20. Grazie e perdono, <strong>Signore</strong>Grazie, <strong>Signore</strong>, perché giunto or<strong>ma</strong>i al<strong>la</strong> terza età, forse ancheal<strong>la</strong> quarta, del<strong>la</strong> <strong>mia</strong> esistenza mi offri <strong>la</strong> gioia di ricom<strong>in</strong>ciare dacapo con l’offerta di questo Anno del<strong>la</strong> <strong>fede</strong> e col Giubileo delConcilio.Grazie per gli anni che vorrai ancora concedermi per vivere <strong>la</strong>gioia del<strong>la</strong> <strong>fede</strong>: che mi ha <strong>in</strong>cantato ed affasc<strong>in</strong>ato bamb<strong>in</strong>o; che ho cercato di conquistare con le lotte dell’adolescenza edel<strong>la</strong> giov<strong>in</strong>ezza; che ha illum<strong>in</strong>ato il mio camm<strong>in</strong>o di presbitero e di vescovo.Non f<strong>in</strong>irò <strong>ma</strong>i di capire, di r<strong>in</strong>graziare, di gioire per questo dono<strong>in</strong>effabile del<strong>la</strong> <strong>tu</strong>a comunicazione, per questa storia d’amore del<strong>la</strong><strong>tu</strong>a salvezza, per <strong>la</strong> libertà con <strong>la</strong> quale mi hai conquistato, per l’impegnoper <strong>la</strong> giustizia, <strong>in</strong> cui mi hai co<strong>in</strong>volto, per questa comunicazione,con <strong>la</strong> quale mi hai par<strong>la</strong>to da amico, da fratello, da Padre.“Lampada ai miei passi è <strong>la</strong> <strong>tu</strong>a paro<strong>la</strong> – dice il salmo – e luce sulmio camm<strong>in</strong>o”.Sono le parole che il card<strong>in</strong>al Mart<strong>in</strong>i vorrebbe fossero scritte sul<strong>la</strong>sua tomba, conv<strong>in</strong>to che “ciascuno può trovare nelle pag<strong>in</strong>edel<strong>la</strong> Scrit<strong>tu</strong>ra una spiegazione profonda su di sé, sui suoi enigmi,sulle sue profondità, sui suoi desideri più <strong>in</strong>timi, sul<strong>la</strong> sua missione,sul<strong>la</strong> sua aper<strong>tu</strong>ra al fu<strong>tu</strong>ro, superando scetticismo, paura, diffidenza,a<strong>ma</strong>rezza, chiusura di cuore”.Di questo dono <strong>in</strong>esauribile non posso non dire grazie al <strong>Signore</strong>,che mi ha fatto vivere <strong>in</strong> un tempo dram<strong>ma</strong>tico e difficile, <strong>ma</strong>anche meraviglioso, perché l’anno <strong>in</strong> cui divenni prete co<strong>in</strong>cisecon l’annuncio e <strong>la</strong> preparazione del Concilio Vaticano II ed i primipassi del mio sacerdozio si identificarono col suo svolgimento,vissuto come “una nuova Pentecoste” nel<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> <strong>Chiesa</strong>. UnConcilio di aggiornamento e pastorale per “ricercare una r<strong>in</strong>novata<strong>in</strong>cul<strong>tu</strong>razione del messaggio cristiano nel<strong>la</strong> vita e nel pensierocontemporaneo”.— 51 —
Un Concilio che, secondo le <strong>in</strong>dicazioni di papa Giovanni XXIII,doveva svolgersi <strong>in</strong> libertà, i cui veri protagonisti dovevano esserei vescovi, impegnati a superare barriere ideologiche e cul<strong>tu</strong>rali, a<strong>la</strong>vorare <strong>in</strong>sieme e a condividere con coraggio e “parresia” le loroesperienze pastorali per il bene del<strong>la</strong> <strong>Chiesa</strong> universale.Col grazie sento di dover chiedere perdono per non aver saputofare una applicazione <strong>fede</strong>le e coerente degli <strong>in</strong>segnamenti delConcilio. Ci si è persi <strong>in</strong> programmi uni<strong>la</strong>terali ed <strong>in</strong>significanti,nell’accade<strong>mia</strong> delle chiacchiere e pers<strong>in</strong>o del par<strong>la</strong>re a vanvera.Ci sono state chiusure, che hanno condotto addirit<strong>tu</strong>ra allo scis<strong>ma</strong>;Giovanni XXIII confidava il suo disappunto “per quei padriconciliari che, per il fatto di essere stati professori di teologia,credono di dover fare dei testi conciliari dei <strong>ma</strong>nuali di teologia”.Dobbiamo chiedere perdono per non aver corrisposto <strong>in</strong> modoadeguato al soffio dello Spirito del Concilio, per le contraddizionicrescenti che hanno ostaco<strong>la</strong>to gravemente il camm<strong>in</strong>o delVangelo.Annota il teologo Sever<strong>in</strong>o Dianich: “Bisogna onestamente riconoscereche <strong>in</strong> molte delle <strong>ma</strong>nifestazioni del<strong>la</strong> <strong>Chiesa</strong>, e soprat<strong>tu</strong>tto<strong>in</strong> quelle diffuse attraverso i media, non bril<strong>la</strong> lo stile evangelicodel<strong>la</strong> modestia, del<strong>la</strong> semplicità e del<strong>la</strong> povertà. I problemiche si evidenziano nel quadro del<strong>la</strong> <strong>Chiesa</strong> universale poi, a livellolocale, si m<strong>in</strong>ia<strong>tu</strong>rizzano <strong>ma</strong> non scompaiono…. Non sono pochicoloro che ritengono che <strong>la</strong> <strong>Chiesa</strong> debba conquistare nel<strong>la</strong>società posizioni rilevanti, di prestigio, quando non di potere.Eppure qui si annidano rischi gravissimi, dai quali solo una seriarifor<strong>ma</strong> di molte isti<strong>tu</strong>zioni e strut<strong>tu</strong>re ecclesiastiche, potrà preservare<strong>la</strong> <strong>Chiesa</strong>”. Infatti“quello che è stolto per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere isapienti; quello che è debole per il mondo, Dio lo ha scelto perconfondere i forti; quello che è ignobile e disprezzato per il mondo,quello che è nul<strong>la</strong>, Dio lo ha scelto per ridurre al nul<strong>la</strong> le cose chesono, perché nessuno possa vantarsi di fronte a Dio” (1 Cor<strong>in</strong>ti1,27ss).— 52 —
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