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UNDERGROUNDTELEVISION<br />
PICCOLE ANTENNE. Ma libere.<br />
Senza poteri forti, senza trucchi e<br />
condizionamenti. Senza duopolio.<br />
Insomma, la tivù a misura d’uomo.<br />
Nuove onde sulle città. Hurrà!<br />
testo: Giulia Bessio / illustrazione: Squaz<br />
Da una parte telepromozioni e telenovelas,<br />
informazione pilotata, quizzoni multicolor, sciami di<br />
nani, balletti, vallette, veline; dall’altra telespettatori<br />
inebetiti tra telecomandi e divani, vittime predestinate di<br />
acquisti consigliati. E tutto intorno un giro vorticoso e<br />
politico di miliardi, poltrone di strapoteri, lottizzazioni,<br />
per una tivù che ha eletto a suoi fondamenti l’audience<br />
e l’auditel, gli spot e lo share…<br />
“Non c’era bisogno del Financial Time per capire che è il<br />
momento di dire basta a questa tivù, al mono-duopolio<br />
Rai Mediaset, che peggiora di giorno in giorno” dice<br />
Lemon, 23 anni, scienze politiche, disobbediente civile.<br />
“Per questo abbiamo deciso di costrurici anche noi, una<br />
televisione nostra, qui a Milano, come sta succedendo in<br />
tutta Italia”<br />
E così, a fine gennaio, è nata Taz Tivù (dove Taz sta per<br />
zona temporaneamente autonoma), che si è unita al<br />
coro della nuova frontiera dell’emittenza e della<br />
protesta, quella delle tivù di strada. Sono decine di<br />
piccole emittenti di quartiere, che trasmettono nel<br />
URBAN 31