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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-<strong>MILANO</strong><br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa - 31.03.03 - EURO zero<br />
<strong>MILANO</strong> <strong>FA</strong> <strong>RIDERE</strong><br />
UNA CITTÀ APERTA CHE SA SGHIGNAZZARE. PAROLA DI GINO & MICHELE<br />
STREET DESIGN<br />
PICCOLI SITUAZIONISTI CRESCONO, E ARREDANO <strong>MILANO</strong><br />
ANTENNE LIBERATE<br />
100 PICCOLE TIVÙ: ISTRUZIONI PER RIPRENDERSI L’ETERE<br />
istruzioni per l’uso! una guida straordinaria per milano, roma, bologna e torino<br />
#17
SOMMARIO|APRILE<br />
11URBAN VOCI<br />
12 <strong>MILANO</strong> DA <strong>RIDERE</strong><br />
17PIANO (S)REGOLATORE<br />
20 TANTI PICCOLI EMINEM<br />
22CURANDERO DI CITTÀ<br />
25CIRCUS HIGH SCHOOL<br />
28ASPIRANTE GENIO<br />
31 UNDERGROUNDTV<br />
35 ARTISTI DI CITTÀ - SCARABOTTOLO<br />
37MUSICA DA CAMERA<br />
45URBAN GUIDA<br />
MUSICA 46<br />
MEDIA 49<br />
69 LIA CELI: IL MORBO DELLA ZUCCA PAZZA LIBRI 51<br />
FILM 52<br />
79 LIA CELI: PER CHI SUONA IL CAMPANELLO<br />
URBAN Mensile - Anno 2, Numero 17 - 31.03.03<br />
direttore responsabile: ALESSANDRO ROBECCHI<br />
alessandro@urbanmagazine.it<br />
art direction: ALDO BUSCALFERRI<br />
aldo@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: ANDREA DAMBROSIO<br />
andrea@urbanmagazine.it<br />
segreteria di redazione: DARIA PANDOLFI<br />
daria@urbanmagazine.it<br />
Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01<br />
presidente: SIMONA TEGELOF<br />
general manager: MARCO BOLANDRINA<br />
sales manager Italia: AUGUSTA ASCOLESE<br />
traffic: PAOLA MARTINI<br />
key account: ALFONSO PALMIERE<br />
Distribuzione: DEA s.r.l.<br />
Stampa: CSQ (centro stampa quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (Bs)<br />
Fotolito: Body&Type,<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
Gino & Michele ormai sono una griffe. Tra televisione,<br />
editoria, agende e “Formiche”, mezza Italia passa<br />
dalle loro mani e poi nelle vostre, fino alla risata finale.<br />
Siamo andati a chiedergli come ride Milano. E loro,<br />
sorpresa, ci hanno detto che ride bene. E con tutti<br />
Come i vecchi situazionisti, rendono assurdo l’esistente,<br />
possibile l’impossibile, colorato il grigiofumo e piacevole<br />
la città. Chi? Quelli di Esterni<br />
Un microfono, un dj coi suoi piatti e un sottoscala.<br />
I contest hip-hop non sono una leggenda per bindini alla<br />
Eminem, ma esistono davvero. Siamo andati a vedere<br />
James Dyson ha inventato un’ aspirapolvere. Come cosa<br />
c’entra? C’entra! Il design, la progettazione, l’invenzione,<br />
il prototipo e la forma. Un genio, senza polvere<br />
La tivù vi va stretta? Allargatela! Quasi un centinaio<br />
di piccole emittenti sono nate negli ultimi mesi.<br />
Di quartiere, di movimento. Voglia di antenne. Libere<br />
L’intimità senza intimismo. Il letto come luogo<br />
naturale, per l’incontro e per la solitudine.<br />
La stanza come rifugio. E la moda intorno<br />
TEATRO 54<br />
ARTE 57<br />
SHOPPING 59<br />
CLUB 61<br />
Editore: URBAN ITALIA srl<br />
via Tortona 27, 20144 Milano<br />
telefono 02/42292141 - fax 02/47716084<br />
urbanitalia@urbanmagazine.it<br />
Per la pubblicità:<br />
URBAN PUBBLICITÀ +39 02 42292141<br />
Distribuzione:<br />
URBAN ITALIA srl<br />
Cover: Ottonella Mocellin, Nicola Pellegrini,<br />
Toni Merola, Nessuno parlava, nessuno aveva delle<br />
belle storie di guerra da raccontare.<br />
( Courtesy Galleria Lia Rumma ) - foto Aldo Buscalferri<br />
BAR E RISTORANTI:<br />
<strong>MILANO</strong> 67<br />
ROMA 71<br />
BOLOGNA 75<br />
TORINO 77<br />
URBAN 7
foto: Paola Di Bello “Concrete Island”<br />
URBAN VOCI<br />
SOGNARE IN GRANDE<br />
LETTERE<br />
OZIO ERGO SUM<br />
Esimio <strong>Urban</strong>,<br />
vero, verissimo. Uh, come ha ragione Silvio Orlando!<br />
Quando stai a Milano e per un motivo o per l’altro non<br />
lavori, la gente ti guarda male.<br />
La vostra intervista al mio attore preferito (<strong>Urban</strong> numero<br />
16) riesce in poche pagine a descrivere bene questa<br />
città, dove il tempo libero pare una bizzarria per lazzaroni.<br />
Grazie.<br />
Francesca Sinopoli, Milano<br />
SENZA BENZA<br />
Dear <strong>Urban</strong>,<br />
se ho capito bene, le magnifiche pompe di benzina, strepitosa<br />
raccolta di modernariato, superba testimonianza<br />
di come eravamo (e facevamo il pieno) da voi raccontate<br />
e fotografate sull’ultimo numero di <strong>Urban</strong>, non trovano<br />
spazio a Milano e dovranno emigrare dalle parti di<br />
Brescia. Non vi sembra una follia? Non trovate cretina<br />
una città che intasa i polmoni dei suoi abitanti con gli<br />
idrocarburi e non trova nemmeno un angolino per mettere<br />
in mostra quelle meraviglie?<br />
Ciao, continuate così, si impara sempre qualcosa!<br />
Ferdinando Segno, Milano<br />
Se era una domanda (non trovate...?), ecco la risposta: sì.<br />
SOLO DUE?<br />
Caro <strong>Urban</strong>,<br />
solo due ditini agli Asian Dub Foundation? Siete matti?<br />
Lo avete sentito il disco? Lo avete sentito da sbronzi?<br />
Non dico cinque, ma quattro ditini li meritava tutti. E dire<br />
che di voi mi fidavo!<br />
Sfiduciato.<br />
Aldo Ferrari, Roma<br />
Caro sfiduciato, lo sai come sono i critici... sono critici!<br />
APRILE 17<br />
Hanno scritto, disegnato,<br />
scattato foto, pensato,<br />
suonato, ballato,<br />
e mangiato con noi<br />
questo mese:<br />
illustrazione: Kojak<br />
Questo è un appello. O magari una speranza. O forse<br />
una preghiera. A chi? A tutti quelli che disegnano le città,<br />
ne determinano la forma, ne elaborano gli arredi, gli orpelli,<br />
le cose utili e inutili che fanno una città. Si abbatterà<br />
questo mese su Milano il Salone del Mobile. Tutti ci ricorderanno<br />
che questa è la capitale del design. Che qui si<br />
presentano oggi le forme di domani. Che le feste saranno<br />
belle e i mobilieri raggianti, le signore eleganti, i comodini<br />
e i seggiolini avranno gambe tornite, lisce, depilatissime.<br />
Ma il nostro timore è – varcate le soglie del Salone – di<br />
trovarci ancora una volta di fronte a una grandinata di<br />
seggiole e seggioline. Di lampadine e lampade dalle strane<br />
fogge. Di divani bellissimi e morbidi come sogni. Di<br />
cucine da fantascienza. Bene, bello. Cari designer, voi che<br />
rendete gli spazi così piacevoli, mica che vi verrebbe in<br />
mente, per caso, di inventare anche qualcosa di saggio?<br />
PIÙ CROSTINI PER TUTTI<br />
Spett. <strong>Urban</strong>,<br />
sul n. 2 del vostro giornale è stata citata la nostra<br />
Osteria. Accanto ad alcuni apprezzamenti di cui ringraziamo,<br />
abbiamo riscontrato dei giudizi che non possiamo<br />
accettare (...) Contestiamo innanzitutto che il locale<br />
sia assordante: la musica è sempre bassa e il rumore di<br />
fondo è costituito unicamente dal brusio degli avventori<br />
che, evidentemente in disaccordo con il vostro giudizio,<br />
affollano il locale, non trovando che lasci a desiderare,<br />
come sostiene il vostro anonimo cronista. Facciamo poi<br />
presente che i crostini, che rappresentano solitamente<br />
solo l’antipasto, sono abbondanti (viene lasciato il vassoio<br />
di portata a discrezione dell’ospite, che se ne serve<br />
jorunn aarseth<br />
sandro avanzo<br />
silvia ballestra<br />
luca bernini<br />
giulia bessio<br />
alexio biacchi<br />
michele calzavara<br />
antonello catacchio<br />
leonard catacchio<br />
lia celi<br />
cesare cicardini<br />
lucrezia cippitelli<br />
selvaggia conti<br />
valentine fillol-cordier<br />
michela crociani<br />
paul de cellar<br />
bea dotti<br />
carlo frassoldati<br />
alessia gallione<br />
gibi<br />
kojak<br />
camilla invernizzi<br />
cristina lattuada<br />
davide longaretti<br />
paolo madeddu<br />
manuel mathez<br />
beba minna<br />
annalisa pagetti<br />
sebastiano pavia<br />
cecilia rinaldini<br />
Che so, il marciapiede più largo, il mouse per quelli senza<br />
le mani, il trasporto che non ci avvelena. Certo, forse stiamo<br />
esagerando. Ma signori designer, perché non esagerate<br />
anche voi? Perché non date forma a desideri smisurati<br />
invece che alle piccole voglie da boudoir? La Matita,<br />
l’Artista e il Foglio Bianco. Che incredibile magia! Egli con<br />
un tratto di grafite ben mossa sulla carta, disegna il mondo,<br />
in qualche modo lo cambia, rimodella la città. Poi vai a<br />
vedere e... oh, no! Un’altra Elegante Seggiolina! Un tavolo<br />
tanto carino! E noi qui, aspettando che qualcuno pensi<br />
più in grande e disegni più in grande. Perché noi vogliamo<br />
sognare in grande, e abbiamo desideri grandi. Niente<br />
fretta, ci sediamo qui ad aspettare che qualcuno ridisegni<br />
veramente la città. Aspettiamo buoni buoni: seggioline ne<br />
abbiamo tante...<br />
roby@duplex<br />
loris savino<br />
laura sciacovelli<br />
p.d. sfornelli<br />
alessandra spranzi<br />
squaz<br />
anna tagliacarne<br />
d. p. tesei<br />
tommaso toma<br />
massimo troboldi<br />
ALESSANDRO ROBECCHI<br />
alessandro@urbanmagazine.it<br />
a volontà). Quanto poi al conto... ebbene il commento è<br />
veramente in malafede, perché può essere anche superiore<br />
a “25 cocuzze”... dipende dalla quantità e dal tipo<br />
di vino che si è degustato. Ci permettiamo allora di<br />
suggerire al vostro anonimo cronista che se si vogliono<br />
fare delle critiche si citano i fatti con maggiore precisione.<br />
Che cosa ha bevuto? Quanto? Non è che si è dimenticato<br />
di aver preso anche il dolce che gli è rimasto così<br />
impresso, il caffé e magari un pousse-café?<br />
Distinti saluti<br />
Fabio Pagano e Davide Sarti,<br />
Osteria dei Cavalieri, Bologna<br />
Ci spiace, nessuno scoop: volevamo solo descrivere<br />
come si mangia e come si sta nel vostro locale, tutto qui.<br />
L’anonimo cronista Carlo Frassoldati conferma tutto:<br />
il rumore di fondo (chi ha parlato di musica?) dovuto<br />
all’affollamento, la pochezza dei crostini, buoni ma non<br />
certo in quantità, l’importo del conto (25 euro a testa),<br />
per antipasto (di crostini) e un vino normalissimo.<br />
E senza alcuna ricevuta, ahinoi...<br />
IRIS, IRIS, HURRÀ<br />
La redazione di <strong>Urban</strong>, felice e contenta come nelle fiabe,<br />
saluta l’arrivo della piccola Iris. Lia Celi ce l’ha messa<br />
tutta e ha fatto un altro capolavoro. Brava! Bravino è<br />
stato anche Roberto, marito di Lia, perché per certi capolavori<br />
bisogna essere in due. Dunque benvenuta a Iris<br />
e grazie due volte a Lia Celi: perché ci procura un’altra<br />
lettrice e perché nonostante l’arrivo di Iris non ha mai<br />
fatto mancare ai lettori di <strong>Urban</strong> la sua prosa. Baci<br />
A.R.<br />
Le vostre lettere sono sempre un po’ lunghe e ci<br />
costringono a crudeli tagli. Se avrete la compiacenza di<br />
mandarci lettere e non papiri, noi ci andremo più piano,<br />
con le forbici. Per scriverci, comunque, l’indirizzo è:<br />
URBAN, via Tortona 27, 20144 Milano / e-mail:<br />
redazione@urbanmagazine.it Fax : 02-47716084<br />
cristiana valentini<br />
ilaria vecchi<br />
special guest:<br />
iside casu<br />
sara tedeschi<br />
URBAN 9
URBAN VOCI<br />
BREAKERSCITY<br />
Milano come il Bronx. Mah, se va avanti così pure<br />
peggio. Però qualche spazio funziona. E nel metrò...<br />
Dancing in the dark? E il dark è quello del sottosuolo. Con il che ci siamo:<br />
underground due volte. Così a Milano si può vedere uno spettacolo di ballo acrobatico;<br />
hip-hop, break dance, senza scucire una lira. Loro, crew e sottocrew,<br />
piombano sotto la stazione della metropolitana di Porta Venezia, o alla stazione<br />
MM di Duomo, o a Sesto (sapete, sottoterra il centro è proprio uguale-uguale alla<br />
periferia) e occupano – ballando – una fettina di Milano. Ogni tanto si attaccano<br />
alla rete del metrò per fregare un po’ di corrente, ma solo quella che basta<br />
per il ghetto blaster. Poi via tutti. Tasso di virtuosismo, alto. Look, quasi zero.<br />
Se gli chiedi se sono atleti o ballerini vedi che gli scappa da ridere. Però puoi<br />
sederti e guardare, e nessuno ti chiede il biglietto.<br />
ATTENTO<br />
IL CANE!<br />
La segnaletica è importante, gente!<br />
E qualunque cosa significhi il cartello<br />
qui a fianco, è bene sapere che ha<br />
invaso le città. Milano e Roma ne<br />
sono piene. Perché l’Abbominevole<br />
(due b) ama scherzare e soprattutto<br />
ama lasciare segni in città. Una crew<br />
di attacchini/disegnatori? Una posse<br />
dedita al culto dello sticker?<br />
Qualunque cosa sia, Abbominevole<br />
lascia il segno. Anzi, lo appiccica.<br />
Naturalmente noi, d’impulso, tiferemmo<br />
per il cane. Ma la scommessa<br />
è sempre quella: cosa guarda la<br />
gente che va in giro per la strada?<br />
Dove le cade l’occhio? E, quando le<br />
cade, che dice? Questo è già più difficile<br />
da sapere, ma state in guardia.<br />
Infatti, l’Abbominevole comunica,<br />
disegna, appiccica. Ultimo lavoro,<br />
dedicato alla guerra: l’oscuro oggetto<br />
del desiderio. Questa la frase.<br />
E nella foto, tanti, tanti barili di petrolio.<br />
Vuoi vedere che<br />
l’Abbominevole fa più dei tiggì?<br />
NOWARBIKE<br />
Il carretto a pedali, che vedete<br />
su questa copertina di <strong>Urban</strong> ha<br />
una storia. Lo hanno pensato<br />
Nicola, Ottonella e Toni. Durante<br />
la guerra del Kossovo percorse<br />
in lungo e in largo le vie di Milano<br />
amplificando le voci dei bombardati<br />
serbi. E, nel suo girare, formava<br />
lettere e parole: una frase<br />
tratta da Mattatoio n. 5, di Kurt<br />
Vonneghut: “Nessuno parlava,<br />
nessuno aveva delle belle storie<br />
di guerra da raccontare”. Ora, dati<br />
i tristi tempi, lo rivedrete per le<br />
vie di Milano in occasione di un<br />
altro massacro. Brutti tempi.<br />
URBAN 11<br />
foto: Cesare Cicardini<br />
stickers e foto: Abbominevole
<strong>MILANO</strong>CITTÀ APERTA<br />
GINO & MICHELE. Un trionfo in tivù (Zelig), una nuova casa editrice (Kowalsky), le battute delle Formiche,<br />
oltre naturalmente all’impero Smemoranda. I due più grandi analisti della risata parlano di Milano, dei suoi<br />
modi di sghignazzare e del suo pubblico. Sorpresa: Milano è tutto meno che chiusa e intollerante<br />
testo: Alessandro Robecchi / foto: Manuel Mathez / illustrazioni: Kojak, Roby@Duplex<br />
12 URBAN<br />
Milano, interno giorno. Una stanza ben arredata, libri<br />
ovunque, vignette d’autore alle pareti. Aggiungo: una<br />
maglia di Djorkaeff firmata (ah, Yuri!), una tuta da<br />
operaio dell’Alfa di Arese, triste modernariato.<br />
E poi loro, Gino Vignali e Michele Mozzati, che per tutti<br />
sono Gino & Michele.<br />
Ora, per spiegare le dimensioni del fenomeno, basta<br />
mettere in fila qualche faccenduola mica di poco conto.<br />
Il cabaret dello Zelig, prima coltivato amorosamente e<br />
artigianalmente laggiù in viale Monza, poi sbarcato in<br />
tivù con ascolti da capogiro. E poi, ovvio, Smemoranda e<br />
la Gut Edizioni. E poi ancora le Formiche, cioè quella<br />
strepitosa collezione universale di battute che la<br />
premiata ditta raccoglie, cataloga e pubblica con<br />
pazienza certosina. Da ultimo, anche una casa editrice,<br />
la Kowalsky, che si dedica ai comici ma non solo.<br />
“Perché eravamo stufi di lavorare sotto padrone”. Poi<br />
varie ed eventuali, ma insomma, già si capisce, Gino &<br />
Michele sono una specie di scanzonata holding della<br />
risata. E si sa quanto può essere seria e importante una<br />
risata. Comunque, eccoli qui, finalmente catturati in una<br />
stanzetta nella sede dell’ala creativa di Smemo. Se mi<br />
ci metto anch’io (e mi ci metto), qui dentro c’è un tasso<br />
di milanesi per metro quadrato che è difficile trovare in<br />
qualunque altra parte del pianeta. E dunque cominciare<br />
è facile.<br />
Cominciamo da qui: non vi sembra che spesso si parli<br />
di Milano, della sua grandezza autoriale, come di<br />
un’entità al passato? Ah, quando c’era Gaber! Ah,<br />
i bei tempi del Derby...<br />
Michele – Forse sì, l’impressione si può avere. Ma se<br />
pensi a quella Milano là, anni ’50 e ’60 come una città<br />
che si apriva al sud e all’est del Paese, non puoi non<br />
vedere le analogie con l’oggi: una città che si apre al<br />
sud e all’est del mondo... sì, ci sono molte analogie.<br />
Vuoi dire che magari al Giambellino invece che<br />
Cerutti Gino il mago del biliardo si chiama Amhed?<br />
Michele – Sì, anche se non so dire se oggi ci sia<br />
qualcuno in grado di raccontarlo.<br />
Gino – Vedi, quando si torna indietro, il confine con la<br />
nostalgia è labile, indistinto. Io odio la nostalgia, ma ho<br />
grande affetto per la memoria.<br />
Però della Milano d’autore si continua a parlare un<br />
po’ al passato...<br />
Gino – Forse è vero, ma succede in tanti casi. Guarda<br />
il cinema, la letteratura. Di genio ne nasce uno ogni<br />
due o tre generazioni.<br />
Già, mica vengono su come i tappi, come si diceva<br />
una volta.<br />
Gino – Però guarda: Aldo Giovanni e Giacomo, Paolo<br />
Rossi. Fo non ne parliamo. Salvatores, lo stesso<br />
Abatantuono che non è milanese ma lo è di fatto,<br />
Bisio... potrei continuare per un bel pezzo. Gente che<br />
ha trovato qui una platea, un modo di esprimersi.<br />
Milano ha saputo mixare tutto questo.<br />
Michele – È che stiamo diventando famosi come città<br />
intollerante, e questo è molto, molto lontano dalla<br />
realtà.<br />
Gino – E poi diciamolo: il pubblico milanese è recettivo.<br />
Qui puoi venire dal sud, dal nord, dall’est e se sei bravo<br />
riempi il teatro. Diverso, che so, dai toscani, che ridono<br />
solo coi toscani. Il milanese ha una cultura comica<br />
sviluppata. È un melting pot di fatto, la più clamorosa<br />
smentita di quello che ci vogliono far credere.<br />
Milano città aperta, d’accordo. Ma poi, quando fai<br />
l’indice dei nomi rischi sempre di parlare al<br />
passato...<br />
Michele – In parte questo può essere vero. Ma non è<br />
colpa di nessuno. È che tutto va più veloce, tutto si crea<br />
in fretta e furia, si fatica a fare un discorso continuo,<br />
fluido, che dura una carriera e una vita. La società<br />
preferisce le pillole, una botta e via, la battuta più del<br />
monologo strutturato...<br />
Ma insomma, Milano ha un suo specifico forte, no?<br />
Michele – Come no! Qui c’è una proposta differenziata,<br />
mentre per esempio a Roma o a Firenze c’è più una<br />
monocultura...<br />
Gino – Milano ingloba, mangia, fagocita. Accetta le<br />
proposte delle altre culture regionali. Anche se poi,<br />
URBAN 13
“il nonsense, il surreale, lo spiazzamento. milano ride così, una comicità di testa”<br />
nello specifico, prevale il gusto per il nonsense, il<br />
surreale, lo spiazzamento. Una comicità più di testa che<br />
di pancia, più di parola che di faccia. In questo senso<br />
esiste una scuola milanese. Penso a Ale e Franz, che sul<br />
palco parlano e quasi non si muovono, a Maurizio<br />
Milani, che è un genio comico del ’900.<br />
Volete dire che Milano ha, nel suo modo di ridere,<br />
una forma e dei meccanismi diversi?<br />
Gino – Sì, c’è più testo, c’è scrittura, l’intuizione e la<br />
cultura del paradosso.<br />
Michele – Forse esiste una differenza, anzi sicuramente<br />
esiste, tra la battuta di genio, che ti viene spontanea,<br />
fulminante, e il mestiere di costruirla con una sintassi<br />
della battuta. Ma queste probabilmente sono differenze<br />
che vedono gli autori, mentre il pubblico o ride o non<br />
ride.<br />
Gino – Oltretutto non è detto che il genio e la sintassi,<br />
la tecnica della battuta non possano stare insieme.<br />
In quel caso si rasenta la perfezione. Ma noi vediamo<br />
il materiale che ci mandano da tutta Italia per le<br />
Formiche... Quasi tutti gli italiani, prima o poi hanno la<br />
folgorazione, la battuta la trovi ovunque, è vera<br />
comicità popolare.<br />
E voi prendete, raffinate, elaborate... Siete una<br />
specie di raffineria della risata.<br />
Gino – C’è stato un periodo in cui ci dicevano: siete gli<br />
imprenditori della risata. Mi dava un po’ fastidio, allora,<br />
ma ora no, non più, anzi c’è del vero. Io, per esempio mi<br />
considero sempre meno un autore comico, piuttosto<br />
che scrivere un monologo preferisco leggerne dieci.<br />
Michele – È che con gli artisti, i grandi, gli amici, c’è<br />
un’affinità creativa. La parte operativa si è un po’<br />
esaurita, giusto così.<br />
Gino – Per la continuità devi anche avere culo. Non<br />
ripetersi mai a volte è una fortuna.<br />
Eppure siamo un paese di battutisti involontari...<br />
Michele – Sì, ma pure troppo! Tutto si livella al basso.<br />
Per questi battutisti involontari non mi diverto più<br />
tanto... sai, quando arriva un avvocato cialtrone a fare<br />
la politica, lo strafalcione ci sta...<br />
Però vi divertite, insomma, dopotutto maneggiate<br />
dinamite!<br />
Gino – Ma sì, quando incontri la bella battuta non<br />
è che ti trattieni!<br />
Michele – È il bello di fare il mestiere che ti piace,<br />
quando uno lavora contento... ogni tanto tocca<br />
pensarlo: siamo dei privilegiati. Madonna quante risate<br />
ci siamo fatti!<br />
Gino – È che i comici sono malati di mente veri, sai!<br />
Dài, adesso vi tocca! Fuori la battuta della vita!<br />
Gino – Ma non si può!<br />
Michele – Non si può, non si può... Ti innamori delle<br />
battute a periodi...<br />
Dài, non fate così!<br />
Gino – Adesso come adesso scelgo quella di Milani (dà<br />
anche il titolo al libro, edizioni Kowalsky): “Le donne<br />
quando non capiscono si innamorano”. Ma per dirti di<br />
quel senso di astruso e di nonsense che dicevamo<br />
prima, sono anche affezionato a una battuta di Chevy<br />
Chase: “Un vandalo è entrato al Louvre e ha attaccato<br />
due braccia alla venere di Milo”.<br />
Buonissima, un testacoda alla Ionesco. Michele,<br />
tocca a te.<br />
Gino – È pigro, lascialo stare. Te ne dò io una per lui,<br />
una vecchia battuta di Beppe Viola, un genio vero, una<br />
grande persona: “Sarei disposto ad avere 37 e 2 di<br />
febbre per tutta la vita in cambio della seconda palla di<br />
servizio di McEnroe”.<br />
Michele – Sai, la prima gli sembrava troppo...<br />
URBAN 15
PIANOSREGOLATORE<br />
SI CHIAMANO ESTERNI. Sono dadaisti di città, situazionisti del<br />
vivere quotidiano. Progettano oggetti e spazi per dimostrare che<br />
abitiamo in un posto vivo. Provocano reazioni e giocano con il<br />
corpaccione della metropoli. E durante il Salone del Mobile...<br />
testo: Sara Tedeschi / foto: Cesare Cicardini<br />
L’appuntamento con Lorenzo e Beniamino è alle 16,<br />
minuto più, minuto meno. Io, neanche a dirlo, in ritardo.<br />
Loro, e non poteva essere diversamente, coerenti fino in<br />
fondo. Ad accogliermi con un grande sorriso infatti c’è<br />
solo Beniamino. Di Lorenzo non c’è traccia. Dov’è?<br />
“All’esterno – mi dicono – di sicuro”.<br />
Mi guardo in giro inquieta in cerca di tutte quelle<br />
stranezze che hanno fatto di Esterni una realtà<br />
importante, unica a Milano, un laboratorio di idee<br />
intelligenti e strampalate che ci insegna e ci dimostra<br />
URBAN 17
L’AIUOLA PORTATILE, LA SCATOLA DI RUMORI URBANI<br />
che lo spazio pubblico, la città (anche quella più brutta e<br />
tapina della periferia) può assumere altre forme, basta<br />
volerlo, essere usata diversamente, proporre alternative,<br />
diversi modi di aggregazione, altre soluzioni.<br />
Cerco l’aiuola mini portatile con la sponsorizzazione<br />
personalizzabile, “l’ombrello di tutti” che si usa quando<br />
piove e poi si lascia in giro quando splende il sole – una<br />
sorta di umbrellacrossing – l’amaca (anche a due piazze)<br />
da stendere tra un palo del semaforo e uno della luce<br />
per pisolini improvvisati, le strisce pedonali portatili da<br />
stendersi alla bisogna e i cartelli stradali dal volto<br />
umano, con due mani che si stringono o un gruppo di<br />
persone che chiacchierano.<br />
Che sarebbe a dire: “Stringersi la mano, continua”<br />
oppure “Socializzare prego, per metri trenta”.<br />
Una volta dentro la palazzina di via Paladini 8 scopro<br />
che al piano rialzato ci sono gli uffici per la<br />
comunicazione e l’organizzazione di tutto quello che fa<br />
l’associazione, tra feste, eventi in giro per la città, il<br />
18 URBAN<br />
Milano Film Festival, il Salone dell’Arredo urbano, le<br />
serate di sciopero dei telespettatori e le serate del<br />
martedì in sede per i soci.<br />
Versatili e mai fermi un attimo i ragazzi. Ruotanti<br />
a 360 gradi.<br />
Giù da una scala si arriva in una stanza con enormi<br />
rocchetti di filo rovesciati, almeno questo mi sembrano,<br />
ma in realtà sono tavoli, un baretto, una sala di<br />
proiezione e un cortile dove, proprio al centro, c’è lui.<br />
Bellissimo. Un po’ la mascotte di Esterni; un pulmino<br />
Wolkswagen arancione con tettucio bianco e dentro…<br />
una ciclette! Al primo piano invece c’è l’ostello, 10 posti<br />
per gli ospiti, che nel futuro potrebbere diventare molti<br />
di più.<br />
Ma torniamo alla notte dei tempi: Beniamino e Lorenzo<br />
si sono trovati nel ’95 “e la città era triste, grigia, con<br />
poche cose da fare, pochi luoghi per fare”, e hanno<br />
cominciato a pensare e a ripensare gli spazi pubblici.<br />
Quindi hanno pensato che in primo luogo era<br />
necessario invadere piazze, strade,<br />
luoghi aperti.<br />
Come l’Arco della Pace, nel ’97, in cui<br />
oltre a musica, bevande e cibo<br />
venivano distribuiti a tutti carta e<br />
matita per disegnare a piacere,<br />
sfogare la propria creatività (quindici<br />
chili di carta poi riunita in un libro),<br />
piazza Affari, nel ’98, dove, dopo<br />
aver indossato una tuta bianca<br />
ognuno poteva dipingere il suo<br />
vicino, piazza Duca d’Aosta con<br />
installazioni e proiezioni (non solo<br />
Polizia e disperati), piazza<br />
Sant’Agostino, pastelli e cera alla<br />
mano per ridipingere ciò che era<br />
rimasto del mercato.<br />
E per ogni iniziativa c’è da ridere,<br />
oltre che da pensare. Con migliaia<br />
di persone.<br />
Perché la città può essere anche<br />
un serbatoio di creatività e<br />
di invenzione, non solo di tristezza<br />
e circonvallazioni.<br />
Ora le cose in ballo sono tante: una<br />
grande festa la sera del 4 aprile<br />
in via Palizzi alla Bovisa, una specie<br />
di Los Angeles ‘de no antri’, con<br />
musica e bar poi dal 4 all’8 aprile<br />
casino generalizzato in giro per<br />
la città, davanti ai luoghi del Salone<br />
del Mobile. È questo il Salone<br />
dell’Arredo <strong>Urban</strong>o che propone un<br />
altro modo di vedere la città e<br />
le cose, (ma “in pacifica antitesi con<br />
il Salone ufficiale”, ci tengono a<br />
sottolineare). E la gente interessata<br />
e incuriosita è tanta: giapponesi, ma<br />
non solo.<br />
Poi dall’8 al 12 aprile tutti quelli<br />
di Esterni saranno in centro tutto<br />
il giorno – dove ancora non si sa, ma<br />
molto in centro comunque, cercateli<br />
– con installazioni, mostre, sorprese<br />
e alcune delle più belle proposte<br />
del Concorso internazionale per lo<br />
Spazio pubblico di ogni città. Questa,<br />
al momento, è la cosa più golosa.<br />
A partecipazione gratuita e aperto<br />
a tutti, ammette tutte le forme d’arte<br />
e invita a produrre e inventare idee,<br />
prototipi, servizi e interventi per<br />
lo spazio pubblico in città. Fino a ora<br />
sono arrivati 60 progetti di cui 5<br />
stranieri.<br />
I più bizzarri li vedrete appunto<br />
dall’8 al 12 aprile in centro.<br />
Un assaggino? Una scatola di rumori<br />
urbani in cui si può ascoltare la città,<br />
una “costatazione amichevole” tra<br />
pedoni, con spazi per fare amicizia,<br />
una passeggiata con scarpe che<br />
pesano dai 2 ai 5 chili per rallentare<br />
e imparare a guardarsi intorno, una<br />
nuovissima cartellonistica stradale multilingue visto che<br />
la città è davvero multietnica, un cavalcavia portatile per<br />
attraversare qualsiasi carreggiata, una panchina in fibre<br />
ottiche, una fontana di vino, un cesso pubblico che<br />
riserva grandi sorprese e dispensa molti altri servizi e<br />
delle palette con cui gli automobilisti possono<br />
comunicare tra loro. Tipo “Stai calmo, rallenta”, oppure<br />
“Mi piaci, accostiamo e beviamo qualcosa?” e via così.<br />
Se ne vedranno delle belle. Ci sarà anche una piccola<br />
fattoria degli animali.<br />
E la sera musica, bar e chiacchiere per tutti.<br />
Per rendere la città più allegra. Sempre aperta. E viva.<br />
Come il marzulliano sogno nel cassetto di Beniamino e<br />
Lorenzo: i mezzi pubblici che funzionano per tutta la<br />
notte (e i sindacati sono d’accordo). O l’idea dei risciò<br />
che portano in giro la gente per la strada. Ma questo<br />
progetto per ora si è arenato.<br />
Avete idee? Ne cercate? Siete in linea?<br />
Cliccate su www.esterni.org.
Mercoledì, via Farini 30, ore 22.30, all’entrata del<br />
Chiringuito. Dietro la vetrina a pian terreno gente seduta<br />
ai tavolini o al bancone che beve e chiacchiera, mentre<br />
da sotto arriva un ritmo forte che spacca tutto, mette il<br />
pepe ai piedi, alle braccia, e fa venire voglia di ballare.<br />
Quello che succede negli inferi del Chiringuito esce come<br />
una poesia da una grata sul marciapiede, fuori dal locale.<br />
Ci avventuriamo.<br />
Fuori e sopra via Farini, al confine del Quartiere Isola a<br />
Milano, e sotto Detroit, i ragazzi del ghetto, furibondi<br />
contest, puro freestyle. La storia è questa: qui da qualche<br />
mese il mercoledì sera arrivano da tutta la città, ma<br />
anche da fuori, ragazzi tra i 18 e i 25 anni (ma noi ne<br />
abbiano visti anche di più stagionati) per la serata Show<br />
Off e cioè un momento di improvvisazione freestyle per<br />
rapper nostrani. Ce ne sono di più bravi e meno bravi,<br />
tutti re durante la loro esibizione nell’angolo di questo<br />
sotterraneo, tra enormi specchi rossi. Li hanno chiamati<br />
“I piccoli Eminem di via Farini”, ma loro non sono poi<br />
mica tanto d’accordo. “Onore al maestro – gigioneggia<br />
Stefano che vorrebbe salire sulla pedana, ma non osa –<br />
ma qua abbiamo un’altra realtà. Non c’è la disperazione<br />
del ghetto americano. In fondo noi stiamo bene. Anche<br />
se questa città e questo sistema non ci vanno bene.<br />
Il discorso è questo”. Più tardi arrivano i più forti: Simone<br />
(Mace) e Giacomo (Jack) ventenni from Pioltello, dei La<br />
Crème, che si esibiscono con testi impegnati con tanto di<br />
citazioni da Platone e film intramontabili. Poi Alessandro<br />
detto “il sardo”, ventitrè anni a cui piace fare rime in<br />
dialetto. Master of cerimonies from Bruzzano è Massimo<br />
(Suol Reeder) che gira con l’amico Simone (dj Kimo).<br />
Il loro non è solo rap o un hip hop meno incazzoso, è un<br />
modo nuovo di parlare della società, questa. Alla fine c’è<br />
tutto: dj, master cerimonies, writer (un po’ meno<br />
desiderosi di parlare e più vaghi, si capisce) e breaker.<br />
Peccato solo che la gente sia tantissima e che la zona per<br />
i rapper sia piccola, così piccola che non c’è spazio per<br />
della sana break. Prima di andarcene ci arriva forte e<br />
chiaro: “Buonanotte, buonanotte, che se non vi è<br />
piaciuto chi se ne…”<br />
8MILESSOTTOCASA<br />
EMINEM L’HA INSEGNATO.<br />
Cos’è un contest di<br />
freestyle, cosa si può fare<br />
con un microfono, come<br />
può suonare una città.<br />
Ok, Milano non è Detroit<br />
(per fortuna). Eppure si<br />
canta anche qui. Cool!<br />
20 URBAN<br />
testo: Sara Tedeschi<br />
foto: Manuel Mathez
CURANDERODICITTÀ<br />
DALLE LONTANE ANDE alla vicina Sesto San Giovanni, ecco lo sciamano metropolitano. Uno che cerca<br />
la verità nelle piante, che vede passato e futuro, convinto che le donne salveranno il mondo. <strong>Urban</strong> è andato<br />
a trovarlo. E adesso, anche lui, spera in Pachamama. Che sta sulla Cordillera, ma arriva fino a qui<br />
testo: Anna Tagliacarne / illustrazione: Gibi<br />
Tre giorni di digiuno. Profumi, petali di fiori, zucchero<br />
e minerali portati in dono. Ceneri di piante sacre per<br />
tracciare i cerchi magici attorno all’albero prescelto.<br />
Che dev’essere nel fitto di una foresta. Se i preliminari<br />
sono svolti correttamente l’albero si trasformerà in spirito.<br />
E parlerà. Si mostrerà con una nuova fisionomia.<br />
Avrà occhi capaci di guardare nel passato, nel presente<br />
e nel futuro. E una bocca nascosta tra il verde del<br />
fogliame risponderà alle domande, risolverà i problemi.<br />
Dall’interno dei cerchi magici, ottenuta la benevolenza<br />
dell’albero, sarà possibile anche vedere gli spiriti della<br />
Natura. Omini alti una ventina di centimetri – elfi,<br />
gnomi, folletti – che popolano gallerie scavate nella<br />
Terra, dalle quali escono solo al crepuscolo. Te li puoi<br />
fare amici, ma possono anche farti impazzire: sono tremendamente<br />
dispettosi e vendicativi. Puoi parlare con<br />
loro e lo puoi fare anche con gli animali. Ma sono le<br />
piante quelle che sanno.<br />
“L’uomo che comunica con la natura conosce la verità.<br />
Per entrare e uscire da mondi invisibili ma paralleli<br />
lavora a un livello sottile, energetico. Per superare la<br />
paura dell’ignoto gli servono capacità di immaginazione,<br />
osservazione, raziocinio, astrazione. E molto studio.<br />
La meta da raggiungere è il controllo fisico e mentale<br />
che gli permette di recarsi negli altri mondi e chiedere<br />
22 URBAN<br />
aiuto agli spiriti benevoli per vincere quelli malevoli.”<br />
Hernán Huarache Mamani, sciamano e curandero peruviano,<br />
è nato a Chivay, villaggio sulla Cordigliera delle<br />
Ande, ma vive a Sesto San Giovanni, ex Stalingrado<br />
d’Italia. In questa periferia milanese dove i metalmeccanici<br />
della Falck e della Marelli oggi sono un’icona del<br />
passato, Huarache ha fondato l’Associazione Inca-Italia<br />
(incaist@libero.it) che ha lo scopo di preservare e diffondere<br />
la cultura andina e i suoi antichi saperi magici,<br />
religiosi, medici e scientifici. Una cultura che questo<br />
indio con i capelli corvini a coda di cavallo e il viso che<br />
sembra scolpito nella corteccia di un albero ha imparato<br />
isolandosi su una montagna sacra agli Incas,<br />
l’Ampato. Dove Mama Qoyllurchiy, curandera e maestra,<br />
gli ha aperto le porte dello sciamanesimo, la più antica<br />
forma di guarigione spirituale e fisica conosciuta dall’essere<br />
umano, la via più diretta per comunicare con il<br />
divino, per stabilire contatti con gli spiriti che popolano<br />
universi solo geograficamente separati dal nostro.<br />
Eppure accessibili, almeno secondo tradizioni millenarie<br />
che vanno dalla Siberia alle Ande. “Le persone<br />
diventano libri aperti, si impara a leggere in loro il<br />
dolore e la felicità, la malattia e la tristezza”, dice<br />
Huarache, che sa guarire con l’imposizione delle mani<br />
e fa diagnosi con le foglie di coca, tecnica divinatoria<br />
che per i curanderi andini è l’abc. Qui, in assenza delle<br />
foglie adatte (Vietato! Vade retro!), le diagnosi le fa<br />
osservando il paziente e passando le mani a un centimetro<br />
dalla sua pelle. Ma i suoi doni di guaritore li utilizza<br />
soprattutto nei sei mesi che ogni anno trascorre<br />
sulle Ande. In Italia tiene corsi di medicina Inca, di<br />
autoguarigione e seminari sul potere femminile. “Per il<br />
popolo andino la donna è sacra, perché per noi è una<br />
donna il primo essere umano comparso sulla Terra. E<br />
secondo una profezia del 1493 saranno le donne a<br />
salvare l’umanità dal periodo di buio che, nel calendario<br />
andino, si concluderà nel 2013. Allora, per la prima<br />
volta dopo 2000 anni, l’uomo si riavvicinerà al divino.<br />
E lo farà grazie alle donne, cui compete la spinta evolutiva<br />
dell’umanità”, spiega Huarache, che sul potere<br />
dello spirito femminile ha scritto un libro, La profezia<br />
della curandera (Piemme). Va bene, aspettiamo ancora<br />
una decina d’anni. “Le donne rappresentano la madre<br />
Terra, e il loro compito è riportare nel mondo verità,<br />
ordine e amore, la chiave della comprensione dei<br />
misteri dell’universo”. Perché Pachamama – la Madre<br />
Cosmica, Madre Natura – comprende e conosce ogni<br />
cosa. E ogni cosa può essere compresa e conosciuta<br />
grazie a lei. Anche come passare da un mondo all’altro<br />
lavorando in società con gli spiriti. Parola di sciamano.<br />
URBAN 23
LE PALLE, LE MAZZE.<br />
E poi la danza, il movimento,<br />
le mosse squinternate<br />
e magiche dei giocolieri.<br />
Tra il corpo (loro) e lo<br />
stupore (di chi guarda).<br />
Una scuola di Nouveau<br />
Cirque a Torino.<br />
Con la strada nel cuore<br />
CIRCUSHIGHSCHOOL<br />
testo: Alessia Gallione / foto: Loris Savino<br />
Francesco ha iniziato come tutti, con tre palline da<br />
far girare in aria. Sempre più veloce, fino a poterla quasi<br />
respirare, la meraviglia. Anche Maurizia ha cominciato<br />
da lì, dalla strada: piccole feste di paese, manifestazioni<br />
in piazza, cortei medievali “perché è l’atmosfera della<br />
strada a essere speciale, la libertà e lo sguardo della<br />
gente”. E poi c’è Piergiorgio, 19 anni, il più giovane di<br />
tutti, Lara che sa dare vita ai burattini e Mike che viene<br />
dall’America e ha iniziato a fare il giocoliere a<br />
Barcellona. Venti ragazzi che, ogni giorno, a Torino,<br />
sognano il circo. In una scuola un po’ speciale, nata lo<br />
scorso ottobre. Non il circo che si sogna da bambini,<br />
con il tendone che, nei ricordi di infanzia, sembrava<br />
spuntare all’improvviso, montato dalla sera alla mattina.<br />
E nemmeno quello con la pista, le tigri e gli elefanti, i<br />
clown e i domatori. Sorpassato, sommerso dalle<br />
polemiche sull’impiego degli animali, ripetitivo. Vecchio,<br />
appunto. Quello che sognano è il Nuovo Circo, Nouveau<br />
Cirque, come lo chiamano i francesi che hanno creato<br />
questa nuova forma di spettacolo negli anni ’70:<br />
niente più animali, ma danza e teatro, giocoleria e mimo,<br />
musica e acrobazia e il tendone che, spesso, viene<br />
sostituito dalle tavole di un palcoscenico.<br />
Un modo diverso di concepire il circo, nato<br />
dall’incontro tra la gente della pista e quella del teatro,<br />
che in Francia è un’istituzione. Qui, il ministro della<br />
cultura Jack Lang, già all’inizio degli anni ’80, raddoppiò<br />
il budget per i circhi e premiò progetti e idee<br />
contribuendo alla nascita di decine di scuole. Perché se<br />
il circo tradizionale è un mestiere che si tramanda di<br />
padre in figlio ed esistono vere e proprie dinastie di<br />
circensi, il Nuovo Circo è fatto da compagnie di artisti<br />
eterogenei che, molto spesso, provengono dal teatro di<br />
URBAN 25
“ERO A UNA SVOLTA:<br />
IL CIRCO O L’UNIVERSITÀ. HO SCELTO IL CIRCO”<br />
strada. Finora, per imparare il mestiere, in Italia c’era<br />
solo l’Accademia di Cesenatico, dove i bambini vivono<br />
come in un college e si esercitano a diventare trapezisti<br />
ed equilibristi. Ma ora, dopo il moltiplicarsi di festival –<br />
primo fra tutti quello di Brescia –, a Torino, è nata<br />
un’altra scuola, la prima interamente dedicata al Nuovo<br />
Circo (www.scuoladinuovocirko.com). Preparazione<br />
completa: uno deve essere elegante e leggero come<br />
un danzatore, abile come un giocoliere, allenato come<br />
un atleta, acrobatico come un ginnasta; deve possedere<br />
la presenza scenica di un attore e l’orecchio di un<br />
musicista. Tutte materie che si insegnano nel primo<br />
corso biennale di Nuovo Circo, nella sede storica della<br />
Reale società ginnastica di Torino: lezioni dal martedì<br />
al venerdì per sei ore al giorno. Una faticaccia.<br />
Si inizia alle nove con gli esercizi di preparazione fisica,<br />
poi acrobatica, equilibrismi, giocoleria, danza, musica e<br />
teatro: tutti lì, nell’immensa palestra dalle grandi vetrate<br />
e dalle tribune in legno di via Magenta, a provare e<br />
riprovare. Si sale sul trapezio e, sospesi in aria, si sfida<br />
la forza di gravità, si misura la concentrazione.<br />
Poi ci sono i tessuti, due lunghe strisce di stoffa colorata<br />
con cui i ragazzi creano figure e coreografie, e la fune,<br />
le clavette, il diablo.<br />
“Da tempo volevamo creare un posto così” – spiegano<br />
i fondatori Paolo Stratta, artista di strada, regista<br />
e studioso di questa forma di spettacolo, e Chiara<br />
Bergaglio dell’associazione Kinèma. “Una scuola<br />
di Nuovo Cirko, con la K, simbolo di dinamicità e<br />
movimento. Tutto è partito da uno spettacolo, Pinokio,<br />
ispirato alla fiaba di Collodi ed è continuato con la<br />
nascita di un festival dedicato al circo contemporaneo<br />
a Moncucco Torinese”.<br />
“Cerchiamo di formare professionisti completi – spiegano<br />
i fondatori – ma anche di coniugare le tradizioni circensi<br />
con lo sport, per sperimentare nuovi linguaggi e metterli<br />
a disposizione delle scuole, dei disabili, degli anziani, di<br />
tutti quelli che hanno bisogno di un sorriso”.<br />
Loro, i venti allievi, sono stati selezionati tra un nutrito<br />
gruppo di aspiranti, ognuno ha in mente un proprio<br />
spettacolo, vuole trovare un modo di espressione unico<br />
e personale. “Tutto quello che so fare – racconta<br />
Francesco, 23 anni, di Cuneo – l’ho imparato<br />
da solo, guardando gli altri, esercitandomi, partecipando<br />
a stage. Faccio anche spettacoli in giro per l’Italia e da<br />
cinque anni lavoro come animatore in un centro handicap.<br />
Una scuola così l’ho sempre sognata: si impara a far tutto.<br />
Il mio spettacolo? Dovrà unire danza, giocoleria e<br />
acrobatica”. Un po’ come quello di Maurizia che da anni<br />
si esibisce in strada, o di Piergiorgio. Lui, la scuola, l’ha<br />
scoperta un po’ per caso. “Ero in Francia – racconta –<br />
e un amico mi ha parlato delle selezioni. Ero a una svolta:<br />
o il circo o l’università”. Ha scelto il circo. È questa roba<br />
qui, che i suoi genitori non sanno neanche come chiamare,<br />
che vede nel suo futuro. Ore e ore passate a far sembrare<br />
facile un movimento, a trasformare la fatica e il sudore in<br />
volo. Anche quando le ore di lezioni sono finite e in molti<br />
si fermano ancora in palestra a provare prese, posizioni<br />
ed esercizi. E a sfottersi un po’ perché “almeno all’inizio<br />
sembravamo tutti dei salami”. Ma è questo, dicono,<br />
che vogliono fare. Un’esperienza che adesso dividono<br />
anche con la gente “comune”. Da gennaio la scuola<br />
ha aperto al pubblico e organizza stage: giocoleria con Iris<br />
– uno dei principali artisti del Cirque Plume – funambolo,<br />
trapezio e burattini.<br />
URBAN 27
ASPIRANTEGENIO<br />
JAMES DYSON <strong>FA</strong> L’INVENTORE di mestiere e il miliardario per hobby. È il primo inglese<br />
ad aver vinto l’European Design Prize. Ma lui insiste: “Il design dev’essere un concetto globale,<br />
altrimenti è una noia mortale”. Ecco qui: storia dell’aspirapolvere più famoso del mondo<br />
testo: Bea Dotti / foto: Sebastiano Pavia - Grazia Neri<br />
James Dyson, ovvero come inventare un aspirapolvere<br />
magico senza sacchetto e vivere felici. E ricchissimi, al<br />
numero 37 della hit parade dei miliardari del Regno<br />
Unito. Tutto merito del Dual Cyclone, un gingillo in ABS<br />
e policarbonato color caramella, leggero come una<br />
mentina e con un’aspirazione implacabile che centrifuga<br />
e polverizza qualsiasi cosa, persino le cacche degli acari<br />
che campeggiano abusivamente nel vostro salotto. Così<br />
quando avete finito le pulizie, voilà, una concimatina ai<br />
gerani sul balcone, una sciacquatina all’involucro, e via,<br />
verso nuove avventure, con la casa sfolgorante e i<br />
polmoni immacolati. Pare che Mastro Lindo sia sull’orlo<br />
di una crisi di nervi. James Dyson, invece, è in gran<br />
forma: sembra un incrocio allampanato tra Archimede<br />
Pitagorico e Paperon de’ Paperoni, ride, macina<br />
interviste a getto continuo, smonta e rimonta cicloni alla<br />
velocità della luce. Un profeta con una missione:<br />
convincere il mondo che un aspirapolvere può cambiarti<br />
la vita. Beh, con lui ha funzionato. Ah, il design!<br />
Cos’è un’invenzione?<br />
Qualcosa che puoi brevettare e che una persona sveglia<br />
non riesce a pensare da sola.<br />
Ho letto che dal 1979 al 1984, prima di brevettare il<br />
suo aspirapolvere, ha costruito 5127 prototipi.<br />
Fanno più di quattro al giorno, sette giorni su sette...<br />
Un’ossessione!<br />
Sì, facevo prototipi su prototipi, un test dietro l’altro.<br />
L’aria entra nel Cyclone quasi alla velocità del suono e<br />
produce effetti inaspettati. Non li puoi calcolare in<br />
astratto, devi verificarli, confrontarli, correggerli<br />
sistematicamente. Eppure la gente continua a pensare a<br />
un inventore come a una specie di genio svitato chiuso<br />
nel capanno degli attrezzi.<br />
Lei come ha cominciato?<br />
Ho iniziato negli anni ’60, studiando architettura, poi<br />
ingegneria meccanica. Avevo capito che a definire un<br />
28 URBAN<br />
edificio è sempre la struttura, non il suo stile. Se hai<br />
sviluppato una tecnologia e costruito un prodotto, puoi<br />
decidere che forma deve avere.<br />
Allora lei non è un designer!<br />
Tutti sono convinti che, per avere un buon design, un<br />
oggetto dev’essere geometrico, stare dentro una specie<br />
di scatola Bauhaus. Così una macchina fotografica è<br />
uguale a un rasoio o a una radio portatile. Noiosissimo.<br />
Io sono convinto che ci sia un altro modo di progettare,<br />
che celebra il modo in cui funziona una macchina. Ecco<br />
perché il Cyclone è trasparente, da molto prima<br />
dell’Imac: così vedi cosa succede quando azioni una<br />
forza gravitazionale 67.000 volte maggiore di quella<br />
che sperimenta un pilota di Formula Uno. Per me<br />
lavorano più di 300 ingegneri e neppure un designer.<br />
Voglio che tutti si occupino di tutto, estetica compresa.<br />
Eppure il suo aspirapolvere è diventato famoso<br />
anche perché a venderlo è stato l’emporio di uno dei<br />
designer inglesi più famosi, Paul Smith.<br />
È vero. E per di più siamo stati la prima industria<br />
britannica a vincere l’European Design Prize. Penso che<br />
il design sia un concetto globale. Quando qualcosa non<br />
funziona, la prendi a calci e poi ti chiedi: chi è l’idiota<br />
che l’ha progettato? Invece quando pensi a un designer,<br />
di solito ti vengono in mente forme e colori. L’ho sempre<br />
trovata una dicotomia assurda.<br />
L’aria di Milano è zeppa di polvere, anzi di<br />
micropolveri. Hai mai progettato qualcosa capace di<br />
filtrare anche quello che respiriamo per strada?<br />
Abbiamo provato per anni a mettere a punto un sistema<br />
di raccolta delle emissioni dei motori diesel, da fissare al<br />
tubo di scappamento. Nel frattempo, le compagnie<br />
petrolifere hanno continuato a elaborare i combustibili<br />
per produrre particelle sempre più sottili. Poi qualcuno<br />
ha inventato una “trappola” in ceramica, un po’ come un<br />
sacchetto per aspirapolvere, decisamente più economica<br />
del nostro sistema, che abbiamo dovuto abbandonare.<br />
Però, stranamente, nessuno l’ha mai montata sulle<br />
macchine…<br />
Adesso a cosa sta lavorando?<br />
A un sacco di cose, però sono top secret. A parte il<br />
robot. Prima fa una pianta della stanza, poi la pulisce<br />
centimetro per centimetro, evitando tutti gli ostacoli e<br />
navigando da solo. Però costa ancora troppo, più o<br />
meno 4000 euro, così non lo vendiamo certo.<br />
Dobbiamo lavorarci su, costruire ancora un po’ di<br />
prototipi… Vede? Non si finisce mai…<br />
URBAN 29
UNDERGROUNDTELEVISION<br />
PICCOLE ANTENNE. Ma libere.<br />
Senza poteri forti, senza trucchi e<br />
condizionamenti. Senza duopolio.<br />
Insomma, la tivù a misura d’uomo.<br />
Nuove onde sulle città. Hurrà!<br />
testo: Giulia Bessio / illustrazione: Squaz<br />
Da una parte telepromozioni e telenovelas,<br />
informazione pilotata, quizzoni multicolor, sciami di<br />
nani, balletti, vallette, veline; dall’altra telespettatori<br />
inebetiti tra telecomandi e divani, vittime predestinate di<br />
acquisti consigliati. E tutto intorno un giro vorticoso e<br />
politico di miliardi, poltrone di strapoteri, lottizzazioni,<br />
per una tivù che ha eletto a suoi fondamenti l’audience<br />
e l’auditel, gli spot e lo share…<br />
“Non c’era bisogno del Financial Time per capire che è il<br />
momento di dire basta a questa tivù, al mono-duopolio<br />
Rai Mediaset, che peggiora di giorno in giorno” dice<br />
Lemon, 23 anni, scienze politiche, disobbediente civile.<br />
“Per questo abbiamo deciso di costrurici anche noi, una<br />
televisione nostra, qui a Milano, come sta succedendo in<br />
tutta Italia”<br />
E così, a fine gennaio, è nata Taz Tivù (dove Taz sta per<br />
zona temporaneamente autonoma), che si è unita al<br />
coro della nuova frontiera dell’emittenza e della<br />
protesta, quella delle tivù di strada. Sono decine di<br />
piccole emittenti di quartiere, che trasmettono nel<br />
URBAN 31
“BASTANO MILLE EURO, UN’ANTENNA, UN MIXER, UN TRASMETTITORE”<br />
raggio di pochi metri, allestite con un’attrezzatura<br />
minima. “Bastano mille euro: un’antenna, un mixer, un<br />
trasmettitore, una stanza o un garage, e le videocamere<br />
della domenica – dice un altro mediattivista, che si è<br />
fatto le ossa al G8 di Genova – e così si fa una<br />
televisione indipendente, dalla produzione<br />
all’emissione. Per riprendere in mano l’informazione,<br />
gestirla autonomamente, farla e non subirla” .<br />
L’idea è spuntata l’estate scorsa a Bologna, dai<br />
protagonisti dei primi esperimenti delle radio libere.<br />
Ambrogio Vitali, Francesco Berardi e Stefano Benni<br />
sono partiti da una microredazione tra amici, e dal bar<br />
Miki e Max, in via Orfeo 24. “Il bar è stato il nostro<br />
primo punto di ascolto pubblico: un paio di ore di<br />
trasmissione al giorno, verso sera: filmati, notizie,<br />
interviste dedicate ai problemi del quartiere, dell’ Italia<br />
e del mondo senza un palinsesto fisso, ma libero e<br />
creativo, costruito giorno per giorno”.<br />
Da Orfeo Tv di Bologna, per gemmazione spontanea,<br />
queste ‘emittenti fai da te’ si sono diffuse da Trieste<br />
a Palermo, da Pisa a Monopoli... E si sono strutturate<br />
in un network, chiamato Telestreet.<br />
E le concessioni? Non ci sono. Le tivù di strada si<br />
inseriscono nei cosiddetti ‘coni d’ombra’ delle<br />
frequenze, senza alcun disturbo alla ricezione<br />
dell’emittenza tradizionale. Dal punto di vista legale,<br />
però, questo non basta: le frequenze, in ogni caso, sono<br />
altrui. “E per il solo fatto di possedere un apparato di<br />
trasmissione rischiamo un anno e mezzo di reclusione”,<br />
dice Ambrogio di Orfeo Tv. “Siamo illegali, ma<br />
costituzionali – spiega il filosofo Stefano Bonaga –<br />
perché il diritto a un’informazione libera e indipendente<br />
è garantito dall’articolo 21 della Costituzione. In teoria<br />
rischiamo la galera, ma dato che siamo incensurati, il<br />
pericolo massimo è una multa. Per ora, comunque, qui a<br />
Bologna ci lasciano stare”.<br />
A Telefabbrica, invece, è andata male. La tivù nata per<br />
seguire le proteste dei lavoratori Fiat di Termini Imerese<br />
è stata oscurata lo scorso 4 dicembre, dopo 3 giorni e<br />
meno di 10 ore di trasmissione. Dal 22 febbraio, però,<br />
ha ripreso a trasmettere, protetta, questa volta, da un<br />
comitato di parlamentari che si stanno mobilitando per<br />
proteggere le tivù di strada. Che sono, dice il<br />
comitato,“un megafono per chi ha poca voce , il<br />
palcoscenico naturale per affrontare problematiche<br />
spicciole, le lotte, i grandi e piccoli temi della<br />
quotidianità. Privarsene sarebbe un peccato mortale”.<br />
Per garantire lo sviluppo di questa “forma di<br />
informazione dal basso”, i deputati hanno presentato<br />
una proposta di legge che assicuri alle tivù di strada<br />
quanto meno la sopravvivenza, minacciata dal testo del<br />
decreto Gasparri.<br />
“Informazione dal basso” non è però soltanto<br />
informazione di quartiere. “Non vogliamo essere la<br />
6milano dei poveri”, dice Kamillo di No-made Tv, 38<br />
anni, regista per produzioni Rai e Mediaset, con la<br />
voglia di provare a fare tivù in proprio, con gli amici.<br />
No-made ha iniziato a trasmette il 15 febbraio, per<br />
seguire in diretta da Milano le manifestazione di Roma.<br />
“Adesso l’urgenza è l’informazione sulla guerra. Noi<br />
mandiamo in onda filmati pacifisti e il notiziario ‘Nomade<br />
News’.<br />
Le nostre fonti? Il web, Le Monde e altra stampa estera.<br />
Stiamo costruendo una rete di corrispondenti,<br />
tutti volontari, a Londra, a Parigi, perfino in Brasile,<br />
dove siamo in contatto con una tivù di strada di una<br />
favela<br />
di Rio”.<br />
Dal quartiere al mondo, da episodi isolati al network:<br />
le tivù di strada sono appena nate, ma si stanno<br />
facendo largo. Intanto da Orfeo Tivù, promotrice di<br />
Telestreet, arrivano precisazioni ‘editoriali’. All’inizio<br />
le condizioni per aderire al network erano<br />
“antifascismo, antisessismo, antirazzismo”; si è aggiunto<br />
poi “l’antimilitarismo, la difesa dei diritti civili e<br />
dell’ambiente, la promozione di forme artistiche e di<br />
saperi”. Sta nascendo, inoltre, un grande archivio<br />
comune in rete, dove i membri di Telestreet possono<br />
depositare e acquisire materiali da mettere in onda: una<br />
specie di redazione globale, interdipendente e<br />
interattiva. In meno di un anno, le tivù di strada<br />
funzionanti sono 41. “Altre 40 stanno facendo le prove<br />
di trasmissione dicono da Orfeo Tivù ed entro l’estate<br />
avremo superato quota 100”.<br />
URBAN 33
CITTÀD’AUTORE<br />
Guido Scarabottolo<br />
Ci sono città che viaggiano, vanno da un posto all’altro, un giorno le vedi qui, uno lì, e allora il nomadismo diventa quasi strano. Una volta c’erano Naked City, New Babylon,<br />
le città situazioniste, perbacco, ma eri tu che andavi alla deriva sul loro spazio liscio, e ti muovevi in grande libertà. Quando sono le città che vengono a trovarti, beh,<br />
mica male… Questa per esempio è arrivata qui, a <strong>Urban</strong>! Probabilmente, su questa città, qualche mese fa sono volati gli angeli di ferro di Guido Scarabottolo, di cui <strong>Urban</strong> ha<br />
parlato a novembre. E infatti è lui che ce la manda in dono, perché è stato contento di noi. E noi, più contenti ancora, scopriamo che una città si può anche regalarla, e riceverla!<br />
Scarabottolo disegna. <strong>Urban</strong> ringrazia.<br />
URBAN 35
PUBBLICITA<br />
MUSICA DACAMERA<br />
IL POSTO PIÙ INTIMO. Per farsi spazio, per parlare, per immaginare quello<br />
che c’è fuori. Dalla stanza e dalle coperte. Un posto dove il corpo si prende<br />
la rivincita. Superficie orizzontale morbida. Per vestirsi, per spogliarsi<br />
foto: Laura Sciacovelli / styling: Valentine Fillol-Cordier / models: Simon B.@Select London & Valentine@Premier London<br />
PANTALONE VINYLE MARIOS SCHWAB / COLLANT FOGAL<br />
36 URBAN URBAN 37
JUMP-SUIT DIPINTA A MANO MARIOS SCHWAB / CARDIGAN KIM JONES / SCARPE DÉCOLLETÉ DI VERNICE NERA MARIOS SCHWAB VESTITO DI JERSEY BICOLORE MARIOS SCWAB / CALZE FOGAL / SCARPE DÉCOLLETÉ DI VERNICE NERA MARIOS SCHWAB<br />
38 URBAN<br />
URBAN 39
GIACCA KIM JONES / BOXER CALVIN KLEIN / CALZE FOGAL / SCARPE DÉCOLLETÉ DI VERNICE NERA MARIOS SCHWAB GIACCA CON APPLICAZIONI IN VINYLE MARIOS SCHWAB / T-SHIRT E MINIGONNA LEVIS / CALZE FOGAL<br />
40 URBAN<br />
URBAN 41
Franco Fontana, Texas<br />
GUIDA|APRILE<br />
MUSICA 46<br />
MEDIA 49<br />
LIBRI 51<br />
FILM 52<br />
La star del mese: Franco Fontana - Route 66<br />
Torino, Fondazione Italiana per la fotografia<br />
3 aprile - 15 giugno 2003<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÈ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
PRO E CONTRO<br />
I VOTI DI URBAN<br />
BUONI E CATTIVI<br />
AFFOLLATO<br />
Beh, tutti qui stasera?<br />
ETNICO<br />
Qui nessuno è straniero<br />
FLIRT<br />
Uno ci spera sempre /1<br />
GAY<br />
Uno ci spera sempre /2<br />
ROMANTICO<br />
Due cuori e un tavolino<br />
VEGETARIANO<br />
Il silenzio delle zucchine<br />
VIP<br />
C’era questo, c’era quello...<br />
TEATRO 54<br />
ARTE 57<br />
SHOPPING 59<br />
CLUB 61<br />
Ci scusino i maniaci dell’unità spazio-temporale, e anzi<br />
cominciamo subito dicendo che loro hanno ragione, e<br />
noi torto. Però viene da pensare che le città di questa<br />
consecutio se ne freghino alla grande. Ieri e domani si<br />
assomigliano sempre un po’, l’oggi se ne sta lì sospeso<br />
che non sa dove guardare, forse oggi aspetta domani,<br />
quando potrà essere trendy pensare a ieri. I vestiti vintage<br />
vanno di moda oggi, ma sono dell’altroieri.<br />
Quando si parla di una cosa buona (per esempio da<br />
mangiare) si dice che è “fatta come una volta”.<br />
Pensateci: se questo si fosse detto anche “una volta”,<br />
saremmo qui ancora a mangiare i montoni crudi come<br />
nel Pleistocene. Ma la città mica ci pensa. Contiene –<br />
sotto la sua vernicetta di attualità e futuro – un’inguaribile<br />
nostalgia. Le vecchie insegne, i vecchi tram, i bar<br />
“di una volta” (e dàgli) sono ammirati e ricercati come<br />
FOOD: Milano 67<br />
Roma 71<br />
Bologna 75<br />
Torino 77<br />
IERI, OGGI O DOMANI,<br />
DOVE STA LA CITTA?<br />
La metropoli come luogo del futuro? Ma no! In città vivono passato e presente<br />
piccoli capolavori d’arte, come se il presente fosse un<br />
intruso un po’ cafone. È così, senza dubbio: il presente<br />
è molto cafone, e il futuro è incerto e irto di pericoli.<br />
Dunque, il passato suona rassicurante, ha già dato le<br />
sue prove e già procurato le sue soddisfazioni, si sa cos’è,<br />
non fa brutte sorprese.<br />
Dunque si cerca un nuovo che somigli all’antico, che si<br />
incastri nell’antico. Come un milione di macchine in una<br />
via disegnata per farne passare mille. Se si pensa alla<br />
città come a un gioco di costruzioni (non solo architettoniche,<br />
ma semantiche, culturali, filosofiche) è questo<br />
che si sta facendo: infilare l’oggi dentro ieri. Se necessario<br />
forzando, spingendo, sudando sette camicie.<br />
E così abbiamo un presente che non ci piace e un passato<br />
che non passa. E noi, abitiamo nel mezzo. In città.<br />
A.R.<br />
Cinema e musica, fotografia, moda e videoclip. Ovvero Melting pop, contaminazione di arti visive e linguaggi creativi.<br />
Siena, Palazzo Papesse Centro Arte Contemporanea, fino al 25 maggio 2003. Per informazioni: www.papesse.org.<br />
CORTI, LUNGHI, E LA FEMME <strong>FA</strong>TALE<br />
BOLOGNA/ Fiera del libro per ragazzi<br />
Torna l’appuntamento internazionale<br />
dedicato all’editoria, tradizionale e<br />
new media, per ragazzi. Al solito, spazio<br />
anche agli illustratori, ma non ai...<br />
ragazzi. Ingresso vietato, ovvio, no?,<br />
ai minori e a tutti i “non operatori”.<br />
Se siete tra i fortunati che<br />
riusciranno a metterci piede, prendete<br />
tutte le informazioni del caso su<br />
www.bookfair.bolognafiere.it.<br />
2-5 aprile<br />
ROMA / Ai confini del mondo<br />
Seconda edizione della rassegna di Ai<br />
confini del mondo dentro l’occidente<br />
con cortometraggi, documentari e<br />
lungometraggi. Tutto il cinema indipendente<br />
nostrano e internazionale.<br />
Da segnalare alcuni dei Diari della<br />
Sacher e Alice è in Paradiso, tributo a<br />
Radio Alice. Al cinema dei Piccoli, viale<br />
della Pineta 15, a Villa Borghese.<br />
Tutto su www.letecniche.it.<br />
7-13 aprile<br />
TORINO / Jane Birkin<br />
Un grande spettacolo e una grande<br />
voce. Jane Birkin arriva ad ammaliare<br />
Torino con il concerto Arabesque. Sul<br />
palco del Teatro Colosseo, rivisti in<br />
chiave e atmosfere orientaleggianti,<br />
alcuni classici intramontabili scritti<br />
per lei dal compagno d’arte e di vita<br />
Serge Gainsbourg e le canzoni degli<br />
ultimi anni. Biglietti da 16, 20 e 24<br />
euro. Info su www.teatrocolosseo.it.<br />
15 aprile<br />
URBAN 45<br />
Micha Klein, Virtualistic Vibes: Night Moves, 1996 Courtesy LipanjePuntin artecontemporanea-Trieste
DJ PLAYLIST<br />
Ecco la playlist dei dieci<br />
brani preferiti da sempre<br />
di Karl Hyde, cantante e<br />
musicista degli Underworld.<br />
Il loro ultimo album distribuito<br />
da V2 Records si chiama<br />
46 URBAN<br />
MUSICA<br />
JACK E MEG, NUOVO DISCO:<br />
LA FORZA DELL , INNOCENZA<br />
A hundred days off Elephant, una conferma dopo tante buone promesse. Suoni nuovi e un vecchio Bacharach<br />
1.<br />
2.<br />
3.<br />
4.<br />
5.<br />
6.<br />
7.<br />
8.<br />
9.<br />
10.<br />
1.<br />
2.<br />
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4.<br />
5.<br />
6.<br />
7.<br />
8.<br />
9.<br />
10.<br />
KRAFTWERK<br />
Numbers (Bootleg Mix)<br />
GIL SCOTT HERON<br />
B Movie<br />
CAPTAIN BEEFHEART<br />
Fallin’ Ditch<br />
GREGORY ISAACS<br />
Public Eyes<br />
BLACK UHURU<br />
Chill Out<br />
GRACE JONES<br />
Pull Up The Bumper<br />
RUFUS<br />
& CHAKA KHAN<br />
Once you get started<br />
GOLDIE<br />
Inner City Life<br />
DEPECHE MODE<br />
Barrel of a gun<br />
(Underworld soft mix)<br />
THE O'JAYS<br />
Backstabbers<br />
FNAC HITS<br />
Nuovi suoni. Categoria<br />
difficile, dove si mette quello<br />
che sfugge normalmente<br />
alle catalogazioni.<br />
Ecco i dischi più venduti<br />
nei negozi Fnac<br />
100TH WINDOW<br />
Massive Attack<br />
SIDDHARTA<br />
dj Ravin<br />
LOVEBOX<br />
Groove Armada<br />
BERTALLOSOPHIE vol.2<br />
Alessio Bertallot<br />
DEHLI9<br />
Tosca<br />
SAINT-GERMAIN-<br />
DES-PRÉS-CAFÉ III<br />
Autori Vari<br />
POSITION<br />
Trash Palace<br />
MAN MUSIC<br />
TECHNOLOGY<br />
Stylophonic<br />
STATUES<br />
Moloko<br />
OUT OF SEASON<br />
Beth Gibbons<br />
& Rustin Man<br />
THE WHITE STRIPES<br />
Elephant<br />
Xl recordings - Spin-go!<br />
Ok, ok, alla fine si è scoperto:<br />
Jack e Meg White non sono fratello<br />
e sorella uniti da un indissolubile<br />
quanto malandrino rap-<br />
<strong>FA</strong>TE IL MUTUO, ECCO I CONCERTI<br />
Ma se uno vuole<br />
vedere tutto, quanti<br />
soldi deve sborsare?<br />
<strong>Urban</strong> ha fatto<br />
un po’ di conti.<br />
Che spavento!<br />
È primavera, arrivano i concerti!<br />
Bella storia, raga: noi popolo rock<br />
siamo tutti un fremito, finalmente<br />
possiamo pagare il giusto tributo<br />
di sangue ai nostri divi così restii<br />
a concedersi: ehi, saranno addirittura<br />
settimane che il Liga e il<br />
porto ambiguo, ma semplicemente<br />
ex marito e moglie che,<br />
dopo aver condiviso gioie e dolori<br />
coniugali, non hanno rinunciato<br />
a far musica assieme – e<br />
che musica, ragazzi.<br />
C’è da augurarsi che il definitivo<br />
decadere di ogni argomentazio-<br />
Blasco e il Boss non passavano a<br />
riscuotere. Ma non solo: arrivano i<br />
Massive Attack, Peter Gabriel, Pat<br />
Metheny, i R.E.M. e nientepopòdimeno<br />
che i Rolling Stones! Mano<br />
al portafogli, non c’è diritto di<br />
prevendita che possa frenarci (ah,<br />
voi sapete cos’è esattamente? E<br />
perché non lo si paga anche dal<br />
salumiere? Cos’è, il più scemo,<br />
lui? E se il prosciutto nessuno lo<br />
compra e va a male?) Vediamo:<br />
ad aprile, Shakira! Il 17 ad<br />
Assago, 35 euro. Settantamila lire,<br />
via. Ligabue a Milano e Roma,<br />
30 euro – ma a Bologna 24 euro,<br />
perché il Palamalaguti è meno in-<br />
ne scandalistica non levi la luce<br />
dei riflettori dai White Stripes,<br />
considerato che per una volta la<br />
critica musicale, specie quella inglese,<br />
ci aveva visto giusto, pruriti<br />
morbosi a parte.<br />
White blood cells infatti era un<br />
gran disco, niente da dire, e<br />
timo, si perde la magia. A maggio,<br />
vai col mutuo: Lou Reed a Milano<br />
vi chiederà da 40 a 60 euro prevendita<br />
esclusa; per Peter Gabriel<br />
33 euro a Milano e Bologna (ma<br />
32 ad Ancona, chissà perché). E a<br />
Pat Metheny, vuoi non dargli 33<br />
euro? Ma anche 65, per i posti<br />
migliori allo Smeraldo di Milano.<br />
A giugno, ecco Bjork all’Arena di<br />
Verona: per vederla dalla platea e<br />
appurare se è più elfo o folletto,<br />
40 euro; ma ve la cavate con 28<br />
euro per vederla dalle gradinate.<br />
Per Springsteen<br />
è il contrario: vederlo dal primo<br />
anello di S. Siro vi costa 69 euro,<br />
Elephant ne è un degno successore,<br />
con qualche debita differenza.<br />
Ma andiamo con ordine:<br />
la prima sorpresa è subito in<br />
apertura, quando Seven nation<br />
army inaugura l’album con una<br />
linea di basso, strumento finora<br />
contemplato nella dimensione<br />
sonora dei due come forse solo<br />
un ventilatore può essere presente<br />
nell’igloo di un esquimese;<br />
la seconda è che l’album<br />
suona molto più diretto, conciso,<br />
roots, per usare un parolone,<br />
quasi che i White Stripes già<br />
al quarto album abbiano voluto<br />
realizzare il loro Exile on main<br />
street, tanto che la cover che<br />
non ti aspetti (I just don’t know<br />
what to do with my self di Sua<br />
Maestà Burt Bacharach, complimenti<br />
per la scelta) suona asciugata<br />
fino all’osso.<br />
Questo non significa che non ci<br />
siano potenziali singoli spalanca<br />
classifiche, oltre l’opener sono da<br />
ricordare almeno The air near my<br />
fingers e The hardest button to<br />
button, ma si tratta di un album<br />
complesso, difficile da assimilare,<br />
che cresce di volta in volta, quasi<br />
nasconda un segreto, una meraviglia<br />
che ti incaponisci a scoprire,<br />
ascoltandolo una volta di più.<br />
P. S. Per la serie cronache dall’altro<br />
mondo: perché Elephant?<br />
“Perché rappresenta l’equilibrio<br />
fra forza e innocenza, simile a<br />
quello che c’è fra me e Meg”.<br />
Certo che fratello e sorella o marito<br />
e moglie, questi due o ci sono<br />
o ci fanno...<br />
ALEXIO BIACCHI<br />
stargli vicino vi costa solo 41 euro<br />
(qui c’entra l’alito). Poi, il capolavoro:<br />
gli Stones al Meazza. Cifre<br />
da Irpef: solo il terzo anello, da<br />
cui sembreranno omini del<br />
Subbuteo, costa 37 euro prevendita<br />
esclusa. Per andare sul prato,<br />
66 euro. Ma, come disse mio zio<br />
nel 1982, this could be The Last<br />
Time, potrebbe essere l’ultima<br />
volta che vengono. Quindi, bando<br />
alle ciance: 81 euro per gridare a<br />
Mick dalla tribuna rossa che siete<br />
e sempre sarete terribilmente insoddisfatti:<br />
yeh, yeh, yeah!<br />
PAOLO MADEDDU<br />
PGR - MONTESOLE, 29 GIUGNO 2001<br />
PGR<br />
Montesole, 29 giugno 2001<br />
Universal<br />
La nascita dei PGR, Per Grazia<br />
Ricevuta, secondo passo nella<br />
devoluzione dei CCCP<br />
(CCCP>CSI>PGR) in qualcos’altro,<br />
a quasi due anni di distanza dall’evento<br />
e a un anno dall’album di<br />
studio omonimo che li riportò all’attenzione<br />
dei tutti. Questo era<br />
il primo vero concerto senza il<br />
compagno di sempre Massimo<br />
Zamboni, e alcune canzoni, con<br />
buona pace di tutti, lo piangono<br />
orfane. L’assetto musicale è affidato<br />
all’asse Magnelli-Maroccolo,<br />
sicuramente più classici e acculturati<br />
musicalmente di quanto sembrasse<br />
o fosse il duo Zamboni-<br />
Ferretti. Ne esce un album che se<br />
è assolutamente sconvolgente<br />
nell’allestimento sonoro, è però<br />
più formale e “gotico” nelle strutture:<br />
da un lato basso e tastiere,<br />
dall’altro Ferretti (e alle sue spalle,<br />
Ginevra). A farne le spese,<br />
neanche a dirlo, l’altra chitarra,<br />
Giorgio Canali, e una batteria che<br />
tace per tutto il tempo (non c’è).<br />
Alcuni grandi momenti, e la sensazione<br />
che i CSI>PGR si regalino<br />
al meglio soprattutto dal vivo non<br />
riescono a farci sembrare<br />
“Montesole” un disco felicemente<br />
riuscito.<br />
LUCA BERNINI<br />
CHET BAKER -<br />
LA LUNGA NOTTE DI UN MITO<br />
James Gavin<br />
Baldini & Castoldi<br />
457 pp., 20 euro<br />
La lunga notte del mito di Chet<br />
Baker finisce il 13 febbraio del<br />
1988, sul marciapiede sotto la<br />
camera C-20 dell’Hotel Prins<br />
Hendrik di Amsterdam, il posto<br />
ideale per chi si vuole nascondere<br />
dopo aver acquistato dell’eroina<br />
nella vicina zona dello Zeedijk.<br />
Perché questo è il vero amore di<br />
Chet Baker, la vera compagna che<br />
lo segue e da cui non riuscirà mai<br />
ad allontanarsi: l’eroina, che Chet<br />
si inietta per più di 30 anni consecutivi,<br />
andando in carcere, vi-<br />
ARTISTI VARI - NORDIKA<br />
ARTISTI VARI<br />
Nordika - EMI<br />
Ok, lasciate perdere il titolo, che<br />
vorrebbe farvi immaginare – date<br />
un occhio alla copertina – scenari<br />
freddi e ghiacciai eterni sopra i<br />
quali si libra la musica dei grandi<br />
spazi: poi il disco si apre con<br />
Richard Ashcroft che rifà Paul<br />
Weller (Check the meaning) e vi<br />
chiedete cosa state ascoltando.<br />
In realtà Nordica sarebbe perfino<br />
una buona idea, se si limitasse ad<br />
avere a che fare soltanto con gli<br />
artisti di lassù: Mum, Leaves,<br />
Sigur Ros, Anja Garbarek, Velvet<br />
Belly, e al limite ospitare Lamb,<br />
Portishead, Goldfrapp, Royksopp.<br />
Ma si sa, tirare una compilation<br />
con così pochi nomi è cosa ardua,<br />
per cui ad arricchire il piatto arrivano<br />
l’italo-islandese Emiliana<br />
Torrini, Sondre Lerche, i Kings of<br />
Convenience e addirittura un Nick<br />
Drake d’annata. Risultato: il ghiaccio<br />
eterno si scioglie un bel po’.<br />
LUCA BERNINI<br />
SIMPLY RED<br />
Home - NuN<br />
Tutto già sentito, tutto impeccabile.<br />
Del resto che vi aspettavate,<br />
un disco iconoclasta, tutto guizzi?<br />
Orsù: questo è Mick Hucknall,<br />
e se mai vi è piaciuto averlo in<br />
sottofondo con la sua voce carez-<br />
vendo in miseria, affidandosi alla<br />
carità e spesso alla pietà degli<br />
amici, impegnando per qualche<br />
dollaro la sua tromba, riempiendo<br />
di buchi le braccia, le mani, i piedi,<br />
il collo, l’inguine, facendosi<br />
massacrare e spaccare i denti da<br />
uno spacciatore che ha cercato di<br />
fregare. Di sottofondo sta la musica,<br />
certo, il jazz che Chet impara e<br />
suona come un prodigio che non<br />
sa leggere le note o uno spartito,<br />
ma che sa ripetere qualsiasi melodia,<br />
qualsiasi solo, qualsiasi accenno,<br />
basta averlo sentito anche<br />
solo una volta. La stessa musica<br />
struggente e meravigliosa che<br />
Chet sa far rivivere in ogni momento,<br />
anche in quello più buio,<br />
grazie a una voce tenue e inno-<br />
SIMPLY RED - HOME<br />
zevole, siate pronti a fargli festa.<br />
Mancano, è vero, i pezzi da sciogliere<br />
i cuori: il campionamento di<br />
Hall & Oates di Sunrise fa arricciare<br />
un po’ il naso e la cover di Bob<br />
Dylan (Positively 4th Street) può<br />
danneggiare la psiche più di qualsiasi<br />
videogame truculento. Però<br />
in questi anni Hucknall ha imparato<br />
a essere un morbido ammaliatore<br />
con un timbro unico e un gusto<br />
pulito. E saremmo dei bei<br />
rompiscatole a chiedergli di più.<br />
PAOLO MADEDDU<br />
BEN HARPER<br />
Diamonds on the inside<br />
Virgin<br />
L’ultimo dei soulman, il Marley<br />
dopo Marley, l’Hendrix dopo<br />
Hendrix, l’uomo che ha l’ingrato<br />
compito di far vivere nel presente<br />
e nel futuro la musica del passato,<br />
l’unico rimasto da quando<br />
Lenny Kravitz ha barattato la sua<br />
anima per delle orribili canottiere<br />
traforate e qualche modella di serie<br />
b. Diamonds on the inside è il<br />
disco perfetto, una “rock’n’roll<br />
encyclopedia” che allinea sul<br />
piatto del vostro stereo – fate<br />
finta di averlo ancora – Rolling<br />
Stones, Otis Redding, Sam Cooke<br />
e Bob Marley, Allman Brothers e<br />
Bob Dylan – la title-track ha il<br />
giro di accordi di I shall be released<br />
–, James Brown e la giusta<br />
cente – lui che ha conosciuto ogni<br />
eccesso, ogni vizio – e a un suono<br />
affilato come una lama che ti entra<br />
nel cuore, sempre alla ricerca<br />
dell’essenziale, della nota in meno<br />
e mai del ricamo, dell’inutile –<br />
lui che la vita l’ha buttata via senza<br />
nemmeno accorgersene.<br />
Cantare i misteri e i dolori dell’ennesimo<br />
maledetto è inutile<br />
e noioso, consci del fatto che<br />
ognuno, alla fine, fa di se stesso<br />
ciò che vuole, ma quello che fa<br />
male è che Chat Baker, dotato di<br />
un talento spropositato, enorme,<br />
più grande di lui, abbia vissuto<br />
la sua musica di riflesso,<br />
come una pausa dall’inferno che<br />
era la sua vita, inseguendo gli<br />
ingaggi per i concerti e le inci-<br />
BEN HARPER - DIAMONDS ON THE INSIDE<br />
dose di Beatles. Il tutto con un’ingenuità<br />
e una passione che non<br />
possono che essere vere: e allora,<br />
signori, regalatevi l’ultimo sogno<br />
analogico dell’era digitale.<br />
LUCA BERNINI<br />
CRISTINA DONÀ<br />
Dove sei tu - Mescal<br />
Terzo album per la cantautrice<br />
milanese ormai da anni residente<br />
nelle valli bergamasche, a una<br />
giusta distanza da stress e inquinamento.<br />
Sarà questo, forse, a offrire<br />
nutrimento a canzoni semplici,<br />
incastonate dentro arpeggi e<br />
giri armonici che cullano l’ascolto.<br />
Non scomoderemo per questo album<br />
la parola capolavoro – nella<br />
ormai salda convinzione che porti<br />
sfiga anzitutto all’artista, per<br />
non dire che spesso è sinonimo<br />
di ascolto e valutazione un po’<br />
partigiana. Anche perché Dove<br />
sei tu è album discontinuo, nel<br />
senso che regala atmosfere già<br />
viste e vissute nei precedenti lavori<br />
della Donà e alcune gemme<br />
talmente belle da offuscare la vista:<br />
in primo luogo la title track,<br />
poi Salti nell’aria (Milly’s song)<br />
e l’iniziale Nel mio giardino.<br />
Un lavoro intenso, soprattutto, da<br />
ascoltare con stelle buone negli<br />
occhi e nel cuore. Già. Nessuno<br />
racconta le stelle come Cristina.<br />
LUCA BERNINI<br />
LA LUNGA NOTTE DEL GRANDE CHET<br />
Un genio? Un tossicomane? La più grande tromba bianca di sempre? Sì, Baker era tutto questo<br />
sioni dei dischi come la via più<br />
veloce per arrivare all’ennesima<br />
dose, senza avere mai il tempo<br />
per fermarsi, pensare, scavarsi<br />
dentro e portare il suo suono,<br />
capace di incantare tutti, alle<br />
vette che Coltrane, Davis, Monk<br />
e altri ancora hanno toccato,<br />
passando spesso per gli stessi<br />
inferni che in questo bellissimo<br />
libro di James Gavin sono puntualmente<br />
descritti.<br />
Chet è morto il 13 febbraio: per<br />
uno che per una vita, nonostante<br />
tutto, ha imprigionato il mistero<br />
della grazia in My Funny Valentine<br />
non suona un po’ crudele morire<br />
la notte prima di San Valentino?<br />
ALEXIO BIACCHI<br />
IN CONCERT<br />
<strong>MILANO</strong><br />
6 aprile<br />
MCCOY TYNER<br />
Blue Note<br />
Un pezzo di storia in città.<br />
16 aprile<br />
IVANO FOSSATI/SUBSONICA<br />
Teatro Smeraldo e Forum<br />
di Assago<br />
Stasera c’è di che scegliere.<br />
ROMA<br />
7 aprile<br />
NICCOLÒ <strong>FA</strong>BI<br />
Teatro Ambra Jovinelli<br />
“La cura del tempo” è l’album<br />
più bello e malinconico degli<br />
ultimi mesi.<br />
22 aprile<br />
SKA-P<br />
Palaghiaccio di Marino (RM)<br />
Energici, selvaggi, preparatevi<br />
a saltare.<br />
BOLOGNA<br />
15 aprile<br />
PGR<br />
Teatro Medica Palace<br />
Ferretti e soci dal vivo.<br />
Per capire se la magia c’è<br />
ancora o se n’è andata<br />
26 aprile<br />
CRISTINA DONÀ<br />
Estragon<br />
Cantautrice e poetessa<br />
in stato di grazia.<br />
Acustica e sognante.<br />
TORINO<br />
JANE BIRKIN<br />
Teatro Colosseo<br />
La grazia sexy dell’ex-metà di<br />
Serge Gainsbourg, alle prese<br />
con le canzoni di lui, in salsa<br />
araba.<br />
24 aprile<br />
AFTERHOURS/MARCO<br />
PARENTE<br />
Palastampa<br />
Le premesse per una serata<br />
di grande rock ci sono tutte.<br />
Male di vivere, con qualche<br />
sorriso in volto.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 47
MEDIA<br />
foto: Francesco Scarpelli<br />
CINEMA DI STRADA<br />
STRADE DI CINEMA<br />
Una piazza<br />
milanese che non<br />
ha neanche<br />
un nome diventa<br />
un set. Storie di<br />
periferia, al cinema<br />
Un nome in genere non lo si nega<br />
a nessuno. Anche le vie più sfigate,<br />
quelle che sullo stradario si<br />
trovano a fatica e nella realtà non<br />
si trovano proprio, anche quelle<br />
vie hanno un nome. Magari quello<br />
di un generale un po’ trombone<br />
oppure quello di un fiore sconosciuto<br />
persino ai botanici. Ma insomma,<br />
comunque un nome.<br />
NEVERLAND, TUTTO DIGITALE<br />
Un evento lungo tre giorni, annunciato<br />
da un concerto (il 3 aprile<br />
alla Sala di via dei Greci del<br />
Conservatorio Santa Cecilia di<br />
Roma). La musica è solo un’occasione<br />
perché poi alla sede del<br />
Macro del Mattatoio di Testaccio<br />
si procede con n[ever]land<br />
(www.neverland-roma.com) percorsi<br />
al digitale. Dal 4 al 6 aprile,<br />
con ingresso libero, chi vuole può<br />
spaziare tra incontri e proiezioni<br />
Quella piazza dove due giovani<br />
registi stanno girando alcune scene<br />
di Fame chimica invece no.<br />
Un nome non ce l’ha.<br />
Non esiste nella topomastica della<br />
periferia milanese: semplicemente,<br />
è il “proseguimento” di<br />
una via di Quarto Oggiaro. Piazza<br />
Yuri Gagarin, l’hanno ribatezzata<br />
(nel film) Antonio Bocola e Paolo<br />
Vari, i due registi. Metafora perfetta<br />
di una periferia reale che è<br />
tutte le periferie, piazza Yuri<br />
Gagarin è ‘la’ piazza, quella sottocasa.<br />
E dietro quel nome, che sa<br />
di fantastici viaggi alla ricerca di<br />
altri spazi, un giardinetto spelacchiato<br />
costruito (è proprio il caso<br />
di dirlo...) sopra un garage sotter-<br />
in tema di applicazioni tecnologiche<br />
digitali per l’arte e la comunicazione.<br />
Il nocciolo del discorso è<br />
più o meno questo: “la scoperta e<br />
il disvelamento del volto umano<br />
di una tecnologia spesso fredda e<br />
incomprensibile che ha portato,<br />
continua a portare e porterà a<br />
una straordinaria rivoluzione in<br />
tutti i settori della produttività<br />
umana”. La domanda quindi investe<br />
la possibilità e la fattibilità di<br />
raneo, qualche palazzo, tante antenne<br />
paraboliche e zero negozi.<br />
E Fame chimica, girato in super<br />
16, racconta proprio di ventenni<br />
e di piazze di periferie, di amori e<br />
di tensioni razziali, di conflitti sociali<br />
e di fame chimica. Di cosa si<br />
tratta? Fatevi una canna e capirete...<br />
ma solo in parte, perchè –<br />
spiega Paolo Vari – “nel film il significato<br />
si allarga a tutti i desideri<br />
compulsivi, a tutto ciò che chi<br />
abita la periferia sogna di avere”.<br />
Così i due giovani registi riprendono<br />
l’idea alla base del bel corto<br />
che avevano realizzato per la<br />
rassegna milanese Filmaker, mischiano<br />
pezzi di città (hanno girato<br />
anche alla Barona e a San<br />
Tre giorni pieni di tecnologia a Roma. Arte, cinema, musica, purché siano nuove tecnologie<br />
un incontro (o più incontri) tra<br />
tecnologia digitale, arti visive, arte<br />
del palcoscenico, editoria tradizionale<br />
e comunicazione on line.<br />
Tre i grandi contenitori dell’evento:<br />
Archivi digitali che mette in<br />
rapporto la tecnologia e la conservazione<br />
dei patrimoni storici<br />
(dalla ricostruzione virtuale di<br />
musei alla catalogazione);<br />
Schermi digitali che affronta le<br />
Donato) e coinvolgono giovani<br />
attori professionisti ed esordienti<br />
che non hanno fatto la scuola di<br />
recitazione, ma che quelle piazze<br />
le abitano davvero. La colonna<br />
sonora è invece affidata all’estro<br />
di Zulu dei 99 Posse, che nel film<br />
ha anche un ruolo. Un ruolo nella<br />
cooperativa Gagarin, che produce<br />
il film, ce l’hanno poi tutti<br />
quelli che al film lavorano: tecnici,<br />
attori, autori e anche alcuni privati<br />
e società di servizio. Fame chimica<br />
è anche e soprattutto questo:<br />
un progetto di cinema indipendente<br />
e un modello produttivo<br />
originale. A portarlo da piazza<br />
Yuri Gagarin al cinema, ci penserà<br />
poi la Lucky Red.<br />
ANDREA DAMBROSIO<br />
nuove frontiere del racconto per<br />
immagine e Aule digitali, ovvero<br />
tutto sulle tecnologie al servizio<br />
dell’insegnamento. Da segnalare<br />
le vetrine del Brooklyn<br />
International Film Festival, del<br />
Future Fim Festival e del RES<br />
Fest 2002. Poi un incontro con<br />
gli autori e i tecnici della digitalizzazione<br />
di Bowling for Columbine<br />
di Michael Moore e L’Arca Russa<br />
di Alexander Sokurov.<br />
SURPRISE<br />
Musica a sorpresa.<br />
Con le bollicine<br />
Irruzioni clandestine, attacchi<br />
pirata, concerti improvvisati<br />
nelle sedi più strane, tipo scuole<br />
e isole pedonali. Tutti spazi<br />
inconsueti per fare, contaminare,<br />
remixare e sperimentare<br />
musica. Ci hanno pensato<br />
quelli della Sprite che hanno<br />
organizzato (senza stabilire<br />
nulla di preciso perché questo<br />
è lo spirito) Sprite Pirate Music<br />
Attack che, come dicono loro,<br />
conta “11 città, 11 date, n artisti”.<br />
Lo spirito è chiaro: le aggressioni<br />
musicali, le occupazioni<br />
di piazza, l’irriverenza e<br />
lo streetstyle saranno segnalati<br />
giorno per giorno (se no che<br />
sprite c’è?) sul web. Per ora annotatevi<br />
il 19 aprile a Roma.<br />
Nessuna notizia su luogo, orario<br />
e artisti. La musica non conosce<br />
agenda e soprattutto si<br />
fa da sè. L’importante è esprimersi.<br />
Per informazioni clicca<br />
su www.piratemusicattack.net<br />
DJ SET<br />
Tra Torino,<br />
Bologna e Roma,<br />
rimbalzano i dj<br />
Quelli che sono ancora piccoli<br />
e i giganti. Con contorno di<br />
guest internazionali di tutto<br />
rispetto, partner artistici e<br />
serate di bella musica tutta<br />
da ascoltare. House, breakbeat,<br />
drumm’n’bass, reggae,<br />
electro/house, hip hop... manca<br />
qualcosa? L’evento è quello di<br />
Red Bull Homegroove, che dà<br />
ai giovani, appassionati e motivati,<br />
l’opportunità di affacciarsi<br />
sull’Olimpo’ dei dj professionisti<br />
e dei club più prestigiosi.<br />
Le serate arrivano fino al 1<br />
giugno e toccano le Officine<br />
Belforte di Torino (11 aprile),<br />
il Link di Bologna (12 aprile)<br />
e The Village Parco de’ Medici<br />
di Roma (1 giugno). Info su<br />
www.redbullhomegroove.it<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 49
LIBRI<br />
STORIA DISPERATA,<br />
L , ODISSEA IN CITTA<br />
Romanzo di<br />
solitudine e disperazione.<br />
La fuga<br />
dalla famiglia,<br />
la vita nomade. Fino<br />
al ritorno finale.<br />
Bellissimo disastro<br />
NON C’È PIÙ TEMPO<br />
Andrea Carraro<br />
Rizzoli - 222 pp.,13 euro<br />
È una storia abbastanza sgradevole,<br />
quella che Andrea Carraro<br />
racconta nel suo ultimo romanzo<br />
Non c’è più tempo. Intanto è la<br />
storia della perdita di un padre,<br />
un padre con cui si è avuto un<br />
rapporto difficile. Poi è la storia<br />
di una depressione abbastanza<br />
disperante che ti cade fra capo e<br />
collo mandando tutto all’aria.<br />
Quindi è la storia di un’impotenza<br />
(anche sessuale) che cresce,<br />
giorno dopo giorno. Di una gelosia,<br />
per una moglie stremata<br />
che cerca un briciolo di vita in<br />
uno squallido rapporto con un<br />
collega di lavoro. Di un amore<br />
per un figlio piccolo che vive<br />
questa ingiusta situazione.<br />
Insomma, è una storia di quelle<br />
che possono succedere, nelle famiglie<br />
della media borghesia. E<br />
Andrea Carraro non ha mai avuto<br />
paura di immergersi nella mediocrità<br />
italiana, lasciandoci, dei<br />
nuovi mostri che circolano nelle<br />
nostre città (qui, in particolare,<br />
siamo a Roma), un ritratto sempre<br />
credibile e ben sbalzato.<br />
Perché questa è la realtà di esi-<br />
NO PASARAN<br />
Memorie di una guerra civile<br />
Autori Vari<br />
Manifestolibri, 15 euro<br />
Libro più cassetta<br />
Libro più cassetta per imparare<br />
qualcosa sulla guerra civile di<br />
Spagna, che diede il via, anticipandolo,<br />
al macello della seconda<br />
guerra mondiale. Il libro contiene,<br />
oltre all’introduzione del<br />
stenze possibili e anzi molto diffuse,<br />
di drammi piccoli ed enormi<br />
allo stesso tempo.<br />
Indimenticabili e molto forti le<br />
prime pagine, in cui il protagonista<br />
Paolo, quarantenne impiegato<br />
di banca, si confronta con l’agonia<br />
del padre malato e assistito<br />
da un badante filippino.<br />
Arriva la morte, dopo un lungo<br />
periodo di malattia, e il “servo”<br />
straniero manifesta il suo dis-<br />
curatore Fabio Grimaldi, una cronologia<br />
degli avvenimenti e, soprattutto,<br />
la trascrizione di una<br />
serie di interviste effettuate fra il<br />
1996 e il 1999, agli antifascisti<br />
di differente orientamento politico<br />
che parteciparono, giovanissimi,<br />
come volontari internazionali<br />
in sostegno della Repubblica attaccata<br />
dai fascisti di Franco.<br />
Gli intervistati, che ricordano e<br />
analizzano, sono: Luigi Bolgiani,<br />
agio a pulire la stanza da letto<br />
dove il padre ha trascorso i suoi<br />
ultimi giorni. Dopo questo prologo,<br />
inizia l’incubo della depressione,<br />
con sedute sempre<br />
più inutili dall’analista, pedinamenti<br />
alla moglie che consuma i<br />
suoi tradimenti nelle pinete, “infrattata”<br />
in macchina, giornate<br />
infernali in un posto di lavoro<br />
avvilente e inutile. Allora, la partenza.<br />
Una lettera di addio per il<br />
bambino e l’inizio di una vita<br />
Testimonianze e immagini della guerra civile spagnola. Ritratto d’epoca con (tanti) scrittori<br />
Giovanni Pesce, Leo Valiani,<br />
Bruno Visentini Ferrer, Anello<br />
Poma, Alberto Tibaldi.<br />
Nel video, preziose e inedite immagini<br />
dell’epoca ben montate,<br />
interviste alle compagne combattenti<br />
sopravvissute, parole molto<br />
belle e forti di Sciascia, una<br />
straordinaria poesia di Picasso,<br />
una descrizione dei fatti di<br />
Guernica di Koestler davvero toccante.<br />
Perché in questa terribile<br />
man mano sempre più randagia.<br />
Però mai troppo distante dalle<br />
sicurezze della famiglia: Paolo<br />
continua a pedinare la moglie, a<br />
parlare col figlio, a rispettare la<br />
sacralità di feste comandate come<br />
il Natale, a mantenere aperti<br />
spiragli per un possibile ritorno.<br />
E ci vuole una grande sapienza,<br />
ma anche tanta sincerità e pietà,<br />
per mettere in piedi dialoghi<br />
secchi, come quelli fra Paolo e<br />
sua moglie Rosa, o fra Paolo e<br />
sua madre (che, com’è normale,<br />
lo va a cercare quando lui decide<br />
di vivere in strada, chiedendo<br />
l’elemosina), o fra Paolo e il suo<br />
bambino. Così come sono necessarie<br />
queste descrizioni della città,<br />
il traffico a piazzale Clodio, la<br />
fauna metropolitana di studenti<br />
e naziskin, giardini e giardinetti,<br />
Villa Ada, Villa Torlonia, il<br />
Bambin Gesù dove lavora Rosa,<br />
la chiesa a piazza Santa Susanna<br />
per poter mendicare o quella in<br />
cemento di via Palmiro Togliatti,<br />
il campo nomadi sulla Casilina.<br />
Pieghe e svolte, miserie e splendori<br />
della grande Urbe. Il cimitero<br />
del Verano dove, in un fornetto<br />
dei tanti ordinati in riquadri,<br />
sono state sistemate le ceneri<br />
del padre.<br />
Fino alla violenza della strada,<br />
ormai insostenibile, che riporterà<br />
Paolo a casa. Una famiglia<br />
finita in pezzi, ma pur sempre<br />
una famiglia.<br />
Non era facile raccontare una vicenda<br />
del genere ma Andrea<br />
Carraro è un bravo scrittore e ha<br />
scritto un libro che resterà.<br />
GUERRA DI SPAGNA, FILM E LIBRO<br />
illustrazione: Lorenzo Mattotti, L’humanitè, tratta dalla copertina del libro.<br />
SILVIA BALLESTRA<br />
guerra civile, che vide cadere intellettuali<br />
anche miti come Garcia<br />
Lorca o Camillo Berneri, a fianco<br />
delle migliaia di cittadini che resistettero<br />
sulle barricate e nei villaggi,<br />
a fianco di Carlo Rosselli,<br />
Longo, Di Vittorio, Nenni, accorsero<br />
in sostegno anche tanti<br />
scrittori: Hemingway, Orwell,<br />
Malraux, Sciascia, Vittorini,<br />
Camus, Brecht, Neruda, Thomas<br />
Mann…<br />
<strong>FA</strong>VOLE<br />
MI CONSENTA<br />
Alessandro Amadori<br />
Libri Scheiwiller<br />
165 pp.,12,50 Euro<br />
È possibile, oggi in Italia, parlare<br />
di Silvio Berlusconi senza<br />
addentrarsi in giudizi politici?<br />
Compito arduo, ma Alessandro<br />
Amadori, studioso di semiotica,<br />
docente di psicologia sperimentale,<br />
già ricercatore del<br />
Cirm, compie un piccolo prezioso<br />
miracolo. Il sottotitolo dice<br />
tutto o quasi: “Metafore,<br />
messaggi e simboli. Come<br />
Silvio Berlusconi ha conquistato<br />
il consenso degli italiani”.<br />
Così Amadori parte dalla struttura<br />
e morfologia della fiaba<br />
(Propp e la scuola di Mosca)<br />
per individuare, scientificamente,<br />
i meccanismi affabulatori di<br />
Silvio. Il suo “abbellire” la realtà,<br />
le sue simbologie, i suoi<br />
messaggi. Trucchi e trucchetti,<br />
certo, ma anche simbologie e<br />
strategie comunicative, applicazioni<br />
da manuale delle tecniche<br />
di comunicazione pubblicitarie,<br />
applicate alla comunicazione<br />
politica.<br />
Amadori segue passo passo,<br />
con decine di esempi illuminanti,<br />
la prodigiosa tecnica<br />
del “grande comunicatore” e<br />
finisce per svelarne meccanismi<br />
e caratteristiche tecniche,<br />
abilità e ambiguità. Un piccolo,<br />
geniale trattato di semiologia<br />
che si potrebbe scambiare<br />
anche per il libretto delle<br />
istruzioni, manuale per capire<br />
il Cavaliere e la sua comunicazione<br />
politica, ai limiti dello<br />
spot e al confine della fiaba.<br />
Unico punto debole (del<br />
Cavaliere, non del libro di<br />
Amadori) che i protagonisti<br />
delle favole hanno sempre un<br />
antagonista (il drago, la strega<br />
cattiva, il lupo, ecc.), mentre<br />
Silvio antagonisti non ne ha.<br />
Dilemma: questo lo renderà<br />
invincibile o renderà la sua favola<br />
meno appassionante per<br />
il pubblico? Chi vivrà vedrà.<br />
Intanto, leggete il libretto delle<br />
istruzioni.<br />
A.R.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 51
52 URBAN<br />
BRAZIL<br />
La triste favela che<br />
piace alla critica<br />
CITTÀ DI DIO<br />
Fernando Meirelles<br />
Armato di una storia vera,<br />
raccontata in un libro da<br />
Paulo Lins, Meirelles si avventura<br />
nella Cidade de Deus,<br />
una favela di Rio dove regnano<br />
povertà, degrado e violenza.<br />
Il suo protagonista e<br />
Buscapè, un ragazzino capace<br />
di osservare e capire e schiacciato<br />
tra due opposti schieramenti.<br />
Lui è la chiave di volta<br />
della vicenda, che riesce a immortalare<br />
in fotografie che solo<br />
un abitante del luogo<br />
avrebbe potuto fare. Tre decenni<br />
segnati da bande criminali<br />
e dalle bravate del trio<br />
Ternura, sino all’impero devastante<br />
del sanguinario<br />
Dadinho. Attori non professionisti,<br />
scenari plausibili, colonna<br />
sonora adeguata e un<br />
montaggio estremamente efficace,<br />
nonostante la durata,<br />
hanno trasformato un film apparentemente<br />
già visto in<br />
un’opera durissima e inedita.<br />
Accolta trionfalmente in<br />
Brasile dove ha fatto registrare<br />
record di incassi, con un<br />
pizzico d’amarezza per la<br />
mancata candidatura all’Oscar.<br />
GARZANTINA<br />
A condurre la guerra era un<br />
gruppo di clown con quattro<br />
stelle che avrebbero finito per<br />
dar via tutto il circo. (Martin<br />
Sheen, Apocalypse now)<br />
Affiderò questa faccenda al mio<br />
avvocato. Appena si laurea.<br />
(Groucho Marx, La guerra<br />
lampo dei fratelli Marx)<br />
Sushi: così mi chiamava la mia<br />
ex moglie. Pesce freddo.<br />
(Harrison Ford, Blade Runner)<br />
- Che cosa ha fatto all’occhio?<br />
- Ci ho fermato un pugno che<br />
mi stava sfondando la faccia.<br />
(Marsha Mason e Richard<br />
Dreyfuss, Goodbye amore mio!)<br />
- Un matrimonio non finisce<br />
mai solo per un’infedeltà: quello<br />
è un sintonomo che qualcos’altro<br />
non va.<br />
- Ah si? Be’, quel sintomo<br />
si scopa mia moglie.<br />
(Bruno Kirby e Billy Crystal,<br />
Harry ti presento Sally)<br />
Er mondo è di chi cià li denti.<br />
(Mario Cipriano, Accattone)<br />
FILM<br />
IMPIETOSO SPIKE,<br />
POVERA NEW YORK<br />
Il regista afroamericano guarda NYC e scrive la sua Manhattan. L’amore è lo stesso di Woody<br />
Allen, ma la città è diversa. Personaggi, manie e tic dei newyorchesi. Dopo l’11 settembre<br />
25TH HOUR<br />
Spike Lee<br />
Mentre Scorsese, maestro<br />
di Spike Lee alla New York<br />
University, rilegge la storia e le<br />
radici violente della Grande Mela,<br />
l’allievo Spike prende di petto<br />
le contraddizioni e le lacerazioni<br />
della metropoli contemporanea.<br />
Il suo protagonista è Monty,<br />
spacciatore, invischiato con la<br />
mafia russa, abile nel sapersi<br />
muovere tra le tante trappole disseminate<br />
ovunque. Ma nulla può<br />
quando viene tradito. Gli restano<br />
24 ore di tempo prima di finire in<br />
gabbia per sette anni. E qui affiora<br />
il personaggio, già accennato<br />
all’inizio del film, quando vuole<br />
salvare un cane ferito, mentre il<br />
russo vuole finirlo.<br />
Monty fa denaro in quel modo,<br />
ma è una persona normale.<br />
Perché fare soldi è l’imperativo.<br />
Lui ha scelto quel campo. Più ri-<br />
schioso e discutibile. L’amico che<br />
lo critica è broker. Quanta gente<br />
avrà ingannato per mantenere<br />
il suo appartamento che dall’alto<br />
domina l’inquietante vuoto lasciato<br />
dalle due torri?<br />
Poi c’è Naturelle, la sua ragazza,<br />
che voleva farlo smettere, e forse<br />
avrebbe potuto riuscirci. C’è anche<br />
un babbo che spunta al momento<br />
giusto per dare quel tocco<br />
di famiglia che sembra smarrito.<br />
Poi un altro amico, professore,<br />
insicuro nei rapporti con le donne,<br />
circondato da ragazzine che<br />
lo bramano, perché insegnante,<br />
non perché avvenente.<br />
È il gioco di ruolo. Un gioco molto<br />
praticato in città. Una città popolata<br />
da gente detestabile.<br />
Come racconta una delle più belle<br />
e aspre sequenze degli ultimi<br />
anni, quando l’immagine indugia<br />
sulle tipologie newyorkesi, tutte<br />
massacrate dalla poesia rap del<br />
protagonista. Sulla graticola fini-<br />
scono i sorridenti coreani, gli<br />
ebrei traffichini, le signore bene, i<br />
neri pallacanestrati, gli italoamericani<br />
unti, i pakistani e tutte le<br />
etnie e tipologie che vanno a popolare<br />
quel luogo che tutti conosciamo<br />
come New York. Una tirata<br />
forte, irresistibile, scorretta e<br />
doverosa. Che acquista ancora<br />
maggior senso verso il finale del<br />
film, quando quelle stesse facce<br />
assumono un senso completamente<br />
diverso. Proprio quando<br />
Monty vive la sua venticinquesima<br />
ora, quella del sogno, di una<br />
vita immaginata.<br />
Pensato prima dell’11 settembre,<br />
il film di Spike Lee è il primo ad<br />
affrontare la città tenendo conto<br />
dell’evento che l’ha cambiata.<br />
Non solo e non tanto nello skyline,<br />
ma nell’anima. Appese alle<br />
pareti stanno le foto dei pompieri,<br />
quasi sempre bianchi, e questa<br />
volta Spike non invita a toglierle,<br />
come era accaduto nella pizzeria<br />
di Fa’ la cosa giusta, e anche<br />
l’icona di Bin Laden è presente.<br />
Alla fine della storia ci si accorge<br />
di avere assistito a un inno d’amore<br />
per la città più prepotente<br />
e più profondo di quello che<br />
Woody Allen voleva nel prologo<br />
di Manhattan. Non c’è la<br />
Rapsodia in blu, ma le musiche<br />
di Terrence Blanchard. Poi ci sono<br />
loro, gli interpreti. Edward<br />
Norton, il più grande della sua<br />
generazione. Accanto si ritrova<br />
la bellezza ubriacante di Rosario<br />
Dawson, e ancora Barry Pepper<br />
e Philip Seymour Hoffman che lo<br />
accompagnano in un concerto indimenticabile.<br />
Come indimenticabili<br />
sono quei fasci luminosi che<br />
partono dalle viscere delle Twin<br />
Towers e quel dialogo alla finestra<br />
con l’occhio che rimane ipnotizzato<br />
dalle immagini delle macerie<br />
dove ancora si scava.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
SECRETARY<br />
SECRETARY<br />
Steven Shainberg<br />
Lee potrebbe essere la ragazza<br />
della porta accanto. Timida e<br />
anonima. In realtà è appena uscita<br />
da una casa di cura. Lee ama<br />
ferirsi, tagliuzzarsi e trasformare<br />
il dolore in piacere. Trova lavoro<br />
dall’avvocato Grey, un timido che<br />
scarica segretarie in continuazione<br />
e riceve strane donne. Anche<br />
lui ha un segreto: è un sadico<br />
da manuale. Così, quando casualmente<br />
lei compie un errore di<br />
battitura, non viene biasimata,<br />
ma sculacciata. Meglio non poteva<br />
andare. Altro che lo stupido<br />
ansimare del suo boyfriend:<br />
questo è il vero piacere. Maggie<br />
Gyllenhaal perfetta, James<br />
Spader inconsueto per una commedia<br />
originale, magnificamente<br />
scorretta e indipendente.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
SOLARIS<br />
Steven Soderbergh<br />
Soderbergh, trenta anni dopo,<br />
riprende in mano più il libro<br />
di Stanislav Lem che il film di<br />
Tarkovsky. La storia si semplifica.<br />
Gli astronauti della navicella spaziale<br />
in cerca di nuove fonti di<br />
energia sono ossessionati dai<br />
ricordi, dai loro morti che torna-<br />
SHAOLIN SOCCER<br />
Stephen Chow<br />
Il film più stravagante della stagione,<br />
seppure in uscita ritardata,<br />
DAREDEVIL<br />
no a essere vivi. E per questo<br />
si può morire, non reggendo la<br />
prova: è duro essere costretti a<br />
rivivere le proprie tragedie. La<br />
situazione è virtuale, l’angoscia<br />
vera. George Clooney è il protagonista,<br />
psicologo, braccato a<br />
sua volta da Natascha McElhone,<br />
la moglie morta suicida. Il pubblico<br />
negli Usa non ha gradito,<br />
nonostante Clooney offra il suo<br />
posteriore allo sguardo complice<br />
della macchina da presa.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
DILLO CON PAROLE MIE<br />
Daniele Luchetti<br />
Stefania è la zia, Megghy la nipote<br />
quattordicenne. Il destino,<br />
un po’ pilotato, le ha portate<br />
a trascorrere insieme le vacanze<br />
in Grecia, sull’isola di Ios. Zia ha<br />
appena chiuso con Andrea e<br />
deve rimettersi in sesto. La nipotina<br />
esplosiva e vitale ha invece<br />
deciso di perdere la verginità. Ed<br />
è proprio Andrea la persona che<br />
lei sta corteggiando, utilizzando<br />
i suggerimenti della zietta inconsapevole.<br />
Daniele Luchetti torna<br />
a dirigere dopo qualche anno<br />
di silenzio. Interpreti zia Stefania<br />
Montorsi, che lo ha anche sceneggiato,<br />
Giampaolo Morelli e<br />
la giovanissima Martina Merlino.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
CINESI, CALCIO E KUNG-FU<br />
Una variante dei Blues Brothers. Però qui si gioca a pallone<br />
perché da tempo nelle varie<br />
Chinatown circola in dvd non<br />
sempre di limpida provenienza. Si<br />
comincia su un campo di calcio,<br />
con un rigore sbagliato e un gio-<br />
LIBERI<br />
DAREDEVIL<br />
Mark Steven Johnson<br />
L’ennesimo supereroe senza<br />
paura chiamato a contrastare<br />
la criminalità. C’è però un tratto<br />
originale, un apparente limite:<br />
il nostro è cieco in seguito a una<br />
contaminazione da radioattività.<br />
Ma, dopo avere affinato tutti gli<br />
altri sensi, è in grado di “vedere”<br />
meglio degli altri. Purtroppo<br />
è l’unica originalità del film con<br />
Ben Affleck che si cimenta come<br />
ammazzasette volteggiando più<br />
agile ed efficace di Bruce Lee<br />
grazie ai trucchi. Accanto a lui<br />
la nascente star Jennifer Garner.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
LIBERI<br />
Gianluca Maria Tavarelli<br />
Tavarelli prosegue la sua personale<br />
ricerca di storie di gente<br />
comune (Un amore, Qui non è<br />
il paradiso) e questa volta ci<br />
porta in Abruzzo, nella zona di<br />
Pescara, dove si incrociano diverse<br />
vicende. Cenzo ha perso<br />
il lavoro dopo trenta anni in fabbrica.<br />
Vince, suo figlio, vorrebbe<br />
andarsene da lì. Elena, la sua<br />
ragazza, vuole invece mettere su<br />
famiglia e stare in paese. Poi c’è<br />
Genny, cameriera in un ristorante,<br />
che vorrebbe conoscere il mondo<br />
catore massacrato di botte. Lo ritroviamo<br />
anziano e zoppicante<br />
per le vie della città, sino a quando<br />
incontra un discepolo del<br />
kung fu dei monaci Shaolin e lì<br />
COSE DI QUESTO MONDO<br />
ma non può farlo perché viene<br />
assalita da crisi di panico. Infine<br />
Anita, madre di Genny, cuoca del<br />
ristorante. Tutti vorrebbero essere<br />
liberi, ma è complicato e difficile.<br />
Intorno a loro il mondo vive<br />
la sua estate, come sempre.<br />
SELVAGGIA CONTI<br />
COSE<br />
DI QUESTO MONDO<br />
Michael Winterbottom<br />
Orso d’oro a Berlino per questo<br />
film che percorre con sensibilità<br />
il tracciato della docufiction.<br />
Winterbottom si piazza alle<br />
costole di Jamal, un ragazzino<br />
afghano, orfano, in un campo<br />
profughi pakistano. Jamal conosce<br />
un po’ di inglese, per questo<br />
uno zio lo affianca al più grande<br />
Enayatullah. I due puntano verso<br />
la Gran Bretagna, come clandestini.<br />
Devono attraversare<br />
Pakistan, Iran, Turchia, Italia<br />
e Francia prima di arrivare alla<br />
meta. Sottoposti a mille avventure,<br />
spesso spiacevoli, stemperate<br />
da qualche barzelletta. Cambiano<br />
lingue, abiti, cultura e alla fine<br />
capiamo un po’ di più di cosa<br />
significhi essere “clandestini”.<br />
Il ragazzino protagonista ora è a<br />
Londra, in attesa di essere espulso<br />
al compimento dei 18 anni.<br />
ANTONELLO CATACCHIO<br />
scatta la scintilla: unire il calcio e il<br />
kung fu. Come fossero i Blues<br />
Brothers, anche loro cercano di rimettere<br />
insieme la band, meglio<br />
la squadra, ritrovando gli esperti<br />
di arti marziali finiti in ogni dove<br />
per addestrarli al gioco più bello<br />
del mondo. E si parte per la grande<br />
avventura: la conquista della<br />
coppa. Stephen Chow, regista,<br />
produttore, interprete, saccheggia<br />
sapientemente l’animazione giapponese<br />
e il cinema d’azione di<br />
Hong Kong, e strizza l’occhio ai<br />
b-movies d’altri tempi per confezionare<br />
un mix a tratti irresistibile.<br />
I suoi eroi sono più devastanti di<br />
quelli degli spot Nike e il film è<br />
probabilmente costato meno di<br />
quei lampi pubblicitari. Il talento<br />
di Chow è stato riconosciuto dal<br />
maestro Zhang Yimou, che lo ha<br />
voluto nel suo nuovo film Hero.<br />
REPRISE<br />
Già uscito tra l’indifferenzagenerale,<br />
riecco Respiro,<br />
salvato dai francesi<br />
RESPIRO<br />
Emanuele Crialese<br />
Ci sono gioielli che non<br />
sempre vengono subito<br />
riconosciuti. Respiro è tra<br />
questi. Presentato con ottimo<br />
riscontro all’ultimo<br />
Festival di Cannes (premiato<br />
alla Semaine de la critique),<br />
il film è uscito a inizio stagione<br />
ottenendo, per dirla<br />
con la tv, un altissimo indice<br />
di gradimento ma un modesto<br />
indice d’ascolto.<br />
Poi è approdato al mercato<br />
francese in gennaio, suscitando<br />
l’entusiasmo di centinaia<br />
di migliaia di spettatori<br />
(e il plauso della critica),<br />
rimanendo in classifica per<br />
diverse settimane. Un buon<br />
motivo per ritentare sul<br />
mercato italiano. Anche perché<br />
il film è veramente ottimo.<br />
La vicenda è ambientata<br />
a Lampedusa, dove una giovane<br />
madre, moglie di un<br />
pescatore, si sente soffocare<br />
dai pregiudizi e dalla grettezza<br />
di un mondo chiuso<br />
nonostante il paesaggio<br />
soleggiato e magnifico.<br />
E deraglia, a modo suo, con<br />
la complicità del figlio<br />
tredicenne.<br />
Valeria Golino è la protagonista,<br />
efficace come non<br />
mai, della storia che<br />
Crialese racconta mostrando<br />
di essere il regista italiano<br />
emergente più dotato in<br />
termini di capacità evocative<br />
e visive. Segno di talento<br />
innato, affinato con studi di<br />
cinema a New York grazie a<br />
una borsa di studio. Quindi<br />
per non farsi trovare impreparati<br />
quando diventerà un<br />
grande regista, sarà meglio<br />
andare a vedere questo film.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 53
54 URBAN<br />
ON STAGE<br />
Di tutto un po’,<br />
anzi un pop<br />
LA FEBBRE<br />
DEL SABATO SERA<br />
Milano, Teatro Nazionale<br />
Come Londra, come<br />
Broadway. Anche il pubblico<br />
italiano premia il classico della<br />
disco music targato Bee Gees.<br />
Accanto al Tony Manero di<br />
Sebastian Torkia viene prelevato<br />
dagli anni ’60 Rocky<br />
Roberts nel ruolo del dj filosofo.<br />
In italiano, ma con canzoni<br />
in lingua e coretti. 4-17 aprile<br />
CONCERTO<br />
FOTOGRAMMA<br />
Bologna, Arena del Sole<br />
Premio Oscar dal vivo: Nicola<br />
Piovani al pianoforte reinterpreta<br />
le melodie che ha composto<br />
per accompagnare le<br />
immagini girate da Fellini,<br />
Moretti, Benigni. La dimensione<br />
del teatro e uno schermo<br />
su cui scorrono sequenze da<br />
La voce della Luna o da La vita<br />
è bella evocano memorie<br />
ed emozioni. 10-12 aprile<br />
GINESTRE A PORTELLA<br />
Torino, Parco Culturale<br />
Le Serre di Grugliasco<br />
Il sottotitolo (Creazione teatrale<br />
sulla prima strage impunita<br />
della Repubblica) spiega le intenzioni<br />
dell’autore e regista<br />
Lucio Nattino. Un teatro etico<br />
e civile, che cerca nella storia<br />
di ieri i motivi della situazione<br />
di oggi. 29 aprile-1 maggio<br />
BENVENUTI<br />
IN CASA GORI<br />
Roma, Teatro della Cometa<br />
Commedia nera tra le più riuscite<br />
della drammaturgia italiana<br />
degli anni ’90 (firmano<br />
Alessandro Benvenuti e Ugo<br />
Chiti) graziata anche da una<br />
fortunata trasposizione cinematografica.<br />
Gruppo di famiglia<br />
in un inferno.<br />
1-20 aprile<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
TEATRO<br />
VALERI, GENIO COMICO<br />
Colta ma popolare,<br />
la più grande attrice<br />
comica italiana veste<br />
i panni della bisbetica<br />
Santippe. Magistrale<br />
Dalla signora Cecioni alla signora<br />
Santippe. Nonostante le mille<br />
interpretazioni di una lunga carriera<br />
di attrice, regista e sceneggiatrice,<br />
restiamo affezionati ai<br />
due personaggi che diedero notorietà<br />
a Franca Valeri: la signorina<br />
snob e il suo alter ego romanesco,<br />
bigodini giganti, sempre<br />
al telefono con mammà.<br />
Dopo aver prestato volto e voce<br />
a tante donne sul set cinematografico<br />
e sulla scena, sempre con<br />
quell’ironia leggera e allo stesso<br />
tempo affilata, stavolta Franca<br />
Valeri interpreta la figura che per<br />
eccellenza, in Occidente, rappresenta<br />
la donna che nessuno vorrebbe<br />
avere accanto: Santippe,<br />
moglie di Socrate.<br />
Donna che l’antica Grecia tramanda<br />
come petulante, dispettosa,<br />
insistente fino allo sfinimento,<br />
moglie insopportabile per antonomasia.<br />
Più leggenda che storia,<br />
a dire il vero. Dall’8 aprile al primo<br />
giugno l’illustre capostipite<br />
delle attrici comiche italiane, con<br />
RICCARDO III<br />
Milano, Teatro Studio<br />
Gli attori di Ronconi – Massimo<br />
Popolizio in testa – sono affidati<br />
al ventottenne ungherese Arpàd<br />
Shilling, nuova stella della regia<br />
europea. La tragedia del bardo è<br />
rivissuta come una storia di mafia<br />
dove “il peccato a volte fa impressione<br />
perché proclama la libertà<br />
della volontà umana, dove la morale<br />
non è un valore e le leggi solo<br />
parole”. Fino al 17 aprile<br />
La vedova Socrate, prova a rendere<br />
giustizia alla povera Santippe,<br />
a liberarla da quello sguardo misogino<br />
che i contemporanei le incollarono<br />
addosso. “Una grossa<br />
tentazione” così la Valeri definisce<br />
la proposta che a suo tempo le<br />
fece Patroni Griffi passandole il<br />
DOPO TONDELLI, COCTEAU< CON LA MUSICA<br />
Massimiliano Martines compone il secondo tassello della Trilogia delle camere separate<br />
Dopo Tondelli, ambientato in<br />
uno struggente salotto-acquario,<br />
arriva Cocteau nella forma<br />
di opera musicale in playback.<br />
Un’altra volta un romanzo trasformato<br />
per il teatro, un’altra<br />
volta una generazione di giovani<br />
in lotta col mondo per divenire<br />
adulti.<br />
Lo scrittore e regista<br />
Massimiliano Martines, già at-<br />
tore con il Teatro della<br />
Valdoca e collaboratore del<br />
Teatrino Clandestino, compone<br />
ora il secondo tassello della<br />
sua Trilogia delle camere separate.<br />
Tutto si svolge intorno a<br />
un letto-teatro-universo a cui<br />
gli adulti sono totalmente<br />
estranei, grumo di slanci adolescenziali<br />
e musica pop, giostra<br />
misteriosa su cui corrono<br />
TRISTE PALESTINA, MA ANCHE CARMEN E BURATTINI<br />
CARMEN<br />
Bologna, Teatro delle Celebrazioni<br />
La rielaborazione in opera-ballet<br />
del classico di Bizet ideata da<br />
Daniel Pacitti attraversa quasi un<br />
secolo di storia dell’Argentina.<br />
Dai mattatoi per le mandrie guidate<br />
dai gauchos a fine ’800, rifugio<br />
di indios del Norte e di<br />
schiavi fuggiti dal Brasile, agli anni<br />
’20 coi bordelli che videro la<br />
nascita del tango, fino all’epoca di<br />
Juan ed Evita. 8-12 aprile<br />
volumetto di Dürrenmatt, La morte<br />
di Socrate. “Mi sono divertita a<br />
immaginare un ripensamento della<br />
sua vita dentro una quotidianità<br />
coniugale per nulla scalfita dalla<br />
personalità eccezionale del marito”,<br />
continua l’attrice, che ha immaginato<br />
Santippe come “una co-<br />
sentimenti e pulsioni. Il soggetto<br />
è fedele alla pagina del romanzo<br />
francese con Elisabeth<br />
che ama il fratello Paul ammalato,<br />
Gérard che ama il compagno<br />
di scuola Paul, Paul che<br />
ama Agathe, e con Elisabeth<br />
che sembra innamorarsi di<br />
Michael e lo sposa finché morte<br />
non li separi... Appunto fino alla<br />
morte, vera protagonista del-<br />
GIANDUJA<br />
Torino, Teatro Gobetti<br />
1808: i burattinai Giovanni<br />
Battista Sales e Gioacchino<br />
Bellone inventano la maschera<br />
poi simbolo della città. Sulle tracce<br />
della sua storia, intrecciata al<br />
Risorgimento così come alla Fiat,<br />
due attori-filologi, Alfonso Cipolla<br />
e Giovanni Moretti costruiscono<br />
un copione per Eugenio Allegri e<br />
una Compagnia di Commedia<br />
dell’Arte. 9-15 aprile<br />
mune ragazza dei sobborghi di<br />
Atene, che oggi potrebbe abitare<br />
sulla Prenestina ed essere una vistosa<br />
impiegata ossigenata”.<br />
“Intelligente ma indissolubilmente<br />
legata alla sua estrazione<br />
popolare”, Santippe dopo la<br />
morte del consorte si fa per una<br />
volta protagonista della nobile<br />
arte del discorso e, finalmente,<br />
dice tutto. Ma sceglie come bersaglio<br />
non il marito, oggetto del<br />
suo affetto, delle sue intemperanze<br />
e premure, bensì i suoi illustri<br />
filosofeggianti interlocutori,<br />
primo tra tutti Platone “che si<br />
è permesso di raccogliere nei libri<br />
le parole di suo marito, mentre<br />
lei ne sentiva ben altre a tavola,<br />
a letto o in bagno”.<br />
Testimone di un altro Socrate,<br />
altrettanto eterno rispetto a<br />
quello consegnato ai posteri dai<br />
dialoghi platonici, nell’interpretazione<br />
di Franca Valeri<br />
Santippe, disprezzata dagli storici<br />
e da una millenaria tradizione,<br />
si prende la sua rivincita e<br />
diventa gustosa eroina di teatro.<br />
La vedova Socrate<br />
Roma, Piccolo Eliseo<br />
Tel. 06-4882114<br />
8 aprile -1 giugno<br />
la vicenda. Per Cocteau il termine<br />
di un flusso di scrittura che<br />
prende la forma di linguaggio<br />
ipercinetico e del videoclip.<br />
Les enfants terribles<br />
Bologna, Teatri di Vita<br />
Tel. 051-566330<br />
11-13 aprile<br />
CANTO PER SHATILA<br />
Roma, Teatro Orologio<br />
CECILIA RINALDINI<br />
SANDRO AVANZO<br />
Jean Genet, sostenitore appassionato<br />
della causa palestinese, primo<br />
tra gli occidentali a entrare nel<br />
campo profughi di Shatila subito<br />
dopo il massacro dell’82, è stato<br />
anche tra i primi a raccontare a<br />
un’Europa distratta l’orrore della<br />
strage. Lo spettacolo, ispirato agli<br />
scritti di Genet, e con Luigi<br />
Mezzanotte diretto da Giordano<br />
Aquilini. 15 aprile -11 maggio
ARTE<br />
GLI ANGELI DELL Dio strabenedica<br />
i mecenati.<br />
Due mesi di arte e<br />
video a Roma sotto<br />
l’ala protettrice<br />
di Artangel<br />
, ARTE<br />
Mecenati, filantropi appassionati<br />
d’arte contemporanea e artisti in<br />
cerca di sponsor prendete appunti.<br />
A Roma sta per approdare<br />
James Lingwood per presentare il<br />
15 aprile, al Sainsbury Lecture<br />
Theatre, i dieci anni d’attività di<br />
Artangel. Un’organizzazione inglese<br />
che commissiona opere<br />
d’arte importanti ad artisti contemporanei,<br />
con l’obiettivo di avvicinare<br />
un vasto pubblico all’arte.<br />
Le produzioni di Artangel hanno<br />
dell’incredibile, basti pensare<br />
all’opera video Creamaster 4 di<br />
Matthew Barney e al progetto<br />
multimediale Logic of the Birds<br />
di Shirin Neshat. Molti artisti,<br />
soprattutto delle ultime generazioni,<br />
si sono impadroniti del<br />
linguaggio cinematografico,<br />
eleggendo il video a strumento<br />
privilegiato nella creazione delle<br />
loro opere. Non aspettatevi però<br />
di vedere film nel senso tradizio-<br />
GIUSEPPE PERONE<br />
Bologna, 051-220184<br />
Non storcete il naso, non si tratta<br />
di un errore di battitura, non stiamo<br />
parlando di Giuseppe Penone,<br />
bensì del giovane scultore<br />
Giuseppe Perone. L’anno scorso<br />
si è aggiudicato alla fiera Miart di<br />
Milano il premio Sezione<br />
Anteprima destinato al miglior<br />
giovane artista, e a distanza di un<br />
anno presenta alla galleria Spazia<br />
le sue opere, in cui prevale l’utilizzo<br />
della sabbia. Fino al 19 aprile<br />
nale del termine. Con Artangel<br />
trionfano la sperimentazione e<br />
la contaminazione dei generi<br />
espressivi.<br />
Il 17 aprile viene proiettato The<br />
Battle of Orgreave di Jeremy<br />
Deller, artista che secondo la giuria<br />
dell’ultima edizione del prestigioso<br />
Turner Prize avrebbe dovuto<br />
vincere il premio, sebbene non<br />
MATER UNIVERSALIS<br />
Bologna, 051-243438<br />
Il titolo della mostra è in latino,<br />
ma gli artisti invitati a esporre<br />
alla Mondo Bizzarro Gallery<br />
sono tutti italiani doc. Dast,<br />
Gianmaria Liani e Stefano<br />
Zattera, molto noti nell’ambito<br />
del fumetto internazionale, mostrano<br />
il frutto di un progetto<br />
durato due anni di lavoro che<br />
ha dato vita anche a una “bizzarra”<br />
pubblicazione.<br />
5-30 aprile<br />
fosse neanche tra i selezionati. Il<br />
6 maggio sarà invece la volta di<br />
Fishtank di Richard Billingam,<br />
che racconta in maniera cruda e<br />
senza filtri la vita quotidiana della<br />
sua famiglia. L’ultimo appuntamento<br />
sarà con Future Film di<br />
Douglas Gordon, omaggio al celebre<br />
Vertigo di Hitchcock, in cui<br />
prevale l’ossessione sessuale e i<br />
climax melodrammatici. Artisti di-<br />
1:1, GUIXÉ, LIMA, <strong>MILANO</strong><br />
Milano, 02-89697501<br />
Il designer catalano Marti Guixé<br />
arriva a Milano per la sua personale<br />
a Lima, nuovo spazio dedicato<br />
alle arti visive contemporanee.<br />
Durante la settimana del Salone<br />
del mobile, Guixé – che si muove<br />
con ironia tra arte visiva e performance<br />
– presenterà un progetto<br />
realizzato appositamente per l’occasione.<br />
Inaugurazione mercoledì<br />
9 aprile alle 19, poi dalle 14 alle<br />
20. 10-12 aprile<br />
versi che hanno in comune un<br />
“angelo protettore” che ha permesso<br />
loro di realizzare progetti<br />
ambiziosi e complessi.<br />
A noi sembra una favola, appena<br />
al di là della Manica è realtà.<br />
D.P. TESEI<br />
Artangel<br />
Roma, The British School at Rome<br />
Tel. 06-32649381<br />
MA IL MANAGER HA UN , ANIMA?<br />
Ritratti di businessman con un po’ di umanità. Perché anche l’uomo d’affari, forse, è un uomo<br />
Che cosa si nasconde dietro<br />
all’aspetto sicuro di un businessman,<br />
con la sua andatura<br />
spedita e un aplomb invidiabile?<br />
Questi manager tutti d’un<br />
pezzo, indistruttibili, agguerriti<br />
e con l’agenda sempre colma<br />
di impegni stressanti hanno<br />
un’anima? A vedere le immagini<br />
dell’artista svedese Maria<br />
Friberg sembrerebbe di sì. Il<br />
mondo degli uomini d’affari è<br />
regolato da convenzioni che<br />
enfatizzano l’immagine dell’uomo<br />
forte e sicuro, ma al di là di<br />
questi stereotipi si celano caratteristiche<br />
psicologiche, sociali<br />
e culturali individuali.<br />
L’interesse di Friberg è proprio<br />
quello di cogliere i comporta-<br />
menti degli uomini oltre i condizionamenti<br />
sociali.<br />
Per esempio per due settimane<br />
l’artista ha seguito quattro uomini<br />
d’affari durante la loro abituale<br />
pausa pranzo, spiandoli e<br />
soprattutto studiandoli. Nella<br />
serie fotografica Almost there,<br />
per la prima volta esposta in<br />
Italia, quegli stessi uomini, ve-<br />
stiti in maniera impeccabile,<br />
galleggiano invece in una piscina.<br />
Incredibile, hanno perso il<br />
controllo della situazione ma<br />
galleggiano lo stesso!<br />
Maria Friberg<br />
Milano, Galleria Galica<br />
Tel. 02-86984083<br />
10 aprile - 22 maggio<br />
SCULTURA, FUMETTI, DESIGN E UN LABIRINTO<br />
I MODERNI E ARATA ISOZAKI<br />
Rivoli (To), 011-9565222<br />
Il castello di Rivoli è l’unico spazio<br />
museale italiano ad avere una<br />
programmazione fino al 30 maggio<br />
2004. Incredibile ma vero. Si<br />
comincia con la mostra I Moderni,<br />
di artisti contemporanei emergenti<br />
che riflettono sui temi della<br />
modernità, e con l’installazione<br />
Electric Labyrinth dell’architetto<br />
giapponese Arata Isozaki, realizzata<br />
per la XIV Triennale di Milano<br />
nel 1968. 16 aprile - 24 agosto<br />
Matthew Barney, Creamaster 4, 1994 - Photo di James O’Brien - Courtesy: Barbara Gladstone<br />
MOSTRE<br />
Da Prada, a<br />
Olivetti, fino alla<br />
Roma di Cinecittà<br />
ANDREAS SLOMINSKI<br />
Milano, 02-54670515<br />
Dopo la straordinaria mostra<br />
di Tom Friedman, gli spazi della<br />
Fondazione Prada accolgono<br />
ben quindici opere realizzate<br />
ad hoc dall’artista tedesco<br />
Andreas Slominski per la sua<br />
prima ampia mostra in Italia.<br />
Reggerà il confronto con il suo<br />
geniale predecessore?<br />
Sono aperte le scommesse.<br />
10 aprile - 13 giugno<br />
BETWEEN DRESDEN<br />
& PRAGUE<br />
Roma, 06-6877054<br />
A quanto pare c’è una tenda<br />
che, partita dalla Fondazione<br />
Olivetti lo scorso anno, ha<br />
fatto un viaggio da Dresda a<br />
Praga per arrivare di nuovo a<br />
Roma al Campo Boario. Il 15<br />
aprile, la stessa tenda ospita<br />
la presentazione del libro<br />
Between Dresden & Prague<br />
in cui sono pubblicati gli interventi<br />
di tutti gli artisti coinvolti<br />
nel viaggio. Tra di essi:<br />
Eva Marisaldi, Olaf Nicolai e<br />
Katerina Vincourová.<br />
Fino al 25 aprile<br />
JANKOWSKI - BENVENUTO<br />
Roma, 06-67107900<br />
Che cosa abbiano in comune<br />
Christian Jankowski e Carlo<br />
Benvenuto non è molto chiaro.<br />
Quello che è certo è che<br />
sono stati invitati insieme a<br />
esporre le loro opere al<br />
Macro. Jankowski, artista ironico<br />
e brillante, presenta<br />
un’installazione multimediale<br />
ispirata alla storia del cinema<br />
italiano e a Cinecittà.<br />
Benvenuto, maestro dell’equilibrio<br />
precario, ha creato un<br />
allestimento suggestivo con<br />
l’ausilio di alcune fotografie<br />
di grandissime dimensioni.<br />
Fino al 27 aprile<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 57
immagine tratta da: Bizarro Postcards, TASCHEN - Ed. Jim Heimann<br />
SHOPPING<br />
VINTAGE, QUELLO VERO<br />
Modernariato made<br />
in Usa. Cioè miti<br />
Suggestioni americane c’è scritto<br />
bello chiaro sul biglietto da visita,<br />
sotto il nome del negozio.<br />
Biglietto sul quale, peraltro, è disegnato<br />
il superbo skyline di<br />
Manhattan (come era). The real<br />
spirit of Usa, che tradotto in pratica<br />
sono pillole, assaggi, atmo-<br />
Se la folla di Porta Portese e<br />
via Sannio non fa più per voi.<br />
Se tremate alla sola idea di rovistare<br />
nei banchi polverosi alla<br />
ricerca di un miracoloso ritrovamento<br />
della felpa dell’Adidas<br />
“proprio-come-quella-che-avevo-da-ragazzino”.<br />
Se l’odore<br />
delle salsicce alle 9 di domenica<br />
mattina vi fa svenire. Se non<br />
ne potete più di passare in rassegna<br />
i poveri banchetti dei<br />
russi con le spille dell’Armata<br />
Rossa... Roma vi viene incontro<br />
con altre offerte di shopping<br />
domenicale tra i banchetti.<br />
Meno pittoreschi, non all’aperto,<br />
ma sicuramente più tranquilli<br />
e per acquisti più mirati.<br />
Per esempio la mostra mercato<br />
Underground, che si svolge<br />
ogni prima domenica del mese<br />
dalle 9.30 alle 19 (l’appuntamento<br />
di aprile è fissato per<br />
domenica 6) dentro il parcheggio<br />
Ludovisi, in via Francesco<br />
Crispi, a un passo da via<br />
Veneto. Più simile a un’enorme<br />
NEW AGE, ARTIGIANI E BIMBI< A TORINO<br />
PACHAMAMA<br />
Via Barbaroux, 18<br />
Una bottega dell’artigianato senza<br />
ombra di dubbio. Curiosando<br />
con calma si possono trovare oggetti<br />
etnici, di terracotta e raku,<br />
scacchi dei più vari materiali,<br />
backgammon, ma non solo. Il negozio<br />
è una base dove informarsi<br />
e indirizzarsi verso corsi di restauro,<br />
tecniche di costruzione e<br />
ceramica. Per i tradizionalisti un<br />
buon posto per incensi e candele.<br />
sfere. Della Hollywood che fu,<br />
dei cantieri metropolitani, dell’arredamento<br />
di bar e cucine,<br />
dei marchi americani (e simboli)<br />
più famosi, oltre ai gadget, agli<br />
accessori e alle stoviglie più strane.<br />
Certo non si può prescindere<br />
dalla regina a stelle e strisce, la<br />
Coca Cola, con bicchieri, bottiglie,<br />
cavatappi, vassoi e magliette<br />
dei meravigliosi anni ’50, ’60<br />
e ’70. Quindi si perde volentieri<br />
LA GROTTA DI MERLINO<br />
Piazza Statuto, 15<br />
Delle storie di piazza Statuto si<br />
sa. Non c’era posto migliore quindi<br />
per questa bottega davvero<br />
“dell’insolito”, un po’ pellerossa,<br />
un po’ new age. Dentro trovate di<br />
tutto: gemme, cristalli, rune, musica<br />
per meditazione, tarocchi, piramidi,<br />
aromi, strumenti musicali,<br />
gioielleria etnica, celtica, poster,<br />
editoria e arte new age. E poi<br />
abracadabra... fate voi.<br />
Roma, dove trovare<br />
gli anni ’60. Non le<br />
copie, gli originali<br />
tempo tra i poster, le foto e gli<br />
adesivi di divi e dive, anche se<br />
pur sempre con Marilyn nel cuore.<br />
E poi i pezzi più divertenti,<br />
rari, preziosi. In primo luogo le<br />
targhe delle automobili (che in<br />
America non è obbligatorio restituire<br />
o distruggere), poi i cartelli<br />
stradali, la segnaletica più bislacca<br />
e alcuni avvisi che saranno<br />
certo graditi a mogli e mariti rassegnati,<br />
ma un po’ stufi. Danger<br />
LA BOTTEGA DI FULGENZI<br />
Via dei Mercanti, 15<br />
Un salto indietro ai tempi delle<br />
medie per chi oggi ha trentacinque<br />
anni. Quando l’etnico in genere,<br />
gli incensi, le candele, le<br />
lampade di carta, i cappellini e i<br />
guanti peruviani e le cassette di<br />
musica rilassante non erano ancora<br />
un businness. Gli antesignani<br />
resistono, e molto bene<br />
anche. Fatevi un giro, non ve ne<br />
pentirete.<br />
soffitta che a un mercatino,<br />
ospita un centinaio di espositori<br />
che vendono oggetti<br />
di modernariato, abiti vintage,<br />
manifesti e affiches di inizio<br />
secolo.<br />
Un mercato dedicato a oggetti<br />
particolari e divertenti, dove<br />
passare una giornata frugando<br />
tra le cassapanche e le vetrinette<br />
e perdendosi dietro francobolli,<br />
monete, macchine fotografiche<br />
antiche e giocattoli<br />
d’epoca. Anche insieme ai<br />
bambini, visto che a loro è dedicato<br />
un angolo per la vendita<br />
e il baratto di fumetti, giocattoli,<br />
figurine e sorpresine<br />
degli ovetti kinder. Un’altra<br />
proposta molto divertente è<br />
il mercatino allestito dentro agli<br />
Ex Magazzini (via dei Magazzini<br />
Generali 8/bis), lo storico locale<br />
dell’Ostiense che ogni domenica<br />
pomeriggio (18-24) apre<br />
ed espone vestiti e oggetti degli<br />
anni ’60: minigonne optical<br />
e occhiali di plastica colorati,<br />
riviste beat e parka da mods.<br />
Per fare finta di passeggiare tra<br />
i banchi di Camden Town prima<br />
dell’aperitivo.<br />
AMERICA, QUELLA CHE CI PIACE<br />
LUCREZIA CIPPITELLI<br />
man cooking, warning woman<br />
speaking, caution man in bathroom,<br />
e via di questo passo. Dal<br />
generale Custer a Humprey<br />
Bogart e a Fonzie tutta la retorica<br />
Usa, ma con una sana ironia.<br />
Comprese le torte di mele di plastica<br />
o gonfiabili.<br />
SARA TEDESCHI<br />
New York Society Store<br />
Milano, corso Garibaldi 64<br />
LIBRERIA DEI RAGAZZI<br />
Via Stampatori, 21<br />
Una bella libreria dove perdersi<br />
e giocare con i propri bambini.<br />
Non solo libri però, in zone<br />
ben scandite per età dei frugoletti,<br />
ma anche incontri il sabato<br />
pomeriggio alle 16.30 (obbligatorio<br />
prenotare) per avvicinarsi<br />
al piacere della lettura.<br />
E al piano di sopra libri in lingua.<br />
Tutti gli appuntamenti su<br />
www.lalibreriadeiragazzi.it.<br />
BOLOGNA<br />
Hecho en Mexico,<br />
per maniaci di<br />
Zapata. Più due<br />
risate da viaggio<br />
MEXICO E NUVOLE<br />
Via A. Righi, 9/a<br />
Viva Mexico, amici! Qui non si<br />
vendono prodotti e basta: qui<br />
si insegue il progetto di far<br />
conoscere gli artigiani e la cultura<br />
messicana. Quindi nel negozio<br />
(che ha aperto anche a<br />
Roma in piazza della Chiesa<br />
Nuova 21/22) si trovano oggettistica,<br />
arredamento, arredobagno<br />
e cucina, ceramiche,<br />
terracotta, vetri e cartapesta.<br />
Un bel lavandino colorato non<br />
costa più di uno semplice e<br />
classico in ceramica bianca.<br />
Su www.mexicom.it si fa la<br />
spesa anche via web.<br />
HOBBY ACQUARI<br />
Via A. Costa, 203/2<br />
Pesciolini in casa? Enormi pesci<br />
con conchiglie, flora, anfore,<br />
interi galeoni affondati e<br />
magari anche casse del tesoro?<br />
Qui trovate tutto per i vostri<br />
silenziosi amici che però,<br />
diciamolo, chiedono tempo, fatica<br />
e precisione. Casa, cibo,<br />
accessori e passatempi (per loro,<br />
eh? Non per voi).<br />
UNIVERSAL MARKET<br />
Via Milazzo, 2<br />
Oggetti dedicati al viaggio e<br />
tutti da ridere: una borsa che<br />
si trasforma in pareo o telo<br />
mare in cotone, lino o spugna,<br />
un tascapane, uno zainetto e<br />
una shopper con ideogrammi<br />
in rilievo fatti a mano. Poi il<br />
pantalone e la gonna thai (unisex<br />
a taglia unica) in lino e cotone<br />
grigio, nero, blu e fango.<br />
Tutto oriental oriented, compresi<br />
gli accessori moda e i<br />
complementi d’arredamento<br />
artigianali e di importazione.<br />
Registrandosi su www.universal-market.com<br />
si ricevono<br />
chicche e offerte via mail.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 59
CLUB<br />
LA PICCOLA PARIGI,<br />
E LE NOTTI TORINESI<br />
C’è chi ci va per la musica, dal dj set “che spacca” alla chanson. E chi per bere e mangiare.<br />
Un classico a Torino: fatelo alla francese. Cosa? Il brunch, il cocktail, quello che vi pare<br />
No, rien de rien? No, vous ne<br />
regrette rien? Sicuri? Allora vuol<br />
dire che alla Société Lutèce nella<br />
piccola Parigi d’Italia ci siete già<br />
stati. Complimenti.<br />
Per i torinesi doc è “il locale”<br />
di piazza Carlina dove ascoltare<br />
buona musica, compresa<br />
quella che ‘spacca’, complici i<br />
buoni dj set della tarda sera a<br />
cura del bravo dj Gamba (il<br />
giorno della musica live prevalentemente<br />
è il giovedì, ma il<br />
tutto è sempre in movimento<br />
quindi solo frequentando il<br />
locale ci si addentra nel suo<br />
ritmo) o note nostalgiche più<br />
soft, anche in puro stile Vie en<br />
rose. Ora che la stagione traghetta<br />
verso la primavera, ci si<br />
può appostare come poiane<br />
per vedere quando apre il bel<br />
dehor sulla piazza e piazzarsi<br />
(venia per il giro di parole) a<br />
un tavolino fino a notte fonda.<br />
In tempi di rigori invernali si<br />
sta dentro, ambiente petit<br />
petit (peccato perché non si<br />
può ballare) però il tutto si<br />
apprezza meglio.<br />
Il tutto sarebbero i vini e gli<br />
champagne francesi (alcuni<br />
anche ottimi) e i piatti tipo<br />
assiette de fromage (tanti e originali),<br />
paté nonché insalate<br />
con tanta salsa comme a Paris.<br />
Se fa freddo quindi è meglio,<br />
L<br />
ElettrOrganica, progetto per media da vedere e da sentire. Area dismessa, ora riammessa<br />
, EX <strong>FA</strong>BBRICA ELETTRONICA<br />
Esplorazione e incontro tra arti<br />
visive, musica elettronica, intrattenimento,<br />
arte contemporanea<br />
e ricerca musicale, in un<br />
luogo della città che si presenta<br />
nuovo di zecca.<br />
È ElettrOrganica, un progetto<br />
dedicato ai media elettronici<br />
e audiovisivi che sbarca negli<br />
spazi dell’ex fabbrica Faema, a<br />
Lambrate. Circa 20.000 i metri<br />
quadrati completamente ristrutturati,<br />
seguendo un progetto<br />
di riqualificazione urba-<br />
na, nei quali verrà disegnato<br />
un paesaggio, quasi un ambiente<br />
vegetale, dove i dispositivi<br />
visivi colloquieranno senza<br />
interruzione con gli input sonori,<br />
in tempo reale. Il nome richiama<br />
il carattere “organico”<br />
del suono con influenze della<br />
musica contemporanea d’avanguardia,<br />
improvvisazioni da<br />
free jazz e ricerche elettroniche.<br />
Il tutto sarà improntato a<br />
uno spirito di improvvisazione<br />
(ovviamente dal vivo), e – assicurano<br />
gli organizzatori – di<br />
grande casualità tra interventi<br />
musicali e immaginari grafici.<br />
Nella serata di inaugurazione<br />
(8 aprile) si potranno vedere e<br />
ascoltare numerose performance<br />
sonore, accompagnate da progetti<br />
visivi espressamente elaborati<br />
per questo appuntamento.<br />
Insomma una grande e bizzarra<br />
installazione in continuo movimento<br />
che ci riporta dritti dritti<br />
al concetto e alla pratica vj’ing.<br />
Buttate un occhio a quel che<br />
fanno tre giovani artisti di Lille,<br />
non solo per la digestione, ma<br />
anche per la gioia del vero<br />
gourmand e perché la musica<br />
fuori è più difficile da ascoltare.<br />
La selezione musicale è<br />
comunque molto curata con<br />
punte sperimentali (a tarda<br />
ora). Lo sa bene la clientela<br />
che è tanta e molto varia, e<br />
prevalentemente di aficionados.<br />
Un club il Lutèce, insomma,<br />
dove si può anche parlare<br />
– particolare non da poco –,<br />
mangiucchiare e sbevazzare a<br />
prezzi giusti (conto finale sui<br />
25 euro se non si esagera con<br />
le etichette d’annata).<br />
L’arredamento e tutto l’ambaradan,<br />
neanche a dirlo, ricordano<br />
un bistrot parigino. I più<br />
melodrammatici si presentano<br />
con coppola e sciarpetta e<br />
chiedono pastis con il classico<br />
rito della bottiglia d’acqua.<br />
Se poi siete veramente giovani<br />
il sabato notte fate le ore piccole<br />
e aspettate quelle più<br />
grosse: la domenica c’è il<br />
brunch. Parola americana,<br />
ma che qui non impegna.<br />
Tout français.<br />
SARA TEDESCHI<br />
Société Lutéce<br />
Torino, Piazza Carlo Emanuele II 21<br />
Tel. 011-887644<br />
i Qubo Gas, che hanno vinto l’edizione<br />
2002 di Netmage/<br />
Diesel Award. Dalle 22, entrata<br />
libera. Suoneranno Fan Club<br />
Orchestra (da Bruxelles), Vert e<br />
a seguire dj set di dj Elephant<br />
Power & dj sun ok papi k.o.<br />
E poi? Poi, se il posto vi è piaciuto,<br />
informatevi sulla programmazione<br />
dei prossimi mesi.<br />
ElettrOrganica<br />
8 aprile 2003, dalle ore 22<br />
Milano, via Ventura 15<br />
Tel. 02-2640343<br />
ROMA<br />
Per ballare.<br />
Per sentire. Per...<br />
BALIC<br />
Via degli Aurunci, 35<br />
Nuova apertura a San Lorenzo,<br />
quartiere che poco a poco sta<br />
lasciando spazio anche a locali<br />
meno tradizionali. Il Balic è un<br />
ristorante discoteca con un<br />
programma settimanale molto<br />
vario, che unisce cucina mediterranea<br />
e serate dance, house,<br />
black e sessioni dal vivo.<br />
La domenica sera si va di aperitivo.<br />
Tel. 06-491027<br />
IZGUD<br />
Via Mastro Giorgio, 19<br />
Altro giro, altra apertura recente.<br />
Al Testaccio. Raffinato e<br />
accurato, Izgud offre una cucina<br />
etnica condita da serate di<br />
musica live jazz e jam sessions<br />
all’insegna di sonorità elettroniche<br />
e bossa nova. Rilassante.<br />
Da non perdere i “giovedì<br />
electroretrò” e “l’aperitif du<br />
dimanche” con le live session<br />
dalle 19. Tel 06-57288794<br />
BLISS DINNER CLUB<br />
Via Ostiense, 131<br />
Aperto dall’ora di cena a notte<br />
inoltrata, il Bliss si ispira a<br />
un locale minimale newyorkese.<br />
Si mangia (bene) con sottofondo<br />
lounge e si balla chill<br />
out il giovedì, house venerdì<br />
e sabato. La domenica (se ancora<br />
state in piedi!) aperitivo<br />
e musica lounge fino a notte<br />
tarda. Tel. 06-5783146<br />
OMBRE ROSSE<br />
Piazza S. Egidio,12/13<br />
Altro aperitivo domenicale<br />
questa volta con jazz dal vivo<br />
(altro appuntamento da non<br />
mancare il giovedì sera) in<br />
questo locale sempre affollato<br />
di Trastevere. Buffa via di mezzo<br />
tra il baretto di quartiere e<br />
il wine bar alla moda, con tavolini<br />
all’aperto e ottima carta<br />
dei vini. Tel. 06-5884155<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 61
CLUB<br />
DISTORSONIE 2003,<br />
ECCO LA BRITT-STAR<br />
King Britt, maestro americano della<br />
contaminazione elettronica, fa il pendolare<br />
tra Milano e Bologna. Link e Pergola. Olé<br />
Nell’ambito della musica elettronica<br />
i confini tra generi spariscono,<br />
come spariscono le finte<br />
divisioni tra dj e producer, tra<br />
chi mette la musica e chi la produce.<br />
Spesso, come nel caso per<br />
BLUES, VIDEO, OCCHIO A ROMA<br />
Avviso ai nottambuli:<br />
tenete d’occhio<br />
l’Agatha e il Big<br />
Mama. E d’orecchio,<br />
naturalmente...<br />
Nuovo look per Agatha, la one<br />
night che ogni venerdì notte<br />
detta legge (e note musicali) al<br />
Brancaleone. La serata organizzata<br />
dai dj Andrea Lai e<br />
Riccardo Petitti si riempie infatti<br />
(ancora di più) di schermi e<br />
suoni metropolitani della drum’n’bass<br />
e della black culture.<br />
Ambientazione rinnovata grazie<br />
esempio di King Britt (prossimamente<br />
a Milano e Bologna), perché<br />
si tratta della stessa persona.<br />
Ma, anche perché nella club<br />
culture il ruolo del dj è fondamentale<br />
e tra selezioni, remix,<br />
ai resident vj, ovvero il gruppo<br />
Ddg: gente che sa coniugare<br />
immagini di repertorio anni ’60<br />
- ’70 e tecnicamente in grado<br />
di “far andare a tempo” i frame<br />
con il “battito” della musica<br />
dance. E quindi... immagini, immagini,<br />
immagini.<br />
E musica, ovvio.<br />
I visual li trovate all’interno della<br />
main room, dove si esibiscono<br />
i dj ospiti, ma anche nell’area<br />
esterna, sempre frequentatissima<br />
e ormai trasformata ufficialmente<br />
in “chill out zone”.<br />
Alla consolle della main room,<br />
l’11 aprile, troverete i produttori<br />
tedeschi dell’etichetta<br />
rivisitazioni e altro le acque si<br />
confondono notevolmente.<br />
E anche se in Italia la club culture<br />
fatica a decollare, ci sono due<br />
luoghi che da 10 anni ormai<br />
propongono il meglio della musica<br />
elettronica. Il Link di<br />
Bologna e la Pergolatribe di<br />
Milano, lo storico spazio di via<br />
Fioravanti alla Bolognina e la<br />
“casa liberata”<br />
dell’Isola/Garibaldi. Un lungo<br />
elenco di ospiti nelle passate<br />
stagioni e un lungo elenco di<br />
ospiti per la stagione in corso.<br />
Al Link dal 10 al 12 aprile si<br />
terrà per esempio Distorsonie<br />
’03 Festival di musica elettronica<br />
(www.distorsonie.it), a cui parteciperanno<br />
ospiti del calibro<br />
di Herbert, Derrick May e Donna<br />
Regina. Pergolatribe Milano,<br />
invece, prevede per venerdì 4<br />
aprile la serata Archive, con il<br />
progetto “Rima” ovvero Volcov<br />
e Domu, mentre il 2 maggio arriverà<br />
da Berlino la band culto<br />
del suono nu jazz: i Jazzanova.<br />
L’eclettico King Britt (accompagnato<br />
dalla vocalist Ivana Santili)<br />
sarà invece sia al Link (10 aprile)<br />
sia alla Pergolatribe (11 aprile).<br />
L’artista afroamericano, nato<br />
a Philadelphia, da più di dieci<br />
anni calca le scene della ricerca<br />
sonora più rappresentativa.<br />
Nel 1992 era lo speaker/poet<br />
della band culto Digable<br />
Planets, che con Arrested<br />
Development e Busta Rhymes,<br />
rappresentava l’area più solare<br />
Pulver (broken beat, nu jazz).<br />
Se il nome non vi dice niente,<br />
pensate a quella nota canzone<br />
delle Sugarbabes<br />
(Round&round) che, diventata<br />
tormentone in uno spot per un<br />
famoso gestore telefonico, ha<br />
utilizzato come “base sonora”<br />
un brano dei Dublex inc. Che,<br />
per l’appunto, appartengono<br />
proprio all’etichetta Pulver.<br />
Se invece avete voglia di blues,<br />
la musica black, buttate un’occhiata<br />
al programmazione del<br />
Big Mama. Qui si esibiscono<br />
gruppi locali e internazionali di<br />
blues e rock di ottimo spessore:<br />
e forse anche cosciente di quel<br />
grande fenomeno culturale che<br />
si definisce hip hop.<br />
Dopo l’esperienza del rap, King<br />
prosegue la sua ricerca in diverse<br />
direzioni, per prima con<br />
il collettivo musicale Silk-130,<br />
la band nata nell’underground<br />
di Philadelphia, che trova tra<br />
i suoi performer anche la cantante<br />
Ursula Rucker, e produce<br />
due album veramente curiosi<br />
come When the funk hit the fan<br />
e Re-members only. Anche se<br />
la cultura di strada affascina<br />
questo poeta/musicista, la sua<br />
ricerca non si limita ai suoni<br />
metropolitani. Producendo<br />
l’artista africano Oba, rilancia<br />
infatti il suono afro rivisitato<br />
in chiave elettronica con il bellissimo<br />
album Oba Funke.<br />
Tra le collaborazioni più riuscite<br />
di Britt quelle con Yoko Ono,<br />
Macy Gray, Miles Davis, Tori<br />
Amos e il duo newyorkese dei<br />
Masters at work.<br />
L’ultimo lavoro di King Britt<br />
Adventures in Lo-Fi è un album<br />
di hip hop completamente ispirato<br />
dal cinema di fantascienza,<br />
in particolare dal film culto di<br />
John Sayles, Fratello di un altro<br />
pianeta.<br />
LEONARD CATACCHIO<br />
Link<br />
Bologna, via Fioravanti 14<br />
www.linkassociated.org<br />
Pergola<br />
Milano, via della Pergola<br />
l’8 aprile, per esempio, ci sono<br />
gli americani-visionari Songs;<br />
Ohia, il 9 arriva Steve Wynn, ex<br />
cantante dei Dream Sindacate,<br />
gruppo di culto della scena<br />
“paisley underground” californiana<br />
anni ’80.<br />
TOMMASO TOMA<br />
Agatha (presso il Brancaleone)<br />
Roma, via Levanna 11<br />
www.agatha.org<br />
Big Mama<br />
Roma<br />
Vicolo S. Francesco a Ripa, 18<br />
Tel. 06-5812551<br />
<strong>MILANO</strong><br />
Dalla mattina alla<br />
sera. Oppure in<br />
Scozia. O in stile<br />
andino...<br />
ART <strong>FA</strong>CTORY<br />
Via Andrea Doria, 17<br />
Luogo di incontro dalla mattina<br />
alla sera; vale a dire per<br />
il caffè con brioche, il pranzo<br />
di mezzogiorno, l’aperitivo,<br />
ma soprattutto per<br />
le serate in cui bere, mangiucchiare<br />
e ascoltare buona<br />
(e diversa musica). In settimana<br />
hip hop, rock, blues<br />
e anche jazz; il sabato e la<br />
domenica pura dance.<br />
Il programma varia, quindi<br />
informatevi.<br />
Tel. 02-6694578<br />
MC DUFF’S PUB<br />
Via Volta, 13,<br />
Sotto il gonnellino niente?<br />
Poi cornamuse, musica alla<br />
grande, gran pacche sulle<br />
spalle, canti improvvisi, risate<br />
e birra a fiumi? L’idea che<br />
avete delle Highlands è<br />
questa? Va bene, ma per<br />
darvi una schiarita passate<br />
al Mc Duff’s per una birra o<br />
una degustazione come si<br />
deve di whisky. Musica in<br />
tema. Inglesi pure gli avventori.<br />
Domenica chiuso.<br />
Tel. 02-29002574<br />
CAFÉ DEL TIO<br />
Piazzale Bacone, 8<br />
Benvenuti sulle ande. Dove<br />
non ci sono locali fighetti alla<br />
milanese, ovviamente, ma<br />
grandi e piccole taverne dove<br />
bere (e qui si spera che<br />
siate dei duri, con lo stomaco<br />
forte e allenato) e fumare<br />
cigarilli e sigari (alcuni anche<br />
impegnativi nonché infiniti).<br />
Musica che vi travolge<br />
e vi trasporta in un sogno<br />
dove comodi comodi su<br />
un’amaca sorseggiate<br />
sherry. Tel. 02-2046550<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 63
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» <strong>MILANO</strong><br />
PIZZA COME VI PARE,<br />
SUL GOLFO DI <strong>MILANO</strong><br />
Milano è una piccola<br />
Napoli? Magari! Ma<br />
per la pizza si può<br />
anche avvicinare a<br />
quel modello inarrivabile.<br />
Scegliete bene<br />
E ora, attenti. Ecco un quiz<br />
talmente facile che nemmeno<br />
Amadeus oserebbe mai porre ai<br />
suoi concorrenti: qual è il piatto<br />
più amato al mondo? Cinque lettere:<br />
come pasta, ma molto più<br />
croccante-caliente-filante.<br />
Indovinato? Bravi. E allora diciamolo:<br />
in tempi di bassa autostima<br />
nazionale, essere concittadini di<br />
chi ha inventato la pizza (è lei,<br />
è lei!) rappresenta certo un bel<br />
motivo d’orgoglio. Su, adesso non<br />
fate i leghisti: non vorrete rinnegare<br />
l’italianità della pizza solo<br />
per la sua nascita napoletana, vero?<br />
Mentre ci pensate, noi parliamo<br />
di mozzarelle, di pomodori,<br />
di capperi, di marinare, di capricciose,<br />
giù giù fin dove può portarci<br />
la più sfrenata libidine pizzettara.<br />
Già, perché dietro le cinque<br />
letterine di cui sopra ci sono mille<br />
ricette e segreti... di Pulcinella che<br />
si considerano singolarmente il<br />
migliore, l’originale o il più meritevole<br />
di onore (e morsi).<br />
A cominciare dall’altezza del bordo,<br />
quello che a Napoli chiamano<br />
il “cornicione”: basso o alto?<br />
Morbido o croccante? Da mordicchiare<br />
subito o da lasciare per ultimo?<br />
E il pomodoro, va fresco o<br />
in conserva? Crudo a tocchetti,<br />
o pelato e spadellato? Per non<br />
parlare della mozzarella, argo-<br />
mento su cui si sciolgono amicizie<br />
trentennali. Una domanda su<br />
tutte: bufala o non bufala?<br />
Se vi aspettate da noi risposte<br />
definitive, scordatevelo: teniamo<br />
famiglia (di pizzaioli) e non vogliamo<br />
certo rovinarci vita (che<br />
è già ‘na pizza) e reputazione per<br />
queste pinzillacchere, come direbbe<br />
Totò. Però tutti, mozzarellisti<br />
e fontinari, cornicionisti e balconisti,<br />
trancisti e asportisti, acciughisti<br />
e quattrostagionisti,<br />
abbiamo dei punti fermi su cui<br />
non possiamo transigere: cottura<br />
a puntino (in forno a legna), pomodoro<br />
dolce (cioè non acido),<br />
mozzarella non acquosa o plasticosa,<br />
olio serio (cioè non di semi<br />
o di... motore).<br />
Ingredienti cioè che trovate da<br />
Pulcinella in via Solari 12, dove le<br />
pizze sono sottili e croccanti, al<br />
Ponte in via Vittorio Emanuele a<br />
Corsico, dove invece – secondo la<br />
tradizione napoletana – sono alte<br />
e morbide, oppure al Be Bop in<br />
viale Col di Lana 4, dove le sfornano<br />
anche senza glutine e con<br />
impasto a base di zucca. Da veri<br />
buongustai poi, diffidiamo dei ristoranti<br />
che fanno anche pizze,<br />
cioè dove c’è LEI tra spaghetti,<br />
bistecchina e macedonia. Orrore:<br />
la pizza è la pizza, cioè una scelta<br />
monotematica e monoculturale.<br />
Il problema casomai è come “bagnarla”<br />
a dovere con birre o vini<br />
adeguati (e qui si potrebbe aprire<br />
un altro dibattito: o siete per<br />
caso di quelli che insieme ci bevono<br />
la Coca???). Non preoccupatevi:<br />
in ogni caso, meglio una<br />
Margherita da urlo con una birretta<br />
così così (cioè media), che<br />
una signora Rossa (di capelli?<br />
No, la birra!) con un Calzone mediocre.<br />
Fidatevi.<br />
ALTA, BASSA, BIG O COME DIAVOLO VI PARE<br />
PIZZA BIG<br />
02-2846548<br />
Tutto quello che avreste sempre<br />
voluto in una pizzeria: pulita, colorata<br />
(in giallo-verde: omaggio<br />
al Brasile di Ayrton Senna, presente<br />
in foto), allegra, senza<br />
odori (vietato fumare!), con servizio<br />
rapido e simpatico, prezzi<br />
corretti (da 6 euro), aperta fino<br />
a mezzanotte. E le pizze? Tante<br />
(75!), buone, larghe, sfoglia sottile<br />
e croccante, pomodoro dol-<br />
ce, mozzarella non plastificata.<br />
Fabio, proprietario-pizzaiolo,<br />
impasta, inforna, sorride.<br />
Vi sembra poco? Viale Brianza,<br />
30. Chiusa domenica.<br />
DA RITA E ANTONIO<br />
02-875579<br />
Tutto quello che avete sempre<br />
temuto in una pizzeria: ambiente<br />
triste, luci al neon, camerieri<br />
usurati e spicci. Però la pizza<br />
(dai 5 euro in su) è da tradizio-<br />
ne napoletana verace: cornicione<br />
alto, pasta lievitata e ben<br />
cotta, condimento all’altezza. In<br />
tavola, anche una bottiglia d’olio<br />
(scurissimo) e i pani della casa:<br />
mangiate il pane tipo focaccia,<br />
notevole, ed evitate l’olio.<br />
Via Puccini, 2/a. Chiusa lunedì.<br />
’A SCALINATELLA<br />
02-5461825<br />
Tutto quello che avete sempre<br />
cercato in una pizza: fattura<br />
P.D. SFORNELLI<br />
(e pizzaiolo) di Napoli, cioè<br />
soffice, ben cotta, larga quanto<br />
il piatto, con cornicione adeguato<br />
e mozzarella di bufala<br />
da leccarsi i baffi. La bontà vi<br />
farà dimenticare la spesa piuttosto<br />
impegnativa (dagli 8 euro<br />
in su), se no consolatevi con<br />
le altre, buone (fidatevi, gente,<br />
fidatevi) specialità partenopee<br />
della casa, dalla fantasia di<br />
latticini al fritto di pesce.<br />
Via Bezzecca, 8.<br />
Chiusa lunedì.<br />
illustrazione: www.joffr.net<br />
AL TRANCIO<br />
Come si dice? Cotta<br />
e mangiata. Ecco,<br />
appunto, fate così<br />
SPONTINI<br />
02-29520588<br />
Per chi ha fretta c’è il banchetto<br />
all’ingresso, altrimenti<br />
i tavoli dove la ressa (e la<br />
coda) è perenne. La pizza al<br />
trancio, tra le più note e ricercate<br />
in città, è immutabile<br />
da decenni: in sole due<br />
varianti (normale e abbondante),<br />
alta e morbida. Con<br />
parecchia mozzarella filante,<br />
ma forse troppo olio (ve ne<br />
accorgerete dai vestiti).<br />
Pizza e birra 6 euro, anche<br />
d’asporto. Via Spontini, 4.<br />
Chiuso lunedì.<br />
PIZZERIA<br />
FIORENTINA<br />
02-58306292<br />
L’insegna è storica, l’interno<br />
con i tavolini in formica...<br />
anche. Il trancio, servito<br />
al volo a 3,50 euro, è bello<br />
pastoso e croccante.<br />
Disponibili anche piatti caldi<br />
da rosticceria come zuppa<br />
di farro, melanzane alla parmigiana,<br />
roastbeef, cotoletta<br />
e pesce vario (di venerdì).<br />
Viale Bligny, 41.<br />
Chiuso lunedì sera<br />
e martedì.<br />
ANTICA PIZZERIA<br />
DA GIULIO<br />
02-8392333<br />
La nuova, giovane gestione<br />
non ha per fortuna cambiato<br />
la qualità del trancio. Che rimane<br />
alto e fragrante, con<br />
parecchia mozzarella. Se poi<br />
avete ancora fame, ecco<br />
pappardelle al cinghiale, pasta<br />
e fagioli, cinghiale con<br />
polenta, fritto misto e grigliata<br />
di pesce. Tutto discreto<br />
e molto casalingo.<br />
Corso San Gottardo, 38.<br />
Chiuso lunedì.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 67
Si fa presto a dire.<br />
mozzarella. Ma<br />
quella vera...<br />
68 URBAN<br />
DI CULTO<br />
Hanno sempre le mani in<br />
pasta Enrico Carretta e i suoi<br />
genitori. Una pasta filante,<br />
candidamente bianca e saporita,<br />
che rende speciale la<br />
mozzarella che producono<br />
artigianalmente nel loro laboratorio<br />
dietro il banco vendita.<br />
Enrico, bocconiano neolaureato,<br />
ha ereditato dal padre<br />
Pasquale il culto del formaggio.<br />
E, da vero manager,<br />
ha trasformato la sua passione<br />
in lavoro. È nato così il<br />
Centro della mozzarella (via<br />
Benaco 1, tel. 02-55219286)<br />
che, oltre alla regina delle<br />
pizze, la margherita, in ogni<br />
forma e misura (al metro,<br />
mignon e bocconcino), offre<br />
una produzione giornaliera<br />
di scamorze, burrate, trecce<br />
fresche e stagionate, ricotte,<br />
primo sale, rollatina rucola<br />
e crudo, latte fresco.<br />
Più bianco di così non si<br />
può! E per contorno? Un<br />
buon assortimento di prodotti<br />
tipici lucani: scaldatelli al<br />
finocchio, legumi secchi,<br />
mostaccioli con vin cotto, pane<br />
casereccio di grano duro<br />
(quello che a Napoli chiamano<br />
“pane cafone”, che resta fresco<br />
per dieci giorni) e, immancabile<br />
nella gastronomia<br />
meridionale, l’olio buono del<br />
sud. Il Centro della mozzarella,<br />
che da qualche mese ha<br />
aperto altri due punti vendita,<br />
uno in zona Città studi (via<br />
Teodosio, 1), l’altro vicino a<br />
Niguarda (via Terrugia, 2), fornisce<br />
anche bar e ristoranti.<br />
Della bravura dei signori<br />
Carretta si sono accorti anche<br />
quelli del Gambero Rosso che<br />
li hanno segnalati sulla loro<br />
guida 2002. Uhè, la Lucania<br />
in quanto a mozzarella non ha<br />
niente da invidiare a Puglia e<br />
Campania: il sud è sud. Evviva<br />
il triangolo del latticino.<br />
BEBA MINNA<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
illustrazione: www.joffr.net<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» <strong>MILANO</strong><br />
UN MARTINI, UN MOJITO, E POI CENA<br />
MARTINI BAR<br />
02-76393630<br />
Per arrivarci bisogna percorrere<br />
in lunghezza il nuovo negozio di<br />
Dolce e Gabbana, sbucare in un<br />
cortiletto senza sbagliare porta<br />
(c’è anche un barbiere!) e scoprire<br />
che non è uno showroom d’arredamento.<br />
Benvenuti nell’esclusivo<br />
baretto firmato metà Martini metà<br />
D&G: in nero-panna e illuminato<br />
da un simpatico trombettario<br />
(cioè un lampadario a trombette),<br />
propone a pranzo (chiude alle 21)<br />
piatti riscaldati stile rosticceria, se<br />
no tanti bei cocktail Martini e non<br />
a 11 euro l’uno. Pubblico di sciure-bene,<br />
top model o... figli di<br />
Mina: che (Dolce) vita! Corso<br />
Venezia, 15. Chiuso domenica.<br />
VIOLA<br />
02-89421529<br />
A due passi dal Naviglio, ecco un<br />
nuovo e simpatico wine bar aper-<br />
LA BODEGUITA<br />
DEL MEDIO<br />
02-89400560<br />
Nostalgia di Cuba? Umettate un<br />
bel Montecristo (il conte? Ma no,<br />
il sigaro), indossate il vostro<br />
Cuervo y Sobrinos (ma sì, l’ultimo<br />
orologio-cult made in Habana) e<br />
passate una serata nel capostipite<br />
dei locali cubani in città. Dove<br />
l’arredamento è senza pretese,<br />
ma l’atmosfera caliente grazie<br />
anche a gustosi cocktail, dal<br />
Mojito al Daiquiri. I piatti invece,<br />
ASCOLTATI UN BICCHIERE<br />
gola secca e vi precipitate nel<br />
primo bar che capita. Vino?<br />
Spiacenti, solo prosecchini.<br />
Si beve vino, si ascolta musica. La ragazza portatela voi. Buone<br />
bottiglie selezionate e qualche cd per intenditori raffinati. Salute!<br />
Scena 1, interno notte: siete<br />
nel vostro wine bar preferito,<br />
davanti al vostro bicchiere preferito.<br />
All’improvviso, dalla colonna<br />
sonora in sottofondo,<br />
spicca un brano che vi strega<br />
al primo ascolto: chiedete, vi<br />
to dalle 8 alle 2 (di notte) dove<br />
trovare (e assaggiare, magari nell’happy<br />
wine) parecchie bottiglie<br />
interessanti. Ma anche, a pranzo<br />
e cena, alcuni piatti caldi (paste<br />
e carni, da migliorare) o freddi<br />
(affettati e formaggi, con bella<br />
scelta). Però non osate chiedere<br />
birra o succo di frutta: vi indicheranno<br />
la porta. Via Pavia, 6/2.<br />
Chiuso domenica.<br />
DA ABELE<br />
02-2613855<br />
Una volta questa trattoria era<br />
il rifugio dei veri alternativi, con<br />
prezzi economici e cucina casalinga.<br />
Oggi è rifugio di ex alternativi,<br />
la cortesia lascia a desiderare<br />
(soprattutto prenotando:<br />
se tardate, facile che non troviate<br />
più il tavolo) e... la cucina è<br />
lasciata andare. Nel senso che<br />
il celebre risotto (alla milanese?<br />
No: oggi in varianti come tonno<br />
pomodoro e basilico, oppure<br />
danno il titolo e vi ripromettete<br />
di acquistarlo il giorno dopo.<br />
Salvo scoprire dopo una<br />
notte insonne che si tratta di<br />
un cd d’importazione, le cui<br />
poche copie sono già tutte<br />
esaurite.<br />
con manzo porcini e pomodoro)<br />
si è ridotto a una bella mappazza<br />
scotta, mentre secondi come<br />
baccalà in salsa di zafferano o<br />
scottiglia di cinghiale sono appena<br />
passabili. Il tutto, con vinelli<br />
così così, a 20-25 euro<br />
a testa. Prendetela con tanta,<br />
tanta temperanza...<br />
Via Temperanza, 5.<br />
Chiuso lunedì.<br />
Scena 2, interno giorno: siete<br />
nel vostro negozio di dischi<br />
preferito, davanti al vostro cd<br />
preferito. All’improvviso vi viene<br />
l’insana voglia di un vinello<br />
ben strutturato, con aromi di<br />
frutti di bosco: uscite con la<br />
dai toston de platano (banana<br />
verde fritta) al picadillo di manzo,<br />
dalla chuleta de cerdo (braciola<br />
di maiale alla piastra) ai camarones<br />
enchilados (gamberi piccanti<br />
e riso bianco) sono meglio alla<br />
Bodeguita originale cubana. Idem<br />
i gelati: provate quelli di Coppelia<br />
(a L’Avana), e poi fateci sapere.<br />
Viale Col di Lana, 3.<br />
Chiuso domenica.<br />
PASTICCERIA EOLIANA<br />
02-7610066<br />
Pasticceria capace di regalare<br />
sfiziosi arancini, succulenti cannoli,<br />
ottime sfoglietelle con crema,<br />
cassate, paste di mandorla,<br />
brioche con ricotta e tutto quanto<br />
fa Sicilia (in senso gastronomico,<br />
of course). Non fatevi trarre<br />
in inganno dai trompe l’oeil,<br />
e approfittate invece del fatto<br />
che la pasticceria fa anche servizio<br />
bar. Via Ortica, 1.<br />
Chiuso lunedi.<br />
Scena 3: siete nel posto che finalmente<br />
può evitarvi queste cocenti<br />
delusioni, accontentando<br />
allo stesso tempo l’orecchio e la<br />
gola. Si chiama Larancione (proprio<br />
così, senzapostrofo) e ha<br />
aperto da poco in via Rosolino<br />
Pilo 5 (tel. 02-29402369): chiamatelo,<br />
se volete, Cd bar. Perchè<br />
basta entrare in questo simpatico<br />
locale violarancio per imbattersi<br />
in diversi scaffali di cd (non<br />
ancora colmi): la prima saletta è<br />
infatti un vero e proprio negozio<br />
dove non trovate Britney Spears,<br />
ma cosucce più sfiziose e strumentali,<br />
fra il nu jazz e la next<br />
age. Qui potete ascoltare e pagare<br />
i cd che scegliete fino alla<br />
chiusura, le due di notte.<br />
Nell’altra sala invece ecco<br />
il wine bar con musica, riservato<br />
a chi vuole degustare, al bicchiere<br />
e non, le interessanti etichette<br />
di piccole case vinicole. Ma c’è<br />
anche modo di mettere qualcosa<br />
sotto i denti lungo tutto il giorno<br />
(l’apertura è alle 10), cioè panini,<br />
insalatone, piatti caldi (buone le<br />
zuppe) di pasta o carne e robusti<br />
taglieri di formaggi/salumi.<br />
Quanto serve cioè per gustare<br />
al meglio un vero sound di-vino...<br />
P.D. SFORNELLI
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» ROMA<br />
A CENA SUL CONFINE<br />
Il Grande Raccordo<br />
Anulare circonda<br />
Roma. Un confine<br />
che è facile<br />
attraversare e ricco<br />
di sorprese.<br />
Anche culinarie<br />
Aveva ragione il comico Guzzanti<br />
(Corrado, non Paolo). Al solito,<br />
aveva colto nel segno: il “Grande<br />
Raccordo Anulare/che circonda la<br />
Capitale”, refrain-tormentone della<br />
sua straordinaria imitazione di<br />
Antonello Venditti, è molto più<br />
dello stradone a quattro-sei corsie<br />
che corre torno-torno una<br />
Roma un tempo tutta “dentro” e<br />
ora, da un pezzo, già debordata<br />
ben oltre. Il GRA, come lo scrivono<br />
giornali e burocrati, è molto di<br />
più: un confine materiale e ideolo-<br />
PESCE, PIZZE, VINI AROUND ROME<br />
SAN ROCCO<br />
06-90623277<br />
Una delle migliori nuove tavole<br />
che circondano Roma: ex pizzeria,<br />
ora ristorante creativo, propone<br />
piatti tipo la sfogliata di peperoni<br />
con pomodori confit (con che?<br />
Confit!), gamberi e lardone, attirando<br />
un pubblico di golosoni<br />
grazie anche a una cantina curata<br />
con amore. Meglio prenotare, la<br />
sala è piccola.<br />
Monterotondo, via Ugo Bassi<br />
21. Chiuso domenica e lunedì.<br />
gico. Materiale, perché il traffico è<br />
così convulso che dire “c’era ingorgo<br />
sul Raccordo” non fa più<br />
notizia: la fa il contrario. E perché<br />
abitare fuori o dentro il Raccordo<br />
costituisce ancora, malgrado tutto,<br />
il titolo di appartenenza a categorie<br />
di romanità diverse.<br />
Anche solo per il tempo che occorre<br />
per avvicinare i luoghi centrali<br />
di shopping e mondanità.<br />
Ma il Raccordo è anche un altro<br />
tipo di confine: quello tra lavoro e<br />
tempo libero dei romani che abitano<br />
dentro la cinta. Perché se è<br />
vero che ogni giorno decine di<br />
migliaia di pendolari lo varcano in<br />
un senso o nell’altro, quando arriva<br />
il venerdì sera (e con furia<br />
esponenziale il sabato e la domenica),<br />
il Raccordo diventa l’apostrofo<br />
color asfalto tra le parole<br />
“annamo fori”. Si va “fori” verso le<br />
seconde case di mare e campa-<br />
OSTRICA<br />
06-7232540<br />
La fish-mania qui è cosa antica.<br />
Appena oltre il Raccordo, in<br />
direzione Castelli, la battutissima<br />
Ostrica propone da sempre<br />
buona cucina di mare con tanto<br />
di giardino. Non male, eh?<br />
Tenete conto poi che la cantina<br />
è discreta e il servizio senza<br />
fronzoli. E il conto? Si aggira<br />
sui 40 euro.<br />
Via Tuscolana, 2086.<br />
Chiuso lunedì.<br />
gna, ma anche per le obbligate<br />
scampagnate gastronomiche.<br />
E così, complici i tempi di percorrenza<br />
spaventosamente lunghi<br />
delle consolari, e vista la<br />
tragica difficoltà di parcheggiare<br />
a meno di un chilomentro<br />
dal locale scelto per chi decide<br />
di stare in città nel weekend,<br />
ecco che sfamarsi in area raccordo<br />
(dove l’ampio parcheggio<br />
di rigore c’è, i posti a tavola sono<br />
tanti, la dimensione media<br />
dei ristoranti è tale che un buco<br />
si rimedia sempre, e dove comunque<br />
l’atmosfera del fuoriporta<br />
è garantita da osti accorti,<br />
che conoscono bene i loro<br />
“polli”) è sempre più frequente.<br />
E sempre più di moda.<br />
Lo testimonia il fatto che, a<br />
fianco dei trattorioni di tradizione<br />
tutti griglia-e-fettuccine o<br />
delle pizzerie mega capaci di ac-<br />
BAFFONE<br />
06-3332428<br />
Tra la folla che affolla questa<br />
cucina semplice ma efficace,<br />
a partire dalla famosa focaccia<br />
con verdure alla carne, scoverete<br />
parecchie facce Rai (per<br />
forza: gli studi Saxa Rubra sono<br />
lì). Cantina con piacevoli<br />
sorprese, caciara e servizio<br />
affannato col pienone.<br />
V’abbuffate con 35 euro.<br />
Via Flaminia, 976.<br />
Chiuso domenica sera.<br />
cogliere interi eserciti a colpi di<br />
pasta surgelata e formaggio tedesco<br />
(mozzarella, ma quando<br />
mai!?), si affiancano locali e localini<br />
di tutt’altra pasta. Con cucina<br />
di mare (l’Ostrica, Pautasso,<br />
lo stesso Baffone, che mixa di<br />
tutto un po’), cucina trendy e<br />
creativa (San Rocco, il Casaletto<br />
dell’Olgiata), cucina agri-naturale<br />
(la Cooperativa di via Perna) o<br />
equa e solidale, magari appoggiata<br />
a quei centri sociali attivissimi<br />
che in periferia (vedi Casina<br />
Rosa) hanno trovato il loro spazio<br />
vitale.<br />
Insomma: fatevi la vostra guida<br />
gastronomica da Raccord<strong>Urban</strong>.<br />
E poi cantatela in coro alla<br />
Guzzanti-Venditti: “All’uscita<br />
24/ce stà Nicolaaaaaa/che fa ‘a<br />
bistecca/e nun è ‘na solaaaaa...”.<br />
PAUL DE CELLAR<br />
PESCHERIA PAUTASSO<br />
06-22460005<br />
Lunghezza inizia all’imbocco<br />
della A24: invece di passare<br />
il casello si esce a destra, e lì vi<br />
aspetta questa buona cucina di<br />
mare con formula a menu fisso<br />
e prezzo da core in mano, 25<br />
euro. Molto bene, tanto che c’è<br />
anche la sala per non fumatori,<br />
sempre gradita.<br />
Lunghezza, via Lunghezzina<br />
75. Chiuso domenica sera<br />
e lunedì.<br />
illustrazione: longa025_tBDC<br />
OLTRE IL GRA<br />
Fuori dalle mura,<br />
non perdetevi.<br />
Mangiate e bevete<br />
lontano dal centro<br />
LE COLONNE<br />
06-71355451<br />
Carpacci di pesce e fritto vegetale,<br />
bisteccona e dolci di<br />
ricotta: trovate tutto qui, appena<br />
passato il Raccordo in<br />
direzione Ardeatina, a un<br />
esame (troppo? Vabbeh, diciamo<br />
un prof) dall’università<br />
di Tor Vergata. Cantina<br />
discreta, buona accoglienza,<br />
spesa sui 35 euro. Via<br />
Castel di Leva, 269.<br />
Chiuso domenica sera,<br />
lunedì e martedì.<br />
PANEOLIO<br />
06-3332961<br />
Pizza e grigliata a<br />
Grottarossa, mentre siete<br />
sulla Flaminia andando (o<br />
tornando) verso nord?<br />
Voilà le due a prezzi correttissimi,<br />
con scelta fra tavolo<br />
dentro e tavolo fuori (a seconda<br />
delle stagioni). Grandi<br />
folle sabato e domenica sera,<br />
ambiente giovanil-allegro,<br />
conto... anche: 15 euro.<br />
Via Casale Crescenza, 25.<br />
Chiuso a pranzo e martedì.<br />
ROMANO<br />
06-9085640<br />
Seguite la Tiberina, costeggiando<br />
il fiume, appena oltre<br />
il Raccordo: siete già a<br />
Capena e a questi tavoli<br />
(quanti? Tanti, tanti...) sempre<br />
affollatissimi nei fine settimana.<br />
Il menu è quello tipico da<br />
ex trattoriona fuoriporta appena<br />
imbellita da ristorante,<br />
con primi comunque da non<br />
perdere. Clima disinvolto, servizio<br />
altrettanto, conto onesto<br />
sui 20 euro.<br />
Via Tiberina, km 16,600.<br />
Chiuso martedì.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 71
illustrazione: longa025_tBDC<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» ROMA<br />
VINI, VIP E LA BUONA PASTA TIRATA A MANO<br />
TRIMANI<br />
06-4469630<br />
La mega-enoteca adiacente, tra le<br />
più fornite a Roma, ha fatto da<br />
apripista a tutti i wine bar che rallegrano<br />
oggi la capitale. Qui invece<br />
si offrono piatti freddi e cucina<br />
espressa (ai fornelli trovate una<br />
delle titolari, cioè Carla Trimani),<br />
con servizio al bicchiere accurato<br />
(poteva essere altrimenti?) e addirittura<br />
ostriche al banco. Ai tavoli<br />
clientela folta, composita e sempre<br />
più competente grazie a corsi<br />
e degustazioni a raffica. Tanti,<br />
chissà perché, i giornalisti di ogni<br />
tipo e razza. Via Cernia, 37/b.<br />
Chiuso domenica.<br />
EZIO LE SCALETTE<br />
06-8411714<br />
C’era una volta la saletta “blindata”<br />
per i soliti politicanti, dove<br />
lo champagne scorreva a fiumi.<br />
Ora c’è la saletta degli specchi,<br />
detta “lume di candela”, dove<br />
coppie da copertina e non si<br />
guardano negli occhi mentre<br />
scampi o aragoste sbirciano dal<br />
piatto. E lo champagne?<br />
C’è sempre, ma cementa amorazzi<br />
al posto di ribaltoni e/o alleanze<br />
segrete. Ezio, origine<br />
sarda e maestro di bottarga<br />
(non una ragazza “facile” di<br />
borgata, come avete sempre immaginato,<br />
ma uova di tonno o<br />
muggine essiccate) nonché di<br />
PR (non è una pernacchia: sta<br />
per Pubbliche Relazioni!), ha<br />
fatto tornare insieme al figlio il<br />
suo ristorante di pesce hi-level<br />
(e hi-priced) agli splendori degli<br />
anni ’80. Così, a salire e scendere<br />
Le Scalette è tornato oggi un<br />
pubblico numeroso, esigente e<br />
voglioso di grandi antipasti,<br />
grandi paste alla polpa di riccio<br />
e bottarga, grandi pesci d’ogni<br />
tipo. E la cantina? Non sarà<br />
grande, ma con gran belle sorprese.<br />
Una gran bella bouffe<br />
(ma dobbiamo spiegarvi proprio<br />
tutto? Abbuffata in francese,<br />
no?) di mare si aggira sui 70<br />
euro: preparatevi.<br />
Via Chiana, 89. Chiuso sabato<br />
a pranzo e domenica.<br />
PER BACCO<br />
06-80692832<br />
Anche se l’insegna è dedicata a<br />
Bacco, buona parte della sua<br />
fama si deve alla bontà dei primi<br />
piatti appartenenti alla più<br />
classica tradizione italiana, con<br />
pastasciutte decisamente gustose.<br />
Sopra la media anche la<br />
carne, proposta in belle bisteccone<br />
o bei filettini. I vini, ovviamente,<br />
ci sono. Ma la selezione<br />
punta sul rapporto qualitàprezzo<br />
più che su etichettone.<br />
Pubblico di colletti bianchi al<br />
lunch, pariolini/e stratrendy di<br />
sera. Spenderete sui 25 euro<br />
circa per due portate più un<br />
paio di bicchieri (di vino, chiaro).<br />
Via Allioni, 1.<br />
Chiuso domenica a pranzo.<br />
PROUD LION<br />
06-683284<br />
Più che nel decoroso show di<br />
rustiche, sandwich, insalatone,<br />
piatti freddi di formaggi e salumi<br />
per cena, la vera attrattiva di<br />
questo pub in una strada pedonale<br />
a un salto dal Vaticano, è<br />
costituita dalla clientela, divisa<br />
tra guardie svizzere in libera<br />
uscita e tifosissimi stranieri del<br />
rugby. Il match virtuale tra queste<br />
due solide squadre si gioca<br />
ovviamente a suon di birre (ben<br />
sette quelle alla spina): se le<br />
reggete, potete partecipare anche<br />
voi. Uno snack e una pinta<br />
vengono sui 15 euro.<br />
Borgo Pio, 36.<br />
Chiuso a pranzo e domenica.<br />
MAMMA ANGELINA<br />
06-8608928<br />
Alla mamma piace tirare la pasta<br />
(assaggiate la “Alici e pecorino”,<br />
poi capirete) o riempire la sala<br />
col profumo irresistibile della<br />
vera amatriciana. Al figlio invece<br />
piace il vino di qualità: lo dimostra<br />
una cantina in grado di sorprendere<br />
in positivo anche gli<br />
enofan più esigenti. Clientela<br />
mista e numerosa, conto sui 30<br />
euro. Viale Boito, 65. Chiuso<br />
mercoledì.<br />
LA CARD PER BERE BENE<br />
SELF-SERVICE DEL VINO<br />
Un distributore automatico di vini eccellenti.<br />
Inserisci la carta e assaggi il meglio che c’è<br />
Le nuove destinazioni della<br />
Stazione Termini? Margaux, Haut<br />
Brion, Yquem, Clos de la Roche. E<br />
poi baroli, brunelli, supertoscani,<br />
montevetrani... Come dite? Vi ricordano<br />
qualcosa, magari da bere?<br />
Esatto, sono vini. Anzi, grandi<br />
vini: tutti in mescita, sotto teche<br />
di cristallo con gas inerte anti-ossidazione.<br />
E tutti a portata di mano:<br />
basta infilare la card prepagata<br />
nell’apposita fessura, piazzare<br />
il bicchiere sotto il dispenser della<br />
bottiglia concupita, sfiorare il display<br />
e... via, il viaggio verso l’estasi<br />
enologica può iniziare.<br />
Ebbene sì: il sogno proibito di<br />
ogni enofan si è avverato. E proprio<br />
dove meno te l’aspetti, in<br />
quella stazione ex luogo di tramezzini<br />
indigesti, caffè bruciati<br />
e paninazzi a bordo binari, oggi<br />
rinato meeting point e luogo di<br />
shopping. Il sogno si chiama<br />
Bibendi (tel. 06-47825986): un<br />
bancone con sgabelli, scaffali e<br />
varie “isole” elettroniche, ciascu-<br />
na con dieci bottiglie in mescita.<br />
C’è quella dei piemontesi, dei toscani,<br />
dei vini innovativi, dei<br />
grandi francesi, dei super-vini da<br />
dessert/ meditazione. Acquistata<br />
alla cassa la card (da 10-20-50<br />
euro), via ad assaggiare, a prezzi<br />
fra i 2 e i 20 euro a bicchiere, anche<br />
l’etichetta dai prezzi proibitivi<br />
come Margaux o Yquem, praticamente<br />
introvabile già stappata.<br />
Insieme poi si può anche stuzzicare<br />
qualcosa: formaggi, salumi<br />
o piattini caldi.<br />
L’idea è di un imprenditore che<br />
(tra l’altro) fa vino, mister<br />
Ciastellardi; l’eno-consulenza è di<br />
uno fra i migliori “taster” italiani:<br />
Silvano Prompicai; in sala,<br />
Alessandra Capogna pilota sicura<br />
un manipolo di bravi ragazzi.<br />
Risultato: una volta sullo sgabello,<br />
spererete ardentemente che<br />
il vostro treno parta in ritardo.<br />
O forse l’avrete già dimenticato.<br />
PAUL DE CELLAR<br />
ARTE A CENA<br />
Romani, mangiatevi<br />
il design<br />
Ricostruito all’interno di una<br />
cappella di un collegio<br />
dell’Ottocento, l’Hotel Art ha<br />
aperto da qualche mese al 56<br />
di via Margutta, l’antica e tranquilla<br />
strada con gli studi degli<br />
artisti e le gallerie d’arte ai piedi<br />
di Villa Borghese. E il nuovo<br />
albergo (tel. 06-328711) vuole<br />
essere un’opera d’arte esso<br />
stesso, uno spazio concepito<br />
e creato dagli artisti. E vendere<br />
un’immagine, un concetto.<br />
E così basta superare il portoncino<br />
d’ingresso bianco per<br />
accorgersi di essere in un luogo<br />
progettato fin nei dettagli.<br />
Un collage di spazi minimali,<br />
superfici lisce e colorate, colonne<br />
classicheggianti di marmo,<br />
soffitti a cassettoni affrescati<br />
e vetrate colorate da<br />
chiesa. Persino le divise del<br />
personale dell’albergo e la<br />
biancheria delle camere sono<br />
progettate da noti designer!<br />
Uno spazio denso, estraniante,<br />
ai limiti dell’esagerazione.<br />
Certamente non comune. Le<br />
quarantasette camere sono arredate<br />
con opere di artisti contemporanei<br />
e sono ognuna diversa<br />
dall’altra. In pratica un<br />
quadro di Mondrian (linee rette,<br />
ampi spazi bianchi, improvvisi<br />
campi colorati), tridimensionale<br />
e condito con qualche<br />
particolare insolito: un capitello,<br />
un quadro, una maniglia.<br />
Molto pittoresco!<br />
Maliziosamente si potrebbe<br />
dire che è pensato proprio per<br />
far impazzire i turisti inglesi a<br />
caccia di raffinato design italiano<br />
e romanità classica. Però<br />
è anche divertente e piacevole.<br />
Per gli occhi, e per lo stomaco.<br />
Provate a sedervi al bancone<br />
tondeggiante del caffè o a un<br />
tavolo del cortile interno per<br />
un aperitivo, un pasto veloce<br />
o una colazione. E guardatevi<br />
intorno.<br />
LUCREZIA CIPPITELLI<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 73
illustrazione: Cristiana Valentini / Delicatessen<br />
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» BOLOGNA<br />
CENA E ATMOSFERA,<br />
NEXT AGE IN TAVOLA<br />
Fumo, rumori e volumi<br />
assordanti. Ora<br />
basta. Bologna<br />
scopre la voglia di<br />
mangiare tranquilli<br />
Casino indiavolato, musica a<br />
palla, puzza di fritto, zaffate di<br />
fumo negli occhi, paninazzi nauseanti,<br />
gomiti nei fianchi, luci<br />
psichedeliche sparate in faccia?<br />
No grazie, oggi la parole d’ordine<br />
è una sola: relax, comodità,<br />
atmosfere soft, salutismo, mangiare<br />
e bere sano. Insomma,<br />
benvenuti nella Next Age. Che<br />
non vuol dire, attenzione, la<br />
New Age del pubblico esercizio<br />
in voga gli anni scorsi: quella di<br />
risicate oasi di pace all’interno<br />
di bar, pub o discoteche fracassone<br />
dove riuscire finalmente a<br />
parlare/bere/mangiare in pace,<br />
magari con luci basse e musica<br />
da ascolto.<br />
No, adesso parliamo di interi locali<br />
ispirati alla più ispirata Next<br />
Age, composti cioè da ambienti<br />
accoglienti che ricordano tanto il<br />
salotto di casa, con luci soft, cuscini<br />
o divani (ma a volte anche<br />
letti matrimoniali…), massaggi<br />
shiatzu, ossigeno da inalare,<br />
piatti e beveroni ultra-vegetariani<br />
col sottofondo della migliore<br />
lounge/chill out.<br />
Ebbene sì, la nuova filosofia<br />
psico-salutista sta prendendo<br />
piede anche dalle nostre parti.<br />
Facendo finalmente giustizia di<br />
secoli di lasagne e mortadelle,<br />
gnocchi fritti e lambruschi, “lissio”<br />
e vite spericolate da vaschirossi.<br />
Per questo, oltre agli ambienti<br />
da completo relax, si adeguano<br />
anche il food (a base di<br />
verdura e carni bianche, pesci e<br />
frutta) e il drink (succhi di frutta/verdura,<br />
selezionate acque<br />
minerali, cocktail energizzanti...).<br />
Dove? Nu Lounge Bar in via dei<br />
Musei, Duchamp Caffé d’Arte in<br />
via Sauro, Ryokan in via Fratelli<br />
Cairoli e Ganesh Café in via<br />
Polese sono solo gli ultimi in ordine<br />
di tempo. Più le varie serate<br />
in tema da Stilelibero (via<br />
Lame), Havana Club Café (piazza<br />
Azzarita) o Sushi Kaffè Kappa<br />
(piazza Malpighi): qui, per ora, la<br />
Next Age è a intermittenza. Che<br />
volete, ci vuole pazienza.<br />
MANGIARE IN SANTA PACE, MA CON STILE<br />
HAVANA CLUB CAFÉ<br />
348-8209907<br />
Due, qui, le serate Next Age:<br />
il mercoledì Gazebo con percussionisti<br />
live, musica chill out<br />
e stuzzicherie tropicali varie,<br />
oppure il venerdì World con<br />
musica lounge, angolo shiatzu,<br />
incensi indiani e buffet con<br />
cous cous, polpette di soia,<br />
riso perlato niente male.<br />
La spesa finale, buon bere compreso,<br />
si aggira sui 20 euro.<br />
Piazza Azzarita, 2.<br />
Chiuso domenica.<br />
NU LOUNGE BAR<br />
051-222532<br />
Aperto da pochissimo e per<br />
gente over 25, con ambientesalotto<br />
ma senza troppi fronzoli,<br />
luci soffuse e grandi specchi<br />
dalle cornici dorate sparsi<br />
un po’ ovunque. Ampia la scelta<br />
di cocktail, soprattutto alla<br />
frutta, e long drink secondo i<br />
canoni del well being californiano.<br />
Niente buffet, ma bei<br />
piatti unici con insalatone, risi<br />
e pesce. Via dei Musei, 6.<br />
Sempre aperto.<br />
DUCHAMP CAFFÈ D’ARTE<br />
051-223952<br />
Locale estremamente raffinato e<br />
rilassante, dai piatti agli arredi,<br />
dove respirare l’aria dei vecchi<br />
caffè parigini. Ogni sera un dj<br />
propone un sound diverso, il<br />
clou però è la domenica lounge<br />
Suppertea, con ricco buffet e tea<br />
room a partire dalle 17. La cucina<br />
comunque è tradizional-salutista,<br />
con puntate umbre e siciliane:<br />
conto sui 17 euro.<br />
Via Nazario Sauro, 12/b.<br />
Chiuso lunedì.<br />
STILE LIBERO<br />
335-5625578<br />
CARLO FRASSOLDATI<br />
È qui che sono nate le prime serate<br />
New Age: il posto, piccolo, si<br />
presenta minimal-barocco-industriale<br />
con neon, plexiglass, tessuti<br />
leopardati, divanoni e un bel<br />
mega schermo. Fra musica e immagini<br />
potrete stuzzicare pinzimoni<br />
e beveroni salutisti, crocchette<br />
di pollo e risottini fantasiosi.<br />
Se cercate il momento di maggior<br />
relax, andateci per l’aperitivo:<br />
sul presto se volete sedervi. Via<br />
Lame, 108/a. Sempre aperto.<br />
USCIRE A CENA<br />
Birra, panini e la<br />
vecchia trattoria<br />
che più bolognese<br />
non si può<br />
BLACK FIRE<br />
051-6311700<br />
Anche se era più carino il<br />
Black Fire vecchio stampo (ora<br />
i posti a sedere sono di più,<br />
ma si sta belli pigiati), rimane<br />
bene in vista l’originale lato<br />
dark-gotico del locale, con l’inimitabile<br />
birra flambè a dettar<br />
legge oltre a cocktail e panini<br />
vari. Originale. Via Raimondi,<br />
21/2. Sempre aperto.<br />
ANTICO CAFFÈ<br />
DEL CORSO<br />
051-239894<br />
Location spettacolare in uno<br />
dei più vecchi palazzi bolognesi<br />
per una pizzeria poco<br />
nota ai cittadini, fin troppo invece<br />
ai turisti. Peccato, perchè<br />
la pizza è buona e ben condita,<br />
i primi fanno la loro parte,<br />
il servizio è cordiale e veloce.<br />
Il conto? Non certo da turisti:<br />
per insalata, pizza e birra vi<br />
partiranno 12 euro. E adesso<br />
non travestitevi da tedeschi,<br />
chiaro? Via S. Stefano, 33.<br />
Sempre aperto.<br />
TRATTORIA LA MURA<br />
051-6251024<br />
La classica trattoria ruspante<br />
in salsa bolognese: l’ambiente<br />
non sarà curatissimo, ma<br />
la cordialità e la simpatia dei<br />
camerieri sono da Oscar.<br />
I primi piatti, da qualche<br />
anno a questa parte, sono<br />
veramente ottimi, i secondi<br />
anche mentre le crescentine<br />
devono ancora... crescere.<br />
Strepitoso il conto, alla portata<br />
di tutti (anche di comitive):<br />
per primo, secondo,<br />
dessert e vino spenderete<br />
18-20 euro. Che pacchia!<br />
Via Galletta, 9.<br />
Chiuso domenica.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 75
RISTORANTI-BAR<br />
»»»» TORINO<br />
IL MARE A TORINO,<br />
SORPRESA SQUISITA<br />
illustrazione: Cristiana Valentini / Delicatessen<br />
L’avreste mai detto? A Torino il pesce è un piccolo culto in ascesa.<br />
Il risotto gli dà una mano. E l’acqua in città non è solo Po<br />
Il mare a Torino? Magari: la roba<br />
acquosa che più gli somiglia<br />
è il Po. Eppure il pesce fresco<br />
(di fiume? FIAT, cioè Forget-It-<br />
A-Torino) qui è di casa. Sarà per<br />
la vicina Liguria, sarà per i sal-<br />
FILO DI MARIANNA<br />
011-6692365<br />
In zona San Salvario, una vera<br />
trattoria dove giocare tutte le<br />
vostre fiches sul fish: per massimo<br />
30 euro vi strafogherete<br />
di bontà partenopee tipo purpetielli<br />
affogati, monachine in<br />
padella, zeppole salate alle acciughe,<br />
chitarra allo scoglio. E<br />
un bel babà al misto napoletano.<br />
Meglio prenotare: tavoli pochi,<br />
ambiente informalissimo.<br />
Via Principe Tommaso, 2.<br />
Chiuso lunedì.<br />
moni che risalgono la Val<br />
d’Aosta (in cerca di piste per il<br />
fishboard, naturalmente...), fatto<br />
sta che mangiar pesce (d’aprile!)<br />
in città è sempre più una<br />
cosa seria. Lo dimostrano tutti<br />
COZZE, VONGOLE E PASTA ALLO SCOGLIO<br />
MARE NOSTRUM<br />
011-8394543<br />
Ecco una finta taverna (di lusso)<br />
con piatti mediterranei che il proprietario<br />
vi illustrerà nei minimi<br />
particolari: si parte con i sette<br />
bocconcini di antipasto, si continua<br />
con minestrina di frascarello<br />
e pescatrice o linguine con cozze,<br />
vongole, canolicchi e broccoli; imperdibile<br />
poi la frittura di paranza<br />
(che non è un pesce, ma una barca!).<br />
Per togliersi ogni fish-sfizio:<br />
55 euro. Via Matteo Pescatore,<br />
16. Chiuso domenica.<br />
i nuovi risto-fish aperti negli<br />
ultimi tempi: non solo sushioriented,<br />
come da moda imperante,<br />
ma a base della vera cucina<br />
mediterranea. Quella, tanto<br />
per intenderci, di posticini tipo<br />
RISTORANTINO TEFY<br />
011-837332<br />
È proprio un ristorantino molto<br />
familiare, dove insieme a bei<br />
panini caldi vi serviranno polipo<br />
al naturale tiepido su zucchine<br />
e pomodorini, seppioline<br />
con verza e cipolle di Tropea e<br />
tagliolini alla pescatora.<br />
Tenete posto per i (buoni) dolci<br />
fatti in casa. E alla fine il conto<br />
(strameritato) si attesta tra i 20<br />
e i 30 euro.<br />
Corso Belgio, 26.<br />
Chiuso domenica.<br />
il Ravello con le sue specialità<br />
salernitane, oppure dei più<br />
francofili Le Cirque,<br />
Café à Huitres, Marisquerie.<br />
Se credete che a Torino ci sia<br />
il mare, sarete anche convinti<br />
che per mangiar pesce occorra<br />
spendere un capitale. Bene,<br />
sappiate che esistono delle<br />
buone trattorie accessibili a<br />
tutte le lenze, pardòn portafogli.<br />
In testa il Filo di Marianna<br />
in San Salvario, ma anche l’accogliente<br />
Tefy in corso Belgio,<br />
il sardeggiante San Domenico,<br />
la deliziosa Dolcemare in<br />
Crocetta. Intendiamoci: se volete<br />
proprio spendere il vostro<br />
capitale, accomodatevi pure<br />
nei ristoranti classici e un po’<br />
fané, dove la qualità è sempre<br />
alta: Benito in corso Siracusa<br />
(big pesciotto, cioè risotto di<br />
pesce!), Mara e Felice in via<br />
Foglizzo, Grassi nell’omonima<br />
via, Porticciolo in via Barletta<br />
o Il 58 in via San Secondo.<br />
Per ultime, le vere fish-chicche.<br />
Per una fish-abbuffata<br />
ideale la Porta Rossa in via<br />
Passalacqua 3; per il coquillage<br />
(no, non un maquillage a<br />
base di uova alla coque, ma i<br />
vari frutti di mare: studiate il<br />
francese, ignoranti!), puntate<br />
dritti sul Marco Polo; se invece<br />
amate i piatti più semplici e<br />
naturali prenotate pure al Mare<br />
Nostrum: il pesce sarà optimum,<br />
il gaudio magnum.<br />
LA MARISQUERIE<br />
333-4790538<br />
CRISTINA LATTUADA<br />
L’unico dettaglio notevole è il<br />
bancone ristrutturato da vecchia<br />
pescheria. Il resto, in questo locale<br />
modaiolo del Quadrilatero<br />
Romano, è deludente: servizio<br />
confuso, cucina banalotta, ambiente<br />
fumosissimo, conto pompato<br />
(a cui aggiungere il costo<br />
della tintoria per il puzzo di fritto)<br />
sui 50 euro per due sole<br />
portate. Se amate rischi e<br />
risquerie... Viale Giulio, 4/g.<br />
Chiuso domenica.<br />
PRANZO E CENA<br />
Per chi ha fretta e<br />
per chi ha tempo.<br />
Mangiare è una<br />
cosa serissima<br />
CASSETA POPULAR<br />
011-7071885<br />
Cercate cene sfiziose a pochi<br />
euro e buona musica?<br />
Puntate sicuri su questo circolo<br />
Arci al confine fra Torino<br />
e Grugliasco, gestito da un<br />
giovane e abile terzetto. Se<br />
non siete soci, tessera + cena<br />
vi costeranno solo 15 euro<br />
spaziando fra pizzoccheri con<br />
toma, verza e patate, l’insalata<br />
del Tanaro e il goloso crème<br />
caramel a dodici uova.<br />
Grugliasco, via Tripoli 56.<br />
Chiuso domenica.<br />
STARS & ROSES<br />
011-5162052<br />
Una pizzeria smart? Un locale<br />
very nice con tante salette su<br />
vari livelli, foto di star e rose<br />
ovunque? Eccolo: le pizze<br />
(massimo 9 euro), buone e<br />
sfiziose, sono cosucce tipo la<br />
Indian (pollo tandori, cumino,<br />
zucchine e mozzarella), la<br />
Japan (focaccia mille foglie<br />
con tonno marinato allo zenzero,<br />
sesamo, soia e wasabi)<br />
o la Eiffel (una piramide di<br />
pizza al lardo con crema di<br />
roquefort marinato in armagnac).<br />
In alternativa, anche<br />
(buoni) piatti da ristorante.<br />
Piazza Paleocapa, 2/a.<br />
Chiuso lunedì.<br />
DAI SALETTA<br />
011-6687867<br />
Dai Saletta? Mangi bene,<br />
spendi poco e senza fretta.<br />
In un’atmosfera familiare, la<br />
cucina propone trifulin, rustiche<br />
alla montanara, coniglio<br />
alle prugne, brasato al<br />
barolo e bonet. Sui 25 euro,<br />
vini (buoni) esclusi.<br />
Via Belfiore, 37.<br />
Chiuso domenica.<br />
SMIRNOFF ICE TM<br />
COOL IDEA.<br />
URBAN 77
testo: Lia Celi / illustrazione: Annalisa Pagetti<br />
NON È VERO CHE IL POSTINO suona<br />
sempre due volte. Ormai suona tre, quattro<br />
volte. Certi giorni cinque. Se non è il postino<br />
è la pubblicità. O il prete. Cronaca vera<br />
di una vita al tempo di internet. Ma appesa<br />
al citofono. Che palle!<br />
Pare incredibile, ma nell’era di Internet, degli sms e<br />
delle città cablate c’è ancora un sacco di gente che di<br />
mestiere scoccia il prossimo mediante citofono. Chi lavora<br />
da casa in un palazzo sprovvisto di portineria si è rassegnato<br />
a fungere da apriporta umano per postini, corrieri,<br />
cacciatori di appartamenti in vendita.<br />
Ma per il profano costretto eccezionalmente a restare a<br />
casa può essere un’esperienza-choc, specie a livello zebedei.<br />
Ecco tre categorie di scampanellatori cui sarà impossibile<br />
sfuggire.<br />
POSTINI<br />
Un tempo suonavano due volte, ma dopo il film con Jack<br />
Nicholson si limitano a una sola, per non mettere strane<br />
idee alle casalinghe. Il postino non ha tempo per l’amore.<br />
È troppo impegnato a odiare chi gli risponde al citofono.<br />
Che tu sia in casa in quanto fannullone o malato<br />
grave, telelavoratore cococò o delinquente agli arresti<br />
domiciliari, al portalettere non importa: tu sei a casa<br />
mentre lui sta scarpinando da tre ore nel tuo quartiere<br />
di merda, ed è deciso a fartela pagare. Scotto minimo,<br />
uno squillo da infarto quando sei sotto la doccia o, meglio<br />
ancora, seduto sul water. Come riesca il postino a<br />
sorprendere sempre le sue prede in certi delicatissimi<br />
momenti è tuttora un mistero per la scienza. La tesi più<br />
convincente è che il livore gli acuisca l’udito in modo da<br />
fargli percepire fin dall’esterno del palazzo il “ciac” delle<br />
chiappe dei residenti che si stanno sedendo sulla ciambella.<br />
Poi, dopo aver contato fino a dieci per essere sicu-<br />
ro di interromperli sul più bello, posa il dito sui campanelli<br />
corrispondenti. Per la vittima, rosa dal dubbio se rispondere<br />
o no (sarà la mamma? il medico fiscale? il corriere<br />
con il Penis Wonder ordinato su Internet?), la regola<br />
generale è: più fatica si fa a ricomporsi per andare a<br />
rispondere, più inutile risulta lo sforzo (nel 99 per cento<br />
dei casi il postino si è fatto già aprire da un altro casigliano).<br />
Naturalmente, la volta che decidi di non muoverti<br />
dal wc o dalla doccia, a suonare è il medico fiscale accompagnato<br />
da tua madre e dal corriere che vuol sapere<br />
chi di loro due ha ordinato un Penis Wonder.<br />
“PUBBLICITÀ IN BUCA”<br />
Cosa prova un film di prima serata a sentirsi spezzettare<br />
dagli spot? Per saperlo è sufficiente rimanere in casa<br />
mezza giornata: anche tu, qualunque cosa stia facendo,<br />
verrai interrotto esattamente ogni dieci minuti da qualcuno<br />
che vuole l’apriporta per infilare volantini pubblicitari<br />
nelle cassette della posta del tuo condominio. Nella<br />
classifica degli imbottitori di buchette postali gli ipermercati<br />
sono saldamente al primo posto, con i loro pieghevoli<br />
promozionali formato Vogue (regola generale:<br />
più l’iper è lontano e scomodo rispetto a casa tua, più ti<br />
inzeppa la buchetta di cartaccia). Poi vengono i servizi<br />
di cibo a domicilio che ti aggiornano sulla “nuova gestione”:<br />
le nuove gestioni, con relativi menù e numeri di<br />
telefono, si succedono a ritmo così frenetico che quando<br />
ordini la pizza di “Ciccio” rischi di vederti recapitare un<br />
kebab di “Ahmed”, il pakistano che nell’ultima mezz’ora<br />
URBANSATIRA<br />
PERCHISUONA<br />
ILCAMPANELLO<br />
ha rilevato l’esercizio. Terzi, i centri-dimagrimento che<br />
promettono cosce scattanti in una settimana (certo, basta<br />
passarla a distribuire i loro volantini casa per casa).<br />
PRETI<br />
Dopo mesi di stakhanovismo in ufficio hai deciso di concederti<br />
una giornata casalinga tutta per te, barba lunga<br />
e/o maschera all’argilla no-stop, pigiama fino a sera e<br />
briciole di toast ovunque? Preparati a renderne conto a<br />
Dio, in base alla regola generale che recita: più di rado<br />
stai in casa, più è probabile che il tuo sospirato giorno<br />
di relax coincida con quello in cui il parroco fa il periodico<br />
giro di benedizioni a domicilio. Inutile fingere di non<br />
esserci: la beghina dell’ammezzato gli ha già assicurato<br />
che stamattina l’ateo dell’interno 5 non è uscito, e come<br />
pecorella smarrita tu vali cento punti più una bottiglia di<br />
sambuca scommessa col viceparroco, il che autorizza il<br />
sant’uomo a scampanellare a distesa finché davanti alla<br />
tua porta non si forma un crocchio di nonni ficcanaso<br />
che sperano nella disgrazia.<br />
Meglio aprire e abbozzare: in fondo due gocce d’acqua<br />
santa non hanno mai ucciso nessuno e il Padrenostro<br />
non l’ha scritto Baget Bozzo, ma Gesù Cristo, che era<br />
una gran brava persona anche secondo Maometto.<br />
Quanto al disordine di casa tua, non ti preoccupare: ormai<br />
anche il sacerdote più snob ha alle spalle sei mesi di<br />
missione nelle bidonville di Nairobi e non ci farà caso.<br />
Il difficile sarà dire “amen” con la bocca murata dalla<br />
maschera all’argilla.<br />
URBAN 79