuovo Circo è fatto da compagnie di artisti<br />

eterogenei che, molto spesso, provengono dal teatro di<br />

URBAN 25


“ERO A UNA SVOLTA:<br />

IL CIRCO O L’UNIVERSITÀ. HO SCELTO IL CIRCO”<br />

strada. Finora, per imparare il mestiere, in Italia c’era<br />

solo l’Accademia di Cesenatico, dove i bambini vivono<br />

come in un college e si esercitano a diventare trapezisti<br />

ed equilibristi. Ma ora, dopo il moltiplicarsi di festival –<br />

primo fra tutti quello di Brescia –, a Torino, è nata<br />

un’altra scuola, la prima interamente dedicata al Nuovo<br />

Circo (www.scuoladinuovocirko.com). Preparazione<br />

completa: uno deve essere elegante e leggero come<br />

un danzatore, abile come un giocoliere, allenato come<br />

un atleta, acrobatico come un ginnasta; deve possedere<br />

la presenza scenica di un attore e l’orecchio di un<br />

musicista. Tutte materie che si insegnano nel primo<br />

corso biennale di Nuovo Circo, nella sede storica della<br />

Reale società ginnastica di Torino: lezioni dal martedì<br />

al venerdì per sei ore al giorno. Una faticaccia.<br />

Si inizia alle nove con gli esercizi di preparazione fisica,<br />

poi acrobatica, equilibrismi, giocoleria, danza, musica e<br />

teatro: tutti lì, nell’immensa palestra dalle grandi vetrate<br />

e dalle tribune in legno di via Magenta, a provare e<br />

riprovare. Si sale sul trapezio e, sospesi in aria, si sfida<br />

la forza di gravità, si misura la concentrazione.<br />

Poi ci sono i tessuti, due lunghe strisce di stoffa colorata<br />

con cui i ragazzi creano figure e coreografie, e la fune,<br />

le clavette, il diablo.<br />

“Da tempo volevamo creare un posto così” – spiegano<br />

i fondatori Paolo Stratta, artista di strada, regista<br />

e studioso di questa forma di spettacolo, e Chiara<br />

Bergaglio dell’associazione Kinèma. “Una scuola<br />

di Nuovo Cirko, con la K, simbolo di dinamicità e<br />

movimento. Tutto è partito da uno spettacolo, Pinokio,<br />

ispirato alla fiaba di Collodi ed è continuato con la<br />

nascita di un festival dedicato al circo contemporaneo<br />

a Moncucco Torinese”.<br />

“Cerchiamo di formare professionisti completi – spiegano<br />

i fondatori – ma anche di coniugare le tradizioni circensi<br />

con lo sport, per sperimentare nuovi linguaggi e metterli<br />

a disposizione delle scuole, dei disabili, degli anziani, di<br />

tutti quelli che hanno bisogno di un sorriso”.<br />

Loro, i venti allievi, sono stati selezionati tra un nutrito<br />

gruppo di aspiranti, ognuno ha in mente un proprio<br />

spettacolo, vuole trovare un modo di espressione unico<br />

e personale. “Tutto quello che so fare – racconta<br />

Francesco, 23 anni, di Cuneo – l’ho imparato<br />

da solo, guardando gli altri, esercitandomi, partecipando<br />

a stage. Faccio anche spettacoli in giro per l’Italia e da<br />

cinque anni lavoro come animatore in un centro handicap.<br />

Una scuola così l’ho sempre sognata: si impara a far tutto.<br />

Il mio spettacolo? Dovrà unire danza, giocoleria e<br />

acrobatica”. Un po’ come quello di Maurizia che da anni<br />

si esibisce in strada, o di Piergiorgio. Lui, la scuola, l’ha<br />

scoperta un po’ per caso. “Ero in Francia – racconta –<br />

e un amico mi ha parlato delle selezioni. Ero a una svolta:<br />

o il circo o l’università”. Ha scelto il circo. È questa roba<br />

qui, che i suoi genitori non sanno neanche come chiamare,<br />

che vede nel suo futuro. Ore e ore passate a far sembrare<br />

facile un movimento, a trasformare la fatica e il sudore in<br />

volo. Anche quando le ore di lezioni sono finite e in molti<br />

si fermano ancora in palestra a provare prese, posizioni<br />

ed esercizi. E a sfottersi un po’ perché “almeno all’inizio<br />

sembravamo tutti dei salami”. Ma è questo, dicono,<br />

che vogliono fare. Un’esperienza che adesso dividono<br />

anche con la gente “comune”. Da gennaio la scuola<br />

ha aperto al pubblico e organizza stage: giocoleria con Iris<br />

– uno dei principali artisti del Cirque Plume – funambolo,<br />

trapezio e burattini.<br />

URBAN 27


ASPIRANTEGENIO<br />

JAMES DYSON <strong>FA</strong> L’INVENTORE di mestiere e il miliardario per hobby. È il primo inglese<br />

ad aver vinto l’European Design Prize. Ma lui insiste: “Il design dev’essere un concetto globale,<br />

altrimenti è una noia mortale”. Ecco qui: storia dell’aspirapolvere più famoso del mondo<br />

testo: Bea Dotti / foto: Sebastiano Pavia - Grazia Neri<br />

James Dyson, ovvero come inventare un aspirapolvere<br />

magico senza sacchetto e vivere felici. E ricchissimi, al<br />

numero 37 della hit parade dei miliardari del Regno<br />

Unito. Tutto merito del Dual Cyclone, un gingillo in ABS<br />

e policarbonato color caramella, leggero come una<br />

mentina e con un’aspirazione implacabile che centrifuga<br />

e polverizza qualsiasi cosa, persino le cacche degli acari<br />

che campeggiano abusivamente nel vostro salotto. Così<br />

quando avete finito le pulizie, voilà, una concimatina ai<br />

gerani sul balcone, una sciacquatina all’involucro, e via,<br />

verso nuove avventure, con la casa sfolgorante e i<br />

polmoni immacolati. Pare che Mastro Lindo sia sull’orlo<br />

di una crisi di nervi. James Dyson, invece, è in gran<br />

forma: sembra un incrocio allampanato tra Archimede<br />

Pitagorico e Paperon de’ Paperoni, ride, macina<br />

interviste a getto continuo, smonta e rimonta cicloni alla<br />

velocità della luce. Un profeta con una missione:<br />

convincere il mondo che un aspirapolvere può cambiarti<br />

la vita. Beh, con lui ha funzionato. Ah, il design!<br />

Cos’è un’invenzione?<br />

Qualcosa che puoi brevettare e che una persona sveglia<br />

non riesce a pensare da sola.<br />

Ho letto che dal 1979 al 1984, prima di brevettare il<br />

suo aspirapolvere, ha costruito 5127 prototipi.<br />

Fanno più di quattro al giorno, sette giorni su sette...<br />

Un’ossessione!<br />

Sì, facevo prototipi su prototipi, un test dietro l’altro.<br />

L’aria entra nel Cyclone quasi alla velocità del suono e<br />

produce effetti inaspettati. Non li puoi calcolare in<br />

astratto, devi verificarli, confrontarli, correggerli<br />

sistematicamente. Eppure la gente continua a pensare a<br />

un inventore come a una specie di genio svitato chiuso<br />

nel capanno degli attrezzi.<br />

Lei come ha cominciato?<br />

Ho iniziato negli anni ’60, studiando architettura, poi<br />

ingegneria meccanica. Avevo capito che a definire un<br />

28 URBAN<br />

edificio è sempre la struttura, non il suo stile. Se hai<br />

sviluppato una tecnologia e costruito un prodotto, puoi<br />

decidere che forma deve avere.<br />

Allora lei non è un designer!<br />

Tutti sono convinti che, per avere un buon design, un<br />

oggetto dev’essere geometrico, stare dentro una specie<br />

di scatola Bauhaus. Così una macchina fotografica è<br />

uguale a un rasoio o a una radio portatile. Noiosissimo.<br />

Io sono convinto che ci sia un altro modo di progettare,<br />

che celebra il modo in cui funziona una macchina. Ecco<br />

perché il Cyclone è trasparente, da molto prima<br />

dell’Imac: così vedi cosa succede quando azioni una<br />

forza gravitazionale 67.000 volte maggiore di quella<br />

che sperimenta un pilota di Formula Uno. Per me<br />

lavorano più di 300 ingegneri e neppure un designer.<br />

Voglio che tutti si occupino di tutto, estetica compresa.<br />

Eppure il suo aspirapolvere è diventato famoso<br />

anche perché a venderlo è stato l’emporio di uno dei<br />

designer inglesi più famosi, Paul Smith.<br />

È vero. E per di più siamo stati la prima industria<br />

britannica a vincere l’European Design Prize. Penso che<br />

il design sia un concetto globale. Quando qualcosa non<br />

funziona, la prendi a calci e poi ti chiedi: chi è l’idiota<br />

che l’ha progettato? Invece quando pensi a un designer,<br />

di solito ti vengono in mente forme e colori. L’ho sempre<br />

trovata una dicotomia assurda.<br />

L’aria di Milano è zeppa di polvere, anzi di<br />

micropolveri. Hai mai progettato qualcosa capace di<br />

filtrare anche quello che respiriamo per strada?<br />

Abbiamo provato per anni a mettere a punto un sistema<br />

di raccolta delle emissioni dei motori diesel, da fissare al<br />

tubo di scappamento. Nel frattempo, le compagnie<br />

petrolifere hanno continuato a elaborare i combustibili<br />

per produrre particelle sempre più sottili. Poi qualcuno<br />

ha inventato una “trappola” in ceramica, un po’ come un<br />

sacchetto per aspirapolvere, decisamente più economica<br />

del nostro sistema, che abbiamo dovuto abbandonare.<br />

Però, stranamente, nessuno l’ha mai montata sulle<br />

macchine…<br />

Adesso a cosa sta lavorando?<br />

A un sacco di cose, però sono top secret. A parte il<br />

robot. Prima fa una pianta della stanza, poi la pulisce<br />

centimetro per centimetro, evitando tutti gli ostacoli e<br />

navigando da solo. Però costa ancora troppo, più o<br />

meno 4000 euro, così non lo vendiamo certo.<br />

Dobbiamo lavorarci su, costruire ancora un po’ di<br />

prototipi… Vede? Non si finisce mai…<br />

URBAN 29


UNDERGROUNDTELEVISION<br />

PICCOLE ANTENNE. Ma libere.<br />

Senza poteri forti, senza trucchi e<br />

condizionamenti. Senza duopolio.<br />

Insomma, la tivù a misura d’uomo.<br />

Nuove onde sulle città. Hurrà!<br />

testo: Giulia Bessio / illustrazione: Squaz<br />

Da una parte telepromozioni e telenovelas,<br />

informazione pilotata, quizzoni multicolor, sciami di<br />

nani, balletti, vallette, veline; dall’altra telespettatori<br />

inebetiti tra telecomandi e divani, vittime predestinate di<br />

acquisti consigliati. E tutto intorno un giro vorticoso e<br />

politico di miliardi, poltrone di strapoteri, lottizzazioni,<br />

per una tivù che ha eletto a suoi fondamenti l’audience<br />

e l’auditel, gli spot e lo share…<br />

“Non c’era bisogno del Financial Time per capire che è il<br />

momento di dire basta a questa tivù, al mono-duopolio<br />

Rai Mediaset, che peggiora di giorno in giorno” dice<br />

Lemon, 23 anni, scienze politiche, disobbediente civile.<br />

“Per questo abbiamo deciso di costrurici anche noi, una<br />

televisione nostra, qui a Milano, come sta succedendo in<br />

tutta Italia”<br />

E così, a fine gennaio, è nata Taz Tivù (dove Taz sta per<br />

zona temporaneamente autonoma), che si è unita al<br />

coro della nuova frontiera dell’emittenza e della<br />

protesta, quella delle tivù di strada. Sono decine di<br />

piccole emittenti di quartiere, che trasmettono nel<br />

URBAN 31


“BASTANO MILLE EURO, UN’ANTENNA, UN MIXER, UN TRASMETTITORE”<br />

raggio di pochi metri, allestite con un’attrezzatura<br />

minima. “Bastano mille euro: un’antenna, un mixer, un<br />

trasmettitore, una stanza o un garage, e le videocamere<br />

della domenica – dice un altro mediattivista, che si è<br />

fatto le ossa al G8 di Genova – e così si fa una<br />

televisione indipendente, dalla produzione<br />

all’emissione. Per riprendere in mano l’informazione,<br />

gestirla autonomamente, farla e non subirla” .<br />

L’idea è spuntata l’estate scorsa a Bologna, dai<br />

protagonisti dei primi esperimenti delle radio libere.<br />

Ambrogio Vitali, Francesco Berardi e Stefano Benni<br />

sono partiti da una microredazione tra amici, e dal bar<br />

Miki e Max, in via Orfeo 24. “Il bar è stato il nostro<br />

primo punto di ascolto pubblico: un paio di ore di<br />

trasmissione al giorno, verso sera: filmati, notizie,<br />

interviste dedicate ai problemi del quartiere, dell’ Italia<br />

e del mondo senza un palinsesto fisso, ma libero e<br />

creativo, costruito giorno per giorno”.<br />

Da Orfeo Tv di Bologna, per gemmazione spontanea,<br />

queste ‘emittenti fai da te’ si sono diffuse da Trieste<br />

a Palermo, da Pisa a Monopoli... E si sono strutturate<br />

in un network, chiamato Telestreet.<br />

E le concessioni? Non ci sono. Le tivù di strada si<br />

inseriscono nei cosiddetti ‘coni d’ombra’ delle<br />

frequenze, senza alcun disturbo alla ricezione<br />

dell’emittenza tradizionale. Dal punto di vista legale,<br />

però, questo non basta: le frequenze, in ogni caso, sono<br />

altrui. “E per il solo fatto di possedere un apparato di<br />

trasmissione rischiamo un anno e mezzo di reclusione”,<br />

dice Ambrogio di Orfeo Tv. “Siamo illegali, ma<br />

costituzionali – spiega il filosofo Stefano Bonaga –<br />

perché il diritto a un’informazione libera e indipendente<br />

è garantito dall’articolo 21 della Costituzione. In teoria<br />

rischiamo la galera, ma dato che siamo incensurati, il<br />

pericolo massimo è una multa. Per ora, comunque, qui a<br />

Bologna ci lasciano stare”.<br />

A Telefabbrica, invece, è andata male. La tivù nata per<br />

seguire le proteste dei lavoratori Fiat di Termini Imerese<br />

è stata oscurata lo scorso 4 dicembre, dopo 3 giorni e<br />

meno di 10 ore di trasmissione. Dal 22 febbraio, però,<br />

ha ripreso a trasmettere, protetta, questa volta, da un<br />

comitato di parlamentari che si stanno mobilitando per<br />

proteggere le tivù di strada. Che sono, dice il<br />

comitato,“un megafono per chi ha poca voce , il<br />

palcoscenico naturale per affrontare problematiche<br />

spicciole, le lotte, i grandi e piccoli temi della<br />

quotidianità. Privarsene sarebbe un peccato mortale”.<br />

Per garantire lo sviluppo di questa “forma di<br />

informazione dal basso”, i deputati hanno presentato<br />

una proposta di legge che assicuri alle tivù di strada<br />

quanto meno la sopravvivenza, minacciata dal testo del<br />

decreto Gasparri.<br />

“Informazione dal basso” non è però soltanto<br />

informazione di quartiere. “Non vogliamo essere la<br />

6milano dei poveri”, dice Kamillo di No-made Tv, 38<br />

anni, regista per produzioni Rai e Mediaset, con la<br />

voglia di provare a fare tivù in proprio, con gli amici.<br />

No-made ha iniziato a trasmette il 15 febbraio, per<br />

seguire in diretta da Milano le manifestazione di Roma.<br />

“Adesso l’urgenza è l’informazione sulla guerra. Noi<br />

mandiamo in onda filmati pacifisti e il notiziario ‘Nomade<br />

News’.<br />

Le nostre fonti? Il web, Le Monde e altra stampa estera.<br />

Stiamo costruendo una rete di corrispondenti,<br />

tutti volontari, a Londra, a Parigi, perfino in Brasile,<br />

dove siamo in contatto con una tivù di strada di una<br />

favela<br />

di Rio”.<br />

Dal quartiere al mondo, da episodi isolati al network:<br />

le tivù di strada sono appena nate, ma si stanno<br />

facendo largo. Intanto da Orfeo Tivù, promotrice di<br />

Telestreet, arrivano precisazioni ‘editoriali’. All’inizio<br />

le condizioni per aderire al network erano<br />

“antifascismo, antisessismo, antirazzismo”; si è aggiunto<br />

poi “l’antimilitarismo, la difesa dei diritti civili e<br />

dell’ambiente, la promozione di forme artistiche e di<br />

saperi”. Sta nascendo, inoltre, un grande archivio<br />

comune in rete, dove i membri di Telestreet possono<br />

depositare e acquisire materiali da mettere in onda: una<br />

specie di redazione globale, interdipendente e<br />

interattiva. In meno di un anno, le tivù di strada<br />

funzionanti sono 41. “Altre 40 stanno facendo le prove<br />

di trasmissione dicono da Orfeo Tivù ed entro l’estate<br />

avremo superato quota 100”.<br />

URBAN 33


CITTÀD’AUTORE<br />

Guido Scarabottolo<br />

Ci sono città che viaggiano, vanno da un posto all’altro, un giorno le vedi qui, uno lì, e allora il nomadismo diventa quasi strano. Una volta c’erano Naked City, New Babylon,<br />

le città situazioniste, perbacco, ma eri tu che andavi alla deriva sul loro spazio liscio, e ti muovevi in grande libertà. Quando sono le città che vengono a trovarti, beh,<br />

mica male… Questa per esempio è arrivata qui, a <strong>Urban</strong>! Probabilmente, su questa città, qualche mese fa sono volati gli angeli di ferro di Guido Scarabottolo, di cui <strong>Urban</strong> ha<br />

parlato a novembre. E infatti è lui che ce la manda in dono, perché è stato contento di noi. E noi, più contenti ancora, scopriamo che una città si può anche regalarla, e riceverla!<br />

Scarabottolo disegna. <strong>Urban</strong> ringrazia.<br />

URBAN 35


PUBBLICITA<br />

MUSICA DACAMERA<br />

IL POSTO PIÙ INTIMO. Per farsi spazio, per parlare, per immaginare quello<br />

che c’è fuori. Dalla stanza e dalle coperte. Un posto dove il corpo si prende<br />

la rivincita. Superficie orizzontale morbida. Per vestirsi, per spogliarsi<br />

foto: Laura Sciacovelli / styling: Valentine Fillol-Cordier / models: Simon B.@Select London & Valentine@Premier London<br />

PANTALONE VINYLE MARIOS SCHWAB / COLLANT FOGAL<br />

36 URBAN URBAN 37


JUMP-SUIT DIPINTA A MANO MARIOS SCHWAB / CARDIGAN KIM JONES / SCARPE DÉCOLLETÉ DI VERNICE NERA MARIOS SCHWAB VESTITO DI JERSEY BICOLORE MARIOS SCWAB / CALZE FOGAL / SCARPE DÉCOLLETÉ DI VERNICE NERA MARIOS SCHWAB<br />

38 URBAN<br />

URBAN 39


GIACCA KIM JONES / BOXER CALVIN KLEIN / CALZE FOGAL / SCARPE DÉCOLLETÉ DI VERNICE NERA MARIOS SCHWAB GIACCA CON APPLICAZIONI IN VINYLE MARIOS SCHWAB / T-SHIRT E MINIGONNA LEVIS / CALZE FOGAL<br />

40 URBAN<br />

URBAN 41


Franco Fontana, Texas<br />

GUIDA|APRILE<br />

MUSICA 46<br />

MEDIA 49<br />

LIBRI 51<br />

FILM 52<br />

La star del mese: Franco Fontana - Route 66<br />

Torino, Fondazione Italiana per la fotografia<br />

3 aprile - 15 giugno 2003<br />

CAPOLAVORO<br />

Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />

GRANDE<br />

Come sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />

BUONO<br />

Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />

VABBÈ<br />

Coraggio, consideriamola una prova generale<br />

BLEAH!<br />

Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />

PRO E CONTRO<br />

I VOTI DI URBAN<br />

BUONI E CATTIVI<br />

AFFOLLATO<br />

Beh, tutti qui stasera?<br />

ETNICO<br />

Qui nessuno è straniero<br />

FLIRT<br />

Uno ci spera sempre /1<br />

GAY<br />

Uno ci spera sempre /2<br />

ROMANTICO<br />

Due cuori e un tavolino<br />

VEGETARIANO<br />

Il silenzio delle zucchine<br />

VIP<br />

C’era questo, c’era quello...<br />

TEATRO 54<br />

ARTE 57<br />

SHOPPING 59<br />

CLUB 61<br />

Ci scusino i maniaci dell’unità spazio-temporale, e anzi<br />

cominciamo subito dicendo che loro hanno ragione, e<br />

noi torto. Però viene da pensare che le città di questa<br />

consecutio se ne freghino alla grande. Ieri e domani si<br />

assomigliano sempre un po’, l’oggi se ne sta lì sospeso<br />

che non sa dove guardare, forse oggi aspetta domani,<br />

quando potrà essere trendy pensare a ieri. I vestiti vintage<br />

vanno di moda oggi, ma sono dell’altroieri.<br />

Quando si parla di una cosa buona (per esempio da<br />

mangiare) si dice che è “fatta come una volta”.<br />

Pensateci: se questo si fosse detto anche “una volta”,<br />

saremmo qui ancora a mangiare i montoni crudi come<br />

nel Pleistocene. Ma la città mica ci pensa. Contiene –<br />

sotto la sua vernicetta di attualità e futuro – un’inguaribile<br />

nostalgia. Le vecchie insegne, i vecchi tram, i bar<br />

“di una volta” (e dàgli) sono ammirati e ricercati come<br />

FOOD: Milano 67<br />

Roma 71<br />

Bologna 75<br />

Torino 77<br />

IERI, OGGI O DOMANI,<br />

DOVE STA LA CITTA?<br />

La metropoli come luogo del futuro? Ma no! In città vivono passato e presente<br />

piccoli capolavori d’arte, come se il presente fosse un<br />

intruso un po’ cafone. È così, senza dubbio: il presente<br />

è molto cafone, e il futuro è incerto e irto di pericoli.<br />

Dunque, il passato suona rassicurante, ha già dato le<br />

sue prove e già procurato le sue soddisfazioni, si sa cos’è,<br />

non fa brutte sorprese.<br />

Dunque si cerca un nuovo che somigli all’antico, che si<br />

incastri nell’antico. Come un milione di macchine in una<br />

via disegnata per farne passare mille. Se si pensa alla<br />

città come a un gioco di costruzioni (non solo architettoniche,<br />

ma semantiche, culturali, filosofiche) è questo<br />

che si sta facendo: infilare l’oggi dentro ieri. Se necessario<br />

forzando, spingendo, sudando sette camicie.<br />

E così abbiamo un presente che non ci piace e un passato<br />

che non passa. E noi, abitiamo nel mezzo. In città.<br />

A.R.<br />

Cinema e musica, fotografia, moda e videoclip. Ovvero Melting pop, contaminazione di arti visive e linguaggi creativi.<br />

Siena, Palazzo Papesse Centro Arte Contemporanea, fino al 25 maggio 2003. Per informazioni: www.papesse.org.<br />

CORTI, LUNGHI, E LA FEMME <strong>FA</strong>TALE<br />

BOLOGNA/ Fiera del libro per ragazzi<br />

Torna l’appuntamento internazionale<br />

dedicato all’editoria, tradizionale e<br />

new media, per ragazzi. Al solito, spazio<br />

anche agli illustratori, ma non ai...<br />

ragazzi. Ingresso vietato, ovvio, no?,<br />

ai minori e a tutti i “non operatori”.<br />

Se siete tra i fortunati che<br />

riusciranno a metterci piede, prendete<br />

tutte le informazioni del caso su<br />

www.bookfair.bolognafiere.it.<br />

2-5 aprile<br />

ROMA / Ai confini del mondo<br />

Seconda edizione della rassegna di Ai<br />

confini del mondo dentro l’occidente<br />

con cortometraggi, documentari e<br />

lungometraggi. Tutto il cinema indipendente<br />

nostrano e internazionale.<br />

Da segnalare alcuni dei Diari della<br />

Sacher e Alice è in Paradiso, tributo a<br />

Radio Alice. Al cinema dei Piccoli, viale<br />

della Pineta 15, a Villa Borghese.<br />

Tutto su www.letecniche.it.<br />

7-13 aprile<br />

TORINO / Jane Birkin<br />

Un grande spettacolo e una grande<br />

voce. Jane Birkin arriva ad ammaliare<br />

Torino con il concerto Arabesque. Sul<br />

palco del Teatro Colosseo, rivisti in<br />

chiave e atmosfere orientaleggianti,<br />

alcuni classici intramontabili scritti<br />

per lei dal compagno d’arte e di vita<br />

Serge Gainsbourg e le canzoni degli<br />

ultimi anni. Biglietti da 16, 20 e 24<br />

euro. Info su www.teatrocolosseo.it.<br />

15 aprile<br />

URBAN 45<br />

Micha Klein, Virtualistic Vibes: Night Moves, 1996 Courtesy LipanjePuntin artecontemporanea-Trieste


DJ PLAYLIST<br />

Ecco la playlist dei dieci<br />

brani preferiti da sempre<br />

di Karl Hyde, cantante e<br />

musicista degli Underworld.<br />

Il loro ultimo album distribuito<br />

da V2 Records si chiama<br />

46 URBAN<br />

MUSICA<br />

JACK E MEG, NUOVO DISCO:<br />

LA FORZA DELL , INNOCENZA<br />

A hundred days off Elephant, una conferma dopo tante buone promesse. Suoni nuovi e un vecchio Bacharach<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

1.<br />

2.<br />

3.<br />

4.<br />

5.<br />

6.<br />

7.<br />

8.<br />

9.<br />

10.<br />

KRAFTWERK<br />

Numbers (Bootleg Mix)<br />

GIL SCOTT HERON<br />

B Movie<br />

CAPTAIN BEEFHEART<br />

Fallin’ Ditch<br />

GREGORY ISAACS<br />

Public Eyes<br />

BLACK UHURU<br />

Chill Out<br />

GRACE JONES<br />

Pull Up The Bumper<br />

RUFUS<br />

& CHAKA KHAN<br />

Once you get started<br />

GOLDIE<br />

Inner City Life<br />

DEPECHE MODE<br />

Barrel of a gun<br />

(Underworld soft mix)<br />

THE O'JAYS<br />

Backstabbers<br />

FNAC HITS<br />

Nuovi suoni. Categoria<br />

difficile, dove si mette quello<br />

che sfugge normalmente<br />

alle catalogazioni.<br />

Ecco i dischi più venduti<br />

nei negozi Fnac<br />

100TH WINDOW<br />

Massive Attack<br />

SIDDHARTA<br />

dj Ravin<br />

LOVEBOX<br />

Groove Armada<br />

BERTALLOSOPHIE vol.2<br />

Alessio Bertallot<br />

DEHLI9<br />

Tosca<br />

SAINT-GERMAIN-<br />

DES-PRÉS-CAFÉ III<br />

Autori Vari<br />

POSITION<br />

Trash Palace<br />

MAN MUSIC<br />

TECHNOLOGY<br />

Stylophonic<br />

STATUES<br />

Moloko<br />

OUT OF SEASON<br />

Beth Gibbons<br />

& Rustin Man<br />

THE WHITE STRIPES<br />

Elephant<br />

Xl recordings - Spin-go!<br />

Ok, ok, alla fine si è scoperto:<br />

Jack e Meg White non sono fratello<br />

e sorella uniti da un indissolubile<br />

quanto malandrino rap-<br />

<strong>FA</strong>TE IL MUTUO, ECCO I CONCERTI<br />

Ma se uno vuole<br />

vedere tutto, quanti<br />

soldi deve sborsare?<br />

<strong>Urban</strong> ha fatto<br />

un po’ di conti.<br />

Che spavento!<br />

È primavera, arrivano i concerti!<br />

Bella storia, raga: noi popolo rock<br />

siamo tutti un fremito, finalmente<br />

possiamo pagare il giusto tributo<br />

di sangue ai nostri divi così restii<br />

a concedersi: ehi, saranno addirittura<br />

settimane che il Liga e il<br />

porto ambiguo, ma semplicemente<br />

ex marito e moglie che,<br />

dopo aver condiviso gioie e dolori<br />

coniugali, non hanno rinunciato<br />

a far musica assieme – e<br />

che musica, ragazzi.<br />

C’è da augurarsi che il definitivo<br />

decadere di ogni argomentazio-<br />

Blasco e il Boss non passavano a<br />

riscuotere. Ma non solo: arrivano i<br />

Massive Attack, Peter Gabriel, Pat<br />

Metheny, i R.E.M. e nientepopòdimeno<br />

che i Rolling Stones! Mano<br />

al portafogli, non c’è diritto di<br />

prevendita che possa frenarci (ah,<br />

voi sapete cos’è esattamente? E<br />

perché non lo si paga anche dal<br />

salumiere? Cos’è, il più scemo,<br />

lui? E se il prosciutto nessuno lo<br />

compra e va a male?) Vediamo:<br />

ad aprile, Shakira! Il 17 ad<br />

Assago, 35 euro. Settantamila lire,<br />

via. Ligabue a Milano e Roma,<br />

30 euro – ma a Bologna 24 euro,<br />

perché il Palamalaguti è meno in-<br />

ne scandalistica non levi la luce<br />

dei riflettori dai White Stripes,<br />

considerato che per una volta la<br />

critica musicale, specie quella inglese,<br />

ci aveva visto giusto, pruriti<br />

morbosi a parte.<br />

White blood cells infatti era un<br />

gran disco, niente da dire, e<br />

timo, si perde la magia. A maggio,<br />

vai col mutuo: Lou Reed a Milano<br />

vi chiederà da 40 a 60 euro prevendita<br />

esclusa; per Peter Gabriel<br />

33 euro a Milano e Bologna (ma<br />

32 ad Ancona, chissà perché). E a<br />

Pat Metheny, vuoi non dargli 33<br />

euro? Ma anche 65, per i posti<br />

migliori allo Smeraldo di Milano.<br />

A giugno, ecco Bjork all’Arena di<br />

Verona: per vederla dalla platea e<br />

appurare se è più elfo o folletto,<br />

40 euro; ma ve la cavate con 28<br />

euro per vederla dalle gradinate.<br />

Per Springsteen<br />

è il contrario: vederlo dal primo<br />

anello di S. Siro vi costa 69 euro,<br />

Elephant ne è un degno successore,<br />

con qualche debita differenza.<br />

Ma andiamo con ordine:<br />

la prima sorpresa è subito in<br />

apertura, quando Seven nation<br />

army inaugura l’album con una<br />

linea di basso, strumento finora<br />

contemplato nella dimensione<br />

sonora dei due come forse solo<br />

un ventilatore può essere presente<br />

nell’igloo di un esquimese;<br />

la seconda è che l’album<br />

suona molto più diretto, conciso,<br />

roots, per usare un parolone,<br />

quasi che i White Stripes già<br />

al quarto album abbiano voluto<br />

realizzare il loro Exile on main<br />

street, tanto che la cover che<br />

non ti aspetti (I just don’t know<br />

what to do with my self di Sua<br />

Maestà Burt Bacharach, complimenti<br />

per la scelta) suona asciugata<br />

fino all’osso.<br />

Questo non significa che non ci<br />

siano potenziali singoli spalanca<br />

classifiche, oltre l’opener sono da<br />

ricordare almeno The air near my<br />

fingers e The hardest button to<br />

button, ma si tratta di un album<br />

complesso, difficile da assimilare,<br />

che cresce di volta in volta, quasi<br />

nasconda un segreto, una meraviglia<br />

che ti incaponisci a scoprire,<br />

ascoltandolo una volta di più.<br />

P. S. Per la serie cronache dall’altro<br />

mondo: perché Elephant?<br />

“Perché rappresenta l’equilibrio<br />

fra forza e innocenza, simile a<br />

quello che c’è fra me e Meg”.<br />

Certo che fratello e sorella o marito<br />

e moglie, questi due o ci sono<br />

o ci fanno...<br />

ALEXIO BIACCHI<br />

stargli vicino vi costa solo 41 euro<br />

(qui c’entra l’alito). Poi, il capolavoro:<br />

gli Stones al Meazza. Cifre<br />

da Irpef: solo il terzo anello, da<br />

cui sembreranno omini del<br />

Subbuteo, costa 37 euro prevendita<br />

esclusa. Per andare sul prato,<br />

66 euro. Ma, come disse mio zio<br />

nel 1982, this could be The Last<br />

Time, potrebbe essere l’ultima<br />

volta che vengono. Quindi, bando<br />

alle ciance: 81 euro per gridare a<br />

Mick dalla tribuna rossa che siete<br />

e sempre sarete terribilmente insoddisfatti:<br />

yeh, yeh, yeah!<br />

PAOLO MADEDDU<br />

PGR - MONTESOLE, 29 GIUGNO 2001<br />

PGR<br />

Montesole, 29 giugno 2001<br />

Universal<br />

La nascita dei PGR, Per Grazia<br />

Ricevuta, secondo passo nella<br />

devoluzione dei CCCP<br />

(CCCP>CSI>PGR) in qualcos’altro,<br />

a quasi due anni di distanza dall’evento<br />

e a un anno dall’album di<br />

studio omonimo che li riportò all’attenzione<br />

dei tutti. Questo era<br />

il primo vero concerto senza il<br />

compagno di sempre Massimo<br />

Zamboni, e alcune canzoni, con<br />

buona pace di tutti, lo piangono<br />

orfane. L’assetto musicale è affidato<br />

all’asse Magnelli-Maroccolo,<br />

sicuramente più classici e acculturati<br />

musicalmente di quanto sembrasse<br />

o fosse il duo Zamboni-<br />

Ferretti. Ne esce un album che se<br />

è assolutamente sconvolgente<br />

nell’allestimento sonoro, è però<br />

più formale e “gotico” nelle strutture:<br />

da un lato basso e tastiere,<br />

dall’altro Ferretti (e alle sue spalle,<br />

Ginevra). A farne le spese,<br />

neanche a dirlo, l’altra chitarra,<br />

Giorgio Canali, e una batteria che<br />

tace per tutto il tempo (non c’è).<br />

Alcuni grandi momenti, e la sensazione<br />

che i CSI>PGR si regalino<br />

al meglio soprattutto dal vivo non<br />

riescono a farci sembrare<br />

“Montesole” un disco felicemente<br />

riuscito.<br />

LUCA BERNINI<br />

CHET BAKER -<br />

LA LUNGA NOTTE DI UN MITO<br />

James Gavin<br />

Baldini & Castoldi<br />

457 pp., 20 euro<br />

La lunga notte del mito di Chet<br />

Baker finisce il 13 febbraio del<br />

1988, sul marciapiede sotto la<br />

camera C-20 dell’Hotel Prins<br />

Hendrik di Amsterdam, il posto<br />

ideale per chi si vuole nascondere<br />

dopo aver acquistato dell’eroina<br />

nella vicina zona dello Zeedijk.<br />

Perché questo è il vero amore di<br />

Chet Baker, la vera compagna che<br />

lo segue e da cui non riuscirà mai<br />

ad allontanarsi: l’eroina, che Chet<br />

si inietta per più di 30 anni consecutivi,<br />

andando in carcere, vi-<br />

ARTISTI VARI - NORDIKA<br />

ARTISTI VARI<br />

Nordika - EMI<br />

Ok, lasciate perdere il titolo, che<br />

vorrebbe farvi immaginare – date<br />

un occhio alla copertina – scenari<br />

freddi e ghiacciai eterni sopra i<br />

quali si libra la musica dei grandi<br />

spazi: poi il disco si apre con<br />

Richard Ashcroft che rifà Paul<br />

Weller (Check the meaning) e vi<br />

chiedete cosa state ascoltando.<br />

In realtà Nordica sarebbe perfino<br />

una buona idea, se si limitasse ad<br />

avere a che fare soltanto con gli<br />

artisti di lassù: Mum, Leaves,<br />

Sigur Ros, Anja Garbarek, Velvet<br />

Belly, e al limite ospitare Lamb,<br />

Portishead, Goldfrapp, Royksopp.<br />

Ma si sa, tirare una compilation<br />

con così pochi nomi è cosa ardua,<br />

per cui ad arricchire il piatto arrivano<br />

l’italo-islandese Emiliana<br />

Torrini, Sondre Lerche, i Kings of<br />

Convenience e addirittura un Nick<br />

Drake d’annata. Risultato: il ghiaccio<br />

eterno si scioglie un bel po’.<br />

LUCA BERNINI<br />

SIMPLY RED<br />

Home - NuN<br />

Tutto già sentito, tutto impeccabile.<br />

Del resto che vi aspettavate,<br />

un disco iconoclasta, tutto guizzi?<br />

Orsù: questo è Mick Hucknall,<br />

e se mai vi è piaciuto averlo in<br />

sottofondo con la sua voce carez-<br />

vendo in miseria, affidandosi alla<br />

carità e spesso alla pietà degli<br />

amici, impegnando per qualche<br />

dollaro la sua tromba, riempiendo<br />

di buchi le braccia, le mani, i piedi,<br />

il collo, l’inguine, facendosi<br />

massacrare e spaccare i denti da<br />

uno spacciatore che ha cercato di<br />

fregare. Di sottofondo sta la musica,<br />

certo, il jazz che Chet impara e<br />

suona come un prodigio che non<br />

sa leggere le note o uno spartito,<br />

ma che sa ripetere qualsiasi melodia,<br />

qualsiasi solo, qualsiasi accenno,<br />

basta averlo sentito anche<br />

solo una volta. La stessa musica<br />

struggente e meravigliosa che<br />

Chet sa far rivivere in ogni momento,<br />

anche in quello più buio,<br />

grazie a una voce tenue e inno-<br />

SIMPLY RED - HOME<br />

zevole, siate pronti a fargli festa.<br />

Mancano, è vero, i pezzi da sciogliere<br />

i cuori: il campionamento di<br />

Hall & Oates di Sunrise fa arricciare<br />

un po’ il naso e la cover di Bob<br />

Dylan (Positively 4th Street) può<br />

danneggiare la psiche più di qualsiasi<br />

videogame truculento. Però<br />

in questi anni Hucknall ha imparato<br />

a essere un morbido ammaliatore<br />

con un timbro unico e un gusto<br />

pulito. E saremmo dei bei<br />

rompiscatole a chiedergli di più.<br />

PAOLO MADEDDU<br />

BEN HARPER<br />

Diamonds on the inside<br />

Virgin<br />

L’ultimo dei soulman, il Marley<br />

dopo Marley, l’Hendrix dopo<br />

Hendrix, l’uomo che ha l’ingrato<br />

compito di far vivere nel presente<br />

e nel futuro la musica del passato,<br />

l’unico rimasto da quando<br />

Lenny Kravitz ha barattato la sua<br />

anima per delle orribili canottiere<br />

traforate e qualche modella di serie<br />

b. Diamonds on the inside è il<br />

disco perfetto, una “rock’n’roll<br />

encyclopedia” che allinea sul<br />

piatto del vostro stereo – fate<br />

finta di averlo ancora – Rolling<br />

Stones, Otis Redding, Sam Cooke<br />

e Bob Marley, Allman Brothers e<br />

Bob Dylan – la title-track ha il<br />

giro di accordi di I shall be released<br />

–, James Brown e la giusta<br />

cente – lui che ha conosciuto ogni<br />

eccesso, ogni vizio – e a un suono<br />

affilato come una lama che ti entra<br />

nel cuore, sempre alla ricerca<br />

dell’essenziale, della nota in meno<br />

e mai del ricamo, dell’inutile –<br />

lui che la vita l’ha buttata via senza<br />

nemmeno accorgersene.<br />

Cantare i misteri e i dolori dell’ennesimo<br />

maledetto è inutile<br />

e noioso, consci del fatto che<br />

ognuno, alla fine, fa di se stesso<br />

ciò che vuole, ma quello che fa<br />

male è che Chat Baker, dotato di<br />

un talento spropositato, enorme,<br />

più grande di lui, abbia vissuto<br />

la sua musica di riflesso,<br />

come una pausa dall’inferno che<br />

era la sua vita, inseguendo gli<br />

ingaggi per i concerti e le inci-<br />

BEN HARPER - DIAMONDS ON THE INSIDE<br />

dose di Beatles. Il tutto con un’ingenuità<br />

e una passione che non<br />

possono che essere vere: e allora,<br />

signori, regalatevi l’ultimo sogno<br />

analogico dell’era digitale.<br />

LUCA BERNINI<br />

CRISTINA DONÀ<br />

Dove sei tu - Mescal<br />

Terzo album per la cantautrice<br />

milanese ormai da anni residente<br />

nelle valli bergamasche, a una<br />

giusta distanza da stress e inquinamento.<br />

Sarà questo, forse, a offrire<br />

nutrimento a canzoni semplici,<br />

incastonate dentro arpeggi e<br />

giri armonici che cullano l’ascolto.<br />

Non scomoderemo per questo album<br />

la parola capolavoro – nella<br />

ormai salda convinzione che porti<br />

sfiga anzitutto all’artista, per<br />

non dire che spesso è sinonimo<br />

di ascolto e valutazione un po’<br />

partigiana. Anche perché Dove<br />

sei tu è album discontinuo, nel<br />

senso che regala atmosfere già<br />

viste e vissute nei precedenti lavori<br />

della Donà e alcune gemme<br />

talmente belle da offuscare la vista:<br />

in primo luogo la title track,<br />

poi Salti nell’aria (Milly’s song)<br />

e l’iniziale Nel mio giardino.<br />

Un lavoro intenso, soprattutto, da<br />

ascoltare con stelle buone negli<br />

occhi e nel cuore. Già. Nessuno<br />

racconta le stelle come Cristina.<br />

LUCA BERNINI<br />

LA LUNGA NOTTE DEL GRANDE CHET<br />

Un genio? Un tossicomane? La più grande tromba bianca di sempre? Sì, Baker era tutto questo<br />

sioni dei dischi come la via più<br />

veloce per arrivare all’ennesima<br />

dose, senza avere mai il tempo<br />

per fermarsi, pensare, scavarsi<br />

dentro e portare il suo suono,<br />

capace di incantare tutti, alle<br />

vette che Coltrane, Davis, Monk<br />

e altri ancora hanno toccato,<br />

passando spesso per gli stessi<br />

inferni che in questo bellissimo<br />

libro di James Gavin sono puntualmente<br />

descritti.<br />

Chet è morto il 13 febbraio: per<br />

uno che per una vita, nonostante<br />

tutto, ha imprigionato il mistero<br />

della grazia in My Funny Valentine<br />

non suona un po’ crudele morire<br />

la notte prima di San Valentino?<br />

ALEXIO BIACCHI<br />

IN CONCERT<br />

<strong>MILANO</strong><br />

6 aprile<br />

MCCOY TYNER<br />

Blue Note<br />

Un pezzo di storia in città.<br />

16 aprile<br />

IVANO FOSSATI/SUBSONICA<br />

Teatro Smeraldo e Forum<br />

di Assago<br />

Stasera c’è di che scegliere.<br />

ROMA<br />

7 aprile<br />

NICCOLÒ <strong>FA</strong>BI<br />

Teatro Ambra Jovinelli<br />

“La cura del tempo” è l’album<br />

più bello e malinconico degli<br />

ultimi mesi.<br />

22 aprile<br />

SKA-P<br />

Palaghiaccio di Marino (RM)<br />

Energici, selvaggi, preparatevi<br />

a saltare.<br />

BOLOGNA<br />

15 aprile<br />

PGR<br />

Teatro Medica Palace<br />

Ferretti e soci dal vivo.<br />

Per capire se la magia c’è<br />

ancora o se n’è andata<br />

26 aprile<br />

CRISTINA DONÀ<br />

Estragon<br />

Cantautrice e poetessa<br />

in stato di grazia.<br />

Acustica e sognante.<br />

TORINO<br />

JANE BIRKIN<br />

Teatro Colosseo<br />

La grazia sexy dell’ex-metà di<br />

Serge Gainsbourg, alle prese<br />

con le canzoni di lui, in salsa<br />

araba.<br />

24 aprile<br />

AFTERHOURS/MARCO<br />

PARENTE<br />

Palastampa<br />

Le premesse per una serata<br />

di grande rock ci sono tutte.<br />

Male di vivere, con qualche<br />

sorriso in volto.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 47


MEDIA<br />

foto: Francesco Scarpelli<br />

CINEMA DI STRADA<br />

STRADE DI CINEMA<br />

Una piazza<br />

milanese che non<br />

ha neanche<br />

un nome diventa<br />

un set. Storie di<br />

periferia, al cinema<br />

Un nome in genere non lo si nega<br />

a nessuno. Anche le vie più sfigate,<br />

quelle che sullo stradario si<br />

trovano a fatica e nella realtà non<br />

si trovano proprio, anche quelle<br />

vie hanno un nome. Magari quello<br />

di un generale un po’ trombone<br />

oppure quello di un fiore sconosciuto<br />

persino ai botanici. Ma insomma,<br />

comunque un nome.<br />

NEVERLAND, TUTTO DIGITALE<br />

Un evento lungo tre giorni, annunciato<br />

da un concerto (il 3 aprile<br />

alla Sala di via dei Greci del<br />

Conservatorio Santa Cecilia di<br />

Roma). La musica è solo un’occasione<br />

perché poi alla sede del<br />

Macro del Mattatoio di Testaccio<br />

si procede con n[ever]land<br />

(www.neverland-roma.com) percorsi<br />

al digitale. Dal 4 al 6 aprile,<br />

con ingresso libero, chi vuole può<br />

spaziare tra incontri e proiezioni<br />

Quella piazza dove due giovani<br />

registi stanno girando alcune scene<br />

di Fame chimica invece no.<br />

Un nome non ce l’ha.<br />

Non esiste nella topomastica della<br />

periferia milanese: semplicemente,<br />

è il “proseguimento” di<br />

una via di Quarto Oggiaro. Piazza<br />

Yuri Gagarin, l’hanno ribatezzata<br />

(nel film) Antonio Bocola e Paolo<br />

Vari, i due registi. Metafora perfetta<br />

di una periferia reale che è<br />

tutte le periferie, piazza Yuri<br />

Gagarin è ‘la’ piazza, quella sottocasa.<br />

E dietro quel nome, che sa<br />

di fantastici viaggi alla ricerca di<br />

altri spazi, un giardinetto spelacchiato<br />

costruito (è proprio il caso<br />

di dirlo...) sopra un garage sotter-<br />

in tema di applicazioni tecnologiche<br />

digitali per l’arte e la comunicazione.<br />

Il nocciolo del discorso è<br />

più o meno questo: “la scoperta e<br />

il disvelamento del volto umano<br />

di una tecnologia spesso fredda e<br />

incomprensibile che ha portato,<br />

continua a portare e porterà a<br />

una straordinaria rivoluzione in<br />

tutti i settori della produttività<br />

umana”. La domanda quindi investe<br />

la possibilità e la fattibilità di<br />

raneo, qualche palazzo, tante antenne<br />

paraboliche e zero negozi.<br />

E Fame chimica, girato in super<br />

16, racconta proprio di ventenni<br />

e di piazze di periferie, di amori e<br />

di tensioni razziali, di conflitti sociali<br />

e di fame chimica. Di cosa si<br />

tratta? Fatevi una canna e capirete...<br />

ma solo in parte, perchè –<br />

spiega Paolo Vari – “nel film il significato<br />

si allarga a tutti i desideri<br />

compulsivi, a tutto ciò che chi<br />

abita la periferia sogna di avere”.<br />

Così i due giovani registi riprendono<br />

l’idea alla base del bel corto<br />

che avevano realizzato per la<br />

rassegna milanese Filmaker, mischiano<br />

pezzi di città (hanno girato<br />

anche alla Barona e a San<br />

Tre giorni pieni di tecnologia a Roma. Arte, cinema, musica, purché siano nuove tecnologie<br />

un incontro (o più incontri) tra<br />

tecnologia digitale, arti visive, arte<br />

del palcoscenico, editoria tradizionale<br />

e comunicazione on line.<br />

Tre i grandi contenitori dell’evento:<br />

Archivi digitali che mette in<br />

rapporto la tecnologia e la conservazione<br />

dei patrimoni storici<br />

(dalla ricostruzione virtuale di<br />

musei alla catalogazione);<br />

Schermi digitali che affronta le<br />

Donato) e coinvolgono giovani<br />

attori professionisti ed esordienti<br />

che non hanno fatto la scuola di<br />

recitazione, ma che quelle piazze<br />

le abitano davvero. La colonna<br />

sonora è invece affidata all’estro<br />

di Zulu dei 99 Posse, che nel film<br />

ha anche un ruolo. Un ruolo nella<br />

cooperativa Gagarin, che produce<br />

il film, ce l’hanno poi tutti<br />

quelli che al film lavorano: tecnici,<br />

attori, autori e anche alcuni privati<br />

e società di servizio. Fame chimica<br />

è anche e soprattutto questo:<br />

un progetto di cinema indipendente<br />

e un modello produttivo<br />

originale. A portarlo da piazza<br />

Yuri Gagarin al cinema, ci penserà<br />

poi la Lucky Red.<br />

ANDREA DAMBROSIO<br />

nuove frontiere del racconto per<br />

immagine e Aule digitali, ovvero<br />

tutto sulle tecnologie al servizio<br />

dell’insegnamento. Da segnalare<br />

le vetrine del Brooklyn<br />

International Film Festival, del<br />

Future Fim Festival e del RES<br />

Fest 2002. Poi un incontro con<br />

gli autori e i tecnici della digitalizzazione<br />

di Bowling for Columbine<br />

di Michael Moore e L’Arca Russa<br />

di Alexander Sokurov.<br />

SURPRISE<br />

Musica a sorpresa.<br />

Con le bollicine<br />

Irruzioni clandestine, attacchi<br />

pirata, concerti improvvisati<br />

nelle sedi più strane, tipo scuole<br />

e isole pedonali. Tutti spazi<br />

inconsueti per fare, contaminare,<br />

remixare e sperimentare<br />

musica. Ci hanno pensato<br />

quelli della Sprite che hanno<br />

organizzato (senza stabilire<br />

nulla di preciso perché questo<br />

è lo spirito) Sprite Pirate Music<br />

Attack che, come dicono loro,<br />

conta “11 città, 11 date, n artisti”.<br />

Lo spirito è chiaro: le aggressioni<br />

musicali, le occupazioni<br />

di piazza, l’irriverenza e<br />

lo streetstyle saranno segnalati<br />

giorno per giorno (se no che<br />

sprite c’è?) sul web. Per ora annotatevi<br />

il 19 aprile a Roma.<br />

Nessuna notizia su luogo, orario<br />

e artisti. La musica non conosce<br />

agenda e soprattutto si<br />

fa da sè. L’importante è esprimersi.<br />

Per informazioni clicca<br />

su www.piratemusicattack.net<br />

DJ SET<br />

Tra Torino,<br />

Bologna e Roma,<br />

rimbalzano i dj<br />

Quelli che sono ancora piccoli<br />

e i giganti. Con contorno di<br />

guest internazionali di tutto<br />

rispetto, partner artistici e<br />

serate di bella musica tutta<br />

da ascoltare. House, breakbeat,<br />

drumm’n’bass, reggae,<br />

electro/house, hip hop... manca<br />

qualcosa? L’evento è quello di<br />

Red Bull Homegroove, che dà<br />

ai giovani, appassionati e motivati,<br />

l’opportunità di affacciarsi<br />

sull’Olimpo’ dei dj professionisti<br />

e dei club più prestigiosi.<br />

Le serate arrivano fino al 1<br />

giugno e toccano le Officine<br />

Belforte di Torino (11 aprile),<br />

il Link di Bologna (12 aprile)<br />

e The Village Parco de’ Medici<br />

di Roma (1 giugno). Info su<br />

www.redbullhomegroove.it<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 49


LIBRI<br />

STORIA DISPERATA,<br />

L , ODISSEA IN CITTA<br />

Romanzo di<br />

solitudine e disperazione.<br />

La fuga<br />

dalla famiglia,<br />

la vita nomade. Fino<br />

al ritorno finale.<br />

Bellissimo disastro<br />

NON C’È PIÙ TEMPO<br />

Andrea Carraro<br />

Rizzoli - 222 pp.,13 euro<br />

È una storia abbastanza sgradevole,<br />

quella che Andrea Carraro<br />

racconta nel suo ultimo romanzo<br />

Non c’è più tempo. Intanto è la<br />

storia della perdita di un padre,<br />

un padre con cui si è avuto un<br />

rapporto difficile. Poi è la storia<br />

di una depressione abbastanza<br />

disperante che ti cade fra capo e<br />

collo mandando tutto all’aria.<br />

Quindi è la storia di un’impotenza<br />

(anche sessuale) che cresce,<br />

giorno dopo giorno. Di una gelosia,<br />

per una moglie stremata<br />

che cerca un briciolo di vita in<br />

uno squallido rapporto con un<br />

collega di lavoro. Di un amore<br />

per un figlio piccolo che vive<br />

questa ingiusta situazione.<br />

Insomma, è una storia di quelle<br />

che possono succedere, nelle famiglie<br />

della media borghesia. E<br />

Andrea Carraro non ha mai avuto<br />

paura di immergersi nella mediocrità<br />

italiana, lasciandoci, dei<br />

nuovi mostri che circolano nelle<br />

nostre città (qui, in particolare,<br />

siamo a Roma), un ritratto sempre<br />

credibile e ben sbalzato.<br />

Perché questa è la realtà di esi-<br />

NO PASARAN<br />

Memorie di una guerra civile<br />

Autori Vari<br />

Manifestolibri, 15 euro<br />

Libro più cassetta<br />

Libro più cassetta per imparare<br />

qualcosa sulla guerra civile di<br />

Spagna, che diede il via, anticipandolo,<br />

al macello della seconda<br />

guerra mondiale. Il libro contiene,<br />

oltre all’introduzione del<br />

stenze possibili e anzi molto diffuse,<br />

di drammi piccoli ed enormi<br />

allo stesso tempo.<br />

Indimenticabili e molto forti le<br />

prime pagine, in cui il protagonista<br />

Paolo, quarantenne impiegato<br />

di banca, si confronta con l’agonia<br />

del padre malato e assistito<br />

da un badante filippino.<br />

Arriva la morte, dopo un lungo<br />

periodo di malattia, e il “servo”<br />

straniero manifesta il suo dis-<br />

curatore Fabio Grimaldi, una cronologia<br />

degli avvenimenti e, soprattutto,<br />

la trascrizione di una<br />

serie di interviste effettuate fra il<br />

1996 e il 1999, agli antifascisti<br />

di differente orientamento politico<br />

che parteciparono, giovanissimi,<br />

come volontari internazionali<br />

in sostegno della Repubblica attaccata<br />

dai fascisti di Franco.<br />

Gli intervistati, che ricordano e<br />

analizzano, sono: Luigi Bolgiani,<br />

agio a pulire la stanza da letto<br />

dove il padre ha trascorso i suoi<br />

ultimi giorni. Dopo questo prologo,<br />

inizia l’incubo della depressione,<br />

con sedute sempre<br />

più inutili dall’analista, pedinamenti<br />

alla moglie che consuma i<br />

suoi tradimenti nelle pinete, “infrattata”<br />

in macchina, giornate<br />

infernali in un posto di lavoro<br />

avvilente e inutile. Allora, la partenza.<br />

Una lettera di addio per il<br />

bambino e l’inizio di una vita<br />

Testimonianze e immagini della guerra civile spagnola. Ritratto d’epoca con (tanti) scrittori<br />

Giovanni Pesce, Leo Valiani,<br />

Bruno Visentini Ferrer, Anello<br />

Poma, Alberto Tibaldi.<br />

Nel video, preziose e inedite immagini<br />

dell’epoca ben montate,<br />

interviste alle compagne combattenti<br />

sopravvissute, parole molto<br />

belle e forti di Sciascia, una<br />

straordinaria poesia di Picasso,<br />

una descrizione dei fatti di<br />

Guernica di Koestler davvero toccante.<br />

Perché in questa terribile<br />

man mano sempre più randagia.<br />

Però mai troppo distante dalle<br />

sicurezze della famiglia: Paolo<br />

continua a pedinare la moglie, a<br />

parlare col figlio, a rispettare la<br />

sacralità di feste comandate come<br />

il Natale, a mantenere aperti<br />

spiragli per un possibile ritorno.<br />

E ci vuole una grande sapienza,<br />

ma anche tanta sincerità e pietà,<br />

per mettere in piedi dialoghi<br />

secchi, come quelli fra Paolo e<br />

sua moglie Rosa, o fra Paolo e<br />

sua madre (che, com’è normale,<br />

lo va a cercare quando lui decide<br />

di vivere in strada, chiedendo<br />

l’elemosina), o fra Paolo e il suo<br />

bambino. Così come sono necessarie<br />

queste descrizioni della città,<br />

il traffico a piazzale Clodio, la<br />

fauna metropolitana di studenti<br />

e naziskin, giardini e giardinetti,<br />

Villa Ada, Villa Torlonia, il<br />

Bambin Gesù dove lavora Rosa,<br />

la chiesa a piazza Santa Susanna<br />

per poter mendicare o quella in<br />

cemento di via Palmiro Togliatti,<br />

il campo nomadi sulla Casilina.<br />

Pieghe e svolte, miserie e splendori<br />

della grande Urbe. Il cimitero<br />

del Verano dove, in un fornetto<br />

dei tanti ordinati in riquadri,<br />

sono state sistemate le ceneri<br />

del padre.<br />

Fino alla violenza della strada,<br />

ormai insostenibile, che riporterà<br />

Paolo a casa. Una famiglia<br />

finita in pezzi, ma pur sempre<br />

una famiglia.<br />

Non era facile raccontare una vicenda<br />

del genere ma Andrea<br />

Carraro è un bravo scrittore e ha<br />

scritto un libro che resterà.<br />

GUERRA DI SPAGNA, FILM E LIBRO<br />

illustrazione: Lorenzo Mattotti, L’humanitè, tratta dalla copertina del libro.<br />

SILVIA BALLESTRA<br />

guerra civile, che vide cadere intellettuali<br />

anche miti come Garcia<br />

Lorca o Camillo Berneri, a fianco<br />

delle migliaia di cittadini che resistettero<br />

sulle barricate e nei villaggi,<br />

a fianco di Carlo Rosselli,<br />

Longo, Di Vittorio, Nenni, accorsero<br />

in sostegno anche tanti<br />

scrittori: Hemingway, Orwell,<br />

Malraux, Sciascia, Vittorini,<br />

Camus, Brecht, Neruda, Thomas<br />

Mann…<br />

<strong>FA</strong>VOLE<br />

MI CONSENTA<br />

Alessandro Amadori<br />

Libri Scheiwiller<br />

165 pp.,12,50 Euro<br />

È possibile, oggi in Italia, parlare<br />

di Silvio Berlusconi senza<br />

addentrarsi in giudizi politici?<br />

Compito arduo, ma Alessandro<br />

Amadori, studioso di semiotica,<br />

docente di psicologia sperimentale,<br />

già ricercatore del<br />

Cirm, compie un piccolo prezioso<br />

miracolo. Il sottotitolo dice<br />

tutto o quasi: “Metafore,<br />

messaggi e simboli. Come<br />

Silvio Berlusconi ha conquistato<br />

il consenso degli italiani”.<br />

Così Amadori parte dalla struttura<br />

e morfologia della fiaba<br />

(Propp e la scuola di Mosca)<br />

per individuare, scientificamente,<br />

i meccanismi affabulatori di<br />

Silvio. Il suo “abbellire” la realtà,<br />

le sue simbologie, i suoi<br />

messaggi. Trucchi e trucchetti,<br />

certo, ma anche simbologie e<br />

strategie comunicative, applicazioni<br />

da manuale delle tecniche<br />

di comunicazione pubblicitarie,<br />

applicate alla comunicazione<br />

politica.<br />

Amadori segue passo passo,<br />

con decine di esempi illuminanti,<br />

la prodigiosa tecnica<br />

del “grande comunicatore” e<br />

finisce per svelarne meccanismi<br />

e caratteristiche tecniche,<br />

abilità e ambiguità. Un piccolo,<br />

geniale trattato di semiologia<br />

che si potrebbe scambiare<br />

anche per il libretto delle<br />

istruzioni, manuale per capire<br />

il Cavaliere e la sua comunicazione<br />

politica, ai limiti dello<br />

spot e al confine della fiaba.<br />

Unico punto debole (del<br />

Cavaliere, non del libro di<br />

Amadori) che i protagonisti<br />

delle favole hanno sempre un<br />

antagonista (il drago, la strega<br />

cattiva, il lupo, ecc.), mentre<br />

Silvio antagonisti non ne ha.<br />

Dilemma: questo lo renderà<br />

invincibile o renderà la sua favola<br />

meno appassionante per<br />

il pubblico? Chi vivrà vedrà.<br />

Intanto, leggete il libretto delle<br />

istruzioni.<br />

A.R.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 51


52 URBAN<br />

BRAZIL<br />

La triste favela che<br />

piace alla critica<br />

CITTÀ DI DIO<br />

Fernando Meirelles<br />

Armato di una storia vera,<br />

raccontata in un libro da<br />

Paulo Lins, Meirelles si avventura<br />

nella Cidade de Deus,<br />

una favela di Rio dove regnano<br />

povertà, degrado e violenza.<br />

Il suo protagonista e<br />

Buscapè, un ragazzino capace<br />

di osservare e capire e schiacciato<br />

tra due opposti schieramenti.<br />

Lui è la chiave di volta<br />

della vicenda, che riesce a immortalare<br />

in fotografie che solo<br />

un abitante del luogo<br />

avrebbe potuto fare. Tre decenni<br />

segnati da bande criminali<br />

e dalle bravate del trio<br />

Ternura, sino all’impero devastante<br />

del sanguinario<br />

Dadinho. Attori non professionisti,<br />

scenari plausibili, colonna<br />

sonora adeguata e un<br />

montaggio estremamente efficace,<br />

nonostante la durata,<br />

hanno trasformato un film apparentemente<br />

già visto in<br />

un’opera durissima e inedita.<br />

Accolta trionfalmente in<br />

Brasile dove ha fatto registrare<br />

record di incassi, con un<br />

pizzico d’amarezza per la<br />

mancata candidatura all’Oscar.<br />

GARZANTINA<br />

A condurre la guerra era un<br />

gruppo di clown con quattro<br />

stelle che avrebbero finito per<br />

dar via tutto il circo. (Martin<br />

Sheen, Apocalypse now)<br />

Affiderò questa faccenda al mio<br />

avvocato. Appena si laurea.<br />

(Groucho Marx, La guerra<br />

lampo dei fratelli Marx)<br />

Sushi: così mi chiamava la mia<br />

ex moglie. Pesce freddo.<br />

(Harrison Ford, Blade Runner)<br />

- Che cosa ha fatto all’occhio?<br />

- Ci ho fermato un pugno che<br />

mi stava sfondando la faccia.<br />

(Marsha Mason e Richard<br />

Dreyfuss, Goodbye amore mio!)<br />

- Un matrimonio non finisce<br />

mai solo per un’infedeltà: quello<br />

è un sintonomo che qualcos’altro<br />

non va.<br />

- Ah si? Be’, quel sintomo<br />

si scopa mia moglie.<br />

(Bruno Kirby e Billy Crystal,<br />

Harry ti presento Sally)<br />

Er mondo è di chi cià li denti.<br />

(Mario Cipriano, Accattone)<br />

FILM<br />

IMPIETOSO SPIKE,<br />

POVERA NEW YORK<br />

Il regista afroamericano guarda NYC e scrive la sua Manhattan. L’amore è lo stesso di Woody<br />

Allen, ma la città è diversa. Personaggi, manie e tic dei newyorchesi. Dopo l’11 settembre<br />

25TH HOUR<br />

Spike Lee<br />

Mentre Scorsese, maestro<br />

di Spike Lee alla New York<br />

University, rilegge la storia e le<br />

radici violente della Grande Mela,<br />

l’allievo Spike prende di petto<br />

le contraddizioni e le lacerazioni<br />

della metropoli contemporanea.<br />

Il suo protagonista è Monty,<br />

spacciatore, invischiato con la<br />

mafia russa, abile nel sapersi<br />

muovere tra le tante trappole disseminate<br />

ovunque. Ma nulla può<br />

quando viene tradito. Gli restano<br />

24 ore di tempo prima di finire in<br />

gabbia per sette anni. E qui affiora<br />

il personaggio, già accennato<br />

all’inizio del film, quando vuole<br />

salvare un cane ferito, mentre il<br />

russo vuole finirlo.<br />

Monty fa denaro in quel modo,<br />

ma è una persona normale.<br />

Perché fare soldi è l’imperativo.<br />

Lui ha scelto quel campo. Più ri-<br />

schioso e discutibile. L’amico che<br />

lo critica è broker. Quanta gente<br />

avrà ingannato per mantenere<br />

il suo appartamento che dall’alto<br />

domina l’inquietante vuoto lasciato<br />

dalle due torri?<br />

Poi c’è Naturelle, la sua ragazza,<br />

che voleva farlo smettere, e forse<br />

avrebbe potuto riuscirci. C’è anche<br />

un babbo che spunta al momento<br />

giusto per dare quel tocco<br />

di famiglia che sembra smarrito.<br />

Poi un altro amico, professore,<br />

insicuro nei rapporti con le donne,<br />

circondato da ragazzine che<br />

lo bramano, perché insegnante,<br />

non perché avvenente.<br />

È il gioco di ruolo. Un gioco molto<br />

praticato in città. Una città popolata<br />

da gente detestabile.<br />

Come racconta una delle più belle<br />

e aspre sequenze degli ultimi<br />

anni, quando l’immagine indugia<br />

sulle tipologie newyorkesi, tutte<br />

massacrate dalla poesia rap del<br />

protagonista. Sulla graticola fini-<br />

scono i sorridenti coreani, gli<br />

ebrei traffichini, le signore bene, i<br />

neri pallacanestrati, gli italoamericani<br />

unti, i pakistani e tutte le<br />

etnie e tipologie che vanno a popolare<br />

quel luogo che tutti conosciamo<br />

come New York. Una tirata<br />

forte, irresistibile, scorretta e<br />

doverosa. Che acquista ancora<br />

maggior senso verso il finale del<br />

film, quando quelle stesse facce<br />

assumono un senso completamente<br />

diverso. Proprio quando<br />

Monty vive la sua venticinquesima<br />

ora, quella del sogno, di una<br />

vita immaginata.<br />

Pensato prima dell’11 settembre,<br />

il film di Spike Lee è il primo ad<br />

affrontare la città tenendo conto<br />

dell’evento che l’ha cambiata.<br />

Non solo e non tanto nello skyline,<br />

ma nell’anima. Appese alle<br />

pareti stanno le foto dei pompieri,<br />

quasi sempre bianchi, e questa<br />

volta Spike non invita a toglierle,<br />

come era accaduto nella pizzeria<br />

di Fa’ la cosa giusta, e anche<br />

l’icona di Bin Laden è presente.<br />

Alla fine della storia ci si accorge<br />

di avere assistito a un inno d’amore<br />

per la città più prepotente<br />

e più profondo di quello che<br />

Woody Allen voleva nel prologo<br />

di Manhattan. Non c’è la<br />

Rapsodia in blu, ma le musiche<br />

di Terrence Blanchard. Poi ci sono<br />

loro, gli interpreti. Edward<br />

Norton, il più grande della sua<br />

generazione. Accanto si ritrova<br />

la bellezza ubriacante di Rosario<br />

Dawson, e ancora Barry Pepper<br />

e Philip Seymour Hoffman che lo<br />

accompagnano in un concerto indimenticabile.<br />

Come indimenticabili<br />

sono quei fasci luminosi che<br />

partono dalle viscere delle Twin<br />

Towers e quel dialogo alla finestra<br />

con l’occhio che rimane ipnotizzato<br />

dalle immagini delle macerie<br />

dove ancora si scava.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

SECRETARY<br />

SECRETARY<br />

Steven Shainberg<br />

Lee potrebbe essere la ragazza<br />

della porta accanto. Timida e<br />

anonima. In realtà è appena uscita<br />

da una casa di cura. Lee ama<br />

ferirsi, tagliuzzarsi e trasformare<br />

il dolore in piacere. Trova lavoro<br />

dall’avvocato Grey, un timido che<br />

scarica segretarie in continuazione<br />

e riceve strane donne. Anche<br />

lui ha un segreto: è un sadico<br />

da manuale. Così, quando casualmente<br />

lei compie un errore di<br />

battitura, non viene biasimata,<br />

ma sculacciata. Meglio non poteva<br />

andare. Altro che lo stupido<br />

ansimare del suo boyfriend:<br />

questo è il vero piacere. Maggie<br />

Gyllenhaal perfetta, James<br />

Spader inconsueto per una commedia<br />

originale, magnificamente<br />

scorretta e indipendente.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

SOLARIS<br />

Steven Soderbergh<br />

Soderbergh, trenta anni dopo,<br />

riprende in mano più il libro<br />

di Stanislav Lem che il film di<br />

Tarkovsky. La storia si semplifica.<br />

Gli astronauti della navicella spaziale<br />

in cerca di nuove fonti di<br />

energia sono ossessionati dai<br />

ricordi, dai loro morti che torna-<br />

SHAOLIN SOCCER<br />

Stephen Chow<br />

Il film più stravagante della stagione,<br />

seppure in uscita ritardata,<br />

DAREDEVIL<br />

no a essere vivi. E per questo<br />

si può morire, non reggendo la<br />

prova: è duro essere costretti a<br />

rivivere le proprie tragedie. La<br />

situazione è virtuale, l’angoscia<br />

vera. George Clooney è il protagonista,<br />

psicologo, braccato a<br />

sua volta da Natascha McElhone,<br />

la moglie morta suicida. Il pubblico<br />

negli Usa non ha gradito,<br />

nonostante Clooney offra il suo<br />

posteriore allo sguardo complice<br />

della macchina da presa.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

DILLO CON PAROLE MIE<br />

Daniele Luchetti<br />

Stefania è la zia, Megghy la nipote<br />

quattordicenne. Il destino,<br />

un po’ pilotato, le ha portate<br />

a trascorrere insieme le vacanze<br />

in Grecia, sull’isola di Ios. Zia ha<br />

appena chiuso con Andrea e<br />

deve rimettersi in sesto. La nipotina<br />

esplosiva e vitale ha invece<br />

deciso di perdere la verginità. Ed<br />

è proprio Andrea la persona che<br />

lei sta corteggiando, utilizzando<br />

i suggerimenti della zietta inconsapevole.<br />

Daniele Luchetti torna<br />

a dirigere dopo qualche anno<br />

di silenzio. Interpreti zia Stefania<br />

Montorsi, che lo ha anche sceneggiato,<br />

Giampaolo Morelli e<br />

la giovanissima Martina Merlino.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

CINESI, CALCIO E KUNG-FU<br />

Una variante dei Blues Brothers. Però qui si gioca a pallone<br />

perché da tempo nelle varie<br />

Chinatown circola in dvd non<br />

sempre di limpida provenienza. Si<br />

comincia su un campo di calcio,<br />

con un rigore sbagliato e un gio-<br />

LIBERI<br />

DAREDEVIL<br />

Mark Steven Johnson<br />

L’ennesimo supereroe senza<br />

paura chiamato a contrastare<br />

la criminalità. C’è però un tratto<br />

originale, un apparente limite:<br />

il nostro è cieco in seguito a una<br />

contaminazione da radioattività.<br />

Ma, dopo avere affinato tutti gli<br />

altri sensi, è in grado di “vedere”<br />

meglio degli altri. Purtroppo<br />

è l’unica originalità del film con<br />

Ben Affleck che si cimenta come<br />

ammazzasette volteggiando più<br />

agile ed efficace di Bruce Lee<br />

grazie ai trucchi. Accanto a lui<br />

la nascente star Jennifer Garner.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

LIBERI<br />

Gianluca Maria Tavarelli<br />

Tavarelli prosegue la sua personale<br />

ricerca di storie di gente<br />

comune (Un amore, Qui non è<br />

il paradiso) e questa volta ci<br />

porta in Abruzzo, nella zona di<br />

Pescara, dove si incrociano diverse<br />

vicende. Cenzo ha perso<br />

il lavoro dopo trenta anni in fabbrica.<br />

Vince, suo figlio, vorrebbe<br />

andarsene da lì. Elena, la sua<br />

ragazza, vuole invece mettere su<br />

famiglia e stare in paese. Poi c’è<br />

Genny, cameriera in un ristorante,<br />

che vorrebbe conoscere il mondo<br />

catore massacrato di botte. Lo ritroviamo<br />

anziano e zoppicante<br />

per le vie della città, sino a quando<br />

incontra un discepolo del<br />

kung fu dei monaci Shaolin e lì<br />

COSE DI QUESTO MONDO<br />

ma non può farlo perché viene<br />

assalita da crisi di panico. Infine<br />

Anita, madre di Genny, cuoca del<br />

ristorante. Tutti vorrebbero essere<br />

liberi, ma è complicato e difficile.<br />

Intorno a loro il mondo vive<br />

la sua estate, come sempre.<br />

SELVAGGIA CONTI<br />

COSE<br />

DI QUESTO MONDO<br />

Michael Winterbottom<br />

Orso d’oro a Berlino per questo<br />

film che percorre con sensibilità<br />

il tracciato della docufiction.<br />

Winterbottom si piazza alle<br />

costole di Jamal, un ragazzino<br />

afghano, orfano, in un campo<br />

profughi pakistano. Jamal conosce<br />

un po’ di inglese, per questo<br />

uno zio lo affianca al più grande<br />

Enayatullah. I due puntano verso<br />

la Gran Bretagna, come clandestini.<br />

Devono attraversare<br />

Pakistan, Iran, Turchia, Italia<br />

e Francia prima di arrivare alla<br />

meta. Sottoposti a mille avventure,<br />

spesso spiacevoli, stemperate<br />

da qualche barzelletta. Cambiano<br />

lingue, abiti, cultura e alla fine<br />

capiamo un po’ di più di cosa<br />

significhi essere “clandestini”.<br />

Il ragazzino protagonista ora è a<br />

Londra, in attesa di essere espulso<br />

al compimento dei 18 anni.<br />

ANTONELLO CATACCHIO<br />

scatta la scintilla: unire il calcio e il<br />

kung fu. Come fossero i Blues<br />

Brothers, anche loro cercano di rimettere<br />

insieme la band, meglio<br />

la squadra, ritrovando gli esperti<br />

di arti marziali finiti in ogni dove<br />

per addestrarli al gioco più bello<br />

del mondo. E si parte per la grande<br />

avventura: la conquista della<br />

coppa. Stephen Chow, regista,<br />

produttore, interprete, saccheggia<br />

sapientemente l’animazione giapponese<br />

e il cinema d’azione di<br />

Hong Kong, e strizza l’occhio ai<br />

b-movies d’altri tempi per confezionare<br />

un mix a tratti irresistibile.<br />

I suoi eroi sono più devastanti di<br />

quelli degli spot Nike e il film è<br />

probabilmente costato meno di<br />

quei lampi pubblicitari. Il talento<br />

di Chow è stato riconosciuto dal<br />

maestro Zhang Yimou, che lo ha<br />

voluto nel suo nuovo film Hero.<br />

REPRISE<br />

Già uscito tra l’indifferenzagenerale,<br />

riecco Respiro,<br />

salvato dai francesi<br />

RESPIRO<br />

Emanuele Crialese<br />

Ci sono gioielli che non<br />

sempre vengono subito<br />

riconosciuti. Respiro è tra<br />

questi. Presentato con ottimo<br />

riscontro all’ultimo<br />

Festival di Cannes (premiato<br />

alla Semaine de la critique),<br />

il film è uscito a inizio stagione<br />

ottenendo, per dirla<br />

con la tv, un altissimo indice<br />

di gradimento ma un modesto<br />

indice d’ascolto.<br />

Poi è approdato al mercato<br />

francese in gennaio, suscitando<br />

l’entusiasmo di centinaia<br />

di migliaia di spettatori<br />

(e il plauso della critica),<br />

rimanendo in classifica per<br />

diverse settimane. Un buon<br />

motivo per ritentare sul<br />

mercato italiano. Anche perché<br />

il film è veramente ottimo.<br />

La vicenda è ambientata<br />

a Lampedusa, dove una giovane<br />

madre, moglie di un<br />

pescatore, si sente soffocare<br />

dai pregiudizi e dalla grettezza<br />

di un mondo chiuso<br />

nonostante il paesaggio<br />

soleggiato e magnifico.<br />

E deraglia, a modo suo, con<br />

la complicità del figlio<br />

tredicenne.<br />

Valeria Golino è la protagonista,<br />

efficace come non<br />

mai, della storia che<br />

Crialese racconta mostrando<br />

di essere il regista italiano<br />

emergente più dotato in<br />

termini di capacità evocative<br />

e visive. Segno di talento<br />

innato, affinato con studi di<br />

cinema a New York grazie a<br />

una borsa di studio. Quindi<br />

per non farsi trovare impreparati<br />

quando diventerà un<br />

grande regista, sarà meglio<br />

andare a vedere questo film.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 53


54 URBAN<br />

ON STAGE<br />

Di tutto un po’,<br />

anzi un pop<br />

LA FEBBRE<br />

DEL SABATO SERA<br />

Milano, Teatro Nazionale<br />

Come Londra, come<br />

Broadway. Anche il pubblico<br />

italiano premia il classico della<br />

disco music targato Bee Gees.<br />

Accanto al Tony Manero di<br />

Sebastian Torkia viene prelevato<br />

dagli anni ’60 Rocky<br />

Roberts nel ruolo del dj filosofo.<br />

In italiano, ma con canzoni<br />

in lingua e coretti. 4-17 aprile<br />

CONCERTO<br />

FOTOGRAMMA<br />

Bologna, Arena del Sole<br />

Premio Oscar dal vivo: Nicola<br />

Piovani al pianoforte reinterpreta<br />

le melodie che ha composto<br />

per accompagnare le<br />

immagini girate da Fellini,<br />

Moretti, Benigni. La dimensione<br />

del teatro e uno schermo<br />

su cui scorrono sequenze da<br />

La voce della Luna o da La vita<br />

è bella evocano memorie<br />

ed emozioni. 10-12 aprile<br />

GINESTRE A PORTELLA<br />

Torino, Parco Culturale<br />

Le Serre di Grugliasco<br />

Il sottotitolo (Creazione teatrale<br />

sulla prima strage impunita<br />

della Repubblica) spiega le intenzioni<br />

dell’autore e regista<br />

Lucio Nattino. Un teatro etico<br />

e civile, che cerca nella storia<br />

di ieri i motivi della situazione<br />

di oggi. 29 aprile-1 maggio<br />

BENVENUTI<br />

IN CASA GORI<br />

Roma, Teatro della Cometa<br />

Commedia nera tra le più riuscite<br />

della drammaturgia italiana<br />

degli anni ’90 (firmano<br />

Alessandro Benvenuti e Ugo<br />

Chiti) graziata anche da una<br />

fortunata trasposizione cinematografica.<br />

Gruppo di famiglia<br />

in un inferno.<br />

1-20 aprile<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

TEATRO<br />

VALERI, GENIO COMICO<br />

Colta ma popolare,<br />

la più grande attrice<br />

comica italiana veste<br />

i panni della bisbetica<br />

Santippe. Magistrale<br />

Dalla signora Cecioni alla signora<br />

Santippe. Nonostante le mille<br />

interpretazioni di una lunga carriera<br />

di attrice, regista e sceneggiatrice,<br />

restiamo affezionati ai<br />

due personaggi che diedero notorietà<br />

a Franca Valeri: la signorina<br />

snob e il suo alter ego romanesco,<br />

bigodini giganti, sempre<br />

al telefono con mammà.<br />

Dopo aver prestato volto e voce<br />

a tante donne sul set cinematografico<br />

e sulla scena, sempre con<br />

quell’ironia leggera e allo stesso<br />

tempo affilata, stavolta Franca<br />

Valeri interpreta la figura che per<br />

eccellenza, in Occidente, rappresenta<br />

la donna che nessuno vorrebbe<br />

avere accanto: Santippe,<br />

moglie di Socrate.<br />

Donna che l’antica Grecia tramanda<br />

come petulante, dispettosa,<br />

insistente fino allo sfinimento,<br />

moglie insopportabile per antonomasia.<br />

Più leggenda che storia,<br />

a dire il vero. Dall’8 aprile al primo<br />

giugno l’illustre capostipite<br />

delle attrici comiche italiane, con<br />

RICCARDO III<br />

Milano, Teatro Studio<br />

Gli attori di Ronconi – Massimo<br />

Popolizio in testa – sono affidati<br />

al ventottenne ungherese Arpàd<br />

Shilling, nuova stella della regia<br />

europea. La tragedia del bardo è<br />

rivissuta come una storia di mafia<br />

dove “il peccato a volte fa impressione<br />

perché proclama la libertà<br />

della volontà umana, dove la morale<br />

non è un valore e le leggi solo<br />

parole”. Fino al 17 aprile<br />

La vedova Socrate, prova a rendere<br />

giustizia alla povera Santippe,<br />

a liberarla da quello sguardo misogino<br />

che i contemporanei le incollarono<br />

addosso. “Una grossa<br />

tentazione” così la Valeri definisce<br />

la proposta che a suo tempo le<br />

fece Patroni Griffi passandole il<br />

DOPO TONDELLI, COCTEAU< CON LA MUSICA<br />

Massimiliano Martines compone il secondo tassello della Trilogia delle camere separate<br />

Dopo Tondelli, ambientato in<br />

uno struggente salotto-acquario,<br />

arriva Cocteau nella forma<br />

di opera musicale in playback.<br />

Un’altra volta un romanzo trasformato<br />

per il teatro, un’altra<br />

volta una generazione di giovani<br />

in lotta col mondo per divenire<br />

adulti.<br />

Lo scrittore e regista<br />

Massimiliano Martines, già at-<br />

tore con il Teatro della<br />

Valdoca e collaboratore del<br />

Teatrino Clandestino, compone<br />

ora il secondo tassello della<br />

sua Trilogia delle camere separate.<br />

Tutto si svolge intorno a<br />

un letto-teatro-universo a cui<br />

gli adulti sono totalmente<br />

estranei, grumo di slanci adolescenziali<br />

e musica pop, giostra<br />

misteriosa su cui corrono<br />

TRISTE PALESTINA, MA ANCHE CARMEN E BURATTINI<br />

CARMEN<br />

Bologna, Teatro delle Celebrazioni<br />

La rielaborazione in opera-ballet<br />

del classico di Bizet ideata da<br />

Daniel Pacitti attraversa quasi un<br />

secolo di storia dell’Argentina.<br />

Dai mattatoi per le mandrie guidate<br />

dai gauchos a fine ’800, rifugio<br />

di indios del Norte e di<br />

schiavi fuggiti dal Brasile, agli anni<br />

’20 coi bordelli che videro la<br />

nascita del tango, fino all’epoca di<br />

Juan ed Evita. 8-12 aprile<br />

volumetto di Dürrenmatt, La morte<br />

di Socrate. “Mi sono divertita a<br />

immaginare un ripensamento della<br />

sua vita dentro una quotidianità<br />

coniugale per nulla scalfita dalla<br />

personalità eccezionale del marito”,<br />

continua l’attrice, che ha immaginato<br />

Santippe come “una co-<br />

sentimenti e pulsioni. Il soggetto<br />

è fedele alla pagina del romanzo<br />

francese con Elisabeth<br />

che ama il fratello Paul ammalato,<br />

Gérard che ama il compagno<br />

di scuola Paul, Paul che<br />

ama Agathe, e con Elisabeth<br />

che sembra innamorarsi di<br />

Michael e lo sposa finché morte<br />

non li separi... Appunto fino alla<br />

morte, vera protagonista del-<br />

GIANDUJA<br />

Torino, Teatro Gobetti<br />

1808: i burattinai Giovanni<br />

Battista Sales e Gioacchino<br />

Bellone inventano la maschera<br />

poi simbolo della città. Sulle tracce<br />

della sua storia, intrecciata al<br />

Risorgimento così come alla Fiat,<br />

due attori-filologi, Alfonso Cipolla<br />

e Giovanni Moretti costruiscono<br />

un copione per Eugenio Allegri e<br />

una Compagnia di Commedia<br />

dell’Arte. 9-15 aprile<br />

mune ragazza dei sobborghi di<br />

Atene, che oggi potrebbe abitare<br />

sulla Prenestina ed essere una vistosa<br />

impiegata ossigenata”.<br />

“Intelligente ma indissolubilmente<br />

legata alla sua estrazione<br />

popolare”, Santippe dopo la<br />

morte del consorte si fa per una<br />

volta protagonista della nobile<br />

arte del discorso e, finalmente,<br />

dice tutto. Ma sceglie come bersaglio<br />

non il marito, oggetto del<br />

suo affetto, delle sue intemperanze<br />

e premure, bensì i suoi illustri<br />

filosofeggianti interlocutori,<br />

primo tra tutti Platone “che si<br />

è permesso di raccogliere nei libri<br />

le parole di suo marito, mentre<br />

lei ne sentiva ben altre a tavola,<br />

a letto o in bagno”.<br />

Testimone di un altro Socrate,<br />

altrettanto eterno rispetto a<br />

quello consegnato ai posteri dai<br />

dialoghi platonici, nell’interpretazione<br />

di Franca Valeri<br />

Santippe, disprezzata dagli storici<br />

e da una millenaria tradizione,<br />

si prende la sua rivincita e<br />

diventa gustosa eroina di teatro.<br />

La vedova Socrate<br />

Roma, Piccolo Eliseo<br />

Tel. 06-4882114<br />

8 aprile -1 giugno<br />

la vicenda. Per Cocteau il termine<br />

di un flusso di scrittura che<br />

prende la forma di linguaggio<br />

ipercinetico e del videoclip.<br />

Les enfants terribles<br />

Bologna, Teatri di Vita<br />

Tel. 051-566330<br />

11-13 aprile<br />

CANTO PER SHATILA<br />

Roma, Teatro Orologio<br />

CECILIA RINALDINI<br />

SANDRO AVANZO<br />

Jean Genet, sostenitore appassionato<br />

della causa palestinese, primo<br />

tra gli occidentali a entrare nel<br />

campo profughi di Shatila subito<br />

dopo il massacro dell’82, è stato<br />

anche tra i primi a raccontare a<br />

un’Europa distratta l’orrore della<br />

strage. Lo spettacolo, ispirato agli<br />

scritti di Genet, e con Luigi<br />

Mezzanotte diretto da Giordano<br />

Aquilini. 15 aprile -11 maggio


ARTE<br />

GLI ANGELI DELL Dio strabenedica<br />

i mecenati.<br />

Due mesi di arte e<br />

video a Roma sotto<br />

l’ala protettrice<br />

di Artangel<br />

, ARTE<br />

Mecenati, filantropi appassionati<br />

d’arte contemporanea e artisti in<br />

cerca di sponsor prendete appunti.<br />

A Roma sta per approdare<br />

James Lingwood per presentare il<br />

15 aprile, al Sainsbury Lecture<br />

Theatre, i dieci anni d’attività di<br />

Artangel. Un’organizzazione inglese<br />

che commissiona opere<br />

d’arte importanti ad artisti contemporanei,<br />

con l’obiettivo di avvicinare<br />

un vasto pubblico all’arte.<br />

Le produzioni di Artangel hanno<br />

dell’incredibile, basti pensare<br />

all’opera video Creamaster 4 di<br />

Matthew Barney e al progetto<br />

multimediale Logic of the Birds<br />

di Shirin Neshat. Molti artisti,<br />

soprattutto delle ultime generazioni,<br />

si sono impadroniti del<br />

linguaggio cinematografico,<br />

eleggendo il video a strumento<br />

privilegiato nella creazione delle<br />

loro opere. Non aspettatevi però<br />

di vedere film nel senso tradizio-<br />

GIUSEPPE PERONE<br />

Bologna, 051-220184<br />

Non storcete il naso, non si tratta<br />

di un errore di battitura, non stiamo<br />

parlando di Giuseppe Penone,<br />

bensì del giovane scultore<br />

Giuseppe Perone. L’anno scorso<br />

si è aggiudicato alla fiera Miart di<br />

Milano il premio Sezione<br />

Anteprima destinato al miglior<br />

giovane artista, e a distanza di un<br />

anno presenta alla galleria Spazia<br />

le sue opere, in cui prevale l’utilizzo<br />

della sabbia. Fino al 19 aprile<br />

nale del termine. Con Artangel<br />

trionfano la sperimentazione e<br />

la contaminazione dei generi<br />

espressivi.<br />

Il 17 aprile viene proiettato The<br />

Battle of Orgreave di Jeremy<br />

Deller, artista che secondo la giuria<br />

dell’ultima edizione del prestigioso<br />

Turner Prize avrebbe dovuto<br />

vincere il premio, sebbene non<br />

MATER UNIVERSALIS<br />

Bologna, 051-243438<br />

Il titolo della mostra è in latino,<br />

ma gli artisti invitati a esporre<br />

alla Mondo Bizzarro Gallery<br />

sono tutti italiani doc. Dast,<br />

Gianmaria Liani e Stefano<br />

Zattera, molto noti nell’ambito<br />

del fumetto internazionale, mostrano<br />

il frutto di un progetto<br />

durato due anni di lavoro che<br />

ha dato vita anche a una “bizzarra”<br />

pubblicazione.<br />

5-30 aprile<br />

fosse neanche tra i selezionati. Il<br />

6 maggio sarà invece la volta di<br />

Fishtank di Richard Billingam,<br />

che racconta in maniera cruda e<br />

senza filtri la vita quotidiana della<br />

sua famiglia. L’ultimo appuntamento<br />

sarà con Future Film di<br />

Douglas Gordon, omaggio al celebre<br />

Vertigo di Hitchcock, in cui<br />

prevale l’ossessione sessuale e i<br />

climax melodrammatici. Artisti di-<br />

1:1, GUIXÉ, LIMA, <strong>MILANO</strong><br />

Milano, 02-89697501<br />

Il designer catalano Marti Guixé<br />

arriva a Milano per la sua personale<br />

a Lima, nuovo spazio dedicato<br />

alle arti visive contemporanee.<br />

Durante la settimana del Salone<br />

del mobile, Guixé – che si muove<br />

con ironia tra arte visiva e performance<br />

– presenterà un progetto<br />

realizzato appositamente per l’occasione.<br />

Inaugurazione mercoledì<br />

9 aprile alle 19, poi dalle 14 alle<br />

20. 10-12 aprile<br />

versi che hanno in comune un<br />

“angelo protettore” che ha permesso<br />

loro di realizzare progetti<br />

ambiziosi e complessi.<br />

A noi sembra una favola, appena<br />

al di là della Manica è realtà.<br />

D.P. TESEI<br />

Artangel<br />

Roma, The British School at Rome<br />

Tel. 06-32649381<br />

MA IL MANAGER HA UN , ANIMA?<br />

Ritratti di businessman con un po’ di umanità. Perché anche l’uomo d’affari, forse, è un uomo<br />

Che cosa si nasconde dietro<br />

all’aspetto sicuro di un businessman,<br />

con la sua andatura<br />

spedita e un aplomb invidiabile?<br />

Questi manager tutti d’un<br />

pezzo, indistruttibili, agguerriti<br />

e con l’agenda sempre colma<br />

di impegni stressanti hanno<br />

un’anima? A vedere le immagini<br />

dell’artista svedese Maria<br />

Friberg sembrerebbe di sì. Il<br />

mondo degli uomini d’affari è<br />

regolato da convenzioni che<br />

enfatizzano l’immagine dell’uomo<br />

forte e sicuro, ma al di là di<br />

questi stereotipi si celano caratteristiche<br />

psicologiche, sociali<br />

e culturali individuali.<br />

L’interesse di Friberg è proprio<br />

quello di cogliere i comporta-<br />

menti degli uomini oltre i condizionamenti<br />

sociali.<br />

Per esempio per due settimane<br />

l’artista ha seguito quattro uomini<br />

d’affari durante la loro abituale<br />

pausa pranzo, spiandoli e<br />

soprattutto studiandoli. Nella<br />

serie fotografica Almost there,<br />

per la prima volta esposta in<br />

Italia, quegli stessi uomini, ve-<br />

stiti in maniera impeccabile,<br />

galleggiano invece in una piscina.<br />

Incredibile, hanno perso il<br />

controllo della situazione ma<br />

galleggiano lo stesso!<br />

Maria Friberg<br />

Milano, Galleria Galica<br />

Tel. 02-86984083<br />

10 aprile - 22 maggio<br />

SCULTURA, FUMETTI, DESIGN E UN LABIRINTO<br />

I MODERNI E ARATA ISOZAKI<br />

Rivoli (To), 011-9565222<br />

Il castello di Rivoli è l’unico spazio<br />

museale italiano ad avere una<br />

programmazione fino al 30 maggio<br />

2004. Incredibile ma vero. Si<br />

comincia con la mostra I Moderni,<br />

di artisti contemporanei emergenti<br />

che riflettono sui temi della<br />

modernità, e con l’installazione<br />

Electric Labyrinth dell’architetto<br />

giapponese Arata Isozaki, realizzata<br />

per la XIV Triennale di Milano<br />

nel 1968. 16 aprile - 24 agosto<br />

Matthew Barney, Creamaster 4, 1994 - Photo di James O’Brien - Courtesy: Barbara Gladstone<br />

MOSTRE<br />

Da Prada, a<br />

Olivetti, fino alla<br />

Roma di Cinecittà<br />

ANDREAS SLOMINSKI<br />

Milano, 02-54670515<br />

Dopo la straordinaria mostra<br />

di Tom Friedman, gli spazi della<br />

Fondazione Prada accolgono<br />

ben quindici opere realizzate<br />

ad hoc dall’artista tedesco<br />

Andreas Slominski per la sua<br />

prima ampia mostra in Italia.<br />

Reggerà il confronto con il suo<br />

geniale predecessore?<br />

Sono aperte le scommesse.<br />

10 aprile - 13 giugno<br />

BETWEEN DRESDEN<br />

& PRAGUE<br />

Roma, 06-6877054<br />

A quanto pare c’è una tenda<br />

che, partita dalla Fondazione<br />

Olivetti lo scorso anno, ha<br />

fatto un viaggio da Dresda a<br />

Praga per arrivare di nuovo a<br />

Roma al Campo Boario. Il 15<br />

aprile, la stessa tenda ospita<br />

la presentazione del libro<br />

Between Dresden & Prague<br />

in cui sono pubblicati gli interventi<br />

di tutti gli artisti coinvolti<br />

nel viaggio. Tra di essi:<br />

Eva Marisaldi, Olaf Nicolai e<br />

Katerina Vincourová.<br />

Fino al 25 aprile<br />

JANKOWSKI - BENVENUTO<br />

Roma, 06-67107900<br />

Che cosa abbiano in comune<br />

Christian Jankowski e Carlo<br />

Benvenuto non è molto chiaro.<br />

Quello che è certo è che<br />

sono stati invitati insieme a<br />

esporre le loro opere al<br />

Macro. Jankowski, artista ironico<br />

e brillante, presenta<br />

un’installazione multimediale<br />

ispirata alla storia del cinema<br />

italiano e a Cinecittà.<br />

Benvenuto, maestro dell’equilibrio<br />

precario, ha creato un<br />

allestimento suggestivo con<br />

l’ausilio di alcune fotografie<br />

di grandissime dimensioni.<br />

Fino al 27 aprile<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 57


immagine tratta da: Bizarro Postcards, TASCHEN - Ed. Jim Heimann<br />

SHOPPING<br />

VINTAGE, QUELLO VERO<br />

Modernariato made<br />

in Usa. Cioè miti<br />

Suggestioni americane c’è scritto<br />

bello chiaro sul biglietto da visita,<br />

sotto il nome del negozio.<br />

Biglietto sul quale, peraltro, è disegnato<br />

il superbo skyline di<br />

Manhattan (come era). The real<br />

spirit of Usa, che tradotto in pratica<br />

sono pillole, assaggi, atmo-<br />

Se la folla di Porta Portese e<br />

via Sannio non fa più per voi.<br />

Se tremate alla sola idea di rovistare<br />

nei banchi polverosi alla<br />

ricerca di un miracoloso ritrovamento<br />

della felpa dell’Adidas<br />

“proprio-come-quella-che-avevo-da-ragazzino”.<br />

Se l’odore<br />

delle salsicce alle 9 di domenica<br />

mattina vi fa svenire. Se non<br />

ne potete più di passare in rassegna<br />

i poveri banchetti dei<br />

russi con le spille dell’Armata<br />

Rossa... Roma vi viene incontro<br />

con altre offerte di shopping<br />

domenicale tra i banchetti.<br />

Meno pittoreschi, non all’aperto,<br />

ma sicuramente più tranquilli<br />

e per acquisti più mirati.<br />

Per esempio la mostra mercato<br />

Underground, che si svolge<br />

ogni prima domenica del mese<br />

dalle 9.30 alle 19 (l’appuntamento<br />

di aprile è fissato per<br />

domenica 6) dentro il parcheggio<br />

Ludovisi, in via Francesco<br />

Crispi, a un passo da via<br />

Veneto. Più simile a un’enorme<br />

NEW AGE, ARTIGIANI E BIMBI< A TORINO<br />

PACHAMAMA<br />

Via Barbaroux, 18<br />

Una bottega dell’artigianato senza<br />

ombra di dubbio. Curiosando<br />

con calma si possono trovare oggetti<br />

etnici, di terracotta e raku,<br />

scacchi dei più vari materiali,<br />

backgammon, ma non solo. Il negozio<br />

è una base dove informarsi<br />

e indirizzarsi verso corsi di restauro,<br />

tecniche di costruzione e<br />

ceramica. Per i tradizionalisti un<br />

buon posto per incensi e candele.<br />

sfere. Della Hollywood che fu,<br />

dei cantieri metropolitani, dell’arredamento<br />

di bar e cucine,<br />

dei marchi americani (e simboli)<br />

più famosi, oltre ai gadget, agli<br />

accessori e alle stoviglie più strane.<br />

Certo non si può prescindere<br />

dalla regina a stelle e strisce, la<br />

Coca Cola, con bicchieri, bottiglie,<br />

cavatappi, vassoi e magliette<br />

dei meravigliosi anni ’50, ’60<br />

e ’70. Quindi si perde volentieri<br />

LA GROTTA DI MERLINO<br />

Piazza Statuto, 15<br />

Delle storie di piazza Statuto si<br />

sa. Non c’era posto migliore quindi<br />

per questa bottega davvero<br />

“dell’insolito”, un po’ pellerossa,<br />

un po’ new age. Dentro trovate di<br />

tutto: gemme, cristalli, rune, musica<br />

per meditazione, tarocchi, piramidi,<br />

aromi, strumenti musicali,<br />

gioielleria etnica, celtica, poster,<br />

editoria e arte new age. E poi<br />

abracadabra... fate voi.<br />

Roma, dove trovare<br />

gli anni ’60. Non le<br />

copie, gli originali<br />

tempo tra i poster, le foto e gli<br />

adesivi di divi e dive, anche se<br />

pur sempre con Marilyn nel cuore.<br />

E poi i pezzi più divertenti,<br />

rari, preziosi. In primo luogo le<br />

targhe delle automobili (che in<br />

America non è obbligatorio restituire<br />

o distruggere), poi i cartelli<br />

stradali, la segnaletica più bislacca<br />

e alcuni avvisi che saranno<br />

certo graditi a mogli e mariti rassegnati,<br />

ma un po’ stufi. Danger<br />

LA BOTTEGA DI FULGENZI<br />

Via dei Mercanti, 15<br />

Un salto indietro ai tempi delle<br />

medie per chi oggi ha trentacinque<br />

anni. Quando l’etnico in genere,<br />

gli incensi, le candele, le<br />

lampade di carta, i cappellini e i<br />

guanti peruviani e le cassette di<br />

musica rilassante non erano ancora<br />

un businness. Gli antesignani<br />

resistono, e molto bene<br />

anche. Fatevi un giro, non ve ne<br />

pentirete.<br />

soffitta che a un mercatino,<br />

ospita un centinaio di espositori<br />

che vendono oggetti<br />

di modernariato, abiti vintage,<br />

manifesti e affiches di inizio<br />

secolo.<br />

Un mercato dedicato a oggetti<br />

particolari e divertenti, dove<br />

passare una giornata frugando<br />

tra le cassapanche e le vetrinette<br />

e perdendosi dietro francobolli,<br />

monete, macchine fotografiche<br />

antiche e giocattoli<br />

d’epoca. Anche insieme ai<br />

bambini, visto che a loro è dedicato<br />

un angolo per la vendita<br />

e il baratto di fumetti, giocattoli,<br />

figurine e sorpresine<br />

degli ovetti kinder. Un’altra<br />

proposta molto divertente è<br />

il mercatino allestito dentro agli<br />

Ex Magazzini (via dei Magazzini<br />

Generali 8/bis), lo storico locale<br />

dell’Ostiense che ogni domenica<br />

pomeriggio (18-24) apre<br />

ed espone vestiti e oggetti degli<br />

anni ’60: minigonne optical<br />

e occhiali di plastica colorati,<br />

riviste beat e parka da mods.<br />

Per fare finta di passeggiare tra<br />

i banchi di Camden Town prima<br />

dell’aperitivo.<br />

AMERICA, QUELLA CHE CI PIACE<br />

LUCREZIA CIPPITELLI<br />

man cooking, warning woman<br />

speaking, caution man in bathroom,<br />

e via di questo passo. Dal<br />

generale Custer a Humprey<br />

Bogart e a Fonzie tutta la retorica<br />

Usa, ma con una sana ironia.<br />

Comprese le torte di mele di plastica<br />

o gonfiabili.<br />

SARA TEDESCHI<br />

New York Society Store<br />

Milano, corso Garibaldi 64<br />

LIBRERIA DEI RAGAZZI<br />

Via Stampatori, 21<br />

Una bella libreria dove perdersi<br />

e giocare con i propri bambini.<br />

Non solo libri però, in zone<br />

ben scandite per età dei frugoletti,<br />

ma anche incontri il sabato<br />

pomeriggio alle 16.30 (obbligatorio<br />

prenotare) per avvicinarsi<br />

al piacere della lettura.<br />

E al piano di sopra libri in lingua.<br />

Tutti gli appuntamenti su<br />

www.lalibreriadeiragazzi.it.<br />

BOLOGNA<br />

Hecho en Mexico,<br />

per maniaci di<br />

Zapata. Più due<br />

risate da viaggio<br />

MEXICO E NUVOLE<br />

Via A. Righi, 9/a<br />

Viva Mexico, amici! Qui non si<br />

vendono prodotti e basta: qui<br />

si insegue il progetto di far<br />

conoscere gli artigiani e la cultura<br />

messicana. Quindi nel negozio<br />

(che ha aperto anche a<br />

Roma in piazza della Chiesa<br />

Nuova 21/22) si trovano oggettistica,<br />

arredamento, arredobagno<br />

e cucina, ceramiche,<br />

terracotta, vetri e cartapesta.<br />

Un bel lavandino colorato non<br />

costa più di uno semplice e<br />

classico in ceramica bianca.<br />

Su www.mexicom.it si fa la<br />

spesa anche via web.<br />

HOBBY ACQUARI<br />

Via A. Costa, 203/2<br />

Pesciolini in casa? Enormi pesci<br />

con conchiglie, flora, anfore,<br />

interi galeoni affondati e<br />

magari anche casse del tesoro?<br />

Qui trovate tutto per i vostri<br />

silenziosi amici che però,<br />

diciamolo, chiedono tempo, fatica<br />

e precisione. Casa, cibo,<br />

accessori e passatempi (per loro,<br />

eh? Non per voi).<br />

UNIVERSAL MARKET<br />

Via Milazzo, 2<br />

Oggetti dedicati al viaggio e<br />

tutti da ridere: una borsa che<br />

si trasforma in pareo o telo<br />

mare in cotone, lino o spugna,<br />

un tascapane, uno zainetto e<br />

una shopper con ideogrammi<br />

in rilievo fatti a mano. Poi il<br />

pantalone e la gonna thai (unisex<br />

a taglia unica) in lino e cotone<br />

grigio, nero, blu e fango.<br />

Tutto oriental oriented, compresi<br />

gli accessori moda e i<br />

complementi d’arredamento<br />

artigianali e di importazione.<br />

Registrandosi su www.universal-market.com<br />

si ricevono<br />

chicche e offerte via mail.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 59


CLUB<br />

LA PICCOLA PARIGI,<br />

E LE NOTTI TORINESI<br />

C’è chi ci va per la musica, dal dj set “che spacca” alla chanson. E chi per bere e mangiare.<br />

Un classico a Torino: fatelo alla francese. Cosa? Il brunch, il cocktail, quello che vi pare<br />

No, rien de rien? No, vous ne<br />

regrette rien? Sicuri? Allora vuol<br />

dire che alla Société Lutèce nella<br />

piccola Parigi d’Italia ci siete già<br />

stati. Complimenti.<br />

Per i torinesi doc è “il locale”<br />

di piazza Carlina dove ascoltare<br />

buona musica, compresa<br />

quella che ‘spacca’, complici i<br />

buoni dj set della tarda sera a<br />

cura del bravo dj Gamba (il<br />

giorno della musica live prevalentemente<br />

è il giovedì, ma il<br />

tutto è sempre in movimento<br />

quindi solo frequentando il<br />

locale ci si addentra nel suo<br />

ritmo) o note nostalgiche più<br />

soft, anche in puro stile Vie en<br />

rose. Ora che la stagione traghetta<br />

verso la primavera, ci si<br />

può appostare come poiane<br />

per vedere quando apre il bel<br />

dehor sulla piazza e piazzarsi<br />

(venia per il giro di parole) a<br />

un tavolino fino a notte fonda.<br />

In tempi di rigori invernali si<br />

sta dentro, ambiente petit<br />

petit (peccato perché non si<br />

può ballare) però il tutto si<br />

apprezza meglio.<br />

Il tutto sarebbero i vini e gli<br />

champagne francesi (alcuni<br />

anche ottimi) e i piatti tipo<br />

assiette de fromage (tanti e originali),<br />

paté nonché insalate<br />

con tanta salsa comme a Paris.<br />

Se fa freddo quindi è meglio,<br />

L<br />

ElettrOrganica, progetto per media da vedere e da sentire. Area dismessa, ora riammessa<br />

, EX <strong>FA</strong>BBRICA ELETTRONICA<br />

Esplorazione e incontro tra arti<br />

visive, musica elettronica, intrattenimento,<br />

arte contemporanea<br />

e ricerca musicale, in un<br />

luogo della città che si presenta<br />

nuovo di zecca.<br />

È ElettrOrganica, un progetto<br />

dedicato ai media elettronici<br />

e audiovisivi che sbarca negli<br />

spazi dell’ex fabbrica Faema, a<br />

Lambrate. Circa 20.000 i metri<br />

quadrati completamente ristrutturati,<br />

seguendo un progetto<br />

di riqualificazione urba-<br />

na, nei quali verrà disegnato<br />

un paesaggio, quasi un ambiente<br />

vegetale, dove i dispositivi<br />

visivi colloquieranno senza<br />

interruzione con gli input sonori,<br />

in tempo reale. Il nome richiama<br />

il carattere “organico”<br />

del suono con influenze della<br />

musica contemporanea d’avanguardia,<br />

improvvisazioni da<br />

free jazz e ricerche elettroniche.<br />

Il tutto sarà improntato a<br />

uno spirito di improvvisazione<br />

(ovviamente dal vivo), e – assicurano<br />

gli organizzatori – di<br />

grande casualità tra interventi<br />

musicali e immaginari grafici.<br />

Nella serata di inaugurazione<br />

(8 aprile) si potranno vedere e<br />

ascoltare numerose performance<br />

sonore, accompagnate da progetti<br />

visivi espressamente elaborati<br />

per questo appuntamento.<br />

Insomma una grande e bizzarra<br />

installazione in continuo movimento<br />

che ci riporta dritti dritti<br />

al concetto e alla pratica vj’ing.<br />

Buttate un occhio a quel che<br />

fanno tre giovani artisti di Lille,<br />

non solo per la digestione, ma<br />

anche per la gioia del vero<br />

gourmand e perché la musica<br />

fuori è più difficile da ascoltare.<br />

La selezione musicale è<br />

comunque molto curata con<br />

punte sperimentali (a tarda<br />

ora). Lo sa bene la clientela<br />

che è tanta e molto varia, e<br />

prevalentemente di aficionados.<br />

Un club il Lutèce, insomma,<br />

dove si può anche parlare<br />

– particolare non da poco –,<br />

mangiucchiare e sbevazzare a<br />

prezzi giusti (conto finale sui<br />

25 euro se non si esagera con<br />

le etichette d’annata).<br />

L’arredamento e tutto l’ambaradan,<br />

neanche a dirlo, ricordano<br />

un bistrot parigino. I più<br />

melodrammatici si presentano<br />

con coppola e sciarpetta e<br />

chiedono pastis con il classico<br />

rito della bottiglia d’acqua.<br />

Se poi siete veramente giovani<br />

il sabato notte fate le ore piccole<br />

e aspettate quelle più<br />

grosse: la domenica c’è il<br />

brunch. Parola americana,<br />

ma che qui non impegna.<br />

Tout français.<br />

SARA TEDESCHI<br />

Société Lutéce<br />

Torino, Piazza Carlo Emanuele II 21<br />

Tel. 011-887644<br />

i Qubo Gas, che hanno vinto l’edizione<br />

2002 di Netmage/<br />

Diesel Award. Dalle 22, entrata<br />

libera. Suoneranno Fan Club<br />

Orchestra (da Bruxelles), Vert e<br />

a seguire dj set di dj Elephant<br />

Power & dj sun ok papi k.o.<br />

E poi? Poi, se il posto vi è piaciuto,<br />

informatevi sulla programmazione<br />

dei prossimi mesi.<br />

ElettrOrganica<br />

8 aprile 2003, dalle ore 22<br />

Milano, via Ventura 15<br />

Tel. 02-2640343<br />

ROMA<br />

Per ballare.<br />

Per sentire. Per...<br />

BALIC<br />

Via degli Aurunci, 35<br />

Nuova apertura a San Lorenzo,<br />

quartiere che poco a poco sta<br />

lasciando spazio anche a locali<br />

meno tradizionali. Il Balic è un<br />

ristorante discoteca con un<br />

programma settimanale molto<br />

vario, che unisce cucina mediterranea<br />

e serate dance, house,<br />

black e sessioni dal vivo.<br />

La domenica sera si va di aperitivo.<br />

Tel. 06-491027<br />

IZGUD<br />

Via Mastro Giorgio, 19<br />

Altro giro, altra apertura recente.<br />

Al Testaccio. Raffinato e<br />

accurato, Izgud offre una cucina<br />

etnica condita da serate di<br />

musica live jazz e jam sessions<br />

all’insegna di sonorità elettroniche<br />

e bossa nova. Rilassante.<br />

Da non perdere i “giovedì<br />

electroretrò” e “l’aperitif du<br />

dimanche” con le live session<br />

dalle 19. Tel 06-57288794<br />

BLISS DINNER CLUB<br />

Via Ostiense, 131<br />

Aperto dall’ora di cena a notte<br />

inoltrata, il Bliss si ispira a<br />

un locale minimale newyorkese.<br />

Si mangia (bene) con sottofondo<br />

lounge e si balla chill<br />

out il giovedì, house venerdì<br />

e sabato. La domenica (se ancora<br />

state in piedi!) aperitivo<br />

e musica lounge fino a notte<br />

tarda. Tel. 06-5783146<br />

OMBRE ROSSE<br />

Piazza S. Egidio,12/13<br />

Altro aperitivo domenicale<br />

questa volta con jazz dal vivo<br />

(altro appuntamento da non<br />

mancare il giovedì sera) in<br />

questo locale sempre affollato<br />

di Trastevere. Buffa via di mezzo<br />

tra il baretto di quartiere e<br />

il wine bar alla moda, con tavolini<br />

all’aperto e ottima carta<br />

dei vini. Tel. 06-5884155<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 61


CLUB<br />

DISTORSONIE 2003,<br />

ECCO LA BRITT-STAR<br />

King Britt, maestro americano della<br />

contaminazione elettronica, fa il pendolare<br />

tra Milano e Bologna. Link e Pergola. Olé<br />

Nell’ambito della musica elettronica<br />

i confini tra generi spariscono,<br />

come spariscono le finte<br />

divisioni tra dj e producer, tra<br />

chi mette la musica e chi la produce.<br />

Spesso, come nel caso per<br />

BLUES, VIDEO, OCCHIO A ROMA<br />

Avviso ai nottambuli:<br />

tenete d’occhio<br />

l’Agatha e il Big<br />

Mama. E d’orecchio,<br />

naturalmente...<br />

Nuovo look per Agatha, la one<br />

night che ogni venerdì notte<br />

detta legge (e note musicali) al<br />

Brancaleone. La serata organizzata<br />

dai dj Andrea Lai e<br />

Riccardo Petitti si riempie infatti<br />

(ancora di più) di schermi e<br />

suoni metropolitani della drum’n’bass<br />

e della black culture.<br />

Ambientazione rinnovata grazie<br />

esempio di King Britt (prossimamente<br />

a Milano e Bologna), perché<br />

si tratta della stessa persona.<br />

Ma, anche perché nella club<br />

culture il ruolo del dj è fondamentale<br />

e tra selezioni, remix,<br />

ai resident vj, ovvero il gruppo<br />

Ddg: gente che sa coniugare<br />

immagini di repertorio anni ’60<br />

- ’70 e tecnicamente in grado<br />

di “far andare a tempo” i frame<br />

con il “battito” della musica<br />

dance. E quindi... immagini, immagini,<br />

immagini.<br />

E musica, ovvio.<br />

I visual li trovate all’interno della<br />

main room, dove si esibiscono<br />

i dj ospiti, ma anche nell’area<br />

esterna, sempre frequentatissima<br />

e ormai trasformata ufficialmente<br />

in “chill out zone”.<br />

Alla consolle della main room,<br />

l’11 aprile, troverete i produttori<br />

tedeschi dell’etichetta<br />

rivisitazioni e altro le acque si<br />

confondono notevolmente.<br />

E anche se in Italia la club culture<br />

fatica a decollare, ci sono due<br />

luoghi che da 10 anni ormai<br />

propongono il meglio della musica<br />

elettronica. Il Link di<br />

Bologna e la Pergolatribe di<br />

Milano, lo storico spazio di via<br />

Fioravanti alla Bolognina e la<br />

“casa liberata”<br />

dell’Isola/Garibaldi. Un lungo<br />

elenco di ospiti nelle passate<br />

stagioni e un lungo elenco di<br />

ospiti per la stagione in corso.<br />

Al Link dal 10 al 12 aprile si<br />

terrà per esempio Distorsonie<br />

’03 Festival di musica elettronica<br />

(www.distorsonie.it), a cui parteciperanno<br />

ospiti del calibro<br />

di Herbert, Derrick May e Donna<br />

Regina. Pergolatribe Milano,<br />

invece, prevede per venerdì 4<br />

aprile la serata Archive, con il<br />

progetto “Rima” ovvero Volcov<br />

e Domu, mentre il 2 maggio arriverà<br />

da Berlino la band culto<br />

del suono nu jazz: i Jazzanova.<br />

L’eclettico King Britt (accompagnato<br />

dalla vocalist Ivana Santili)<br />

sarà invece sia al Link (10 aprile)<br />

sia alla Pergolatribe (11 aprile).<br />

L’artista afroamericano, nato<br />

a Philadelphia, da più di dieci<br />

anni calca le scene della ricerca<br />

sonora più rappresentativa.<br />

Nel 1992 era lo speaker/poet<br />

della band culto Digable<br />

Planets, che con Arrested<br />

Development e Busta Rhymes,<br />

rappresentava l’area più solare<br />

Pulver (broken beat, nu jazz).<br />

Se il nome non vi dice niente,<br />

pensate a quella nota canzone<br />

delle Sugarbabes<br />

(Round&round) che, diventata<br />

tormentone in uno spot per un<br />

famoso gestore telefonico, ha<br />

utilizzato come “base sonora”<br />

un brano dei Dublex inc. Che,<br />

per l’appunto, appartengono<br />

proprio all’etichetta Pulver.<br />

Se invece avete voglia di blues,<br />

la musica black, buttate un’occhiata<br />

al programmazione del<br />

Big Mama. Qui si esibiscono<br />

gruppi locali e internazionali di<br />

blues e rock di ottimo spessore:<br />

e forse anche cosciente di quel<br />

grande fenomeno culturale che<br />

si definisce hip hop.<br />

Dopo l’esperienza del rap, King<br />

prosegue la sua ricerca in diverse<br />

direzioni, per prima con<br />

il collettivo musicale Silk-130,<br />

la band nata nell’underground<br />

di Philadelphia, che trova tra<br />

i suoi performer anche la cantante<br />

Ursula Rucker, e produce<br />

due album veramente curiosi<br />

come When the funk hit the fan<br />

e Re-members only. Anche se<br />

la cultura di strada affascina<br />

questo poeta/musicista, la sua<br />

ricerca non si limita ai suoni<br />

metropolitani. Producendo<br />

l’artista africano Oba, rilancia<br />

infatti il suono afro rivisitato<br />

in chiave elettronica con il bellissimo<br />

album Oba Funke.<br />

Tra le collaborazioni più riuscite<br />

di Britt quelle con Yoko Ono,<br />

Macy Gray, Miles Davis, Tori<br />

Amos e il duo newyorkese dei<br />

Masters at work.<br />

L’ultimo lavoro di King Britt<br />

Adventures in Lo-Fi è un album<br />

di hip hop completamente ispirato<br />

dal cinema di fantascienza,<br />

in particolare dal film culto di<br />

John Sayles, Fratello di un altro<br />

pianeta.<br />

LEONARD CATACCHIO<br />

Link<br />

Bologna, via Fioravanti 14<br />

www.linkassociated.org<br />

Pergola<br />

Milano, via della Pergola<br />

l’8 aprile, per esempio, ci sono<br />

gli americani-visionari Songs;<br />

Ohia, il 9 arriva Steve Wynn, ex<br />

cantante dei Dream Sindacate,<br />

gruppo di culto della scena<br />

“paisley underground” californiana<br />

anni ’80.<br />

TOMMASO TOMA<br />

Agatha (presso il Brancaleone)<br />

Roma, via Levanna 11<br />

www.agatha.org<br />

Big Mama<br />

Roma<br />

Vicolo S. Francesco a Ripa, 18<br />

Tel. 06-5812551<br />

<strong>MILANO</strong><br />

Dalla mattina alla<br />

sera. Oppure in<br />

Scozia. O in stile<br />

andino...<br />

ART <strong>FA</strong>CTORY<br />

Via Andrea Doria, 17<br />

Luogo di incontro dalla mattina<br />

alla sera; vale a dire per<br />

il caffè con brioche, il pranzo<br />

di mezzogiorno, l’aperitivo,<br />

ma soprattutto per<br />

le serate in cui bere, mangiucchiare<br />

e ascoltare buona<br />

(e diversa musica). In settimana<br />

hip hop, rock, blues<br />

e anche jazz; il sabato e la<br />

domenica pura dance.<br />

Il programma varia, quindi<br />

informatevi.<br />

Tel. 02-6694578<br />

MC DUFF’S PUB<br />

Via Volta, 13,<br />

Sotto il gonnellino niente?<br />

Poi cornamuse, musica alla<br />

grande, gran pacche sulle<br />

spalle, canti improvvisi, risate<br />

e birra a fiumi? L’idea che<br />

avete delle Highlands è<br />

questa? Va bene, ma per<br />

darvi una schiarita passate<br />

al Mc Duff’s per una birra o<br />

una degustazione come si<br />

deve di whisky. Musica in<br />

tema. Inglesi pure gli avventori.<br />

Domenica chiuso.<br />

Tel. 02-29002574<br />

CAFÉ DEL TIO<br />

Piazzale Bacone, 8<br />

Benvenuti sulle ande. Dove<br />

non ci sono locali fighetti alla<br />

milanese, ovviamente, ma<br />

grandi e piccole taverne dove<br />

bere (e qui si spera che<br />

siate dei duri, con lo stomaco<br />

forte e allenato) e fumare<br />

cigarilli e sigari (alcuni anche<br />

impegnativi nonché infiniti).<br />

Musica che vi travolge<br />

e vi trasporta in un sogno<br />

dove comodi comodi su<br />

un’amaca sorseggiate<br />

sherry. Tel. 02-2046550<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 63


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» <strong>MILANO</strong><br />

PIZZA COME VI PARE,<br />

SUL GOLFO DI <strong>MILANO</strong><br />

Milano è una piccola<br />

Napoli? Magari! Ma<br />

per la pizza si può<br />

anche avvicinare a<br />

quel modello inarrivabile.<br />

Scegliete bene<br />

E ora, attenti. Ecco un quiz<br />

talmente facile che nemmeno<br />

Amadeus oserebbe mai porre ai<br />

suoi concorrenti: qual è il piatto<br />

più amato al mondo? Cinque lettere:<br />

come pasta, ma molto più<br />

croccante-caliente-filante.<br />

Indovinato? Bravi. E allora diciamolo:<br />

in tempi di bassa autostima<br />

nazionale, essere concittadini di<br />

chi ha inventato la pizza (è lei,<br />

è lei!) rappresenta certo un bel<br />

motivo d’orgoglio. Su, adesso non<br />

fate i leghisti: non vorrete rinnegare<br />

l’italianità della pizza solo<br />

per la sua nascita napoletana, vero?<br />

Mentre ci pensate, noi parliamo<br />

di mozzarelle, di pomodori,<br />

di capperi, di marinare, di capricciose,<br />

giù giù fin dove può portarci<br />

la più sfrenata libidine pizzettara.<br />

Già, perché dietro le cinque<br />

letterine di cui sopra ci sono mille<br />

ricette e segreti... di Pulcinella che<br />

si considerano singolarmente il<br />

migliore, l’originale o il più meritevole<br />

di onore (e morsi).<br />

A cominciare dall’altezza del bordo,<br />

quello che a Napoli chiamano<br />

il “cornicione”: basso o alto?<br />

Morbido o croccante? Da mordicchiare<br />

subito o da lasciare per ultimo?<br />

E il pomodoro, va fresco o<br />

in conserva? Crudo a tocchetti,<br />

o pelato e spadellato? Per non<br />

parlare della mozzarella, argo-<br />

mento su cui si sciolgono amicizie<br />

trentennali. Una domanda su<br />

tutte: bufala o non bufala?<br />

Se vi aspettate da noi risposte<br />

definitive, scordatevelo: teniamo<br />

famiglia (di pizzaioli) e non vogliamo<br />

certo rovinarci vita (che<br />

è già ‘na pizza) e reputazione per<br />

queste pinzillacchere, come direbbe<br />

Totò. Però tutti, mozzarellisti<br />

e fontinari, cornicionisti e balconisti,<br />

trancisti e asportisti, acciughisti<br />

e quattrostagionisti,<br />

abbiamo dei punti fermi su cui<br />

non possiamo transigere: cottura<br />

a puntino (in forno a legna), pomodoro<br />

dolce (cioè non acido),<br />

mozzarella non acquosa o plasticosa,<br />

olio serio (cioè non di semi<br />

o di... motore).<br />

Ingredienti cioè che trovate da<br />

Pulcinella in via Solari 12, dove le<br />

pizze sono sottili e croccanti, al<br />

Ponte in via Vittorio Emanuele a<br />

Corsico, dove invece – secondo la<br />

tradizione napoletana – sono alte<br />

e morbide, oppure al Be Bop in<br />

viale Col di Lana 4, dove le sfornano<br />

anche senza glutine e con<br />

impasto a base di zucca. Da veri<br />

buongustai poi, diffidiamo dei ristoranti<br />

che fanno anche pizze,<br />

cioè dove c’è LEI tra spaghetti,<br />

bistecchina e macedonia. Orrore:<br />

la pizza è la pizza, cioè una scelta<br />

monotematica e monoculturale.<br />

Il problema casomai è come “bagnarla”<br />

a dovere con birre o vini<br />

adeguati (e qui si potrebbe aprire<br />

un altro dibattito: o siete per<br />

caso di quelli che insieme ci bevono<br />

la Coca???). Non preoccupatevi:<br />

in ogni caso, meglio una<br />

Margherita da urlo con una birretta<br />

così così (cioè media), che<br />

una signora Rossa (di capelli?<br />

No, la birra!) con un Calzone mediocre.<br />

Fidatevi.<br />

ALTA, BASSA, BIG O COME DIAVOLO VI PARE<br />

PIZZA BIG<br />

02-2846548<br />

Tutto quello che avreste sempre<br />

voluto in una pizzeria: pulita, colorata<br />

(in giallo-verde: omaggio<br />

al Brasile di Ayrton Senna, presente<br />

in foto), allegra, senza<br />

odori (vietato fumare!), con servizio<br />

rapido e simpatico, prezzi<br />

corretti (da 6 euro), aperta fino<br />

a mezzanotte. E le pizze? Tante<br />

(75!), buone, larghe, sfoglia sottile<br />

e croccante, pomodoro dol-<br />

ce, mozzarella non plastificata.<br />

Fabio, proprietario-pizzaiolo,<br />

impasta, inforna, sorride.<br />

Vi sembra poco? Viale Brianza,<br />

30. Chiusa domenica.<br />

DA RITA E ANTONIO<br />

02-875579<br />

Tutto quello che avete sempre<br />

temuto in una pizzeria: ambiente<br />

triste, luci al neon, camerieri<br />

usurati e spicci. Però la pizza<br />

(dai 5 euro in su) è da tradizio-<br />

ne napoletana verace: cornicione<br />

alto, pasta lievitata e ben<br />

cotta, condimento all’altezza. In<br />

tavola, anche una bottiglia d’olio<br />

(scurissimo) e i pani della casa:<br />

mangiate il pane tipo focaccia,<br />

notevole, ed evitate l’olio.<br />

Via Puccini, 2/a. Chiusa lunedì.<br />

’A SCALINATELLA<br />

02-5461825<br />

Tutto quello che avete sempre<br />

cercato in una pizza: fattura<br />

P.D. SFORNELLI<br />

(e pizzaiolo) di Napoli, cioè<br />

soffice, ben cotta, larga quanto<br />

il piatto, con cornicione adeguato<br />

e mozzarella di bufala<br />

da leccarsi i baffi. La bontà vi<br />

farà dimenticare la spesa piuttosto<br />

impegnativa (dagli 8 euro<br />

in su), se no consolatevi con<br />

le altre, buone (fidatevi, gente,<br />

fidatevi) specialità partenopee<br />

della casa, dalla fantasia di<br />

latticini al fritto di pesce.<br />

Via Bezzecca, 8.<br />

Chiusa lunedì.<br />

illustrazione: www.joffr.net<br />

AL TRANCIO<br />

Come si dice? Cotta<br />

e mangiata. Ecco,<br />

appunto, fate così<br />

SPONTINI<br />

02-29520588<br />

Per chi ha fretta c’è il banchetto<br />

all’ingresso, altrimenti<br />

i tavoli dove la ressa (e la<br />

coda) è perenne. La pizza al<br />

trancio, tra le più note e ricercate<br />

in città, è immutabile<br />

da decenni: in sole due<br />

varianti (normale e abbondante),<br />

alta e morbida. Con<br />

parecchia mozzarella filante,<br />

ma forse troppo olio (ve ne<br />

accorgerete dai vestiti).<br />

Pizza e birra 6 euro, anche<br />

d’asporto. Via Spontini, 4.<br />

Chiuso lunedì.<br />

PIZZERIA<br />

FIORENTINA<br />

02-58306292<br />

L’insegna è storica, l’interno<br />

con i tavolini in formica...<br />

anche. Il trancio, servito<br />

al volo a 3,50 euro, è bello<br />

pastoso e croccante.<br />

Disponibili anche piatti caldi<br />

da rosticceria come zuppa<br />

di farro, melanzane alla parmigiana,<br />

roastbeef, cotoletta<br />

e pesce vario (di venerdì).<br />

Viale Bligny, 41.<br />

Chiuso lunedì sera<br />

e martedì.<br />

ANTICA PIZZERIA<br />

DA GIULIO<br />

02-8392333<br />

La nuova, giovane gestione<br />

non ha per fortuna cambiato<br />

la qualità del trancio. Che rimane<br />

alto e fragrante, con<br />

parecchia mozzarella. Se poi<br />

avete ancora fame, ecco<br />

pappardelle al cinghiale, pasta<br />

e fagioli, cinghiale con<br />

polenta, fritto misto e grigliata<br />

di pesce. Tutto discreto<br />

e molto casalingo.<br />

Corso San Gottardo, 38.<br />

Chiuso lunedì.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 67


Si fa presto a dire.<br />

mozzarella. Ma<br />

quella vera...<br />

68 URBAN<br />

DI CULTO<br />

Hanno sempre le mani in<br />

pasta Enrico Carretta e i suoi<br />

genitori. Una pasta filante,<br />

candidamente bianca e saporita,<br />

che rende speciale la<br />

mozzarella che producono<br />

artigianalmente nel loro laboratorio<br />

dietro il banco vendita.<br />

Enrico, bocconiano neolaureato,<br />

ha ereditato dal padre<br />

Pasquale il culto del formaggio.<br />

E, da vero manager,<br />

ha trasformato la sua passione<br />

in lavoro. È nato così il<br />

Centro della mozzarella (via<br />

Benaco 1, tel. 02-55219286)<br />

che, oltre alla regina delle<br />

pizze, la margherita, in ogni<br />

forma e misura (al metro,<br />

mignon e bocconcino), offre<br />

una produzione giornaliera<br />

di scamorze, burrate, trecce<br />

fresche e stagionate, ricotte,<br />

primo sale, rollatina rucola<br />

e crudo, latte fresco.<br />

Più bianco di così non si<br />

può! E per contorno? Un<br />

buon assortimento di prodotti<br />

tipici lucani: scaldatelli al<br />

finocchio, legumi secchi,<br />

mostaccioli con vin cotto, pane<br />

casereccio di grano duro<br />

(quello che a Napoli chiamano<br />

“pane cafone”, che resta fresco<br />

per dieci giorni) e, immancabile<br />

nella gastronomia<br />

meridionale, l’olio buono del<br />

sud. Il Centro della mozzarella,<br />

che da qualche mese ha<br />

aperto altri due punti vendita,<br />

uno in zona Città studi (via<br />

Teodosio, 1), l’altro vicino a<br />

Niguarda (via Terrugia, 2), fornisce<br />

anche bar e ristoranti.<br />

Della bravura dei signori<br />

Carretta si sono accorti anche<br />

quelli del Gambero Rosso che<br />

li hanno segnalati sulla loro<br />

guida 2002. Uhè, la Lucania<br />

in quanto a mozzarella non ha<br />

niente da invidiare a Puglia e<br />

Campania: il sud è sud. Evviva<br />

il triangolo del latticino.<br />

BEBA MINNA<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

illustrazione: www.joffr.net<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» <strong>MILANO</strong><br />

UN MARTINI, UN MOJITO, E POI CENA<br />

MARTINI BAR<br />

02-76393630<br />

Per arrivarci bisogna percorrere<br />

in lunghezza il nuovo negozio di<br />

Dolce e Gabbana, sbucare in un<br />

cortiletto senza sbagliare porta<br />

(c’è anche un barbiere!) e scoprire<br />

che non è uno showroom d’arredamento.<br />

Benvenuti nell’esclusivo<br />

baretto firmato metà Martini metà<br />

D&G: in nero-panna e illuminato<br />

da un simpatico trombettario<br />

(cioè un lampadario a trombette),<br />

propone a pranzo (chiude alle 21)<br />

piatti riscaldati stile rosticceria, se<br />

no tanti bei cocktail Martini e non<br />

a 11 euro l’uno. Pubblico di sciure-bene,<br />

top model o... figli di<br />

Mina: che (Dolce) vita! Corso<br />

Venezia, 15. Chiuso domenica.<br />

VIOLA<br />

02-89421529<br />

A due passi dal Naviglio, ecco un<br />

nuovo e simpatico wine bar aper-<br />

LA BODEGUITA<br />

DEL MEDIO<br />

02-89400560<br />

Nostalgia di Cuba? Umettate un<br />

bel Montecristo (il conte? Ma no,<br />

il sigaro), indossate il vostro<br />

Cuervo y Sobrinos (ma sì, l’ultimo<br />

orologio-cult made in Habana) e<br />

passate una serata nel capostipite<br />

dei locali cubani in città. Dove<br />

l’arredamento è senza pretese,<br />

ma l’atmosfera caliente grazie<br />

anche a gustosi cocktail, dal<br />

Mojito al Daiquiri. I piatti invece,<br />

ASCOLTATI UN BICCHIERE<br />

gola secca e vi precipitate nel<br />

primo bar che capita. Vino?<br />

Spiacenti, solo prosecchini.<br />

Si beve vino, si ascolta musica. La ragazza portatela voi. Buone<br />

bottiglie selezionate e qualche cd per intenditori raffinati. Salute!<br />

Scena 1, interno notte: siete<br />

nel vostro wine bar preferito,<br />

davanti al vostro bicchiere preferito.<br />

All’improvviso, dalla colonna<br />

sonora in sottofondo,<br />

spicca un brano che vi strega<br />

al primo ascolto: chiedete, vi<br />

to dalle 8 alle 2 (di notte) dove<br />

trovare (e assaggiare, magari nell’happy<br />

wine) parecchie bottiglie<br />

interessanti. Ma anche, a pranzo<br />

e cena, alcuni piatti caldi (paste<br />

e carni, da migliorare) o freddi<br />

(affettati e formaggi, con bella<br />

scelta). Però non osate chiedere<br />

birra o succo di frutta: vi indicheranno<br />

la porta. Via Pavia, 6/2.<br />

Chiuso domenica.<br />

DA ABELE<br />

02-2613855<br />

Una volta questa trattoria era<br />

il rifugio dei veri alternativi, con<br />

prezzi economici e cucina casalinga.<br />

Oggi è rifugio di ex alternativi,<br />

la cortesia lascia a desiderare<br />

(soprattutto prenotando:<br />

se tardate, facile che non troviate<br />

più il tavolo) e... la cucina è<br />

lasciata andare. Nel senso che<br />

il celebre risotto (alla milanese?<br />

No: oggi in varianti come tonno<br />

pomodoro e basilico, oppure<br />

danno il titolo e vi ripromettete<br />

di acquistarlo il giorno dopo.<br />

Salvo scoprire dopo una<br />

notte insonne che si tratta di<br />

un cd d’importazione, le cui<br />

poche copie sono già tutte<br />

esaurite.<br />

con manzo porcini e pomodoro)<br />

si è ridotto a una bella mappazza<br />

scotta, mentre secondi come<br />

baccalà in salsa di zafferano o<br />

scottiglia di cinghiale sono appena<br />

passabili. Il tutto, con vinelli<br />

così così, a 20-25 euro<br />

a testa. Prendetela con tanta,<br />

tanta temperanza...<br />

Via Temperanza, 5.<br />

Chiuso lunedì.<br />

Scena 2, interno giorno: siete<br />

nel vostro negozio di dischi<br />

preferito, davanti al vostro cd<br />

preferito. All’improvviso vi viene<br />

l’insana voglia di un vinello<br />

ben strutturato, con aromi di<br />

frutti di bosco: uscite con la<br />

dai toston de platano (banana<br />

verde fritta) al picadillo di manzo,<br />

dalla chuleta de cerdo (braciola<br />

di maiale alla piastra) ai camarones<br />

enchilados (gamberi piccanti<br />

e riso bianco) sono meglio alla<br />

Bodeguita originale cubana. Idem<br />

i gelati: provate quelli di Coppelia<br />

(a L’Avana), e poi fateci sapere.<br />

Viale Col di Lana, 3.<br />

Chiuso domenica.<br />

PASTICCERIA EOLIANA<br />

02-7610066<br />

Pasticceria capace di regalare<br />

sfiziosi arancini, succulenti cannoli,<br />

ottime sfoglietelle con crema,<br />

cassate, paste di mandorla,<br />

brioche con ricotta e tutto quanto<br />

fa Sicilia (in senso gastronomico,<br />

of course). Non fatevi trarre<br />

in inganno dai trompe l’oeil,<br />

e approfittate invece del fatto<br />

che la pasticceria fa anche servizio<br />

bar. Via Ortica, 1.<br />

Chiuso lunedi.<br />

Scena 3: siete nel posto che finalmente<br />

può evitarvi queste cocenti<br />

delusioni, accontentando<br />

allo stesso tempo l’orecchio e la<br />

gola. Si chiama Larancione (proprio<br />

così, senzapostrofo) e ha<br />

aperto da poco in via Rosolino<br />

Pilo 5 (tel. 02-29402369): chiamatelo,<br />

se volete, Cd bar. Perchè<br />

basta entrare in questo simpatico<br />

locale violarancio per imbattersi<br />

in diversi scaffali di cd (non<br />

ancora colmi): la prima saletta è<br />

infatti un vero e proprio negozio<br />

dove non trovate Britney Spears,<br />

ma cosucce più sfiziose e strumentali,<br />

fra il nu jazz e la next<br />

age. Qui potete ascoltare e pagare<br />

i cd che scegliete fino alla<br />

chiusura, le due di notte.<br />

Nell’altra sala invece ecco<br />

il wine bar con musica, riservato<br />

a chi vuole degustare, al bicchiere<br />

e non, le interessanti etichette<br />

di piccole case vinicole. Ma c’è<br />

anche modo di mettere qualcosa<br />

sotto i denti lungo tutto il giorno<br />

(l’apertura è alle 10), cioè panini,<br />

insalatone, piatti caldi (buone le<br />

zuppe) di pasta o carne e robusti<br />

taglieri di formaggi/salumi.<br />

Quanto serve cioè per gustare<br />

al meglio un vero sound di-vino...<br />

P.D. SFORNELLI


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» ROMA<br />

A CENA SUL CONFINE<br />

Il Grande Raccordo<br />

Anulare circonda<br />

Roma. Un confine<br />

che è facile<br />

attraversare e ricco<br />

di sorprese.<br />

Anche culinarie<br />

Aveva ragione il comico Guzzanti<br />

(Corrado, non Paolo). Al solito,<br />

aveva colto nel segno: il “Grande<br />

Raccordo Anulare/che circonda la<br />

Capitale”, refrain-tormentone della<br />

sua straordinaria imitazione di<br />

Antonello Venditti, è molto più<br />

dello stradone a quattro-sei corsie<br />

che corre torno-torno una<br />

Roma un tempo tutta “dentro” e<br />

ora, da un pezzo, già debordata<br />

ben oltre. Il GRA, come lo scrivono<br />

giornali e burocrati, è molto di<br />

più: un confine materiale e ideolo-<br />

PESCE, PIZZE, VINI AROUND ROME<br />

SAN ROCCO<br />

06-90623277<br />

Una delle migliori nuove tavole<br />

che circondano Roma: ex pizzeria,<br />

ora ristorante creativo, propone<br />

piatti tipo la sfogliata di peperoni<br />

con pomodori confit (con che?<br />

Confit!), gamberi e lardone, attirando<br />

un pubblico di golosoni<br />

grazie anche a una cantina curata<br />

con amore. Meglio prenotare, la<br />

sala è piccola.<br />

Monterotondo, via Ugo Bassi<br />

21. Chiuso domenica e lunedì.<br />

gico. Materiale, perché il traffico è<br />

così convulso che dire “c’era ingorgo<br />

sul Raccordo” non fa più<br />

notizia: la fa il contrario. E perché<br />

abitare fuori o dentro il Raccordo<br />

costituisce ancora, malgrado tutto,<br />

il titolo di appartenenza a categorie<br />

di romanità diverse.<br />

Anche solo per il tempo che occorre<br />

per avvicinare i luoghi centrali<br />

di shopping e mondanità.<br />

Ma il Raccordo è anche un altro<br />

tipo di confine: quello tra lavoro e<br />

tempo libero dei romani che abitano<br />

dentro la cinta. Perché se è<br />

vero che ogni giorno decine di<br />

migliaia di pendolari lo varcano in<br />

un senso o nell’altro, quando arriva<br />

il venerdì sera (e con furia<br />

esponenziale il sabato e la domenica),<br />

il Raccordo diventa l’apostrofo<br />

color asfalto tra le parole<br />

“annamo fori”. Si va “fori” verso le<br />

seconde case di mare e campa-<br />

OSTRICA<br />

06-7232540<br />

La fish-mania qui è cosa antica.<br />

Appena oltre il Raccordo, in<br />

direzione Castelli, la battutissima<br />

Ostrica propone da sempre<br />

buona cucina di mare con tanto<br />

di giardino. Non male, eh?<br />

Tenete conto poi che la cantina<br />

è discreta e il servizio senza<br />

fronzoli. E il conto? Si aggira<br />

sui 40 euro.<br />

Via Tuscolana, 2086.<br />

Chiuso lunedì.<br />

gna, ma anche per le obbligate<br />

scampagnate gastronomiche.<br />

E così, complici i tempi di percorrenza<br />

spaventosamente lunghi<br />

delle consolari, e vista la<br />

tragica difficoltà di parcheggiare<br />

a meno di un chilomentro<br />

dal locale scelto per chi decide<br />

di stare in città nel weekend,<br />

ecco che sfamarsi in area raccordo<br />

(dove l’ampio parcheggio<br />

di rigore c’è, i posti a tavola sono<br />

tanti, la dimensione media<br />

dei ristoranti è tale che un buco<br />

si rimedia sempre, e dove comunque<br />

l’atmosfera del fuoriporta<br />

è garantita da osti accorti,<br />

che conoscono bene i loro<br />

“polli”) è sempre più frequente.<br />

E sempre più di moda.<br />

Lo testimonia il fatto che, a<br />

fianco dei trattorioni di tradizione<br />

tutti griglia-e-fettuccine o<br />

delle pizzerie mega capaci di ac-<br />

BAFFONE<br />

06-3332428<br />

Tra la folla che affolla questa<br />

cucina semplice ma efficace,<br />

a partire dalla famosa focaccia<br />

con verdure alla carne, scoverete<br />

parecchie facce Rai (per<br />

forza: gli studi Saxa Rubra sono<br />

lì). Cantina con piacevoli<br />

sorprese, caciara e servizio<br />

affannato col pienone.<br />

V’abbuffate con 35 euro.<br />

Via Flaminia, 976.<br />

Chiuso domenica sera.<br />

cogliere interi eserciti a colpi di<br />

pasta surgelata e formaggio tedesco<br />

(mozzarella, ma quando<br />

mai!?), si affiancano locali e localini<br />

di tutt’altra pasta. Con cucina<br />

di mare (l’Ostrica, Pautasso,<br />

lo stesso Baffone, che mixa di<br />

tutto un po’), cucina trendy e<br />

creativa (San Rocco, il Casaletto<br />

dell’Olgiata), cucina agri-naturale<br />

(la Cooperativa di via Perna) o<br />

equa e solidale, magari appoggiata<br />

a quei centri sociali attivissimi<br />

che in periferia (vedi Casina<br />

Rosa) hanno trovato il loro spazio<br />

vitale.<br />

Insomma: fatevi la vostra guida<br />

gastronomica da Raccord<strong>Urban</strong>.<br />

E poi cantatela in coro alla<br />

Guzzanti-Venditti: “All’uscita<br />

24/ce stà Nicolaaaaaa/che fa ‘a<br />

bistecca/e nun è ‘na solaaaaa...”.<br />

PAUL DE CELLAR<br />

PESCHERIA PAUTASSO<br />

06-22460005<br />

Lunghezza inizia all’imbocco<br />

della A24: invece di passare<br />

il casello si esce a destra, e lì vi<br />

aspetta questa buona cucina di<br />

mare con formula a menu fisso<br />

e prezzo da core in mano, 25<br />

euro. Molto bene, tanto che c’è<br />

anche la sala per non fumatori,<br />

sempre gradita.<br />

Lunghezza, via Lunghezzina<br />

75. Chiuso domenica sera<br />

e lunedì.<br />

illustrazione: longa025_tBDC<br />

OLTRE IL GRA<br />

Fuori dalle mura,<br />

non perdetevi.<br />

Mangiate e bevete<br />

lontano dal centro<br />

LE COLONNE<br />

06-71355451<br />

Carpacci di pesce e fritto vegetale,<br />

bisteccona e dolci di<br />

ricotta: trovate tutto qui, appena<br />

passato il Raccordo in<br />

direzione Ardeatina, a un<br />

esame (troppo? Vabbeh, diciamo<br />

un prof) dall’università<br />

di Tor Vergata. Cantina<br />

discreta, buona accoglienza,<br />

spesa sui 35 euro. Via<br />

Castel di Leva, 269.<br />

Chiuso domenica sera,<br />

lunedì e martedì.<br />

PANEOLIO<br />

06-3332961<br />

Pizza e grigliata a<br />

Grottarossa, mentre siete<br />

sulla Flaminia andando (o<br />

tornando) verso nord?<br />

Voilà le due a prezzi correttissimi,<br />

con scelta fra tavolo<br />

dentro e tavolo fuori (a seconda<br />

delle stagioni). Grandi<br />

folle sabato e domenica sera,<br />

ambiente giovanil-allegro,<br />

conto... anche: 15 euro.<br />

Via Casale Crescenza, 25.<br />

Chiuso a pranzo e martedì.<br />

ROMANO<br />

06-9085640<br />

Seguite la Tiberina, costeggiando<br />

il fiume, appena oltre<br />

il Raccordo: siete già a<br />

Capena e a questi tavoli<br />

(quanti? Tanti, tanti...) sempre<br />

affollatissimi nei fine settimana.<br />

Il menu è quello tipico da<br />

ex trattoriona fuoriporta appena<br />

imbellita da ristorante,<br />

con primi comunque da non<br />

perdere. Clima disinvolto, servizio<br />

altrettanto, conto onesto<br />

sui 20 euro.<br />

Via Tiberina, km 16,600.<br />

Chiuso martedì.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 71


illustrazione: longa025_tBDC<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» ROMA<br />

VINI, VIP E LA BUONA PASTA TIRATA A MANO<br />

TRIMANI<br />

06-4469630<br />

La mega-enoteca adiacente, tra le<br />

più fornite a Roma, ha fatto da<br />

apripista a tutti i wine bar che rallegrano<br />

oggi la capitale. Qui invece<br />

si offrono piatti freddi e cucina<br />

espressa (ai fornelli trovate una<br />

delle titolari, cioè Carla Trimani),<br />

con servizio al bicchiere accurato<br />

(poteva essere altrimenti?) e addirittura<br />

ostriche al banco. Ai tavoli<br />

clientela folta, composita e sempre<br />

più competente grazie a corsi<br />

e degustazioni a raffica. Tanti,<br />

chissà perché, i giornalisti di ogni<br />

tipo e razza. Via Cernia, 37/b.<br />

Chiuso domenica.<br />

EZIO LE SCALETTE<br />

06-8411714<br />

C’era una volta la saletta “blindata”<br />

per i soliti politicanti, dove<br />

lo champagne scorreva a fiumi.<br />

Ora c’è la saletta degli specchi,<br />

detta “lume di candela”, dove<br />

coppie da copertina e non si<br />

guardano negli occhi mentre<br />

scampi o aragoste sbirciano dal<br />

piatto. E lo champagne?<br />

C’è sempre, ma cementa amorazzi<br />

al posto di ribaltoni e/o alleanze<br />

segrete. Ezio, origine<br />

sarda e maestro di bottarga<br />

(non una ragazza “facile” di<br />

borgata, come avete sempre immaginato,<br />

ma uova di tonno o<br />

muggine essiccate) nonché di<br />

PR (non è una pernacchia: sta<br />

per Pubbliche Relazioni!), ha<br />

fatto tornare insieme al figlio il<br />

suo ristorante di pesce hi-level<br />

(e hi-priced) agli splendori degli<br />

anni ’80. Così, a salire e scendere<br />

Le Scalette è tornato oggi un<br />

pubblico numeroso, esigente e<br />

voglioso di grandi antipasti,<br />

grandi paste alla polpa di riccio<br />

e bottarga, grandi pesci d’ogni<br />

tipo. E la cantina? Non sarà<br />

grande, ma con gran belle sorprese.<br />

Una gran bella bouffe<br />

(ma dobbiamo spiegarvi proprio<br />

tutto? Abbuffata in francese,<br />

no?) di mare si aggira sui 70<br />

euro: preparatevi.<br />

Via Chiana, 89. Chiuso sabato<br />

a pranzo e domenica.<br />

PER BACCO<br />

06-80692832<br />

Anche se l’insegna è dedicata a<br />

Bacco, buona parte della sua<br />

fama si deve alla bontà dei primi<br />

piatti appartenenti alla più<br />

classica tradizione italiana, con<br />

pastasciutte decisamente gustose.<br />

Sopra la media anche la<br />

carne, proposta in belle bisteccone<br />

o bei filettini. I vini, ovviamente,<br />

ci sono. Ma la selezione<br />

punta sul rapporto qualitàprezzo<br />

più che su etichettone.<br />

Pubblico di colletti bianchi al<br />

lunch, pariolini/e stratrendy di<br />

sera. Spenderete sui 25 euro<br />

circa per due portate più un<br />

paio di bicchieri (di vino, chiaro).<br />

Via Allioni, 1.<br />

Chiuso domenica a pranzo.<br />

PROUD LION<br />

06-683284<br />

Più che nel decoroso show di<br />

rustiche, sandwich, insalatone,<br />

piatti freddi di formaggi e salumi<br />

per cena, la vera attrattiva di<br />

questo pub in una strada pedonale<br />

a un salto dal Vaticano, è<br />

costituita dalla clientela, divisa<br />

tra guardie svizzere in libera<br />

uscita e tifosissimi stranieri del<br />

rugby. Il match virtuale tra queste<br />

due solide squadre si gioca<br />

ovviamente a suon di birre (ben<br />

sette quelle alla spina): se le<br />

reggete, potete partecipare anche<br />

voi. Uno snack e una pinta<br />

vengono sui 15 euro.<br />

Borgo Pio, 36.<br />

Chiuso a pranzo e domenica.<br />

MAMMA ANGELINA<br />

06-8608928<br />

Alla mamma piace tirare la pasta<br />

(assaggiate la “Alici e pecorino”,<br />

poi capirete) o riempire la sala<br />

col profumo irresistibile della<br />

vera amatriciana. Al figlio invece<br />

piace il vino di qualità: lo dimostra<br />

una cantina in grado di sorprendere<br />

in positivo anche gli<br />

enofan più esigenti. Clientela<br />

mista e numerosa, conto sui 30<br />

euro. Viale Boito, 65. Chiuso<br />

mercoledì.<br />

LA CARD PER BERE BENE<br />

SELF-SERVICE DEL VINO<br />

Un distributore automatico di vini eccellenti.<br />

Inserisci la carta e assaggi il meglio che c’è<br />

Le nuove destinazioni della<br />

Stazione Termini? Margaux, Haut<br />

Brion, Yquem, Clos de la Roche. E<br />

poi baroli, brunelli, supertoscani,<br />

montevetrani... Come dite? Vi ricordano<br />

qualcosa, magari da bere?<br />

Esatto, sono vini. Anzi, grandi<br />

vini: tutti in mescita, sotto teche<br />

di cristallo con gas inerte anti-ossidazione.<br />

E tutti a portata di mano:<br />

basta infilare la card prepagata<br />

nell’apposita fessura, piazzare<br />

il bicchiere sotto il dispenser della<br />

bottiglia concupita, sfiorare il display<br />

e... via, il viaggio verso l’estasi<br />

enologica può iniziare.<br />

Ebbene sì: il sogno proibito di<br />

ogni enofan si è avverato. E proprio<br />

dove meno te l’aspetti, in<br />

quella stazione ex luogo di tramezzini<br />

indigesti, caffè bruciati<br />

e paninazzi a bordo binari, oggi<br />

rinato meeting point e luogo di<br />

shopping. Il sogno si chiama<br />

Bibendi (tel. 06-47825986): un<br />

bancone con sgabelli, scaffali e<br />

varie “isole” elettroniche, ciascu-<br />

na con dieci bottiglie in mescita.<br />

C’è quella dei piemontesi, dei toscani,<br />

dei vini innovativi, dei<br />

grandi francesi, dei super-vini da<br />

dessert/ meditazione. Acquistata<br />

alla cassa la card (da 10-20-50<br />

euro), via ad assaggiare, a prezzi<br />

fra i 2 e i 20 euro a bicchiere, anche<br />

l’etichetta dai prezzi proibitivi<br />

come Margaux o Yquem, praticamente<br />

introvabile già stappata.<br />

Insieme poi si può anche stuzzicare<br />

qualcosa: formaggi, salumi<br />

o piattini caldi.<br />

L’idea è di un imprenditore che<br />

(tra l’altro) fa vino, mister<br />

Ciastellardi; l’eno-consulenza è di<br />

uno fra i migliori “taster” italiani:<br />

Silvano Prompicai; in sala,<br />

Alessandra Capogna pilota sicura<br />

un manipolo di bravi ragazzi.<br />

Risultato: una volta sullo sgabello,<br />

spererete ardentemente che<br />

il vostro treno parta in ritardo.<br />

O forse l’avrete già dimenticato.<br />

PAUL DE CELLAR<br />

ARTE A CENA<br />

Romani, mangiatevi<br />

il design<br />

Ricostruito all’interno di una<br />

cappella di un collegio<br />

dell’Ottocento, l’Hotel Art ha<br />

aperto da qualche mese al 56<br />

di via Margutta, l’antica e tranquilla<br />

strada con gli studi degli<br />

artisti e le gallerie d’arte ai piedi<br />

di Villa Borghese. E il nuovo<br />

albergo (tel. 06-328711) vuole<br />

essere un’opera d’arte esso<br />

stesso, uno spazio concepito<br />

e creato dagli artisti. E vendere<br />

un’immagine, un concetto.<br />

E così basta superare il portoncino<br />

d’ingresso bianco per<br />

accorgersi di essere in un luogo<br />

progettato fin nei dettagli.<br />

Un collage di spazi minimali,<br />

superfici lisce e colorate, colonne<br />

classicheggianti di marmo,<br />

soffitti a cassettoni affrescati<br />

e vetrate colorate da<br />

chiesa. Persino le divise del<br />

personale dell’albergo e la<br />

biancheria delle camere sono<br />

progettate da noti designer!<br />

Uno spazio denso, estraniante,<br />

ai limiti dell’esagerazione.<br />

Certamente non comune. Le<br />

quarantasette camere sono arredate<br />

con opere di artisti contemporanei<br />

e sono ognuna diversa<br />

dall’altra. In pratica un<br />

quadro di Mondrian (linee rette,<br />

ampi spazi bianchi, improvvisi<br />

campi colorati), tridimensionale<br />

e condito con qualche<br />

particolare insolito: un capitello,<br />

un quadro, una maniglia.<br />

Molto pittoresco!<br />

Maliziosamente si potrebbe<br />

dire che è pensato proprio per<br />

far impazzire i turisti inglesi a<br />

caccia di raffinato design italiano<br />

e romanità classica. Però<br />

è anche divertente e piacevole.<br />

Per gli occhi, e per lo stomaco.<br />

Provate a sedervi al bancone<br />

tondeggiante del caffè o a un<br />

tavolo del cortile interno per<br />

un aperitivo, un pasto veloce<br />

o una colazione. E guardatevi<br />

intorno.<br />

LUCREZIA CIPPITELLI<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 73


illustrazione: Cristiana Valentini / Delicatessen<br />

RISTORANTI-BAR<br />

»»»» BOLOGNA<br />

CENA E ATMOSFERA,<br />

NEXT AGE IN TAVOLA<br />

Fumo, rumori e volumi<br />

assordanti. Ora<br />

basta. Bologna<br />

scopre la voglia di<br />

mangiare tranquilli<br />

Casino indiavolato, musica a<br />

palla, puzza di fritto, zaffate di<br />

fumo negli occhi, paninazzi nauseanti,<br />

gomiti nei fianchi, luci<br />

psichedeliche sparate in faccia?<br />

No grazie, oggi la parole d’ordine<br />

è una sola: relax, comodità,<br />

atmosfere soft, salutismo, mangiare<br />

e bere sano. Insomma,<br />

benvenuti nella Next Age. Che<br />

non vuol dire, attenzione, la<br />

New Age del pubblico esercizio<br />

in voga gli anni scorsi: quella di<br />

risicate oasi di pace all’interno<br />

di bar, pub o discoteche fracassone<br />

dove riuscire finalmente a<br />

parlare/bere/mangiare in pace,<br />

magari con luci basse e musica<br />

da ascolto.<br />

No, adesso parliamo di interi locali<br />

ispirati alla più ispirata Next<br />

Age, composti cioè da ambienti<br />

accoglienti che ricordano tanto il<br />

salotto di casa, con luci soft, cuscini<br />

o divani (ma a volte anche<br />

letti matrimoniali…), massaggi<br />

shiatzu, ossigeno da inalare,<br />

piatti e beveroni ultra-vegetariani<br />

col sottofondo della migliore<br />

lounge/chill out.<br />

Ebbene sì, la nuova filosofia<br />

psico-salutista sta prendendo<br />

piede anche dalle nostre parti.<br />

Facendo finalmente giustizia di<br />

secoli di lasagne e mortadelle,<br />

gnocchi fritti e lambruschi, “lissio”<br />

e vite spericolate da vaschirossi.<br />

Per questo, oltre agli ambienti<br />

da completo relax, si adeguano<br />

anche il food (a base di<br />

verdura e carni bianche, pesci e<br />

frutta) e il drink (succhi di frutta/verdura,<br />

selezionate acque<br />

minerali, cocktail energizzanti...).<br />

Dove? Nu Lounge Bar in via dei<br />

Musei, Duchamp Caffé d’Arte in<br />

via Sauro, Ryokan in via Fratelli<br />

Cairoli e Ganesh Café in via<br />

Polese sono solo gli ultimi in ordine<br />

di tempo. Più le varie serate<br />

in tema da Stilelibero (via<br />

Lame), Havana Club Café (piazza<br />

Azzarita) o Sushi Kaffè Kappa<br />

(piazza Malpighi): qui, per ora, la<br />

Next Age è a intermittenza. Che<br />

volete, ci vuole pazienza.<br />

MANGIARE IN SANTA PACE, MA CON STILE<br />

HAVANA CLUB CAFÉ<br />

348-8209907<br />

Due, qui, le serate Next Age:<br />

il mercoledì Gazebo con percussionisti<br />

live, musica chill out<br />

e stuzzicherie tropicali varie,<br />

oppure il venerdì World con<br />

musica lounge, angolo shiatzu,<br />

incensi indiani e buffet con<br />

cous cous, polpette di soia,<br />

riso perlato niente male.<br />

La spesa finale, buon bere compreso,<br />

si aggira sui 20 euro.<br />

Piazza Azzarita, 2.<br />

Chiuso domenica.<br />

NU LOUNGE BAR<br />

051-222532<br />

Aperto da pochissimo e per<br />

gente over 25, con ambientesalotto<br />

ma senza troppi fronzoli,<br />

luci soffuse e grandi specchi<br />

dalle cornici dorate sparsi<br />

un po’ ovunque. Ampia la scelta<br />

di cocktail, soprattutto alla<br />

frutta, e long drink secondo i<br />

canoni del well being californiano.<br />

Niente buffet, ma bei<br />

piatti unici con insalatone, risi<br />

e pesce. Via dei Musei, 6.<br />

Sempre aperto.<br />

DUCHAMP CAFFÈ D’ARTE<br />

051-223952<br />

Locale estremamente raffinato e<br />

rilassante, dai piatti agli arredi,<br />

dove respirare l’aria dei vecchi<br />

caffè parigini. Ogni sera un dj<br />

propone un sound diverso, il<br />

clou però è la domenica lounge<br />

Suppertea, con ricco buffet e tea<br />

room a partire dalle 17. La cucina<br />

comunque è tradizional-salutista,<br />

con puntate umbre e siciliane:<br />

conto sui 17 euro.<br />

Via Nazario Sauro, 12/b.<br />

Chiuso lunedì.<br />

STILE LIBERO<br />

335-5625578<br />

CARLO FRASSOLDATI<br />

È qui che sono nate le prime serate<br />

New Age: il posto, piccolo, si<br />

presenta minimal-barocco-industriale<br />

con neon, plexiglass, tessuti<br />

leopardati, divanoni e un bel<br />

mega schermo. Fra musica e immagini<br />

potrete stuzzicare pinzimoni<br />

e beveroni salutisti, crocchette<br />

di pollo e risottini fantasiosi.<br />

Se cercate il momento di maggior<br />

relax, andateci per l’aperitivo:<br />

sul presto se volete sedervi. Via<br />

Lame, 108/a. Sempre aperto.<br />

USCIRE A CENA<br />

Birra, panini e la<br />

vecchia trattoria<br />

che più bolognese<br />

non si può<br />

BLACK FIRE<br />

051-6311700<br />

Anche se era più carino il<br />

Black Fire vecchio stampo (ora<br />

i posti a sedere sono di più,<br />

ma si sta belli pigiati), rimane<br />

bene in vista l’originale lato<br />

dark-gotico del locale, con l’inimitabile<br />

birra flambè a dettar<br />

legge oltre a cocktail e panini<br />

vari. Originale. Via Raimondi,<br />

21/2. Sempre aperto.<br />

ANTICO CAFFÈ<br />

DEL CORSO<br />

051-239894<br />

Location spettacolare in uno<br />

dei più vecchi palazzi bolognesi<br />

per una pizzeria poco<br />

nota ai cittadini, fin troppo invece<br />

ai turisti. Peccato, perchè<br />

la pizza è buona e ben condita,<br />

i primi fanno la loro parte,<br />

il servizio è cordiale e veloce.<br />

Il conto? Non certo da turisti:<br />

per insalata, pizza e birra vi<br />

partiranno 12 euro. E adesso<br />

non travestitevi da tedeschi,<br />

chiaro? Via S. Stefano, 33.<br />

Sempre aperto.<br />

TRATTORIA LA MURA<br />

051-6251024<br />

La classica trattoria ruspante<br />

in salsa bolognese: l’ambiente<br />

non sarà curatissimo, ma<br />

la cordialità e la simpatia dei<br />

camerieri sono da Oscar.<br />

I primi piatti, da qualche<br />

anno a questa parte, sono<br />

veramente ottimi, i secondi<br />

anche mentre le crescentine<br />

devono ancora... crescere.<br />

Strepitoso il conto, alla portata<br />

di tutti (anche di comitive):<br />

per primo, secondo,<br />

dessert e vino spenderete<br />

18-20 euro. Che pacchia!<br />

Via Galletta, 9.<br />

Chiuso domenica.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 75


RISTORANTI-BAR<br />

»»»» TORINO<br />

IL MARE A TORINO,<br />

SORPRESA SQUISITA<br />

illustrazione: Cristiana Valentini / Delicatessen<br />

L’avreste mai detto? A Torino il pesce è un piccolo culto in ascesa.<br />

Il risotto gli dà una mano. E l’acqua in città non è solo Po<br />

Il mare a Torino? Magari: la roba<br />

acquosa che più gli somiglia<br />

è il Po. Eppure il pesce fresco<br />

(di fiume? FIAT, cioè Forget-It-<br />

A-Torino) qui è di casa. Sarà per<br />

la vicina Liguria, sarà per i sal-<br />

FILO DI MARIANNA<br />

011-6692365<br />

In zona San Salvario, una vera<br />

trattoria dove giocare tutte le<br />

vostre fiches sul fish: per massimo<br />

30 euro vi strafogherete<br />

di bontà partenopee tipo purpetielli<br />

affogati, monachine in<br />

padella, zeppole salate alle acciughe,<br />

chitarra allo scoglio. E<br />

un bel babà al misto napoletano.<br />

Meglio prenotare: tavoli pochi,<br />

ambiente informalissimo.<br />

Via Principe Tommaso, 2.<br />

Chiuso lunedì.<br />

moni che risalgono la Val<br />

d’Aosta (in cerca di piste per il<br />

fishboard, naturalmente...), fatto<br />

sta che mangiar pesce (d’aprile!)<br />

in città è sempre più una<br />

cosa seria. Lo dimostrano tutti<br />

COZZE, VONGOLE E PASTA ALLO SCOGLIO<br />

MARE NOSTRUM<br />

011-8394543<br />

Ecco una finta taverna (di lusso)<br />

con piatti mediterranei che il proprietario<br />

vi illustrerà nei minimi<br />

particolari: si parte con i sette<br />

bocconcini di antipasto, si continua<br />

con minestrina di frascarello<br />

e pescatrice o linguine con cozze,<br />

vongole, canolicchi e broccoli; imperdibile<br />

poi la frittura di paranza<br />

(che non è un pesce, ma una barca!).<br />

Per togliersi ogni fish-sfizio:<br />

55 euro. Via Matteo Pescatore,<br />

16. Chiuso domenica.<br />

i nuovi risto-fish aperti negli<br />

ultimi tempi: non solo sushioriented,<br />

come da moda imperante,<br />

ma a base della vera cucina<br />

mediterranea. Quella, tanto<br />

per intenderci, di posticini tipo<br />

RISTORANTINO TEFY<br />

011-837332<br />

È proprio un ristorantino molto<br />

familiare, dove insieme a bei<br />

panini caldi vi serviranno polipo<br />

al naturale tiepido su zucchine<br />

e pomodorini, seppioline<br />

con verza e cipolle di Tropea e<br />

tagliolini alla pescatora.<br />

Tenete posto per i (buoni) dolci<br />

fatti in casa. E alla fine il conto<br />

(strameritato) si attesta tra i 20<br />

e i 30 euro.<br />

Corso Belgio, 26.<br />

Chiuso domenica.<br />

il Ravello con le sue specialità<br />

salernitane, oppure dei più<br />

francofili Le Cirque,<br />

Café à Huitres, Marisquerie.<br />

Se credete che a Torino ci sia<br />

il mare, sarete anche convinti<br />

che per mangiar pesce occorra<br />

spendere un capitale. Bene,<br />

sappiate che esistono delle<br />

buone trattorie accessibili a<br />

tutte le lenze, pardòn portafogli.<br />

In testa il Filo di Marianna<br />

in San Salvario, ma anche l’accogliente<br />

Tefy in corso Belgio,<br />

il sardeggiante San Domenico,<br />

la deliziosa Dolcemare in<br />

Crocetta. Intendiamoci: se volete<br />

proprio spendere il vostro<br />

capitale, accomodatevi pure<br />

nei ristoranti classici e un po’<br />

fané, dove la qualità è sempre<br />

alta: Benito in corso Siracusa<br />

(big pesciotto, cioè risotto di<br />

pesce!), Mara e Felice in via<br />

Foglizzo, Grassi nell’omonima<br />

via, Porticciolo in via Barletta<br />

o Il 58 in via San Secondo.<br />

Per ultime, le vere fish-chicche.<br />

Per una fish-abbuffata<br />

ideale la Porta Rossa in via<br />

Passalacqua 3; per il coquillage<br />

(no, non un maquillage a<br />

base di uova alla coque, ma i<br />

vari frutti di mare: studiate il<br />

francese, ignoranti!), puntate<br />

dritti sul Marco Polo; se invece<br />

amate i piatti più semplici e<br />

naturali prenotate pure al Mare<br />

Nostrum: il pesce sarà optimum,<br />

il gaudio magnum.<br />

LA MARISQUERIE<br />

333-4790538<br />

CRISTINA LATTUADA<br />

L’unico dettaglio notevole è il<br />

bancone ristrutturato da vecchia<br />

pescheria. Il resto, in questo locale<br />

modaiolo del Quadrilatero<br />

Romano, è deludente: servizio<br />

confuso, cucina banalotta, ambiente<br />

fumosissimo, conto pompato<br />

(a cui aggiungere il costo<br />

della tintoria per il puzzo di fritto)<br />

sui 50 euro per due sole<br />

portate. Se amate rischi e<br />

risquerie... Viale Giulio, 4/g.<br />

Chiuso domenica.<br />

PRANZO E CENA<br />

Per chi ha fretta e<br />

per chi ha tempo.<br />

Mangiare è una<br />

cosa serissima<br />

CASSETA POPULAR<br />

011-7071885<br />

Cercate cene sfiziose a pochi<br />

euro e buona musica?<br />

Puntate sicuri su questo circolo<br />

Arci al confine fra Torino<br />

e Grugliasco, gestito da un<br />

giovane e abile terzetto. Se<br />

non siete soci, tessera + cena<br />

vi costeranno solo 15 euro<br />

spaziando fra pizzoccheri con<br />

toma, verza e patate, l’insalata<br />

del Tanaro e il goloso crème<br />

caramel a dodici uova.<br />

Grugliasco, via Tripoli 56.<br />

Chiuso domenica.<br />

STARS & ROSES<br />

011-5162052<br />

Una pizzeria smart? Un locale<br />

very nice con tante salette su<br />

vari livelli, foto di star e rose<br />

ovunque? Eccolo: le pizze<br />

(massimo 9 euro), buone e<br />

sfiziose, sono cosucce tipo la<br />

Indian (pollo tandori, cumino,<br />

zucchine e mozzarella), la<br />

Japan (focaccia mille foglie<br />

con tonno marinato allo zenzero,<br />

sesamo, soia e wasabi)<br />

o la Eiffel (una piramide di<br />

pizza al lardo con crema di<br />

roquefort marinato in armagnac).<br />

In alternativa, anche<br />

(buoni) piatti da ristorante.<br />

Piazza Paleocapa, 2/a.<br />

Chiuso lunedì.<br />

DAI SALETTA<br />

011-6687867<br />

Dai Saletta? Mangi bene,<br />

spendi poco e senza fretta.<br />

In un’atmosfera familiare, la<br />

cucina propone trifulin, rustiche<br />

alla montanara, coniglio<br />

alle prugne, brasato al<br />

barolo e bonet. Sui 25 euro,<br />

vini (buoni) esclusi.<br />

Via Belfiore, 37.<br />

Chiuso domenica.<br />

SMIRNOFF ICE TM<br />

COOL IDEA.<br />

URBAN 77


testo: Lia Celi / illustrazione: Annalisa Pagetti<br />

NON È VERO CHE IL POSTINO suona<br />

sempre due volte. Ormai suona tre, quattro<br />

volte. Certi giorni cinque. Se non è il postino<br />

è la pubblicità. O il prete. Cronaca vera<br />

di una vita al tempo di internet. Ma appesa<br />

al citofono. Che palle!<br />

Pare incredibile, ma nell’era di Internet, degli sms e<br />

delle città cablate c’è ancora un sacco di gente che di<br />

mestiere scoccia il prossimo mediante citofono. Chi lavora<br />

da casa in un palazzo sprovvisto di portineria si è rassegnato<br />

a fungere da apriporta umano per postini, corrieri,<br />

cacciatori di appartamenti in vendita.<br />

Ma per il profano costretto eccezionalmente a restare a<br />

casa può essere un’esperienza-choc, specie a livello zebedei.<br />

Ecco tre categorie di scampanellatori cui sarà impossibile<br />

sfuggire.<br />

POSTINI<br />

Un tempo suonavano due volte, ma dopo il film con Jack<br />

Nicholson si limitano a una sola, per non mettere strane<br />

idee alle casalinghe. Il postino non ha tempo per l’amore.<br />

È troppo impegnato a odiare chi gli risponde al citofono.<br />

Che tu sia in casa in quanto fannullone o malato<br />

grave, telelavoratore cococò o delinquente agli arresti<br />

domiciliari, al portalettere non importa: tu sei a casa<br />

mentre lui sta scarpinando da tre ore nel tuo quartiere<br />

di merda, ed è deciso a fartela pagare. Scotto minimo,<br />

uno squillo da infarto quando sei sotto la doccia o, meglio<br />

ancora, seduto sul water. Come riesca il postino a<br />

sorprendere sempre le sue prede in certi delicatissimi<br />

momenti è tuttora un mistero per la scienza. La tesi più<br />

convincente è che il livore gli acuisca l’udito in modo da<br />

fargli percepire fin dall’esterno del palazzo il “ciac” delle<br />

chiappe dei residenti che si stanno sedendo sulla ciambella.<br />

Poi, dopo aver contato fino a dieci per essere sicu-<br />

ro di interromperli sul più bello, posa il dito sui campanelli<br />

corrispondenti. Per la vittima, rosa dal dubbio se rispondere<br />

o no (sarà la mamma? il medico fiscale? il corriere<br />

con il Penis Wonder ordinato su Internet?), la regola<br />

generale è: più fatica si fa a ricomporsi per andare a<br />

rispondere, più inutile risulta lo sforzo (nel 99 per cento<br />

dei casi il postino si è fatto già aprire da un altro casigliano).<br />

Naturalmente, la volta che decidi di non muoverti<br />

dal wc o dalla doccia, a suonare è il medico fiscale accompagnato<br />

da tua madre e dal corriere che vuol sapere<br />

chi di loro due ha ordinato un Penis Wonder.<br />

“PUBBLICITÀ IN BUCA”<br />

Cosa prova un film di prima serata a sentirsi spezzettare<br />

dagli spot? Per saperlo è sufficiente rimanere in casa<br />

mezza giornata: anche tu, qualunque cosa stia facendo,<br />

verrai interrotto esattamente ogni dieci minuti da qualcuno<br />

che vuole l’apriporta per infilare volantini pubblicitari<br />

nelle cassette della posta del tuo condominio. Nella<br />

classifica degli imbottitori di buchette postali gli ipermercati<br />

sono saldamente al primo posto, con i loro pieghevoli<br />

promozionali formato Vogue (regola generale:<br />

più l’iper è lontano e scomodo rispetto a casa tua, più ti<br />

inzeppa la buchetta di cartaccia). Poi vengono i servizi<br />

di cibo a domicilio che ti aggiornano sulla “nuova gestione”:<br />

le nuove gestioni, con relativi menù e numeri di<br />

telefono, si succedono a ritmo così frenetico che quando<br />

ordini la pizza di “Ciccio” rischi di vederti recapitare un<br />

kebab di “Ahmed”, il pakistano che nell’ultima mezz’ora<br />

URBANSATIRA<br />

PERCHISUONA<br />

ILCAMPANELLO<br />

ha rilevato l’esercizio. Terzi, i centri-dimagrimento che<br />

promettono cosce scattanti in una settimana (certo, basta<br />

passarla a distribuire i loro volantini casa per casa).<br />

PRETI<br />

Dopo mesi di stakhanovismo in ufficio hai deciso di concederti<br />

una giornata casalinga tutta per te, barba lunga<br />

e/o maschera all’argilla no-stop, pigiama fino a sera e<br />

briciole di toast ovunque? Preparati a renderne conto a<br />

Dio, in base alla regola generale che recita: più di rado<br />

stai in casa, più è probabile che il tuo sospirato giorno<br />

di relax coincida con quello in cui il parroco fa il periodico<br />

giro di benedizioni a domicilio. Inutile fingere di non<br />

esserci: la beghina dell’ammezzato gli ha già assicurato<br />

che stamattina l’ateo dell’interno 5 non è uscito, e come<br />

pecorella smarrita tu vali cento punti più una bottiglia di<br />

sambuca scommessa col viceparroco, il che autorizza il<br />

sant’uomo a scampanellare a distesa finché davanti alla<br />

tua porta non si forma un crocchio di nonni ficcanaso<br />

che sperano nella disgrazia.<br />

Meglio aprire e abbozzare: in fondo due gocce d’acqua<br />

santa non hanno mai ucciso nessuno e il Padrenostro<br />

non l’ha scritto Baget Bozzo, ma Gesù Cristo, che era<br />

una gran brava persona anche secondo Maometto.<br />

Quanto al disordine di casa tua, non ti preoccupare: ormai<br />

anche il sacerdote più snob ha alle spalle sei mesi di<br />

missione nelle bidonville di Nairobi e non ci farà caso.<br />

Il difficile sarà dire “amen” con la bocca murata dalla<br />

maschera all’argilla.<br />

URBAN 79

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!