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C R I T I C A • C U L T U R A • C I N E M A - Cine Circolo Romano

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Il Tirreno - Fabio CanessaGli ex-studenti di un liceo romano devono ripetere l’esame dimaturità, invalidato per la presenza di un falso docente nellacommissione. Ma oggi sono quarantenni e si ritrovano perstudiare insieme, come ai bei tempi. Da un’idea divertente,Genovese confeziona un film molto riuscito, ben scritto,diretto con mano sicura e interpretato da un gruppo di attoriaffiatati. Una fotografia nitida dell’immaturità di una generazioneche schiva le responsabilità e rincorre la giovinezza,ognuno a suo modo. Una vera sorpresa per chi diffida delcinema italiano.Il Giornale - Maurizio CabonaAbbastanza quarantenni vanno al cinema, tuttora, perché unaquota di film italiani sia pensata per loro. In molti hanno datol’esame di maturità solo per colpa della scuola dell’obbligo,senza avere intenzione di laurearsi e, soprattutto, senza averecultura. E mai hanno pensato di farsene una. Come la maggiorparte delle persone.Adolescenti parecchio tempo dopo il caso Moro, memori tutt’alpiù del Mundial, 1982, quando l’Italia pareva benestantee omogenea, hanno vissuto al di sopra dei loro mezzi e orasono inermi e inerti davanti al declino. In “Immaturi”, PaoloGenovese identifica un gruppo di questi agitati mediocri: abitanoa Roma, ma non sono tutti romani d’origine, perché aRoma c’è di tutto; si sono lasciati vivere senza andare oltre idesideri dei giovani invecchiati; ancora se la passano dignitosamente,almeno rispetto alle loro doti. Per spaventarli, bastaperò un contrattempo: l’annullamento dell’esame di maturità,appunto.Ricchi di tempo libero, come gli adulti rappresentati nei film,i nostri immaturi si riuniscono dopo un ventennio di separazioneper affrontare un’antica angoscia nella stessa formazionedi allora. Che si era frantumata per la consueta storia dicorna.Pretesto flebile, ma svolgimento notevole. Immaturi offrequalche trovata credibile. A evitare la noia del ‘come eravamoillusi’ d’origine sessantottarda, c’è la desolata consapevolezzadel ‘che nullità siamo e siamo stati’. I dialoghi non sonomai volgari, anzi spesso sono curiosi. E poi, sotto la regia diGenovese, gli attori trovano una simpatica e sobria sincronia:pare che si divertano e invitano a imitarli. Forse non è vero,ma ogni tanto ci si può illudere.Il Giornale di Brescia - Marco BertoldiRaoul Bova è uno psichiatra infantile che convive felice conLuisa Ranieri, ma va in crisi non appena sa di attendere unfiglio; Ambra Angiolini, è una chef sopraffina afflitta dasesso-dipendenza, che fa terapia di gruppo per guarire;Barbora Bobulova è una madre in carriera, divorziata e configlia a carico; Ricky Memphis è un ‘Tanguy’ all’italiana chevive con i genitori, in dispetto al padre Maurizio Mattioli(gustosissimo) e ultraviziato da mamma Giovanna Ralli; LucaBizzarri è un dj che teme i legami affettivi e fa credere allafidanzata di avere moglie e pargoletto; Paolo Kessisoglu chattacon una liceale che sogna di volare con lui... A collegareSCHEDE FILMOGRAFICHEquesti quarantenni, che da vent’anni non si frequentano più, èl’essere stati compagni di liceo. A riunirli è l’annullamento,per un vizio di forma, degli esami di Maturità e il dover rimettersisui libri, tutti assieme, per risuperarli.Cosa accadrà lo racconta “Immaturi” (titolo ambivalente,dacché non sono mai cresciuti), terzo film di Paolo Genovese(dopo “Benvenuti al Sud” con Luca Miniero e “La banda deiBabbi Natale”); regista che conferma di attraversare unmomento creativo (e di incassi da record) più che felice conle sue storie buoniste, ma non zuccherose. Lo è anche questafavoletta sul raggiungimento della vera maturità interiore contanti lieto fine scontati, ma che funziona e dalle battute chefanno ridere senza ricorrere a doppi sensi e volgarità.D’accordo, non ci sono scavi in profondità, c’è eccesso diottimismo, ma gli attori sono bravi (eccellente RickyMemphis) e ben guidati, ci si diverte e si trova il tutto piacevolmentenostalgico.L’Unità - Alberto CrespiEppur si muove. Nonostante il profondo disprezzo nei suoiconfronti da parte di chi ci governa, e certi snobismi di ritornodegni di miglior causa, il cinema italiano dà segni di vitalità.E in questi mesi tali segni non arrivano dagli Autori conla “A” maiuscola, che pure continuano ad esistere e a lavoraretra mille difficoltà. No. È il cinema ‘commerciale’ che conquistaspazi inusitati, e propone volti nuovi. L’exploit diChecco Zalone al box-office è solo la punta di un iceberg.Sull’incredibile risultato di “Benvenuti al Sud” ci siamoabbondantemente espressi. Ma forse pochi ricordano cheLuca Miniero, regista di quel piccolo film di enorme successo,iniziò anni fa in coppia con Paolo Genovese, con queldelizioso mediometraggio ‘interetnico’ che era “Incantesimonapoletano”. Raccontava, quel film, la storia di una coppianapoletana che si ritrova una figlia... milanese!, nel senso chela piccola, pur nata a Napoli, parla misteriosamente il dialettomeneghino e preferisce il ‘panetùn’ alla pastiera. Quasi undecennio dopo - e con grande merito - Miniero e Genovese sicontendono gli spettatori: il secondo ha diretto “La banda deiBabbi Natale” e ora torna sugli schermi con “Immaturi”, giratoin realtà prima del film con Aldo Giovanni & Giacomo escritto, in primissima stesura, addirittura 15 anni fa. La strutturadi “Immaturi” parte da un incubo ricorrente: alcuni40enni di oggi, per un vizio di forma, debbono rifare l’esamedi maturità. Raccontare le loro difficoltà alle prese con ilgreco e il latino vent’anni dopo significa mettere in scena unagenerazione che non vuole crescere, a volte in modo fortementeconsapevole (l’agente immobiliare Ricky Memphis,che vive ancora con papà e mamma). La ‘surrealtà’ dellospunto non inficia la verità dei personaggi. Il film è corale,alterna momenti comici a spunti malinconici. Gli attori sonotutti azzeccati, da Raoul Bova a Barbora Bobulova, da AmbraAngiolini alle iene Luca & Paolo; ma gli interni familiaridello strepitoso Memphis, alle prese con i genitori MaurizioMattioli e Giovanna Ralli, valgono da soli il prezzo delbiglietto.17

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