27SCHEDE FILMOGRAFICHELE IDI DI MARZO di George Clooney24-25 maggio 2012(Il film uscirà nelle sale italiane il 16 dicembre 2011)George Clooney (1961, Lexington - Kentucky USA) Noto anche lui come Redford prevalentemente come attore. Al pubblico italianosi fa note inizialmente come il Dottor Dug Ross nella serie Tv “E.R. – Medici in prima linea”, prodotta da Steven Spielberg escritta da Michael Chricton, dal 1994 al 2009 in 104 episodi. Attore di successo in The Peacemaker (1997), Out of Sight (1998) diSoderbergh, La sottile linea rossa (1998) di Terrence Malick, non smette la sua effervescente attività di cambio delle partner, tra lequali alla fine incappa anche Elisabetta Canalis. Gli mancava un’italiana nella collezione. Vince anche un Globe per l’interpretazionein Fratello dove sei? (2000) dei fratelli Coen. Passa alla regia nel 2003 con Confessioni di una mente pericolosa. Per GoodNight and Good Luck (2005) è candidato all’Oscar e al Globe, ma vincerà in queste competizioni come attore e per il film Syriana(2006) di Stephen Gaghan. Nel 2007 con Michael Clayton vince un Globe e una candidatura all’oscar, ma sempre come attore. DopoIn amore niente regole del 2008, nel 2011 dirige Le idi di marzo, presentato e premiato a Venezia.Interpreti: George Clooney, Ryan Gosling, Marisa Tomei, Evan Rachel Wood, Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, Jeffrey Wright,Max Minghella, Danny Mooney, Lauren Mae Shafer, Wendy Aaron, Hayley MadisonGenere: DrammaticoOrigine: Stati UnitiSoggetto: basato sul lavoro teatrale Farragut North di Beau WillimonSceneggiatura: George Clooney, Grant HeslovFotografia: Phedon PapamichaelMusica: Alexandre DesplatMontaggio: Stephen MirrioneDurata: 98’Produzione: Cross Creek Pictures, Exclusive Media Group, Smoke HouseDistribuzione: 01 DistributionSOGGETTO: Il film racconta gli ultimi frenetici giorni della corsa per le primarie in Ohio, in cui un giovane addetto stampa vienecoinvolto in uno scandalo politico che minaccia di compromettere la campagna elettorale, e finisce invischiato in una rete di intrighi,pericolose manipolazioni di veterani della casta e sedotto da una stagista. Il film è un’intensa storia di sesso, ambizione, lealtà, tradimentoe vendetta, ambientato nel contesto del potere e della politica del mondo di oggi.ANNOTAZIONI: Originariamente tratto dall’opera teatrale Farragut North, Le idi di Marzo oltrepassa il confine tra teatro e cinemapresentando, semplicemente, una grande storia con dei grandi attori. In poche parole, un notevole esempio di buon cinema. Un cinemafatto di grandi interpretazioni attoriali, di idee e tematiche attuali ed interessanti, di un approccio, in sostanza, intelligente al mediumcinematografico, che intriga lo spettatore ma non si accontenta di imboccare un’idea o una visione in particolare. L’ambiguità di fondodei suoi personaggi è ben resa e assolutamente funzionale alla storia, e il finale aperto ad interpretazioni di varia natura è semplicementeun tocco di classe che arricchisce ulteriormente l’opera, che non si perde sul finale come purtroppo capita spesso a pellicole delgenere. La sceneggiatura e la regia di Clooney non si perdono in verbosità fini a sé stesse ma anzi si limitano all’essenziale, fornendotuttavia spesso molto più informazioni di quanto potrebbe sembrare a prima vista, grazie soprattutto al lavoro di un cast in gran spolvero,su cui tutti spicca Gosling, che sembra oramai destinato ad una sicura carriera. Ottimi tutti, ad ogni modo, da Giamatti a Hoffman,e interessante l’apporto di Clooney, che appare su schermo molto meno del previsto, ma ogni occasione è decisiva.58
FILMUP.COM - Andrea D’AddioIntegrità. È questa la parola che conquista, il passpartout per persuaderegli elettori, il loro supporto, il loro voto quando si tratterà di deciderea chi affidare il Paese. C’è chi ci crede davvero, e chi no, ma disicuro, in un’epoca di scandali e scarsa credibilità su vari livelli che siparli di politica come di finanza, rifarsi a valori come la lealtà e lacoerenza è una moneta che paga. Così almeno la pensa il governatoreMike Morris e il suo staff di addetti alla comunicazione. È lui il favoritoper le primarie per decidere il candidato del partito democratico,ma la lotta è serrata e seppur l’avversario si trovi nello stesso partito icolpi bassi sono all’ordine del giorno. Siamo nell’Ohio, uno degli“swing state” per eccellenza, capace da solo di indicare, che si tratti diprimarie o elezioni nazionali, colui che alla fine si contenderà o conquisteràla Casa Bianca, e il punto di vista scelto per i giorni pre-elettoraliè quello di un giovane e rampante addetto stampa (interpretatoda Ryan Gosling). È una persona che crede in quel che fa, ma ancordi più crede nel politico a cui ha deciso di affidare il proprio talento,quel Mike Morris dalle idee così aperte, laiche e pacifiste, senza perquesto perdere di vista valori come la famiglia e la patria, per la cuivittoria è quasi disposto a tutto. Dovrà purtroppo ricredersi a breve, lapolitica è pur sempre politica, lo scopo è solo uno, vincere e non siguarda in faccia a nessuno per accaparrarsi il primo posto, anche se ingioco c’è proprio quella parola, integrità, che molti amano masticarenei propri discorsi. Nella doppia veste di regista e interprete (non protagonista,ma comunque personaggio centrale della vicenda), Clooneyrealizza ancora una volta (come in “Good Night, and Good Luck”) unfilm denso di sfaccettature, amaro nelle conclusioni, ma lucido nellarappresentazione di un mondo fatto di contraddizioni morali e strategiche.Storia circolare, bisogna macchiarsi per entrarci davvero dentro,nessuno spazio per errori, seppur a prima vista veniali: l’ingenuitàpuò uccidere se non si è in grado di sedersi al tavolo e giocare anchele mani cattive. Per dare credibilità ad ognuno dei personaggi, tutti aloro modo capaci di cambiare sensibilmente il corso della storia consemplici allusioni o minacce di intervento, il premio Oscar di“Syriana” ha deciso di affidarsi anche per i ruoli minori, ad un carnetdi grandissimi attori: Philip Seymour Hoffman, Paul Giamatti, MarisaTomei e Evan Rachel Wood. Per il resto, Gosling tiene benissimo lascena e Clooney serve quel tanto a dare l’idea di un uomo con il tipicofascino del politico grande comunicatore. Si cita, più o meno implicitamenteObama (i cartelloni bicolori sono simili alla celebre illustrazionefattagli da Shepard Fairy), ma già in “Power” di SidneyLumet si parlava degli stessi temi e con la stessa tipologia di personaggi,di questa strana commistione tra comunicazione, politica evalori. Con “Le idi di Marzo” il risultato è altrettanto valido e interessante,ma alla fin fine, per quanto appassionato sia l’approccio diClooney, ciò che ne esce sono riflessioni già sentite e viste, sui giornalicome al cinema. Ben vengano però, se sono ancora in grado digenerare spunti di riflessione.MOVIEPLAYER.IT - Luciana MorelliQuello che Clooney porta sul grande schermo è un avvincente intrigopolitico ambientato durante gli acerrimi scontri elettorali delle primarieamericane in Ohio per la candidatura alla presidenza del PartitoDemocratico, ambita dal governatore Mike Morris (Clooney) e dalsuo avversario Pullman. Deliri di onnipotenza, regole infrante senzaalcuna remora e vergognose manipolazioni del processo democraticodisegnano i contorni di una guerra all’ultimo voto, una battaglia senzaesclusione di colpi mirata all’occupazione del posto più importantedella nazione. Il tutto visto con gli occhi del giovane addetto stampadel governatore, il giovane Stephen Meyers (Ryan Gosling), un idealistaconsiderato da tutti il migliore sulla piazza per lealtà e diplomaziama che alla fine della fiera sarà costretto, suo malgrado, a cambiareradicalmente la sua visione del mondo e a scendere a compromessicon se stesso pur di arrivare al suo obiettivo. Grande prova per RyanGosling, assoluto protagonista della scena dal primo all’ultimo minuto,attore sagace dallo sguardo beffardo che riesce nell’ardua impresadi rubare il campo al divo Clooney che per sé ha ritagliato un ruolodecisamente minore, cinico e distaccato come pochi ne ha avuti inpassato, ma dal grande potenziale drammatico. Una sfida recitativaSCHEDE FILMOGRAFICHEsuperata a pieni voti visto anche il ruolo cruciale per il funzionamentodell’intero film che Clooney ha affidato sapientemente all’attore giàprotagonista a Cannes con l’osannato Drive di Nicolas Winding Refn,disegnando su di lui un personaggio duplice e scomodo che subisceuna dolorosa e traumatica evoluzione morale. Un thriller teso, Le ididi marzo, che svela il dietro le quinte della politica americana senzaappesantire lo spettatore con divagazioni in politichese o forzature disorta raccontando senza timori ipocrisie, giochi di potere, compromessi,ricatti, strategie, ruffianerie di facciata, colpi bassi a ripetizione,complotti e intrighi sessuali che si susseguono all’ombra di unagigantesca bandiera a stelle e strisce. Grandiosi Philip SeymourHoffman e Paul Giamatti in due ruoli collaterali ma assai efficaci, agliantipodi come ideali e di grande impatto sulla narrazione, bravissimaanche la giovane Evan Rachel Wood nel ruolo della stagista, fondamentalenella svolta thriller del film che segna un repentino cambio diritmo che ad un certo punto si fa decisamente più incalzante. Ironiatagliente, dialoghi affilati come lame di coltello, faccia a faccia aspriche lasciano il segno ed arrivano a toccare le corde giuste tenendosempre alta l’attenzione dello spettatore, letteralmente catturato nellafitta trama tessuta da Clooney che si conferma come uno dei cineastipiù brillanti e talentuosi degli ultimi dieci anni. Sorprende ancora unavolta per l’eleganza registica, per l’audacia interpretativa, per l’accuratezzadella sceneggiatura (scritta a quattro mani con il suo socio inaffari Heslov) e per la scelta del cast che ha dato vita ad un’opera coraledi straordinaria intensità emotiva. Volti che trasudano tensione quelliche vediamo ne Le idi di marzo, un film che si apre e si chiude conl’immagine di un uomo al buio posizionato davanti a un microfonoper una prova audio. A parlare però, alla fine, non è più lo stesso diprima ma un uomo profondamente cambiato, che ha perso entusiasmoe, quel che è più grave, ha perso la dignità sacrificandola in nome delpotere e della vendetta.MYMOVIES.IT - Giancarlo ZappoliStephen Meyers è il giovane guru della comunicazione nella campagnaper le primarie presidenziali del Partito Democratico negli StatiUniti di un molto prossimo futuro. Il candidato che sostiene, sotto lasupervisione del più anziano Paul Zara, è il governatore Mike Morris.Morris parte svantaggiato ma ha dalla sua l’appeal di un richiamo aipiù profondi valori della Costituzione americana visti sotto una lucecontemporanea e accattivante. Stephen avrà modo di scoprire progressivamenteche Morris, che pensava fosse sufficientementecoerente con gli ideali professati, ha un lato oscuro.Viviamo davveroin tempi poco raccomandabili se anche George Clooney, progressistadoc, lancia l’allarme nei confronti dei meccanismi di una democraziache procedono grazie all’olio della corruzione e del ricatto. È unromanzo di formazione quello che ci viene proposto sotto le spogliedel thriller politico (dei cui sviluppi è bene sapere il meno possibileprima della visione) e quella formazione coincide con il degrado. Ilfatto che Clooney, ispirandosi a un testo teatrale di Beau Willimon, simuova all’interno del campo democratico mostra come sia animatodal desiderio della messa in guardia. Non è una novità per il cinemaamericano scoperchiare le malefatte del potere, ovunque esso esercitiil suo perverso fascino. Che però questo avvenga in piena era Obamadeve preoccuparci ancor più direttamente. Clooney non è diventato unqualunquista di basso livello pronto ad affermare “i politici sono tuttiuguali”. Si muove su un piano più elevato e perciò molto più significativo.Attraverso il mutamento (anche di espressioni) dell’efficaceRyan Gosling sembra volerci ricordare come la democrazia stia semprepiù trasformandosi in una parola che si è svuotata del significatooriginario per includere invece opportunismi e compromessi da cuinessuno è esente. I rapporti tra esseri umani finiscono con il dissolversifacendo sì che le parole stesse perdano totalmente il loro valore.Clooney non risparmia neanche il mondo dei media, grazie al personaggioaffidato a una Marisa Tomei in grado di mostrare come il ruolodella giornalista che si occupa di politica sia al contempo quello dicacciatore e preda. I pugnali delle Idi di marzo possono anche ucciderema, soprattutto, sono in grado di infliggere ferite che sembranoapparentemente rimarginarsi mentre in realtà danno inizio a un processodi putrefazione delle coscienze che rischia di coinvolgerci tutti.59