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C R I T I C A • C U L T U R A • C I N E M A - Cine Circolo Romano

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FILMUP.COM - Ivan GermanoSempre difficili sono state, dall’alba dei tempi, la ricerca di se stessie la scoperta del proprio corpo, quello celato oltre la pelle, con isuoi comportamenti e quel che è capace di fare in determinate circostanze,e sicuramente ancor più complicato lo era nel XIX secolo,periodo in cui è ambientato Jane Eyre, film in costume in unatetra Inghilterra di duecento anni fa, in uscita nelle sale il prossimo7 ottobre. Nessuno sa com’era perché nessuno ha vissuto tanto alungo, ma le testimonianze letterarie e le rappresentazioni parlanochiaro, e in questo caso, Jane Eyre riproduce egregiamente le condizionidi vita, i severi insegnamenti, le perfette location (grazieallo scenografo Will Huges-Jones, alla sua prima opera cinematografica)e, soprattutto, quello che probabilmente oggi definiremmoun “eccessivo riguardo” verso la religione, nei quali si era costrettia vivere allora. Diretto da un giovane Cary Joji Fukunaga (registadel premiato Sin Nombre), Jane Eyre racconta la storia di unaragazza che trascorre forse nel peggiore dei modi i suoi primidiciotto anni di vita: cacciata di casa, punita nel collegio diLowood, stordita e confusa quando, da sola, varca la soglia dell’adolescenzaoltre la quale è udibile lo scalpitio di emozioni sconosciute,deliberatamente ingannata in quello che dovrebbe essere ilgiorno più felice della sua vita. Sebbene nei precedenti adattamentidell’omonimo romanzo si fossero utilizzate attrici di elevatissimocalibro, ma sempre e comunque donne, in questo, Fukunaga nontradisce l’atmosfera che avvolge i personaggi, e chiama in causauna giovanissima Mia Wasikowska, che a soli diciannove anni,dopo circa un anno da Alice in Wonderland, dà prova di se stessain una magistrale interpretazione da Oscar, accompagnata da unprofondo Michael Fassbender (nel ruolo di Edward Rochester),col quale la giovane attrice ha stretto un’intensa assonanza, e sisente, dietro le quinte della pellicola. Cresciuta sull’onda del rigoree dell’obbedienza, Jane è una ragazza alla scoperta del mondo edelle persone che lo vivono, coi loro pregi e i loro innumerevolidifetti, e ha un’innata autostima e un’incredibile capacità di agirevalutando ciò che è giusto per se stessa in quanto individuo.Ovunque vada sembra trascinarsi dietro una maledizione, fruttodelle continue punizioni ricevute, che la portano a vedere ogniluogo come cupamente misterioso, e a sentire suoni che magarinon sono mai esistiti, riprodotti da Fukunaga con inquadraturesempre ravvicinate e di spalle all’inatteso, nelle quali è concessodi entrare solo al vento tra le foglie o agli spifferi tra le fessure diuna porta, con uno stampo a metà strada tra quello argentiano equello hitchcockiano. Ma per quanto Jane sia responsabile, è ancorapiccola, e l’essere cresciuta tra sole donne non l’ha aiutata, sentimentalmenteparlando. Ha ancora bisogno di fare esperienze, difidarsi, e specialmente di accettare. Di accettare una verità, diaccettare un difetto, di accettare le menzogne a fin di bene. È propriosu un’accettazione mancata, infatti, che comincia il film, chesi snoda via facendo sulla base di una serie di flashback fino alpunto di partenza, tra movimenti di macchina dolci e tremolanti “amano”, per dipanarsi in un continuo barcamenare tra passato e presente,al fine di mostrare allo spettatore come sia scombussolato ilsuo stato d’animo, quanto di brutto abbia vissuto, ma anche quantodi bello si sia lasciata sfuggire, e di cosa ha dovuto vivere poiper rendersene conto.MY MOVIES - Marzia GandolfiJane Eyre è un’orfana affidata alle poche amorevoli cure di Mrs.SCHEDE FILMOGRAFICHEReed, una zia crudele che le negherà l’amore e rimetterà la sua(buona) educazione al collegio di Lowood. Dieci anni e troppeumiliazioni dopo ne uscirà temprata e desiderosa di cominciareuna nuova vita a Thornfield, una tenuta immersa nella campagnadello Yorkshire, dove viene assunta come istitutrice. Tra unalezione di aritmetica e una di musica scontra e incontra l’inquietoEdward Rochester, signore della casa e presto del suo giovanecuore. Decisi a resistere al sentimento che li tormenta, vanno etornano da Thornfield per non cedere alla tentazione di amarsi.Ma l’amore li vincerà e li condurrà all’altare, dove Jane scopriràla natura dell’instabilità di Rochester. Incapace di gestire rivelazionee dolore si allontanerà dall’amato, scegliendo per sé unavita di silenzio e rassegnazione. Ma gli anni e la solitudine porterannoconsiglio al suo cuore e alla sua intransigenza. Non èfacile ridurre il lungo e complesso romanzo di Charlotte Brontësenza il rischio di snaturarne o peggio epurarne pagine e anima.Ciò nondimeno riescono nell’impresa Moira Buffini, sceneggiatriceinglese, e Cary Joji Fukunaga, regista californiano, sceneggiandouna versione struggente e ‘integrale’ di “Jane Eyre”.Popolare storia d’amore vittoriana di cui propongono una soluzionenon lineare, che coglie la protagonista in media res e recuperanei flashback gli avvenimenti passati. Nella brughiera battutacon indistinguibile disperazione dalla Cathy di EmilyBrontë, avanza a fatica e inciampa fiaccata la Jane di MiaWasikowska, sospesa tra passato e futuro per dimenticare il presentee l’uomo che incontenibilmente lo abita. Jane Eyre, biograficamenteprossima alla sua creatrice, è un’(anti)eroina inbilico tra diurno e notturno, tra un happy end mancato e un incipitriparatore, tra un romanzo gotico e uno di formazione, traconvenzioni borghesi ed evasioni fantastiche prodotte fin dabambina dalla sua mente visionaria ed eccitabile, che il filmvisualizza nei disegni, nella stanza rossa, nei presagi notturni,nelle allucinazioni dietro la porta e sotto la neve, nelle bizze delcavallo montato da Rochester. La trasposizione di Fukunagacoglie il cuore di “Jane Eyre” e si insinua nei suoi movimenti, neipaesaggi mossi e negli ambienti scuri, rivelando un libro divisoin due, indeciso tra tradizione e rivoluzione. Dalle moorland britannichemuove allora una versione tutt’altro che moralista (ezeffirelliana), che radicalizza il conflitto tra Jane e il suo ambienteritualizzato e attribuisce al Rochester volubile ed erotizzantedi Michael Fassbender una funzione meno marginale. La prepotentevolontà di sposare Jane del suo Rochester fa impallidire laprova di William Hurt nell’omonimo e impersonale dramma diZeffirelli, che sopprime la proposta di bigamia e il sacrificioconiugale sopportato dal protagonista per sostenere il prestigio difamiglia con le ricchezze della moglie pazza e rimossa in soffitta.Fedele al testo ma sopra a ogni cosa alle diverse capacità diproduzione del cinema, il regista si avvale di tutte le unità formalidel mezzo e di due attori capaci di ‘riscaldare’ il freddo cheaffligge le case vittoriane, di accendere i personaggi letterari, diilluminarli e di chiuderli, di cogliere le possibilità implicite nelromanzo, di riprenderle e rimodellarne nei duetti dialogati cheurlano intimi travagli e ‘brillano’ il mondo claustrofobico cheJane ed Edward si sono costruiti. Come Jane sul punto di cedereall’insistente offerta di St. John Rivers intende il richiamo diRochester, così Mia Wasikowska e Michael Fassbender comprendonoquello di Charlotte Brontë e avanzano alla ricerca diuna vita mancata. Da rileggere e da (re)interpretare.55

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