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<strong>MILANO</strong>CITTÀ APERTA<br />
GINO & MICHELE. Un trionfo in tivù (Zelig), una nuova casa editrice (Kowalsky), le battute delle Formiche,<br />
oltre naturalmente all’impero Smemoranda. I due più grandi analisti della risata parlano di Milano, dei suoi<br />
modi di sghignazzare e del suo pubblico. Sorpresa: Milano è tutto meno che chiusa e intollerante<br />
testo: Alessandro Robecchi / foto: Manuel Mathez / illustrazioni: Kojak, Roby@Duplex<br />
12 URBAN<br />
Milano, interno giorno. Una stanza ben arredata, libri<br />
ovunque, vignette d’autore alle pareti. Aggiungo: una<br />
maglia di Djorkaeff firmata (ah, Yuri!), una tuta da<br />
operaio dell’Alfa di Arese, triste modernariato.<br />
E poi loro, Gino Vignali e Michele Mozzati, che per tutti<br />
sono Gino & Michele.<br />
Ora, per spiegare le dimensioni del fenomeno, basta<br />
mettere in fila qualche faccenduola mica di poco conto.<br />
Il cabaret dello Zelig, prima coltivato amorosamente e<br />
artigianalmente laggiù in viale Monza, poi sbarcato in<br />
tivù con ascolti da capogiro. E poi, ovvio, Smemoranda e<br />
la Gut Edizioni. E poi ancora le Formiche, cioè quella<br />
strepitosa collezione universale di battute che la<br />
premiata ditta raccoglie, cataloga e pubblica con<br />
pazienza certosina. Da ultimo, anche una casa editrice,<br />
la Kowalsky, che si dedica ai comici ma non solo.<br />
“Perché eravamo stufi di lavorare sotto padrone”. Poi<br />
varie ed eventuali, ma insomma, già si capisce, Gino &<br />
Michele sono una specie di scanzonata holding della<br />
risata. E si sa quanto può essere seria e importante una<br />
risata. Comunque, eccoli qui, finalmente catturati in una<br />
stanzetta nella sede dell’ala creativa di Smemo. Se mi<br />
ci metto anch’io (e mi ci metto), qui dentro c’è un tasso<br />
di milanesi per metro quadrato che è difficile trovare in<br />
qualunque altra parte del pianeta. E dunque cominciare<br />
è facile.<br />
Cominciamo da qui: non vi sembra che spesso si parli<br />
di Milano, della sua grandezza autoriale, come di<br />
un’entità al passato? Ah, quando c’era Gaber! Ah,<br />
i bei tempi del Derby...<br />
Michele – Forse sì, l’impressione si può avere. Ma se<br />
pensi a quella Milano là, anni ’50 e ’60 come una città<br />
che si apriva al sud e all’est del Paese, non puoi non<br />
vedere le analogie con l’oggi: una città che si apre al<br />
sud e all’est del mondo... sì, ci sono molte analogie.<br />
Vuoi dire che magari al Giambellino invece che<br />
Cerutti Gino il mago del biliardo si chiama Amhed?<br />
Michele – Sì, anche se non so dire se oggi ci sia<br />
qualcuno in grado di raccontarlo.<br />
Gino – Vedi, quando si torna indietro, il confine con la<br />
nostalgia è labile, indistinto. Io odio la nostalgia, ma ho<br />
grande affetto per la memoria.<br />
Però della Milano d’autore si continua a parlare un<br />
po’ al passato...<br />
Gino – Forse è vero, ma succede in tanti casi. Guarda<br />
il cinema, la letteratura. Di genio ne nasce uno ogni<br />
due o tre generazioni.<br />
Già, mica vengono su come i tappi, come si diceva<br />
una volta.<br />
Gino – Però guarda: Aldo Giovanni e Giacomo, Paolo<br />
Rossi. Fo non ne parliamo. Salvatores, lo stesso<br />
Abatantuono che non è milanese ma lo è di fatto,<br />
Bisio... potrei continuare per un bel pezzo. Gente che<br />
ha trovato qui una platea, un modo di esprimersi.<br />
Milano ha saputo mixare tutto questo.<br />
Michele – È che stiamo diventando famosi come città<br />
intollerante, e questo è molto, molto lontano dalla<br />
realtà.<br />
Gino – E poi diciamolo: il pubblico milanese è recettivo.<br />
Qui puoi venire dal sud, dal nord, dall’est e se sei bravo<br />
riempi il teatro. Diverso, che so, dai toscani, che ridono<br />
solo coi toscani. Il milanese ha una cultura comica<br />
sviluppata. È un melting pot di fatto, la più clamorosa<br />
smentita di quello che ci vogliono far credere.<br />
Milano città aperta, d’accordo. Ma poi, quando fai<br />
l’indice dei nomi rischi sempre di parlare al<br />
passato...<br />
Michele – In parte questo può essere vero. Ma non è<br />
colpa di nessuno. È che tutto va più veloce, tutto si crea<br />
in fretta e furia, si fatica a fare un discorso continuo,<br />
fluido, che dura una carriera e una vita. La società<br />
preferisce le pillole, una botta e via, la battuta più del<br />
monologo strutturato...<br />
Ma insomma, Milano ha un suo specifico forte, no?<br />
Michele – Come no! Qui c’è una proposta differenziata,<br />
mentre per esempio a Roma o a Firenze c’è più una<br />
monocultura...<br />
Gino – Milano ingloba, mangia, fagocita. Accetta le<br />
proposte delle altre culture regionali. Anche se poi,<br />
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