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Italia, ancora sei in tempo per salvarti - Museo del Piave

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Luglio 2010 • I nostri speciali da conservareDALLA PRIMA<strong>Italia</strong> Paese fragiledi Giorgio Da GaiL’<strong>Italia</strong> si prepara a commemorare il centoc<strong>in</strong>quantesimo anniversario<strong>del</strong>l’unità, ma il Paese è profondamente diviso: la nostra identità nazionaleè debole, l‘immigrazione islamica m<strong>in</strong>accia la nostra unità e identità nazionale,le regioni <strong>del</strong> nord chiedono maggiore autonomia. L’attuale situazione<strong>in</strong>ternazionale non favorisce la stabilità <strong>del</strong>l’Europa e dei s<strong>in</strong>goli Statiche la compongono. Questi sono i veri elementi che pregiudicano l’identitàe l’unità nazionale, non certi proclami leghisti, che <strong>del</strong>la “malattia” sono is<strong>in</strong>tomi e non la causa.Può chi governa ignorare tutto questo, senza pregiudicare il futuro <strong>del</strong>Paese?Il 17 marzo 2011 si commemoreràil centoc<strong>in</strong>quantesimoanniversario <strong>del</strong>l’Unitàd’<strong>Italia</strong>; un evento importantediretto a valorizzare la nostrastoria e identità nazionale. Identità,<strong>in</strong>tesa come senso di appartenenzaa una determ<strong>in</strong>ata nazione;una comunione di valori,di sentimenti e di tradizioni, chenasce dal condividere una storiacomune.Le massime cariche <strong>del</strong>lo Stato,i pr<strong>in</strong>cipali partiti politici ei mass media, si preparano a celebrarel’anniversario <strong>del</strong>l’unitànazionale, con eventi che spessotendono alla retorica; idealizzanoil nostro passato, dalRisorgimento alla Resistenza;ma ignorano la fragilità <strong>del</strong>lanostra identità nazionale e glielementi <strong>in</strong>terni ed esterni chela condizionano.il risorgimentoIl Risorgimento, non fu soloquell’epopea gloriosa che lastoriografia nazionale celebra,attraverso le figure eroiche diGaribaldi e di Mazz<strong>in</strong>i; ma un<strong>per</strong>iodo pieno di ombre e dicontraddizioni. Il Risorgimentofu l’esito fortuito <strong>del</strong>la politicaespansionistica dei Savoia, chesep<strong>per</strong>o cogliere le occasionipropizie <strong>per</strong> ampliare i conf<strong>in</strong>i<strong>del</strong> loro regno a spese dei vic<strong>in</strong>i.Il Risorgimento fu un fenomenoelitario, imposto dal Regnodi Piemonte e da una m<strong>in</strong>oranzadi patrioti agli italiani; unamancata rivoluzione sociale epolitica, una conquista militare,realtà denunciate dalla storiografiamarxista e meridionalista(da Pasquale Villari ad AntonioGramsci). L’esito tragico di taleunificazione furono una guerracivile chiamata impropriamente“brigantaggio” e l’esodo biblico<strong>del</strong>l’emigrazione verso le“Americhe”. Reazioni dis<strong>per</strong>ate,alla miseria che il nuovoStato non seppe contrastare e aun nuovo ord<strong>in</strong>e imposto con learmi e la truffa dei plebisciti.LA RESISTENZALa Resistenza, lotta <strong>del</strong> popoloitaliano contro l’<strong>in</strong>vasore straniero,è considerata <strong>in</strong>sieme alRisorgimento, il secondo eventofondatore <strong>del</strong>la nostra unità eidentità nazionale. In realtà laResistenza non fu solo questo;ma anche una feroce guerra civile,che lasciò il Paese diviso(vedi le polemiche che ognianno caratterizzano il 25 aprile)e venne condotta dalla maggioranzadei partigiani <strong>in</strong> funzioneant<strong>in</strong>azionale. I partigiani, <strong>in</strong>prevalenza comunisti, appoggiavanole mire espansionistiche<strong>del</strong>la nascente Yugoslavia,che voleva togliere all’<strong>Italia</strong>l’Istria, la Dalmazia e le cittàdi Gorizia e di Trieste. Inoltre,i partigiani comunisti volevanotrasformare l’<strong>Italia</strong> <strong>in</strong> un paesesatellite <strong>del</strong>l’Unione Sovietica,la vera e unica Patria dei comunistiitaliani.Oggi gli ex comunisti e laChiesa cattolica si erigono apalad<strong>in</strong>i <strong>del</strong>l’unità nazionalee condannano gli egoismi regionali;nel passato la pensavanodiversamente e all’<strong>Italia</strong>furono ostili.Durante la Resistenza, ambiguafu la posizione <strong>del</strong> partito comunista:fe<strong>del</strong>e all’<strong>Italia</strong> <strong>per</strong>chénemico <strong>del</strong>l’<strong>in</strong>vasore tedesco;<strong>in</strong>fe<strong>del</strong>e, <strong>per</strong>ché alleato di Tito e<strong>del</strong>l’Unione Sovietica. Posizioneche mantenne nel dopoguerraf<strong>in</strong>o agli anni 70; quando ilsegretario <strong>del</strong> partito comunistaEnrico Berl<strong>in</strong>guer, ruppe i legamicon l’Unione Sovietica <strong>in</strong>augurandola stagione <strong>del</strong>l’eurocomunismo.Nel dopoguerra ef<strong>in</strong>o agli anni 90, <strong>in</strong>qualificabilee omertoso fu il silenzio <strong>del</strong>Partito Comunista, sulla “puliziaetnica” subita dagli italianid’Istria <strong>per</strong> mano dei partigianislavi: da 5000 a 11.000 i morti,da 250 mila a 270 mila i profughi(i dati precisi sono <strong>ancora</strong>ignoti).LA CHIESALa Chiesa cattolica, timorosadi <strong>per</strong>dere la propria <strong>in</strong>fluenzapolitica e morale sulla penisola,fu sempre ostile all’unificazione<strong>del</strong>la stessa sotto un’autoritàche non fosse la sua o alla nascitadi Stati forti e <strong>in</strong>dipendent<strong>in</strong>ella medesima. Meglio un’<strong>Italia</strong>divisa e suddita di franchi,spagnoli e austriaci; piuttostoche unita e <strong>in</strong>dipendente, osede di una repubblica forte elaica come quella di Venezia,che all’autorità <strong>del</strong> papato nonsi volle mai piegare. Una politicaantiunitaria <strong>in</strong>iziata nelmedioevo, quando <strong>per</strong> impedireai Longobardi la creazione<strong>in</strong> <strong>Italia</strong> di uno stato unitario,Papa Adriano I chiamò <strong>in</strong> difesa<strong>del</strong>la chiesa i Franchi, che <strong>in</strong>vadendola penisola posero f<strong>in</strong>eal processo di unificazione longobardo(774). Durante il Risorgimentola Chiesa cattolicaostacolò ogni progetto unitarioche non ponesse il Papa comevertice di una confederazionedi Stati (neoguelfismo), reprimendocon la pena di morte e laprigione, i moti unitari sul territoriopontificio (vedi la politica<strong>in</strong>terna di Leone XII). Semprela Chiesa, attraverso il “nonexpedit” di Pio IX (1868) vietòai propri fe<strong>del</strong>i di parteciparealla vita politica <strong>del</strong>lo Stato italiano(1861). Un ostruzionismoche durò f<strong>in</strong>o al 1919, quandoBenedetto XV abrogò il “nonexpedit” e <strong>per</strong>mise ai cattolicidi entrare nella politica italiananelle file <strong>del</strong> Partito popolare diDon Sturzo (1919).Tutti hanno il diritto di cambiareop<strong>in</strong>ione, anche coloroche nel passato furono nemici<strong>del</strong>l’<strong>Italia</strong>; ma non di erigersia campioni di patriottismo, uncomportamento ipocrita chesu<strong>per</strong>a i limiti <strong>del</strong>la decenza eassume i toni <strong>del</strong> ridicolo.DEBOLEZZA DELLAIDENTITA’ NAZIONALELa nostra identità nazionaleè sempre stata debole, <strong>per</strong> un<strong>in</strong>sieme di cause <strong>in</strong>terne, d<strong>in</strong>atura: storica, politica, territorialee culturale.CAUSE STORICHEIl Risorgimento è stato un fenomenoelitario. Dal medioevof<strong>in</strong>o al Risorgimento, la storiaitaliana non ha avuto comesoggetto la nazione <strong>Italia</strong>; mala s<strong>in</strong>gola città, il comune, lasignoria, la città-stato (le repubblichemar<strong>in</strong>are) e la città cheGaribaldi e Mazz<strong>in</strong>idivenne im<strong>per</strong>o (Roma antica).La storia italiana, dal medioevoai giorni nostri, è stata caratterizzatada profonde contrapposizioniideologiche, spessodegenerate nello scontro fisicoe nella guerra fratricida (guelficontro ghibell<strong>in</strong>i, città controcittà, cattolici contro laici, fascisticontro antifascisti, destracontro s<strong>in</strong>istra). In <strong>Italia</strong>, è mancatauna classe politica capacedi aggregare il popolo attornoall’ideale <strong>del</strong>la Patria; solo conil fascismo e la prima guerramondiale, il popolo sentì unito<strong>in</strong>torno a questo Patria; ma gliesiti tragici di tali es<strong>per</strong>ienze lasciaronoil Paese più diviso diprima.Forte sentimento <strong>in</strong>dipendentista <strong>in</strong> VenetoCAUSE POLITICHEMarxismo e cattolicesimo, sonole pr<strong>in</strong>cipali ideologie che hanno<strong>in</strong>fluenzato la cultura italianae ispirato i pr<strong>in</strong>cipali partiti politici.Ideologie universaliste cheanteponevano all’ideale nazionaleil proselitismo proletario el’evangelizzazione <strong>del</strong>le genti.Oggi tale universalismo predicail multiculturalismo, l’ecumenismoe il terzomondismo.CAUSE territorialiL’<strong>Italia</strong> è un Paese diviso tranord e sud, un divario socio -economico che assume spessoi toni drammatici e scandalosi:<strong>del</strong>la crim<strong>in</strong>alità mafiosa, <strong>del</strong>loscandalo dei rifiuti a Napoli,<strong>del</strong>la malasanità siciliana. Unasituazione di cui i meridionalisono i pr<strong>in</strong>cipali responsabili;una vergogna che penalizza losviluppo e compromette l’immag<strong>in</strong>e<strong>del</strong>l’<strong>in</strong>tero Paese.CAUSE culturaliLa cultura politica degli italianiè <strong>in</strong>trisa di particolarismo,“familismo amorale” l’ha def<strong>in</strong>itol’antropologo americanoEdward C. Banfield. Un vizioatavico denunciato dalle figurepiù rappresentative <strong>del</strong>la nostracultura, da Machiavelli a Prezzol<strong>in</strong>i:anteporre i propri <strong>in</strong>teressie quelli <strong>del</strong> gruppo di appartenenza(Chiesa, clan, castae partito) a quelli <strong>del</strong>la collettivitào <strong>del</strong>lo Stato che li rappresenta.Uno Stato che gli italiani<strong>per</strong>cepiscono: come nemicoda abbattere (dal brigantaggiopost-unitario al terrorismo deglianni di “piombo”), come istituzioneparassitaria e <strong>in</strong>efficientealla quale non è giusto pagare letasse (Roma “ladrona”), vaccada mungere di un Sud assistitoe mafioso.L’<strong>Italia</strong> é un Paese immaturo,dal patriottismo ridicolo e su<strong>per</strong>ficiale:un Paese, che nellecase espone il tricolore solo<strong>per</strong> i mondiali di calcio e nonnelle feste nazionali, si senteunito a tavola con gli spaghettie ostentando i simboli <strong>del</strong>lamoda italiana; un Paese, <strong>in</strong>capacedi su<strong>per</strong>are l’atavico particolarismo<strong>del</strong>le consorterie, dianteporre l’<strong>in</strong>teresse collettivoa quello <strong>in</strong>dividuale. L’attualesituazione <strong>in</strong>ternazionalenon favorisce la stabilità <strong>del</strong>l’Europae <strong>del</strong>le nazioni chela compongono: sull’Europa siaggira il fantasma <strong>del</strong> Kosovo,precedente giuridico e politicoalla secessione <strong>del</strong>le micro – patrie.Nell’<strong>in</strong>tero pianeta è <strong>in</strong> attouno scontro di civiltà tra Islam eOccidente (Samuel Hunt<strong>in</strong>gton)che co<strong>in</strong>volge la stessa Europa,che con il mondo islamicoconf<strong>in</strong>a ed è abitata da milionid’immigrati mussulmani.LA Crisi economicaInf<strong>in</strong>e, la crisi economica creaforti tensioni sociali: milioni difamiglie non riescono ad arrivarealla f<strong>in</strong>e <strong>del</strong> mese, le strade siriempiono di giovani precari dalfuturo negato, la Grecia è arrivatasull’orlo <strong>del</strong>la bancarottae altri Paesi europei potrebberoseguirla.Nell’Europa <strong>del</strong>le “piccole patrie”(dal Veneto ai Paesi Baschi),resa <strong>in</strong>quieta dalla crisieconomica e vittima di un’immigrazione<strong>in</strong>controllata, si aggirail fantasma <strong>del</strong> Kosovo.aspirazioni<strong>in</strong>dipendentisteIl Kosovo <strong>in</strong>dipendente rappresentaun precedente politico egiuridico <strong>per</strong> l’<strong>in</strong>dipendenza<strong>del</strong>le micro - patrie, sparse <strong>in</strong>Europa e <strong>in</strong> tutto il mondo; unaconcreta applicazione <strong>del</strong> pr<strong>in</strong>cipiodi autodeterm<strong>in</strong>azione deipopoli sancito dalla Carta <strong>del</strong>l’Onu.Un precedente, quello<strong>del</strong> Kosovo, che la Russia nonha esitato a <strong>in</strong>vocare <strong>per</strong> giustificareil suo <strong>in</strong>tervento militare<strong>in</strong> Ossezia, a sostegno <strong>del</strong>laprov<strong>in</strong>cia secessionista <strong>del</strong>l’Ossezia<strong>del</strong> Sud (agosto 2008).L’Unione Europea, che ha riconosciutol’<strong>in</strong>dipendenza <strong>del</strong> Kosovo,<strong>in</strong> futuro non potrà negaretale diritto a quelle regioni chea tale <strong>in</strong>dipendenza aspirano;non solo <strong>in</strong> Europa ma <strong>in</strong> tuttoil mondo: la Catalogna, i PaesiBaschi, la Scozia, le Fiandre <strong>in</strong>Belgio, la Corsica <strong>in</strong> Francia, laRepubblica serba di Srpska <strong>in</strong>

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