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C R I T I C A • C U L T U R A • C I N E M A - Cine Circolo Romano

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CIAK - Michele AnselmiNella Berlino Est del 1965 tre giovani agenti del Mossad, Rachel,Stephan e David, devono sequestrare un criminale nazista, notocome ‘il chirurgo di Birkenau’, che fa il ginecologo. Non devonoucciderlo ma spedirlo in Israele, perché sia processato comeEichmann. Ma qualcosa va storto nell’operazione, alla ragazzaferita al volto non resta che sparare per evitare che ‘il mostro’fugga. Vent’anni dopo, ormai invecchiati, i tre ‘eroi’ devono fare iconti con il peso di una menzogna che rischia di scricchiolare:Vogel è ancora vivo e sta per parlare con un giornalista, a Kiev. Davedere perché è una di quelle storie che si seguono senza mai guardarel’orologio: un thriller dai risvolti etici, anche un apologo sulricatto delle ragioni di Stato, la vergogna di fallire, il passato chetorna e non fa sconti. Per certi versi, pur nella diversità di stili esensibilità, fa tutt’uno con “This Must Be the Place” di PaoloSorrentino. Alla base c’è un film israeliano del 2007, “Ha-Hov” diAssaf Bernstein: uguale e diverso. Tuttavia il dilemma moralerifulge in tutta la sua tensione. Helen Mirren, che fa Rachel daanziana, giganteggia. Terribile il nazista incatenato e fiero che provoca:‘mi ero dimenticato che voi ebrei non avete mai saputo uccidere.Solo morire’.Il Corriere della Sera - Maurizio PorroFirmato da John Madden e remake di un film israeliano del 2007,il thriller mostra l’angoscia di tre ex agenti del Mossad che rivivonola cattura di un criminale nazista nella Berlino Est del ‘66. Mala verità è un lusso e nel presente la Storia supererà la Leggenda.Equilibrato, ottimo vecchio stile, tra spy story d’interni e actionalla Martin Ritt, in trasloco temporale politico, il film si affida a unottimo cast tra cui Jessica Chastain (da Malick) e Helen Mirren, dicui ogni espressione è da mettere in bacheca.Il Giornale di Brescia - Alberto PesceSembrava aver avuto successo la missione israeliana a Berlino Est,al di là del Muro, protagonisti tre giovani agenti del Mossad,David, Stefan e Rachel, che non erano riusciti a portare in Israele- per farlo processare - il medico Vogel criminale ‘chirurgo diBirkenau’, ma ne avevano millantato l’eliminazione. E per anni aTel Aviv, tra conferenze e interviste, i tre s’erano goduti fama eonori: la figlia di Rachel e David (i due s’erano sposati ma poiseparati) ne aveva scritto un appassionato memoriale. Ma nel 1997la verità rischia di venire a galla: Vogel è in ospedale a Kiev, eRachel (Stefan scomparso, David in carrozzella) è incaricata dichiudere la faccenda. Sulla storia, nel 2007, l’israeliano AssafBernstein aveva girato “Ha-How” e ora l’americano John Maddenlo ricalca piatto piatto. Con regia pasticciata si ingolfa a flashbacksu diritto e rovescio di una spy story, come contattare Vogel oraginecologo, narcotizzarlo, sequestrarlo, tentare di portarlo aBerlino Ovest, cosa fare dopo la sua fuga eludendo la custodia diRachel, e lascia ridurre a marginali battute le valenze tematiche,Olocausto, stridore menzogna-verità, sommerso della colpa, ‘debito’che per Rachel pesa anche sul privato dei sentimenti. Chi tienebarra nel racconto è il cast, anche maschile con Stefan (primaMarton Csokas e poi Tom Wilkinson), David (prima SamWorthington e poi Ciaran Hinds), Vogel (Jesper Christensen),soprattutto femminile con le due Rachel, a Berlino l’emergentestar Jessica Chastain, trent’anni dopo Helen Mirren, tutta rappresanel suo dolente complesso a ‘debito’.FILM TV - Giona NazzaroRifacimento di “Ha-Hov”, film israeliano del 2007 diretto daAssaf Bernstein, “Il debito” è un thriller politico che sembra dialogarea distanza con il saggio “La banalità del male” di HannahArendt. Il motore del film, infatti, pone la domanda se sia lecitocostruire una nuova identità rovesciando la propria immagine divittima per assumere il ruolo di giudice e boia. La Arendt, cheaveva studiato il processo al criminale nazista Eichmann, nutrivaSCHEDE FILMOGRAFICHEseri dubbi in proposito. Il film muove dal medesimo dubbio. Treagenti del Mossad, tra i quali Rachel Singer (la Jessica Chastain di“The Tree of Life”), devono sequestrare a Berlino Est un ex ufficialedel Reich. La cattura e il processo sono elementi fondamentaliper mettere in scena la nuova immagine dello stato ebraicosorto dal genocidio. Attraversato da echi polanskiani, “Il debito”non banalizza le problematiche di partenza. John Madden, registache quando va bene firma cosette come “Shakespeare in Love” maquando butta male si macchia di nefandezze come “Il mandolinodel capitano Corelli”, se la cava egregiamente (ma forse il meritoè di Matthew Vaughn, il regista come produttore). Eppure è JessicaChastain che ruba il film, con un incredibile corpo a corpo su unlettino ginecologico con Jesper Christensen che interpreta un nazistadegno di stare quasi alla pari con quelli interpretati da SirLaurence Olivier e Gregory Peck.YAHOO.IT - Ferruccio GattusoTre individui fatti di carne, ossa, e soprattutto sentimenti, catapultatial centro di una spy story tesa e, in modo originale e inatteso,claustrofobica. Sì, forse è questa la mossa imprevista che “TheDebt — Il Debito” cala sullo schermo grazie a una sceneggiaturaben calibrata tra suspense, romance, Storia con la esse maiuscolae azione, scritta da Matthew Vaughn (già regista e produttore consumato)insieme a Jane Goldman e Peter Straughan. Diretto inmodo asciutto da John Madden (già candidato all’Oscar per“Shakespeare In Love”), questo thriller spionistico girato a TelAviv, Budapest e nel Regno Unito non gioca poi troppo con gli stilemidel genere, anzi non fa nulla per regalare allo spettatore suggestivelocation, viaggi impossibili e missioni il cui meccanismo aorologeria non può che portare al successo. Il mondo in cui simuovono i tre agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano, èquello, prosaico, molto vicino alla realtà degli agenti veri e propri.Di più: la particolarità di “The Debt — Il Debito” - che è un adattamentodel film israeliano del 2007 “Ha-Hov”, diretto da AssafBernstein - è quello di far svolgere momenti topici della narrazione(soprattutto psicologica) tra le quattro anguste mura di unappartamento fatiscente nella Berlino Est comunista. É lì che, nelpassato degli anni Sessanta poco dopo la costruzione del famigeratoMuro, le spie Rachel Singer (Jessica Chastain), Stephan Gold(Marton Csokas) e David Peretz (Sam Worthington) tengonorecluso, dopo averlo rapito, il criminale nazista Dieter Vogel(Jesper Christensen). Trattasi del famigerato Chirurgo del lager diBirkenau, responsabile di esperimenti e torture agghiaccianti: l’uomova “spedito” clandestinamente in Israele, eludendo il controllodei Vopos della Germania Est, per essere processato. Il giovaneterzetto di spie, segnato da dolorose perdite famigliari in seguitoall’Olocausto, si trova a dover reggere il peso psicologico di accudiree interagire col criminale catturato. Il quale sa bene come evocarenei loro animi i dubbi e gli incubi - da “sopravvissuti” - che liattanagliano. La storia, in realtà, è un lungo flashback, perché tuttoprende il via dal presente, da un segreto e da un patto, consumatodai tre agenti in quei giorni a Berlino. Un patto che condizionapesantemente i protagonisti ormai diventati maturi (Helen Mirren,Tom Wilkinson e Ciaràn Hinds), legati per sempre da quella missionedi 50 anni prima, oltre che da un “mènage à trois” inconfessato.Prendendo spunto dall’originale “Ha-Hov”, dunque, la produzioneUsa grazie al cielo non si lascia andare a versioni patinateo di facile consumo, anzi mette in campo un sestetto di attori chesi rivela azzeccato: nel ruolo “strategico” di Rachel vincono amani basse Jessica Chastain (intensa, o meglio tesa come unacorda di violino: nella comunicatività degli occhi possiede unavera arma impropria), praticamente inarrestabile dopo “The TreeOf Life” di Terrence Malick, e Helen Mirren (che sa essere inappuntabileandando, per così dire, di inerzia grazie alla sua bravura).A sorprendere è anche Sam Worthington, che smette i clichédel fusto da “Avatar” e da “Scontro tra Titani”, e sfoggia ottimecapacità drammatiche.49

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